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#sperduti nel buio
nazsefik · 2 years
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Sperduti nel buio è un film muto italiano del 1914 diretto da Nino Martoglio.
Si ritiene che il film sia andato perduto. L’ultima copia del film fu trafugata da soldati tedeschi dal Centro Sperimentale di Cinematografia durante la seconda guerra mondiale e di essa si sono perse le tracce.
È da molti critici considerato il padre più antico del Neorealismo per il suo carattere di cinema realistico regionale.
È considerato il primo film realista della storia, precursore del realismo russo, francese ed italiano. Il film ricavato dall’omonimo dramma di Roberto Bracco (1901), fu prodotto nel 1914 dalla Morgana film di Catania e diretto da Nino Martoglio. I protagonisti erano Giovanni Grasso e Virginia Balistrieri.
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marcogiovenale · 1 year
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przewalski in stazione / carlo sperduti. 2023
Dalla finestra di camera il lago buio, la linea illuminata dal pub e dalle case intorno a metà strada. L’altra sponda, di fronte, dove so i rilievi dietro la stazione, nel nero. Sulla riva qualche movimento che inferisco da turbamenti di luce, forse ubriachi che giocano al lago, si fanno esplodere al lago. Non mancano in questo periodo deflagrazioni notturne poi chiazze, ritrovamenti,…
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robertacastellani · 4 years
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Ricordo i viaggi in macchina quando ero piccina, non vedevo l'ora di arrivare. “Quanto manca? Quanto manca?” chiedevo incessantemente a mio padre. Sarà che quando si è piccoli si da importanza alla meta, al risultato, il viaggio risulta essere così noioso e spoglio di significato. Quel che contava era il mare da raggiungere, dove fare il bagno e la sabbia con cui giocare e costruire castelli. Se li cerco, alcuni castelli, sono ancora là, su qualche riva del Gargano, lambiti da onde schiumanti.
Ora riesco finalmente ad ammettermi quanto il percorrere incessante delle ruote sulle fredde corsie d'Italia culli e rassereni il mio cuore e la mia mente. L'arrivo mi turba, la meta mi spaventa. Il cuore accelera quando la destinazione si intravede all'orizzonte. Mi consola lo stare immobile dentro un abitacolo ed allo stesso modo mi conforta l'idea dell'andare verso un luogo, un qualcosa, forse qualcuno. Nell'abitacolo di una macchina ho fatto e mi sono state fatte profonde confidenze. Il tempo fermo ed immutato scandito dall'autoradio spinge alla confessione, alla rivelazione.
Solo in esso, in un'abitacolo, si crea quell'aura di intimità ed accoglienza, come tra i muri di una chiesa consacrati al voto del silenzio e del segreto. Quel che viene detto in un viaggio, rimane nel viaggio.
Scorre il paesaggio. Alberi invisibili si stagliano e susseguono come i fotogrammi di un film in bianco e nero. Pioggia o sole ci inseguono ed infrangono sui finestrini trasparenti. I passeggeri delle auto che ci sorpassano diventano compagni di viaggio senza volto, nascosti dall'involucro di latta di monovolume lucenti.
Ricordi, amore mio, come ti accarezzavo la nuca per risucchiarti la stanchezza? Un pezzo di noi è rimasto in quell'angolo di autostrada A4, persi tra il chilometro 300 e 400, direzione Milano. Non sapevamo dove andare, ma eravamo lì, sperduti in una fetta di mondo fra due sedili ed un volante.
Ricordo melodie cantate, parole su metri macinati al buio.
Le lacrime di un'amica delusa dalla vita: lo sai amica mia che siamo già distanti anni luce da quel male che ti ha ferito? Senti come corriamo. Dobbiamo andare, andare ed ancora andare.
Stiamo imparando ad apprezzare il viaggio, il muoversi, il dinamismo, l'andare. Dobbiamo andare. La playlist continua a suonare, colonna sonora.
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strawberry8fields · 5 years
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“Magro, senza febbre, né freddo né caldo, con gli occhi vuoti, il giovane si solleva senza camicia di sotto ai piumini, mi s’attacca al collo, mi sussurra all'orecchio: ‘Dottore, lasciami morire’. Mi guardo intorno, nessuno ha udito; i genitori stanno lì protesi, e aspettano il mio responso; la sorella ha portato una sedia per la mia borsa e frugo fra i miei strumenti; il giovane dal letto, non smette di allungar le mani verso di me per ricordarmi la sua preghiera; afferro una pinzetta, la esamino alla luce della candela e la depongo di nuovo […]
Ed ora ho trovato: si. il ragazzo è malato. Sul fianco destro, verso l’anca è aperta una ferita grande come il palmo di una mano; di color rosa, in diverse gradazioni, scura in fondo, più chiara verso gli orli, leggermente granulosa, col sangue raggrumato a chiazze, aperta come la bocca d’una miniera. Vista da lontano è così. Ma da vicino appare ancor più grave. E come guardarla senza ansar lievemente? […] Povero ragazzo, nessuno ti può aiutare. Ho scoperto la tua orrenda ferita; questo fiore nel tuo fianco ti farà morire  […]
«Mi salverai?» Mormora singhiozzando il fanciullo, abbagliato dalla vita che è nella sua ferita.”
Franz Kafka, Un medico di campagna, 1919
Il dentro ferito
“La disperazione ignora di essere disperazione.”
Buio profondo. Il tempo del mio cuore è grigio, il cielo ovattato dalle nuvole e dai fitti pensieri. Piove sempre: non traspare neanche un minuscolo brandello di cielo. Ascolto i rumori notturni. Sono raggomitolata a terra con lo sguardo perso. Mi sento desolata e fragile stanotte. Rinchiusa sempre più rigidamente nella mia interiorità. Una triste solitudine e un’angoscia lacerante sembrano essersi impossessate di me. Non riesco a tollerare questa atmosfera opprimente. Da quella sera, mi sono progressivamente trasformata in una versione incompleta di me, separata dal mondo, in un fantasma con sentimenti annullati e pensieri in pausa. Non mi riconosco, sto scomparendo. Al posto della mia anima, c’è un vuoto spettrale che viene progressivamente invaso dai mostri che mi corrodono dall'interno. Il dolore ha lasciato una traccia così profonda dentro me. Non sono più io. Di me conservo solo l’involucro. Sono una casa abitata da estranei. Sono una creatura aerea: impossibile vedermi o toccarmi. Non posso essere definita, classificata, non assomiglio a niente di compiuto, non più.
«Nel frattempo, che ne è delle tue ferite?»
