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#terzoanno
cherylroberts · 3 years
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[H] « Intanto ringrazio Cheryl per conoscermi così bene da avermi regalato dei baby draghi » nel fare un occhiolino divertito alla sua CO-HOST « e voi altri per non aver detto di no alla vacanza migliore della vostra vita » con una punta di sarcasmo particolarmente pungente, per quanto bonaria « nonostante tutto » in loving memory of l’assalto al binario. Quindi cheers amichetti, bevete prima che Nat’alja torni e vi costringa personalmente. Heaven e le sue guance arrossate – a causa del falò lì accanto, ovviamente – di certo non ci pensano due volte a svuotare la sua tazza di iced tea. « E come da tradizione » annuncia con voce particolarmente squillante nel farsi passare il suo piattino di torta da CHERYL e scambiando con lei un’occhiatina di intesa, prima di lasciarle continuare la frase e renderla nota anche a chi gli Amanatidis non li conosce bene quanto lei. Tradizione che non perde tempo a mettere in pratica quando prende con le mani il suo pezzo di torta e lo spalma letteralmente in faccia a LIO accanto a sé. Il secondo pezzo, soddisfatta del lavoro fatto CHERYL (#spoiler), lo prende direttamente dalla torta – sempre con le mani, sì – e dopo essere salita col ginocchio sul tavolo per avvicinarsi a lei il più possibile, lo spalma in faccia ad ALEXA. Il tutto ovviamente molto in fretta, cercando anche di scappare dalla vendetta di LIO nel mentre.
[C] Lascia la parola alla FESTEGGIATA, e la ascolta osservando tutti i presenti. «Anche perché in caso contrario mi sarei offesa.» Se non si fossero presentati a casa sua, ecco. Però insomma, chi avrebbe rifiutato una vacanza in Grecia? Lei no di certo. Bicchiere di miscela speciale alla mano, aver cantato la canzoncina di rito, aiuta anche a tagliare la torta e a metterla nei piattini. L’espressione che ha in viso è piuttosto preoccupante ma, alla fine, per cosa? La prima che viene servita è HEAVEN, ma i piatti giungeranno a TUTTI i compagni. Si riallaccia alle parole della BIONDA, mentre afferra il proprio piattino. «Casa Amanatidis vi ringrazia. Buon proseguimento di serata!» E afferra quindi il pezzo di torta con le mani, spalmandolo sul viso di DOROTHY, seduta alla sua destra.
[C] Lei inclusa ed è per questo che il lato b si sposta leggermente indietro su quel telo e lei minaccia chiunque le si avvicini -« Non ti azzardare! Ho un dolce e non ho paura di usarlo » uuuh, che minacce serie stasera. Fa quasi paura…ah no. Comunque sia, non attacca ma è pronta a difendersi. Peccato che lei la volesse solo mangiare quella torta.
[D] Ecco che un piattino è super pronto per la povera CORNELIA che si sorbirà - forse, se non saprà difendersi a dovere - un colpo in piena faccia inaspettato e un conseguente sorrisetto soddisfatto, ma pur sempre sporco di torta. Dopo un finto sguardo carino però il suo piano malefico va avanti e si accosta a LIO, reduce di guerra proprio come lei. In realtà non servono molte parole, a parte brevi sguardi: uno verso la torta che tiene lui in mano, uno verso la propria di cui si è appena rifornita, ed infine proprio la FESTEGGIATA. E se il Serpeverde accettasse l`alleanza con quello sguardo d`intesa che 007 ci fa un baffo, DOROTHY partirebbe all`attacco, ovunque HEAVEN si trovi, cercando di coordinare il suo colpo con quello di LIO per regalarle una graziosa doppia torta. «Buon proseguimento anche a te.» Occhiolino incluso.
[A] «Ma che gramo fai!» no, non ci interessa che è una tradizione, ti sembra il caso di sprecare tutta questa torta? Ma poi, nonostante la non-simpatia che nutre verso la SERPEVERDE non può fare a meno di scoppiare a ridere, che è comunque la festeggiata quindi glielo concediamo, e il mood della serata è un po` troppo allegro per prendersela a male per una cosa del genere. «solo per stasera, Hazaar» e prendilo come regalo di compleanno. Insomma, per stasera pace, poi domani ci ammazziamo. Vedendo la situazione prendere piede trai compagni, si unisce, ovviamente, anche lei, afferrando un pezzo della sua torta con le mani e, non si sa con quale coraggio e per quale miracolo divino -sarà la miscela speciale-, il suo tentativo sarebbe rivolto verso SEBASTIAN, alzandosi all`impiedi e sporgendosi dall`altra parte del tavolo per schiaffargliela in piena faccia, per poi andarsi anche a giustificare «se non posso lanciarti incantesimi, ti lancio le torte» facnedo spallucce, e poi portarsi un dito sporco di torta alla bocca perchè, dai, almeno assaggiamola
[L] « Tu... » soffia fra i denti, potendo finalmente tentare di ripulire alla bell`e meglio le ciglia e riaprire gli occhi senza rischi, per identificare HEAVEN appoggiata al pianale ligneo e cercare di approfittare della postura poco comoda(?) della bionda per allungarsi in avanti col busto e afferrarla saldamente –ma senza stringere eccessivamente, per non farle male– dalla caviglia, sventando la fuga imminente. Ci prova. Se l`offesa dovesse riuscire, cercherebbe anche di tirarla all`indietro, per riportarla sul telone e chiamare aiuto. « Vogliamo condividerla la tradizione? » Alla HAZAAR. La tradizione dell`alto tradimento, visto il sarcasmo che si premura di esternare con quel nuovo sogghigno smaliziato che si stampa in faccia. Niente di personale, ma «TORTA QUI!» Un po` in generale, o a DOROTHY magari, verso cui lo sguardo scuro migra, trovandosela giusto lì vicino e armata di tutto punto. E beh, il resto è storia.
[S] Peccato che nel fare il tutto sia finito vicino al tavolino abbastanza da farsi colpire da ALEXA. Con lui che nemmeno se lo aspettava, quindi la prima cosa è un`espressione sorpresa, un lieve alzare le sopracciglia nell`inquadrarla veloce. La ascolta ed è il scetticismo a prendere forma, con un solo sopracciglio che rimane alzato e le iridi che vanno a squadrarla in quel giudicarla. E tiene gli occhi puntati su di lei, andando ovviamente a recuperare il catalizzatore con nonchalanche - che non ha dimenticato, no - per iniziare a giocherellarci, passandoci invece il braccio opposto contro il faccino con tanto di smorfia da bimbo sensibilino. Torna poi a guardarla, alzando appena la bacchetta (sia mai non l`avesse vista) e con un sorriso sprezzante « un`ottima idea » con tanto di labbra che vanno a distendersi nel dire in quella che sembra quasi una minaccia, le fa pure l`occhiolino. Ah sì, guarderemo pure HEAVEN poi per dirle ad un tono più basso « ma perché c`è lei? » con tutto lo schifo del caso sul volto, sì.
