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#raggiGamma
scienza-magia · 7 months
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Da un condensato di antimateria emissione di raggi Gamma
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Dall'antimateria fredda una rivoluzione nella fisica. Future applicazioni, dalla spettroscopia a diagnosi per immagini. La ricerca sull'antimateria è pronta per un salto rivoluzionario verso future applicazioni, come la spettroscopia e le immagini per la diagnosi. Il traguardo, inseguito da decenni, è stato raggiunto al Cern con AEgIS (The Antimatter Experiment: gravity, Interferometry, Spectroscopy), uno degli esperimenti attivi nella Antimatter Factory al quale l'Italia collabora in modo importante con l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Il risultato, che ha meritato uno spazio di primo piano nella rivista Physical Review Letter, è stato possibile grazie a uno speciale laser ideato dall'italiano Ruggero Caravita, coordinatore della collaborazione AEgIS e ricercatore dell'Infn. Contemporaneamente e utilizzando una tecnica diversa, un gruppo di ricerca dell'Università di Tokyo ha ottenuto un risultato analogo, online sul sito arXiv. L'esperimento è stato condotto su una nuvola di positronio, il più leggero degli atomi, costituito da un elettrone e dalla sua antiparticella, il positrone. La nube è stata raffreddata con il nuovo laser, basato su un cristallo di alessandrite e capace di garantire alta intensità, ampia larghezza di banda e lunga durata dell'impulso. "Abbiamo inventato il modo per raffreddare la nuvola di positronio attivamente con il laser", ha detto Caravita all'ANSA. "L'idea è nata in Italia, nell'Università di Milano. Ci sono voluti dieci anni per sviluppare il laser, in uno sforzo corale" che ha visto anche la partecipazione del Cnrs, il Consiglio francese delle ricerche, e che in seguito è stato finanziato dal Cern.
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Un momento dell 'esperimento AEgIS (fonte: CERN) "Questo risultato apre nuove strade di ricerca nell'antimateria in diversi modi", osserva il fisico. Poter realizzare in laboratorio campioni di atomi di antimateria molto freddi permette di fare nuove misure: è "un salto di metodo che apre a una rosa di ricerche sconfinate". Ridurre la temperatura della nube di atomi da 380 a 170 gradi Kelvin è stata una sfida perché il laser doveva colpire gli atomi di positronio prima che decadessero e di conseguenza aveva a disposizione appena 142 miliardesimi di secondo. 'Congelare' gli atomi di antimateria significa raddoppiarne il tempo di vita e, quindi, poterli utilizzare per fare esperimenti. Una delle conseguenze più interessanti "è che ci apre la strada per realizzare un oggetto particolare, chiamato condensato di Bose-Einstein di antimateria", ha detto Caravita. Per quanto riguarda la materia, "un condensato di Bose-Einstein è una nuvola di atomi raffreddati al punto che smettono di essere individuali e si fondono insieme in un unico oggetto che acquisisce delle proprietà. E' uno stato quantistico". Sono almeno 30 anni che questi oggetti esistono per quanto riguarda la materia, ma nell'antimateria erano difficili da ottenere. Avere un laser capace di raffreddare una nuvola di antimateria permette ora di fare esperimenti che sfruttino la principale caratteristica dell'antimateria, che è quella di annichilarsi quando viene a contatto con la materia, restituendo luce ed energia. "Un condensato di antimateria, con molta probabilità, si annichilerà tutto insieme: questo apre la possibilità di controllare il processo di annichilazione e di inventare tecniche sperimentali", ha detto ancora il fisico. Per esempio, si potranno produrre raggi