Tumgik
#soltanto io e lei
perpassareiltempo · 2 years
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C'era qualcosa di insostenibile nelle cose, nelle persone, nelle palazzine, nelle strade, che solo reinventando tutto come in un gioco diventava accettabile. L'essenziale, però, era saper giocare e io e lei, io e lei soltanto, sapevamo farlo.
Elena Ferrante
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angelap3 · 4 months
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Se avete due minuti, leggetela è bellissima!❤️😘❤️
Mentre mia moglie mi serviva la cena, mi feci coraggio e le dissi:
«voglio il divorzio».
Vidi il dolore nei suoi occhi, ma chiese dolcemente:
«perché?».
Non risposi e lei pianse tutta la notte. Mi sentivo in colpa, per cui sottoscrissi nell’atto di separazione che a lei restassero la casa, l’auto e il trenta per cento del nostro negozio. Lei quando vide l’atto lo strappò in mille pezzi e mi presentò le condizioni per accettare.
Voleva soltanto un mese di preavviso, quel mese che stava per cominciare i’indomani:
«devi ricordarti del giorno in cui ci sposammo, quando mi prendesti in braccio e mi portasti nella nostra camera da letto per la prima volta. In questo mese ogni mattina devi prendermi in braccio e devi lasciarmi fuori dalla porta di casa».
Pensai che avesse perso il cervello, ma acconsentii…
Quando la presi in braccio il primo giorno eravamo ambedue imbarazzati, nostro figlio invece camminava dietro di noi applaudendo e dicendo:
«grande papà, ha preso la mamma in braccio!»
il secondo giorno eravamo tutti e due più rilassati. Lei si appoggiò al mio petto e sentii il suo profumo sul mio maglione.
Mi resi conto che era da tanto tempo che non la guardavo. Mi resi conto che non era più così giovane, qualche ruga, qualche capello bianco.
Ii quarto giorno, prendendola in braccio come ogni mattina, avvertii che l’intimità stava ritornando tra noi: questa era la donna che mi aveva donato dieci anni della sua vita, la sua giovinezza, un figlio. Nei giorni a seguire ci avvicinammo sempre più.
Ogni giorno era più facile prenderla in braccio e il mese passava velocemente.
Pensai che mi stavo abituando ad alzarla, e per questo, ogni giorno che passava la sentivo più leggera. Mi resi conto che era dimagrita tanto.
L’ultimo giorno, nostro figlio entrò all’improvviso nella nostra stanza e disse:
«papà, è arrivato il momento di portare la mamma in braccio».
Per lui era diventato un momento basilare della sua vita.
Mia moglie lo abbracciò forte ed io girai la testa, ma dentro sentivo un brivido che cambiò il mio modo di vedere il divorzio. Ormai prenderla in braccio e portarla fuori cominciava ad essere per me come la prima volta che la portai in casa quando ci sposammo… la abbracciai senza muovermi e sentii quanto era leggera e delicata… mi venne da piangere!
Mi fermai in un negozio di fiori. Comprai un mazzo di rose e la ragazza del negozio mi disse:
«che cosa scriviamo sul biglietto?».
Le dissi:
«ti prenderò in braccio ogni giorno della mia vita finché morte non ci separi».
Arrivai di corsa a casa e con il sorriso sulla bocca, ma mi dissero che mia moglie era all’ospedale in coma…
Arrivai di corsa a casa e con il sorriso sulla bocca, ma mi dissero che mia moglie era all’ospedale in coma. Stava lottando contro il cancro ed io non me n’ero accorto.
Sapeva che stava per morire e per questo mi aveva chiesto un mese di tempo, un mese perché a nostro figlio rimanesse impresso il ricordo di un padre meraviglioso e innamorato della madre.
Lei aveva chiaro quali fossero I dettagli, I semplici dettagli, che contano in una relazione. Non sono la casa, la macchina, I soldi… queste sono cose effimere che sembrano saldare un’unione e invece possono dividerla.
A volte non diamo il giusto valore a ció che abbiamo fino a quando non lo perdiamo.
