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#vivere il presente
pensierodelgiornoblog · 4 months
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“Nulla è per sempre perduto,
nulla è per sempre acquisito,
tutto è stato solo vissuto.
Non ci sono vincitori né vinti.
Non esiste il successo, non c’è fallimento.
C’è solo chi cammina,
c’è solo vita vissuta e da vivere,
Che scorre attraverso i passi.
È sempre il momento perfetto
Per finire,
Per iniziare,
Per cadere,
Per volare,
Per amare!
Per percorrere un sogno.
È sempre ora,
Il momento giusto
Per vivere.“
(Ada Luz Márquez)
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Un nuovo inizio... cerca di amarti Angela senza soffocare nei tuoi pensieri, il passato è passato perché doveva essere tale sennò sarebbe presente e futuro lascialo andare anche dalla tua testa, so che puoi farcela, e quando vedi tutto buio attorno a te ti prego cerca sempre una luce, una speranza, un raggio di gioia per respirare ancora, non avere paura di chiudere gli occhi e riposarti perché c'è sempre una nuova alba che ti aspetta, un nuovo giorno in cui prendere le redini della tua vita, un passetto alla volta raggiungerai i tuoi obiettivi e sogni e troverai la strada giusta per te, non disperare se ora non ancora sai quale sia.
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klimt7 · 1 year
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15/07/2023
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francoisseurel · 1 year
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Vivere il presente.
Niente è più prezioso del vivere il momento presente. Completamente vivo, pienamente consapevole. (Nhat Hanh)
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silviaaquilini · 1 year
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ragazzoarcano · 3 months
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"Forse la cosa migliore
è smettere di pensare
dove sei diretto,
e goderti dove sei."
— Bill Lawrence
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è triste quando sei circondato da persone temporanee che non conosco niente del tuo passato
certo, il passato puoi raccontarlo
certo, il passato sarà sempre meno importante del presente... però il passato spiega il motivo per cui sei quello che sei oggi e raccontarlo non sarà mai come averlo vissuto insieme a quella persona.
Quindi sì, le persone temporanee sono normali, hanno anche il loro senso...ma tutti abbiamo bisogno di qualcuno che conosca perfettamente i momenti della nostra vita che ci hanno resi quello che siamo.
zoe
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clairepesca · 1 year
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Penso che un giorno mi guarderò indietro e capirò. Ma forse ora non è ancora il momento.
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campadailyblog · 2 months
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Benefici del Digital Detox e Come Iniziare
La nostra vita è sempre più legata alla tecnologia, sia per lavoro che per divertimento. Ci ritroviamo spesso con lo smartphone in mano, in un continuo contatto con internet e i social. Questo problema non riguarda solo i giovani, ma tutti, per la necessità di essere sempre aggiornati. Usare internet troppo può portare a dipendenza e danni alla salute mentale. Il digital detox è un modo per…
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pensierodelgiornoblog · 3 months
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“Impara da ieri, vivi per il presente, guarda al futuro, riposati questo pomeriggio”. – Charles M. Schulz, ‘Peanuts, Snoopy‘
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kon-igi · 8 months
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CHIAMA I RICORDI COL LORO NOME
Nel 2019, la mia compagna, le mie figlie e io decidemmo di intraprendere un percorso che alla fine ci avrebbe portato a diventare la famiglia affidataria di un minore e questo implicava un sacco di incontri, singoli e di gruppo, con cui assistenti sociali e operatori valutavano la nostra capacità di accudimento e contemporaneamente ci informavano e ci formavano su cosa significasse prendersi cura di un minore in modo continuativo ma parallelamente alla famiglia biologica, con la quale dovevamo rimanere sempre in contatto.
(anticipo che poi la cosa finì in un nulla di fatto perché poco dopo scoppiò il caso Bibbiano - 30 km in linea d'aria da Parma - e per precauzione/paura tutti gli affidi subirono un arresto. E poi arrivò il Covid)
La mia riflessione nasce alla lontana da un video che youtube mi ha suggerito questa mattina presto - è poco importante ai fini della storia ma è questo - che mi ha ricordato una caratteristica della mia infanzia...