[H] « Bagno? » chiederebbe poi alla sua CO-HOST, per prima, rimettendo l’interrogativo anche a TUTTI gli altri mentre si versa un’altra tazza di iced tea sorprendentemente ed incredibilmente euforica, nonostante la sua estetica “rovinata”.
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calyentee · 3 years
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« tu sei strano »
E poi lo scruta meglio, cambiando totalmente espressione in una che effettivamente vorrebbe scoprire un arcano « sembri tutto puristello-modello e poi sei il primo a scoprire dei passaggi segreti » e si avvicina pure di un altro poco con sguardo diffidente « qualcuno ti ha portato sulla cattiva strada o la tua è solo un’immagine para-bolide? »
 Il viso spigoloso è ancora percorso da quell'aria vigile e divertita insieme, seppure in maniera vaga. « Ottima domanda. » Cattura una boccata d'aria fra le labbra, solo per trattenerla lì e gonfiare di poco le guance, finché i chelsea boots lo trasportano di ancora un paio di passi in là, rigorosamente all`indietro per non perderla di vista. Sembra anche sul punto di rispondere, regalarle un ragionamento sensato... ma no. Tutto accade in fretta – o così pare a lui; La mano ancora serrata sull'impugnatura del catalizzatore in noce si solleva, andando a mirare direttamente verso Ashley, sulla cui figura disegna un piccolo cerchio immaginario, in aria – rotazione in senso orario, ovviamente – mentre il fluire della volontà va a concentrarsi lì, nel desiderio di indirizzarle contro una spinta sufficientemente forte da rubarle l`equilibrio. « Impùlsus. » Che la sorpresa riesca o meno, come epilogo ci sarebbe un`alzata eloquente del sopracciglio, una domanda che pur non essendo stata pronunciata, aleggia: tu che ne pensi?
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Voilà. Un tonfo si fa udire per tutta la Dragonviola, prima che possa realizzare ancora il tutto. La sua espressione non è nulla di rassicurante però, perché da terra lo sguardo si riduce a due fessure. « LaLaurie, vuoi morire? » domandato in tutta sincerità, con tono acido e di chi si sta iniziando a scaldare troppo.
Davanti a quel tonfo sordo con cui l’altra cade, la chiostra di denti bianchi si scopre e cattura piccole scintille dalla luce che filtra attraverso le finestre della quinta sala comune. Tutto questo grazie al sorriso smaliziato con cui torna a fissarla, puntualmente dall’alto in basso. « Detto da te, in quelle condizioni » nell’accennare alla postura scomposta della Grifondoro a terra, la bocca gli si arriccia lievemente intorno all’arco di Cupido, in una nota tanto sprezzante quanto giocosa « Non suona un granché minaccioso, non credi? »
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itslexkno-w-x · 3 years
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𝙸𝙸𝙸 𝚊𝚗𝚗𝚘, "𝘌𝘮𝘢𝘵𝘪𝘵𝘦"
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C: [...]Fra le mani ha una piccola scatolina scura, contornata da un nastro in velluto con su incise tre lettere: E.D.R. Ma la cosa che più potrebbe colpire Alexa, sono quei brillantini, che ormai sembrano far parte di lei, sparsi su occhi e sopracciglia. «Come stai?» Si affretterebbe quindi a chiederle, accomodandosi sotto gli archi
A: [...] L`attenzione, le ricade, ovviamente, sugli occhi sbrilluccicanti della corvonero «devo ancora decidere se quei cosi sono peggio del mio dubbio gusto in fatto di colori» e ce ne vuole, se ne sta anche prendendo consapevolezza «oppure se mi piacciono da morire e li voglio anch`io» nessuno gliel`ha chiesto, ma lei lo dice lo stesso. E, una volta le la compagna si è seduta accanto a lei, la sua infrenabile curiosità la porta, ovviamente, a chiederle «e che c`è in quella scatola?» precedendola addirittura sulla domanda del come stia. Insomma, prima le cose importanti e poi ci interessiamo di te. Gli occhi scuri, alla domanda, vanno ad alzarsi al suo viso «oh... io bene solo che... questo tempo del gramo, mi butta un po` giù» però poi scrolla la testa, perchè tanto lo sa che la terzina ci metterà davvero poco a farla riprendere dal cattivo umore «e tu, come stai?» e poi tornerebbe a puntare lo sguardo, colmo di curiosità, alla scatola che ancora tiene tra le mani
C: [...] «Sono bellissimi.» E il tono non ammette repliche. Ma quell’espressione contrariata svanisce con le stesse parole della coetanea, e la Corvonero s’apre finalmente in un sorriso. «Li vuoi? Te ne regalo un po’!» Un po’ eh, che altrimenti lei che cavolo si mette sugli occhi? L’attenzione di Alexa viene catturata dalla scatolina, e allora Cheryl mette su un sorrisetto furbo. Le braccia si allungano in avanti, mentre lei s’è già seduta, e con esse il pacchetto, che viene porto alla Knox. «È per te!» Ah, non s’era capito? Al suo interno, Alexa troverebbe un paio di orecchini dorati: da essi, pende una sorta di goccia, in ematite -una pietra scura, traslucida. Sono estremamente semplici, sebbene sia palese l’ottima fattura. «Ho fatto un articolo per l’Eco, sulle pietre e le loro proprietà... E ho pensato che questa ti si addicesse particolarmente.» La osserva con i suoi occhietti azzurri, quasi insistente, per carpire la reazione della compagna. Sempre nella scatolina, Alexa troverebbe un biglietto, con la calligrafia dalla ragazza, che recita:
“L’ematite è definita una pietra “cercatrice e trasformatrice” perché ci aiuta a identificare gli aspetti di noi stessi e della nostra vita che desideriamo cambiare. Infatti, questa bellissima pietra è conosciuta anche come “pietra del cambiamento”. Dona inoltre la forza necessaria per cercare dentro di sé le abilità necessarie per attuare tutte quelle “metamorfosi” che porteranno il nostro spirito creativo a livelli più alti.”
