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#sociologo
molecoledigiorni · 9 months
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Il coraggio è alzarsi ogni mattina sapendo che devi affrontare un mondo malvagio, e conservare un animo sereno per fare un po' di bene senza contare sulla riconoscenza di nessuno.
- Francesco Alberoni
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notasfilosoficas · 3 months
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“No hay sabiduría sin prudencia. No hay filosofía sin cordura”
Jaime Balmes
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Jaime Balmes y Urpiá fue un filósofo, teólogo apologista, sociólogo y tratadista político español, nacido en el municipio español de Vich en agosto de 1810.
En 1817 inicia sus estudios en el seminario de Vich en donde estudio gramática latina, retórica y filosofía hasta 1822.
En 1825 inicia estudios de teología recibiendo el titulo en 1833.
En 1834 es ordenado sacerdote y continua sus estudios, obteniendo los títulos de Doctor en Sagrada Teología y bachiller en Cánones por la Universidad de Cervera.
Jaime Balmes impartió clases de matemáticas hasta el fallecimiento de su madre en 1839 y en 1841 se traslada a vivir a Barcelona.
Es a partir del año 1841 que el genio de Balmes estalla desarrollando una actividad frenética y portentosa en muy pocos meses, llegando a ser admirado en toda Europa por sus escritos y personalidad.
Durante los siguientes años Balmes produce numerosos artículos y en 1841 escribe La religion comparada al alcance de los niños y un año mas tarde “El protestantismo comparado con el catolicismo, en sus relaciones con la civilización”, considerada una gran obra de la filosofía de la historia.
Tras el fallecimiento de su padre en 1843, Balmes, fija su domicilio en Madrid en 1844 donde dirige su periódico y se convierte en el inspirador doctrinal del Partido Monárquico Nacional.
En 1845 publica El Criterio, su mejor y mas difundida obra. En 1847 publica su controvertida obra opúsculo Pio IX, viéndose sometido a una campaña de difamación el cual propició la publicación del Pensamiento de la Nación en el que desmontaba todas sus acusaciones y que algunos autores denominan como su Autobiografía.
Considerado el filósofo mas importante de la España del siglo XIX modernizando la escolástica, centrando el problema de la certeza y en el criterio de esta (conciencia, evidencia, e instinto intelectual).
Para Balmes, la lógica esta relacionada con muchas facultades del alma humana; “Una buena lógica, debiera comprender al hombre entero: porque la verdad está en relación con todas las facultades del hombre”.
Balmes distingue entre lógica natural y lógica artificial, en donde la lógica natural es la disposición que la naturaleza nos da para conocer la verdad, y la lógica artificial es el conjunto de las reglas que nos guían para conocer la verdad, y de las razones en que se fundan.
Jaime Balmes muere en julio de 1848 derivado de una enfermedad pulmonar tuberculosa.
Fuentes: Wikipedia, biografiasyvidas.com unirioja.es
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manuelcrespoale · 1 year
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¡AQUÍ SE MUESTRA el libro MÁS RECOMENDADO, el que desearía que los lectores CONOCIERAN MÁS, mi ficción MÁS CODICIADA Y el poemario MÁS ACLAMADO! #ficcionfilosofica #sociologo #ElSociologo #transhumanismo #posthumanismo #novela #pensamientos #DuranteElDia #poesia #poemario #ficcion #escribir #fuego #tintaazul Transhumanismo, un tipo de posthumanismo: Ensayos sobre transhumanismo y el debate bioético acerca del mejoramiento humano (Primera edición, 2019). Paperback: https://a.co/d/cP9rmVK Hardcover: https://a.co/d/dDYKXhP Escribir con fuego y tinta azul (Primera edición, 2022). Paperback: https://a.co/d/7MGxNjR Hardcover: https://a.co/d/dVpGSTI El sociólogo (Primera edición, 2022). Paperback: https://a.co/d/34PpzuX Hardcover: https://a.co/d/fyFDT2U Pensamientos durante el día: Colección de poemas (primera edición, 2022). Paperback: https://a.co/d/1nixukK Hardcover: https://a.co/d/08eVCzY https://www.instagram.com/p/CpB31TOsLmX/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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divulgatoriseriali · 2 years