Tutto rimane esattamente uguale all'esterno, sembra tutto perfettamente in ordine.  Tutto è al solito posto nella mia stanza, tutto sembra familiare: i libri sulle mensole, il piumone a righe, i peluche, le cuffie. Qualcosa vacilla. Il caos è interno. Gli sconvolgimenti emotivi non si vedono. Sono le ferite interne riaperte  a sanguinare copiosamente. È un soffrire invisibile, impalpabile ma terribilmente reale. Contrariamente da quanto si può vedere, il dolore gonfia, s’ingrossa e vive in fondo, dove si è insediato. Mi afferra ripetutamente senza preavviso. La sensazione di essere sua prigioniera è intollerabile. Inganno il tempo con la voce piena di silenzi e lo sguardo distratto. Provo ad andare avanti, provo a dirigermi verso il chiarore della luce ma sono sempre più impacciata. Mi affanno a trovare una via d’uscita, notte dopo notte. Mi trascino. Arranco. Alla fine, cedo esausta.
«Non riesci a dormire, vero?»
C’è una sofferenza in me legata a momenti precisi e concreti. È un travaglio instancabile che non conosce pause né riposo. Rivivo dolorosamente i ricordi. Sono destinata a fare i conti tutte le notti con questa dura e inevitabile realtà e con le difficoltà che solleva: non sono in grado di aggirarla né di ignorarla. I ricordi dolorosi sono sempre i più invasivi: ridestano sensazioni avvertite sulla pelle e angosce ardenti e inarrestabili. Sono loro a farmi compagnia quando è buio e non è certo una compagnia piacevole o desiderabile. Mi tornano alla mente anche i dettagli di quella sera orrenda che credevo di aver dimenticato, tornano ad emergere dai luoghi sperduti, dai quartieri abbandonati e in rovina della mente. Guardo con terrore quelle lunghe e frastagliate sequenze che si rimescolano fino a formarne una completa, ne seguo ogni movimento con lo sguardo. Mi fa male vederle scorrere. Sono la causa della mia drammatica fragilità, del mio essere ineluttabilmente vulnerabile. Rimango penosamente interdetta. Vorrei che tutte le immagini svanissero, che venissero magicamente cancellate dalla mia memoria, invece di tornare alla carica. La memoria è straordinariamente elastica: si restringe e si allarga, si conserva ma può anche trasformarsi, mi dico. Sarei felice se riuscissi a dimenticare tutti i ricordi legati a quella sera sgradevole e invece sono smarrita in una terra ignota che temo. Mi serve un lasciapassare, un passaggio sicuro. Non c’è una scappatoia possibile.
«Salvami!», dico abbassando gli occhi.
Sono un’anima ferita e lacerata in cerca di aiuto. Vorrei che qualcuno corresse a salvarmi. Vorrei trovare conforto. Vorrei ritrovare la pace della mente.
Io e i miei intensi e irrealizzabili desideri.
La vita è fatta di prigioni e di liberazioni, penso. 
Non mi resta che questo raggio di speranza.
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luci sotto la tua gonna e pianti di santi
ho sollevato l’orizzonte del mondo
per consegnarti un bacio sul collo
tu dicevi Sei matto 
però ricambiavi il bacio
come un intero alveare di api sospese
a colarmi il miele negli occhi e lacrime lente in bocca
il mondo esplodeva lontano gonfio di rabbia
e risentimento
l’esistenza è un’arte e il paradiso è in terra
ma pochi lo capiscono, ti ho detto
nel frattempo carezzavo
lentamente
le tue labbra gonfie di palloncini fatti di niente 
e respiro e vita e sogni e vento  
la felicità è questo momento pensavo
ma tu non dicevi quella parola
mi guardavi con i tuoi occhi sperduti e conflttuali
non sapevi se dirla o non dirla, quella parola
quella parola amore che avresti sussurrato per caso
carezzando un gatto, due giorni dopo. 
ci sono stati giorni che ho pensato di amarti come un gatto perduto.
poi la tua gonna piena di luce
labbra che non sapevano cosa dire
e sospensione del tempo in ogni carezza
avevi il mare negli occhi e mani piene di sabbia
che sfregavano nervose sulla mia pancia.
ci sono stati attimi difficili a dirsi come gatti sperduti nel buio
che aspettano una carezza con un miagolio discreto
incastrato in gola, avevo mani piene di niente
le tue erano piene di rose 
che stringevi forte nei pugni.
poi ti sei aperta
e il sole bruciava nel sole
e hai sospirato finalmente 
e hai detto, ti amo.
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m7
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di-biancoenero · 5 years
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Il grande attore tragico siciliano Giovanni Grasso (1873-1930) interprete anche di alcuni film muti tra i quali spicca Sperduti nel buio (1914), prima pellicola verista. Aveva un cugino omonimo anche lui attore (1888-1963)
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spettriedemoni · 6 years
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Nonni (prima parte)
Mio nonno materno era una figura che mi sembrava imponente quando ero piccolo. Per certi versi l’avresti definito più una figura assimilabile a un “Padrino” che a un nonno data anche quell’aria austera e severa che lo circondava.
Stava seduto la maggior parte del tempo a una sedia nel salotto di casa sua a un tavolo di legno massello sufficientemente grande da mettere tutti i suoi figli seduti intorno a lui e a mia nonna nelle occasioni di festa. Una volta mia madre mi raccontò che i suoi genitori si impuntarono per far entrare quel tavolo in quella casa che il loro primo figlio maschio aveva contribuito a costruire. Quel tavolo doveva essere lì perché tutti i miei zii avrebbero dovuto poter sedere insieme a quella tavola. Erano 7 i miei zii. Sarebbero stati 8 se una mia zia non fosse morta giovanissima, si chiamava Elisabetta, mia madre non la conobbe mai perché nacque molti anni dopo di lei, però i miei nonni decisero di rinnovare quella loro figlia primogenita dando a mia madre il suo stesso nome e aggiungendovi Margherita.  Curiosamente mia madre fu sempre chiamata con il secondo nome ma si firmava sempre Elisabetta Margherita.
Mio nonno aveva un pancione enorme su cui intrecciava le dita delle sue paffute mani mentre guardava la televisione sempre a orari stabiliti, mai accendeva la TV un minuto prima o un minuto dopo. Controllava la colonna dell’Enalotto che diligentemente compilava ogni settimana, senza mai giocare però. Non  ho mai capito quella curiosa abitudine, a lui però bastava farsi la sua colonna e controllarla il sabato sera.  La domenica mattina invece vedeva la messa sul Primo Canale, come lo chiamava lui, e al rientro di nonna, che invece a messa ci andava di persona, la accoglieva con un sintetico «Sia lodato Gesù Cristo».  Negli ultimi anni di vita mio nonno doveva tenere sotto controllo il diabete e nonostante la dieta ferrea che seguiva, ogni tanto qualche strappo alle rigide regole lo faceva.
Non sempre è stato così mio nonno: in gioventù era più magro e tonico. Il viso, nelle foto che vidi di lui da più giovane, era già segnato da difficoltà affrontate negli anni per dare da mangiare ai suoi figli.