«Comunque tutto bene oggi! Dopo devo andare anche a studiare...» E quando mai. «Ti butta giù? Effettivamente è triste ma... Io ci sono abituata eh. Anche se in Grecia c’è seeeeempre il sole.» Forse perché ci va d’Agosto? Non è dato saperlo
A: [...] Alla proposta sul ricevere dei brillantini in regalo, sembra rifletterci qualche secondo «mh... a me piacciono i glitter però... non lo so, facciamo che in questi giorni me li provi!» si lascia convincere, chissà, magari le stanno pure bene. Finalmente il mistero del pacchetto viene svelato «ma... che dici?» gli occhietti le si illuminano mentre quello le viene porto, e ispeziona curiosamente la scatolina «che significa...» assottigliando un po` lo sguardo per leggere bene «E.D.R?» per poi alzare lo sguardo verso di lei mentre, al contempo, fa per slacciare il nastro in velluto con la destra. Poi, una volta aperta la scatolina, si ritrova davanti quel paio di pendenti che, se fosse in piedi, la farebbero saltare di gioia «ma... sono bellissimi!» lo sguardo si sposta da quelli all`amica, che si vedrà gettare le braccia al collo ancor prima di poter iniziare con la sua spiegazione «grazie, grazie, grazie» e niente, probabilmente entreranno a far parte dell`outfit completo assieme alla collanina di Natale, che è anche attualmente nascosta sotto gli strati di vestiti. E mentre lei inizia con la spiegazione, lei si sta già togliendo i pendenti con le pietre gialle che osserverebbe per qualche attimo tra le sue mani, un po` dubbiosa «mi sa che era anche arrivato il momento... di smettere di indossarli» qui sembra, in verità, un po` malinconica nell`affermare la cosa, ma scuote la testa e li ripone, con assoluta cautela, in un taschino interno della borsa. Potrebbe sembrare poco, ma togliersi quegli orecchini è stato un gesto non indifferente. Intanto, mentre prima osserva i nuovi vedendoseli dondolare afferrati tra l`indice e il pollice, per poi indossarli, prende poi in mano il biglietto che le fa storcere un po` il naso per la precisione azzeccatissima in questo preciso momento della sua vita. In realtà, non ne ha ancora parlato ad anima viva, quindi quasi la inquieta il significato delle pietre che al momento le pendono dai lobi e, una volta alzato lo sguardo dal foglietto e puntatolo sulla corvonero, deglutisce per scrollarsi per quella sensazione di dosso e asserisce per sdrammatizzare «stai cercando di dirmi che devo cambiare e non ti vado bene così?» e mettiamo su il finto broncio con tanto di braccia incrociate al petto «guarda che bastava dirmelo, eh, mica dovevi lusingarmi con un regalo» però poi farsi scappare una risata è più forte di lei, pur sperando che la compagna non abbia intravisto alcuna cosa strana nella sua reazione. «mi piacciono tantissimo, davvero» chiude la scatola e poi allunga una manina, che tenterebbe di appoggiare sulla sua mentre le sorride, lo sguardo colmo di gratitudine. All`affermazione successiva, non può far altro che roteare gli occhi «cioè TU» proprio tu «STUDI» davvero? «di VENERDI`?» sacrilegio, insomma «certo che ne hai di coraggio» ed è già la seconda cosa per cui glielo fai pensare oggi, e il mal tempo è una di quelle «bene, allora» conseguentemente alla sua affermazione «da grande voglio vivere in Grecia, così non devo più vedere queste brutte nuvolacce!» non le è poi passato del tutto l`astio verso la giornata
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corneliaharris · 4 years
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acciowesleyino · 4 years
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meglio così
« Ti ho fatto una cosa » e nel mentre si ferma per frugare nelle tasche alla ricerca di qualcosa. [...] « Tieni » è decisamente più imbarazzato adesso mentre glielo porge, per poi rimettersi le mani nelle tasche con le spalle che si piegano un po` in avanti. Nell`aprirlo Cornelia troverà un paio di orecchini raffiguranti niente popo di meno che... due pezzi della scacchiera: un re nero e una regina bianca. « Mi sembravano adatti » per uscire un po` dal disagio la butta sul ridere. « Questi sono per la principessa dentona in realtà, però diciamo che puoi metterli anche tu » e chiaramente la sta un po` prendendo in giro, anche se poi lo sguardo si fa tutto concentrato a guardarla un po` in ansia per vedere se le piacciono.
Lo guarda frugare con aria a metà tra il confuso e il curioso e quando l’altro le porge il sacchettino, lei sbatacchia appena le palpebre. «Per me?!» palesemente sorpresa mentre alza gli occhi sul coetaneo. E dopo aver scorto il regalo, la prima cosa che fa è sorridere, forse anche lei un po’ imbarazzata da quel gesto inaspettato. «MA Weeeesley!» e sembra rimbeccarlo per aver scelto proprio due pezzi della scacchiera ma subito dopo, a quella precisazione del Tassorosso, la pianta di fare la sostenuta e ammette «Beh, erano effettivamente adatti» alla principessa dentona, intende «Ma se non ti dispiace li metterò io» tutta allegra nel dirlo, sfoderando un sorrisone. Gli occhi che si alzano dagli orecchini al ragazzo «Grazie davvero» sincera nel dirlo «Ma non dovevi…» e ora è lei quella imbarazzata anche se cerca di dissimulare.
« Sono perfetti dai » e non perché si vuole fare i complimenti da solo, ma perché l`idea di regalargli proprio degli orecchini con i pezzi della scacchiera gli è sembrata abbastanza divertente. Per sdrammatizzare. « Mhh sisi puoi metterli » finge pure di fare un po` il sostenuto solo per continuare un po` la presa in giro, però deve mordersi il labbro inferiore per trattenere un sorriso esagerato nel vedere che le sono piaciuti.
Prende, quindi, a frugare nella sua borsa, sicuramente adducata visto che quello che tira fuori è una scatola di medio-grande dimensioni di un bel giallo accesso con una coccarda nera sopra e un bigliettino annesso, che recita “Buon Natale al miglior cavaliere e ad Artie, la star di Hogwarts – Coco”. Ed infine, glielo porge «Ecco» mentre lo sguardo si abbassa perché nonostante sia curiosa della reazione è anche imbarazzata visto che non aveva previsto di assistere alla scena ma niente è andato secondo i piani, quindi. Una volta aperta la scatola, Wesley troverà un maglione di lana, di un bel rosso acceso, dallo stile palesemente natalizio con tanto di neve animata che scende verso il basso e al centro c’è una grande “W” bianca. Oltre a questo primo maglione ce n’è uno identico per colore e decorazioni ma decisamente più piccolo e con un “A” al centro. Palese che sia la versione per il fidato amico del Tassorosso. Conclude il regalo un sacchettino di velluto rosso pieno zeppo di caramelle e dolci di Mielandia. Attaccato a questo un ennesimo biglietto con su scritto “Non finirli tutti” e pure una faccina animata che fa l’occhiolino.
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« Comunque ti devo dire tipo una cosa » sarà l`entusiasmo o sarà il Natale imminente ma lui c`ha qualcosa da dire. Ma non lo dice mica subito seh. Si stringe la scatola sul fianco accantonando pure per un attimo i dolcetti.
Quell’annuncio su una cosa da dire la sorprende, alza lo sguardo sull’altro «Eh» sembra il suo permesso a parlare ma poi aggiunge anche «Cosa? Dimmi tutto» interessata, curiosa ma senza mettergli fretta. Per ora.