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Cosa fa un sociologo o una sociologa? Cos'è la sociologia? Comprendiamo insieme uno dei lavori meno conosciuti in Italia
Cos'è la #sociologia? Ce lo spiega il dottor Niccolò Di Paolo nel suo ultimo articolo
Cos’è la sociologia? La sociologia è lo studio delle culture e delle subculture umane, delle comunità e, più in generale, lo studio delle azioni umane e delle interazioni. Questa scienza tenta di spiegare come funziona una società, sia che essa sia una tribù nativa dell’Amazzonia, sia che si tratti di una piccola comunità del Nebraska. (more…)
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sauolasa · 9 months
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Russia, arrestato il sociologo Boris Kagarlitsky, un'altra voce del dissenso messa a tacere
Accusato di diffondere idee di carattere terroristico, è ora in carcere sotto custodia cautelare fino al 24 settembre, in attesa del processo. Già critico dell'Unione sovietica, negli anni '90 si era schierato contro Putin
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mnemomaz · 3 months
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Alcuni dei grandi pensatori ebrei sopravvissuti all’Olocausto hanno trascorso il resto della loro vita cercando di dire al mondo che quell’orrore, pur essendo stato letale come nessun altro, non doveva essere visto come un’aberrazione. Il fatto che l’Olocausto fosse successo significa che era e rimane possibile.
Il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman sosteneva che la natura imponente, sistematica ed efficiente dell’Olocausto era legata alla modernità, anche se non era affatto predeterminata, ed era in linea con altre invenzioni del novecento.
Theodor Adorno studiò quello che rende le persone inclini a seguire i leader autoritari e cercò un principio morale che impedisse un’altra Auschwitz.
Nel 1948, Hannah Arendt scrisse una lettera aperta che cominciava così: “Tra i fenomeni politici più inquietanti dei nostri tempi c’è l’emergere nell’appena nato stato di Israele del Partito della libertà (Tnuat haherut), una forza politica strettamente affine per organizzazione, metodi, filosofia politica e attrattiva sociale ai partiti nazisti e fascisti”.
Appena tre anni dopo l’Olocausto, la filosofa paragonava un partito israeliano al partito nazista, cosa che oggi sarebbe considerata una violazione della definizione di antisemitismo dell’Ihra.
Arendt basava il suo paragone su un attacco effettuato dall’Irgun, un predecessore paramilitare del Partito della libertà, contro il villaggio arabo di Deir Yassin, che non era stato coinvolto nella guerra e non era un obiettivo militare. Gli aggressori “uccisero la maggior parte dei suoi abitanti – 240 tra uomini, donne e bambini – e tennero in vita alcuni di loro solo per farli sfilare come prigionieri per le strade di Gerusalemme”.
Da Internazionale 1546, 19 gennaio 2024 Masha Gessen
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generalevannacci · 4 months
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Carlo Cunegato
IL BESTIARIO DI FRATELLI D’ITALIA: CLASSE DIRIGENTE O INDECENTE?
Il bestiario di Fratelli d’Italia sta riempendo le istituzioni di strani, vivaci e bizzarri animaletti.
Il deputato Emanuele Pozzolo, mosso da un entusiasmo giovanile, alla festa dell’ultimo dell’anno, gaio ed energico sfodera la sua arma. Spara ad un trentunenne e di fronte alla richiesta delle forze dell’ordine di consegnare i vestiti per la perizia il virile Pozzolo esibisce l’immunità parlamentare. E’ la destra della legge e ordine, solo però quando riguarda gli altri. Ribelle.
Il deputato Calogero Pisano sui social definiva Hitler “un grande statista”. Estroso.
Elena Donazzan, assessora veneta al Lavoro e alle Dispari opportunità ha definito una persona transessuale “un demonio”. Ha ricordato dei nazisti il 25 Aprile. Ha cantato Faccetta nera alla Radio. Del 25 Aprile dice: “L’antifascismo ha prodotto il terrorismo rosso. Non è un valore”. Inclusiva. Costituzionalista.
