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#sarcofagi
aurumale · 2 years
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Museo Egizio - Torino
Museo Egizio – Torino
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reallifesultanas · 17 days
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Lets talk about Ümmügülsüm Sultan
There is a chance, that Kösem and Ahmed had another daughter together: Ümmügülsüm.
I am so glad, that with Anonymous sender and Ottomanladies, the truth came to light. Ottomanladies answered very long and very detailed about Ümmügülsüm, she shared her thoughts about the topic, now, here, you can find a conclusion from me:
What we know:
A privy purse register from 1622 gives the names of five unmarried princesses, who may be daughters of Ahmed, Osman II, and even Mehmed III: Umm-i Külsum(=Ümmügülsüm), Hanzade, Halime, Fatma, and Akile. Hanzade and Fatma were Kösem's daughters; Akile is possibly mistaken for Atike or Abide; Halime might be Mehmed III's daughter, named after her mother, Halime. But Ümmügülsüm was less clear.
The relazione of Angelo Alessandri from 1637 says that Murad IV had four FULL-sisters. We know three of them: Ayse, Fatma, and Hanzade. But who could be the fourth? Gevherhan was already dead, Atike was well-knownly not a full-sister and also not Abide. Maybe Ümmügülsüm?
There are some decisions and letters of Murad IV, where he mentions Ümmügülsüm as a sister of his. He uses the same wording that he used for Ayse, who undoubtedly was his full-sister, suggesting Ümmügülsüm was also a full-sister of his.
The 1638/39 harem registers mention one Ümmügülsüm Sultan who received the highest payments besides the three already known daughters of Kösem (Ayse, Fatma, Hanzade) and two daughters of Murad III. This means she could be either the daughter of Murad III or Ahmed I. But since Ahmed I's other daughter, Atike - who was not Kösem's - got a lesser stipend, if Ümmügülsüm is Ahmed I's daughter, she had to be Kösem's daughter too and so she is the fourth full-sister of Sultan Murad IV.
In 1648 the Raguzan envoy also mentions her (possibly her as they use the name Iumi), as the wife of Ahmed Pasha, governor of Herzegovina. They probably married ~1642 until the pasha's death in 1648. This was her second marriage, her first husband was one Halil Pasha, with whom she married before 1638.
In book ''Whisper of the cities'' one Ümmühan Sultan is mentioned as she met with the English ambassador's wife. Based on her, Ümmühan was said to be the aunt of deposed Mehmed IV and sister of Ibrahim I. This happened in 1690, so she still was alive then.
There are still questions:
Why no historian ever discovered this information as none of the evidence is new?
Why Ümmi is not mentioned among Ahmed I's children?
Where is she buried? *
When was she born? *
Why Ibrahim did not force her to serve Telli Hümasah (his wife) when he did it to all of the other daughters of Kösem?
To be honest the burial place of Ahmed I is quite a mess. For example there are two sarcofagies for 'Zeynep' daughters of Ahmed I. One of the sarcofagies stands for an adult woman. There was no daughter of Ahmed, called Zeynep who reached adulthood. So maybe the name is mistaken and that Ümmügülsüm. Maybe she was buried somewhere else as she lived a quite long life, survivin everyone around her and her grave is not idetified yet.
Considering the known children of Kösem and their birth date, the most possible for Ümmügülsüm is that she was born during the late reign of Ahmed I. In 1605 Kösem gave birth to Mehmed; in 1606 or 1607 to Ayse; then in 1607 or 1608 to Fatma; in 1609 to Hanzade. While I see that there is a gap here for one more child (if Kösem got pregnant extremely rapidly), she cannot be older than Fatma, as she was also not married off in 1622 yet, and also since we know quite precisely the sequence of these daughters, I do not think another one was born here but no one knows about her. It would be strange. Then in 1612, she gave birth to Murad, but between him and Hanzade there was time for another child - let it be Selim who was born in 1611 or Ümmügülsüm. Then Kasim followed Murad quite quickly, he was born in 1614, and then Ibrahim came in 1615, so there was no time for anyone else between Murad and Ibrahim. After 1615 there is another chance for the birth of Ümmügülsüm. So she either was born after Hanzade (~1611), or after Ibrahim (~1616). Either way - considering she was not just still alive in 1690, but was surely not suffering, dying since she was involved in the diplomacy meeting - she possibly died in the 1690s, she very probably reached 80 maybe even more in the end.
