Tumgik
usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 321
Ultimo giorno di viaggio.
Ci siamo. Sono sul pontile di Santa Monica, il Santa Monica Pier, la lingua di Los Angeles.
7mila e 731 chilometri di viaggio in 321 giorni. Tutti è iniziato nelle fredde terre del Maine a Lubec al confine con il Canada sulla costa Est degli Stati Uniti d'America e tutto finisce qui. Dove Forrest Gump si voltava e ricominciava correre. Senza una precisa ragione, proprio come me.
Si, sono emozionato, perché non avrei mai pensato di prendermi e di rispettare ogni giorno, l'impegno di raccontare la storia di un piccolo paesino dell'Alabama o il worst food di Charlotte, i colori di New Orleans, le strade di Easy Rider, una parte della Route 66 che guarda caso finisce proprio qui su questo bellissimo pontile, pieno di gente, anche guardandolo da Street View, si percepisce l'odore di hot dog e zucchero filato.
Devo ammetterlo: questo viaggio mi mancherà. E' stato, lui stesso, un compagno di viaggio in un anno, quello nella vita reale, ricco di emozioni e di dolorose paure. Forse un incubo che sta per finire. La vera ragione per la quale mi sono rinchiuso nel mondo virtuale dell'american dreams. Dove tutto è possibile. Tutto.
Ora immagino un'enorme palla rossa inabissarsi nell'Oceano Pacifico, a farmi compagnia gli spettri buoni della Old Hollywood, tutti in tiro come la Norma Desmond di Wilder.
E da lontano le note di una melodia che conosco bene, sin da quando ero bambino, una canzone che sa di speranza, di mancanza, di paura e ancora di speranza, quella che i portoghesi chiamano saudade, che Pessoa ha meglio definito nei suoi tanti eteronimi. Ecco! Il mio eteronimo preferito è quello che sta sempre in viaggio, anche fosse su Street View. Perché viaggiare vuol dire conoscere e conoscere permette di non avere paura di ciò che non si conosce.
Le note si fanno sempre più vicine ed ora inizio a sentire anche le voci, armonie meravigliose di un gruppo di californiani e di un pazzo geniale che si chiama Brian e che dice cose come “Se un giorno deciderai di lasciarmi, la mia vita, credimi, continuerà comunque”. Ma Brian aggiunge “Il mondo non avrebbe però nulla da mostrarmi Perciò che senso avrebbe vivere? Dio solo sa cosa sarei senza te.”
GOD ONLY KNOWS.
https://www.youtube.com/watch?v=EkPy18xW1j8
La mia ultima canzone di questo meraviglioso viaggio è una delle più belle creature dei Beach Boys e quel Brian fa di cognome Wilson. Forse tra i più grandi geni della storia musicale americana.
Da Los Angeles è tutto.
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno letto questo blog e chissà, magari in futuro ci risentiremo per il viaggio di ritorno!
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 320
“La chiamavano Los Angeles, la città degli angeli. A me non sembrava che il nome le si addicesse molto, anche se devo ammettere che c'era parecchia gente simpatica. Certo, non ho mai visto Londra. E non sono mai stato in Francia. E non ho neanche mai visto la regina in mutande, come dicono alcuni. Però posso dirvi una cosa: dopo aver visto Los Angeles e vissuto la storia che sto per raccontarvi, be', penso d'aver visto quanto di più stupefacente si possa vedere in tutti quegli altri posti, e in tutto il mondo. Perciò posso morire con un sorriso, senza la sensazione che il Signore mi abbia fregato.”
Venice Beach è un delizioso quartiere bohemien fondato da Abbot Kinney nel 1905 sul modello rinascimentale della città di Venezia, quindi canali, gondole e piccoli ponticelli. Oggi è un posto figo, molto boho-chic, dove potreste incontrare Julia Roberts, Kate Beckinsale, Emilia Clarke o Fiona Apple. Qui si sono nati i The Doors, e qui esponevano grandi artisti come Jean-Michel Basquiat, Charles Arnoldi, Dennis Hopper e Ed Ruscha. Insomma se proprio fossi Dio e dovessi mandare sulla faccia della terra un nuovo Messia, ma dovesse venirmi fuori un po' male, probabilmente sceglierei Venice Beach. Avranno pensato la stessa cosa i fratelli Coen mentre scrivevano “Il Grande Lebowski” nel 1997. Un nuovo profeta, ma nelle vesti di un povero drop out della cultura hippy sessantottina, grottesco, accidioso con una canna in mano e un White Russian nell'altra.