Faceva l’elettricista. Nei paesini di montagna, come quello dove abitavano i miei nonni, la linea elettrica era abbastanza precaria. I pali della luce erano di legno e alla prima abbondante nevicata come nulla venivano giù lasciando molte famiglie al buio. Compito di mio nonno era controllare che non accadesse, che i pali fossero sufficientemente puliti dalla neve o che non fossero caduti. Lavorava in una cabina elettrica. Una sera la mia prozia, una delle sorelle di mia nonna, andò a cercarlo per sincerarsi che non avesse problemi. Voleva andarci mia nonna in verità, ma aveva i figli a cui pensare così andò la sorella più giovane. Raggiunse la cabina dove lavorava il cognato e rimase con lui fino al giorno dopo.  Questa mia prozia vive negli USA oggi e mi raccontò lei stessa l’episodio. Da lei seppi che mio nonno era talmente bravo nel suo lavoro che finì in un articolo di giornale perché i paesini della linea elettrica che lui controllava non ebbero un solo minuto di black out a differenza di altri lì vicino. Era una persona determinata mio nonno.
Fu grazie alla sua determinazione che riuscì a mandare tutti i suoi figli a studiare anche molto lontano pur con tutte le spese necessarie a mantenerli. Fece molte ore di straordinario. Mia madre disse che aveva “investito sui suoi figli”. Non avrebbe voluto mandare le figlie femmine a studiare, a dire il vero. La mentalità maschilista di quegli anni e in quei paesini sperduti sulle montagne abruzzesi voleva la femmina a casa a fare la calzetta. In effetti la sorella più grande di mia madre, la secondogenita, aveva solo la terza elementare. Mia madre invece poté studiare grazie al fratello maggiore che era bravissimo a scuola e convinto dell’importanza dell’istruzione anche per le donne. Così mio nonno si arrese, ascoltò quel figlio così intelligente e bravo a scuola e lavorò per mandare anche le altre due figlie femmine a studiare.
Dicevo all’inizio che era molto severo nell’aspetto e questa severità l’aveva ancor di più con i suoi figli che però gli vollero sempre bene. Spesso mia madre mi raccontava che appena tornava a casa tutti loro figli andavano a coccolarlo, a prendersi cura di lui, a togliergli i calzari bagnati dalla neve.  Lo vedevano poco ma sapevano che c’era. Fumava tantissimo, negli ultimi anni di vita tutto quello che chiedeva ai figli come regalo erano stecche di sigarette.
Il ricordo che ho di lui è questo suo apparire così autoritario eppure sapeva scherzare e sorridere nonostante quel viso così arcigno.
Una volta una zia mi chiese se volessi ancora un dolcetto e io (stranamente) risposi di no. Lui, che aveva assistito a quello scambio di battute mi fece: «Mangia ora Vincè, che poi arrivi alla mia età e... questo non lo puoi mangiare, quello nemmeno, quell’altro neppure lo puoi toccare. Mangia ora che puoi!»
Un uomo che chiamava sua moglie “Signora”. Era così mio nonno: un duro dal cuore tenero.
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andrealilli · 3 years
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Sperduti nel buio, di Nino Martoglio (1914)
Sperduti nel buio, di Nino Martoglio (1914)
di Federico Bardanzellu – Sperduti nel buio, uno straordinario film italiano la cui unica copia è andata perduta durante la seconda guerra mondiale Il cinema italiano si è affermato nel mondo grazie a un gruppo di lungimiranti registi che, a guerra mondiale ancora in corso, hanno fondato la scuola neorealistica. Il termine “neorealismo” è stato gratificante per il nostro cinema, non soltanto…
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ufficiosinistri · 7 years
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Per cosa si combatte
Un centro abitato in campagna diventa automaticamente un "paesino", sfruttando così la possibilità concessa dal luogo comune al proprio registro letterario di utilizzare inutilmente un antipatico diminutivo. Io preferisco chiamarli "paesi" e basta perché ognuno di essi, sperduti per l'Europa o il Sudamerica, per esempio, consiste in una realtà ben marcata, istituzionalmente e socialmente forte.
Un paese, per esempio, era quello in cui andavamo ogni sabato io, mia madre e mia sorella, a comprare il miele. Si trovava ( e si trova tuttora, ci sono passato sì e no due settimane fa) a pochi chilometri dalle ultime case della città, le ultime cascine. Era composto da un totale di sedici o diciassette case, infilzate dalla strada provinciale come gli ingredienti di uno spiedino. Ci fermavamo in un cortile che dava sulla direttrice principale, e parcheggiata la macchina entravamo in una casa che una volta era sicuramente una cascina. Il piano terra era umido e buio e ci accoglieva sempre una signora anziana che ci dava due caramelle al miele, una per me e una per mia sorella. Poi mia madre iniziava a parlare con la signora anziana, della settimana che avevano passato per esempio, e parlavano dei rispettivi mariti. Poi mia madre comprava qualche pesante barattolo di miele giallo e marrone e riuscivamo ancora nel cortiletto, che nel frattempo si era riempito di sole e polvere. Eravamo lontani dagli aeroporti, dagli imbarazzi, dagli imbarchi, dagli imbarazzi e dalle femmine attratte da uomini dannati.
Olanda. Da Zwolle in su, guidando verso Nord, il paesaggio è arido e ventoso, o per lo meno me lo ricordo così. Sto parlando di almeno quindici anni dopo. La strada che arriva a Leeuwarden è tutta dritta ma non è un'autostrada: è stretta, ostile e perennemente contornata da fossati senza acqua, ricoperti di erba verde e grigia. Sembra non poter mai raggiungere il sole, ma passa attraverso innumerevoli paesi, o borghi, e cambia ogni volta. Quando ci entra, quando iniziano a crescere i cartelli con le indicazioni per altri paesi o indicanti luoghi di interesse e necessità, è diversa rispetto a quando inizia ad uscirne: il centro abitato la cambia. Con le sue usanze, con i suoi modi di trascorrere il tempo, attraverso le sue feste e le sue ricorrenze, con i suoi accenti e i suoi modi di dire. È come se dopo aver attraversato un paese cambiasse mentalità e maniere. Non conosco bene l'Olanda,ci sono stato una volta sola in vita mia e non sono mai stato ad Amsterdam, per esempio, ma credo che anche in questo caso valga la disequazione secondo la quale la capitale di una nazione non sia la nazione stessa. Ho visitato la parte più a Nord del Paese, per un paio di giorni e solamente viaggiando, ma questa sensazione di cambiamento è stato il tratto che ha pervaso la mia visita durante la sua intera durata.
L'Olanda ha dato natali ai pirati più famosi, erano tutti uomini dediti all'essenza di girovaghi al servizio di momentanea ed irruente gloria, di soldi immediati e perennemente assetati di violenza: sembra quasi impossibile che  Arjen Robben provenga proprio da questi luoghi, dalla parte olandese opposta rispetto al porto di Amsterdam e le dighe che lo proteggono dal mare ghiacciato. Lontano dalla confusione che invade ogni giorno le strade delle capitale e del suo porto,il suo primo club di livello fu infatti il Groningen, squadra del capoluogo della sua provincia situato più a sud rispetto al suo paese natale, Bedum. Uno di quei paesi attraversati da una direttrice stradale che appare diversa, prima e dopo l'incontro con le prime case e le ultime abitazioni, a seconda della direzione del viaggio.
