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#vesti asiatiche
fashionbooksmilano · 1 year
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Seta & Oro
La collezione tessile di Mariano Fortuny
a cura di Doretta Davanzo Poli, testi di Marcello Brusegan
Arsenale Editrice, Venezia 1997, 200 pagine, 21,5 x 30 cm, ISBN 88-7743-187-3
euro 90,00
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Mostra Biblioteca Nazionale Marciana, Lib.Sansoviniana Venezia 1997-1998
Del poliedrico talento spagnolo è nota, in Italia e all'estero, la produzione pittorica, scenografica e, in particolare, di stampa su seta e di creazioni di moda: attività per le quali si ispirava largamente alla collezione di tessuti iniziata dai suoi genitori e da lui stesso incrementata e conservata nel palazzo veneziano Pesaro degli Orfei dove risiedeva, divenuto ora museo comunale a lui intitolato.  Nelle vetrine del Salone della Libreria Sansoviniana sono stati esposti per la prima volta, in questa eccezionale occasione, un centinaio di esemplari di stoffe, ricami e vesti selezionati dalla collezione Fortuny. Non si tratta di piccoli campioni, ma di drappi di notevoli dimensioni (utilizzati da Fortuny nel raffinato e decadente arredo della sua abitazione veneziana), di paramenti liturgici (pianete, tonacelle, piviali) e di vesti etnografico-aristocratiche di area asiatica, di grande spettacolarità, come viene testimoniato dall'immagine scelta per la copertina del catalogo e il manifesto dell'eposizione: una veste tessuta per il "piccolo imperatore", identificabile come tale dalla presenza di ben diciotto draghi a cinque artigli.
18/01/23
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veronica-nardi · 4 years
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Live Commento
"Non siamo quelli che proteggono le persone. Siamo quelli contro cui si impreca."
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Wow, che serie.
La prima cosa che mi sento di dire è: serie PERFETTA da vedere dopo il rewatch di The Untamed.
Ma l'ho voluto io eh. @dilebe06 mi aveva avvertita della pesantezza di questa serie, ma l'ho voluta vedere perché ero troppo curiosa ed era già alcune settimane che dicevo di volerla vedere.
Me la sono maratonata in meno di una settimana, e l'ho amata. Ma ora ho davvero bisogno di qualcosa di leggero, perché Live mi ha fatto arrabbiare, piangere, mi ha distrutta, mi ha fatto sentire frustrata e impotente.
C'è una cosa che voglio dire subito: Live è una serie che dovrebbero vedere tutti.
Perché?
Per le tematiche messe in campo e per il modo in cui vengono affrontate.
Il tutto parte da Han Jeong e Yeom Sang-soo che, ormai allo sbando ed esasperati, cercano disperatamente un lavoro che gli permetta di guadagnare una buona paga... e finiscono per fare i poliziotti.
Non per senso del dovere, ma per guadagnare soldi (almeno all'inizio).
E devo fare i miei complimenti ai due ragazzi per aver anche solo resistito e passato i duri addestramenti per entrare in accademia (io non sarei durata due giorni).
Una volta passati gli esami le due giovani reclute entrano a far parte della vita della stazione di polizia, e qui partono i fuochi d'artificio.
Finita la serie ho pensato a una cosa che non avevo mai pensato prima: il titolo. Live, che significa vivere. Ed è di questo che parla la serie: di cosa significa vivere nelle vesti di un poliziotto, ma in generale è un racconto su quanto sia arduo e bastardo il percorso della vita, un cammino che a volte ci mette davvero a dura prova.
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Vedendo la serie mi sono resa conto di quanto sia schiettamente umana e dolorosamente realistica: i poliziotti in scena non sono dei supereroi senza macchia e senza paura, non hanno dei poteri magici e sopratutto non sono acclamati dalla gente. Live mette in campo problemi e tematiche che fanno parte della quotidianità di tantissime persone, e lo fa in modo sincero, diretto, pulito, arriva al punto senza girarci troppo intorno, ma allo stesso tempo è estremamente rispettosa dei sentimenti dei personaggi.
