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#rivoluzionario
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Bisogna avere il coraggio di non piacere per trovare il coraggio di ciò che è rivoluzionario, di ciò che ci libera e ci apre al più incredibile dei cambiamenti. Bisogna trovare il coraggio di stare nel conflitto, per dismettere l’unica separazione che ci rende veramente infelici, la separazione da noi stessi.
tizianacerra.com
[foto Steven Erixon, unsplash]
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maotse · 2 years
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Il rivoluzionario è un uomo perduto
Il rivoluzionario è un uomo perduto: non ha interessi propri, né cause proprie, né abitudini, né proprietà, non ha neppure un nome. Tutto in lui è assorbito da un unico ed esclusivo interesse, da un solo pensiero, da una sola passione: la rivoluzione. Sergej Gennadievic Necaev, 1869
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empirearchives · 1 year
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“Napoleon, one of the greatest and most controversial figures of the modern age, has always been an enigma to historians. A complex and highly fascinating personality, a passionate lover, an “open” spirit, free, without frontiers, he was an authentic builder of states and legislation, which had its apogee in his empire, and was the architect of what Taine defines as the “modern regime”. As heirs of the French Revolution, we can also say that we are his children: if the dictatorships and great democracies of the twentieth century drew on his universal vision, in his political action and in the principles he affirmed we find the roots of Western Constitutions and of the notions of freedom, rights, family, property, which substantiate our civil life.”
— Translation from Napoleone: Un rivoluzionario alla conquista di un impero (Napoleon: A revolutionary to conquer an empire), by Guido Gerosa
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intotheclash · 1 year
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Non ho bisogno di nessuna rivoluzione che mi aspetti. Uno la rivoluzione ce l'ha dentro e se la porta di qua e di là. Come i bagagli.
Paco Ignacio Taibo II - Rivoluzionario di passaggio
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e-ste-tica · 2 years
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Cari fratelli e sorelle del Fuori! scrivo con tanta gioia per la presenza di un giornale finalmente tutto nostro e per questo vi ringrazio. Sono un travestito dal 1962 e quello che ho dovuto passare perché mi piace vestire come meglio mi aggrada, è roba hitleriana. Ma non mi sono mai arreso ai compromessi e sono orgoglioso di essere uscito fuori dieci anni fa, quando la mentalità era più inibita. E mi rendono fiero gli insulti, gli sputi e la galera subita perché è e sarà più felice la mia libertà. Libertà da me meritata tanto più perché non ho mai rigettato la mia personalità, convinto del diritto ad essere omosessuale. La nostra liberazione sarà grande e gioiosa perché gli “altri” non potranno non accorgersi della nostra presa di coscienza; saremo forti ed incazzati contro gli ipocriti e gli incoerenti. Verrà così la rivendicazione per tutto quello che ci hanno fatto soffrire e che tutt’ora paghiamo per il nostro coraggio e la loro imbecillità. [...] La verità e la lealtà sono sentimenti troppo nobili per non averli e solo chi ha accettato serenamente la propria omosessualità ne possiede a iosa.  Gli omosessuali in conflitto con la loro personalità non soffrono perché sono omosessuali ma perché si sentono repressi da chi li circonda. [...] Omosessuali convinti di tutta Italia, bisessuali, travestiti, lesbiche, uniamoci! Facciamo vedere a quelli che mangiano il salame e il prosciutto di nascosto che siamo tanti e saremo di più. Incontriamoci, riuniamoci per mezzo del Fuori!, non lasciamo fare i congressi agli incompetenti: facciamoli noi! Collaboriamo alla distribuzione del giornale. Da parte mia, per ora, ne compro sempre due copie: una per me e l’altra da regalare a qualche ragazzo intelligente. Ai miei clienti e non, ho promesso e prometto, ho fatto e farò l’amore gratis se sono in possesso di una copia del Fuori! Pare che funziona e che dovrebbe funzionare. [...] Sarò sempre pronto a fare tutto per la nostra giusta causa.
