Tumgik
#stavrogina
purplehazestims · 6 months
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⁎⁺˳ ✧ ༚ , ˗ˏˋ ☆ ☆ ☆ | ☆ ★ ☆ | ☆ ☆ ☆ ˎˊ˗
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karaviav · 1 month
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me and my prosaic friend (young stepvara)
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bucoliqves · 2 months
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my contribution to the dostofandom
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anotherfandomtrash · 3 months
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Getting all horrible people in one room
Full image under the cut
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rotatiffantome · 8 months
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can someone draw this with varvara & stepan
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mohich · 8 months
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small 16/7 y.o. pyotr, pre- his uni exams
i was fascinated with an ideas from one demons chronology analysis about how he's likely a) lived with stepan and varvara, b) met stav for the 1st time during it, c) it was exactly the age at which crossing pillow thing used to happen
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gegengestalt · 1 year
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Biblically accurate Stepan Verkhovensky and Varvara Stavrogina.
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imchai · 10 months
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Today I'm really happy because I found a performance on Demons that I haven’t seen yet .This is a production of the GITIS theater directed by Irina Pakhomova
On the frames:
1)Pyotr Verkhovensky ("ehehehp - vibe of this, really)
2)Lisa Tushina, (?), Anton Lavrentievich(?)
3) Lisa Tushina, Mavrikiy, with flowers Anton Lavrentievich|Chronicler(?)
4) Lisa and Mavrikiy
5) Stavrogin and Lebyadkina, on background Daria and Shatov
6) Alexey Kirillov
7)Varvara Stavrogina and Daria
8)Pyotr Verkhovensky
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karamazovanon · 8 months
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(im sorry)
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possessedbydevils · 9 months
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Nastasia Vsevolodovna Stavrogina 😍😘 and Petra Stepanovna Verkhovenskaya 😐
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Varvara propergander: CONSUMED BY PRIDE, TALL, NOT ONLY A MILF BUT A GILF, SHE'S MY WIFE MY BELOVED, GIRL WHO GROWLS
Dunya propergander: pls pls pls pls
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Ok here is my list s I can pin it . It is fun to write out their full names even if it makes me look isnane.
jimmy list:
MAIN F/Os:
Nastasya Filippovna Barashkova 🫠
Varvara Petrovna Stavrogina 🪆
Katerina Lvovna Ismailova 🍧
[Tolstoy]
Princess Marya Nikolayevna Bolkonskaya ⛪️
Princess Anna Mikhailovna Drubetskaya 🤭
Julie Karagina 🥀
Countess Hélène Vasilyevna Bezukhova 🕯️
Anna Arkadyevna Karenina 🚂
[Dostoevsky]
Elena Ivanovna 🐊
Katerina Ivanovna Marmaladova 🩻
Aglaya Ivanovna Yepanchina 🦔
Agrafena “Grushenka” Alexandrovna Svetlova 🧅
Yulia Mikhailovna Von Lembke 🫖
Katerina Osipovna Khokhlakova ⚜️
[Others]
Tatiana “Tanya” Larina 📚 (Eugene Onegin)
Anna Sergeevna Odintsova 🦚 (Fathers and Sons)
Avdotia “Evdoksya” Nikitishna Kukshina (Fathers and Sons)
Yelena Andreevna Serebryakova 🎹 (Uncle Vanya)
Anna Petrovna Voynitseva (Platonov)
Tisbe (La Cenerentola)
And Anatole Kuragin 🦆 is my main platonic guy
That is all.
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frabooks · 9 months
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I demoni
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Scritto da Dostoevskij tra il 1871 e 1872, pubblicato l’anno successivo.
È uscito a puntate sul “Messaggero Russo”.
Contesto storico.
C’era un crescendo di atti terroristici, di idee rivoluzionarie e di generale insoddisfazione della popolazione. Credo sia conseguenza di ciò che successe in Europa dal 1789 al 1848-1849.
Il 21 novembre 1869, infatti, lo studente universitario Ivan Ivanovič Ivanov viene ucciso da una cellula rivoluzionaria capeggiata da Sergej Gennadjevič Nečaev (autore insieme a Bakunin dell'opera Catechismo del rivoluzionario). Il processo di Nečaev provoca scalpore in tutta la Russia e si conclude con la condanna del colpevole a 20 anni di carcere.
Struttura
Parte prima, 5 capitoli
Parte seconda, 10 capitoli
Parte terza, 8 capitoli
Circa 750 pagine
Edizione Oscar Classici 2021
Personaggi
Stepan Trofimovič Verchovenskij. Precettore di Liza lavora alle dipendenze di Varvara Petrovna, di cui è grande amico di lunga data. È simbolo della vecchia generazione di intellettuali, poeta fallito, esteta. Protagonista delle prime 100 pagine, poi sparisce un po’, torna alla grande per la parte finale. Padre di Petr Stepanovič.
Nikolaj Vsevolodovič Stavrogin. Il vero protagonista del romanzo. D. lo annuncia dalle prime pagine ma lo fa entrare in scena solo dopo pagina 130-140. È malvagio, carismatico, solitario, tormentato, con un passato oscuro.