Nel corso della visione è semplicemente impossibile non amare ed empatizzare per questi poliziotti, un branco di scaricatori che passa l'80% del tempo a urlarsi in faccia e sbattere le porte, per poi diventare dei teneri pucciosi intorno a un neonato e capaci di fare fronte comune quando si tratta di sopravvivere in questo mondo crudele.
Perché sì, questi poliziotti lottano per vivere una vita giusta e dignitosa, lottano per proteggere i cittadini, lottano per catturare i criminali, sono quelli che combattono per tutti ma nessuno combatte per loro. E quindi si devono arrangiare e fare da soli, stringendo i pugni e imprecando tra i denti.
Grazie Live per avermi regalato una delle più belle bromance che abbia mai visto.
Live mi ha fatto piangere tanto mostrandomi casi pesanti e dolorosi, ma mi ha anche dato scene in cui ho pianto di gioia, e lo dico col cuore in mano: ho amato tantissimo ogni singolo momento felice, e questi momenti li ho apprezzati ancora di più visto tutto quello che ci stava intorno.
Sono tante le scene di questa grande bromance che mi sono piaciute, come lo scoppio di gioia alla notizia delle condizioni fisiche del vicecapo Ki, o i "festeggiamenti bagnati" nella mensa, o tutta la parte del ritiro, in cui ho riso come una pazza fino alle lacrime.
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La bromance è sicuramente uno dei punti forti e più belli di questa serie, e la cosa bella è che oltre a quella generale ci sono alcune preziosissime bromance di coppia: primi su tutti il tenente Oh e Sang-soo, il vicecapo Ki e il capitano Eun Kyung-mo, o anche la bromance femminile tra Jeong e il capitano Ahn.
Andando al sodo e parlando dei personaggi, li ho amati tutti ed è davvero difficile stabilire quale sia il mio preferito: la protagonista è quella con cui ho empatizzato di più, il tenente Oh è il personaggio con la migliore evoluzione, e il tenente Lee è stato il poliziotto della squadra a cui ho fatto l'applauso più lungo della storia.
Riguardo i due protagonisti, mi sono piaciuti entrambi e sono stati due buoni personaggi. Con lui, nonostante abbia sempre capito le sue emozioni, mi sono sentita poco emotiva, ma questa è una cosa mia personale. Apprezzo la sua evoluzione che parte dal "faccio il poliziotto per guadagnare soldi" per arrivare al "faccio il poliziotto per senso del dovere", finendo per tenere una sorta di diario delle persone che aiuta lungo la strada.
Riguardo Han Jeong, è stata sicuramente più "spenta" rispetto alla viva emotività del suo collega, ma ho imparato ad apprezzarla non poco. È un personaggio che ho sempre trovato molto umano, molto dignitosa, con una storia alle spalle con cui tante donne si possono tristemente rispecchiare. Calma e pacata, ma sempre coraggiosa nel dire quello che pensa; profondamente umana nella sua paura quando si rende conto di che cosa vuol dire davvero essere un poliziotto.
Nonostante la pacatezza esteriore, ai miei occhi Yang-chon è stato un personaggio molto attivo in diverse occasioni, ed è questo che a me importa.
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Per quanto riguarda la loro storia d'amore, non l'ho trovata necessaria. Durante la visione, quello che mi importava vedere erano i casi lavorativi e personali in cui i poliziotti erano coinvolti, e della storia d'amore mi è importato davvero poco. Oltretutto è una storia d'amore che non li fa evolvere in nessun modo, quindi l'ho vista semplicemente come un di più, giusto per mettere una punta di romanticismo tra un omicidio e l'altro.
Ma è arrivato il momento di parlare del vero protagonista e vero eroe di questa serie: il tenente Oh.
L'ho amato fin dal primo episodio, quando una recluta vuole abbandonare l'accademia perché stanco dei duri addestramenti di Oh, e lui gli risponde che questi allenamenti sono Mirabilandia in confronto alla vita vera.
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Al secondo episodio l'ho definito "un cazzone, ma bravo", ed è quello che è. O meglio, è l'immagine di Oh che ci viene presentata a inizio serie. Perché nel corso della storia Oh compie una fantastica evoluzione a tutto tondo, costruita e consapevole: un percorso che lo porta a maturare come poliziotto, come marito, come padre, come figlio.