“Sai, fortunatamente io rispetto un regime di droghe piuttosto rigido per mantenere la mente, diciamo, flessibile.”
L'antitesi del sogno americano, sceso in terra per caso o per errore, per redimere i peccati degli States, mentre in televisione trasmettono le immagini della guerra nel golfo, il battesimo nella tazza di un cesso e una mise che in tutto e per tutto ricorda quella di Gesù Cristo. Il suo stesso nome poi, Lebowski, è un nome di origine polacca, la cui etimologia deriva verosimilmente dall’Yddish “Leib”. Non è un caso poi che nel 2005, il giornalista Oliver Benjamin abbia fondato il “dudeismo”: una nuova religione, che prende spunto proprio dal personaggio di “Dude”. Ogni personaggio del film poi risulta essere un classico archetipo della cultura americana: reduci del vietnam, femministe, nichilisti, capitalisti cinici, sanguisughe e la voce narrante e saggia del cowboy che viene da lontano.
Insomma questa zona di L.A., non è stata scelta a caso dai fratelli Coen, dietro c'è anche l'omaggio ad una certa letteratura “locale”, che ha permesso agli autori di rileggere in chiave comica, l’hard boiled alla Raymond Chandler, tanto da scimmiottare anche Il grande sonno, poi anche film, capolavoro (a tratti incomprensibile e surreale) di Howard Hawks con diversi punti di affinità (a partire dal titolo) con Il grande Lebowski.
Tornando invece a Venice e al nostro viaggio virtuale, la casa di questo Messia 2.0 è al 609 di Venice Avenue, il locale in cui Lebowski gioca a bowling si trova nella zona di East Hollywood, in Santa Monica Boulevard e oggi al suo posto è stata costruita una scuola elementare. Infine la tavola calda in cui Walter fa la scenata a “Dude” è il Johnie's, che si trova in Wilshire Boulevard, a Fairfax Avenue.
Tutto qui a due passi, come a dire: siamo a Los Angeles, il cuore pulsante del mondo moderno.
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 320
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 319
«- Siete Norma Desmond, sì!, la famosa attrice del muto. Eravate grande!
- Io sono sempre grande, è il cinema che è diventato piccolo!»
Sunset Boulevard è una delle arterie principali nella parte Ovest della Contea di Los Angeles. Il viale si estende per circa 39 km da Figueroa Street, fino alla Pacific Coast Highway che costeggia l'Oceano Pacifico. Passa attraverso quartieri come Echo Park, Hollywood, Beverly Hills,  Bel Air e Pacific Palisades, regalando paesaggi mozzafiato. Ovviamente a me fa venire in mente il titolo di un grandissimo e omonimo film, tradotto in italiano col titolo “Viale del Tramonto” di una star e del cinema in generale. Ne approfitto per ricordarvi che in realtà il cinema non sta morendo, siete solo voi a ferirlo restando troppo tempo a casa a guardare modeste serie tv su Netflix.
La parte più nota di Sunset Boulevard è un miglio e mezzo, noto con il nome di Sunset Strip, dove campeggiano enormi manifesti pubblicitari e soprattutto dove dall'11 gennaio 1964 sulle basi di un'ex centrale di polizia, c'è lo storico Whisky a Go Go. Il celebre locale prende il nome dalla prima discoteca mai costruita, Le Whisky à Go-Go appunto, fondata a Parigi sulla rue de Seine, nel 1947 e frequentata da numerosi soldati americani. Qui hanno suonato: The Doors, Jimi Hendrix, The Kinks, The Who, Cream, Guns N' Roses, Metallica, Soundgarden, Nirvana, Europe, Led Zeppelin, Aerosmith, The Byrds, Alice Cooper, Blondie, Talking Heads, Buffalo Springfield, System of a Down, Toto, Black Sabbath, Otis Redding, The Turtles, Roxy Music, Oasis, The Germs, The Runaways, Mötley Crüe, Van Halen, Ramones, Linkin Park, Misfits, Elvis Costello, The Jam, Slayer e tanti altri. Tra gli artisti italiani invece spiccano i nomi di PFM, Caparezza e Luciano Ligabue.