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abr · 3 months
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Ne rimarrà solo una. Quasi tutti gli altri in foto sono zombie presto rimandati nei sarcofagi dai loro elettori: Scholz Macron Biden Sunak Michel Trudeau ,,,
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alonewolfr · 2 months
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Io sono te e tu sei me, e dovunque tu sia, là io sono, e sono disseminato in tutte le cose, e da qualsiasi parte tu voglia tu puoi raccogliermi, ma raccogliendo me, raccoglierai te stesso.
|| Osiride - Testo dei Sarcofagi
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drrestlesshate · 2 years
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Sala dei sarcofagi - Tarquinia, Museo archeologico
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odioilvento · 2 years
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Hanno messo questa foto poco fa nel gruppo Facebook del lavoro.
Era stato messo tre anni fa quando era da poco iniziato il covid, quando andavamo a lavorare e non sapevamo quale ospite non avremmo più trovato e quanti morti avremmo fatto in un turno e non sapevi dove li avresti messi perché sapevi che i sarcofagi erano tutti già pieni. Colleghi ricoverati e colleghi che avevano paura e stavano a casa con mille scuse quindi turni assurdi, senza riposi e in condizioni non semplici. Ed evito di aggiungere tutti i controsensi di quel periodo e dei tre anni successivi, scelte sia locali che nazionali.
Oggi devono dirci grazie lo stesso perché andiamo a lavorare in un posto con un debito di € 4.600.000 che stanno cercando di coprire con tagli assurdi a qualsiasi cosa, compresi noi dipendenti. Coprire un buco simile, fatto da precedenti amministrazioni che hanno buttato e rubato soldi per anni, toccando i bisogni primari degli ospiti e le forze dei dipendenti.
Motivi per cui non resterò lì per sempre e mi sto guardando in giro. Perché, come diciamo noi, stiamo andando a lavorare sul Titanic.
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a-tarassia · 2 years
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Parlami del museo egizio di Torino
Il Museo Egizio di Torino è uno dei più antichi e importanti musei egizi al mondo, fondato nel 1824. Possiede una vasta collezione di oggetti d'arte, mummie, papiri, statue e monumenti che coprono un arco temporale di oltre 5000 anni di storia egizia. Il museo è famoso per la sua esposizione di sarcofagi, tra cui quello del re Ramesses II, e per la sua sezione dedicata alla vita quotidiana in antico Egitto. La sua posizione a Torino, in Italia, lo rende una tappa obbligata per gli appassionati di storia e cultura egizia.
Questo è quello che ho chiesto a ChatGPT e cosa l’AI di produzione testi mi ha suggerito in risposta. È tutto corretto? Sono andata al museo di recente e non mi è sembrato per un cazzo di vedere il sarcofago di Ramses II, vero è che di sarcofagi è pieno il museo, ma non c’era quello di nessun Ramses. ChatGPT deve smetterla di dire minchiate e affinare la tecnica di ricerca, approvvigionamento e rielaborazione delle info se vuole competere con boold and flesh, ma ci sta, di certo non demonizzerei la tecnologia, bisogna imparare ad addestrarla e ad usarla invece di ostracizzare in un moderno ritrovato luddismo, il flusso non lo fermi caro mio, no no.
Volevo parlare di ChatGPT? No. Volevo parlare di morti.