Un percorso tragico: da poliziotto con un fortissimo senso del dovere - tanto che continua la rianimazione su un poveretto mentre il suo amico viene trascinato morto fuori dall'acqua - all'ultima puntata vediamo un poliziotto distrutto, disilluso, arrabbiato, ma ancora con la voglia di tornare col sorriso sulla strada.
Gli altri poliziotti della squadra mi sono piaciuti tutti, quelli che mi sono rimasti più impressi sono:
1. Il vicecapo Ki, costretto dalle situazioni a comportarsi in un certo modo o a prendere scelte difficili: indimenticabile la scena in cui si fa prendere a schiaffi dai due deputati (una delle tante scene in cui ho porconato di brutto). Ki ha avuto tutta la mia vicinanza.
Molto carina la bromance con Eun Kyung-mo, due poliziotti non solo con senso del dovere, ma anche pronti a perdere il distintivo se necessario.
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2. Il capitano Eun Kyung-mo, "rivale" in amore del tenente Oh. Non è un personaggio che ha attratto da subito la mia simpatia, ma ho cominciato a riconsiderarlo quando spiega a Oh perché anni prima ha rinunciato a sua moglie: non per mancanza di coraggio o perché la famiglia fosse contraria, ma perché lo considerava una bella persona, aveva stima di lui come poliziotto e come uomo, e quindi credeva che avrebbe reso felice quella donna. Questa motivazione mi ha davvero colpita.
Ho poi empatizzato per lui, uomo quarantenne, quando la madre gli organizza un appuntamento al buio per cercare di accasarlo. Queste madri asiatiche... Per non parlare di come si senta sfigurare, lui povero poliziotto, in confronto ai suoi fratelli professori e diplomatici.
3. Il tenente Lee, anziano poliziotto prossimo alla pensione, quindi protagonista di un momento delicato della vita. Siccome anziano, non è inizialmente ben visto dalla sua allieva Hye-ri, desiderosa di risolvere casi importanti, e i suoi colleghi gli propongono di trasferirsi in un distretto più tranquillo in campagna, cose che lo infastidiscono non poco perché nonostante l'età non vuole rinunciare al suo lavoro, non vuole essere messo da parte, non vuole essere visto come un peso o come un poliziotto inutile.
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Carino il rapporto che sviluppa con Hye-ri, i due sembrano quasi nonno e nipote.
Ma la scena che più mi ha colpito del tenente Lee è stato quando parla col ragazzo che lo ha aggredito e con il padre. Sordo alle suppliche del ragazzo di non avvisare il padre, il tenente all'inizio svolge solo il suo dovere, per poi sentirsi umiliato quando il ragazzo e i suoi amici lo picchiano per strada.
Il discorso che fa il tenente Lee quando affronta il ragazzo e il padre è crudo, vero, doloroso, gli ho fatto un applauso e ho internamente ringraziato Live per aver affrontato il tema della genitorialità in maniera perfetta: se un ragazzo si comporta male e compie dei crimini, è giusto che paghi perché deve capire che le azioni hanno delle conseguenze, ma è anche giusto chiedersi perché è arrivato a quel punto.
Il discorso del tenente porta alle lacrime il ragazzo: inizialmente arrabbiato col poliziotto per aver fatto la "spia" con il padre e non aver dato peso alle sue suppliche, per la prima volta nella sua vita si sente capito da un adulto, e questo è straziante.
Guardando questa scena ho sputato un fiume di lacrime.
"Non sono i ragazzi quelli da biasimare. Gli adulti li rovinano. Gli adulti rovinano i ragazzi, e i ragazzi si cacciano nei guai e vengono punti." Cit del capo Ki.
Il tema della genitorialità e quanto il modo di educare dei genitori influisca sui figli, lo avevo già visto affrontato molto bene in At Eighteen. Sono molto grata e contenta che ci siano serie che parlano di questa tematica, che mi sta personalmente molto a cuore.