Mi sono fermato a mangiare al Ivory On Sunset, considerato uno dei migliori ristoranti della Sunset, ispirato alla golden age of Hollywood, dove lo chef Brian Malarkey propone una rivisitazione moderna dei classici americani.  Questo è il sito https://ivoryonsunset.com/ ma come sempre occhio alle foto!
Il pezzo di oggi è "Cherry Bomb" scritto dalle The Runaways, prima storica all-female band, nata a Los Angeles nel 1975.
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 319
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 318
Originariamente la scritta era "HOLLYWOODLAND" ed era illuminata durante la notte da centinaia di lampadine. Serviva a pubblicizzare il nuovo ed elegante quartiere residenziale che sarebbe stato costruito di li a breve proprio sulle colline di Los Angeles. Avrebbe dovuto essere un progetto provvisorio della durata di un anno e mezzo circa, ma poi col parallelo successo dell'industria cinematografica, divenne il simbolo di un'intera metropoli. La scritta nel complesso, dopo la perdita della “Land” era di 110 metri, mentre le singole lettere sono larghe 9 metri e alte 15 metri, ossia quasi 5 piani di un palazzo e se ti lanci a vuoto dalla cima della “H”, beh non ne esci bene. Così in effetti avvenne il 16 settembre del 1932 quando la 24enne Peg Entwistle, giovane attrice londinese che da pochi anni si era trasferita in America per cercar fortuna, delusa dalla sua carriera e dal suo unico film, si tolse la vita lanciandosi nel vuoto dalla celebre scritta simbolo della città. Da allora il numero di suicidi crebbe di anno in anno, tanto da dover ricorrere nel tempo a recinzioni e telecamere.
Alla fine degli anni '70 la scritta era semi distrutta dal tempo e dalle intemperie climatiche, fin quando una campagna nata per iniziativa di Alice Cooper (!) portò al finanziamento della sua ristrutturazione. I finanziatori di questo progetto, circa 27mila dollari, sono stati lo stesso Alice Cooper, Hugh Hefner, Gene Autry e la Warner Brothers Records.
Alla storia poi si aggiunge un altro capitolo, molto recente.
Nella notte tra il 31 dicembre 2016 e il 1 gennaio 2017 le lettere "o" vennero sostituite dalle “e”, o meglio con due cartonati neri la scritta divenne “Hollyweed”, intraducibile in italiano ma ovviamente con l'allusione alla weed, alla marijuana, in relazione al fatto che quella notte di capodanno la maria sarebbe diventata legale in California. L'autore, tale Zachary Cole Fernandez, artista losangelino, si è poi costituito alla polizia. Oltre ai due pannelli campeggiava anche la scritta “Tributo a Mr.Finegood” in riferimento a quando, negli anni '70, Daniel N. Finegood aveva fatto una cosa simile trasformando la storica scritta in “Ollywood”, protestando contro lo scandalo Iran-Contra e in “Oil War”, durante la prima Guerra del Golfo.
La canzone di oggi è la meravigliosa “Lust For Life” brano scritto da Lana Del Rey in collaborazione con il bravissimo musicista canadese The Weeknd. Testo e video ovviamente si riferiscono alla celebre scritta di “Hollywood”, alludendo alla breve vita di  Peg Entwistle.
https://www.youtube.com/watch?v=eP4eqhWc7sI
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 318
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 317
E' il 1969 siamo a Torrance nel South Los Angels, Curt Zastoupil è un musicista californiano che sta cercando di consolare il suo giovanissimo figlioccio Quentin, disperato e in lacrime dopo la visione di Bambi, il celebre cartone della Disney. Il ragazzino aveva subito il trauma della separazione dei genitori e soffriva di una fortissima dislessia.
Facciamo un salto nel futuro ed esattamente nel 1983 quando Quentin, ormai 20enne è appena stato assunto in una videoteca a pochi km di distanza. Si chiama Manhattan Beach Video Archives e oggi ovviamente, come la maggior parte dei videonoleggi, non esiste più. Qui Quentin passa il tempo a vedere film di ogni genere. E' appassionato di hardboiled, di spaghetti western, film di kung fu e anche tanti classici come la Nouvelle Vogue francese. E' il classico clerks, un po' scazzato un po' geniale. «Non sono diventato un cinefilo perché lavoravo lì, è il contrario: mi hanno preso a lavorare in quel posto perché ero molto appassionato di cinema e sapevo tutto sull'argomento».