Il Museo Egizio di Torino è il secondo contenitore al mondo di antichità egizie, il primo mi pare sia al Cairo. Come mai proprio a Torino? Eh beh come te lo spiego? Diciamo che i regnanti all’epoca volevano della storia da esporre e visto che di proprietà non ne avevano, almeno non ne avevano di prestigiosa, allora hanno deciso di andarsela a cercare. Contesto e congiunture vogliono che si vada a finire in Egitto, mettono insieme una squadra e si va alla scoperta di archeologia del luogo, precisamente archeologia di pratiche funerarie, insomma si va a trafugare tombe. Belle tombe per carità. Tombe ricche, ma sempre tombe. Mi immagino tipo che tra mille anni comincino a scavare nei vari cimiteri monumentali e a portarsi via le lastre, le urne, i mausolei, che ne so, i lumini, ste cose e poi le mettono tutte in un edificio per mostrarle ai posteri: guarda cos’abbiamo trovato, che grande civiltà, morivano, vedete? Una volta morivano. Mi è piaciuto il museo egizio di Torino? Please, Ferragni, come to visit Musei Egizi Because we want be famous like Uffizi Ecco boh io ho preferito gli Uffizi, ma ho un debole per le statue e un po’ più di idiosincrasia verso resti biologici umani dentro delle fasce. I cocci mi annoiano, ma vengo da quindici anni trascorsi a Roma e lì i cocci la gente li trovava anche sotto il lavandino della cucina se scavava un metro di troppo, quindi non è che vado matta per le ciotole in cui si mangiava tremila anni fa, non sono cambiate di molto, son sempre ciotole, l’ikea è piena, meno della metro di Roma certo. I cocci mi annoiano, i gioielli mi annoiano, ho scoperto che pure i libri dei morti mi annoiano, i lunghissimi libri dei morti che venivano redatti per chi trapassava per evitare una vita ultraterrena difficile, voi dell’aldilà non trattatemi male il mio morto. Insomma la visita partiva già male prima di iniziare, in più nel museo egizio c’erano i morti, quelli veri. Antichissimi morti. Morti per i quali il libro dei morti è ben servito a poco visto che nessuno avrebbe mai potuto prevedere che il corpo del defunto venisse usato come oggetto da esposizione per orde di visitatori della domenica, don’t you think? Ecco il morto, ecco il lunghissimo libro del morto. Benvenuti. Non sono una fan dei musei, non di certi tipi di musei, del resto non sono ancora molto convinta del restauro a tutti i costi, quindi mi spiace non andremo mai d’accordo. Da Torino, e non solo, partivano spedizioni di studiosi per scavare ste tombe, tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900 per scoprire e portare alla luce queste tombe ormai sotterrate dal tempo sotto strati di terra e colline, operai egiziani, all’epoca ancora di colore, non mediorientali, quanto ancora proprio africani, non so come dirlo, ma oggi quelli che ho visto (direttamente in egitto) e che ho conosciuto qui sembrano di un’altra razza proprio, voi non trovate? Scavavano tombe, le ripulivano, ne mettevano insieme i pezzi, mummie, arredi, gioielli, animali tumulati insieme a loro, sarcofagi, libri dei morti e poi una volta pronti li portavano in Europa per esporli. A Torino ci sono anche delle enormi statue dedicate agli dei egizi che sono state portate fin qui e tirate su, in una stanza ci saranno decine di statue identiche della stessa dea, altissime, enormi, come le palle che mi sono fatta a girarle tutte. Ad un certo punto, nella prima stanza c’è un morto (che stranezza) infilato in un buco e messo in posizione fetale, un morto in un buco, ma era un bel buco, con del terreno interessante, evidentemente un terreno che aveva delle caratteristiche particolari al punto che il morto dall’Egitto di migliaia di anni fa stava a Torino in una teca per il nostro piacere culturale. Del resto chi non si sveglia una mattina e pensa che è proprio la giornata giusta per andare a farsi un tour dei morti. Uno scheletro vero, di una persona vera, chissà chi, infilata in un buco. Bellissimo rega’, bellissimo. Poco dopo c’era questa mummia, nel senso di cadavere conservato dentro delle bende, di uno scribacchino, un funzionario dell’epoca, che è morto ovviamente, essendo uno che in un certo senso contava, lo hanno fasciato, inserito in un sarcofago con i propri oggetti personali, amuleti, che ne so cocci, cosette sue, calato nel suo sarcofago e via biglietto di sola andata per Torino, in una teca. Ci pensate? Io impazzisco. Sfilze di morti fasciati nelle bende, che sia chiaro, cambiano da epoca ad epoca bende e rito, ed è l’unica cosa interessante, perché tutto il museo parla della civiltà egizia come se questi avessero una sola cosa interessante e solo quella: il rito del morto. Per carità, ci sta, ma davvero il rito funerario è arte? E che lo sia o no, ammettiamo pure che lo sia, è davvero un elemento, un momento, un passaggio da esporre come se fossero numeri da circo? Che senso ha esporre i morti? E se non è arte, ma una componente di una civiltà evidentemente più grande di ciò allora perché