@dilebe06 mi avevi chiesto quale tra i poliziotti fosse il mio preferito, ora lo sai: il vecchio alla fine ha avuto la meglio XD. Questa scena mi ha preso il cuore.
Non posso stare qui a parlare di ogni singolo poliziotto altrimenti faccio Natale, quindi mi limito a dire che a tutti loro viene dato un margine di spazio, e tutti loro sono portavoci di storie umane e difficili, che ho seguito tra rabbia, tristezza ed affetto.
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Per quanto riguarda i casi seguiti dai poliziotti, ho apprezzato tantissimo come è stato affrontato il tema dello stupro.
In Live il tema dello stupro è affrontato in modo crudo, ma allo stesso tempo con delicatezza. È doloroso vedere questo trauma che subiscono le vittime, e la serie riesce in modo magistrale a dare voce ad alcune tristi verità che dovevano essere dette:
- Invece che preoccuparsi della propria salute psicofisica, la prima cosa a cui pensa una vittima di stupro è cosa penserà la gente.
- una vittima di violenza tende spesso a colpevolizzare se stessa quando la colpa è tutta dell'aggressore.
- uno stupro non si può dimenticare.
- Non si può risolvere il problema dello stupro installando qualche telecamera. È importante fare educazione sessuale nelle scuole e a casa, è importante spiegare ai ragazzi e ragazze cosa è giusto e cosa è sbagliato in un rapporto sessuale, cosa è concesso e cosa no. È importante mettere a disposizione i preservativi e mettere in guardia i giovani riguardo le malattie veneree.
La protagonista si è guadagnata tutta la mia gratitudine ed empatia tutte le volte che ha avuto il coraggio di pronunciare certe parole.
La scena in cui parla coi genitori dei liceali e questi si arrabbiano perché "oh mio Dio come osa parlare di sesso??? E per gli stupri basta mettere qualche videocamera!", mi ha fatto arrabbiare un sacco.
Non è l'installazione delle videocamere il problema, quello va bene farlo, ma il problema è come questi genitori sostanzialmente si rifiutano e non sono capaci di educare i propri figli.
Non posso poi non citare il caso del padre violento che picchia la moglie e le due figlie adolescenti, che vengono poi stuprate da uno psicopatico. Questa storyline mi ha spezzato il cuore e mi sono sentita davvero molto vicina alla protagonista, che mi è piaciuta un sacco per essere riuscita, aprendole il cuore, a conquistare la fiducia della ragazza più grande.
Non mi è però piaciuto l'improvviso affetto e dispiacere che nascono nel padre quando gli viene detta la violenza subita dalle figlie: avendole picchiate fino al giorno prima, questa sua reazione l'ho trovata davvero fuori luogo, nonché buonista.
Parliamo ora del finale.
Quando mi sono apprestata a vedere i due episodi finali mi sono detta: "Veronica preparati, perché probabilmente ci scappa il morto". Ho cominciato la visione già con l'ansia, perché sapevo, conoscendo la bastardaggine di Live, che sarebbe successo qualcosa.
E infatti.
Quando Oh e il protagonista si mettono a perlustrare, separati, quel parco di notte, il sentore di una disgrazia dietro l'angolo ha cominciato a nascere dentro di me. Quando poi Oh entra da solo in quei bagni avvolti nell'oscurità e trova un ragazzo morente, lì ho proprio visto l'assassino apparire alle spalle del tenente ancora prima di vederlo veramente.
Ma sono rimasta comunque sconvolta quando ho visto il killer accoltellare Oh più volte, e per un attimo ho pensato che lo avrei perso.
Poi sulla scena arriva il protagonista che spara a morte al criminale che stava allungando la mano verso la pistola.
Da qui... il finimondo.
Io penso che i miei porconamenti li hanno sentiti fino in Corea, perché questo pezzo mi ha fatto arrabbiare non poco.
Parliamone:
1. Finché Sang-soo spara a un serial killer va tutto bene, ma quando si scopre che l'uomo è un emulatore - ma cosa cazzo emuli, cretino!!! - e non ha mai ucciso nessuno prima d'ora, allora quello che ha fatto Sang-soo improvvisamente diventa una mostruosità.
