#sergej djagilev
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lemandro-vive-qui · 1 year ago
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The Rite of Spring (original French title Le Sacre du printemps, in Russian Весна священная)
Music composed by Igor Stravinsky. The work was written between 1911 and 1913 for Sergei Djagilev's Russian Ballet company.
Original choreography by Vaclav Nižinskij.
Sketches, sets and costumes by Nikolai Roerich.
The movie Fantasia, by Walt Disney, has one of its animated episodes made on this composition. The Rite segment of the film depicted the Earth's prehistory, with the creation of life, leading to the extinction of the dinosaurs as the finale.
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runwayaddicted · 2 years ago
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John Galliano for Dior- SS 1998 Haute Couture
This incredible theatrical show by John Galliano which took place in The Opéra Palais Garnier in Paris was truly remarkable. The models dressed with creations inspired by Sergej Djagilev's Russian Ballets and Marchesa Luisa Casati.
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emiliopappagallo · 5 years ago
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Day 11. {Questo hotel 🏨} Al Lido di Venezia c’è un meraviglioso hotel completamente abbandonato, l’Hotel Des Bains. Costruito nel 1900, in stile liberty, dagli architetti Raffaello e Francesco Marsica, l’edificio si compone di un corpo centrale a sei piani e due corpi laterali a cinque piani, immersi in un parco ricavato da un bosco secolare. Qui, nel 1911, soggiornò tra gli altri Thomas Mann, che ambientò proprio in questo hotel il suo capolavoro “La morte a Venezia”, romanzo breve poi ripreso nel bel film omonimo di Luchino Visconti del 1971, con l’Hotel Des Bains sempre a fare da protagonista. In questo albergo morì, nel 1929, Sergej Djagilev, importante impresario russo e fondatore della compagnia dei balletti russi. Insomma, un posto pieno di storia. Dopo aver resistito a due incendi (tra cui quello terribile del 1916, con l’albergo in quel periodo chiuso per via della prima guerra mondiale) e alla pesantissima alluvione che colpì Venezia nel novembre 1966 ed essere stato il teatro dell’incontro tra Mussolini ed Hitler (quest’ultimo vi soggiornò), l’hotel è abbandonato da dieci anni esatti, per volere della proprietà, la @starwoodhotel, che possiede anche il vicino @excelsiorvenice e che inizialmente aveva pensato a dei lavori di rinnovamento che trasformassero il Des Bains in un complesso residenziale. Resta il fatto che questo hotel è meraviglioso ed importantissimo e vederlo abbandonato e trascurato da così tanto tempo fa decisamente male. [Verrebbe voglia di entrarci dentro e girare. A proposito, l’albergo fa da sfondo anche ad alcune scene del film Il paziente inglese] @comunevenezia #venezia #venezia2020 #venice #hoteldesbains #lidodivenezia #thomasmann #morteavenezia #luchinovisconti #letteratura #libri #cinema #books #movies #abandoned #abandonedhotels #liberty #1900 #hotelexcelsior #starwoodhotels (presso Hotel des Bains, Lido di Venezia) https://www.instagram.com/p/CEJg8ldCIcD/?igshid=1op9tcn6y56xy
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pangeanews · 6 years ago
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“Io soffro, soffro. Io sono amore, non crudeltà”: sulla grazia innaturale di Nijinsky (ovvero: a un secolo dal Diario, folle e meraviglioso)
Fu la fiammata, l’imponderabile, la teodicea risolta in un salto. Di Nijinsky incorporiamo le fotografie: quelle di Shéhérazade, di Le Spectre de la Rose, di Petrouchka. L’intensità del viso – né uomo né donna – l’ambiguità che data l’Eden a un bordello per Elohim strafatti, è disumana. Se si parla di grazia, rispetto a Nijinsky, non s’intende aggraziato: piuttosto, la concessione, la salvezza, il dono che non è suo – egli è innaturale – ma concesso a noi, gli imperfetti.