Ma Robben è anche un pirata, non dimentichiamocelo, nato in una nazione di pirati. Inizia giovanissimo a correre indisturbato, praticamente, sulla fascia sinistra, e dopo il Groningen va al PSV Eindhoven, all'epoca la seconda squadra olandese. Ci rimane poco: il Chelsea è lì che bussa da mesi alle porte, ma come ogni pirata ha i suoi momenti in cui non può godere a pieno della propria libertà, infortunandosi quasi subito e dovendo rimandare il suo esordio coi blues, ma non appena ritorna pronto all'azione risulta incontenibilmente devastante: non riescono a tenerlo, su quella fascia diventata destra. Agrodolce invece fu l'esperienza in Spagna, nella squadra del Re, ma è giunto il momento di una  doverosa digressione.
I pirati olandesi odiavano visceralmente la Spagna. Odiavano le sue usanze sino a deriderle e detestavano il suo potere, esercitato tra i profumi in una terra lontana dall'Europa. Non si tratta di odio verso i potenti o di una spinta verso un romantico e sociale sentimento di giustizia, tutt'altro. I racconti che ci sono arrivati degli assalti e dei combattimenti, delle conquiste delle città e delle tratta dei prigionieri sono tutti truci e sanguinolenti, giusto per riportarci ad una corretta visione critica verso quel mondo, che idealizzato non lo è mai stato. Francia e Inghilterra iniziarono a finanziare, sul finire del '600, le azioni piratesche ai danni delle flotte spagnole, ma ben presto i corsari, assaporata la libertà, iniziarono a far di testa loro. Erano lontani dalla loro terra, lontani dagli idealizzati paesi della campagna olandese come dalle bettole e dalle banche di Amsterdam, e probabilmente sapevano che non vi sarebbero più ritornati.
Nel calcio, però, le cose vanno diversamente, e al Real Madrid arriva come uno tra gli acquisti più onerosi del club capitolino. Si fa male, sì, ma gioca svogliato e sempre sotto pressione. Perché farsi prendere dall'ansia e la voglia di scoprire mondi nuovi se si ha sempre nostalgia e con la testa si rimane fermi? Con la Spagna, il suo campionato, le sue squadre, i suoi ritmi e i suoi compagni di squadra è quasi un patto di non belligeranza, è quasi una tregua forzata, la sua.
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Robben sembrava vestire la casacca blanca per fare un favore a qualcuno, per accontentare un continente proprio come successe una volta che la pace, sancita tra Francia, Inghilterra e Spagna a suon di trattati e favori, che screditò definitivamente la Tortuga e i suoi ospiti, rendendoli un'altra volta banditi e ricercati, reietti al confine del mondo. Ai pirati fu tolto ogni diritto di agire e si videro quindi, in una situazione di completo abbandono, legittimati a combattere la loro guerra personale contro le istituzioni europee predominanti nelle Indie Occidentali, annullando così ogni trattato ed accordo stipulato nel Vecchio Continente. Arjen Robben preferì allora il Bayern Monaco, che aveva intenzione di farlo giocare a tempo pieno e in prima linea, dove incrociò Ribéry, altro pirata ma francese e destro. Era l'anno prima dei Mondiali in Sudafrica, l'anno di preparazione, e lui era il numero undici dei Paesi Bassi. I due incursori, appena raggiunta la sintonia, diventarono ben presto devastanti, sebbene con le proprie manie e le continue incertezze. D'altronde l'olandese Laurens de Graaf, detto "Lorencillo", e il francese De Grammont, durante l'assalto di Campeche, in Messico, sbagliando per troppa ingordigia i conti su quanta ricchezza avrebbero potuto trovare e portarsi via, passarono troppo tempo a scontrarsi contro la gendarmeria spagnola, permettendo così ai coloni che risiedevano nella città di fuggire con tutti i loro averi: non trovando oro si sfogarono sui prigionieri, indistintamente e con un'inusitata ferocia.
Era l'anno dei Mondiali in Sudafrica, dicevamo, quando arrivò in Baviera. La nazione dei pirati si trovò in un girone facile, con Danimarca, Camerun e Giappone. Vinte tutte e tre, ecco la Slovacchia agli ottavi, ed ecco che Robben inizia a tirare in porta. "Chissà cosa succederà contro il Brasile che gioca senza centravanti ai quarti", la gente si chiedeva. un altro due a uno, doppietta di Wesley Snejder fresco di Champions vinta contro la coppia di pirati a Madrid, ironia della sorte, che rimonta il gol in apertura di Robinho, il compagno di squadra al Real Madrid che sostituì per poter così fare il suo debutto in Spagna. Che mondo strano, il pallone. Rocambolesco tre a due in semifinale contro l'Uruguay e poi, in finale, l'odiata Spagna. Un'occasione di rivincita, una partita che vale la storia di una nazione. i latini, però, resistono. Sono attrezzati, come sempre, respingono gli arrembaggi. Le prendono senza darne più di tanto, sono furbi come sempre, tutti adorni e fieri, pomposi. Colpiscono sul finale e riescono a vincerla un'altra volta, proprio quando il mondo intero stava iniziando a sognare una Campeche calcistica. Ma il gioco del pallone non riserva mai sorprese, così come la storia delle conquiste di un mondo nuovo, di come le sue usanze possono venire assimilate, di come i suoi uomini si possano sentire, un giorno, realizzati nel loro vivere.
"<< Vi sto proponendo una speranza concreta, capitano De Graaf. Rendite, schiavi, entrate sicure. Non vi state battendo per questo?>>. << Niente affatto. Mi batto per il contrario. Soldi da spendere subito, morte dietro l'angolo, gustare tutti i piaceri della vita. Non so come cadrò, però avrò di sicuro la sciabola in mano>>" V. Evangelisti, "Tortuga".