... la logica?
In una scena del crimine come quella, cosa c'entra se l'aggressore non ha mai ucciso qualcuno in passato? Se allunga la mano verso la pistola io mi difendo, non sto certo a chiedermi se ha già commesso dei crimini simili in precedenza.
2. In una situazione del genere, è oggettivamente impossibile richiedere a Sang-soo calma e lucidità. È notte, buio, ci sono un ragazzo gravemente ferito, un collega in fin di vita, e l'aggressore si muove per prendere la pistola. Chi, al mondo, sarebbe riuscito a mantenere il sangue freddo?
Non dobbiamo dimenticarci che questi uomini prima di essere dei poliziotti, sono degli esseri umani. Non possiamo aspettarci che siano sempre impeccabili, che abbiano sempre la prontezza di seguire alla lettera il manuale.
3. Sang-soo avrebbe potuto sparargli in un punto non vitale o fermarsi al primo colpo. Questo è vero e va detto.
Questo è il punto che per più di ventiquattro ore mi ha fatto esasperare.
Mi viene da dire che l'aggressore avrebbe potuto fare a meno di emulare il serial killer (ma un altro passatempo no?), e quindi evitare di farsi sparare, perché diciamocelo: se aggredisci un ragazzo in un bagno pubblico non osare venirmi a dire che non ti aspettavi l'intervento della polizia.
La risposta che ricevo è semplicemente bastarda: anche se è un criminale che ha aggredito delle persone, ha comunque dei diritti.
Tutta questa faccenda mi ha fatto discutere con me stessa per più di un giorno, e anche se è stato esasperante, credo sia una cosa buona che Live metta in campo delle discussioni così interessanti, questioni su cui è giusto riflettere e discutere.
Io sono una spettatrice esterna che ha il lusso di vedere la scena con distacco e lucidità, e per me è davvero molto facile giudicare Sang-soo e dirgli che avrebbe potuto sparare in un altro modo, ma la verità è che i poliziotti sono costretti a prendere delle decisioni vitali in situazioni di forte stress nel giro di pochi secondi.
Vogliamo dire che l'aggressore aveva il diritto di essere ferito alla gamba invece di essere colpito a morte? Va bene, diciamolo. E il diritto del poliziotto alla legittima difesa, alla sua sicurezza e a quella delle persone ferite?
Ora, siccome volevo avere un parere esterno che mi facesse vedere le cose con più razionalità, ho raccontato la faccenda a mia sorella, e lei, genia, mi ha chiarito ogni dubbio.
Non avevo pensato alla parola chiave: la priorità.
In quel momento la priorità era rendere inoffensivo l'aggressore e salvare le due persone ferite. Ma io devo riportare le testuali parole di mia sorella perché sono oro che cola:
"È uno che ha ferito gravemente una persona, ha accoltellato un poliziotto e ha fatto finta di posare il coltello per prendere la pistola e sparare, se io devo fare il 'santo in terra' e ferirlo poi nel mentre presto soccorso agli altri questo: prende la pistola e mi spara, con una mano in uno scatto improvviso mi spinge la testa contro il muro e muoio ecc ecc. Devo fare il santo in terra e morire? Il cazzo! Se lui voleva fermarsi all'arrivo del secondo poliziotto che gli ha puntato la pistola, lasciava cadere il coltello e si alzava con le mani in alto in segno di resa."
UN APPLAUSO PREGO.
Ora mi sento molto stupida perché ho passato le ore a interrogarmi su questa cosa, poi chiedo a mia sorella che in due secondi mi risolve tutto.
L'aggressore può avere tutti i diritti che vuole, ma i due feriti hanno il sacrosanto diritto ad essere curati il più in fretta possibile, senza ostacoli tra i piedi, e il poliziotto ha diritto alla sua sicurezza. E loro hanno la precedenza. E muti.
E la gente coreana può dire quello che vuole, ma si è dimostrata solo ipocrita, perché se andava bene ucciderlo se fosse stato un assassino, andava bene anche se non lo fosse stato.