Autore sconosciuto
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smokingago · 6 months
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Vedo così tante immagini di donne abbracciate teneramente e rassicurate da un uomo, sfogliando queste pagine si vede solo questo. Raramente se non mai si può vedere il contrario, un "canone inverso".
Anche un uomo a volte ha bisogno di essere protetto, di rannicchiarsi proprio lì, tra la spalla e il collo di una donna, per essere rassicurato, accarezzato, per sentirsi a casa dentro un abbraccio nei suoi momenti di debolezza.
Sì, anche un uomo ha bisogno di affetto, anche un uomo ha bisogno di lacrime, ha bisogno almeno per qualche istante di sentirsi dire " Non avere paura, ci sono io con te"
Ma sono proprio quegli uomini che non piacciono, sono "i deboli" quelli che sono dati per scontati, non hanno niente a che fare col maschio Alfa, quello duro e forte che trasmette sicurezza e protezione.
E pensare che la forza viene proprio dalla fragilità, quanti uomini così rimangono soli o con a fianco una donna che non li sa apprezzare.
Magari una di quelle che non sa cosa sia la violenza, che non sa cos'è l'egoismo, perché per lei avere vicino una persona affidabile è una cosa normale, quasi un diritto, e non hanno la minima idea di quale tesoro hanno al loro fianco.
Quanti uomini sono costretti a recitare una parte, a non mostrare mai la propria fragilità per paura di apparire deboli.
E quanti di quegli uomini che ostentano così tanta forza sono in realtà inadeguati.
È soltanto una riflessione, non credo che ci siano risposte, Ma posso sapere con sicurezza come ci si sente dentro.
@smokingago #pensieri #imieiversi
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auxoubliettes · 10 days
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eventi che hanno cambiato irrimediabilmente la traiettoria del mio agire e del mio essere x sempre (in negativo ovviamente):
l'incontro con la bambina con la quale avevo trascorso un'estate al mare l'anno prima, al massimo due. io la chiamai per nome e lei non si ricordava di me
la mia prof di italiano* che, alla mia proposta di inserire un film di antonioni nella tesina per la maturità, invece di boh essere felice che io lo conoscessi o non so dirmi qualcosa di incoraggiante anche rigettando la proposta, mi rispose soltanto che lei antonioni lo guardava quando voleva fare la finta intellettuale
io e la mia compagna di banco delle superiori cercammo su wiki se christiane f fosse ancora viva (sì). pur di dar ragione al prof che pensava fosse morta, gli disse che sì, era morta! zittendo me che stavo provando sconcertata a fare presente che avevamo letto l'esatto contrario 3 secondi prima
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francesca-70 · 4 months
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Una forza e una generosità straordinarie sono il dono di ogni madre, e sono la base di quell’amore incondizionato che solo una madre sa offrire e che tutti dovremmo avere la possibilità di assaporare. Un vecchio proverbio napoletano recita: «Chi tene ‘a mamma, nun chiagne» (chi ha la mamma, non piange), ed è vero. Le madri sono scudo pronto a difenderci da ogni dolore, a volte persino esagerando.
La verità è che l’amore può tutto, che un sorriso, uno sguardo sincero, una carezza sono sorsi di eternità, che nel dolore la fiducia nel domani può soltanto diventare più grande.
Una terribile battaglia da combattere “un lungo addio”.. “un addio rubato..un addio mancato.. un addio finto”.
Perché tra di noi, mamma, non può esserci addio.
La mia persona più amata si dissolve lentamente in piccoli pezzi, ed è impossibile andare a ripescare quale sia stata l’ultima conversazione. Struggente ed emozionante, «il segreto della vita».
Tutto ruota intorno ai ricordi e alla memoria, al loro disperdersi e riemergere continuo e imprevedibile, trasportando tutti in una sorta di infinito presente. Una storia di cui non conosco né l’inizio né la fine, ma di cui ho vissuto e vivo intensamente ogni giorno con dolore, paura, rabbia, fatica, solitudine, curiosità, ostinazione. Facile perdersi in questo guazzabuglio di emozioni. Non so dire con precisione quando quel processo abbia avuto inizio. Sono stata incapace di cogliere i primi segnali quotidiani. E mi sono trovata direttamente a decidere quanti scatoloni avrebbero occupato i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, riempiendoli ad una velocità molto superiore a quella delle mie emozioni, che mi soffocavano la gola. “Questo è il momento più difficile”, mi racconto ma intanto sto tatuando il mio cuore. In maniera indelebile.