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marcogiovenale · 2 years
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due testi (1) / carlo sperduti. 2022
Persona Posso immaginarti. In questo mio buio è la cosa da fare. Nel tuo sta suonando la sveglia. Mugugni una risposta, un borborigmo ti trascina interamente di qua. Ti senti stupida, guardi l’ora. Non hai sentito la prima sveglia. Per questo ti affretti. Imbocchi il corridoio che conduce dalla camera da letto al soggiorno. La prima discontinuità nella parete, subito a destra, si chiama porta del…
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luigidelia · 5 years
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Roma, Italia - 8 agosto 2019 Preludi all’amore, primo viaggio Come fai a raccontare cosa succede in 3800 km (mare escluso) in 6 giorni tra Salento, Piemonte, Romagna e Sardegna. Stupido di un mestiere che ti fa credere al centro del mondo e diventi permaloso se qualcuno te lo tocca. Becchi una replica sottotono, ti prende la paura di non ricordare le battute come un debuttante, guidi da Novoli ad Asti di notte e con cambi ogni ora che a certi appuntamenti non puoi dire di no, annusi l'aria, cerchi aiuto nell'umidità degli alberi che circondano il palco e poi arriva ad un certo punto una santa rabbia, forse sopravvivenza, forse amarezza e inizi lo spettacolo sentendo esattamente quale sarà il sapore che ti ritroverai in bocca quando calerà il buio alla fine. PRELUDI ALL'AMORE torna a casa, anzi nelle tante case, per un pò. Tornerà in scena in Svizzera nel bel Festival di Arzo. I muscoli e i sensi si possono rilassare, ora non si racconterà per un pò. Siamo partiti storditi, torniamo con un senso di gratitudine profonda per la vita che abbiamo vissuto questi soli giorni. Pippo, Ciuma, Unda, Luigi. Ci guida alla regia Simonetta, uno sguardo d'oro di donna su narratori e musicisti uomini. Lo spettacolo sembra già un altro. Cresce. Gli sguardi e le parole degli amici sono preziosi. Tonio lo ha presentato a Novoli come una creatura che muove i primi passi. Buffo, ti accorgi che ti puoi divertire non subito, ma solo quando te lo dici davvero. Tra tutte ci portiamo nel cuore la replica di Gairo, in Sardegna, sperduti in un bosco dell'Ogliastra. Quando si fa il buio il pubblico esplode dal silenzio, tutti. Marco Baliani in piedi al centro applaude forte e grida bravo!. (maestro...). Scopri che nel pubblico c'era anche Giuliana Musso, cocciuto e resistente di un Giancarlo Biffi. Il Festival dei Tacchi ha la durezza delle ossa di Sardegna. La magia è stata fatta, l'altra notte, ce ne portiamo via un pò. Hanno detto in queste repliche: grazie della delizia, come certi scritti di Raffaele Nigro, come in un film di Pupi Avati, un atto poetico di racconti dalla Puglia, i musicisti che si perdono a guardare la balena che vola sono una poesia (ha detto Baliani, cara Simonetta). Scrivo di passaggio da Roma. Domani inizia una pausa. Era un luglio che non mi aspettavo, che non avevo preventivato. Napoli con il Puglia Show Case in inglese, il laboratorio di Montagne Racconta, l'inizio di Moby Dick, il primo viaggio di Preludi all'amore. Sono cotto. E grato. Su un taccuino prendo nota dei preziosi appoggi tra noi in scena, appoggi nati dal vivo, queste sere. La relazione è l'anima di questa messa in scena, lo diceva Simonetta già da un pò. Annoto di 3 sostanze fondanti di questo spettacolo: 1) è la nostra versione del mondo, piaccia o no, è semplicemente la nostra proposta; 2) -Hai visto dove lavora tuo padre, 'Ngiulina, qui nasce il bianco, 'Ngiulina; 3) la terza... non si da in pasto qui. Domani si torna nella Puglia senza riflettori, cubiste e decibel di Pinuccio, Giacomino, 'Ngiulina, Caterina, Titina, Lino, Mario, Arturo...E' questa che raccontiamo. Piaccia o no, è la nostra versione. Assolutamente fuori tempo. Alla stazione di Civitavecchia ci siamo abbracciati commossi, 6 giorni vissuti così è tanta roba. Ps. per i posteri: 1) ho assistito alla prima volta in 30 anni che i Bevano Est mettevano piede all'autogrill "Bevano Est"; 2) abbiamo assistito a Unda che giocava a scopone scientifico. E scientifico si fa per dire! Roma, 8 agosto 2019 PRELUDI ALL'AMORE Uno spettacolo di e con Luigi D’Elia e i BEVANO EST Regia di Simonetta Dellomonaco Luigi D’Elia, voce narrante Stefano Delvecchio, fisarmonica bitonica Davide Castiglia, violino Giampiero Cignani, clarinetto Il primo viaggio domenica 30 giugno, ore 21:00 – Giardino delle Esperidi Festival –Cascina della Boggia, via della Boggia 16, Ello (Lecco) giovedì 1 agosto – Festival TEATRI DELLA CUPA – Novoli venerdì 2 agosto, ore 21.30 – Castagnole delle Lanze (AT), Belvedere del Municipio – FESTIVAL PAESAGGI E OLTRE 2019 sabato 3 agosto – Festival Casola è una favola – Casola Valsenio (Ravenna) lunedì 5 agosto, ore 21:30 – Festival dei Tacchi – Gairo Taquisara, Ogliastra – Sardegna venerdì 30 agosto, ore 18:30 – Festival di Narrazione di Arzo, Svizzera
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cassius-writer · 5 years
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Sono giunto anch'io dal suono profondo di una lunga onda magnetica. Dall'universo infinito, ha viaggiato tra i pianeti sperduti toccando il fuoco eterno delle stelle, inseguendo il ghiaccio danzante di una cometa. Infine sulla cresta del sole, spinta da una tempesta, si è bagnata nel sale e nel vento invernale fin quando esausta, si è posta sui sassi a respirare. Se siamo qui, anime lontane che nel profondo limite oscuro affondano i ricordi, se ci siamo, allora non è un caso. Musica suona dentro di noi e il fuoco fulgido e sano, come il ghiaccio solitario e spartano, riluce ancora in un angolo nascosto nel fondo. Saremo per sempre figli del profondo niente per poi ad esso tornare, alla fine del nostro viaggiare, quando scende il buio ed il sole morendo scompare. Daniele Scopigno Foto di: Francesca Piccardi #fotodelgiorno #giochidiluce #oscurità #viaggiatori #micropoesia #lettureestive #letturatime #italiainlettura #poetryloving (presso Pescara, Italy) https://www.instagram.com/p/BzFsaFPIl5H/?igshid=dps8pmtl6e4m
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movieposters · 7 years
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Sperduti nel buio / Lost in the Dark (1947), Camillo Mastrocinque
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fightlifeasawolf · 7 years
