unadonnascomoda
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il cuore, un passo indietro
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per quelli come me
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unadonnascomoda · 2 years ago
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unadonnascomoda · 2 years ago
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Si dice che il tempo curi, che cancelli, che rimargini. Dolori, errori, ferite, disastri, fa' un po' tu. Io so solo che, per me, non vale. Ed il tempo che passa mi serve solo per contare i minuti, i giorni, i mesi della mia apnea sentimentale.
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unadonnascomoda · 3 years ago
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Sono tornata.
Si torna sempre.
Ma non sono tornata per restare.
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unadonnascomoda · 3 years ago
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unadonnascomoda · 4 years ago
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Era bello, quando cercavamo di ritagliarci i minuti, per vederci per sentirci, quando passavamo il tempo a lavorare a qualcosa, spalla a spalla, senza stancarci, fino a notte, tra sigarette e vino, quando condividevamo un progetto, un'idea, e andavamo avanti per conto nostro, quando non avevamo bisogno degli altri perché ci bastavamo noi. Era bello, quando non serviva l'invito, quando casa tua era pure la mia ed io ero sempre la benvenuta, quando il pigiama e lo spazzolino non erano un problema ed i capelli erano solo una scusa per passare l'aspirapolvere una volta di più. Era bello, quando era tutto più vivo, più facile, non perché lo fosse davvero, ma perché l'incoscienza dell'amore ci rendeva leggeri, come i protagonisti delle favole. Era bello. E scusa la nostalgia.
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unadonnascomoda · 4 years ago
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In questi mesi, hai fatto di tutto per allontanarmi, poco per volta, dalla tua vita. Ti ho cercato, rincorso, pregato, ho provato in ogni modo a farti capire che non volevo stare lontano da te. Poi, ad un certo punto, ho iniziato ad abituarmi. Adesso, quando ci vediamo, se ci vediamo, sono felice, sto bene, ma non volo più, non penso più a noi come all'amore magico che ho sempre sognato, ma, semplicemente, come a due persone diverse che, ogni tanto, condividono del tempo, dei pensieri, dei silenzi e che stanno bene insieme, quando capita.
È stato il mio modo per smettere di star male per ogni tuo diniego, per ogni tuo gesto di freddezza. Ti avevo dato tutto di me, ma hai voluto prendere solo il poco che potessi gestire, senza soffocare.
E va bene così, nessun problema, adesso, però, non pretendere quello che tu non hai più voluto.
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unadonnascomoda · 4 years ago
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Sala d'attesa.
La metafora di una vita quotidiana spesa ad aspettare che qualcuno ti prenda per mano e ti dica "tranquilla, sono qui".
Il tempo, però, passa.
E, qui, non c'è nessuno.
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unadonnascomoda · 4 years ago
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E, adesso che sei qui, vorrei solo che mi guardassi e che mi facessi sentire meno fragile e meno sola. Mi guardi e mi sento soltanto più lontana.
Tu, distante...
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unadonnascomoda · 4 years ago
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E, con questa, abbiamo chiuso.
Stop. Fine.
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unadonnascomoda · 4 years ago
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Blablabla.
Il problema sta nella parola R E S P O N S A B I L I T À.
🗣️
urloenonmisenti è uno stile di vita.
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unadonnascomoda · 4 years ago
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"lo sai."
"sì, lo so. Infatti non serve che tu lo ripeta, ogni volta".
Eppure, quanto avrei bisogno io di sentirmi dire quello che tu sai.
Perché io no, io proprio non lo so se mi ami o è solo distrazione.
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unadonnascomoda · 4 years ago
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🤦‍♀️... Ecco.
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unadonnascomoda · 4 years ago
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Dura lex sed lex.
💬
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unadonnascomoda · 4 years ago
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Va sempre così.
E barcollo tra sorrisi di circostanza
E lacrime.
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unadonnascomoda · 4 years ago
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I dettagli.
Quelli che c'erano, prima che ti congelassi.
Quelli ch'erano i miei, prima che ti inaridissi.
Quelli che avrei custodito gelosamente.
Per sempre.
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unadonnascomoda · 4 years ago
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2. Milo.