Difficilmente riuscivo a essere felice per le cose che rendevano felici gli altri e quella vecchia canzone - che è considerato l'Inno del Carnevale di Viareggio, mio luogo di nascita e dei primi 20 anni di vita - ne è l'esempio emblematico, direi quasi sinestesico.
Tutti i viareggini la conoscono e la cantano nel periodo più divertente e frenetico della città ma io la associo a un'allegria dalla quale ero sovente escluso, odore di zucchero filato che non mangiavo e domeniche che significavano solo che l'indomani sarei tornato a scuola, preso in giro dai compagni e snobbato dalla maestra.
Vabbe'... first world problem in confronto ad altri vissuti (in fondo ero amato e accudito) però l'effetto a distanza di anni è ancora questo.
Tornando al quasi presente, una sera le assistenti sociali chiesero al nostro gruppo di futuri genitori affidatari di rievocare a turno prima un ricordo triste e poi uno felice.
E in quel momento ebbi la rivelazione che la quasi totalità dei presenti voleva dare amore a un bambino o a una bambina non propri perché sapeva in prima persona cosa significasse vivere senza quell'amore: gli episodi raccontati a turno non era tristi, erano terribili... violenza, abbandono, soprusi, povertà e ingiustizie impensabili nei confronti di bambino piccolo e, ovviamente, quando arrivò il nostro turno (la mia compagna non ne voleva sapere di aprire bocca) mi sentivo così fortunato e quasi un impostore che, in modo che voleva essere catartico e autoironico, raccontai di quando la maestra in terza o in quarta elementare chiamò un prete che davanti a tutta la classe mi schizzò di acqua santa perché - a detta della vecchia carampana - sicuramente ero indiavolato.
Ribadisco che la cosa voleva essere intesa come un modo per riderci su e detendere l'atmosfera pesante che il racconto dei vissuti terribili aveva fatto calare sul gruppo ma mentre sto mimando con una risatina il gesto del prete con l'aspersorio, mi accorgo che tutti i presenti hanno sgranato gli occhi e hanno dilatato le narici, nella più classica delle espressioni che indicano un sentimento infraintendibile...
La furia dell'indignazione.
Cioè... tu a 10 anni hai visto tua madre pestata a sangue da tuo padre e fatta tacere con un coltello alla gola ed empatizzi con me che ti sto raccontando una stronzata buona per uno sketch su Italia Uno?
Mi sono sentito uno stronzo, soprattutto quando la furia ha lasciato il posto a gesti e parole DI CONFORTO per quello che, evidentemente, sembrava loro una prevaricazione esistenziale orribile (cioè, lo era ma, per cortesia... senso delle proporzioni, signori della giuria).
Mi sono quindi rimesso a sedere, incassando il supporto con un certo qual senso di vergogna, finché poi non è arrivato il momento della condivisione dei momenti felici.
Silenzio di tomba.
Nessuno parlava.
Nessuno riusciva a ricordare qualcosa che lo avesse reso felice.
Con un nodo in gola - perché avevo capito che razza di vita avevano avuto le persone attorno a me - mi rendo conto che io ne avevo MIGLIAIA di momenti felici da condividere ma che ognuno di essi sarebbe stato una spina che avrei conficcato nel loro cuore con le mie stesse mani.
E allora mi alzo e rievoco ad alta voce il ricordo felice per me più antico, quello che ancora ora, a distanza di decenni, rimane saldo e vivido nella parte più profonda del mio cuore...