gamma (che sono generati solo dall'antimateria) e, "se scoprissimo che i raggi gamma sono coerenti come lo è il condensato, allora in futuro potremmo utilizzarli per nuove tecniche di imaging per la diagnosi, con una risoluzione molto più alta". L'Italia è in prima fila nelle ricerche sull'antimateria anche nella collaborazione Low Energy Antimatter dell'Infn e nall'Antimatter Laboratory dell'Università di Trento e del Centro Nazionale dell'Infn Tifpa è in via di realizzazione una macchina per la produzione di positronio a fasci pulsati. Read the full article
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bambolinaebarracuda · 3 years
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Ho gli occhi a cuoricino per quanto sei bello Il tuo amore spazza via le giornate di pioggia Sai che ho mille problemi Mille pensieri in testa, ma tu me li risolvi Più o meno tutte le volte ti prendi cura di me Anche quando non serve.. #raggigamma #cec ❤️ (presso Asparetto Di Cerea) https://www.instagram.com/p/CZEdh72KTxbsI5ddvj1c64imrWudFQbKEflNOM0/?utm_medium=tumblr
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bondante-blog · 5 years
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Ogni #foto al #tramonto è un opera d’arte. 🌄🌄🌄🌄🌄📷📷📷🔝🔝📷🌄🌄 #tramonti #laser ai #raggigamma #sunset #lampione #muretto #ombra #raggisolari #sun #sunsetlover #sunset_pics (presso Aielli) https://www.instagram.com/p/B4kotfyoVlr/?igshid=141h47svo8irg
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missmogmusic · 7 years
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#luisacasati #luisaamman #divinamarchesa #letanonappassisce #varietainfinite #alieni #coincidenzecosmiche #credisiapossibile #almiogemellododellei ##chiefermo? #chisimuove? #onderadio #raggigamma #microonde #autoradio #lavatrici #musicapop #synthpop #musicaitaliana (presso Venice, Italy)
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hesheljoy · 4 years
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FALLEN ANGELS
📸: Raggigamma
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insintesi · 6 years
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#RaggiGamma https://www.instagram.com/p/Bpu-y7fgcXJ/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1fp2rf6qt244w
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mailabroglia · 6 years
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Ranzie, non resisto 😂 Ah si il mio poco entusiasmo è perché di fronte avevo gente che mi fissava strano 😂 @raggigammaband #me #instame #ranzie #raggigamma #Anime #sigle #anni80 #fabricadiroma #cartonianimati #infanzia #feels #cover #night #sunday #summer #2018 (presso FdB Festival)
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scienza-magia · 2 years
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Radioresistenza del DNA a basse dosi di radiazioni
Basse dosi di radiazioni non danneggiano il Dna, lo aiutano. Lo rendono più resistente alle alte dosi di raggi gamma. Le radiazioni, come i raggi X e i raggi gamma, a basse dosi non danneggiano il Dna: anzi, lo rendono più resistente in caso di esposizione ad alte dosi di radiazioni, evitando la rottura dei cromosomi. Lo rivela uno studio italiano fatto sui moscerini della frutta, coordinato dalla Sapienza Università di Roma e pubblicato sulla rivista Communications Biology, che ha anche individuato per la prima volta il gene responsabile di questa risposta protettiva. La ricerca, condotta in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità (Iss), Università di Padova e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), potrebbe anche chiarire i fenomeni di radioresistenza osservati in molti tumori, dato che il gene individuato è presente anche negli esseri umani.