Insieme all'amico e collega Craig Hamann, scrive e dirige My Best Friend's Birthday il suo primo e incompleto film, mai uscito nelle sale, reperibile anche su youtube. Viene interamente finanziato dalla Video Archivies, detraendo 6000 dollari dagli stipendi dei due ragazzi (circa 7 dollari all'ora). In quegli anni, proprio in videoteca, conosce Roger Avary, un produttore cinematografico, e grazie al suo interesse inizia a lavorare prima per la Imperial Entertainment, una società di distribuzione b-movies in videocassetta, poi per la CineTel, una piccola casa di produzione hollywoodiana che lo assunse come sceneggiatore. Sono anni prolifici per il giovane e strambo clerks di Torrence. Scrive due film True romance (Una vita al massimo) che riesce a vendere per 50.000 dollari e Natural born killers (Assassini nati) per la notevole somma di 400.000 dollari, che sarebbero stati diretti anni dopo, rispettivamente, da Tony Scott nel 1993 e da Oliver Stone nel 1994. Insomma alla fine degli anni '80 siamo alla svolta. Inizia a frequentare gli ambienti importanti di Hollywood e ad un party incontra il produttore Lawrence Bender, che lo invita a scrivere una nuova sceneggiatura con la promessa che sarebbe stato lui a dirigerla. Qualcosa di forte, hard boiled come la letteratura che divorava da ragazzo e le riviste pulp che leggeva in videoteca, le così dette Pulp Fiction.
Il titolo del film era Resevoir Dogs e nasce proprio da quella dislessia giovanile a causa della quale non riusciva a pronunciare il titolo del film “Au revoir, les enfants” di Louis Malle, che chiamava "The Reservoir film", unito a “Straw Dogs” di Sam Peckinpah. Tarantino aveva intenzione di girarlo in pellicola da 16 millimetri con un budget di 30.000 dollari, poi però la sceneggiatura finisce non si sa bene come, nelle mani di Harvey Keitel che ne rimane folgorato e decide di produrlo, anzi di recitarci pure! Con il nome di Keitel in mezzo, arrivarono anche i soldi, circa 1 milione e duecento mila dollari. Ancora un basso budget, ma sufficienti al videotecaro per realizzare il suo primo film e l'inizio di una carriera che cambierà per sempre la storia del cinema recente.
Tarantino oggi è ancora acclamato e osannato da pubblico e critica, le videoteche invece sono defunte. A tal proposito Quentin ha detto:
"Con Netflix oggi, apri la guida, scorri i titoli, vedi qualcosa o magari non la vedrai mai. Oppure magari la guardi per dieci o venti minuti, forse ti metti a fare qualcos'altro, poi decidi: nah, non mi piace. Siamo un po' precipitati in quest'abitudine. La videoteca aveva una qualità differente. Ti guardavi in giro, prendevi in mano le scatole, leggevi cosa c'era scritto dietro. Operavi una scelta, magari parlavi col commesso, magari ti indicava qualcosa. [...] Eri coinvolto, in un modo in cui non sei più coinvolto con la tecnologia digitale...E' quello che si è perso davvero, l'impegno."
La canzone di oggi, contenuta nella colonna sonora di Reservoir Dogs è anch'essa un esordio, quello della band scozzese Stealers Wheel e il pezzo, ormai universalmente conosciuto, s'intitola “Stuck in the Middle with You”.
https://www.youtube.com/watch?v=DohRa9lsx0Q
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 317
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 316
Nel 1982 negli States Reagan mette in atto l'embargo petrolifero libico, Michael Jackson fa uscire “Thriller”il suo sesto album in studio e Barney Clark diventa il primo paziente al mondo a subire un trapianto con un cuore artificiale. Gli americani hanno ancora paura dell'atomica sovietica, mentre viene presentato l'home computer Commodore 64, messo in vendita a 595 dollari. A Washington viene coniato acronimo AIDS, viene prodotto il primo Compact Disc e a Los Angeles, Dominique Dunne, attrice famosa per aver interpretato Dana Freeling nel film Poltergeist - Demoniache presenze, viene uccisa a soli 22 anni dal suo ex-ragazzo John Thomas Sweeney.  A proposito di cinema è senza dubbio l'anno di Stallone che fa uscire Rambo II e Rocky III, spopolano però anche molte pellicole di fantascienza come “La Cosa”, “Blade Runner”, “Tron”, “E.T” e “Star Trek: L'ira di Khan”.