Il deputato Fabio Rampelli propone di telefonare in Africa per chiedere agli africani di non partire. Realista. Memore della battaglia mussoliniana contro gli anglicismi, della traduzione di Louis Armostrong in Luigi Braccioforte e di Benny Goodman in Beniamino Buonuomo propone di multare con decine di migliaia di euro chi usa termini inglesi. Moderno. Cosmopolita.
Francesco Lollobrigida, ministro e cognato. E’ convinto che i poveri mangino meglio dei ricchi. Ferma i treni quando ha fretta, come fossero di sua proprietà. L'Italia c'est moi. Sociologo e trenologo.
Gianbruno, ex compagno del Capo. Così fedele a “sono Giorgia, sono una donna, sono cristiana” che propone ad una collega di farlo a tre in cambio di una possibilità di carriera. In fatto di famiglia tradizionale a destra non si capisce più niente, visto che Gianbruno è l’ex compagno di quella che Libero ha definito “L’uomo dell’anno”. Fluido.
Poi c’è il consigliere regionale veneto Joe Formaggio. Inarrivabile. Si fa ritrarre con una mitraglia in mano, deve essere amico di Pozzolo. Cow boys. “La maggioranza dei veneti deve avere la pelle bianca”. Multiculturale. “ A casa mia meglio i topi che i rom”. Antirazzista. In consiglio regionale ogni tanto abbraccia eccessivamente le colleghe basite. Femminista.
Classe dirigente o indecente? Ai posteri l’ardua sentenza.
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manuelcrespoale · 10 months
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El sociólogo (Primera edición, 2022).
Paperback: https://a.co/d/34PpzuX
Hardcover: https://a.co/d/fyFDT2U
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ilpianistasultetto · 1 year
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"Studia, studia figlio mio o ti ritroverai come me e tuo padre, due poveri disgraziati sempre a far di conto con le dita sulla punta del naso. Sempre a lavorare 12 ore al giorno senza mai una soddisfazione”
E così è andata. Ricordo solo che nessun genitore ti diceva cosa era meglio studiare. Un po’ perché non lo sapevano neanche loro, povera gente che a malapena sapeva mettere la propria firma, un po’ perché difficilmente si dava ascolto ai genitori. L’adolescenza  è un’età ribelle, quella che porta sempre a fare il contrario di ciò che dice la gente adulta ecosì è andata con quasi tutti i miei compagni di scuola ,  chi figlio di metalmeccanico, chi di piccolo impiegato, artigiano o piccolo commerciante. Chi è diventato medico, chi architetto, chi ingegnere, chi psicologo o sociologo, chi docente o  dirigente di qualche ente.  Si veniva tutti dalla scuola statale, tutti dal liceo. Poi ognuno di noi ha scelto la strada per lui migliore. Oggi no, questa regola non vale più. Oggi devi scegliere già dalle elementari. Si viene plasmati per il lavoro che serve e non per il lavoro che piace. Negli ultimi anni il liceo ha perso metà dei suoi iscritti. Sembra non servire più a niente la conoscenza del latino o del greco, come non serve la grammatica o la filosofia. Oggi sono gli adulti a decidere cosa va studiato e si decide tenendo conto della manodopera che serve al Paese. Spiace solo che i giovani si siano fatti irretire da questo meccanismo perverso. Non più l’essere umano al centro del mondo ma solo l’essere lavoratore e se non entri nel meccanismo ti fanno sentire un fallito. Niente lavoro, niente riconoscimento sociale. Non ci sarà più il filosofo, il poeta, il pittore, il musicista, lo scemo  del villaggio ma sarà tutto un villaggio globale dove ognuno ha i suoi pulsanti da premere, le sue padelle da spadellare, il suo schermo di computer per progettare. Forse diventando troppo grandi si diventa pessimisti ma questo mondo futuro a me proprio non piace. @ilpianistasultetto
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questouomono · 8 months
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Questo uomo no, #136 - Quello che lui è l'erede di Giulio Cesare
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Impazza la solita inutile ipocrita polemica su un libro scritto da un generale dell'esercito e pieno delle opinioni più discriminanti che si possano immaginare. E non è difficile immaginarle, visto che buona parte dell'opinione pubblica italiana le condivide. Ovviamente "condannare" l'autore di questa autopubblicazione non serve a nulla; uno vale l'altro, e di gente che la pensa in questo modo è piena l'Italia. È molto più difficile, come diceva una nota condottiera di persone che non aveva bisogno di divisa, "chiamare le cose col loro nome".