incaponirsi sulle mummie? Vedete? Qui c’è una mummia col sarcofago. E qui un’altra mummia con sarcofago e col suo gatto, anch’esso mummificato. Certo ok tutto a posto, tutti tranquilli, hanno mummificato pure il gatto, oggi volevo proprio vederlo un gatto mummificato. E qui la sua sedia e i vestiti per la vita ultraterrena. E i due chilometri di testo del libro dei morti. Qui una coppia, era una tomba matrimoniale, due sarcofagi e due mummie yeah! Qui c’è la galleria con dentro le mummie di ogni età, vanno dai neonati fino ad alcune mummie adulte, ma se non vi regge lo stomaco potete evitarla, c’è un avviso prima. È vero. C’è la galleria che spiega come funziona il processo di mummificazione che in ogni caso è cambiato nel corso delle epoche e prima di entrare in questa galleria c’è proprio un disclaimer che parla di questo dilemma etico: esporre o no i morti? Io sono entrata a vederli, so che mi lamento e me ne sono lamentata tutto il tempo, ma Luca ormai è abituato e di solito ride, però la curiosità mi mangia viva e allora anche se non tollero la vista di cadaveri, di nessun tipo, e sono sinceramente sensibile al tema, sono andata a vedere le mummie dei neonati e no, il dilemma etico per me parte da ben prima della decisione di esporre o no i morti, ha senso certamente, dal punto di vista culturale, come la buona parte di voi direbbe, ma è anche vero che la maggior parte di voi attraverserebbe questo museo, e buona parte della cultura di cui siamo invasi, come un fantasma letterario attraversa i muri, senza curarsene e senza notarlo nemmeno. Quindi non venitemi a dire niente per favore, ok? C’erano gli animali domestici mummificati, i pet, gatti, cani, piccoli coccodrilli, uccellini, uno spettacolo raccapricciante, pareva di stare nel castello di francesco ferdinando in boemia perdio. Pare che, nell’antico egitto, ci fossero le bancarelle con gli animali mummificati in vendita, che magari se ti moriva un parente e tu volevi che un dio in particolare lo prendesse sotto la sua tutela allora lo tumulavi con un animale, mummificato in sacrificio, però il problema è che se non te lo mummificavi tu l’animale, è possibile che ti vendessero un fake, tipo come il mattone al posto dell’iphone e il dio col cazzo che ti tutelava. Succedeva anche nell’antico egitto, ma ste cose al museo non te le dicono, devi informarti ed è forse per questo che serve il museo, a traumatizzarti. Ovviamente gioco, più o meno, non è un posto in cui muoio dalla voglia di tornare e non ho un interesse così estremo verso i riti funerari in generale, né verso i cadaveri, però è chiaramente un’opinione personale. È ancora più controverso, a mio avviso, che quelli che abbiamo visto, essendo quelli meglio conservati e “facilmente” ritrovati erano in un certo qual senso quelli che se lo potevano permettere, che avevano soldi per un processo costoso, che avessero soldi per occupare spazi molto grandi anche da morti, che avessero talmente tanta roba al punto che valesse la pena di portarsela appresso in un’altra vita, gente che scriveva per loro lunghissimi testi di presentazione per il regno dei morti, il libro dei morti è una sorta di curriculum praticamente e quindi mi immagino che anche oggi noi stiamo qui a celebrare chi si è potuto permettere un posto nel futuro, quelli che si so fatti il sarcofago più bello e grosso, i vestiti dei tessuti migliori e la storia è sempre la stessa insomma. Fatto sta che se fosse come dicono loro, nell’aldilà noi saremo quelli co le pezze al culo senza uno straccio e decomposti per intero, loro invece c’avranno pure gli animali da compagnia e un curriculum coi controcoglioni. Chiamali scemi.
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pocodormire · 1 year
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finisco un libro molto acclamato che mi lascia insipida e passo a un libro della Ferrante e la letteratura torna ad essere splendida. le parole s'incastrano perfettamente l'una con l'altra. per parla di ascensori scrive di sarcofagi metallici. che altro
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metmuseum · 2 years
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Various Lamps and a vase encusted with cameos, from Vasi, candelabri, cippi, sarcofagi, tripodi, lucerne, ed ornamenti antichi disegnati ed incisi dal Cav. Gio. Batt. Piranesi (Vases, candelabra, grave stones, sarcophagi, tripods, lamps and ornaments designed and etched by Cavaliere Giovanni Battista Piranesi). ca. 1778. Credit line: Gift of Frances C. Rooff, 1984 https://www.metmuseum.org/art/collection/search/362903
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carmenvicinanza · 2 months
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Jenny Holzer e la Word Art
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Jenny Holzer, artista annoverata tra le 100 persone più influenti del 2024 per la rivista Time, è una importante esponente dell’arte neo-concettuale e pubblica.