Figlia unica di un genitore non autosufficiente, come la definisce la USL.
Il muro che ho dovuto attraversare per trovare il mio binario è fatto di rifiuto, disoriento.
Dovevo combattere con i fantasmi del mio passato, guardare negli occhi una persone che non mi riconosceva piu e specchiarmi nelle sue paure. Una micidiale danza di emozioni contrastanti: l’eterno presente senza ieri e senza domani il passato remoto improvvisamente prende vita catapultandoti in una dimensione surreale e spiazzante. Mi trito il cuore cercando di cogliere un’espressione diversa sul volto, un lampo negli occhi, un gesto, ma lei ė in un'altra dimensione e questo fa male. Come tenere tutto dentro.
Ecco come vedo, assisto e vivo questo lento perdersi. Un lento svanire. Spegnersi poco a poco, spettatore di questa surreale esibizione della vita. Dove il regista è il tempo e la trama è composta dalla memoria, dai ricordi, che a tratti riemergono da quel luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Sono sempre lì. Sono sempre loro. Solo nascosti in qualche angolino. Basta aspettare il momento giusto... ed eccoli.
Un viaggio nei legami affettivi più forti, nelle nostre paure e nei nostri bisogni di amare, alla ricerca della felicità anche nelle situazioni apparentemente più avverse.
A 52 anni proprio non me lo aspettavo. Di figli ne avevo già uno, ormai grande, proiettato verso un futuro luminoso insieme alla famiglia che si era creato.
Ed io, invece, ecco che mi ritrovo, inaspettatamente, a dover fare i conti con la dolorosa esperienza di diventare “madre di mia madre", nel suo lento declino fisico e mentale.
Eppure il suo sguardo, di tanto in tanto, torna per un fugace momento (tanto fugace che, a volte mi chiedo se sia veramente successo) a fissarsi su di me, limpido e cosciente. Come se davvero fosse tornata a vederMi...tornata ad essere mia madre. Quella che si preoccupava per me. E si prendeva cura di me, sempre con un sorriso sulle labbra. Non so bene come spiegarmi. C’è da non trovare le parole quando hai a che fare con una persona che se ne sta andando lontano, sempre più, suo malgrado. C’è da augurarselo di non trovarle, mettere in fila i pensieri richiederebbe di voler vedere quello che si ha davanti e io non voglio.
“Mamma, sono io, sono Francesca”. Te lo ricordo, te lo ripeto, non perderlo il mio nome. Non lasciarmi andare. Nei tuoi pensieri troncati, assillanti, confusi non sei persa, perché non si può affogare in una pozzanghera, e non sei rinchiusa finché fai di tutto per stare a galla. Attaccati a me, aggrappati all'amo, salda più che puoi, con le mani e con lo sguardo, che ti tiro verso di me, non smettere di respirare.
Quanto fa male trasformarsi. “Sono io, mamma, sono Francesca”. “Lo so,” mi rispondi. Sei arrabbiata. In te c’è ancora forza...non molli, non cedi, ti ribelli. Mi prenderesti a schiaffi. Ti vedo, seduta sul divano. Ti stringi, ti rimpicciolisci, scompari, eppure io ti trovo sempre. So dove cercarti. So dove trovarmi. Anche se potremmo essere il gioco dei contrari io e te. Tu, che sei tanto diversa da me eppure ti assomiglio. Ho paura..e nello stesso tempo ho Il bisogno di non far vedere agli altri che sto male.