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Poster di Jean Cocteau con Nijinsky in atto in “Le Spectre de la Rose”, 1911
Guardare Nijinsky, intendo, come indulgenza plenaria. Porta carnale per gli aldilà. Il genio, tuttavia, si sviluppa in fiammata: nel 1909 il fauno arriva a Parigi, in dieci anni fa tutto, poi s’inabissa nella Scizia della mente, si perde, muore nel 1950. La storia dell’arte non procede progressivamente, ma per cime, per estasi: nel 1911 Sergej Djagilev, che ne è amante e tiranno, fonda i “Les Ballets Russes”, di cui Nijinsky è l’acme. Le coreografie sono create da Michel Fokine – alcune dallo stesso Nijinsky – i manifesti disegnati da Jean Cocteu e Léon Bakst, le scene da Picasso e Matisse, le musiche di Stravinskij – che incomparabile follia Le Sacre du printemps in scena al teatro des Champs-Élysées nel 1913, su coreografia di Nijinsky –, di Debussy, di Ravel, di Richard Strauss. Ci sono istanti, rarissimi, in cui la Storia la fai lì per lì, dal vivo e dal vero, senza interpretazione a posteriori, senza prospettiva di vincitori e vinti.
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Un secolo fa Nijinsky distilla il genio in un libro straordinario, che non ne censisce lo squilibrio ma la millimetrica sensibilità. In una lettera inviata da St. Moritz-Dorf, è il 27 febbraio 1919, il più grande danzatore di ogni tempo scrive, “Io soffro, soffro. Tutti sentiranno e capiranno, io sono un uomo, non una bestia. Io amo tutti, ho dei difetti, sono un uomo – non Dio. Voglio essere Dio e perciò cerco di migliorarmi. Voglio danzare, disegnare, suonare il pianoforte, scrivere versi, io voglio amare tutti. questo è lo scopo della mia vita… Io sono amore – non crudeltà. Non sono una belva assetata di sangue. Io sono l’uomo. Dio è in me. Io sono in Dio”. La firma: Dio e Nijinsky.
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“Dedicò tutta la sua vita, la sua anima, il suo genio al servizio dell’umanità, con l’intento di nobilitare ed elevare il suo pubblico, di recare al mondo arte, bellezza e gioia”, scrive Romola Nijinsky, introducendo il Diario. In realtà la contessa ungherese faceva de Pulszky di cognome, sposò il ballerino formidabile a Buenos Aires, nel 1913. Djaghilev, reso cruento dalla gelosia, s’imbestialì licenziando Nijinsky – per poi riprenderlo. Valslav e Romola ebbero due figli, lei fu dietro alla schizofrenia decennale di lui. Una fiammata di successo planetario, poi le catacombe del male.
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Il diario di Nijinsky fu un fenomeno editoriale, la testimonianza senza filtri alfabetici di una creatura fuori norma. Cesta di quaderni. Scritti – e nascosti – un secolo fa, nel 1919, riscoperti nel 1934, pubblicati nel 1963, in Italia, per Adelphi, arrivano quarant’anni fa, nel 1979. La violenza letteraria, la danza verbale, ricorda Artaud, un continuo sbordare dagli argini grammaticali. Si può scrivere in danza.
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Nella lista dei 100 Books That Influenced Me Most, Henry Miller pone il diario di Nijinsky tra l’opera omnia di Nietzsche e le centurie di Nostradamus, insieme alle poesie di Rimbaud, il teatro greco classico e Viaggio al termine della notte. “La tecnica, così assolutamente personale, è di quelle da cui ogni scrittore può imparare qualcosa. Se non fosse finito in manicomio, se questo diario fosse stato solo il suo battesimo con la letteratura, avremmo avuto in Nijinsky uno scrittore paragonabile al ballerino”, dice Miller. Proprio l’‘atto unico’, per così dire, questa ‘prima’ senza replica dona al diario l’odore del sangue – quello che trasuda dai grandi libri.
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Léon Bakst raffigura Nijinsky in “L’Après-midi d’un faune”, 1912
Non che occorra essere ‘fuori di testa’ per farsi scrittori – farsi fuori, piuttosto, è necessario. Il genio si esplicita nella dissipazione, nell’incapacità di calcolo, perché incalcolabile è il suo metro. Oscilla tra l’altezza ineguagliata e il tonfo, dacché questa è la maledizione del dono: prima sei un inventore di voci, poi ti cade la lingua, adagiata al palato, e non sai più chi sei. Vivi, in verità, sottratto a te stesso – preda del diabolico, del divino.
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“Io non ho mai insegnato a nessuno la mia arte, la volevo per me, ma volevo insegnare a lei la vera arte della danza, ma lei si spaventò. Non confidava più in me?”. Demoniaca lucidità: l’arte non si insegna, si trasmette, semmai; l’artista non si applica all’arte, la esegue sconfinando. Finché l’arte non si affida più a lui, sceglie un altro confidente. Insomma: Dio lo puoi – lo devi – condividere con tutti, l’arte con nessuno.