Detto ciò, mi è piaciuta molto la scena che mette a confronto le reclute e i poliziotti più anziani: i primi, giovani, audaci e arrabbiati, affermano che avrebbero tutti sparato all'aggressore; mentre i secondi, più consapevoli di come funzionano le cose e con anni di esperienza alle spalle, ammettono che avrebbero fatto i vigliacchi, avrebbero aspettato l'arrivo dei colleghi, o sarebbero stati attenti a sparargli alla gamba. Un discorso triste che comprendo pienamente.
La scena del processo mi ha poi fatto tirare giù una decina di santi dal calendario per come si cerca di inculare il protagonista, tipo: "Dovevi rimanere calmo, chiederti se l'aggressore avesse fatto il militare, calcolare quanto tempo avrebbe impiegato per tirare fuori la pistola, dopo di che sparargli attentamente in modo da non ucciderlo."
Ho guardato questa scena ripetendo a me stessa di portare pazienza mentre le mie tempie fumavano. Per fortuna che l'altro avvocato riesce a ribaltare un po' la situazione, dimostrandosi l'unica persona col cervello là dentro.
Il discorso/sfogo del tenente Oh è straziante:
"Oggi ho perso il mio senso del dovere. Non avrei dovuto dire ai miei colleghi di avere senso del dovere, avrei dovuto dir loro di scappare. Non siamo quelli che proteggono le persone, siamo quelli contro cui si impreca."
(Questo è solo un sunto del discorso ovviamente)
Sostanzialmente, in questo momento il tenente Oh si sente inculato da coloro che dovrebbero essergli grati per il lavoro che svolge, e dall'arma che serve con lealtà e dovere da tanti anni.
Quando tutti, dai cittadini all'arma, ti voltano le spalle e non ti concedono quella sicurezza che hai tutto il diritto di avere, è davvero difficile non mandare a quel paese il senso del dovere.
Considerazioni generali:
Guardando Live mi sono resa conto di quanto sia massacrante il lavoro del poliziotto, a livello fisico, mentale, emotivo. Queste persone si fanno il culo dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina, spesso rischiando anche le proprie vite per la sicurezza dei cittadini, e io gli sono davvero molto grata.
Abuso di potere. Uso eccessivo della forza.
Parliamone.
Io credo che almeno il 90% delle persone con cui hanno avuto a che fare i poliziotti si siano lamentate di queste cose. I poliziotti possono davvero abusare del proprio potere quindi è giusto che ci siano delle regole al riguardo, ma qui persone pericolose, violente, o magari ubriachi in mezzo alla strada, cominciavano a sbraitare contro i poliziotti appena venivano toccati. Cioè...
La questione del taser. Han Jeong spara ad una donna che sta per aggredire un uomo di spalle, solo che la donna si scopre incinta quindi... casino.
A parte il fatto che il marito della donna ha il coraggio di incazzarsi quando la moglie 1) stava probabilmente per uccidere una persona, 2) non si capiva che fosse incinta, ma al di là di questo mi sono seriamente chiesta che cosa deve fare un poliziotto nel caso si trovi davanti una donna gravida che sta per assalire qualcuno.
E a parte le regole della polizia, me lo sono anche chiesto proprio dal punto di vista morale.
I dilemmi della vita che Amleto levati.
In questa serie la gente (e mi riferisco alla gente comune, i cittadini, e a gente importante, come i deputati, i politici ecc) non ha il minimo rispetto per le forze di polizia. I poliziotti sono trattati di merda. Vengono insultati, aggrediti, gli sputano in faccia, non vengono ascoltati, vengono trattati come una pezza da piedi, ed è inaccettabile.
Io, se mi trovo davanti un poliziotto, mi cago in mano. Ma sarò strana io...
Come dice giustamente @dilebe06, i veri villain dei poliziotti non sembrano tanto i criminali, ma piuttosto i cittadini stessi: catturare i criminali è il duro lavoro dei poliziotti, ma penso che sarebbe consolatorio e gratificante ricevere almeno il supporto della gente.
La polizia corrotta. Questo punto è direttamente collegato al precedente: "Per colpa delle mele marce presenti nell'arma, tutti i poliziotti devono pagare il prezzo di essere insultati dalla gente" Cit. capitano Eun Kyung-mo.