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Le radiazioni a basse dosi non danneggiano il Dna: anzi, lo rendono più resistente in caso di esposizione ad alte dosi (free via unsplash) Comprendere gli effetti associati alle basse dosi di radiazioni riveste un’importanza rilevante dal punto di vista sociale, proprio per le continue esposizioni a cui siamo giornalmente sottoposti, durante il lavoro, gli esami medici ed i frequenti viaggi aerei. Ora, i ricercatori guidati da Antonella Porrazzo hanno mostrato che l’esposizione cronica del comune moscerino della frutta (Drosophila melanogaster) a basse dosi di radiazioni durante lo sviluppo rende le cellule di questo organismo resistenti alle rotture dei cromosomi, un tipico danno al Dna dovuto invece ad alte dosi di raggi gamma. I ricercatori hanno anche sequenziato l’Rna (la molecola a singola elica implicata in vari ruoli biologici di codifica, decodifica, regolazione ed espressione dei geni) dei moscerini utilizzati nell’esperimento: i risultati mostrano che la risposta ‘radio adattativa’, che risulta cioè protettiva a basse dosi di radiazioni, è dovuta in particolare ad un gene, detto Loquacious, che si trova anche negli esseri umani. Nei moscerini resistenti il gene risulta meno attivo, una caratteristica che inoltre viene trasmessa anche alle generazioni successive. Read the full article
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scienza-magia · 3 years
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Cina un laser in grado di separare materia e antimateria
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Una nuova fisica che può lacerare il tessuto dello spaziotempo. La Cina sta costruendo un laser in grado di produrre 100 quadrilioni di watt, circa 50.000 volte il consumo totale di energia del pianeta, una luce così intensa da eguagliare la quantità di energia che la nostra Terra riceve dal Sole. La Cina sta costruendo un laser in grado di produrre 100 quadrilioni di watt, circa 50.000 volte il consumo totale di energia del pianeta, una luce così intensa da eguagliare la quantità di energia che la nostra Terra riceve dal Sole. Stazione di Luce Estrema Al centro della Shanghai Superintense Ultrafast Laser Facility (SULF), che entrerà in funzione nel 2025, c’è un singolo cilindro di zaffiro drogato al titanio della larghezza di un frisbee. Dopo aver acceso la luce nel cristallo e averla deviata attraverso un sistema di lenti e specchi, il SULF la distilla in impulsi di potenza sbalorditiva, raggiungendo un valore senza precedenti di 5,3 milioni di miliardi di watt, o petawatt (PW), ha riferito Science. In fisica, l’equazione della potenza è l’energia divisa per il tempo. Riducendo il tempo a un quadrilionesimo di secondo, gli scienziati possono creare un’enorme potenza con poca energia. Svelare la “strana proprietà quantistica dello spazio vuoto” Uno degli obiettivi principali è utilizzare il laser per svelare la “strana proprietà quantistica dello spazio vuoto, che ha sconcertato gli scienziati per più di 80 anni”, ha affermato il fisico Ruxin Li. “Normalmente, un vuoto è pensato come completamente vuoto, ma nell’elettrodinamica quantistica è in realtà pieno di particelle virtuali che appaiono e svaniscono continuamente”, ha detto. “Tuttavia, un campo elettrico e magnetico estremamente forte può influenzare questo spazio e la luce che lo attraversa. Quindi il vuoto può effettivamente comportarsi come un prisma o come occhiali da film 3D”.
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Gli scienziati hanno solo avuto un assaggio di questo strano fenomeno osservando le stelle di neutroni, che sono i densi nuclei rimanenti di stelle massicce e hanno campi magnetici miliardi di volte più forti di quello del sole. Ma queste stelle sono spesso distanti anni luce, il che le rende estremamente difficili da studiare con precisione. “Ora, per la prima volta, possiamo creare direttamente e quindi misurare le proprietà quantistiche del vuoto sulla terra usando il laser”, ha detto Li. “La Stazione di Luce Estrema diventerà una piattaforma unica e preziosa per gli scienziati di tutto il mondo, dalla fisica alla medicina, per cooperare e studiare”, ha affermato Li. I ricercatori stanno aggiornando il loro laser e sperano di battere il proprio record con un colpo da 10 PW, che racchiuderebbe più di 1000 volte la potenza di