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Fu pura ispirazione, fino a espirare tutto il talento, a espiarlo. Non fu irriconoscenza – gli era ormai irrilevante la riconoscenza. “Dieci anni dopo la stesura del Diario e la crisi psichica, Diaghilev volle ricondurre Nijinsky sul palcoscenico dell’Opéra. Ma il grande ballerino non riconobbe nessuno, nemmeno la Karsavina, che era stata sua partner in Petrouchka. Poco dopo, Diaghilev sarebbe morto a Venezia”. Forse il genio si esercita per un tempo, preciso e decisivo – il patto è ammirarne la fine, dopo lo scoppio. (d.b.)
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Antologia di brani tratti da “Il diario di Nijinsky” (Adelphi, 1979)
La gente dirà che Nijinsky finge di essere pazzo a causa delle sue cattive azioni. Le cattive azioni sono tremende, e io le odio e non voglio commetterne. Prima ho fatto degli errori perché non capivo Dio. lo sentivo ma non capivo quello che facevano tutti.
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Fingerò di star per morire, o di essere malato, per poter entrare nella misera casa dei poveri. Io sento l’odore del povero come il cane fiuta la selvaggina. Lo sento benissimo. Scoverò i poveri senza bisogno dei loro avvisi. Io non ho bisogno di avvisi. Andrò a naso. Non mi sbaglierò. Non darò denaro ai poveri, darò loro la vita. La vita non è povertà, la povertà non è vita. Io voglio la vita. Io voglio l’amore.
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Non mi piacciono le università perché vi si passa il tempo a far politica. La politica è morte. La politica è un’invenzione dei governi.
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La gente va in chiesa a cercare Dio. dio non è in chiesa. Egli è nelle chiese e dovunque Lo cerchiamo e perciò andrò in chiesa anch’io. A me non piace la chiesa perché là non si parla di Dio, si parla di cultura. La cultura non è Dio. dio è saggezza e la cultura è l’Anticristo.
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Mi piace parlare in poesia, perché sono una poesia io stesso.
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Non mi piace mangiar carne perché ho visto uccidere agnelli e maiali. Ho visto e sentito la loro sofferenza. Essi sentivano l’avvicinarsi della morte, io sono fuggito per non vederli morire. Non potevo sopportarlo. Piangevo come un bambino. Sono corso su per la collina e non riuscivo a tirare il fiato. Mi sentivo soffocare. Sentivo la morte dell’agnello.
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Io voglio dormire ma Dio non lo desidera. Ho pietà di me stesso e della gente come me. Tutti diranno che sono un malvagio, ma io non voglio nuocere alla gente – sono loro che vogliono nuocermi.
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La mia anima scoppiò in pianto. Io tremo quando la gente non mi capisce. Io ho una grande sensibilità. Il fuoco dentro di me non si estingue. Io vivo con Dio. io sono venuto qui per essere d’aiuto – io voglio il paradiso in terra. Per il momento la terra è un inferno. Io voglio infiammare il mondo e la sua gente, non spegnerli. Gli scienziati spengono il fuoco della terra e l’amore reciproco della gente.
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Adesso vado nello spogliatoio – ho un mucchio di abiti costosi e indosserò quelli più belli così tutti penseranno che sono ricco. Non farò aspettare la gente, vado immediatamente.
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Ho vissuto tante cose. Oggi tutto è stato orribile. La gente mi fa paura – non mi sentono e non mi capiscono, vogliono che io viva come loro. Vogliono che faccia delle danze allegre. A me non piace l’allegria, mi piace la vita.
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A me non piace l’Amleto di Shakespeare perché ragiona. Io sono un filosofo che non ragiona – un filosofo che sente. Non mi piace scrivere cose che sono state meditate. Io non sono artificiale, io sono la vita. Il teatro diventa un’abitudine, la vita no. A me non piace il palcoscenico quadrato, me ne piacerebbe uno rotondo. Io costruirò un teatro di forma rotonda, come un occhio. Mi piace guardarmi allo specchio da vicino, mi vedo con un occhio solo sulla fronte. Io disegno spesso un occhio solo.
Vaslav Nijinsky
*In copertina: Nijinsky in “Shéhérazade”, su musiche di Rimskij-Korsakov, 1910
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retegenova · 6 years ago
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Dopo i capolavori cameristici di Brahms, Ravel e Frank di sabato 24 novembre, arriva al Teatro Sociale di Camogli il nuovo appuntamento di Russian Seasons in Italia: unedì 26 novembre il Balletto dell’Opera  di Stato di Mosca ‘Nathalia Sats’ presenta “Djagilev Gala”, una serata dedicata alle coreografie e alle atmosfere della storica compagnia Balletti Russi, fondata all’inizio del secolo scorso dal leggendario impresario. Musiche di Čaikoskij e Igor Stravinskij.