San Fernando Valley, in California, Paul Thomas, un ragazzino di appena 12 anni riceve in regalo dal padre la sua prima videocamera Betamax. Paul è il terzo di nove figli e mentre con la madre ha un rapporto conflittuale, trova nella figura paterna, stimoli ed incoraggiamenti per le sue premature aspirazioni artistiche. D'altronde proprio Ernest Earle Anderson, padre del ragazzo, negli anni '60 era stato un noto personaggio radiotelevisivo, celebre soprattutto agli amanti del cinema horror e dei B-Movie per un curioso e politicamente scorretto programma della ABC di Cleveland.
Intanto Paul Thomas studia al Santa Monica College, quindi per un paio di semestri al Emerson College, dove il suo docente è un “certo” David Foster Wallace. Dopo un'esperienza di soli due giorni alla New York University, il ragazzo decide di cambiare strada e intraprende la carriera di assistente produttore per alcuni film tv e show televisivi
Dopo pochi anni e qualche curioso progetto scolastico, Paul Thomas Anderson realizza la sua prima opera, un buffo e approssimativo mockumentary intitolato The Dirk Diggler Story. La storia è quella di un attore porno che dopo aver tentato e fallito la strada del cinema mainstream, è costretto a tornare al cinema hard e in preda ad una profonda crisi depressiva, decide di togliersi la vita. DI quell'esperienza Anderson conserverà il nome di Dirk Diggler/Eddie Adams/Mark Wahlberg nel suo secondo celebre lungometraggio Boogie Nights del 1997.
Il primo vero corto, il giovane regista lo gira nel 1993 in un modesto diner cafè e s'intitola Cigarettes & Coffee.  Anderson si autofinanzia la pellicola grazie al gioco d'azzardo, alle carte di credito della fidanzata dell'epoca e dando fondo ai risparmi che il padre aveva messo da parte per il suo College. La storia è quella di otto personaggi collegati da una banconota da 20 dollari. Tra gli attori troviamo Philip Baker Hall, futuro attore feticcio del regista.
Curiosa la presenza anche di Kirk Baltz che giusto un anno prima aveva interpretato Marvin Nash, il poliziotto a cui Michael Madsen mozza un orecchio ne “Le Iene” di Tarantino. Insieme a loro, nella parte più significativa del cortometraggio anche Miguel Ferrer, caratterista famoso per le sue parti in Robocop e Twin Peaks.
Nonostante alcuni spunti approssimativi,  il corto spicca per alcuni eleganti movimenti di macchina, carrellate e inquadrature stilose, che si fanno notare durante la proiezione al Sundance. Il Festival aprirà al giovane regista le porte del Sundance Feature Film Program. In quegli anni, il promettente autore losangelino, appena ventitreenne, si lega professionalmente a Michael Caton-Jones, regista scozzese reduce dal successo di Scandal - Il caso Profumo e Memphis Belle.
Dopo il successo del Sundance, Anderson riesce a strappare un accordo con la Rysher Entertainment per dirigere il suo primo lungometraggio, Sydney.