tutte le reti elettriche del mondo messe insieme. Estremi che normalmente non si trovano sulla Terra Nel 2018, all’interno di un angusto laboratorio a Shanghai, in Cina, il fisico Ruxin Li e colleghi hanno iniziato a costruire un laser da 100 PW noto come Station of Extreme Light (SEL). Entro il 2023, potrebbe lanciare impulsi in una camera a 20 metri sotto terra, sottoponendo i bersagli a temperature e pressioni estreme che normalmente non si trovano sulla Terra, un vantaggio sia per gli astrofisici che per gli scienziati dei materiali. Secondo il programma esistente, la struttura sarà completata nel 2025 e quindi aperta all’utenza. In questo progetto sarà sviluppato un impianto laser da 100 PW, in grado di fornire un’intensità focalizzata di oltre 1024 Watt per centimetro quadrato. Questo laser funzionerà con un raggio X duro per esperimenti con sonda a pompa, come la verifica sperimentale del fenomeno di birifrangenza del vuoto osservato attorno ad alcune stelle di neutroni per cui i loro campi magnetici estremi possono eccitare particelle virtuali che polarizzano la luce che passa attraverso uno spazio altrimenti vuoto. “Rompere il vuoto” – la famosa equazione E=mc^2 di Einstein Il laser, riferisce Edwin Cartlidge di Science, potrebbe anche alimentare dimostrazioni di un nuovo modo per accelerare le particelle da utilizzare in medicina e fisica delle alte energie. Ma la cosa più allettante, dice Li, sarebbe mostrare che la luce potrebbe strappare elettroni e le loro controparti di antimateria, i positroni, dallo spazio vuoto, un fenomeno noto come “rottura del vuoto“. Sarebbe un’illustrazione sorprendente che materia ed energia sono intercambiabili, come afferma la famosa equazione E=mc^2 di Albert Einstein. Sebbene le armi nucleari attestino la conversione della materia in immense quantità di calore e luce, fare il contrario non è così facile. Ma Li dice che la SEL è all’altezza del compito. “Sarebbe molto eccitante”, afferma. “Vorrebbe dire che potresti generare qualcosa dal nulla.” “Fisica completamente nuova” Secondo Science, all’aumentare dell’intensità del raggio, aumenta anche la forza del suo campo elettrico. A intensità di circa 1024 Watt per centimetro quadrato, il campo sarebbe abbastanza forte da iniziare a rompere l’attrazione reciproca tra alcune delle coppie elettrone-positrone, afferma Alexander Sergeev, ex direttore dell‘Istituto di fisica applicata dell’Accademia russa delle scienze (RAS). Il campo laser scuoterebbe le particelle, facendole emettere onde elettromagnetiche, in questo caso raggi gamma. I raggi gamma, a loro volta, genererebbero nuove coppie elettrone-positrone e così via, determinando una valanga di particelle e radiazioni che potrebbero essere rilevate. “Questa sarà una fisica completamente nuova“, afferma Sergeev, aggiungendo che i fotoni dei raggi gamma sarebbero abbastanza energetici da spingere i nuclei atomici in stati eccitati, inaugurando un nuovo ramo della fisica noto come “fotonica nucleare“, l’uso di luce intensa per controllare i processi nucleari. Read the full article
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scienza-magia · 4 years
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Osservata la prima kilonova dalla fusione di due stelle di neutroni
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Quel quarto di secondo tra fusione e buco nero, i primi 250 ms dopo il merging fra stelle di neuroni. Un articolo pubblicato su ApJL offre per la prima volta una descrizione completa del meccanismo di espulsione di materia guidata dal campo magnetico nella fase tra il merging e il collasso a buco nero dell’oggetto risultante. Ottenuta grazie a una simulazione di durata record, la descrizione è in grado di spiegare la cosiddetta “componente blu” della kilonova poi osservata. Media Inaf ha intervistato il primo autore dello studio, Riccardo Ciolfi dell’Inaf di Padova Avete presente la prima storica fusione fra due stelle di neutroni, osservata il 17 agosto 2017 da telescopi a terra e nello spazio e, contemporaneamente, dagli interferometri per onde gravitazionali Ligo e Virgo? Subito dopo la fusione vennero prodotti un lampo di raggi gamma “corto” e una kilonova. Esattamente come previsto dai modelli, si disse all’epoca. In realtà, analizzando con calma i dati, gli astrofisici hanno in seguito individuato alcuni aspetti che i modelli non riescono a spiegare. Per esempio, restano incerti i meccanismi fisici che hanno portato all’espulsione del materiale all’origine della kilonova. In particolare, a essere complessa e controversa è la spiegazione della cosiddetta “componente blu” della kilonova: quella emersa per prima, nell’arco di un giorno dalla fusione, osservata nelle bande blu e ultravioletta e associata a una quantità di materiale pari a circa 0.02 Read the full article