Travestirsi e fare la rivoluzione (parti), Monica Galdino Giansanti per il Numero 4 della rivista Fuori! (ottobre 1972)
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campadailyblog · 2 months
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Madonna: Regina del Pop che Ha Rivoluzionato la Musica
Madonna è conosciuta come la regina del pop. Ha cambiato la musica fin dagli anni ’80. Con il suo stile unico, ha sfidato le regole e diventato un simbolo di libertà artistica. Ha lasciato un segno indelebile con brani che hanno cambiato la cultura. Questi brani hanno influenzato molti aspetti della società. Madonna ha raggiunto molti successi, rendendo le sue canzoni vere e proprie icone. La sua…
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anchesetuttinoino · 3 months
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Il sindacalismo rivoluzionario come strumento primario che dal basso doveva spingere le masse ad autogestirsi e ad autoaffermarsi.
Da Sorel a Corridoni. Una breve disamina di quello che fu il  Sindacalismo Rivoluzionario in Italia. In questi tempi bui ce ne sarebbe bisogno (ma intanto ci accontenteremmo di avere nuovamente un sindacato a difesa del lavoro e dei lavoratori e che non pensasse solo alle proprie rendite di posizione). Post: Il SINDACALISMO RIVOLUZIONARIO IN ITALIA
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legendofscarf · 8 months
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Canzone preferita di salvini immagino?
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hemlockdrunk · 11 months
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ascoltando la p38 in commissariato,, truly an experience
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ci0k · 1 month
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complici di un amore rivoluzionario
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iosognatore · 3 months
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Il desiderio è rivoluzionario perchè cerca...quello che non si vede.
- Platone -
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intotheclash · 1 month
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Gli uomini temono il pensiero più di qualsiasi cosa al mondo, più della rovina, più della morte stessa. Il pensiero è rivoluzionario e terribile. Il pensiero non guarda ai privilegi, alle istituzioni stabilite e alle abitudini confortevoli. Il pensiero è senza legge, indipendente dall'autorità, noncurante dell'approvata saggezza dell'età. Il pensiero può guardare nel fondo dell'abisso e non avere timore. E se il pensiero diventa proprietà di molti e non privilegio di pochi, dobbiamo finirla con la paura. (Bertrand Russell)
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ilpianistasultetto · 7 months
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Certi politici fanno vomitare solo a sentirli parlare. Dopo il grave incidente di Firenze dove cinque operai sono morti, esponenti del governo si sono vestiti con pelle di coccodrillo e hanno mostrato le loro lacrime al Paese. Peccato che appena sei mesi fa questi stessi coccodrilli hanno approvato la nuova legge sugli appalti. Sub-appalti a cascata e senza troppe storie. Il coccodrillone Salvini e' stato il piu' contento: "Il nuovo Codice degli appalti è una rivoluzione: snellisce, accelera, semplifica. Uno strumento rivoluzionario in mano agli imprenditori". Certe persone, piu' che politici, sono delle miserie umane..
@ilpianistasultetto
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francescosatanassi · 9 months
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UN MALEDETTO SELVAGGIO
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Una storia che non conoscevo. Di fronte alle più alte cariche dello Stato cubano, oggi sono state tumulate presso l’altare dei rivoluzionari di L’Avana, le ceneri di Gino Donè, "El Italiano", come lo chiamavano i suoi compagni. Donè era nato in provincia di Treviso e aveva combattuto come partigiano nella Brigata Piave, ricevendo anche un encomio dal Gen. Alexander per aver salvato un gruppo di ufficiali inglesi nella laguna veneziana. Dopo la guerra cercò fortuna in Francia, Belgio, Germania, fino all'arrivo a Cuba. "Facevo il carpentiere - raccontò nel 2006 - ma avevo il sangue che mi bolliva, dentro ero ancora un maledetto partigiano.” In quel periodo, Fidel Castro era esiliato in Messico e stava arruolando giovani per liberare Cuba dalla dittatura di Batista. Venne a sapere di un italiano che aveva combattuto i fascisti e lo volle con sé come tenente del 3° plotone. Fu Gino a insegnare le tecniche della guerriglia a Che Guevara e assieme a lui, Fidel e Raul Castro, era tra gli 82 che, a bordo dell’imbarcazione Granma, sbarcarono ai piedi della Sierra Maestra. Con Aleida March, futura moglie del Che, organizzò, senza metterlo in atto, un piano per assaltare la sede del comando militare di Santa Clara. Ricercato dalla polizia, i compagni lo convinsero a rifugiarsi negli USA, dove si guadagnò da vivere come marinaio per 3 anni, prima di tornare in Italia. Al suo funerale parteciparono centinaia di persone, tra le quali i funzionari dell’ambasciata cubana con 4 corone di rose inviate in Italia da Fidel. "Mi hanno chiesto se fossi anarchico, comunista, rivoluzionario - raccontò l''unico europeo ad aver partecipato alla rivoluzione cubana - io sono soltanto un maledetto selvaggio. Però osservo il mondo e vedo che c'è sempre qualcuno più povero di me. E oggi, chi dà una mano ai proletari? Forse ci vorrebbero ancora uomini che decidono di essere fratelli."
