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🟣 Lunedì 21 novembre esordisce dal vivo "INTERSEZIONI [parole visioni pratiche]", un nuovo gruppo di lettura #transfemminista. Ci incontreremo una volta al mese per confrontarci su un #libro, che sceglieremo assieme, e sui #temi a esso collegati attraverso la #pratica femminista della #condivisione e del #confronto orizzontale. Il primo incontro è dedicato al saggio della scrittrice e attivista #BELLHOOKS, "Il femminismo è per tuttx", pubblicato in Italia nel 2021 da Tamu Edizioni @tamuedizioni [che porteremo e che troverete in vendita anche sul posto] Appuntamento allora a lunedì 21 novembre al Bread&Roses spazio di mutuo soccorso @breadandrosesbari, in Via Amendola. Per maggiori informazioni, cliccate sull'evento fb INTERSEZIONI parole visioni pratiche | gruppo di lettura transfemminista #intersezioni #gruppodilettura #femminismo #transfemminismo #spinebookstore #breadandrosesbari #libri #bellhooks #tamuedizioni #bari (presso Bari, Italy) https://www.instagram.com/p/Ck3aHf0KdcU/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#transfemminista#libro#temi#pratica#condivisione#confronto#bellhooks#intersezioni#gruppodilettura#femminismo#transfemminismo#spinebookstore#breadandrosesbari#libri#tamuedizioni#bari
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what's going on in here ffs
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Pls mutuals stop what you're doing and go listen to Queen of Saba they are EVERYTHING
#i just saw them in concert and omg#they're hot#they're amazing lyric writers#they're activists in their art#their voice is out of the world#they're profound#and romantic#and a hopeless bottom#and fighting the fight#free palestine#lotta transfemminista
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[Perdere il filo][Laura Fontanella]
Il silenzio che parla: quando perdere il filo del discorso ci libera Titolo: Perdere il filo. Esperienze collettive di traduzione transfemministaScritto da: Laura FontanellaEdito da: MeltemiAnno: 2024Pagine: 160 ISBN: 9791256150649 La sinossi di Perdere il filo di Laura Fontanella Chi perde il filo del discorso, stringendo il microfono in un’assemblea pubblica o il megafono durante un corteo,…
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#2024#Esperienze collettive di traduzione transfemminista#Italia#Laura Fontanella#LGBT#LGBTQ#libri gay#Meltemi#nonfiction#Perdere il filo#Saggi#Saggistica#Traduzione#Transfemminismo#translation studies
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[known libfem* activist] has spoken up about the presence of abusers in libfem* spaces, because she was recently beaten up by a man she considered "safe" (she posted pictures of her bruises as well) and now most libfem pages with a certain follow are following up with either similar stories or with support post in which they invite the abusers not to enter safe places, or marches, or assemblies etc
and I'm so angry I swear. I'm angry because these women cannot name their abusers, since those moids have huge followings in libfem* spaces and/or are "valid activists" in all the other battles they support and/or have the legal resources to avoid any consequences. I'm angry because they're women who write "yes all men" in their posts and constantly talk about the need of hanging out only with "safe" and "deconstructed" people. I'm angry because the narrative has already turned into posts like open letters to moids stating "please go deconstruct yourself away from our spaces, when you'll be a better person we'll welcome you with open arms because we don't believe in eternal damnation". I'm angry because we are all angry and yet there's so little we can do
*libfem here is used instead of "transfemminista" because I haven't really heard it. it's the term that it's used by those people/association to define themselves and underline the intersectionality of their feminism with other civil rights activisms, mainly transactivism
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“Dove ti nasconderai quando scoppierà la rivoluzione transfemminista?”. Me lo chiede retoricamente una tizia (...). A parte che non capisco perché i trans debbano darmi la caccia... Le furie femministe invece si sa che vogliono sangue di maschio. Ma qual è l’accusa precisa? Considerare “femminicidio” una parola maschicida? Aver fatto notare che viviamo in tempi neomatriarcali? (...) Chiamare femministe pro morte le fanatiche che hanno assaltato la sede di Pro Vita? Ho subito pensato a una canzone impressionante del primo Battiato: “E ho già sentito / aria di rivoluzione / ho già sentito gridare / chi andrà alla fucilazione”. La rivoluzione è sempre omicida. I rivoluzionari sono tutti come minimo dei prepotenti. Mentre la conservazione rispetta le persone e le cose: il conservatore è saggio e pigro, sa che perseguitare il prossimo è inutile e faticoso.