Una delle tante tristi verità di Live.
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L'ho già detto che a volte l'arma stessa ti volta le spalle?
Il capitano Ahn, la moglie di Oh, che viene sospesa perché usata come capro espiatorio dai suoi colleghi paraculo.
Ecco.
L'ho proclamata Queen della puntata quando capisce il gioco dei colleghi e li manda letteralmente a fare in culo, guardandoli in faccia e facendoli vergognare come dei vermi, uscendo di scena con stile.
Il padre di Oh. Sarà stato un marito e un padre un po' di merda, ma a me questo vecchietto ha sempre fatto tenerezza.
Ma poi chi se la scorda la scena in cui rimane perfettamente IMPASSIBILE quando il protagonista gli entra in casa e si accampa in camera sua? XD.
La bellezza esteriore. Sono abituata a vedere serie in cui i personaggi, sopratutto i protagonisti, sono uomini e donne molto belli. Vagabond, The Untamed, Memories of the Alhambra, Meteor Garden, My Country... tutte serie in cui i protagonisti sono davvero bellissimi. Sono quindi rimasta piacevolmente sorpresa quando mi sono trovata davanti i personaggi di Live: persone normali, comuni, in cui tutti possiamo rispecchiarci. Per una volta non ho passato il tempo a dirmi: "quanto è bello lui", oppure "vorrei essere bella come lei".
Grazie Live per la realisticità.
"Non vedo l'ora di risolvere casi importanti come gli omicidi"
Questa è una cosa che dicono Sang-soo e Hye-ri a inizio serie, quando tutto quello che vogliono è guadagnare punti e smetterla di pulire il vomito degli ubriachi, e avere un po' di brivido nel loro lavoro. Quando Sang-soo esprime questo pensiero, gli altri poliziotti lo guardano come per dire: "Ma sei scemo? Quando davvero ti troverai davanti un omicidio rimpiangerai il vomito degli ubriachi".
Addirittura Hye-ri si arrabbia con l'amica definendola stronza egoista, e dicendole di passare a lei il prossimo caso importante, e Yang-chon giustamente replica che trovarsi davanti un cadavere accoltellato coperto di sangue non è per nulla esaltante.
Ho trovato questa mentalità molto ingenua ed infantile, e anche molto umana. Quando una giovane recluta si è fatta il mazzo per tre anni per riuscire a diventare poliziotto, passare il tempo a fare multe e pulire bagni non è gratificante, ci sta il desiderio di risolvere casi importanti.
Ora, mi rendo conto che potrei ancora dire TANTE cose, ma ho già parlato tanto e ho trattato i punti salienti, quindi la chiudo qui.
Serie assolutamente consigliata.
Punteggio: 8.7
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fashionbooksmilano · 3 years
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Le collezioni della Fondazione di Venezia. I tessili Fortuny di Oriente e Occidente
Doretta Davanzo Poli
Umberto Allemandi & C., Torino 2006, 453 pagine, cm 25x29, ISBN  978-8842213369
euro 160,00 n/a
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Delle raccolte della Fondazione di Venezia fa parte la collezione di tessuti riunita dal pittore, scenografo e fotografo Mariano Fortuny, che si ispirò ai modelli di stoffe collezionati per disegnare i suoi tessuti. Si tratta di quasi quattrocento esemplari di stoffe e vesti antiche che costituiscono un repertorio, prezioso e completo, per documentare le più importanti tipologie tecniche e decorative della storia del tessile: broccatelli fiorentini rinascimentali, sontuosi velluti, lampassi e damaschi cinquecenteschi, tessuti barocchi e rocaille. Ricca anche la sezione dei ricami, soprattutto rinascimentali, di ambito toscano, spagnolo e inglese, mentre per quanto riguarda l'Oriente, si spazia dai ke'si cinesi, alle vesti degli imperatori, dalle tuniche asiatiche alle sopravvesti islamiche (persiane, egiziane, africane), manufatti di eccelsa qualità, selezionati dalla sensibilità e dal gusto raffinato di Fortuny.
12/11/21
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