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crazy-so-na-sega · 8 months
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Nell'epoca dello spogliarsi, coprirsi è un atto rivoluzionario.
-N.d.L
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diceriadelluntore · 2 months
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Storia di Musica #335 - The Clash, Sandinista!, 1980
Il punto esclamativo finale di questa piccola carrellata tra i dischi che lo hanno nel titolo arriva ad uno dei più famosi dischi degli anni ’80. Protagonista una band che nasce dal calderone del punk britannico della seconda metà degli anni ’70, ma che grazie ad un percorso per molti versi unico e virtuoso, è arrivata ad essere, giustamente, considerata come una delle più importanti rock band d tutti i tempi. Joe Strummer è figlio di un alto funzionario del Ministero degli Esteri Britannico, tanto che nasce in Turchia nel 1952. Quando ha 20 anni, fonda un gruppo, i 101’ers con Clive Tiperlee e Richard Dudanski. Suonano con discreto successo nei pub londinesi e registrano persino qualche canzone. Nel loro giro c’era un altro gruppo, I London SS, che erano noti poiché non suonavano quasi mai con la stessa formazione, in una sorta di gruppo aperto: tra coloro che più spesso ne facevano parte c’erano Mick Jones, Paul Simonon, Tory Crimes e Nicky “Topper” Headon. I primi tre si uniscono a Strummer e per qualche mese al chitarrista Keith Levine (che suonerà pochi anno dopo nei PIL di Johnny Rotten) e fondano un proprio gruppo, che prima si chiama Heartdrops, e poi The Clash. La prima, storica, esibizione è allo Screen On The Green di Islington, il 26 Agosto 1976. Inizia qui la loro storia: agli esordi sono una delle punte di diamante del punk di quegli anni, espressione più matura e politicamente sensibile del periodo storico economico di quei tempi. Ne è esempio il primo grande successo, White Riot, uscito nel Marzo 1977, ispirato agli scontri tra polizia e giovani neri al carnevale di Notting Hill nel 1976. Sono il punto di incontro della visione politica più matura e curiosa, lontano dall’anarchismo furbetto dei Sex Pistols o dall’apatia politica disinteressata dei Damned. Il loro esordio discografico è fragoroso: The Clash esce nell’anno Uno del Punk Britannico, il 1977, e piazza canzoni mito come I Fought The Law e (White Man) In Hammersmith Palais, unendo i ruvidi stilemi del punk a ritmi giamaicani del dub e del reggae. Il successo li carica, e il successo lavoro è leggenda: London Calling (1979) è il primo disco in studio cui Topper Headon prende posto dietro i piatti della batteria (dopo aver suonato già nel tour post primo disco), ma soprattutto è il racconto del rapporto odio-amore con gli Stati Uniti, fonte delle musiche vitali per loro stessi ma anche dell’ipocrisia, dei complotti. È un doppio disco che mostra la personale e infinita voglia di contaminare la musica di suoni e colori differenti: album pietra miliare per le musiche (l’incandescente title track), i temi (la violenza urbana di Guns Of Brixton, il terrorismo basco di Spanish Bombs), la copertina (che riprende la grafica dei primi dischi di Elvis con la foto di Simenon che distrugge il basso sul palco).