Gli stralci del libro che i giornali fanno a gara a pubblicare non si soffermano molto a lungo nell'analisi, né il più delle volte hanno gli strumenti per farla - o il coraggio di portarla fino in fondo. Come sa bene chi lavora con le questioni di genere e le discriminazioni, l'uso violento che si fa nel libro della parola "normale" è uno degli strumenti discriminanti più noti, longevi ed efficaci: confondendo il normale con il generale (la cosa si tinge di un sinistro umorismo) i più confondono "quello che è giusto che accada" con "quello che accade più di frequente". Se lo fanno o meno in malafede è un loro problema morale, ma che questa confusione ancora regni sovrana nella pubblica opinione è un problema etico.
Prendiamo a esempio l'omosessualità. In natura le specie fanno, riguardo il genere, la qualunque: sono ormai accertate scientificamente omosessualità e transgenderismo in numerose specie; in più, per molte specie è del tutto naturale avere individui che cambiano genere durante la loro vita, anche più volte a seconda delle condizioni ambientali, come sono naturali ogni tipo di comportamento e organizzazione sociale, dalla monogamia a vita al branco indistinto nel sesso e nell'accudimento. Quindi, per quanto certamente comportamenti non generali, sono certamente naturali. Il fatto che alcuni di questi comportamenti non siano numericamente la maggioranza, in natura non conta nulla: alla natura interessa mantenere alto un tasso di diversità, quindi anche se certamente l'omosessualità (e, già che ci siamo, il transgenderismo) non è il comportamento di maggioranza, è una naturale costante presenza. Esattamente come accade nella specie umana.
La parola normale - dovrebbe bastare il vocabolario - significa invece che c'è una norma, una regola; e questa regola, com'è oramai scientificamente accertato, in natura non c'è. Nessuno nega che, per molte specie, l'eterosessualità è necessaria alla riproduzione della specie, e infatti rimane il comportamento della maggioranza; ma questa non è una regola, e soprattutto non elimina né discrimina gli altri casi riguardo il genere. In nessuna specie non umana è stato osservato accanimento di qualsiasi tipo contro gli individui non etero. Che esistano individui non eterosessuali, o che non siano interessati alla riproduzione, non ha finora mai compromesso l'esistenza di nessuna specie. Per quello che scientificamente sappiamo, le specie scompaiono per violente o coatte modificazioni dell'habitat naturale o perché altre specie (di solito quella umana) le sterminano per i loro motivi privati. Di norma in natura ce n'è una sola: preservare le diversità e farne sempre accadere un certo numero, non maggioritario ma necessario. Un po' come in quel comportamento sociale che si è inventato la specie umana e che ha chiamato democrazia.
Socialmente le norme, le regole che descrivono cosa è normale e cosa non lo è, sono invenzioni del tutto umane che cambiano molto frequentemente, come qualsiasi storico o sociologo non in malafede può confermare. Non sono affatto naturali ma sociali: vengono usate dalle organizzazioni umane, grandi e piccole, per mantenersi nel tempo. Il normale è quindi ciò che serve a preservare nel tempo un certo gruppo sociale in una posizione di potere, o quantomeno rilevante e identitaria; ignorando, più o meno consapevolmente, che la normalità cambia continuamente proprio per adeguarsi ai continui cambiamenti sociali, e che il perenne atteggiamento nostalgico di valori e mondi che realmente non sono mai esistiti è il sintomo di una completa inadeguatezza - eufemismo per ignoranza - di sé e dell'idea del mondo che si ha.