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Voglio dirti che non mi sono dimenticato del tuo compleanno, il 26 Luglio, ma che ho aspettato a scrivere tutto questo solamente perché non ho trovato la forza fino ad ora, non so come tu possa prenderla e non voglio rovinarti un giorno così importante..Tu pensi che io mi sia allontanato volutamente da te e che non me ne freghi più niente di te e che possa non riconoscerti più ma la realtà è molto diversa… L'ultimo periodo insieme è stato veramente duro, ti ho persa per l'ennesima volta, poi ritrovata e mi ricordo ancora come fosse ieri quando la sera del 5 dicembre ci siamo salutati, dopo un ultimo bacio e mi ha detto “fai il bravo”; ne avevamo passate tante ma la tua partenza per me è stato il colpo di grazia, dopo tutto quello che era successo, è una cosa che mi ha letteralmente spaccato il cuore ma non te ne faccio una colpa, non ti avrei mai impedito di partire, lo sappiamo entrambi e l'unica cosa che mi rallegra è sapere che mio malgrado, questa esperienza che stai vivendo ti renderà una persona migliore e ti aiuterà a trovare te stessa. A te sembrerà strano ma il sono davvero felice di leggere che ti senti una persona diversa, più matura e migliore, ti avevo detto che questo viaggio ti avrebbe cambiata in meglio, tra i lavori che stai facendo, il fatto di avere orari precisi, di dovere fare per forza cose che non si ha voglia di fare a orari in cui si vorrebbe solo dormire come ad esempio i turni che stai facendo e infatti scrivi che non sei più la piccolina che ricordo. Voglio dirti però che io non sono innamorato della “piccolina”, ma di te; possono sembrare due cose analoghe ma la differenza é abissale. Io so bene che non hai avuto un passato per nulla facile, che sei stata delusa da persone che non ti meritavano e che tutto questo ti ha portato a costruirti un muro intorno, a usare una maschera anche quando eri con me che ci ha rovinati ed è a questo che mi riferisco con “piccolina”, so che non avresti voluto.. Io sono innamorato della persona che forse nemmeno volutamente ti sei dimostrata in certe occasioni, magari senza nemmeno rendertene conto, quando hai abbassato quei muri e sei stata te stessa, la vera te e non quella che vuoi sembrare. Ho impressa nella testa la lettera che mi hai scritto per i nostri tre mesi e soprattutto la parte in cui dicevi che avevi così tanta paura di affezionarti a qualcuno per paura di diventare troppo pesante e rovinare tutto… Ho avuto tanto tempo per ragionarci su e rileggere quella lettera mi ha solamente confermato tutto. Guardati, hai 21 anni, sei una ragazza che ne ha superate veramente tante, sei forte e semplicemente gli anni scorsi ti sei sottovalutata, cosa che ti ho detto una infinitá di volte e di cui finalmente ti resa conto. Mi ricordo quando mi dicevi che non meritavo una persona come te al mio fianco, perché ne combinavi sempre qualcuna, eri scazzata, alti e bassi a non finire ecc ma la verità è che ho sempre saputo come sei realmente e per questo sono dovuto arrivare al punto di dirti brutte cose per darti una “spronata” a reagire e tirare fuori il carattere, ti chiedo scusa per tutte queste cose ma non potevo proprio vederti buttarti via. Mi hai fatto stare veramente male in certe occasioni, per colpa della tua indecisione ma io so che quella persona non eri la vera te ma la maschera che usavi quando stavamo diventando troppo, so che in cuor tuo hai già tutte le risposte che cerchi ma non hai voluto vederle perché ti facevano troppa paura. Quante volte ti ho detto che non ti riconoscevo più gli ultimi tempi? Una infinità… eri sempre scazzata, non avevi voglia di fare niente, mi trattavi male e ti circondavi solamente di gente che ti dava attenzioni ma di cui fondamentalmente non te ne fregava un cazzo. Io non sono scemo, so benissimo che la vera te non era così, perché quando ti sei aperta a me del tutto, senza freni eri l'opposto di quello che ho scritto qualche riga più su. Se come dici tu sono solamente i ricordi a tenerci in vita io avrei tutte le motivazioni di questo mondo per odiarti, perché ho una infinitá di ricordi negativi di noi nei momenti in cui alzavi i muri e scappavi da me. E invece sono qui, dopo 7 mesi di cui da più di 3 in cui non ci sentiamo a dirti tutto questo, a dirti che mi mancano i nostri baci, quelli veri, che mi manca dormire con te tra le braccia, svegliarmi la mattina, aprire gli occhi e per prima cosa vederti, fare colazione insieme, andare al cinema a vedere qualsiasi tipo di film, regalarti rose e fiori a caso solamente per farti sentire speciale e mia, per farmi perdonare quando magari facevo qualche cazzata, i nostri giri in macchina a caso, le nostre canzoni, girare mano nella mano, anche quando guidavo, portarti in posti sperduti a vedere le stelle stesi su una coperta, i “mi manchi” che mi scrivevi a orari indecenti della notte quando magari eri pure ubriaca, i tuoi poemi per messaggio, le tue lettere, la tua casa, i tuoi occhioni marroni, le sere passate a letto insieme a guardare glee e altri film, quando non stavi bene e venivi a cercare i miei abbracci e la mia mano, i tuoi sorrisi e un sacco di altre cose. Non mi mancano per niente i tuoi amici, perché ti hanno solamente usata, perché non li sopporto e perché alcuni hanno cercato di portarti via da me e non so che santo mi abbia trattenuto dal non fare un macello. Non sono i ricordi a tenermi così tanto legato a te, ma il fatto che so come puoi essere se solo mettessi un po’ più di coraggio in noi e in te stessa perché ti ho conosciuta, ho conosciuto anche la parte che tieni nascosta, i tuoi punti deboli e tutto il resto. Avevi solo bisogno di essere capita, non usata. Non ho mai nemmeno lontanamente pensato di sostituire certi componenti della tua famiglia, ma ho cercato in tutti i modi di trattarti allo stesso tempo come la mia ragazza e come componente anche della mia famiglia. A volte mi incazzo da morire perché ci sono persone che non ti meritavano, che ti hanno fatto stare malissimo, che ti hanno usata, che ti hanno rovinata ma che però hanno avuto una possibilità di averti quando ancora riuscivi a dare tutta te stessa, senza freni, senza paure, senza l'ombra di un allontanamento incombente. Quello che forse non hai ancora capito è che io non voglio sentirmi dire da te che mi ami, ma vorrei una possibilità per dimostrarti che posso farti innamorare di me, se solo non frenassi tutto ogni volta. Lo so che hai paura che anche io possa farti del male ma guardami, mi sono fatto a pezzi per te, la mia felicità é correlata alla tua, non potrei mai deluderti come hanno fatto altre persone, perché verrei a fondo con te e lo sappiamo entrambi, ma forse non vuoi ammetterlo perché l'idea ti spaventa troppo. Ti preoccupi che io possa non sapere di che colore hai i capelli, quanto li hai lunghi, che non possa ricordarmi della tua voce, del tuo corpo, non possa sapere che lavoro fai, cosa fai nel tempo libero, se vuoi lavorare o studiare ma a me di tutto questo importa davvero poco, non mi fa differenza a patto che quello che fai ti renda felice, se mi preoccupassi solo di quello sarei superficiale, di belle ragazze è pieno ma in quante possono prendermi il cuore e la mente come hai fatto tu? La risposta è nessun'altra. Sono le piccole cose, quelle di ogni