Appartiene al ramo femminista di una generazione di artisti e artiste emersa intorno al 1980, alla ricerca di nuovi modi espressivi e narrativi.
Tra le sue opere più suggestive si ricordano la gigantesca scritta luminosa a Times Square Protect Me From What I Want e la scritta monumentale sopra il famoso casino Caesar’s Palace di Las Vegas, Money Creates Taste.
L’obiettivo principale del suo lavoro è la trasmissione di parole e idee negli spazi pubblici.
La sua arte è politica e tratta temi come violenza, oppressione, sessismo, potere, guerra e morte, provando a fare luce su vicende e argomenti che si vogliono silenziare o oscurare.
È stata un’esponente del Colab, Collaborative Projects, gruppo artistico nato alla fine degli anni Settanta, che propugnava una forma di attivismo culturale collettivo.
Le parole sono alla base dei suoi atti creativi. I suoi testi brevi sono presentati su tabelloni elettronici, stampati su poster e magliette, incisi su panchine di pietra, pavimenti di marmo e sarcofagi di granito, fusi in targhe di bronzo o d’argento. Le sue scritte sono state proiettate su facciate di edifici, versanti montuosi e superfici acquee.
Nata a Gallipolis, Ohio, il 29 luglio 1950, ha studiato arte alla Duke University di Durham, poi pittura, incisione e disegno all’Università di Chicago prima di laurearsi alla Ohio University. Trasferitasi a New York nel 1976, si è unita al programma di studi indipendenti del Whitney Museum. Lì ha iniziato a lavorare con le parole e il linguaggio, rendendoli parte delle sue opere.
La sua prima opera narrativa è stata Truism (1977-79), brevi enunciati su quotidianità, potere, guerra, giustizia, rapporti umani, stampati su fogli distribuiti e affissi in forma anonima per la città in un contesto di disordine finanziario e degrado. Gli anni di Reagan che seguirono hanno dato origine a un lavoro critico e analitico rivolto al potere istituzionale.
Ha iniziato a inserire i suoi testi su cartelli elettronici all’inizio degli anni Ottanta, che spesso scorrevano troppo velocemente, creando un sovraccarico sensoriale.
Nel giugno del 1980 ha partecipato, col Colab, al Times Square Show, maestosa mostra collettiva a cielo aperto della durata di un’intero mese. Un vero e proprio forum per lo scambio di idee e un catalizzatore per esplorare nuove direzioni politico-artistiche.
Le sue opere e i suoi progetti sono stati esposti in sedi prestigiose di tutto il mondo come il Guggenheim, il MoMA e il Whitney di New York; il Centre Pompidou di Parigi; l’Oslo Museum of Contemporary Art e la Neue Nationalgalerie di Berlino.
Nel 1990 ha rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia e vinto il Leone d’Oro per l’installazione Mother and Child.
Tre anni dopo, ha pubblicato la discussa serie Lustmord, per denunciare  stupri e omicidi durante la guerra in Bosnia.
Dal 2010 il suo lavoro si è concentrato sui documenti governativi riguardanti l’Iraq e il Medio Oriente. Una grande opera al LED ha presentato estratti dei verbali degli interrogatori dei soldati americani accusati di aver commesso violazioni dei diritti umani e crimini di guerra durante la guerra in Iraq.
Insignita di numerosi premi internazionali, nel 1996 ha ricevuto il premio Crystal del World Economic Forum, nel 2000 il Berlin Prize Fellowship, il National Art Awards nel 2011 e l’Innovator Awards nel 2022.
Nel 1995 ha realizzato il suo primo progetto interattivo per il web, rendendo modificabili alcuni dei suoi più noti Truism.
L’approdo più recente della sua ricerca artistica è costituito dalle proiezioni allo xeno, presentate per la prima volta a Firenze nel 1996. In queste opere le frasi luminose formano lunghi testi che scorrono sulle superfici urbane, assumendo inediti connotati di grande suggestione visiva.
Nel 2018, un estratto dell’opera Inflammatory Essays (1979-1982) è stato stampato su una carta cucita sul retro del vestito che la cantautrice neozelandese Lorde ha indossato ai Grammy. Il testo diceva: “Rallegrati! I nostri tempi sono intollerabili. Coraggio, perché il peggio è un presagio del meglio. Solo circostanze terribili possono accelerare il rovesciamento degli oppressori. I vecchi e i corrotti devono essere distrutti prima che i giusti possano trionfare. La contraddizione sarà accentuata. La resa dei conti sarà accelerata dalla messa in scena dei disordini seminali. L’apocalisse fiorirà”.