E' l'inizio della sua carriera, il primo passo della sua immensa filmografia spesso ambientata proprio a Los Angeles (Sydney, Boogie Nights, Magnolia, Ubriaco d'amore)
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 316
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 315
“Goodnight, my dearest darling”
La storia di Jean Harlow è una storia di gioventù bruciata, di lustrini, eleganti abiti in lamè, di amori sfortunati, ma soprattutto della parabola della Old Hollywood. L'ascesa e il declino di una giovane e bellissima attrice che venne ad L.A., in cerca di fortuna, ma che proprio da L.A., venne inghiottita. La Harlow nacque Harlean Carpenter il 3 marzo 1911 a Kansas City, a soli 16 anni si innamorò di Charles McGraw, un uomo d'affari di sette anni più grande di lei. Scappò così dalla casa della madre e del suo secondo marito, tale Marino Bello, malavitoso locale e si trasferì a Los Angeles nel 1927. Erano gli anni del boom delle grandi produzioni hollywodiane e non esisteva nessuna ragazza in America che non sognasse di diventare una diva. Dopo una serie di piccole apparizioni in film di un certo livello come ad esempio Double Whoppe (1928), con la coppia Stan Laurel e Oliver Hardy, di lei si accorse il produttore e aviatore milionario Howard Hughes (il Leonardo Di Caprio di The Aviator per intenderci) che la scritturò come protagonista della versione sonora del suo colossale film d'avventura Gli angeli dell'inferno (1931). La Harlow era bellissima, piccola, formosa, con un invidiabile tono muscolare per via degli sport che praticava giornalmente. Aveva inoltre una genuina e conturbante carica erotica, antesignana della celeberrima Marilyn Monroe. La celebre diva si ispirò fino alla sua prematura morte, alla figura della Harlow imitandola in tutto, in primis nella capigliatura platino che si faceva fare dall'ormai anziana parrucchiera Pearl Porterfield che per anni aveva curato i capelli della giovanissima Jean.
Jean, si, anche il nome della Monroe, Norma Jeane era un omaggio (all'anagrafe per sbaglio ci scappò una “e” in più) era un omaggio alla Harlow.
Migliaia di coetanee della giovane attrice imitarono per anni “lo stile Harlow” e in breve conquistò Hollywood e tutta l'America lavorando in film come il gangster-movie Nemico pubblico (1931), e La donna di platino (1932), di Frank Capra, in cui il soprannome, dovuto al colore dei capelli, divenne il soprannome della Harlow.  
La sua vita privata però non andava bene come quella professionale, dopo il divorzio dal primo marito, Jean nel 1932 venne scritturata dalla Metro-Goldwyn-Mayer, e lo stesso anno sposò uno dei più importanti produttori, Paul Bern, di ventidue anni più anziano di lei. Un mese dopo il matrimonio, Bern venne trovato morto suicida nella sua camera da letto, frustrato dall'impotenza e dalla sofferenza di non poter soddisfare sessualmente la sua giovane moglie. Forse, o forse no, in realtà molto si scrisse su quel presunto suicidio, pare che in realtà ad uccidere il novello marito fosse stata la precedente moglie Dorothy Millette, affetta da disturbi mentali, che pochi giorni dopo si suicidò gettandosi nel fiume Sacramento.
Un triangolo di cui i giornali parlarono molto e che se possibile, lanciò ancor di più la carriera della Harlow con film come Lo schiaffo (1932) di Victor Fleming, Red headed woman (1932) di Jack Conway, Pranzo alle otto (1933) di George Cukor, L'uomo che voglio (1933 ) di Sam Wood, Argento vivo (1933) di Victor Fleming, Pura al cento per cento (1934) e La donna del giorno (1936), ancora sotto la direzione di Conway.
Quindi finalmente la felicità con l'attore William Powell, una coppia bellissima e celebre, un amore che sembrava destinato a non finire mai, ma che si interruppe improvvisamente nel 1937. La Harlow stava girando Saratoga (1937) di Jack Conway, quando l'attrice appena 26enne, iniziò a sentirsi poco bene. Venne letteralmente sequestrata dalla madre che non concesse a nessuno di vederla e di informarsi sul suo stato di salute. Dopo circa un mese alla porta della casa di Jean, si ripresentarono Clark Gable, William Powell e il dirigente della casa di produzione, questa volta accompagnati da un ufficiale di polizia. Portata di corsa in ospedale la giovane diva spirò pochi giorni dopo a causa di una nefrite alle 11 e 37 del mattino del 7 giugno 1937.
I suoi funerali furono uno dei massimi avvenimenti per la Hollywood in quel triste anno.
Tra i tanti omaggi spiaccava quello del giovane innamorato della Harlow, chissà, forse l'uomo della sua vita, William Powell, che sulla corona di fiori accompagnò un biglietto su cui c'era scritto semplicemente “Goodnight, my dearest darling”.
La Harlow venne imbalsamata ed inumata all'interno di una cappella acquistata dallo stesso Powell nel Forest Lawn Memorial Park di Glendale, quartiere vicino Pasadena a Los Angeles.