giorno ad avermi fatto innamorare.. Ho avuto tante motivazioni per sparire, il fatto in primis che sei sparita per l'ennesima volta da un giorno all'altro, il fatto che sto attraversando un periodo veramente buio della mia vita e non voglio che tu ne possa pagare anche solo lontanamente le conseguenze, il fatto che sei dall'altra parte del mondo e sentirti senza poterti vedere mi fa vivere con mille paranoie mentali, il fatto che se non fossi sparito per un po’ non ti saresti goduta al meglio la tua esperienza e altre cose che sono secondarie. In più c'è il fatto che le persone che hanno contribuito a rovinarci ti girano ancora intorno come mosche e io lo vedo, non sono scemo e questa cosa proprio non la tollero più, mi avevi detto che sarebbero sparite e che non te ne fregava ma sono ancora lì, belli pronti a sfruttare la prima occasione buona. Il solo pensiero di queste persone, sentire il loro nome o vedere una loro foto mi basta a rovinarmi la giornata, ho la tolleranza verso di loro che è sotto i piedi e non mi vergogno ne mi sento in colpa a dire che sono delle merde per me e che mi sono trattenuto solamente per te, non di certo per me. So che potresti avermi sostituito e la sola idea mi uccide ma so anche che se fosse così ti saresti semplicemente accontentata, come hai fatto con altre persone. Pensi che me ne sia andato per menefreghismo quando la verità è che non ho mai fatto una cosa così difficile in vita mia, sparire dalla persona che amo per darle modo di trovare se stessa, per darle la possibilità di vivere senza il mio continuo inquinamento intorno. Mi sono allontanato anche perché io non mi accontento di avere, a differenza di altri, solamente il 30-40% di quello che potresti darmi per tre-quattro mesi, ma voglio averti tutta per me, al 100% perché sono certo che tu possa essere in grado di rendermi felice. Hai sempre detto che non hai mai messo maschere ma ogni volta che c'era la prospettiva di qualcosa di veramente bello insieme che poteva avvicinarci ancora ti tiravi indietro. Non voglio farti sentire in colpa ma ti chiedo di rifletterci ora che hai tempo, a quei momenti che non potranno più tornare, che avrebbero potuto renderti felice e che invece solamente per paura non sono stati niente. Mi sono allontanato perché ho dovuto, non perché ho voluto. Non potrò tornare finché non troverai del tutto te stessa perché altrimenti ti farei solamente regredire, sarebbe un litigio continuo e quindi ci faremmo del male, a causa delle solite indecisioni so già che potrebbero di nuovo mettersi in mezzo persone a provare di allontanarci. L'unica persona che può renderti una persona migliore sei tu, e sono certo che tu abbia la forza necessaria a farlo, io ho cercato solamente di farti sbattere la testa il meno possibile contro le cose, a volte mi hai ascoltato e altre no… Hai fatto tanti errori in passato e molte volte sono stato io a pagarne le conseguenze ma penso che potresti essere cambiata veramente questa volta e la cosa mi rende davvero felice. Ti sei creduta tanto debole quando in realtà tra i due quella forte eri tu e ora finalmente te ne stai rendendo conto. Magari vedi delle mie foto in cui sorrido e sembro felice ma non lo sono, dico sempre che va tutto bene a tutti e cerco di farmi coraggio quando in realtà se non ho te può andare tutto bene ma non benissimo. Quando ho visto tua sorella (p.s. Non mi sono dimenticato nemmeno del suo di compleanno) al centro commerciale mi aspettavo fin da subito la classica domanda “come va?” a cui ho risposto con il solito “bene”, ma mi sono sentito morire, è stato come rivederti per un attimo e nella mia testa è partito il caos e ricordati che non sei l'unica brava a nascondere quando qualcosa non va. Non sai quante volte ho pianto per te in passato come ora, quante volte ti vorrei vicino e invece mi ritrovo da solo. So bene che tutto questo può sembrare da pazzi ma a tempo debito te ne renderai conto. Mi sono allontanato dalla tua vista, ma ti sono rimasto molto più vicino di quanto tu possa immaginare. Sei in tutto quello che faccio ogni giorno, mi basta un nulla per pensarti.. La mia non è paura di restare da solo, ma è paura di restare senza di te. Vorrei solo avere una possibilità di dimostrati cosa potremmo essere insieme se solo non scappassi da me ogni volta, vorrei solo avere una vera possibilità di farmi amare da te ma non posso darmela da solo, per fare funzionare un rapporto bisogna essere in due, per me saresti in grado di rendermi la persona più felice del mondo, credo in te ma non posso fare sempre tutto io, devi volerlo anche tu. Se pensi che io non abbia paura di amare ti sbagli alla grande, viste anche le mie precedenti relazioni.. non siamo poi così tanto diversi e se ce la ho fatta io devi farcela anche tu che ripeto tra i due sei quella più forte. Ma ti prego di metterci del cuore in tutto quello che fai, senza paure, la forza non ti manca di certo. È vero che sono cambiato, con tutte le altre persone sono molto più distaccato e me ne frego totalmente di quello che dicono e fanno, ma non nei tuoi confronti, non posso cambiare per noi e avremmo da dirci molto più di quanto crediamo, solo siamo i soliti orgogliosi di merda. Avrei veramente un sacco di altre cose da dirti e potrei parlare all'infinito di noi ma non ne ho la forza ora, ho scritto tutto questo senza nemmeno rileggerlo e quindi potrebbero esserci errori grammaticali e discorsi ripetuti ma lo ho scritto con il cuore e mi interessa solamente che arrivino i concetti, non deve essere una cosa bella da leggere, non è un tema a scuola. Ad ogni modo, qualunque cosa tu scelga di fare voglio dirti che mi manchi da morire, che sono felice che tu stia credendo sempre più in tè stessa perché è una cosa che aspettavo da quasi due anni, che spero tu possa fare tutto quello che sogni e che c'è una persona qui che aspetta solo te, anche se magari per te non è più “casa”. Sei la prima persona che ho amato davvero e che tu voglia o meno io non voglio e non ti posso dimenticare, come non posso smettere di provare quello che provo per te. Ti amo, anche se lo sto facendo in silenzio, fuori dalla tua vita. Ti auguro buon compleanno dal più profondo del cuore, mi sarebbe davvero tanto piaciuto essere lì e farti fare qualcosa di speciale e sembrerò illuso ma in un tuo ritorno ci spero sempre, mi manchi.
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todayclassical · 7 years
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April 27 in Music History
1622 Birth of English tenor Edward Coleman in London. 
1623 Birth of German composer Jan Adams Reinken. 
1673 FP of Buxtehude's Evening Music concerts at Lubeck.
1673 FP of Lully's opera Cadmus et Hermione at the Paris Opera.
1720 FP of Handel's opera Radamisto dedicated to the King, receives an ovation at the King's Theater in the Haymarket, London.