Fino alla fine di settembre 2024, al Guggenheim Museum è possibile visitare la sua personale Light Line, rivisitazione della storica opera d’arte del 1989 installata nello stesso museo. L’insegna LED, che lampeggia mentre cambia colore, carattere ed effetti speciali, era stata. ai tempi, la più lunga del mondo (163 metri) ed è considerata un capolavoro della word art.
Nel corso degli anni, il suo linguaggio è cambiato seguendo il corso del tempo e della storia, facendosi più politico, più cupo, più intenso e in altri casi più intimo e personale. Da I Cannot Breath, a Destroy Superabundance fino a I Smell You On My Skin.
La sua arte, provocatoria, di forte impatto e altamente comunicativa, l’ha resa una delle artiste più importanti della post-modernità.
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iotnoitutti · 2 months
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reallifesultanas · 16 days
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Family tree of Ahmed I
Ahmed (1590.04.18. - 1617.11.22.) - Kösem (~1589 - 1651.09.02.)
Mehmed 1605. 03. 08. - 1621. 01. 12.
Ayse ~1606 - 1657
Fatma ~1608 - 1671 (before March)
Hanzade 1609 - 1650.09.
disputed: Selim 1611.06.27.-1611.06.27.
Murad IV 1612.07.27. - 1640.02.08.
Kasim 1614 - 1638.02.17.
Ibrahim 1615.11.05. - 1648.08.18.
Ümmügülsüm ~1616 (possibly) - after 1690
Ahmed (1590.04.18. - 1617.11.22.) - Mahfiruze (~1589 - ~1612)
Osman II 1604.11.03. - 1622.04.20.
disputed: Gevherhan ~1606 - after 1631
disputed: Cihangir 1609
disputed Bayezid 1612. 12. - 1635.07.27.
Ahmed (1590.04.18. - 1617.11.22.) - Unknown concubine(s)
daughter born in 1605 March
Hasan 1612.11.25. - ~1612
Hüseyin 1613.11.14. - 1617
Atike 1614 - 1670
Süleyman 1615 - 1635.07.27.
Abide 1618 - 1648(?)
Orhan (died as a child)
Zahide (died as a child)
Zeynep (died as a child)
Esma (died as a child)
Hatice (died as a child)
Theories:
The daughter born in 1605 March being Gevherhan (and then she was not Mahfiruze's daughter).
Hasan being Mahfiruze's not Bayezid and they both died due to complications.
Zeynep being Mahfiruze's daughter as Osman II possibly had a daughter Zeynep (as there are two Zeyneps buried in Ahmed I's türbe), and since Zeynep is not a dynastical name, Osman may named her after his deceased sister. PS: One of the sarcofagies is for a grown woman, which can be a mistake, or maybe Osman's daugter Zeynep reached adulthood (would be strange as until now there is no evidence for an adult sultana called Zeynep during this period).
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cinquecolonnemagazine · 3 months
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Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli: viaggio nella storia
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, meglio conosciuto come MANN, è uno dei musei archeologici più importanti al mondo. Con le sue collezioni vastissime e di inestimabile valore, il MANN offre un viaggio affascinante attraverso la storia e la cultura del Mediterraneo antico. Fondazione e collezioni Fondato nel 1816 da re Ferdinando I di Borbone, il museo riunisce reperti provenienti da diverse aree della Campania, tra cui Pompei, Ercolano, Stabia e la Magna Grecia. La collezione farnesiana, acquisita nel 1734, comprende sculture romane di inestimabile bellezza, come il Toro Farnese e il Fauno Barberini. Il museo ospita anche una ricca collezione egizia, la seconda in Italia per importanza, con mummie, sarcofagi e manufatti di vario genere. I tesori di Pompei ed Ercolano Le città vesuviane sepolte dall'eruzione del 79 d.C. hanno restituito al museo reperti unici che offrono una testimonianza preziosa della vita quotidiana nell'antichità. Affreschi, mosaici, oggetti di uso quotidiano e persino calchi di vittime dell'eruzione ci permettono di rivivere l'atmosfera di queste città romane. Tra i capolavori da non perdere, il Mosaico di Alessandro, la Statua del Fauno Danzante e gli affreschi della Villa dei Misteri. Oltre Pompei: Magna Grecia e Campania Romana Il MANN non si limita alle testimonianze vesuviane. Le sezioni dedicate alla Magna Grecia e alla Campania Romana ospitano reperti di grande valore, come i bronzi di Riace, ritrovati nel mare calabrese nel 1972, e la Coppa di Nestore, un vaso attico del VI secolo a.C. decorato con scene della guerra di Troia. Museo Archeologico Nazionale di Napoli: un'esperienza immersa nella storia Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli non è solo un deposito di reperti archeologici, ma un luogo di conoscenza e di cultura. Grazie a percorsi di visita tematici, mostre temporanee e laboratori didattici, il museo offre al pubblico un'esperienza immersiva nella storia del Mediterraneo antico. Immagine di copertina: DepositPhotos Read the full article