Camillo Langone siamo con te via https://www.ilfoglio.it/preghiera/2023/12/02/news/mi-danno-la-caccia-solo-perche-sono-contro-le-rivoluzioni-anche-quella-trasfemminista--5969722/
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quando il gruppo si riunisce al completo, un venerdì sera va più o meno così. ci ritroviamo al solito bar, gestito da una tipa che ormai ci vuole e le vogliamo bene, ci chiede sempre come va e nota ogni volta un dettaglio "Hai cambiato tinta blu!" "Hai tagliato i capelli!". iniziamo chi con degli spritz chi con della birra, siamo sempre felici di vederci e più o meno la prima mezz'ora passa con frasi come Oooh ma quant'era che non ci vedevamo!!, abbracci e teste sulle spalle che intervallano i discorsi. siamo un gruppo di laureat e laureand in filosofia - attorno ai quali ruotano partner e amic di qualcun di noi - piuttosto sfigaty, non di quelli vestiti bene con una prospettiva di futuro: gente di provincia con un profondo odio di classe transfemminista che attende la lotta armata, a parte me e A. tutti depressi, e senza paura nei confronti delle scomodità perché tanto - cito - "Si fa tutto". qualcuno ha 28 anni e sta ancora scrivendo la tesi, qualcuno ha iniziato il dottorato, qualcuno viene sfruttato per 500€ al mese. quando arriva il momento di passare dallo spritz al negroni, C. racconta un'insolita esperienza sessuale che non ha gradito, facendo nascere confronti infiniti tra J. e M. che devono sviscerare i dettagli della cosa. Verso l'una qualcuna tira fuori le parole crociate e il gruppo si divide tra chi cerca di indovinare le definizioni e chi continua a parlare di chissà cosa - io provo a giostrarmi tra le due fallendo in entrambe. qualcuno va a fumare e fa avanti e indietro, quando rientra fa finta di nulla ma a fine serata si scopre che in quelle intime pause sigaretta a due o a tre si confessano segreti. C. è ubriaco - quando beve gli prende qualcosa che chiama "vena pansessuale", smette di essere etero e mi propone di fare sesso. in effetti in quel tavolo gli incroci negli anni sono stati parecchi ma tra noi due mai, non ci avrei mai pensato però e mi pare un po' strano che me lo dica così, poi mi rendo conto che non so neanche quanti negroni abbia bevuto quindi ha senso: gli dico che gli voglio bene ma magari un'altra sera. M. confessa a J. di essere innamorato di C. e quando il pettegolo me lo racconta la prima cosa che diciamo è Cazzo ecco perché sta così male! ci mettiamo settant'anni a prendere la via di casa, C. prova a picchiarsi usando le nostre mani mentre A. è l'unica che ride sguaiatamente alle cose che dico mentre cerco di trascinarli via. ci salutiamo pregando M. di ricordarsi di far mangiare C. domani, perché si dimentica di farlo ogni giorno e se non fosse per lui si potrebbero contare sulle dita di una mano le volte in cui mangia in una settimana. C. reggendosi a mala pena in piedi prima di salutarmi mi dice Adesso ti darò un bacio ok? io rispondo NO non farlo grazie, ti voglio bene segui L. e vai a casa, e mi chiedo Ma perché cazzo gli è presa così stasera. saluto gli altri e J. viene via nella mia stessa direzione, M. convinto di smascherare chissà quale segreto mi chiede Ma quindi tornate a casa insieme stasera??!! e io per l'ennesima volta gli devo ripetere che J. sta andando a dormire dalla ragazza che abita vicino a me, aggiungendo che ormai sono passati anni da quando scopavamo. alle interminabili ore 3:00 finalmente le nostre strade si dividono e io faccio l'ultimo pezzo di strada con J. che più che un amico per me è un braccio o un rene. oggi l'ho visto per la prima volta con la sua ragazza in un momento di tenerezza e mi sono sembrati innamorati, è bello vedere le persone che amo felici. ed è bello anche essergli accanto quando mi dicono che stanno male. da fuori forse sembriamo uno sgangherato gruppo di strambi maniaci, ma l'ambiguità ci piace anche quando non accade niente, la chiacchieriamo più di quanto non la pratichiamo davvero, e quella che più ci riesce è l'ambiguità emotiva - col cazzo che l'amore romantico è più importante dell'amicizia che abbiamo. ci prendiamo cura l'uno dell'altra: con una birra, con medicine, con la febbre la depressione la povertà la tesi i problemi d'amore, ci siamo.