Pëtr Stepanovič Verchovenskij. Il secondo protagonista del romanzo. Figlio di Stepan Trofimovic è infido, manipolatore, incoerente, “entusiasta”. Forma una cellula terroristica di nichilisti. Idolatra Stavrogin, odia il padre (e un po’ tutti). Ambisce al potere.
Ivan Pavlovič Šatov (Šatuška). Studente ex nichilista che vuole uscire dall’organizzazione di Petr Stepanovic proprio per aver cambiato idea. È stato in america con Kirillov, con il quale non parla più.
Aleksej Nilič Kirillov. Nichilista estremo; intellettuale, lucidissimo. D. lo ritrae come il “nichilista perfetto” che, in quanto tale, ambisce al suicidio. Personaggio più complesso e sfaccettato di quanto non sembri.
Varvara Petrovna Stavrogina. Madre illusa e ignara di Stavrogin, amica e padrona di Stepan Trofimovic. Ha preso in casa Liza, figlia di una sua grandissima amica. È famosa in città, ricca, aristocratica.
Anton Lavrentievič G… v. Il narratore in prima persona.
Lizaveta (Liza) Nikolaevna Tušina. Ragazza innocente, fresca, bellissima. Vive in casa di Varvara Petrovna. Il suo arco narrativo è scostante ma impreziosisce tantissimo il romanzo.
Julia Michajlovna von Lembke Andrej Antonovič von Lembke Coniugi a capo del governo provinciale (si può dire così?). Entrambi diventano protagonisti nella parte del gran ballo. Prima e dopo, spariscono. Sono utili per lo scopo, diciamo.
Semën Jakovlevič Tichon Sacerdote ortodosso. Viene introdotto solo in un capitolo utile per un'importante confessione di Stavrogin. È un personaggio che D. tratteggia in poco spazio alla perfezione. È umano: difettoso come tutti.
Fëdor Fëdorovič (Fëd'ka). Assassino evaso dalla Siberia.
Virginskij; Šigalëv; Sergej Vassil'evič Liputin; Ljamšin; Tolkačenko. Fanno parte del quintetto, la cellula terroristica nichilista messa in piedi da Petr Stepanovic. All’inizio non sono personaggi chiari e ben definiti. Con somma maestria D. tratteggia i loro caratteri facendo parlare le vicende del romanzo. “Vogliono creare il paradiso in terra in cambio della rinuncia alla libertà; la loro idea è quella di produrre una società di schiavi dominati dalla paura nei confronti di un piccolo gruppo di governanti, che debbon controllar l'intero sistema ed utilizzarlo ai propri fini.”
Prima parte
Fino a pagina 140 Ho iniziato questo romanzo qualche mese fa, desideroso dell’effetto “Karamazov”; poi l’ho abbandonato. L’ho ripreso in mano ieri, 1 dicembre 2023, intorno a pagina 110.
Le prime 100 pagine sono di larghissimissima introduzione a Stavrogin, passando soprattutto dalle vicende di Stepan Trofimovič Verchovenskij.
Lento, lentissimo. Si capisce chiaramente che è una lunga introduzione, ma un po’ i nomi, un po’ il fatto che l’ho iniziato nel momento sbagliato, non sono riuscito a proseguire per arrivare al punto.
Un po’ di confusione sui personaggi, davvero troppi e “sparsi” (senza legami familiari particolari).
Il libro, al momento, mi sembra slegato. Tante faccende relazionali, crisi nervose, impacci. Poi un capitolo filosofico messo lì a caso in mezzo al nulla. Ho l’impressione sia sfilacciato.
Frasi
P 122 “Ma quelli che si uccidono per raziocinio, quelli ci pensano molto” “Ci sono anche quelli che lo fanno per raziocinio?” “Moltissimi. Se non ci fossero pregiudizi, sarebbero di più. Moltissimi. Tutti”
P 123 “La completa libertà ci sarà solo quando sarà lo stesso vivere o non vivere. Ecco il fine di tutto.”
P 124 “Chiunque vuole la libertà fondamentale deve avere il coraggio di uccidersi. Chi ha il coraggio di uccidersi ha svelato il segreto dell’inganno. Non c’è altra libertà. È tutto qui, non c’è altro. Chi ha il coraggio di uccidersi è DIO. Ora ognuno può far sì che Dio non esista e non esista niente. Finora non l’ha mai fatto nessuno.” “Ci sono stati milioni di suicidi.” “Ma mai per fare questo, sempre con la paura e non per questo. Non per uccidere la paura. Chi si ucciderà soltanto per uccidere la paura diventerà subito Dio”.
Da Capitolo quarto parte 3 fino a alla fine della prima parte
P 193 “… oppure perché una nuova idea spendeva ora nel suo sguardo?”
P 198 “Nikolaj Vsevolodovic a Pietroburgo conducive una vita, come dire… sarcastica”
P 199 Però N.V., come a farlo apposta, ha incominciato a eccitare ancora di più quel sogno”
P 200 “Insomma, poniamo che da parte di N.V. tutto questo non sia stato che il capriccio, la fantasia di un uomo precocemente stanco… e infine ammettiamo pure che, come diceva Kirillov, questo sia stato un nuovo esperimento compiuto da un uomo ormai sazio con lo scopo di sapere fino a che punto si possa portare una donna storpia e pazza”
202 Varvara che non capisce la malignità del figlio; come molte madri farebbero
P 214 Petr Stepanovic recita una parte, dice l’autore; ancora non sa quale, ma recita una parte.