Chi pensa, com'è scritto in quel libro autoprodotto di cui in questi giorni si parla tanto, che il comportamento non etero (un esempio tra i tanti) sia non normale, mostra diverse cose: 1) ignoranza di fronte a come funziona la natura, compresa la specie umana; 2) ignoranza dei comportamenti sociali più efficaci che, in natura come nelle situazioni non naturali costruite dall'uomo, prescrivono sempre la salvaguardia delle diversità e delle differenze; 3) una sostanziale debolezza ideologica di fondo, nel sentirsi attaccati dalla presenza di queste minoritarie diversità che, pur avendo gli stessi diritti di qualsiasi altro gruppo sociale, non sono una minaccia né per la specie né per le istituzioni artificiali create dalla specie umana; 4) una profonda debolezza personale, nel creare la figura immaginaria di "eroe" di valori del passato con illustri predecessori, fingendo o non rendendosi conto che: 4a) non c'è nessun eroismo nell'appartenere alla maggioranza delle persone etero, e in più in una posizione sociale di grande rilevanza e potere; 4b) non c'è nessun eroismo nel professare "valori" antiscientifici, antistorici e antisociali come quelli descritti e sostenuti nel libro autoprodotto di cui si parla tanto; 4c) quelli di cui si parla sono "valori" che la società ha rigettato innumerevoli volte nella sua storia, essendo appartenuti periodicamente a ideologie genericamente appellabili come autoritarie (dai vari colori, dal nero al rosso al verde all'arancione) e che hanno tutte perso irrimediabilmente le loro guerre - visto che parliamo di un autore di libro che ha un altissimo grado militare - e i cui attuali esponenti politici devono continuamente fare acrobazie per non farsi rinfacciare l'adesione a quei valori - visto che un ministro di destra è stato costretto a destituire l'autore di questo libro autoprodotto e a dissociarsene pubblicamente.
Queste debolezze, queste opinioni fragili come la maschilità che le produce, sono alla base di quella imbarazzante credenza che caratterizza le persone più ignoranti e impaurite (se non in malafede) di fronte alle questioni di genere sollevate da soggettività che reclamano i loro sacrosanti diritti umani: la dittatura delle minoranze. Un ridicolo ossimoro che è la giusta sintesi di secoli di varie ideologie di gruppi politicamente o ideologicamente conservatori o reazionari, che per giustificarsi hanno sempre bisogno di raccontarsi sotto attacco di qualcosa, di instillare paure invece di diffondere consapevolezze.
In più, visto che sono soprattutto le persone più convinte di questi "valori" sostanzialmente disumani a sostenersi con serietà, è quasi inevitabile che personaggi come l'autore di questo libro autoprodotto si coprano di ridicolo: l'autore si professa infatti, tra le altre cose, erede di un Giulio Cesare che, oltre a scrivere molto meglio di lui, oltre a essere militarmente decisamente più preparato ed esperto di lui, sessualmente tutto era tranne che quello che oggi intendiamo - e l'autore del libro autoprodotto intende - con "uomo etero". Giulio Cesare probabilmente, di un uomo che professa queste opinioni deboli e ignoranti ne riderebbe di gusto, anche perché saprebbe che al rango di generale, nel suo mondo, non arriverebbe mai. Noi invece, suoi contemporanei, ce ne preoccupiamo, perché a quel rango ci è arrivato ed è ben spalleggiato da molte altre persone. Cosa che è sintomo di altri fenomeni sociali molto preoccupanti.
Questo uomo no.
P.S. per chi volesse una bibliografia in merito, può cominciare da questa. Buone letture.