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il più delle volte, il genere maschile è quello che i torti li fa e non li subisce; essendo uomo, sono attribuite a me una serie di tristi caratteristiche quali: molestie, violenze e quant'altro. il discorso femminista degli ultimi anni, che da una parte in me si è radicato in una veste presumo transfemminista (se non anche xeno, a volte), dall'altro è divenuto la nuova spiegazione logica, l'ennesima, al mio timore nel varcare la soglia della porta e affrontare quel che non definirei più ansia sociale ma qualcosa di radicato e forse intrinseco. parafrasando, mi mette a disagio l'immagine che proietto in quanto maschio. questa cosa mi frena dall'uscire da solo, o di contattare persone su internet, che ahimè rimane uno dei miei pochi mezzi di conoscenza, conoscenze che tralaltro non avvengono proprio per timore di manifestare all'interlocutore, o interlocutrice, intenzioni che in realtà non ho. vorrei potermi mostrare come una persona con cui non c'è rischio che ci provi, che abbia intenzioni diverse dalla conversazione, e l'idea di spaventare qualcuna, ironicamente, mi incute timore, imponendomi una sorta di codice definito in cose come: evitare ogni eye contact se fuori casa, evitare di contattare persone se da internet, se non anche scrivere di sana pianta "non voglio provarci", anche se in quest'ultimo caso sembra che venga un po' troppo tradita la mia indole autistica. ho una personalità evitante e, se da un lato sono contento di avere quel tipo di consapevolezza che può aiutarmi a non mettere in difficoltà la persona che ho davanti, dall'altro mi preclude quasi ogni possibilità di interazione
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sugli altri social mi sono espressa molto di più a livello politico ultimamente, dalla palestina all'omicidio di giulia. inutile dire che a parte l'impotenza che qualcunə può provare, quello che faccio ora come ora e ricondividere voci più autorevoli in materia.
la mia unica "opinione" è stato riportare lo schifo letto sui giornali, dalla romanticizzazione di quel coglione di filippo al dipingere chi ha occupato Palazzo Nuovo come antisemita (e solo per essere entrata dentro durante l'occupazione una mia foto alla Digos ci sarà sicuro).
questa rabbia, questo desiderio di rovesciare una narrazione così assetata di spostare l'attenzione sui dettagli più assurdi per non mettere in discussione il sistema, questa voglia di prendere uno a uno giornalisti e personalità dubbie chiamate in tv. si sta tutto incanalando verso, io spero, un nuovo sessantotto.
perché serve davvero una rivoluzione culturale. che sia transfemminista, antifascista e comprenda la intersezionalità delle lotte. i "compagni" che non riconosco questo e poi nelle storie fanno mansplaining possono anche stare zitti.
io mi sono quasi alterata col marito di mia madre per questa narrazione del bravo ragazzo (di sto cazzo). mi altero ogni giorno a difendere la Palestina. mi altero a voler provare ragionare con gente incapace di vedere il marcio nel sistema.
ma forse sono solo troppo impregnata di ideologia, in fondo nella seconda repubblica l'ideologia è morta. "ma forse".
per citare i notav: a sarà düra.