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scienza-magia · 4 years
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Non è certo che la gravitazione sia la causa del collasso quantistico
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Uno dei più grandi paradossi della fisica quantistica potrebbe aver perso la sua spiegazione principale. È improbabile che la gravità sia la causa del collasso quantistico, suggerisce un esperimento sotterraneo svoltosi al Laboratorio Nazionale del Gran Sasso. È uno dei principi più strani della teoria quantistica: una particella può essere in due posti contemporaneamente, eppure la vediamo solo qui o là. I libri di testo affermano che l’atto di osservare la particella la “fa collassare”, in modo tale che appaia a caso solo nelle sue due posizioni. Ma i fisici litigano sul motivo per cui ciò possa accadere, se davvero accade. Ora, uno dei meccanismi più plausibili per il collasso quantistico, la gravità, ha subito una battuta d’arresto. L’ipotesi della gravità fa risalire le sue origini ai fisici ungheresi Károlyházy Frigyes negli anni ’60 e Lajos Diósi negli anni ’80. L’idea di base è che il campo gravitazionale di qualsiasi oggetto si trova al di fuori della teoria quantistica. Resiste a essere inserito in combinazioni scomode, o “sovrapposizioni”, di stati diversi. Quindi, se una particella è fatta per essere sia qui che là, il suo campo gravitazionale cerca di fare lo stesso – ma il campo non può sopportare la tensione a lungo; crolla e porta con sé la particella. Read the full article
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scienza-magia · 4 years
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Funghi neri di Chernobyl assorbono le radiazioni Gamma
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Chernobyl, scoperto nel reattore nucleare un fungo che protegge dalle radiazioni: “È la chiave per vivere su Marte”. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori dell'università di Stanford, testata sull'Iss (la Stazione Spaziale Internazionale) e pubblicata su New Scientis, come riferisce il Daily Mail. “È la chiave per vivere su Marte“. Così gli scienziati spiegano la portata della scoperta fatta a Chernobyl, all’interno del reattore nucleare distrutto nel disastro del 1986: si è sviluppato un fungo che protegge dalle radiazioni e che quindi potrebbe consentire all’uomo di sopravvivere sul Pianeta Rosso, finora inaccessibile proprio a causa del suo elevato livello di radioattività. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori dell’università di Stanford, testata sull’Iss (la Stazione Spaziale Internazionale) e pubblicata su New Scientis, come riferisce il Daily Mail. Uno strato di questo fungo di circa 21 centimetri di spessore potrebbe “negare ampiamente l’equivalente dose annuale dell’ambiente di radiazione sulla superficie di Marte“, ha spiegato Nils Averesch dell’università di Stanford a New Scientist. “Ciò che rende fantastico il fungo è che hai solo bisogno di pochi grammi per iniziare”. Dallo studio è emerso infatti che il fungo si auto-replica e si auto-guarisce: questo significa che anche se un bagliore solare dovesse danneggiare in modo significativo lo schermo radioattivo, questo sarà in grado di ricrescere in pochi giorni. Read the full article
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scienza-magia · 4 years
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Confermata la velocità della luce nel vuoto anche per i GRB