Ho tanti sensi di colpa: sono una mamma, come te. Quanta malinconia c’è, quanto mi ricordo di te..ricordi che si diluiscono. All’inizio mi concentro sul come fare per catturarti e quando ti ho catturata penso a come trattenerti; quando sto per perderti cerco di invogliarti a restare con un nuovo stratagemma; quando ti ho persa iniziano i propositi per fare meglio la volta dopo. Ricomincio, riprovo, non mollo mai. I tentativi si susseguono senza sosta. Non c’è fine, non c’è pausa. Ci pensi anche quando non lo fai. Ci deve essere da qualche parte una linea di confine che, se oltrepassata, è un cambio perenne di stato. E ci pensi mentre fai la spesa o sei in fila dal dottore, mentre parli al telefono con un’amica e perfino mentre ti fai la doccia. Quando sei sotto il getto dell’acqua tiepida piangi per il fallimento: non importa quanto poco ti consoli l’esserci per accudirla. L’acqua si miscela alle lacrime nel gorgo dello scarico e dovrebbe andare giù, lasciarti, non tornare, giusto? No, non va giù. La lacrima stagna, imputridisce. Si deposita. È l’acqua delle pozzanghere. Non conosce colore, non conosce fine. Non riflette tutto il cielo, non è nemmeno una finestra. Non bisogna scoraggiarsi.. ma mi mancano le forze o forse il coraggio. A volte ricordo i tempi piu felici che sono anche i più taglienti.“Eccomi! Ciao, come stai oggi? Hai visto che è arrivata l'estate???....
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Guardami,
"sono Francesca, mamma
Mamma❤”.
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susieporta · 2 months
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IL MANDATO FAMILIARE: QUANDO GETTARE LA SPUGNA VA PIÙ CHE BENE.
Nessuno di noi sfugge al mandato familiare, quella missione che implicitamente e tacitamente viene assegnata dal sistema familiare senza che tu te ne accorga.
A volte è davvero tardi per accorgersene, ma i più “connessi” alla propria coscienza, non cedono facilmente al risucchio e si dibattono come pesci nelle reti, fino ad ottenere la libertà.
Una libertà che di solito si ottiene a caro prezzo e quel pagamento spesso avviene sotto forma di perdite, traumi, shock o eventi di vita che ti schioccano un voltaggio impressionante di energia che ti rende estremamente lucido per qualche giorno.
Una donna che intraprende ad esempio una carriera tipicamente maschile, pericolosa, violenta e dice di farlo “per il padre” di gareggiare per lui, che è stato sempre lui a dargli la forza, la spinta, la cazzimma…. Vittorie, sudore, fatica ma anche incertezze.
Quella figlia sta vivendo il ruolo che gli ha dato il padre, molto probabilmente: certo io non posso saperlo, parto da un caso singolo per espandere il pensiero anche ad altri.
Poi il padre muore e l’energia del sistema inizia a cambiare: quella promessa inizia a non gravare più come un macigno, quel contratto firmato chissà dove e chissà quando, diventa “carta straccia”.
Ed ecco che questa figlia inizia a non farcela più, inizia a perdere colpi, a fare improvvisi retromarcia, ad allontanarsi dal personaggio pensato per lei;
fino al ritiro repentino e definitivo: il mandato è stato strappato.
In questi casi la coscienza è abbastanza desta ed evidentemente la fame di vita “propria” è urgente: la decisione sembra il frutto di eventi circostanziali ma io, credo, sia il risultato di un lungo rimuginio, e non la reazione scomposta ad una sconfitta.
Le urla di rabbia e dispiacere sono dedicate al padre, all’averlo deluso, scontentato, non “onorato”.
E meno male, dico io.
Ma la liberazione è inevitabile, il richiamo alla vita è troppo forte.
Conosco molte persone che hanno trovato la via soltanto dopo la morte di un genitore ingombrante che aveva incasellato il figlio/figlia in un ruolo predeterminato, posando una greve scure sulle sue ali e instradandolo verso percorsi alieni alla sua essenza.
Io penso che tutto sommato, questa donna, come molti altri, ora inizierà la sua vita.
Queste sono mie interpretazioni non hanno alcuna pretesa di verità.
Sono mie sensazioni che nascono spontaneamente osservando delle dinamiche che ho osservato per 15 anni ogni giorno.