P 218 Di rabbia in N.V. ce n’era forse più che in tutti e due messi insieme, ma era una rabbia fredda, calma e, per così dire, razionale, cioè il genere di rabbia più ripugnante e terribile che esista”.
Considerazioni
Il narratore in prima persona è davvero poco sostenibile. È una scelta irrazionale che pesa nella lettura, anche perché D. si trova a dover giustificare parecchie volte perché il narratore sappia alcune cose o stia assistendo ad alcuni eventi.
Questa parte si è fatta più serrata e intensa, soprattutto grazie alla presenza di Stavrogin e di Petr Stepanovic. Si può dire che il romanzo, in realtà, parta adesso. 220 pagine sono state d’introduzione dei personaggi.
Si nota chiaramente la personalità disturbata di N.V. Stavrogin anche se D. non la dichiara a gran voce, esprime solo i fatti, ma i fatti per ora non sono meravigliosi. Ad esempio si prende gioco della pazza.
Ora non vedo l’ora che la scena sia più centrata sul gruppetto di Stavrogin.
Finalmente, sulla fine del capitolo, c’è azione e i personaggi si muovono prendendo vita.
Seconda parte
Primo Capitolo
Finora il capitolo migliore.
Il protagonista è Stavrogin, il narratore si allontana. Prima S. interagisce con Petr Stepanovic; si percepisce che entrambi sono inquietanti, stravaganti, con passati oscuri; si percepisce altrettanto bene che Stavrogin è “il capo”, non so bene di cosa. Ha un’autorità prestabilita e intoccabile.
Poi S. esce e va da Kirillov e poi da Satov.
Con Kirillov, come in precedenza, si torna sul concetto di suicidio e sulla filosofia. Spunti molto interessanti.
Poi c’è un lungo confronto tra S. e Satov; il secondo è febbricitante, nervoso, mezzo impazzito; al contempo ha un rispetto e una dedizione totale verso S. eppure è dilaniato dai dubbi sul passato di S.
Capitolo scorrevolissimo, una cinquantina di pagine con ottimi dialoghi, l’introduzione di temi filosofici centrali e l’introduzione a un grande piano nichilista, che non vedo l’ora di approfondire.
S. abusa i bambini?
P 230 “Qui si tratta semplicemente della pigrizia russa, della nostra umiliante incapacità di produrre un’idea, del nostro ripugnante parassitismo rispetto agli altri popoli. […] Oh, i russi dovrebbero essere sterminati per il bene dell’umanità, come parassiti nocivi!”
P 235 “Non c’è nulla di più astuto che essere se stessi, perché tanto nessuno ci crede”.
P 252 “Ci sono molte idee che esistono da sempre e all’improvviso diventano nuove. È vero. Io adesso vedo molte cose come se fosse la prima volta.”
P 254 “Quando avevo dieci anni, d’inverno chiudevo apposta gli occhi e immaginavo una foglia… verde, trasparente, con le venature, e il sole che splendeva. Riaprivo gli occhi e non ci credevo, perché era troppo bello, e di nuovo li chiudevo. […] La foglia è bella. Tutto è bello. […] Tutto appare bello a chi sa che tutto è bello. Se sapessero che per loro è bene così, allora per loro sarebbe un bene, ma finché non sapranno che per loro è bene così, per loro rimarrà un male. Ecco tutta l’idea, tutta, non c’è altro” “Quando avete saputo di essere così felice?” “Martedì della scorsa settimana, anzi, mercoledì, perché era già mercoledì, di notte.” “E in che maniera?” “Non ricordo, così… camminavo per la stanza… non importa. Poi ho fermato l’orologio, erano le due e trentasette minuti”.
P 266 “L’ateo non può essere russo, l’ateo cessa immediatamente di essere russo”.
266 “Ma non siete stato voi a dirmi che, se vi avessero dimostrato matematicamente che la verità non è in Cristo, avreste preferito rimanere con Cristo piuttosto che con la verità?”
P 268 “La forza del desiderio insaziabile di raggiungere una fine, e al tempo stesso, negante la fine”.
“Un popolo è tanto più forte quanto più è esclusivo il suo Dio. Non c’è mai stato un popolo senza religione, cioè senza il concetto del bene e del male”
P 270 “Per fare il sugo di lepre, serve la lepre, per credere in Dio, serve Dio”.
P 272 “… mai i bambini non li ho mai oltraggiati” disse Stavrogin, ma solo dopo un lungo, troppo lungo silenzio.” “È vero che avete affermato di non saper distinguere se è più bella una qualsiasi schifezza lasciva e bestiale rispetto a un atto eroico, qualunque atto eroico, anche se si tratta del sacrificio della propria vita per l’umanità? È vero che avete trovato che ai due estremi la bellezza è identica e il piacere lo stesso?”