-Le palle di Natale con la lucina rossa dentro. Quando ero piccolo, durante le vacanze di Natale aspettavo che mio papà e mia mamma andassero a letto e poi mi alzavo per andare a guardare l'albero... non i regali sotto, proprio l'albero. Era finto, di plastica bianca spennachiosa, ma mia mamma avvolgeva sempre intorno alla base una striscia decorativa verde a formare una ghirlanda e mio padre stendeva tutto attorno ai rami un filo con delle palle che, una volta attaccate alla presa elettrica, si illuminavano di rosso. Io mi alzavo di nascosto e nel caldo silenzio della notte guardavo le luci intermittenti dipingere gli angoli del divano e del tavolo, con un sottile ronzio che andava e veniva. Ero al caldo, ero protetto, voluto e amato. Se allungo le mani posso ancora tastare quel ronzio rosso che riempe la silenziosa distanza tra me e l'albero e niente potrà mai rendere quella sensazione di calda pienezza meno potente od offuscarne la completezza. Quello era l'amore che mi veniva dato e che a nessuno sarebbe mai dovuto mancare.
A un certo punto sento una mano che mi si poggia sul braccio (avevo chiuso gli occhi per rievocare il ricordo) e accanto a me c'è la mia compagna che sorride, triste e piena di amore allo stesso tempo.
E attorno a me tutti stanno piangendo in silenzio, esattamente quello che col mio ricordo semplice volevo evitare e che invece doveva aver toccato lo stesso luogo profondo del loro cuore.
E in mezzo alle lacrime (che figuriamoci se a quel punto il sottoscritto frignone è riuscito a trattenere) cominciano a scavare tra i ricordi e a tirarli fuori... il cucciolo che si lasciava accarezzare attraverso il cancello della vicina, il primo sorso dalla bottiglietta di vetro di cedrata, la polvere di un campetto da calcio che si appiccicava sulla pelle sudata, l'odore della cantina, il giradischi a pile...
E nulla. Non so più cosa dire e nemmeno cosa volessi dire.
Forse che sembriamo così piccoli, malmessi e fragili ma che se qualcuno ci picchietta sulla testa e sul cuore siamo capaci di riempire il mondo di cose terribili e meravigliose.
Decidere quali ricordare e quali stendere davanti a noi è una scelta che spetta non a chi picchietta ma a chi permette che essi fluiscano da quella parte profonda di sé a riempire lo spazio tra noi e il domani.
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smokingago · 2 months
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I fantasmi inconsci dell’infanzia lavorano nel presente determinando una serie di atteggiamenti disfunzionali.
La ferita generata durante l’infanzia (che lavora a livello inconscio in età adulta) riguarda soprattutto un mancato riconoscimento da parte della figura di riferimento. Un mancato riconoscimento ai suoi bisogni, alla sua affettività, alle sue conquiste o generalmente al suo “esserci” come persona.
Questo mancato riconoscimento innesca uno stato di rabbia che lavora perennemente in background; in altre parole, la rabbia è sempre presente anche se può essere più o meno esplicitata.
non riuscirà mai a vivere all’altezza delle sue aspettative perché in qualche modo si sabota. Il suo autosabotaggio emotivo la rende schiava di un desiderio inespresso e mai appagato:
La conseguenza si traduce come incessante e famelica ricerca di diffuse conferme. Ciò non solo porta ad un perpetuo malessere interno (senso di vuoto) ma al contempo genera conseguenze significative in diverse sfere della vita,
tra cui l'incapacità di amare veramente e di saper discernere i sani sentimenti da quelli tossici.
Web
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myborderland · 3 months
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Non possiamo cambiare il passato. Possiamo solo imparare dal passato e usare quelle lezioni per vivere il presente in modo più consapevole e compassionevole.
Jon Kabat Zinn
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elperegrinodedios · 2 months
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Forse tu neanche te ne accorgi, ma ti guardo e ti vedo triste, ti vedo sola anche nei pensieri. Io lo sento che è cosi anche se tu non me lo dici e questo rende triste anche me. Amica mia tu hai troppo inverno e poca estate nell'anima e tanta mente nel passato e poco cuore nel presente. È ora di uscire da quella prigione che tu stessa hai costruito intorno a te, è ora di lasciare andare, è ora di perdonare e ricominciare a vivere una vita a misura d'uomo, fatta di inverni freddi, ma pure di calde e splendenti estati, di diluvi ma anche e soprattutto di arcobaleni, conservando i ricordi del passato nella mente si, ma tornare ad aprire il tuo cuore adesso, oggi e poi domani, e ancora e ancora. Vieni via dalla tua confort zone e vieni con me, nel paese delle emozioni, dei sogni e di quell'amore, a cui hai rinunciato tanto tempo fa. Togli i veli, torna a splendere nella luce e torna a respirare a pieni polmoni con l'allegria nel cuore.