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danieleneandermancini · 3 months
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RICERCHE SUL DIVARIO DI GENERE NELL'ANTICO MONDO EGIZIANO
RICERCHE SUL DIVARIO DI GENERE NELL'ANTICO MONDO EGIZIANO Se gli egittologi studiassero solo i possenti monumenti di pietra e granito, gli scintillanti sarcofagi dorati e le decorazioni tombali dai colori vivaci, interpreterebbero l’antico Egitto come un mondo quasi esclusivamente al maschile. La maggior parte delle piramidi e dei templi furono costruiti per glorificare i faraoni di genere maschile e la maggior parte delle tombe, sontuosamente decorate, che gli archeologi hanno portato alla luce, appartenevano a uomini. Secondo l'egittologa Ines Köhler dell'Università Humboldt, esiste un...
Se gli egittologi studiassero solo i possenti monumenti di pietra e granito, gli scintillanti sarcofagi dorati e le decorazioni tombali dai colori vivaci, interpreterebbero l’antico Egitto come un mondo quasi esclusivamente al maschile. La maggior parte delle piramidi e dei templi furono costruiti per glorificare i faraoni di genere maschile e la maggior parte delle tombe, sontuosamente decorate,…
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arsromae · 4 months
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L’Anello di Carvilio fu ritrovato casualmente nel 2000 nell’Ipogeo delle Ghirlande, una tomba romana inviolata situata nei pressi di Grottaferrata, nella periferia sud-est di Roma. Risale alla seconda metà del I sec. d.C. ed è attualmente conservato al Museo Archeologico Nazionale di Palestrina. Nella tomba furono trovati due sarcofagi affiancati l’uno all’altro, recanti uno il nome di Aebutia Quarta e l’altro quello di Carvilio Gemello, suo figlio.
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L'anello si trovava al dito di Aebutia Quarta ed è preziosissimo, oltre che molto originale: è d'oro, con un castone di cristallo di rocca scuro nel quale sembra emergere dall'ombra un volto modellato con finezza. L'esperto di oreficeria romana Martin Hening dell’università di Oxford è convinto che le spalle nude possano appartenere a una immagine di Venere.
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cleliaaconti · 4 months
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Datazione: Il sarcofago di Giunio Basso risale al 359 d.C.
sarcofago di Giunio Basso
Materiale: È realizzato in marmo, una scelta comune per i sarcofagi di alta qualità dell'epoca.
Dimensioni: Misura circa 2,4 metri di lunghezza.
Provenienza: Fu ritrovato a Roma, nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dove Giunio Basso era stato sepolto.
Committente: Il sarcofago fu realizzato per Giunio Basso, un influente senatore romano che ricoprì la carica di praefectus urbi, ovvero prefetto della città di Roma.
Iconografia: La decorazione scultorea del sarcofago è suddivisa in due registri (fasce orizzontali). Essa rappresenta scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, tra cui:
Il sacrificio di Isacco
La cattura di Pietro
Gesù entrante a Gerusalemme
Il processo di Cristo davanti a Pilato
La traditio legis (Cristo che consegna la legge a Pietro e Paolo)
La resurrezione di Lazzaro
Stile: Il sarcofago mostra un misto di stili romano classico e cristiano, con figure scolpite in altorilievo che dimostrano una forte influenza della scultura romana del tardo impero, ma con soggetti cristiani.
Significato: Questo sarcofago è significativo perché rappresenta la fusione tra cultura romana e cristiana, indicando il passaggio del cristianesimo da una religione perseguitata a una religione accettata e prominente all'interno dell'élite romana.
Attuale ubicazione: Oggi, il sarcofago è conservato nei Musei Vaticani.
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