Secondo capitolo
P 278 “Oppure ha detto “è uno scemo”, per lui quella persona non va chiamata in altro modo che “scemo”. Invece io magari soltanto il martedì e il mercoledì sono uno scemo, mentre il giovedì sono anche più intelligente di lui”
P 289 “Chiudete alla svelta le chiese, liquidate Dio, rompete i voti matrimoniali, abolite il diritto di successione, impugnate i coltelli”
P 293 “Forse questo sguardo era troppo severo, forse rivelava il disgusto, addirittura il piacere maligno di spaventarla, o magari era soltanto un’impressione…”
P 295 “Stanno insieme e non sanno ridere di cuore. Tanta ricchezza e così poca allegria, tutto questo mi dà la nausea. Del resto, ora non mi fa pena nessuno, nessuno tranne me stessa”.
P 302 “Il vagabondo rimase là a strisciare nel fango, in ginocchio, cercando i soldi trasportati dal vento, che affondavano nelle pozzanghere, e ancora per un’intera ora si poterono sentire nell’oscurità le sue rotte esclamazioni: “Eh, eh!”.”
Sesto Capitolo P 414 “Persuadete quattro membri del gruppo a fare la pelle al quinto, con la scusa che sta per denunciare tutti, e subito grazie a quel sangue versato li avrete legati tutto come un solo nodo. Diventeranno i vostri schiavi, non avranno il coraggio di ribellarsi e di chiedervi conto di nulla”
Settimo capitolo
P 420 “Questi cinque agitatori avevano formato il loro primo gruppo con l’ardente fede di essere solo un’unità tra le centinaia e le migliaia di quintetti simili tra loro sparsi per la Russia”
P 432 “Mi sono perso nei miei stessi dati e la mia conclusione è in aperta contraddizione con la mia idea di partenza. Partendo dalla libertà illimitata, la mia conclusione è il dispotismo illimitato.”
Capitolo ottavo
P446 “Ma io? Che vi servo io? […] Lo so, voi pensate che io abbia voglia di far ammazzare anche mia moglie. Legandomi a un delitto pensate certo di acquistare un potere su di me, non è così? A che vi serve questo potere? A che diavolo vi servo io?”
P 448 “Per lui ogni membro della società controlla l’altro ed è obbligato a fare la spia. Ognuno appartiene a tutti e tutti a ognuno. Sono tutti schiavi e uguali nella schiavitù. […] Per prima cosa bisogna abbassare il livello culturale, scientifico e delle qualità personali”
P449 “Sentite Stavrogin: livellare le montagne è una buona idea, non è ridicola. […] La cultura non serve, basta con la scienza! Anche senza la scienza c’è materiale per mille anni, ma prima bisogna costruire l’ubbidienza. Al mondo manca solo una cosa: l'ubbidienza. La brama di sapere è già una brama aristocratica. [….] E’ necessario solo il necessario, ecco d’ora in avanti lo slogan per il mondo intero. Ma servono anche le convulsioni… di questo ci occuperemo noi, i capi. Gli schiavi devono avere dei capi. Una totale ubbidienza, una totale spersonalizzazione, ma una volta ogni trent’anni Sigalev scatena anche una convulsione e di colpo tutti iniziano a divorarsi a vicenda, fino a un certo limite, unicamente per non farli annoiare. La noia è un sentimento aristocratico. Nello Sigalevismo non ci saranno desideri. Il desiderio e la sofferenza sono per noi, per gli schiavi c’è lo sigalevismo.”
P 452 “Ma una o due generazioni di depravazioni adesso sono necessarie. Una depravazione mai vista, ignobile, che trasformi l’essere umano in una porcheria schifo da, vile, brutale ed egoista… ecco cosa ci vuole!”
P 453 Parlando di Ivan, il principe ereditario, cioè Stavrogin secondo Petr Trofimovic “Lui c’è, ma nessuno l’ha mai visto, lui si nasconde. E, sapete?, magari possiamo anche mostrarvi a uno su centomila, per esempio. E poi si sentirà per tutta la terra: “L’abbiamo visto, l’abbiamo visto”.
Nono capitolo
P 462 “Ed è possibile credere nel demonio senza credere affatto in Dio?” disse Stavrogin si mise a ridere. “Oh, è possibilissimo, capita molto spesso.” Tichon sollevò gli occhi e sorrise […] “Al contrario, un ateismo assoluto è più rispettabile dell’indifferenza mondana”
P 467 “Ogni situazione infame, oltremodo umiliante, abietta e, soprattutto, ridicola in cui mi è capitato di trovarmi in vita mia ha sempre risvegliato in me, insieme a una collera illimitata, un piacere immenso”
P 471 “La ragione principale del mio odio era il ricordo di quel suo sorriso. Aveva concepito dentro di me un disprezzo e una ripugnanza illimitata, perché lei alla fine era corsa nell’angolo e si era coperta il volto. Fui preso da un’inspiegabile furia, poi sentii dei brividi.”
P 474 “Matresa si era impiccata”
P 483 Riguardo la pubblicazione della lettera di Stavrogin “Il raccapriccio sarà unanime e, certo, più falso che sincero. Gli uomini hanno paura solo di ciò che minaccia direttamente i loro interessi personali. Non mi riferisco alle anime pure: loro inorridiranno e accuseranno se stesse, ma passeranno inosservate. Invece il riso sarà generale.” “E aggiungete l’osservazione del pensatore: che nelle disgrazie degli altri c’è sempre un che di piacevole per noi”.