È bello Milo. Ha un'aria sicura, le spalle larghe, gli occhi azzurri, pieni di cose, di pensieri, di ricordi, pieni di tormenti. Mita lo incontra la prima volta in un giorno di settembre, uno di quei giorni che fa ancora caldo e che vorresti far tutto meno che chiuderti in un posto a sentire gente che parla. Mita non lo sa che quel giorno le cambierà la vita. Lui è seduto, quando lei entra. Lei è imbarazzata dalle troppe presenze, ma, senza darlo a vedere, si fa strada per trovare un posto defilato. Gli passa accanto. È come se uno strano magnetismo la spingesse a guardare nella direzione di lui. Uno sguardo fugace, un saluto di cortesia e si mette a sedere. La conferenza inizia. Lui è seduto davanti, ma lei non lo guarda. Cerca di concentrarsi, di prendere appunti, ma si ritrova, come al suo solito, a disegnare stupide faccine manga. L'incontro dura un paio d'ore. Tanti blabla inutili di cui lei ascolta, forse, un terzo. Si alzano tutti. Qualche parola di circostanza, scambiata con persone di cui sa veramente poco e s'avvia al parcheggio. C'è il sole, l'aria è tiepida. La gonna di pizzo bianca e le converse non erano adatte, si rimprovera. Avrebbe dovuto adeguarsi all'ambiente, scegliere abiti più formali. Procede lentamente verso il parcheggio e le squilla il telefono. Una vecchia amica che si congratula per la nuova vita ed il salto di carriera. Mentre parla, lo vede. È lì, fermo nel parcheggio. Le loro auto sono l'una accanto all'altra. Lui: cartine tabacco, tra le mani. L'ha vista. Lei continua la sua conversazione. È scioccamente emozionata. Sa bene che lui non è certo lì per aspettarla, ma si affretta a concludere la telefonata. Indossa una camicia dello stesso colore degli occhi, del cielo, del mare, sì, ma Mita, svegliati e smettila, stai flirtando col pensiero. Un sorriso è quello che basta per iniziare a parlare della conferenza, certo, del loro luogo di origine quasi comune, della nuova esperienza che entrambi si accingono ad affrontare. “Ti va un caffè?”, Mita, ma cosa cazzo ti salta in mente, sei diventata scema, forse? Chissà cosa penserà di te, che sei una facile, che sei interessata o, forse, semplicemente, capirà che ti senti sola. Va bene, Mita, vai, ma vola basso, questo è uno sconosciuto, o no. No, non lo è. Ti sono bastati cinque minuti ed un caffè. Sempre con questo stupido modo di studiare le persone, di provare a capirle da subito. Ti piace, Mita. Fermati, però. Sei appena arrivata in questo posto, sei sola, hai paura, potrebbe trattarsi di un abbaglio, di bisogno di umano conforto. Un amico, Mita. Ecco di cos'hai bisogno.
Il tempo trascorre lento, nella casa di pietra dove Mita alloggia. Il pensiero di quei minuti e di quel pomeriggio continua ad accompagnarla, nelle ore che vengono. Milo è interessante, sensibile ed ha uno sguardo triste, velato di malinconia. Sembra che dietro quell'aria così spavalda da belloeimpossibile nasconda altro, tanto altro. Hanno sorriso tanto. Hanno parlato tanto. Più con gli occhi che con le parole. Mita è sbagliato pensare già di volerlo rivedere. È sbagliato credere di conoscerlo da sempre. Non sai niente di lui. È vero, siete qui, soli entrambi e con pezzi di cuore lasciati qua e là da altre parti, ma non puoi fare così, non essere pedante, non è in questa maniera che si allacciano i rapporti.
Mita imbocca la porta della stanza ed esce a fumare. E mentre è lì, nel cortile, alle nove di sera, a tirar calci alla breccia, pensa che invece è proprio così, che lei lo vuole sentire, lo vuole chiamare, anche solo un saluto, due parole. Ed il cuore le comincia a tremare. Due squilli. Risponde. Cinquanta minuti esatti. Una conversazione fiume. Battute che si rincorrono leggerissime, ricordi, pensieri e risate, racconti di giorni trascorsi, silenzi. Non c'è imbarazzo. Non ci sono filtri. Mita non sente per nulla il bisogno di mostrarsi diversa da ciò che è. È se stessa. E non sente la sua voce metallica e vuota parlare di cose solo per apparenza. Sente intesa, condivisione. Milo è riservato, non parla molto della sua vita privata. Pochissime informazioni necessarie. In compenso, dice tanto delle sue passioni, del suo lavoro, dei suoi progetti. E si raccontano e si confrontano come due anime che si incuriosiscono a vicenda. Mita è stupita della sua scioltezza, del rifiuto di ascoltare la propria testa, si gode il momento, forse, per la prima volta, senza pensare a nulla, senza nessun domani. La sigaretta è finita da un pezzo ed è arrivato il momento di salutare “Magari, se ti va, possiamo vederci per un caffè o una birra...”, Milo, adesso, tira fuori il ghiaccio dalle tasche e si ritrae “Sì, non ho molto tempo, in realtà, sai, è un periodo un po' impegnativo...” Cazzo, cazzo, cazzo, cretina, cretina, cretina, ma possibile che tu non capisca? Non lo puoi braccare così! L'hai allontanato, l'hai spaventato, possibile che tu non te ne renda conto? Cosa deve pensare di te? Ecco, liquidata con una frase. Brava. Complimenti vivissimi. Adesso, mi raccomando, scrivigli pure un messaggio su WhatsApp così completi l'opera.
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unadonnascomoda · 4 years ago
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Dal mancato finale...
❤️
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"Dolcenera", De André
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