L’idea successiva, dopo un tour che li portò in mezzo mondo a suonare e una ormai consolidata fama di band impegnata, era piuttosto bizzarra: dopo aver imposto alla CBS il prezzo politico per London Calling di disco singolo pur essendo doppio, la band progettò la pubblicazione di 12 singolo uno per mese. Negata l’idea, ottenne di poter registrare per una settimana i mitici Electric Ladyland Studios di New York. Registrano di tutto, e tornano con una montagna di materiale a Londra. Inclusi vari remix dub di idee e canzoni. Mettono un po’ a posto tutto, e decidono di pubblicare tutto quello che avevano registrato, 36 canzoni, un triplo disco. La CBS non vorrebbe pubblicarlo, poi si accorda con la band: se volete anche stavolta il prezzo “politico imposto” dovete rinunciare ai diritti per le prime 200 mila copie. La band accettò.
Sandinista! è un omaggio al Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, un movimento rivoluzionario e partito politico nicaraguense protagonista nel 1979 del crollo del regime dittatoriale di Anastasio Somoza Debayle: deve il suo nome all’ispirarsi alle teorie di Augusto César Sandino, rivoluzionario nicaraguense, nonché uno dei conduttori della resistenza rivoluzionaria alla presenza militare statunitense in Nicaragua tra il 1927 e il 1933. Tra l’altro leggenda vuole che Margareth Thatcher odiasse profondamente il termine e avesse avuto l’idea di proibirlo in Gran Bretagna. Il disco allarga a dismisura l’osservazione del mondo, proprio perché, e le interviste dopo la pubblicazione lo confermeranno, i concerti li avevano portati dove non erano mai stati, potendo così vedere quello che non avevano mai visto. La musica non è mai stata così piena di influenze, di idee, tanto che i fan della prima ora lo criticarono aspramente, accusandolo di aver perso tutta la spontanea violenza del punk. Ma a ben vedere, i nostri non hanno affatto perso lo sguardo critico e potente sulle cose, lo hanno solo voluto esprimere in modi diversi. Bastano i 6 monumentali, e storici, minuti di The Magnificent Seven per spiegare tutto: primo brano di rap bianco, Mick Jones a New York rimase ipnotizzato dai primi lavori della Sugarhill Gang e dei Grandmaster Flash & The Furious Five, è il viaggio nella testa di un operaio che si alza alle sette di mattina per andare al lavoro, che lavora per comprare regali alla sua fidanzata, ma che è anche un grande affondo alla realta del consumismo contemporaneo. Hitsville Uk è un brano che sa di gospel e di soul (il titolo è un omaggio alla Motown). C’è il Blues di Junco Partner e la sua versione dub in Version Pardner. Ivan Meets G.I. Joe è la cronaca surreale dell'incontro-scontro a ritmo di disco music tra un soldato americano e uno sovietico su una pista da ballo, in un tripudio di suoni da videogioco. The Call Up si apre con i cori dei Marines statunitensi, perché la chiamata del titolo è proprio un riferimento al servizio militare, dato che nel 1980 il Congresso ripristinò l'obbligo per gli uomini di età compresa tra 18 e 25 anni di registrarsi al Selective Service System. C’è persino un valzer, Rebel Waltz, Charlie Don't Surf è tratto da una celebre battuta del film Apocalypse Now, Police On My Back, divenuta famosissima, è una cover di un vecchio brano di Eddy Grant contro il regime dell'apartheid in Sudafrica. Il tutto con remix, versioni dub, riferimenti alle rivoluzioni in America Latina, perfino la voce di una bimba, Maria, figlia di Mick Gallagher che dà una bella mano a suonare nel disco, che canta in modo stentato alcune strofe di Guns of Brixton accompagnata al pianoforte dal padre.
Ridondante, eccessivo, imperfetto, eppure spargerà fertilità ovunque e per decenni. Ricordo un ultima curiosità: non si sa se per caso o perché i Clash lo imposero, ma il numero di catalogo del triplo era 'FSLN1', stesso acronimo di Frente Sandinista de Liberación Nacional. Un ultimo riferimento magico ad un disco leggendario.
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