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Magic conferma Einstein: la velocità della luce nel vuoto è costante anche alle energie più elevate. I telescopi MAGIC hanno rivelato per la prima volta un lampo di raggi gamma ad altissime energie e con un’intensità mai osservata prima da questo tipo di oggetti cosmici. L’elevato flusso di radiazione, osservata fino alle energie più alte, ha permesso agli scienziati della collaborazione di verificare la costanza della velocità della luce nel vuoto a diverse energie, fornendo una nuova conferma della teoria della relatività generale di Einstein. I risultati sono pubblicati su Physical Review Letters. I due telescopi per raggi gamma di alta energia MAGIC, operativi all’Osservatorio “Roque de los Muchachos” sull’isola di La Palma alle Canarie, hanno osservato alle altissime energie il lampo di raggi gamma (Gamma Ray Burst, GRB) denominato GRB190114C. Questa misura ha consentito di ottenere un’importante conferma della costanza della velocità della luce nel vuoto alle diverse energie osservate. Il risultato è stato pubblicato oggi, 9 luglio, su Physical Review Letters a firma della collaborazione scientifica MAGIC, di cui fanno parte per l’Italia l’INAF Istituto Nazionale di Astrofisica, l’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e numerose Università. Read the full article
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scienza-magia · 4 years
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Trovato un buco nero a "soli" mille anni luce dalla Terra
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Scoperto il buco nero più vicino alla Terra. Si trova a soli mille anni luce dalla Terra, ha una massa quattro volte superiore a quella del Sole e due stelle compagne visibili anche a occhio nudo. Secondo gli astronomi che l'hanno individuato nella costellazione del Telescopio, nel cosmo potrebbero esistere molti altri sistemi simili. Due stelle in orbita l’una intorno all’altra, a 1000 anni luce dalla Terra: il sistema HR 6819 sembrava un sistema binario come tanti. Ma i dati raccolti con il telescopio da 2,2 metri MPG/ESO del'European Southern Observatory di La Silla, in Cile, hanno rivelato che una delle due stelle orbita ogni 40 giorni intorno a un terzo oggetto, invisibile e misterioso, mentre l’altra si tiene a distanza. È da questa anomalia che i ricercatori dell’ESO guidati da Thomas Rivinius sono arrivati a scoprire il buco nero più vicino alla Terra, che descrivono in un nuovo articolo apparso su “Astronomy & Astrophysics”. Partendo dai dati orbitali, gli astronomi sono infatti risaliti alla massa dell’oggetto, che è risultata almeno quattro volte superiore a quella del nostro Sole, una stima che esclude altre possibili spiegazioni sulla sua natura.
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Il telescopio da 2,2 metri dell'MPG/ESO presso l'Osservatorio di La Silla, in Cile (©H. Stockebrand/ESO) "Siamo rimasti veramente sorpresi quando ci siamo resi conto che questo è il primo sistema stellare con un buco nero che si può vedere a occhio nudo, almeno nelle nottate più buie e senza nuvole, dall’emisfero australe, nella costellazione del Telescopio", spiega Petr Hadrava, ricercatore dell'Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca a Praga e coautore della ricerca. Il risultato è rilevante anche perché il buco nero scoperto è effettivamente "nero": la sua presenza non è rivelata da un'emissione di radiazione, come nel caso di altre decine di buchi neri di massa stellare individuati nella nostra galassia che, interagendo violentemente con il proprio ambiente cosmico, producono una potente emissione di raggi X. Considerato che i buchi neri sono ciò che resta del collasso di stelle giunte al termine del loro ciclo vitale, e che questo tipo di processi può essere avvenuto molte volte nella storia dell’universo, il sistema HR 6819 potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. “Devono esserci centinaia di milioni di buchi neri là fuori, ma ne conosciamo solo pochissimi. Sapere cosa cercare dovrebbe metterci in una posizione avvantaggiata per trovarli”, ha aggiunto Rivinius. Le attenzioni degli astronomi si concentrano così sui possibili candidati. "Ci siamo resi conto che anche un altro sistema, chiamato LB-1, potrebbe essere un sistema triplo, anche se avremmo bisogno di ulteriori osservazioni per stabilirlo con certezza", sottolinea Marianne Heida, co-autrice dell'articolo. "LB-1 è un po' più lontano dalla Terra ma ancora decisamente vicino in termini astronomici, quindi ciò significa che probabilmente c'è un numero molto maggiore di questi sistemi. Trovandoli e studiandoli possiamo imparare molto sulla formazione e l'evoluzione di quelle rare stelle che iniziano la loro vita con una massa pari a oltre otto