Gli eventi di massa li osservo per comprenderne le dinamiche profonde e per cercare di entrare in contatto con le forme che assume la vita quando tentandi farsi largo.
La vita per rompere gli argini e ricondurti a se, trova i modi più strani la cui logica sfugge ad occhi inesperti.
Credo che tutto sommato, nulla sia accaduto per caso, la sua rivale, la perdita del padre, la sconfitta, l’attenzione su di lei.
E alla fine, sorpresa: le viene riconosciuto comunque un premio in denaro pari a quello che ricevono le medaglie d’oro e questo accade sempre per motivi legati alle leggi universali, cioè perché la vita premia la vita.
La vita l’ha premiata lo stesso perché la resa era la cosa giusta.
Cambiare strada.
Rinnovarsi.
Abbattere la scure.
E tutto questo è davvero meraviglioso se guardato cogli occhi di un ricercatore.
Nulla accade per caso, soprattutto quando strappi il foglio del mandato familiare ( anche senza rendertene conto come in questo caso, o forse sì chi lo sa ) e inizi a disegnare su un foglio bianco la tua vita.
Dedico questo post a chiunque senta di aver fatto a pezzi questo mandato e anche a chi ne sente il peso senza riuscire ancora a volare.
Noi siamo i figli che per volare devono “pagare le ali”.
Auguri a tutti noi.
ClaudiaCrispolti
( lo sport non mi interessa, non seguo le olimpiadi, non sono un’esperta di sport, mi reputo una ricercatrice nel campo della crescita e dell’evoluzione e amo osservare la realtà come se fosse un grande laboratorio. I grandi eventi di massa sono una ghiotta occasione di studio e riflessione per me.
Queste sono SOLTANTO mie interpretazioni lo ripeto.
Niente polemiche, niente tifo pro e contro. Qualsiasi commento inadeguato per tono o contenuto verrà eliminato e la persona bloccata.
Ho molto da fare, ma scrivere fa parte del da fare.)
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papesatan · 1 year
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Ieri s’è sposata mia sorella. Credo di non aver realizzato finché non l’ho vista in piedi con mio padre all’altare. Soltanto la sera prima avevo irriso bonariamente i miei scommettendo un paio di birre col buon Angelo su quante volte sarebbero crollati, col sardonico risultato che loro si son fatti roccia sorgiva, commuovendosi il giusto, mentre io son scoppiato a piangere e da lì non ho più smesso. Troppi pensieri d’amore represso, dolore ipogeo, parole non dette: mia sorella razzista omofoba antivax e complottista, il sempre più arduo discuter invano, a schivar nolente bombe e mine. E volerle bene nonostante tutto e ancora, conoscendo la sua sofferenza che è anche la mia, così uguali e diversi. Quando studiava ancora medicina, i professori la consideravano un genio, la migliore del suo corso, la più brillante, e lo era davvero. Avrebbe potuto fare ed essere qualunque cosa avesse voluto. Poi le si ruppe qualcosa, anni d’infinita crisi e non sapersi, una vita fuori corso. Infine, lo strappo, la rinuncia a tutto, cambiando lavoro e vita. Ora lavora come social media manager ed è bravissima in quel che fa (ma lo sarebbe in qualsiasi cosa decidesse di tentare). Il mese scorso, passando dalla cucina, ho notato che il bidone della carta traboccava di fogli e quaderni. Ho cominciato a leggerne il contenuto: vecchi appunti di medicina, esami pianti e sudati, storie inventate (anche lei scrittrice), pagine di diario, pensieri, sfoghi, pezzi di anima scartati e gettati via alla rinfusa. Senza farmi scoprire, ho raccolto tutto e l’ho nascosto al sicuro in camera mia. Sono un accumulatore seriale, è vero, ma non potevo permettere che tutta quella pena andasse perduta. Posso capire perché l'ha fatto, il dolore che le provoca tenersi la caduta ancora a vista. Può fare tabula rasa se vuole, allontanare da sé le pagine d'un passato in cui più non leggersi, lo accetto, vorrà dire che conserverò io i pezzi d'una vita che non è più. Chissà, magari un giorno, ormai in pace, tornerà a cercare quei sogni buttati di rabbia e spregio e allora io, beh, saprò cosa fare.