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Il mio cervello transfemminista che rifiuta il maschile sovraesteso e su un post di IG invece che "I peggiori traditori" legge "Le peggiori traditrici" ✈️
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un mese fa dissi che una abbastanza famosa (?) attivista transfemminista non sarebbe stata adatta all'evento che stiamo organizzando, era totalmente fuori target, roba che se potesse darebbe fuoco all'evento (e anche io). vabbè la mia opinione non è stata accolta (sti cazzi) solo che oggi si trovano con le pezze al culo perché 1- è stato mandato il programma con i nomi senza che tale persona desse conferma (c'è stato un errore di comunicazione tra reparti) 2- l'attivista ci ha mandato una mail dove secondo me ci manda poco che ci querela visto che hanno usato il suo nome 3- si trovano con le pezze al culo. complimerda
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su Linkedin a breve comparirò con la dicitura: compagna transfemminista vegana antispecista
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[Bruci la città][Giada Bonu Rosenkranz][Federica Castelli][Serena Olcuire]
Il volume propone un compendio delle riflessioni sulla città transfemminista, tema che sta guadagnando visibilità sempre maggiore nel dibattito pubblico contemporaneo sull’urbano. Ha carattere scientifico, in quanto esito di ricerche accademiche sulla questione, ma anche politico, essendo tali ricerche informate dalla relazione costante con i movimenti che a livello nazionale si stanno…
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#2023#alleanze#Atelier Città Transfemminista#autodeterminazione#Bruci la città#conflitti#Corpi#Edifir#Edifir Edizioni#Federica Castelli#Generi#Giada Bonu Rosenkranz#LGBT#LGBTQ#movimenti transfemministi#nonfiction#pazi urbani#pratiche istituenti#Saggi#Saggistica#Scienze Politiche e Sociali#Serena Olcuire#transfemminismi e spazio urbano
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Silvia Calderoni
Nei nostri guardaroba abbiamo imparato a collezionare moltissimi tipi di corazze che in diverse situazioni dobbiamo sfoggiare, ma le stesse ci hanno anche plasmato. Quando ero più piccola, avevo necessità di indossarle, ma adesso riesco ad essere al mondo in un certo modo, a modo mio, e delle corazze riesco felicemente a farne a meno, arrivando anche a stare nuda. La mia vita è un punto di forza, ma da intendere come morbidezza, non solo passività, non certo la chiave dell’aggressività che rende qualcuno in una posizione attiva.
Silvia Calderoni, attrice, autrice, performer, dj e importante attivista queer transfemminista.
Artista che travalica schemi, barriere, regole e omologazioni, ha fatto del teatro un’azione politica esponendosi al di là del proprio ruolo e utilizzandolo come spazio di confronto e dibattito.
Il suo corpo, adoperato come spunto su riflessioni pubbliche su arte e identità, viene considerato un manifesto politico.
È stata protagonista di alcune collezioni di Gucci ispirate alla fluidità di genere e della mini serie web Ouverture of Something that never ended, diretta dal regista Gus Van Sant.
Nata a Lugo, in provincia di Ravenna, il 9 settembre 1981, ha iniziato a lavorare da giovanissima con la compagnia Teatro della Valdoca, di cui è stata interprete in diverse produzioni.
Dal 2006 fa parte di Motus, compagnia nomade e indipendente, con la quale ha portato in giro diversi fortunati spettacoli ospitati in numerosi festival nazionali e internazionali.
È stata protagonista di The Plot is the Revolution a fianco di Judith Malina, storica fondatrice del Living Theatre, in uno dei suoi ultimi spettacoli.
Nel 2009 ha vinto il Premio Ubu come miglior attrice under 30.
Ha lavorato anche per cinema e tv ed è comparsa in diversi videoclip musicali.
Oltre che nei teatri, il suo percorso politico, ma anche formativo e artistico, ha preso corpo nella rete degli spazi informali, indipendenti e occupati di militanza culturale.
Con Ilenia Caleo, dal 2015, porta avanti un atelier di ricerca aperto e orbitante che si snoda tra laboratori, residenze artistiche e formati spettacolari. Dal 2017, entrambe, insegnano allo IUAV di Venezia nel Laboratorio di Arti visive. Insieme concepiscono e creano installazioni e progetti nomadi e crossdisciplinari in giro per il mondo. Nel 2022, hanno creato l’istallazione Pick Pocket Paradise per la mostra Espressioni con frazioni al Castello di Rivoli e sono state artiste associate del Padiglione Italia della Biennale Architettura 2023.
È stata oggetto di pesanti critiche da parte di esponenti di destra quando, nel 2020, in un progetto di arte pubblica a Bologna per la campagna La Lotta è Fica, che rappresentava le lotte femministe che intersecano l’antirazzismo, è stato affisso un poster in cui era ritratta in nudo integrale con sei capezzoli con lo slogan Così è (se mi pare).
Nel 2023 è uscito il suo libro, Denti di latte, che sonda il campo sensoriale della sua infanzia trasformando la percezione della realtà in un’esperienza di indagine continua.
Il lavoro di Silvia Calderoni è impossibile da confinare all’interno di un solo linguaggio. Sicuramente nasce dal teatro di ricerca come dimensione in cui esprimere una serie di istanze per cui la società non ha ancora alfabeti disponibili. Il suo corpo, materia prima e viva, attraverso cui instaurare un tacito patto tra sé e il pubblico, è uno strumento che travalica i confini della scena tradizionalmente intesa per toccare mondi limitrofi, come l’arte, la moda e il cinema.
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