Da qui oggi è ripartito il mio viaggio virtuale in questo elegante barrow della città degli angeli.
Sono andato a mangiare al Granville all'807 Americana Way, ristorantino molto cool ma anche particolarmente genuino. Questo è il menu, se vi andasse di curiosare https://d3ciwvs59ifrt8.cloudfront.net/88d3b34d-a9d8-4fc0-8790-b92bf6606846/b00462ee-14d9-42b8-9b04-aff6c6c4f3d1.pdf
Quanto alla canzone di oggi sono stato tentato di mettere Torpedu Blu di Gaber, visto che cita proprio la Harlow, ma alla fine la scelta è caduta su André Heller e la sua “Jean Harlow” dedicata ovviamente alla giovane eterna diva americana.
https://www.youtube.com/watch?v=ZbE5Dkq2GiU
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Day 315
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Day 314
“Elvis era un eroe per molti,
Ma non ha mai significato un cazzo per me. Era uno stronzo razzista, Puro e semplice. Fanculo lui e John Wayne, Perché sono nero e ne sono fiero!”
Riprendiamo la storia di ieri dal 3 marzo 1991, quando Rodney King, un tassista afroamericano, venne fermato dalla LAPD e massacrato di botte, anzi facciamo un salto in avanti al 29 aprile 1992 quando la giuria del processo contro quei poliziotti li giudicò innocenti, scagionandoli da ogni accusa. Subito dopo la sentenza si scatenò la rivolta della comunità afroamericana di Los Angeles, con epicentro all'incrocio fra Normandie e Florence, nella zona del South di L.A.
Ora torniamo ancora indietro, ai movimenti per i diritti civili degli anni Sessanta che di fatto avevano raggiunto obiettivi importanti per l'uguaglianza legale, ma non di fatto, della comunità nera, da tempo confinata nei sobborghi delle grandi città, spesso in condizioni di estrema povertà, privi di servizi sociali, scuole ospedali. Ghetti dimenticati dalle amministrazioni cittadine, e trattati con metodi violenti e razzisti dalla polizia. L.A era un esempio lampante di tutto ciò. Privata di alcun futuro, una importante fetta di giovani afroamericani, entrava a far parte di gang, dedite a rapine, furti e soprattutto allo spaccio. Già, in effetti, gli anni '80 erano stati gli anni della soppressione violenta alla droga durante il secondo mandato Reagan, sovraffollando le carceri americane di neri e pensando senza alcuna lungimiranza al problema local e non global. La polizia interveniva sul piccolo delinquente, lasciando che in America arrivassero ogni mese quantitativi ingenti di droga dai paesi del centro e sud america, con la complicità di eminenti figure politiche e aeroportuali.
Insomma per un americano nero, tra i 16 e i 40 anni, non c'era futuro, solo la strada, il crack e il motto “Fuck the police” degli Nwa. Rabbia e antagonismo verso un sistema corrotto e violento che agiva con sistematica violazione dei diritti civili.
L'episodio di Rodney King e virale messa in onda del suo pestaggio da parte di tutte le televisioni nazionali, non fece che accendere la miccia di una bomba da anni pronta ad esplodere. Così fu.
Dopo una prima risposta morbida da parte del sindaco Tom Bradley, il 2 maggio unità dell'esercito, una compagnia della Polizia Militare e 1500 Marines arrivarono a supporto della Guardia Nazionale, portando il totale delle forze dispiegate a 13.500 unità. Fu una repressione violenta in cui morirono 63 persone, più di duemila rimasero ferite, oltre 11mila furono arrestate e furono causati danni per più di un miliardo di dollari. Tutta l’area di South Los Angeles subì perdite gravissime, venne letteralmente devastata e ci vollero anni prima che gli edifici distrutti fossero interamente ricostruiti.