« C`hai presente che ti ho detto che non volevo baciare nessuna al gioco della bottiglia? » inizia così, sul vago mentre il piede inizia a battere un po` per terra in un gesto un po` nervoso. « Beh in realtà una c`era » continua questo suo racconto girando ancora un po` intorno alle parole che vuole dirle. Però quelle parole ancora non gli escono e nel frattempo la guarda sollevando le sopracciglia, quasi a volerle far capire qualcosa. Infondo Cornelia è una Corvonero, potrebbe arrivarci sicuramente. « Vabbe vaffangramo lo faccio adesso » con le parole non gli riesce quindi si fa prendere da un impeto più coraggioso, sicuramente a Grifondoro sarebbero fieri di lui. E quindi, con ancora le guanciotte un po` rosse e i regali in mano, sposta il sacchetto sopra la scatola contenente i maglioni che tiene con la mano sinistra per lasciare la destra libera. Fa giusto un passettino in avanti alzando il braccio libero per far fermare la mano sulla guancia di lei e poi le si avvicina col viso quel tanto che basta per riuscire a stamparle un bacio sulle labbra. Non le dà neanche modo di capire cosa sta facendo forse, ma l`altra avrà comunque il tempo di scansarsi in caso. Il bacio che le dà comunque non ha nulla di complicato, è già tanto che sia riuscito a provare a stamparle quel bacetto casto sulle labbra senza morire di imbarazzo.
Non dice nulla nemmeno quando lui s’interrompe e sembra girare intorno a quello che vuole realmente dire. E probabilmente ha già capito ma non fa niente per togliere l’altro dalla situazione difficile ma increspa le labbra in un mezzo sorriso ma non fa niente, rimane in attesa. Finché non arriva quel bacetto leggero, veloce che lei accetta senza nemmeno pensare di tirarsi indietro. Gli occhi che sfarfallando appena e quando quel piccolo contatto d’interrompe mormora solo «Meglio così che per il gioco della bottiglia» lo afferma ma c’è anche una vena interrogativa nella voce.
La frase di lei lo lascia in silenzio per qualche secondo, mentre distoglie momentaneamente lo sguardo perché mantenere tutto quel contatto visivo è un po` too much per lui. « Mhh si decisamente meglio » alla fine ribatte e lui non c`ha nessuna vena interrogativa nella voce. « Un sacco meglio » anzi continua a ribadire mentre fatica a trattenere quel sorrisetto che vuole spuntargli sulle labbra. [...] Il sorrisetto di sicuro non gli si leva dalla faccia per un bel po`.
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wesleyino · 4 years
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Relazioni sociali
La sua cerchia più ristretta conta esattamente due persone: da una parte Tris - il bro con cui condivide un cervello e tutte le sue avventure - e dall'altra Charlie - l'unica ragazza a cui dedica i sorrisi più sinceri - il tutto a chiudersi in un golden trio dei poveri ma pur sempre favolosissimo. Fra i compagni di classe Sebastian è ormai un amico con cui si diverte a scherzare, Chloe non è tanto male anche se femmina e Niall resta sempre quello nuovo, anche se ormai fa parte della gang. Il suo incubo peggiore, nonché molliccio, resta la sola ed unica regina delle femmine cattive: Octavia. Si spera che non debba aggiungersi anche Mister Bellatrix.
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dorothymacgillivray · 3 years
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«Che hai, LaLaurie? Allergico alle femmine?»
Chiede con naturalezza, visti i suoi modi di non accennare a sedersi, o almeno non lì. Strano? Sicuramente no, ma ogni scusa è buona. «Su, siediti.» Fa anche cenno col capo in direzione davanti a sé. «Mi servi come cavia per una cosa. Niente di traumatico.»
L: « Non direi » per ora, non gli hanno diagnosticato nessuna allergia al gentil sesso « Ma ai tuoi esperimenti probabilmente sì. » Solleva un sopracciglio, studiandola dall’alto della propria seduta, l’espressione perfettamente distesa e unimpressed. « Dunque, posso sapere di che si tratta? »
Dallo zainetto la Corvonero estrae un contenitore in stoffa scura in velluto, grande circa quanto la sua mano, e successivamente da questo prende un mazzo di carte, che poggia sulla superficie dinanzi a sè «Tarocchi.» Giusto per fare capire che no, no stava cercando qualcuno per giocare a poker. «Non ce li ho da molto ma non ho neppure capito se mi piacciono. Per farlo ho bisogno di qualcuno, però.» E questo dovrebbe essere scontato. «Quindi? Te la devi ancora tirare o ci stai?»
L: L’interesse rimbalza per un paio di volte dalla compagna al mazzo di tarocchi « Cosa devo fare? » Un pizzico di perplessità, prima di tornare ad osservarla da dietro il bordo della tazza, impegnato a lasciar scivolare il liquido lungo la gola.
Le dita affusolate e tempestate di anelli di vario tipo intanto iniziano a mescolare in maniera non propriamente rapida, ma neppure goffa, quelle carte dal retro che presenta un pentagono a simboleggiare i quattro elementi. Inizia a spiegargli mentre le osserva. «Beh, nulla di particolare. Tu mi fai una domanda e io interpreto le carte che ti chiederò di scegliere. Può essere di qualsiasi tipo, ma... è meglio se si tratti di un consiglio. Per esempio, come devi agire in un particolare contesto, come raggiungere un certo obiettivo...» Butta tutte le ipotesi che le vengono in mente, finchè poi con un gesto rapido non stende tutte le carte coperte in un piccolo semicerchio, in fila. «È meglio che tu sia chiaro nella tua domanda per un’interpretazione migliore, ma non è necessaria la precisione se vuoi rimanere riservato.» Fa spallucce, poi un segno di avvicinarsi al tavolo Corvonero. «Scegli le carte. Quante vuoi, a istinto.»
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L: Soltanto lo sguardo scuro rimane fedele al focus iniziale: la MacGillivray, ascoltandola nel pieno del suo spiegone sui tarocchi e di quello che dovrà andare a fare lui, di lì a pochi istanti. C’è un attimo di silenzio tombale nel mezzo, dove sono le carte distese ad occupare la scena, più un rapido frullare di pensieri — o così potrebbe sembrare, dal momento che le sopracciglia del LaLaurie si abbassano nella tipica espressione di chi sta rovistando mentalmente, alla ricerca di chissà che cosa. « … » Consigli, dice lei. Consigli. Suono di un veloce risucchio d’aria all’interno dei polmoni, e « Voglio sapere se lo str*nzo figlio di Morgana avrà quello che si merita. » Chiarezza sia, senza mezzi termini e, d’altro canto, neanche dettagli superflui, con la voce che si tinge di una nota più brusca, emotionless, che potrebbe facilmente significare una qualche irritazione. Niente commentini indesiderati a fare da siparietto, piuttosto vede di mettere da parte la tazza, posizionandola sul vassoio, e selezionare le carte da cui si sente più attratto, di getto, trascinandole giusto di qualche centimetro verso di sé, senza girarle. Le muove solamente, per un totale di quattro tarocchi.