Decimo capitolo
P 510 “Non so perché, avevo la sensazione che anche la sua slitta stesse precipitando giù dallo scivolo”
P 517 “Tra di loro quella sregolatezza veniva fatta passare per allegria e quel cinismo da quattro soldi per intelligenza”
Terza parte
Primo capitolo p527 “…Una specie di rancore insaziabile. Pareva che tutti fossero terribilmente seccati di tutto. Regnava una specie di diffuso e confuso cinismo, un cinismo a oltranza, come forzato”.
P 545 Critica agli intellettuali “Ed ecco, là intorno doveva per forza crescere il citiso (il citiso o un’altra erba con un nome che bisogna cercare su un libro di botanica). Ecc”
P 547 Critica che continua “Lodatemi, lo sapete, mi piace da matti essere lodato.”
P 554 “.. l’umanità continuerebbe a vivere senza gli inglesi, anche senza la Germania… […] ma senza la bellezza no, non può. […] La scienza non durerebbe un minuto senza la bellezza.
P 555 Rimando al suggerimento di Ivan a Smerdjiakov “Vive di rapine e ultimamente ha compiuto un altro omicidio. Io vi voglio chiedere: se voi quindici anni fa non l’aveste mandato sotto le armi per pagare un debito di gioco o, più semplicemente, non l’aveste perso a carte, ditemi, lui ci sarebbe finito ai lavori forzati? Si sarebbe messo ad ammazzare la gente, come fa ora, nella sua lotta per l’esistenza?”
Secondo capitolo P 588 Il capitano Lebjadkin e la sorella Mar’ja Timofeevna assassinati (durante l’incendio).
Terzo capitolo P 612 “È l’amica di Stavrogin!” urlò qualcuno a questo punto. E da un’altra parte: “Non gli basta ammazzare la gente, vengono pure a guardare”: E a un tratto alle spalle di Liza vidi un pugno alzarsi sopra la sua testa e poi abbassarsi. Lei cadde. […] A quanto pare Liza si era rialzata, ma un altro colpo l’aveva fatta cadere di nuovo. All’improvviso la folla si allargò e si formò un piccolo cerchio intorno a Liza, stesa in terra. […] Ricordo soltanto che a un tratto lei venne portata via.
Quarto capitolo
P 621 “Non è il vostro programma questo? Di che potete accusarci?” “Di arbitrio!” Gridò furioso Petr Stepanovic
P 627 Parla Liputin “Anzi, credo che in Russia di queste centinaia di quintetti ci sia solo il nostro e non ci sia proprio nessuna rete”
P 633 Fed’ka svela Petr Stepanovic
Quinto capitolo P 652 “Perché leggere un libro e rilegarlo sono due distinte fasi del progresso, ognuna di enorme portata. […] La rilegatura invece significa già avere rispetto per il libro, significa che non si ama soltanto leggerlo, ma che si riconosce anche la sua importanza.”
P 664 “Ci sono dei secondi, non più di cinque o sei per volta, in cui si sente all'improvviso la presenza dell’armonia eterna, la si raggiunge appieno. […] Come se all’improvviso si sentisse tutta la natura e all'improvviso si dicesse: “sì, è vero”. […] Io questi cinque secondi io vivo una vita e per essi darei tutta la mia vita, perché ne vale la pena.”
Sesto capitolo P 681 “Resteremo solo noi che ci siamo predestinati in anticipo a prendere il potere: assoceremo gli intelligenti a noi, cavalcheremo gli imbecilli. […] Bisogna rieducare gli uomini per renderli degni della libertà”
P 683 Liputin scopre che sono l’unico quintetto
P 690 Parla Kirillov “Dio è necessario, perciò deve esistere” […] “Ma io so che Egli non esiste e non può esistere” […] “Davvero non capisci che è impossibile per un uomo con questi due pensieri restare in vita?”
P 692 “L’uomo non ha fatto altro che inventarsi Dio per vivere senza ucciderli. Tutta la storia universale finora si è ridotta a questo.”
P 698 Scena horror di Kirillov e Petr Stepanovic.
Settimo capitolo P 729 I demòni “E lì sul monte pascolava una grossa mandria di porci, e Gli chiesero di lasciarli entrare in quelle bestie. Egli glielo concesse. I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei porci, e la mandria si scaraventò giù dal precipizio nel lago e affogò. Visto ciò che era accaduto, i procari fuggirono e andarono a raccontarlo in città e per le campagne. E gli abitanti uscirono a vedere quel che era stato; e giunti da Gesù, trovarono l’uomo da cui erano usciti i demòni seduto ai Suoi piedi, vestito e di nuovo in sé, ed essi inorridirono. Ma chi aveva visto raccontò loro come era stato guarito l’indemoniato.”