Dopo i losangelini N.W.A., di ieri è giusto ora dare spazio alla East Coast e ai Public Enemy e come avete intuito dalla frase d'apertura, la canzone è “Fight The Power”.
https://www.youtube.com/watch?v=8PaoLy7PHwk
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 314
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 313
E' notte fonda, il 3 marzo 1991. Rodney King, un tassista di 25 anni nato a Sacramento è in auto con i suoi amici dopo una serata a bere qualche birra e a guardare il basket con Bryant Allen e Freddie Helms. Sono gli anni dei Chicago Bulls, dei Portland T. Blazers, del coach Don Nelson, ma soprattutto di Michael Jordan. I tre ragazzi, afroamericani, erano alla guida di una Hyundai Excel del 1987, sulla Interstate 210 nella San Fernando Valley di Los Angeles. Gli ufficiali Tim e Melanie Singer, marito e moglie, membri della California Highway Patrol, notano che la macchina guidata da King sfreccia sull'autostrada, oltre i limiti di velocità. Inizia un inseguimento che coinvolge alcune volanti e persino un elicottero. I ragazzi dopo 13 km di fuga, decidono che non vale la pena rischiare oltre modo e che la bravata poteva, anzi doveva finire qui. All'altezza del quartiere residenziale Lake View Terrace, all'angolo di Foothill Boulevard e Osborne Street, i tre arrestano l'auto e si concedono alla polizia. Ad occuparsi dell'arresto sono gli agenti Stacey Koon, Laurence Powell, Timothy Wind, Theodore Briseno, e Rolando Solano.
Mettiamo un ideale fermo immagine e facciamo ripartire la storia da qualche istante prima, proprio a Lake View Terrace nel quartiere bene di L.A,, tra campi da golf e villette monofamiliari. Qui vive un idraulico di 31 anni, si chiama George Hollyday, l'uomo, svegliato dalle sirene e dall'elicottero, impugna immediatamente la sua camcoder. Ora con tutti i cellulari a disposizione, non sembra niente di eccezionale, ma nel 1991 in pochi possedevano una telecamera. L'idraulico sale sul terrazzo di casa e gira un video di circa 8 minuti, andando avanti e indietro con lo zoom e riprendendo un evento che sconvolse gli animi della comunità afroamericana e del mondo intero. Si, perchè il video di Hollyday viene considerato ad oggi il primo video virale della storia, secondo per importanza solo al celebre filmato Zapruder che riprese l'assassinio di JFK.
https://www.youtube.com/watch?time_continue=104&v=sb1WywIpUtY
Torniamo all'angolo di Foothill Boulevard e Osborne Street. I poliziotti invitano i tre ragazzi a scendere dall'auto, l'unico che fa un po' di resistenza è proprio King che sta al volante. Il ragazzo viene fatto scendere con le cattive e da qui inizia un pestaggio violento che dura diversi secondi e che procurerà all'uomo 11 fratture craniche, danni permanenti al cervello, ossa e denti rotti e una permanente insufficienza renale. Un po' troppo per una bravata. Intanto Hollyday aveva ripreso tutto e poche ore dopo, alcuni dicono in cambio di 500 dollari, altri solo dopo una pacca alla spalla, l'uomo porta la cassetta con pestaggio alla vicina emittente Klat. 24 ore dopo l'America si sveglia sconvolta ed arrabbiata. La beffa qualche mese dopo quando gli agenti coinvolti nel pestaggio ingiustificato, vengono giudicati innocenti e rilasciati. Le conseguenze furono terribili e drammatiche, infatti circa un anno dopo una sommossa a sfondo razziale scoppiata nella città di Los Angeles il 29 aprile 1992 e cessata il 4 maggio dello stesso anno, provocherà 63 morti e centinaia di feriti.
Alcuni hanno definito il giorno del pestaggio di King il “Judgment Day”, per una comunità, quella afroamericana che da anni aveva subito maltrattamenti ingiustificati da parte della polizia. Ed è curioso il fatto che proprio mentre King veniva selvaggiamente pestato dai poliziotti della LAPD, dietro Foothill Boulevard, a 300 metri di distanza, James Cameron stesse girando Terminator 2: Judgment Day.
La canzone di oggi è stata scritta tre anni prima dal gruppo gangsta rap losangelino N.W.A, e fa parte del loro primo album in studio, Straight Outta Compton. Compton è un quartiere in prevalenza afroamericano,  l'acronimo N.W.A., sta per Niggaz Wit Attitudes (negri con le palle), il pezzo ovviamente è “Fuck tha Police”.
https://www.youtube.com/watch?v=9jOqOlETcRU
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usaroadtripp-blog · 6 years
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Day 313
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