Gli occhi color tempesta, che sotto quella poca luce sembrano proprio un grigio sporco, si posano pazienti sul terzino, attenti ad ogni suo cambio d’espressione. Et voilà, evidentemente qualcuno si deve vendicare. Ma il fatto che non abbia seguito i suoi suggerimenti le fa inclinare le sopracciglia in basso, corrucciate. «Mh.» E il Serpeverde poi si avvicina scegliendo quattro carte, che almeno non sono troppe. «Ammetto che un po’ sono curiosa.» Un po’, eh. «Ma se ti ho chiesto di formulare in un certo modo è perchè non si tratta esattamente di prevedere il futuro, piuttosto di mostrarti un possibile scenario. Non so se mi spiego.» Poi toglie di mezzo tutte le altre carte, lasciando solo le quattro scelte, che avvicina a sé. «Ma apprezzo il fatto che tu sia andato al punto.» Meglio di niente, insomma. Ed ecco qua: Dorothy gira la prima carta lentamente per visualizzarne il contenuto, e così poi fa con le successive. Rimane in silenzio per qualche istante, giusto in tempo per ricordarsi bene quei significati. «Duuunque» inizia lo show «La prima carta è un Cavaliere di Coppe al contrario, e potrebbe mostrarmi questa persona di cui mi stai parlando. Un’energia maschile, a contatto con la propria emotività così tanto da farsi coinvolgere negativamente, se non riesce a mantenere il controllo. In un certo senso partiamo bene.» E poi «La seconda carta invece è la Ruota della Fortuna, che sostanzialmente indica un ciclo che va avanti con i suoi cambiamenti e suggerisce che tutto ciò che arriva ritorna indietro, sia esso positivo o negativo. Quindi, se questa persona ti ha fatto del male c’è una buona possibilità che il karma lavori a tuo favore.» Continua a picchiettare contro la superficie, pensierosa, finchè non indica proprio la terza carta. «Questa è la Luna. Rappresenta le illusioni, ma anche l’intuizione. I tarocchi ti suggeriscono quindi di agire celato nel buio e non alla luce del sole, se vuoi fargliela pagare. Devi confondere i tuoi nemici camuffando le tue intenzioni, quindi fa il doppio giochista, cerca di mettere su un piano di vendetta coi fiocchi.» E siamo arrivati all’ultima carta. «Questo invece è il Tre di Denari. Il seme dei denari rappresenta la materialità, ma anche il duro lavoro. Dovrebbe essere la carta della.. collaborazione e del lavoro di squadra: se riuscirai a trovare qualcuno di fidato che ti aiuti nella tua vendetta, il processo sarà più rapido.» Adesso sguardo tutto per il Serpeverde. «Alla fine ti ho comunque dato un consiglio su cosa fare, ma ripeto: c`è una buona possibilità che questa persona abbia "ciò che si merita"» giusto per citarlo, mentre prende anche le quattro carte per infilarle insieme alle altre nel mazzo. «In qualsiasi modo si sviluppi la vicenda dammi un feedback in futuro. Così almeno capisco come sto andando, che ne dici?»
L: « Se non è per fare delle previsioni, a che bolide dovrebbe servire la Divinazione? » Wait, è di quella che parliamo, sì? Bene ma non benissimo, finché la osserva voltare le carte una dopo l’altra e concentrarsi — lui, tuttora appollaiato sul tavolo e fornito di sopracciglia aggrottate, quasi al punto da adombrare le iridi nero pece. By the way, non sembra propenso a volersi perdere una singola parola della lettura, e così il punto finisce per rimbalzare dai tarocchi al volto della Bronzo–blu, ancora una volta. Non apre bocca, tradito soltanto da qualche battito di palpebre vario ed eventuale, fino al termine dell’intero monologo, momento in cui con estrema nonchalance ripesca la sua tazza dal vassoio, consumando una sorsata di tea caldo. « Quindi » ricomincia poi, dopo aver inghiottito « La risposta è sì? » Che tutti questi consigli mica glieli ha chiesti, forse già un’interpretazione concisa gli sarebbe andata a genio « Non c’è bisogno che mi scomodi perché » piccolo gesto non pervenuto della mancina, vago « Ci pensa il destino? » Tanto per capire se ha compreso il messaggio, nonostante qualcosa nell’espressione trasmetta una scintilla di perplessità. « Ok. » Alzata di spalle finale, con leggerezza, culminante nel tintinnare delle porcellane di piattini. « Comunque c’è dell’altro tea, se ne vuoi » nevica « E’ ancora caldo. » Mica glielo versa però, per quello esistono gli Elfi.
#terzoanno #lionel #tarocchi #cucine
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kiawaspoeder · 7 years
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Seconda prova (ufficiale) per la nuova arrivata di #casadeit #Canon #80D #Kintsugi #teatro #bustoarsizio #viandantiteatranti #terzoanno
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viviart · 7 years
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Io ci metto il cuore #heart #art #arteterapia #red #blood #body #terzoanno #centratura #creta #terra #emozionipure #happyme #sistemalimbico
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cherylroberts · 3 years
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Hogsmade, Scrivenshaft
15/05/2077
[L] « Cheryl? » ... « Devo fare una cosa sul tuo album. » Confessa, ritrovando finalmente quella vaga sfumatura smaliziata che gli piace tanto. « Me lo passi? » Che suona tanto come una domanda, sebbene non lo sia fino in fondo « Io ti lascio il mio, potresti attaccare qualche foto, nel frattempo. » Sei in debito, ricordi?
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[C] Vuole che gli passi il suo album? E perché? Proprio non lo capisce ma, lentamente e con un sopracciglio inarcato, sospinge verso il compagno l’album in questione. Non è sicura di quel che voglia farci, e neanche se quella appena posta fosse una domanda o piuttosto un ordine camuffato, però allunga la mano destra nella sua direzione e «Mi passi il tuo?» Lei certo, attende, e in caso Lionel decidesse di affidarle il suo album, metterebbe su un sorrisetto allegro. Mette mano ad una delle foto scattate in Grecia, dove figurano tutti riuniti accanto alla torta a piani di Heaven. I draghi svolazzano anche nella foto, e i partecipanti sono impegnati a guardarsi e a ridacchiare. E certo, non saranno vicini lei e Lio, ma sono nella stessa foto. Si premura di fissarla all’album con il magiscotch, sulla pagina che ha già decorato con dei ritagli di pergamena, un’onda stilizzata e «Atrànimus.» La bacchetta sfiora la superficie cartacea, carezzandola a ricreare il movimento dei flutti delle acque greche. Sicuramente quel che Lionel potrà notare è una piccola scritta in greco, che recita πάθει μάθος (páthei máthos), in basso a destra, con inchiostro blu. Una sorta di firma, un qualcosa che gridi “Hey, io sono stata qui, con te”.