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sceneryofasunsetpink · 2 months
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la situazione sta diventando veramente pesante e stressante a casa mia perché non ce la faccio più veramente a sopportare mia madre e tutti i suoi ricatti e tutte le sue grida, sono anni che vivo in questo casino e in questo inferno, non c'è alcun modo per cui io possa andare avanti o almeno ci sono i modi per cui io posso andare avanti ma non riesco a trovarli perché mi sento bloccata impaurita e in difesa perché non so cosa fare per questi abusi psicologici che lei fa nella mia testa perché sto male anche fisicamente e non riesco a riprendermi nonostante io faccia una cura e vado dalla psicologa, lei continua ancora ad addossarmi di colpe e a farmi sentire sempre sbagliata e a ricattarmi e a dirmi cose che non stanno né in cielo né in terra soltanto per vedermi stare male, soltanto per il gusto di vedere che la mia salute peggiori e credetemi io non so veramente cosa fare, non so veramente a chi rivolgermi magari ne parlerò con la mia psicologa ma più di questo non posso fare perché purtroppo le cose sono abbastanza gravi è abbastanza seria di tutto quello che lei ha fatto nella mia vita e nella mia persona.
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Mia sorella più grande non è partita con gli altri per il mal di schiena, nemmeno per una settimana soltanto. Non voglio dire che me l'aspettavo, però sentivo nell'aria questa possibilità. Io su qualcosa la posso pure aiutare in questi giorni, l'aiuterò, non è che io possa comportarmi da stronzo senza motivo. Ma non sono un infermiere né un badante. Per lei poi sicuramente no, può sembrare cattivo detto così ma non mi ha mai dimostrato veramente di volersi prendere cura della sua salute e non capisco perché dovrei intervenire io investendo le mie energie. Questi casi mi dimostrano che io non sono un crocerossino a prescindere. In ogni caso in questo momento riesco solo a pensare che mi ha rovinato quell'unica settimana in cui dovevamo essere solo io e Lucky. In queste settimane, nonostante ci sarà sempre lei in casa, non posso nemmeno uscire con gli amici che non sono fuori città, perché i miei hanno detto che lei non può occuparsi di Lucky. A parte se deve scopare, allora a quel punto immagino vada bene che io esca.
Scusate la polemica ma io sono anche questo.
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scorcidipoesia · 5 months
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La guardai. La guardai. Ed ebbi la consapevolezza, chiara come quella di dover morire, di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto o potuto immaginare. Di lei restava soltanto l'eco di foglie morte della ninfetta che avevo conosciuto. Ma io l'amavo, questa Lolita pallida e contaminata, gravida del figlio di un altro. Poteva anche sbiadire e avvizzire, non mi importava. Anche così sarei impazzito di tenerezza alla sola vista del suo caro viso.
Vladimir Vladimirovič Nabokov, Lolita
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princessofmistake · 10 months
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Caro Ivan, Vorrei dire a tutti che non c’é niente di bello nell’essere Sofia e questo perché ho smesso di poterti accarezzare. Ho lasciato ad un’altra donna la possibilità di svegliarsi accanto a te, di prepararti la colazione, di baciarti in una di quelle giornate grigie che sembrano non finire mai. Mi fa ancora male pensare che tu corra da lei dopo lavoro, che la stringa con forza prima di aprire la porta per non perdere nemmeno mezzo secondo insieme e se ti vedo, se ti incontro nei soliti posti, mi si gela il cuore, penso subito a come devo comportarmi, a quanto devo restare composta e fingere che non mi importi nulla. Non ti amo più, ma tremo ancora quando so dove sei, spero ancora di incrociare il tuo sguardo da qualche parte, magari dopo esser stato con lei, dopo averci fatto l’amore. Spero ancora che guardandomi tu possa pensare che con me era meglio. Vorrei dirti che sono felice, che quando mi parlano della tua nuova storia sorrido, ma non posso, questa é l’avventura che non ci siamo concessi per paura, ed io ho maledetto il nostro mancato coraggio ogni giorno, ho pensato a tutte le lotte che potevamo evitare, a tutti i capricci mai risparmiati, a quella gelosia che toglieva il respiro, e a quella fiamma che non smetteva mai di bruciare dentro di noi. Ricordo ancora le urla e i messaggi con scritto “non cercarmi più” almeno mille volte, sperando di non esser mai presi alla lettera, eravamo così terrorizzati dall’idea di perderci che abbiamo fatto in modo accadesse. In tutto questo tempo non sono riuscita a sostituirti, quando altre braccia mi stringevano pensavo soltanto che non erano le tue e a quanto spesso ho dovuto allontanarti mentre tu adesso hai un’altra persona d’amare, userai anche con lei il sapone all’arancia, un giorno finirà e dimenticherai anche quello, ma ogni volta che ci vedremo, ovunque saremo e chiunque avremo al nostro fianco, sentirò ancora il cuore uscire dal petto e poi fare le corse per rientrare lontano da noi.