(a seguire due schede di entrambi gli eventi. In allegato le foto, con cs completi, bio e programmi)
Sabato 24 novembre ore 21
(intero €21 –  abbonati GOG-TSC € 13 – under 30  €10 / under 18 €6)
a cura di GOG Giovine Orchestra Genovese
GIULIO PLOTINO Violino
CHRISTIAN PASTORINO Pianoforte
  I due artisti genovesi propongono un programma di capolavori del repertorio cameristico. Nel programma,  Johannes Brahms  Sonata in re minore per violino e pianoforte op. 108, Maurice Ravel  Tzigane, César Franck  Sonata in la maggiore.
Nato a Genova, Giulio Plotino ha conseguito il diploma nel Conservatorio della sua città, laureandosi successivamente presso la Hogeschool voor de Kunsten di Utrecht. È stato primo violino di spalla del Gran Teatro La Fenice di Venezia ed ha collaborato nello stesso ruolo con la London Philharmonic Orchestra e l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano. È docente presso il Conservatorio Paganini e dal 2015 Direttore del Campus Musicale Lunigiana. Il pianista Christian Pastorino ha ottenuto il diploma di pianoforte al Conservatorio Paganini di Genova compiendo il triennio nelle classi di Massimo Paderni, Rita Orsini e Massimiliano Damerini. È attivo sia come solista che camerista. 
Lunedì 26 novembre ore 21.00
(Biglietti: Intero € 22. Ridotto € 20 / € 15)
Il Teatro e balletto Dell’Opera di Stato di Mosca ” Nathalia Sats” presenta
Djagilev Gala
Gala – Concerto in due tempi
Musiche di Petr Ilič Čaikoskij, Igor Stravinskij, N. A. Rimskij- Korsakov, Saint-Saëns.
  All’inizio del secolo scorso, Sergej Djagilev, l’ormai leggendario impresario russo, fondava la compafnia Ballets Russes, trampolino di lancio internazionale per artisti e ballerini russi di eccezionale talento. Cento anni dopo, il suo progetto torna protagonista della scena europea grazie a “Russian seasons: Le stagioni del XXI secolo”, un’iniziativa nata dalla collaborazione con il Governo e il Ministero della cultura della Federazione Russa. La prima «stagione» di questo progetto di portata internazionale si è svolta in Giappone nel 2017, ed è in programma una terza edizione in Germania per il 2019. In questo contesto si inserisce la serata di Gala dedicata al grande Djagilev che si tiene lunedì 26 novembre al Teatro Sociale di Camogli. In scena, frammenti, duetti e pas de deux dei suoi migliori spettacoli e concerti: da La bella addormentata di Čaikoskij a L’Uccello di Fuoco di Stravinskij. Direttore artistico del progetto “Le stagioni russe del XXI secolo” è il regista e coreografo  Andris Liepa. La Compagnia di danza del Teatro e balletto Dell’Opera di Stato di Mosca ” Nathalia Sats”  è diretta da Kirill Simonov. Capo coreografo, Vladimir Kirillov.
  Teatro e balletto dell’Opera  di Stato di Mosca “Nathalia Sats” – Il 21 novembre 1965 su iniziativa dell’ illustre statista sovietica del teatro russo Natalia Sats e’ stato aperto il primo teatro professionale musicale per I bambini. Nel 1979 è stato costruito a Mosca il Palazzo della Musica, che resta ancora oggi l’unico Teatro di Opera e Balletto al mondo dedicato ai più giobani. Oggi, la vita intensa del Teatro continua sotto la guida del direttore artistico Gheorgij Isaacyan. In cartellone, più di cinquanta spettacoli destinati a un pubblico di tutte le età. Classici Balletti classici, rare opere del Rinascimento e del Barocco recuperate in collaborazione con la fondazione «Le stagioni russe del XXI secolo», produzioni legendarie delle « Stagioni russe» di Diaghilev e capolavori della lirica. Con il teatro collaborano personaggi di grande rilievo come Nikolai Ziscaridze, Andris Liepa, Dmitry Bertman, Andrew Lawrence-King. Il Teatro è stato in tourneé si ain Russia che nel mondo (negli ultimi anni, Parigi, Londra, Dublino, Venezia, Tallinn, Dubai, Cannes…).