[L] « Prendi. » Dichiara, sporgendosi di nuovo in avanti per ricercare fra il materiale una matita colorata sui toni del verde acquitrinoso. Rintracciato e recuperato l’obbiettivo, torna alla pagina che si trova dinanzi, disegnando su questa il suo personalissimo ritratto di un Avvincino: il corpo tozzo, terminante nella forma di qualche tentacolo, più la faccetta tonda con le fauci in bella mostra, tentando di renderlo minaccioso quel tanto che le sue altissime doti artistiche gli permettono, con persino un paio d’occhi sferici risaltati da una sfumatura più accesa. Il tocco finale non è affidato a mezzi babbani, bensì alla bacchetta e ad un «Atrànimus» che dovrebbe far nuotare il demone acquatico sull’angolo della facciata, costringendolo a dimenare le appendici e a schioccare la mandibola. « Ho finito » dichiara qualche minuto e una didascalia dopo, alzando la testa per mostrare la sua opera alla destinataria « Guarda. » Il risultato è sicuramente riconoscibile come uno dei suoi tanto amati demonietti, pur lasciando immaginare che il destino del terzino forse non è quello di diventare un artista, ma tant’è. Accanto, un’annotazione sbilenca recita ‘see u soon’ con tanto di un cuoricino.
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calyentee · 3 years
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«Vuoi che vada via?»
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Solo sul principio di quell`ultimo domandare altrui fa guizzare le pupille, ricercando il viso della coetanea e mostrandole apertamente l`alzata di una delle sopracciglia. « No » non c`è bisogno di essere tanto drastici « Almeno che non sia tu a voler rimanere da sola. » Allora può farlo, andarsene, non sarà lui a levare le tende per primo.
«No.» Si ritrova a rispondere. Non vuole stare sola, stranamente. Eppure, s’è vestita ed è scivolata via dal castello proprio con quelle intenzioni, individuando nella rimessa uno dei luoghi più tranquilli e solitari in cui rifugiarsi. Quindi, sembra proprio che rimarrà lì, seduta sulla banchina appena al riparo dalla pioggia, a fare compagnia a Lionel. Perché dubita che lui possa farne a lei. «Che hai fatto in questi giorni?» Visto che sono lì, non le pare il caso di starsene in silenzio. E per questo si diletta nel porre domande frivole e quasi stupide, con l’unico scopo di provare a farlo parlare e stare zitta senza sentirsi a disagio.
« Niente » ecco cos`ha fatto. Alla noia di fondo, accompagna un sospiro attraverso le narici, forse la causa principale della nota poco più aguzza che si insinua nell`accento musicale. « In certi casi invece, le convenzioni sembrano un po` ridicole » nel momento in cui si volta — gesto che si ferma circa a tre quarti, catturando la coetanea solamente con la coda dell`occhio — il sorriso vago che gli stira le labbra è ancora lì, visibile, ma non del tutto « No? » Come in procinto di interrogarla, ma la velocità con cui torna al Lago Nero pare suggerire tutt`altro: retorica. « Ma vogliamo parlare di me, o... ? » C`è un guizzo di palpebre, prima che gli occhi d`ossidiana vadano finalmente a posarsi dritti sulla Roberts. « Si vede, sai? »
«È così strano vedermi tranquilla?» E quindi senza offrire biscotti, o saltellare in giro piena di brillantini in viso? Torna a mordicchiarsi il labbro, cercando di scacciare dalla sua mente ricordi particolarmente imbarazzanti e dolorosi di quel venerdì pomeriggio, prima di stropicciarsi gli occhi, in un gesto sconsolato più che effettivamente stanco. «Probabilmente tutti hanno dei periodi “no”.» 
By the way, le labbra del terzino rimangono sigillate, rilassate in una linea dritta e carnosa che non dà alcun indizio su cosa gli stia passando per la testa, né su una rimostranza imminente delle sue alte doti da giudice. Per un po’, almeno, finché i polmoni non buttano fuori un sospiro d’aria calda, portando le spalle a distendersi e la schiena ad incurvarsi in avanti. « Non ci sarebbe niente di così grottesco se questo– » le parole giuste per descrivere il comportamento altrui evidentemente gli mancano, perché si limita ad indicarla con la destra, spalancata e col palmo rivolto verso l’alto « … » il taglio dello sguardo che si assottiglia leggermente « Sei strana, hai iniziato a fare così di punto in bianco. » Just saying, sintetico e diretto come sa essere, in un guizzo rapido di sopracciglia e lo schioccare della lingua contro il palato. 
 «Io...» Inizia, bloccandosi con la stessa rapidità con la quale ha intrapreso il discorso. Torna a mordicchiarsi il labbro, stavolta non imbarazzata, ma stranamente a disagio. «Non ho mai negato che ci sia qualcosa che non va.» Si decide a confessare, ma non troppo tranquillamente, visto lo sguardo che vaga dal lago nero al Serpeverde, quasi timorosa che possa giudicarla. D’altro canto, starsene in silenzio e senza neanche un sorrisetto non è da lei. E probabilmente non le si addice neanche. «C’è qualcosa di sbagliato?» Gli chiede, di punto in bianco. «Nel fatto che le persone non siano sempre felici.»
Lo sguardo d'ossidiana non è giudicante, non quello volto e fermo sulla Corvonero balbettante, è invece piuttosto rilassato, insondabile e distante. Lontano, ma in qualche modo stranamente gentile nel modo in cui la sfiora — discreto, per niente insistente, con le sopracciglia che vanno distendendosi anche quando l'attenzione torna a farsi altalenante, rimbalzando fra le tracce delle gocce di pioggia che baciano le acque del Lago e le tasche del proprio mantello, in cui incomincia a frugare. « Farlo capire e ammetterlo sono due cose molto diverse. » Non le dedica alcun'altra occhiata, ormai già con il capo basso e l'espressione perplessa di chi sta cercando un che di ignoto che non riesce a trovare, o che non ricorda in quale delle tasche del mantello è stato messo. Persino la voce ha perso il suo scherno solito, rimanendo priva di particolari inflessioni, sebbene morbida, addolcita anche  — o anche solo — da quell'accento di terre lontane. « No » tutto il contrario « Però le persone che non sono felici possono parlarne, almeno che non ci sia un altro statuto di segretezza. » Ora sì che va a scandagliare il volto della Bronzo–blu, prima di muovere il braccio e stendere la destra, il palmo rivolto verso l'alto per rivelare il motivo di tanta distrazione: un pacchetto di « Merlino's. » Gli angoli delle labbra che si allungano all'insù, in un sorriso un po' maligno, smaliziato, il quale si allarga nuovamente quando con un rapido movimento del pollice ne solleva la linguetta, consentendo all'altra l'accesso ad uno dei preziosi cilindretti magici. « Vuoi provare? » 
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«Non c’è nessuno statuto di segretezza...» Mormora piano, mentre si raddrizza. Il corpo si scosta, voltandosi completamente verso di lui. E anche le gambe cambiano di posizione, incrociandosi semplicemente in terra. «Diciamo che...» Inizia, con tono di voce incerto. «... Mio padre potrebbe non essere mio padre.»  Dirlo ad alta voce le fa sembrare la situazione ancora più assurda, ed è forse per questo che mette su un mezzo sorriso divertito. «Me lo ha detto mamma l’ultima volta che siamo stati ad Hogsmade. È che, sai... Con tutta questa storia del decreto...» lei, per Pembroke, risulta una mezzosangue. Ad ogni modo, allunga una mano verso di lui, per dire che «Sì.» Ne vuole una. Anche se non fuma, e probabilmente rischierà di morire per la tosse.