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yourtrashcollector · 7 months
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Io penso che non le è successo nulla. Penso che purtroppo, semplicemente, non era fatta per vivere, come tanti altri. Dico soltanto che alcune persone non sono brave a vivere come le altre, e può darsi che fosse solo questo, che lei non appartenesse a questo mondo, che non le andasse di vivere, mormoro, in preda al panico.
Niviaq Korneliussen, La valle dei fiori
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morganadiavalon · 1 year
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Alla mia tetta destra, statisticamente, volete più bene voi che io.
Vittima dell'età, dell'ingiusta forza di gravità, dei miei dca, ma soprattutto della mia postura tutta sbilenca da quel lato (e poi, diciamocelo, è pur sempre la tetta destra) da me riceve soltanto insulti, improperi e tentativi di nasconderla.
Voi, invece, siete teneri e delicati con lei.
La prendete tra le labbra e la succhiate dolcemente come se fosse la tetta più soda che abbiate mai assaggiato. Le parlate, la accarezzate, le sussurrate paroline dolci per contrastare le mie ingiurie e la consolate.
Non si può dire che non sia una tetta fortunata!
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ossimoro7 · 8 months
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Sono uscito con una, giorni fa.
Come è andata?
Molto bene.
La rivedrai?
Non lo so. Non l'ho chiamata.
Sei un dilettante.
So quello che faccio.
Ah, sì?
Sì. Non si preoccupi per me, so quello che faccio. Questa ragazza, insomma, è bellissima, intelligente, divertente. È diversa dalle altre con cui sono stato.
E allora chiamala, Romeo.
Così mi rendo conto che non è poi tanto intelligente? Che mi rompe i coglioni? Questa ragazza è perfetta ora; non voglio rovinare questo.
Forse tu sei perfetto ora. Forse è questo che non vuoi rovinare. Questa la chiamerei una "super filosofia", Will, così puoi in effetti passare tutta la vita senza dover conoscere veramente qualcuno… Mia moglie scoreggiava quando era nervosa. Aveva una serie di meravigliose debolezze. Aveva l'abitudine di scoreggiare nel sonno! [ridono] Scusa se ti racconto questa cosa. Una volta fu talmente forte che svegliò il cane! [ridono] Si svegliò anche lei e mi disse: "sei stato tu?"; e io: "sì"… Non ho avuto il coraggio.
Si è svegliata da sola?
Eh, sì! Oh, È morta da 2 anni e questo è quanto mi ricordo. [Will smette di ridere] Momenti stupendi, sai, piccole cose così. Però sono queste le cose che più mi mancano. Le piccole debolezze che conoscevo soltanto io. Questo la rendeva mia moglie. Anche lei ne sapeva delle belle sul mio conto, conosceva tutti i miei peccatucci! Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo. Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall'incertezza: la ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l'uno per l'altra. È questo che conta. È questo che significa intimità. Puoi sapere tutte le cose del mondo, ma il solo modo di scoprire questa qui è darle una possibilità. Certo, non lo imparerai da un rincoglionito come me. E anche se lo sapessi non lo direi a un piscione come te.