volte la massa del Sole e la terminano in un'esplosione di supernova che lascia come residuo un buco nero". I sistemi tripli con una coppia interna e una stella distante, come HR 6819 o LB-1, aprono anche interessanti prospettive di studio di diversi fenomeni astrofisici. Forniscono infatti un paradigma delle configurazioni di oggetti in cui possono verificarsi violente fusioni cosmiche: l’oggetto più esterno può perturbare le orbite degli oggetti della coppia interna, che può anche essere formata da due buchi neri o da un buco nero e una stella di neutroni. Da qui può innescarsi la fusione e il rilascio di onde gravitazionali. Read the full article
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scienza-magia · 4 years
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Raggi gamma ad alta energia, una conferma per la relatività di Einstein
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Esperimento mostra validità della relatività e della costanza della velocità della luce. Un interessante esperimento è stato condotto da un team di ricercatori del Los Alamos National Laboratory. L’esperimento confermerebbe che le leggi della fisica valgono in maniera indipendente da dove ci si trova o dalla velocità con la quale ci si muove. In particolare l’esperimento mostra la solidità della teoria dell’invarianza di Lorentz secondo la quale, appunto, le leggi della fisica rimangono le stesse per tutti gli osservatori che si muovono l’uno rispetto all’altro. Per dimostrare questo, i ricercatori hanno utilizzato l’osservatorio Cherenkov, un osservatorio posto ad alta altitudine nei pressi di Puebla, in Messico. Con l’osservatorio i ricercatori hanno rilevato raggi gamma provenienti da galassie lontane.
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Vista nel cielo di raggi gamma ad altissima energia. Le frecce stanno ad indicare le quattro fonti con un livello energetico superiore a 100 TeV individuate dai ricercatori all'interno della nostra galassia (credito: Jordan Goodman) Come spiega Pat Harding, un astrofisico del team Neutron Science and Technology del laboratorio di Los Alamos, non si tratta neanche di una ricerca fine a se stessa in quanto le modalità con cui la relatività si comporta quando ci sono in ballo energie molto alte può avere conseguenze nel mondo reale. La gran parte dei modelli della gravità quantistica suggerisce che la relatività smette di essere valida quando ci sono in ballo energie molto elevate tuttavia questo nuovo esperimento innalza, di oltre un fattore 100, la scala energetica per la quale la stessa relatività funziona ancora, un ulteriore risultato che conferma ancora una volta la validità delle teorie di Einstein. Inoltre questo esperimento ci fa avvicinare ancora di più al concetto secondo il quale l’invarianza di Lorenz potrebbe essere inviolabile a qualunque stato energetico. Se non funzionasse in qualche contesto, significherebbe infatti che ci troveremmo di fronte ad alcuni fenomeni esotici davvero strani a cui poi dovremmo dare delle spiegazioni. Uno di questi vede, per esempio, i raggi gamma muoversi più velocemente della luce. I fotoni di questi raggi gamma ad alta energia, muovendosi ad una velocità maggiore di quella della luce, decadrebbero in particelle di energia inferiore e quindi non potrebbero mai raggiungere la Terra. Tuttavia l’osservatorio di raggi gamma HAWC in Messico è riuscito a rilevare fonti cosmiche che producono fotoni superiori a 100 TeV. Si tratta di un livello di energia un trilione di volte più alto di quello della luce visibile. Dato che l’osservatorio è riuscito a rilevare questi raggi gamma, l’invarianza di Lorenz deve funzionare anche a livelli energetici molto alti. “Il rilevamento di raggi gamma anche di energia più elevata da distanze astronomiche consentirà controlli più severi sulla relatività. Dato che l’HAWC continuerà a raccogliere più dati nei prossimi anni e incorporerà miglioramenti guidati da Los Alamos per il rivelatore e le tecniche di analisi alle massime energie, saremo in grado di studiare ulteriormente questa fisica”, riferisce Harding. Approfondimenti: Phys. Rev. Lett. 124, 131101 (2020) – Constraints on Lorentz Invariance Violation from HAWC Observations of Gamma Rays above 100 TeV (IA) (DOI: 10.1103/PhysRevLett.124.131101) Read the full article
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