Posa anche una guancia sulla manica, indirizzando il campo visivo laddove può includere Cheryl, in una posizione che esprime apertura. Accoglienza nei confronti delle confessioni che arrivano subito dopo, sicuramente pesanti, inaspettate, ma che non causano niente più di un battito di ciglia. Lo sforzo infatti sta tutto nel tentativo di decifrarle, ed è lì che la testa va a piegarsi di qualche grado, insieme alle sopracciglia. « Non saresti più... pura? » Parla con cautela, cercando di estraniare anche quella sfumatura ambigua che riaffiora vagamente nel tentativo di rivelare l'arcano, a lui che poi è estraneo ai meccanismi a cui il nuovo decreto ha iniziato le famiglie britanniche. Esula da commenti o opinioni — in fondo, le ha soltanto proposto una valvola di sfogo, non qualche monologo di risposta. Nel mentre aspetta che la terzina accetti l’offerta, per avvisarla che « Accendo » ecco perché la bacchetta viene impugnata — niente paura, gli Avvincini domani — e stesa verso la direzione opposta, o almeno, questo nel momento in cui la sigaretta arriva in vista delle labbra altrui. « Flamòra » la cima del catalizzatore sfiora gentilmente l'offerta, con l'intento di richiamare il calore e permettere alla miscela di accendersi, adempiendo la sua funzione. 
«A quanto pare mio... Padre, credo, non è puro da abbastanza generazioni.» Non sa neanche perché glielo stia effettivamente dicendo, però lo trova stranamente semplice. Sarà la situazione, il fare sorprendentemente gentile del LaLaurie? Proprio non le interessa, ma adesso che s’è sfogata sembra essere molto più tranquilla. Porta la Merlino’s fra le labbra, dubbiosa, lasciandola lì a penzolare, mentre Lionel prende la bacchetta. Piega leggermente il busto in avanti, per agevolare il compito del Serpeverde e quando lui la accende, Cheryl prova a fare un tiro, e... Un violento colpo di tosse la scuote completamente, mentre lei s’affretta a sfilare la sigaretta dalle labbra. Viene avvolta da un fumo viola e lillà, mentre tossisce, con una mano posata sul petto. «Non ho mai fumato.»
C'è silenzio quindi, un silenzio prolungato e poi ribaltato dall'offerta di una sigaretta, che culmina nel suono di una risata misurata quando quell'altra viene assalita dai colpi di tosse. « Sì, è abbastanza evidente » che quella sia la prima Merlino's, e glielo fa presente con una punta di ironia — proprio lui (!) — la bocca atteggiata in un sorrisetto irritante, pur senza lasciarsi sfuggire la colorazione degli sprazzi di fumo. Lancia uno sguardo al pacchetto giusto prima di lasciarlo ricadere in tasca, come se nulla fosse, una distrazione che tenta di giustificarsi nel solo sforzo di evitare di far cadere il malloppo giù dal pontile.
«Ma perché è tutto colorato?» Lei ovviamente non sa che rispecchiano le emozioni provate al momento, però «È del mio colore preferito.» È già un buon inizio.
 Le tiene compagnia anche nel fare esperienza della prima sigaretta, imbarazzo che non stenta ad aumentare con quella risata che gli sfugge, perché dopotutto è il LaLaurie di sempre — irritante e indolente, una boccata di normalità. « Sono sigarette magiche, ci sarà qualcosa dentro per farlo apparire così » con i gomiti ancora ancorati sulle ginocchia e le mani libere, tende una di queste verso la bionda, per porle una richiesta non detta: posso? Condividi?
«E... Come fanno a sapere quale è il nostro colore preferito?» Perché lei a questo lo ha collegato, il fumo violaceo. Quando Lionel tende una mano verso di lei per chiederle la sigaretta, prende un veloce ultimo tiro. Allunga poi la mano verso di lui, passandogli quindi quanto richiesto.
 Inumidisce le labbra, traendo quel lungo sospiro che lo riporta direttamente con l’attenzione sul bacino liquido — dopo l’atto del passamano, che lo vede semplicemente racchiudere la sigaretta nella pressione fra indice e dito medio. Abbozza una mezza smorfia, avvicinando la Merlino’s alle labbra per prendere una oculata boccata di fumo, la medesima che restituisce all’aria frizzante nell’atto di riprendere parola, senza grossi scompensi e con una densa sfumatura blu. « Non lo sanno, infatti » quale sia il loro colore preferito, e lei non gli ha chiesto che cosa significhi il viola, piuttosto che un giallo o un verde bottiglia, giusto? « Tieni » liquida infine, facendo un secondo ed ultimo tiro prima di restituire il malloppo alla sua nuova, legittima proprietaria  « Riprova, andrà meglio. »
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acciowesleyino · 4 years
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terzo anno
Con l'estate ha guadagnato decisamente qualche centimetro in più, eppure il fisico resta quello di un quattordicenne che non ne vuole proprio sapere di fare un po' di attività fisica. E' chiaro che non potrà di certo far colpo con quelle spalle piccole e quelle gambe magroline, ma forse può puntare su quell'ammasso di capelli scuri, lunghi e ondulati che sembrano sempre piacere – ma questo meglio chiederlo alle donzelle. Anche gli occhi chiari non sono un biglietto da visita poi così male, così come il sorriso luminoso e spensierato che riflette la bellezza dei suoi anni. Peccato che non sappia ancora cosa significhi apparire al meglio: divisa sporca e aspetto trasandato restano sempre e comunque un must.
Se dovesse paragonarsi ad una caramella sarebbe sicuramente un'ape frizzola con quella faccia da angioletto e il sorriso birichino, sempre allegro e pronto ad imbarcarsi in qualsiasi tipo di avventura - anche a costo di mettersi nei guai. Come vuole la sua casata, affidabilità e lealtà fanno parte del suo essere così come il senso di protezione che prova per i suoi amici e la sua famiglia. E' sicuro però che Tosca si rivolterebbe nella tomba nel vedere la sua allergia verso lo studio o verso qualsiasi tipo di attività che richieda troppo sforzo fisico - d'altronde l'unico sforzo che gli tocca fare ogni giorno è quello di rincorrere il suo rospo per tutto il castello e già gli basta.