(Film Genio ribelle)
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Ossimoro
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nineteeneighty4 · 19 days
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Forse sono leggermente insofferente. Sarà il caldo , la tristezza tipica del post vacanza , l’anno difficile , la morte di mia madre , l’ansia per il rientro , lo sfratto alle porte , sarà la vita , l’universo , tutto quanto ma è come se la mia soglia di sopportazione fosse giunta al limite. Non lo faccio neanche apposta , è che certi discorsi -così come alcuni sguardi indagatori , bigotti , invadenti , insopportabilmente banali , scontati o costruiti - non li reggo. Poco fa ,infatti ,ne ho combinata un’altra delle mie insolite. La signora che ha acquistato casa un bel po’ di anni fa si è messa a parlare del marito - morto l’anno scorso a causa di un tumore - e di quanto e come le persone si comportino male certe volte senza rendersene conto. Poi , a mo’ di frecciatina implicita ,ha voluto sottolineare il fatto che non mi fossi fatta viva subito, post mortem di lui , per farle le condoglianze. Non l’ha dichiarato esplicitamente ma il senso era “ G ci teneva tantissimo a te. Non faceva altro che nominarti. Ogni estate mi faceva una testa così su quanto fossi dolce , delicata , colta. Ti ha invitato a casa un sacco di volte , ricordi? . Eh ma lui era come sappiamo,il bene sapeva dimostrarlo”. Lo scrivo qui perché sono stufa dell’apparenza. Ne ho fin su i capelli dei chiacchiericci di quartiere. Mentre la signora parlava elogiando il marito avrei voluto disintegrarle la memoria , rompere tutti i bei ricordi che aveva con e di lui , farle leggere i messaggi che io e mia madre commentammo con “Che schifo” perché non potevamo credere che un vecchio di sessant’anni ci stesse provando con una di trent’anni più giovane. Mi avrebbe rallegrato come non mai risponderle che il marito tanto gentile e tanto onesto pareva. E che il fatto di parlare costantemente di me o di invitarmi a casa quando lei non c’era per quei caffè allo schifo che teneva in corpo, erano cosa nota ormai ma ho sospirato come un’anima in pena,divagando con la mente su certe frasi a doppio senso , su delle battutine squallide che facevano ridere soltanto lui. E quell’ insistenza poi…Quel mettersi sull’ uscio di casa solo per farsi notare fino ad avere la faccia tosta di dirmi “Guarda che io sono capace anche con le ragazze ,eh. Sono sempre stato un bell’uomo “. Quella voglia matta e improvvisa di tirargli un pugno in faccia davanti a tutti quanti, moglie compresa e quella rabbia che conosco soltanto io. Quel nervosismo che mi sale dell’anima quando mi ammazzano la poesia toccandomi le cose , provando a sfiorarmi o a trascinarmi nella merda delle loro vite. Con questi pensieri in mente, ovvio che l’idea di partecipare al funerale non mi abbia proprio sfiorata. Certo che mi è sembrato giusto non aggiungere niente.
“ Mi aspettavo un messaggio , anche se poi ci siamo viste di persona e ti sei spiegata. Il tuo comportamento mi ha sorpresa ,tutto qui.” Ho anche provato a fingere, sforzandomi di trovare le giuste parole, tuttavia quel che sono riuscita a mettere su carta è stato questo:
Il nulla.
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sognidicarta · 24 days
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Nel Silenzio di un Sogno
Lei era poggiata su un muro,
mi guardava con occhi colmi d'amore,
io, trafitto dal desiderio,
avrei voluto fermare il tempo,
in quell'universo fragile,
dove finalmente, lei mi ama davvero.
Sarei voluto restare lì,
in quel silenzio carico di tutto,
dove esisto solo per lei,
perché forse, soltanto lì,
posso sentire l'amore
che in questa realtà mi è negato.
Ma al risveglio,
ho trovato il cuscino intriso di lacrime,
mentre il sogno svaniva come un'ombra,
lasciandomi solo con il dolore
di un amore amaro
e di un mondo che mi è sempre più estraneo.
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