Ottavo capitolo P 742 anche la moglie di satov e la figlioletta muoiono
P 750 “Tutto, sempre debole e fiacco”
P 752 Stavrogin si uccide “Aveva agito con premeditazione e che fino all’ultimo era stato cosciente. Dopo l’autopsia, i nostri medici hanno escluso del tutto e in modo reciso la pazzia”
Giudizio
Libro difficile per l’inizio lentissimo e la moltitudine dei personaggi. Diventa scorrevole da pagina 130-140, da lì il ritmo si mantiene abbastanza serrato. Il primo terzo ha un tono leggero, frivolo, morbido (nonostante la suggestione inquietante dell’ombra di Stavrogin), dal secondo terzo invece si fa duro, violento, cruento.
È un romanzo fortemente politico, di dura satira al nichilismo rivoluzionario. Ha un impianto, come sempre, filosofico interessante e sviluppato molto bene in diversi punti del romanzo; non credo che D. debba essere letto per il pensiero filosofico.
È pazzissimo, teatrale, carnevalesco, farsesco. Ci sono pianti, urla, strilli, nevrosi, febbri, malori, risate improvvise, fughe. La magia di D., cioè quella di creare personaggi veri, tridimensionali, reali, si riconferma anche in questo romanzo. Stavrogin, Petr Stepanovic, Kirillov, Satov e altri, sono tutti personaggi Dostoevskiani, o meglio Karamazoviani. “Proprio perché la nostra è una natura vasta, karamazoviana (a questo voglio arrivare), e può contenere ogni sorta di opposti e può contemplare in un sol colpo i due abissi, l’abisso che è sopra di noi, l’abisso degli ideali supremi, e l’abisso che è sotto di noi, l’abisso del peggiore e del più fetido degrado”
Temi
Quasi 150 pagine introduttive. Le prime 130/140 pagine sono introduttive. C’è soprattutto Stepan Trofimovic (padre di Petr Stepanovic), Varvara Petrovna (madre di Stavrogin) e un po’ di Liza. Ci sono molti riferimenti e allusioni al misterioso Stavrogin, su questo D. è bravissimo; non vediamo l’ora che appaia. Ma non succede niente. Le cose iniziano a muoversi a circa pagina 140. È un ritmo che ricorda I fratelli Karamazov (con la presentazione del padre, dei tre fratelli e l’incontro dallo Staretz) e che è veramente difficile da sostenere. Poi il libro parte e non ci si può staccare.
Stavrogin è male assoluto? Non ne sono sicuro. Di sicuro è un rappresentante del male disinteressato. S. ha fatto a Pietroburgo “una vita sarcastica” e si è sposato con la poveretta mezza matta, come dice Kirillov: “questo sia stato un nuovo esperimento compiuto da un uomo ormai sazio con lo scopo di sapere fino a che punto si possa portare una donna storpia e pazza”; inoltre a Pietroburgo ha compiuto il male peggiore, per D., cioè la violenza sui bambini. Ma c’è un ma. In primo luogo D. è bravissimo a spiegare questi crimini non in modo netto ma sempre a tinte un pochino fosche, imprecise. Un esempio: durante il racconto del peggiore crimine di S., D. ci butta dentro un enorme fatto laterale, cioè che la ragazzina si suicida. In secondo luogo, appunto, non sono sicuro che per D. esista un male assoluto. Nei demòni abbiamo diverse configurazioni di male tra S., Petr Stepanovic e Fed’ka (oltre al gruppetto dei cinque, ovviamente). Tanti approcci diversi al male proprio perché l’uomo è ampio e sfaccettato. Il “problema” di S. è che per lui non cambia nulla tra il bene e il male.; inoltre è tormentato da delle visioni, è tormentato dalla sua razionalità, dal fatto che riesce a “sentire” poco (“Tutto, sempre debole e fiacco”). Non è apatico: ha attacchi d’ira; semplicemente non ha discernimento, ma questo non lo porta a diventare un serial killer, è una faccenda più sottile. “Di rabbia in N.V. ce n’era forse più che in tutti e due messi insieme, ma era una rabbia fredda, calma e, per così dire, razionale, cioè il genere di rabbia più ripugnante e terribile che esista”
Nichilisti dell’800, i futuri dittatori comunisti. Una mia teoria. Nelle spiegazioni di come i nichilisti si immaginano la rivoluzione e il futuro della società, ritroviamo le deviazioni dittatoriali dei regimi comunisti. ““Mi sono perso nei miei stessi dati e la mia conclusione è in aperta contraddizione con la mia idea di partenza. Partendo dalla libertà illimitata, la mia conclusione è il dispotismo illimitato.” “Per lui ogni membro della società controlla l’altro ed è obbligato a fare la spia. Ognuno appartiene a tutti e tutti a ognuno. Sono tutti schiavi e uguali nella schiavitù. […] Per prima cosa bisogna abbassare il livello culturale, scientifico e delle qualità personali” “Sentite Stavrogin: livellare le montagne è una buona idea, non è ridicola. […] La cultura non serve, basta con la scienza! Anche senza la scienza c’è materiale per mille anni, ma prima bisogna costruire l’ubbidienza. Al mondo manca solo una cosa: l'ubbidienza. La brama di sapere è già una brama aristocratica. [….] E’ necessario solo il necessario, ecco d’ora in avanti lo slogan per il mondo intero. Ma servono anche le convulsioni… di questo ci occuperemo noi, i capi. Gli schiavi devono avere dei capi. Una totale ubbidienza, una totale spersonalizzazione, ma una volta ogni trent’anni Sigalev scatena anche una convulsione e di colpo tutti iniziano a divorarsi a vicenda, fino a un certo limite, unicamente per non farli annoiare. La noia è un sentimento aristocratico. Nello Sigalevismo non ci saranno desideri. Il desiderio e la sofferenza sono per noi, per gli schiavi c’è lo sigalevismo.”