  TEATRO SOCIALE CAMOGLI – Piazza Giacomo Matteotti, 5 –  Camogli (GE)
Tel. 0185 1770529
[email protected] [email protected] – www.teatrosocialecamogli.it
  Ufficio stampa Marzia Spanu +39 335 6947068 [email protected]
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INFO:  [email protected]  –  www.teatrosocialecamogl i.it
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eternalspringofheart · 10 years ago
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retegenova · 7 years ago
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Teatro Sociale di Camogli – sabato 10 novembre (ore 21)
(€22 / under 26 €15 / under 12 €12)
LE SYLPHIDES – PAQUITA 
A cura del Teatro Carlo Felice, il Balletto del Teatro dell’opera di Chelyabinsk presenta sabato 10 novembre Les Sylphides – Paquita (IV quadro): coreografia Marius Petipa, regia Yuri Klevtsov, scene e costumi Dmitry Cherbadzhi.  L’evento fa parte di “Russians Season 2018”, una grande manifestazione volta a valorizzare l’Anno della Cultura Russa in Italia con il coinvolgimento di ben 74 città. Dello stesso progetto, che approda per la prima volta a Camogli, farà parte anche Djagilev Gala, serata dedicata al mondo di Sergej Pavlovič Djagilev, in scena al Teatro Sociale il 26 novembre con la partecipazione dell’Opera di Stato di Mosca “Nathalia Sats”.
LesSylphides è un balletto in un atto privo di una vera e propria trama, che si svolge in un bosco alla luce della luna, dove un giovane poeta cerca l’ispirazione danzando sulle note di Chopin insieme alle Silfidi. Il balletto si inserisce nella tradizione del balletto romantico in bianco (balletblanc), che privilegia le ambientazioni notturne associate a regni fantastici, accentua il ruolo delle ballerine quali protagoniste principali del balletto con un defilamento del ruolo maschile, introduce le figure eteree degli spiriti in tutù romantico bianco. Les Sylphides è sicuramente un balletto incentrato sulla celebrazione delle musiche di Chopin, da cui il nome Chopiniana originariamente associato al balletto e tutt’ora in uso per gran parte produzioni. La prima versione del balletto,  con la coreografia da Mikhail Fokine, fu presentata al Mariinsky Theatre nel 1908, tuttavia la versione messa in scena dal Balletto del Teatro dell’Opera di Chelyabinsk, è quella che è stata presentata per la prima volta al Théâtre du Châtelet di Parigi nel 1909 sotto la guida dell’impresario teatrale russo Diaghilev.
Paquita, balletto in due atti e tre scene, libretto di Paul Foucher e musica di Édouard Deldevez, debuttò all’Académie Royale de Musique di Parigi il 1 aprile 1846 con le coreografie di Joseph Mazilier. Tutto ciò che riguarda la parte danzata di quello spettacolo d’esordio è andata perduta, ma non le successive versioni che Marius Petipa preparò per San Pietroburgo, destinate a diventare le predilette dalle compagnie di balletto. Petipa sentì la necessità di ampliare le musiche originali e incaricò del lavoro Ludwig Minkus, che diede un contributo di classe e raffinatezza al lavoro artigianale di Deldevez. Nacque così uno dei balletti più spettacolari del repertorio romantico, e anche dei più realistici: la protagonista non è una creatura femminile sovrannaturale, una silfide o una villi, ma una ragazza in carne e ossa, una gitana che si scoprirà essere una nobile rapita da bambina (il che le permetterà, alla fine, di sposare l’ufficiale francese Lucien).
www.teatrosocialecamogli.it
Biglietti: €22 / under 26 €15 / under 12 €12
Biglietteria del Teatro Sociale Piazzale Matteotti 5, Camogli tel. 01851770529
<a href="mailto:[email protected]" id="LPlnk64309" class="x_x_x_x_x_x_x_x_x_x_OWAAutoLink" title="mailto:[email protected] Ctrl+Fai clic o tocca il collegamento per aprirlo” previewremoved=”true” moz-do-not-send=”true”>[email protected] – [email protected]
Orari apertura biglietteria
Mercoledì dalle 11.00 alle 12.30, venerdì dalle 17.00 alle 18.30 – nei giorni di spettacolo 1 ora prima dell’orario di inizio. Nelle giornate di spettacolo un’ora e mezza prima dell’orario di inizio
Ufficio stampa Marzia Spanu
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10 nov. – Il grande balletto russo al Teatro Sociale di Camogli Teatro Sociale di Camogli - sabato 10 novembre (ore 21) (€22 / under 26 €15 / under 12 €12)
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