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cinquecolonnemagazine · 2 months
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Volevo scrivere Epico
L’Epico è il genere che preferisco: è un incontro e uno scontro di personalità titaniche, di grandi imprese, di avventure strepitose, di un senso cupo e fatale del destino, dell ineluttabilità’ della vendetta e della morte. Delle guerre di qualsiasi tipo. Di sentimenti estremi. Amavo l’Iliade, l’Eneide, Il Conte di Montecristo, I Miserabili, Guerra e Pace, Faulkner, Steinbeck, amo i grandi americani di praterie e conflitti, i russi delle distese steppose e siberiane. Un raccontare arioso e drammatico che arriva e coinvolge il mondo, perché dell’anima del mondo parla. Senonché il mondo è sempre stato degli uomini: sono loro che cacciavano, difendevano il territorio, attaccavano il nemico, marciavano verso la vendetta, avevano odi e amori al limite del crimine, sostenevano le sorti del mondo, comandavano fuori e dentro casa. Si chiama patriarcato. Le donne stavano a casa, a esercitare le virtù dell’accudimento e della pazienza, a curare la prole, a cucinare, ricamare, curare l’habitat interno. a custodire la vita. Nel ristretto ambiente familiare, a contatto con altre donne e marginali al mondo straordinario degli uomini, non potevano che concentrarsi sulle emozioni e sui sentimenti, sulle dinamiche dei rapporti di condivisione casalinga, sull’attenzione alle piccole cose quotidiane mentre gli uomini costruivano l’eterno. Nei grandi romanzi epici ci sono grandi figure di donne quasi sempre in veste di mogli, madri, amanti, curatrici e consolatrici di feriti e moribondi. Quando si ribellano esplodono verso il loro nemico diretto che è la famiglia, come Medea, Clitennestra, Antigone. Il mondo separato in cui si sono sempre mosse donne e uomini non poteva non produrre, tranne che in pochi casi spesso maturati in ambienti evoluti, una letteratura separata che ancora persiste. È un prodotto culturale più che naturale: i libri degli uomini grondano muscoli di forza e coraggio, quelli delle donne di sentimenti intimi e introspettivi. Le donne raccontano il piccolo, i luoghi, l’ambiente, i sentimenti nel particolare, che gli uomini neppure vedono. Anche in tempi di rivendicazioni femministe? Anche. Perché nonostante che la parità tra uomo e donna sia assicurata, dove è assicurata, sulla carta, persiste una cultura del potere maschile che pregna le società e condiziona le donne stesse, secondo a quella “violenza simbolica” di cui parla il sociologo Bourdieu. Ci vorranno anni per scalzarla. Attenti uomini però: navigate mari e terre, vi attestate l’epica del mondo, ma non riuscite ancora a conoscere il femminile, che liquidate come cose da donne. Perché non entrate nei loro mondi neppure attraverso la lettura. Noi invece che i libri degli uomini li leggiamo, e ci riflettiamo, gli uomini li conosciamo più di quanto si conoscano loro stessi. E l’incontro e non il conflitto tra i sessi passerà proprio da noi, quando vi deciderete ad ascoltarci, a leggerci, a capirci. Foto generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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rraskolnikovv · 1 year
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Goffman paragona l'individuo (nella sua vita di tutti i giorni) all'attore teatrale. per il sociologo, l’attore distingue ciò che DEVE andare in scena (ciò che svolgiamo in interazione) da ciò che invece resta dietro le quinte. quando ci prepariamo per una scena dobbiamo essere preparati ed eludere tutto il lavorio che sta dietro questa preparazione. 
perché mettiamo in atto questo meccanismo? perché rovinerebbe il risultato sul palco. deve sembrare che una cosa sia semplice e immediata, l’attore non deve mostrare il lavorio dietro a una parte perché quella parte è la nostra vita. 
l’attore diventa un equilibrista, esecutore di ruoli multipli, costantemente impegnato nella danza delle identificazioni, gestendo questa pluralità di ruoli senza che si verifichino conflitti perché squalificherebbero la qualità delle sue prestazioni.
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canesenzafissadimora · 10 months
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Avrà ragione il sociologo De Rita quando sostiene che Meloni non ha l’ambizione di combattere la povertà e le diseguaglianze ma si agita negli scontri con la magistratura, la Bce, pezzi di Europa, sovrastrutture lontane dagli italiani? Si ciancia sull’aiuto ai poveri, si alza l’asticella dell’oracolo Isee ma il ceto medio impoverito è altro, è quello che continua pagare bollette intrise di rialzi, le rette di ogni genere, errori di pochi euro nelle dichiarazioni del 2016 o del 2017 tramutate in cartelle esattoriali di centinaia di euro, della serie il fisco combatte l’evasione raschiando il barile dei soliti noti, tra errori formali et similia, probabilmente nemmeno commessi, ma che è meglio pagare per non finire braccati.
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