Saremo tutti uguali ma io sarò un po’ più uguale degli altri “Gli schiavi devono avere dei capi.” “Resteremo solo noi che ci siamo predestinati in anticipo a prendere il potere: assoceremo gli intelligenti a noi, cavalcheremo gli imbecilli. […] Bisogna rieducare gli uomini per renderli degni della libertà” L’obiettivo dell’infido e manipolatore Petr Stepanovic è semplicemente il potere.
Punto di vista problematico, finché non diventa meno rilevante D. ha deciso di usare una prima persona. Chi racconta è Anton Lavrentievič G… v, amico di Stepan Trofimovic. Fin dall’inizio ogni spiegazione e ogni fatto è tirato per i capelli “per coincidenza c’ero” o cose simili. Per fortuna dalla seconda parte diventa più un narratore onnisciente e in effetti è il punto in cui il romanzo parte davvero.
Stepan Trofimovic, personaggio che non ho compreso Stepan è il padre di Petr Stepanovic e ha come personaggio due ruoli: il padre che fallisce e l’intellettuale sorpassato dai tempi. E ci sta. Però è spesso dentro alla scena senza reale motivo; fino all’ultimo D. dedica decine di pagine per la sua storia. Ma la sua è una storia molto meno significativa di quella degli altri; è un personaggio lagnoso, lamentoso, fastidioso, che riempie i periodi di intere frasi in francese.
Tichon è l’unica figura religiosa ma è resa come difettosa, imperfetta, non è un santone. Anche ne I fratelli Karamazov c’è una figura religiosa con una forte influenza sul protagonista (uno dei protagonisti, Alekseij), cioè lo Starezs Zosima. Ne I demòni c’è Tichon; D. lo “usa” per far confessare S. La cosa bella, al solito, è che Tichon è pieno di difetti, umano.
Continui riferimenti a D. a gente che parla male o scrive male (come le lettere di Stavrogin o i discorsi in pubblico). In ogni romanzo di D. noto che giudica male chi parla impappinandosi o confondendosi e chi scrive male, chi in generale si esprime male. È una turba di D., però mi fa effetto e mi fa capire ancora di più come mai D. scriva così bene.
La morte di Liza P 612 “È l’amica di Stavrogin!” urlò qualcuno a questo punto. E da un’altra parte: “Non gli basta ammazzare la gente, vengono pure a guardare”: E a un tratto alle spalle di Liza vidi un pugno alzarsi sopra la sua testa e poi abbassarsi. Lei cadde. […] A quanto pare Liza si era rialzata, ma un altro colpo l’aveva fatta cadere di nuovo. All’improvviso la folla si allargò e si formò un piccolo cerchio intorno a Liza, stesa in terra. […] Ricordo soltanto che a un tratto lei venne portata via.” Questa parte mi ha francamente sconvolto: Liza fino allora era stata innocente, pulita, fresca, un personaggio a cui non poteva andare nulla di particolarmente storto. E invece.
Ci sono solo due veri demoni, gli altri si sono aggregati senza neanche sapere bene perché. I due veri demòni sono Stavrogin e Stepanovic. La banda di accoliti nichilisti è composta da gente infervorata, sicura, decisa, che però si scioglie al sole alla prima vera azione prorompente, cioè l’uccisione di Satov. Diventano pieni di dubbi e insicuri. Perfino Fed’ka, assassino, ha una sorta di giustificazione. “Vive di rapine e ultimamente ha compiuto un altro omicidio. Io vi voglio chiedere: se voi quindici anni fa non l’aveste mandato sotto le armi per pagare un debito di gioco o, più semplicemente, non l’aveste perso a carte, ditemi, lui ci sarebbe finito ai lavori forzati? Si sarebbe messo ad ammazzare la gente, come fa ora, nella sua lotta per l’esistenza?” Forse solo Kirillov ci ha ragionato bene, e infatti è forse l’emblema del nichilismo più puro.
Petr Stepanovic doveva essere protagonista ma poi è spuntato Stavrogin. Lo dice D. stesso, e questo mi affascina perché immagino che il romanzo, a un certo punto, prenda vita ed esiga cose diverse da quelle preventivate.
D. è contro le ideologie. Le ideologie sono idiozie per D. perché appiattiscono l’animo umano dietro il velo del gruppo. Per D. perfino la fede nasce dal dubbio, quindi ognuno è un’isola che deve combattere coi propri demòni e decidere la propria strada (o ancora meglio subire la vita a modo suo).
D è teatrale come scenografie, dialoghi, comportamenti. Prima di tutto le scenografie sono spesso quelle: interni di case in legno un po’ malandate, scale; l’inquadratura è spesso stretta e al chiuso. Si sta poco in viaggio, ad esempio. Secondo: i dialoghi. Sono coloriti, esagerati, marcati, appunto teatrali. E poi i singoli comportamenti delle persone, le reazioni sono pazze, furiosi, carnevalesche, esagerate. Pianti, urla, strilli, nevrosi, febbri, malori, risate improvvise, fughe.