1736 Performance of Handel's anthem Sing Unto God at the wedding of the Price of Wales to Princess Augusta Saxe-Gotha.
1749 FP of Handel's Music for the Royal Fireworks in London's Green Park. Fireworks fizzel burn roof of palace. Everyone enjoys the music.
1762 FP of Hasse's "Il trionfo di Clelia " Vienna.
1765 FP of T. Arne's "L'olimpiade" London.
1767 Birth of German violinist and composer Andreas Jacob Romberg.
1770 FP of Sacchini's "L'Eroe cinese" Munich.
1778 FP of Gretry's "Les Trois Ages de l'opéra" 
1795 FP of Dalayrac's "Adèle et Dorsan" Paris.
1803 FP of Fomin's "Zolotoye yabloko" St Petersburg.
1810 Beethoven finished his composition Fur Elise.
1811 FP of Moscheles' "Die Feuerprobe" singspiel, Vienna.
1812 Birth of German composer Friedrich Von Flotow in Teutendorf.
1820 FP of Hellwig's "Die Bergknappen" Dresden.
1824 FP of Auber & Boïeldieu's "Les trois genres" Paris.
1829 FP of Herold's "La Belle au bois dormant" Paris.
1830 Birth of soprano Caroline Barbot. 
1861 Death of Russian composer Georgi Lvovitch Catoire.
1864 Birth of French tenor Julien Lepreste in Paris. 
1867 FP of Gounod's opera Romeo and Juliet at the Théatre-Lyrique in Paris. 
1867 FP of Suppe's "Banditenstreiche" Vienna.
1868 Birth of German tenor Hans Breuer in Cologne. 
1871 Birth of American composer Arthur Finlay Nevin. 
1871 Death of German composer and piano virtuoso Sigismond Thalberg.
1874 Death of Italian tenor Pietro Mongini. 
1877 FP of Massenet's Le Roi De Lahore in Paris.
1878 FP of Cellier's "Bella Donna or The Little Beauty and the Great Beast" Manchester.
1891 Russian composer Peter Tchaikovsky prepares for the opening concert at New York's newly-constructed concert hall on 57th Street on 5 MAY. 
1892 Birth of German soprano Delia Reinhardt in Elberfeld, Germany.
1894 Birth of Russian-American musicologist, composer and conductor Nicolas Slonimsky in St. Petersburg. 
1904 Birth of French bass-baritone Pierre Nougaro. 
1907 FP of Igor Stravinsky's Symphony in Eb, at an intimate performance in St. Petersburg.
1907 FP of Donaudy's "Sperduti nel buio" Palermo.
1901 FP of Sullivan & German's "The emerald Isle" completed by E. German, London.
1913 Birth of German tenor Kurt Marschner in Sudetenland. 
1915 Death of Russian composer Alexander Scriabin in Moscow.
1916 FP of Leoncavallo's "Goffredo Mameli" Genoa. 
1920 Birth of Italian conductor Guido Cantelli. 
1920 FP of Igor Stravinsky's Ragtime for Eleven Instruments, in Morges. 
1926 FP of William Walton's Facade with Dame Edith Sitwell's poems, in London.
1927 FP of Wienberger's light opera Schwanda, the Bagpiper at the National Theater in Prague. 1928 FP of Stravinksy's Apollon musagete choreographed by Adolf Bohm, at the Elizabeth Sprague Cooledge Festival in Washington, D. C. 1931 Birth of Russian violinist Igor Oistrakh, son of David. 
1931 Birth of French tenor Michel Cadiou in Paris. 
1931 FP of Weinberger's "Švanda dudák Stimme" Munich.
1937 Birth of German tenor Adalbert Kraus in Aschaffenburg.
1937 Death of German baritone Gustav Schützendorf in Berlin. 
1937 FP of Stravinsky's Jue de Cartes at The MET in NYC by the American Ballet, Stravinsky conducting. 1939 Birth of Scottish pianist Hamish Milne. 1940 Birth of American soprano Judith Blegen.
1940 Birth of American composer Larry Solomon in New Kensington, PA.
1940 Birth of Australian bass-baritone Tom McDonnell in Melbourne. 
1943 Birth of American composer Jon Deak in Hammond, IN.
1943 Birth of American tenor James Atherton in Montgomery, AL. 
1944 Death of Russian tenor Dmitri Smirnov. 
1945 Birth of American mezzo-soprano Carolyne James in Wheatland, WY. 
1949 Birth of American electronic music composer Peter Gena.
1950 Birth of German pianist Christian Zacharias.
1952 FP of Frazzi's "Don Quixote" Florence.
1953 Birth of Hungarian soprano Ilona Tokody in Szeged.
1954 Death of Sedish tenor Torsten Ralf. 
1970 Death of German mezzo-soprano Luise Willer. 
1987 FP of Daniel Pinkham's Sonata No. 3 for Organ and Strings, by organist Richard Benefield, with a string quartet conducted by the composer at St. Peter's Church in Osterville, MA.
1992 FP of George Tsontakis' Perpertual Angelus, second of Four Symphonic Quartets after poems by T.S. Eliot. Tuscaloosa Symphony, Ransom Wilson conducting.
1992 Death of French composer Olivier Messiaen, in Paris.
1999 Death of Hungarian born Swiss soprano Maria Stader. 
2003 FP of Michael Nyman's A Child's View of Color. Young People's Chorus, Nunuz, 92nd Street YMCA, NYC.
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angelofmoon-blog1 · 7 years
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Buio. Silenzio assordante. Silenzio, voci, urla Rumore di anime spezzate, come cristalli Orecchie tappate, lacrime lungo quel viso di porcellana Occhi pieni di sangue Ricordi che scavano nel cuore Ricordi che uccidono Altre grida, frecce che trafiggono Ferite profonde, invisibili Tristezza, dolore, rabbia Mani fantasma ti trascinano nell'abisso Morte dentro, ombre fuori Non c'è più niente Non è rimasto più niente Vuoto, solo vuoto Un buco nero, l'oblio Un tempo eri musica Un tempo eri poesia Ma le persone hanno dimenticato le parole Ma le persone hanno dimenticato la melodia Non sei più nessuno Sei fragile come una bambola Sei rotta, guasta, sbagliata Un difetto di fabbrica Un progetto mal riuscito Un'idea fallita Un puzzle di errori Non c'entri nulla con questo mondo Non appartieni a questo posto Non sai neanche tu qual è il tuo luogo Qui sei solo una forestiera Vivi in una favola senza lieto fine Sei Biancaneve, ma qui la regina ha vinto Sei Aurora, ma non arriverà nessun principe a risvegliarti Sei Cenerentola, ma non andrai mai al ballo Sei Raperonzolo e rimarrai chiusa per sempre in quella torre Sei Wendy e Peter Pan arriverà Peter Pan busserá alla tua finestra Lui ti porterà sull'Isola che non c'è Giocherai con i bimbi sperduti in eterno.
Little Psycho🍩
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