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martagiuliano-blog · 8 years
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Ancora con Orso Maria Guerrini 🍻🍺🍻 #birramoretti #radler #enelingiro #quellocheilgiro #ormaigrandiamici #terzoanno #sponsor #giroditalia2016 (presso Selva Di Val Gardena-Wolkenstein)
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cherylroberts · 3 years
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«Forse allora dovresti cercare di capirlo.»
18/05/2077
[D] «Possiamo fare come se non fosse mai successo.» se il problema è quel bacio non ricambiato. Solleva le spalle, come se la cosa non gli importasse poi molto, le mani sempre a fondo nelle tasche dei pantaloni. Non sa dire se sia stato carino o meno da parte dell`altra. Lui sì, c`è rimasto male, ma di certo non vuole darlo a vedere alla ragazza che ha di fronte.
[C] «Se vuoi fare finta di niente...» E sottolinea il “vuoi” perché se lei avesse voluto farlo, di certo non starebbe lì a parlare e a cercare di chiedere scusa. «...Perché lo hai fatto?» Perché l’ha baciata, se accantonare quella storia è così facile? Il tono s’è alzato di parecchio, tuttavia nessuno potrebbe dire che stia urlando. «Voi maschi fate sempre così.» Sbotta all’improvviso, visibilmente più ferita per quel “possiamo fare come se non fosse mai successo” che per l’averlo respinto appena qualche tempo prima. riferimento ad una qualche esperienza passata. «Prendete solo quello che volete.» Aggiunge, lasciandosi sfuggire uno sbuffo dalle narici. «E se non va tutto come volete fate finta di niente.» Con quest’ultima frase Duncan è liberissimo di prenderla sul personale perché, insomma, è proprio a lui che si sta riferendo. «Sai che c’è?» Non urla, certo, ma il tono è affilato e di certo non dei più amichevoli. «Ho sbagliato a chiederti scusa. Avrei dovuto fare come te.» Come se non fosse successo nulla. E gli darebbe anche le spalle, decisa ad allontanarsi. A meno che lui non la fermi, ovviamente.
[D] E` solo quando l`altra arretra che qualcosa dentro di lui scatta, mettendo finalmente in moto il resto del corpo. Estrae le mani dalla protezione del tessuto per tendere la destra e fermare Cheryl afferrandole il braccio, se fosse riuscito nel frattempo a compiere quella manciata di passi che li separano. E` una stretta decisa, seppur delicata, solo un modo di fermarla prima che lei possa andarsene. «Pensavo lo volessi tu.» fare finta di niente, anche se è stato lui a proporlo, «Che fosse più facile.» dimenticare, cancellare, nascondere tutto sotto il tappeto. Lascerebbe la presa, nel caso l`altra si fosse fermata, ma rimarrebbe a guardarla da quella nuova vicinanza conquistata. «L`ho fatto perchè mi piaci.» ecco, come se fosse chissà quale segreto. Si strizza nuovamente nelle spalle proprio per sottolineare quell`ovvietà che l`altra avrebbe dovuto capire già da sola. «E non avevo intenzione di prendere nulla.» un po` confuso su questo, dato che il suo interesse era appunto solo quello di darle quei biscotti di cui parlavano poco prima.
[C] La rivelazione di Duncan, tuttavia, la imbarazza, e lo si può capire da quel rossore che, improvvisamente, le sporca il viso pallido. Distoglie piano lo sguardo da lui, stringendo ancora la presa sulla propria camicia. «Io non lo so se mi piaci.» Ammette, riportando finalmente lo sguardo su di lui. Ha perso l’aggressività che fino a qualche istante prima le tingeva la voce, recuperando la quel tono calmo ed incerto che aveva all’inizio. «Per questo non...» Borbotta, deglutendo a fatica. «Per questo non ti ho baciato.» Lo dice con tutta la semplicità del mondo, mentre distoglie lo sguardo. Perché, guess what, baciarlo non sapendo cosa prova nei suoi confronti non avrebbe portato a nulla di buono.
[D] E` all`ammissione di lei che lo sguardo si sposta invece su una delle armature della sala di ingresso, mentre quel misto di delusione e scontrosa amarezza compare per una manciata di secondi sulla sua pelle mulatta. «Forse allora dovresti cercare di capirlo.» se lui le piace, sì. E lo dice con un tono obiettivo e concreto, come se non fosse una cosa complicata e difficile e sottile da decifrare. Prende aria, allargando le narici e riempiendosi pienamente i polmoni. La schiena si raddrizza ulteriormente e lo sguardo torna a ricambiare quello dell`altra. Una smorfietta divertita e sbruffona colora le sue labbra carnose, mentre riaffonda le mani nelle tasche e si avvia per passare di fianco alla corvonero, così da raggiungere le scale dei sotterranei. Si sporge verso di lei, quando le è a fianco, per sussurrarle un «Non rimarrò sotto Petrificus per anni.» all`orecchio, dato che no, non ha nessuna intenzione di fare la Penelope della situazione.
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corneliaharris · 4 years
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«...sicuramente sei già al corrente» mormora «ma...»  Per un momento è visibile una scatolina, mentre lui mormora «...non è un buon motivo per non fare le cose come si deve» e così si raddrizza, tenendo tra le dita guantate un grazioso fiorellino  dal singolo petalo a coppa, una calla preparata per l`occasione. Le sorride. Le porge il fiore. E poi s`inchina, col suo solito fare elegante e misurato. «Cornelia...» alza lo sguardo al suo visetto, con un accenno di sorriso a metà tra il divertito e il dolce. «...vorresti farmi l`onore di venire con me al Ballo dell`Agrifoglio?» la voce calda s`è fatta più morbida e scura.
A quell’inizio annuisce appena perché ora sta cominciando a fare due più due, anche se forse si aspettava una cosa più informale, alla buona…non che la galanteria altrui le dispiaccia. Non dice niente però, nemmeno a quella seconda frase del concasato, abbozzando solo un sorriso che sembra dargli ragione sul fare le cose “come si deve”. E poi alla vista di quel fiorellino, le labbra si schiudono appena in una mezza “o” di sorpresa «Oh» esclama mentre gli occhi si abbassano sulla calla  «Ma grazie» mormora pure, alzando lo sguardo sul ragazzo mentre prende il fiore che le viene porto con la mano destra. Lascia che l’altro la inviti per poi, sfoderare un sorrisone. «William» inizia morbida ma nella voce si può notare una vena di contentezza « Sì »  una piccola pausa « E  l’onore sarebbe mio.» 
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acciowesleyino · 4 years
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E per concludere un appello importante da parte di Wesley Hilliard e Tristran Goltraighe, massimi esperti in materia: “Biondine tingetevi i capelli, che si sa che ai Mannari piacciono le bionde!”. Non li ringrazieremo mai abbastanza per questo loro immenso contributo. A nome di noi bionde posso dire che il mondo è un posto più sicuro grazie a voi.
Articolo “Storia di Pleniluni”, Eco del Corvo (Novembre 2076)
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