La motivazioni che spinge i personaggi sono estremamente comprensibili e umane. D. è uno scrittore eccellente perché crea personaggi (e storie) che parlano a noi, a me. I personaggi sono reali, tridimensionali. Le motivazioni che li muovono sono comprensibilissime, le reazioni pure. Ognuno ha un’infinità di pregi e un’infinità di difetti. Le idee sono sfaccettate, complesse, argomentate.
Per Stavrogin Dio non esiste quindi bene o male si confondono? Non sono d’accordo. Non è guidato dall'idea quanto dall'istinto. Lui sente di godere nel fare del male tanto quanto gode nel fare del bene. Ha spiegato il suo sentire con un ragionamento filosofico, non il contrario. “Ogni situazione infame, oltremodo umiliante, abietta e, soprattutto, ridicola in cui mi è capitato di trovarmi in vita mia ha sempre risvegliato in me, insieme a una collera illimitata, un piacere immenso”
Se pensi che basti la ragione per capire il mondo pagherai care conseguenze; e se non le pensi, le pagherai lo stesso.
Frase di Rick DuFer perfetta per descrivere le opere di Dostoevskij.
Trama tratta da fatti reali D. prende spunto da un fatto veramente accaduto: nel 1869 Sergej Gennadievič Nečaev uccise Ivan Ivanov perché voleva uscire dalla loro setta nichilista. Nel romanzo il primo è Petr Stepanovic, il secondo Satov. D. fa spesso così; anche per Delitto e castigo prese spunto dai giornali perché effettivamente era un grande lettore di giornali.
Visioni. È un altro sé stesso S. ha le visioni, lo confessa a Tichon. Ciò che vede è un altro sé, un sé cattivo. Tema del sosia. Mi azzardo a dire che per D. dentro ognuno c’è più di una persona, proprio perché siamo complessissimi e sfaccettati.
Come giudicare le conseguenze di un suggerimento? È colpa del suggeritore o di chi agisce? Tema de I fratelli Karamazov. Rimando al suggerimento di Ivan a Smerdjiakov “Vive di rapine e ultimamente ha compiuto un altro omicidio. Io vi voglio chiedere: se voi quindici anni fa non l’aveste mandato sotto le armi per pagare un debito di gioco o, più semplicemente, non l’aveste perso a carte, ditemi, lui ci sarebbe finito ai lavori forzati? Si sarebbe messo ad ammazzare la gente, come fa ora, nella sua lotta per l’esistenza?” Un tema etico molto spinoso perché riguarda la responsabilità e il libero arbitrio. Dato che sono qua per ciarlare, dico la mia: tra Fed’ka e Smerdjakov c’è una differenza enorme. Il secondo, lucidamente e con tutte le possibilità davanti a sé, ha scelto coscientemente di uccidere Fedor Karamazov. Sul primo ci sono delle attenuanti date dall’ambiente di vita, dal contesto sociale; questo non lo rende meno colpevole ma, in un processo ideale, andrebbero considerate.
È un romanzo filosofico? Sì ma non serve. D. ha un complesso impianto filosofico (che tradotto vor dì che ficca nei libri tante belle idee) e anche nei Demòni ha tanto da dire. Non “serve” leggere i Demòni per questo. Non serve saperne di filosofia. Non serve leggerlo per approfondire i temi filosofici tipici di D.
E soprattutto non serve averne paura per questo. In primo luogo è un bellissimo romanzo e va preso, secondo me, per questo. Tutti i livelli che non siano “romanzo” rischiano solo di frenare e scoraggiare una bellissima lettura e francamente mi sono rotto di tutti questi paletti.
Poi, a parte, sussurrando per non farmi sentire, dico che D. non credo vada letto per l’impianto filosofico in sé ma per lo scrittore che è, per come riesce a leggerci dentro e a tratteggiare meravigliosamente l’assurdo animo umano.
È un romanzo politico? Sì ma non serve. Uguale come sopra: leggetevi sto maledettissimo romanzo, se vi va, perché è bello, secondo me, e vi fa passare qualche giorno immersi in una bella storia, scritta meravigliosamente e che vi trascinerà lontano. Punto. Ci volete vedere altro? Perfetto! Ma che non sia una scusa idiota per non leggerlo.
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bucoliqves · 2 months
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steparvara / seasoned stavrovensky love confession in italian demons 1972
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Pyotr Verkhovensky x Nikolai Stavrogin from Dostoevsky’s Demons (any adaptation)
Toxic, hints of Celebrity x Fanatic, not quite pseudo-incest but there is a relationship between Stepan Verkhovensky (Pyotr’s Father) and Varvara Stavrogina (Nikolai’s Mother)
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Thanks so much for requesting this ship, it's my favorite actually! ❤️ I decided to put "Power imbalance" for them, thought that would be fitting. Didn't include pseudo-incest because they aren't officially stepbrothers and do not see each other that way
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rknchan · 2 years
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also some old demons stuff
ive read them for the 3rd time am i okay? probably not
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