lan ✍️💌
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susieporta · 2 months
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L'amore non si impara dai film romantici o dai racconti che parlano di principi, eternità o "vissero felici e contenti". L'amore si impara dagli inciampi, dagli ostacoli, dalle cadute che tolgono di mezzo il superfluo. L'amore si raggiunge per abrasione: una volta compreso che tutto quello che credevo di essere era in realtà un'illusione, una volta tolte di mezzo le interferenze e gli auto-condizionamenti, rimane solo il proprio animo, nudo. Ed è lì che scopriamo di poter amare. Non amiamo quando pensiamo che il senso della vita stia nel "ricevere" dal mondo ciò di cui abbiamo bisogno; amiamo quando scopriamo che quel che abbiamo da offrire è molto più di quanto chiunque potrà mai darci. Se oggigiorno così poche persone si innamorano, se molte relazioni finiscono presto, ancor prima di iniziare, è per la diffusa ritrosia a vivere gli inciampi, è a causa della volontà di non incontrare le abrasioni. Paradossalmente, chi schiva il dolore non imparerà mai ad amare poiché il suo cuore sarà sempre ricoperto di uno spesso strato di superficialità, inutilità, illusione. Solo chi si concede l'opportunità di fallire, di essere scavato ed eroso dalla vita, solo chi resta presente a se stesso quando le cose gli impongono di disfarsi del superfluo impara davvero ad amare. Poiché l'amore è ciò che resta da dare quando tutto quello che ci veniva dato non giunge più a noi. E, una volta scoperto, non avremo più bisogno di tutti gli orpelli del mondo.
Rick Dufer
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angelap3 · 3 months
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Un tempo sarebbe stato facile amarmi.
Ero dolce. Credevo nelle promesse, nelle parole. Giustificavo tutto, anche il male che sentivo e non ammettevo.
Mi prendevo la colpa, anche se non la capivo. Pur di non perdere chi amavo, sopportavo ogni mancanza, anche quando mancavo io e non sapevo più ritrovarmi. Abbracciavo senza chiedere nulla in cambio. Ero indifesa.
Da proteggere.
Da distruggere.
Oggi è difficile amarmi, restarmi accanto.
Rispettare i miei spazi, comprendere i miei silenzi, la mia indipendenza, il mio bisogno di vivere e di costruire usando solo le mie forze. Io che del mio equilibrio cercato, sofferto e trovato ne faccio un vanto da gridare al presente ogni giorno. Io che credo nell’amore molto più di ieri. Amore che non ha nulla a che fare con le briciole, con l’arroganza, con l’assenza, con l’infedeltà. Oggi è difficile amare la donna che sono diventata. Dopo i sogni sfumati, le ali spezzate, le labbra spaccate. Sicura delle mani da stringere che vorrei e degli occhi che non vorrò più incrociare. È difficile.
Forse è impossibile. Sicuramente è raro incontrare un’anima che ci ami oltre noi stessi, dove fingiamo di essere forti mentre imploriamo gli abbracci di chi possa amarci sapendoci fragili e imperfetti. Io dell’amore non so molto, forse. Non posso insegnarlo.
Ma so che ha a che fare con il rispetto.
E con le scelte che non s’impongono, ma si costruiscono insieme. Quando si diventa l’unica scelta e mai un’opzione tra tante. Alla ragazza che sono stata devo tanto, soprattutto scuse.
Alla Donna che sono, un promemoria: ricordati delle tue ali... ricordati di te.
Gabriel Garcià Marquéz
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