Tumgik
zampedigatto · 5 years
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Pippone indignato sull’esperienza social di CuriousCat
Ho aperto il profilo CC cinque giorni fa in preda alla noia e mi ha già stufata. Credo lo eliminerò a breve. 
Ho scoperchiato un vaso di Pandora che, insomma, in qualche senso non mi aspettavo fosse così pieno di merda. 
In tre giorni d’utilizzo reale del social ho ricevuto tre domande normali (SOLO TRE) del tipo “cosa ti piace leggere/ che musica ascolti/ quali sono le tue passioni” un paio di domande in inglese, civili, e qualche complimento. Tutto il resto delle interazioni si è rivelato a sfondo sessuale, di una volgarità inaudita, di uno squallore tale che faceva anche passare la voglia di rispondere in maniera magari sarcastica o ridicolizzando l’autore. 
Partendo dal presupposto che si sente troppo spesso in giro che le donne “se le cercano” mettendosi in mostra o tramite l’abbigliamento o per i contenuti dei loro discorsi, o per atteggiamenti che tra le righe (o meno) fanno trapelare la loro voglia di piacere, io mi sono sempre (presuntuosamente) sentita un po’ al di fuori di questo tipo di categorizzazioni.
Oggettivamente, sia nella vita che nei social, non mi arrivano così spesso approcci volgari o fuor di luogo e sono stata (ingenuamente) vittima di quella presunzione che mi faceva dire a me stessa: “benissimo. Se tu dimostri di non gradire determinati atteggiamenti e le persone attorno lo recepiscono, si adeguano!” la cosa, in tutta sincerità, mi gratificava -che sciocca-.
Poi, una sera stanca di fine ottobre, decido di dare la possibilità di chiedermi qualcosa in anonimo e lì…il guaio. 
Ora, parliamo schiettamente: non mi scandalizzo AFFATTO se qualcuno scrive “cazzo pompino o sega”. Questa vorrei che rimanesse un’idea ben centrale di tutto il discorso che seguirà.
Ho trovato volgare il fatto di rivolgersi ad una donna (che ha dimostrato ampiamente di non gradire certi atteggiamenti da parte di uomini che non conosce, con i quali non ha confidenza etc, -tant’è che siete ricorsi all’anonimo per dire ste robe, che ad account scoperti mica lo fate?-) in termini confidenziali/intimi, con fare anche spesso maleducato, altrettanto spesso morboso e/o perverso, in anonimo. Quindi mi sono domandata: PERCHE’?! A quale scopo?
Per quale assurdo motivo ad una donna si propongono sconcezze in anonimo? E’ una cosa sciocca, se ci pensate.
Se lei non ha presente chi si trovi dall’altra parte a proporle qualcosa, non accetterà a scatola chiusa. A questo ci arriverebbe chiunque!
Dunque, il fine ultimo, escluso l’atto pratico di incontrarsi e consumare, quale poteva essere?
Ecco, l’unica risposta che sono riuscita a darmi è che lo fate perché siete dei repressi frustrati. Perché a questo punto non si tratta più di sesso: si tratta di sconcezze fini a se stesse. Si tratta di utilizzare “l’argomento” del sesso per insultare, prevaricare e offendere una donna.
Questo non è il trattamento che riservereste alla “madre dei vostri figli”, quindi, la conclusione è che siete intrinsecamente MALATI. E siete malati perchè avete una così viscida e squallida considerazione del sesso!! 
Se, per voi, il sesso è un argomento strumentale all’umiliazione di una figura femminile, siete al pari degli stupratori e per questo meritereste solo di fare schifo all’umanità.
La questione, ribadisco, non è desiderare un pompino da una sconosciuta. 
La vostra malattia è di usare il pompino per INSULTARE una persona (dandole, tra le righe, della bocchinara!). Se, da parte vostra, veramente ci fosse desiderio di ricevere del sesso orale (da me o da chi per me), avreste la faccia di chiederlo/proporlo mettendo in chiaro la vostra identità. In tal caso, eventualmente, potreste persino trovare accordo dall’altra parte, chi può dirlo?! 
Perché, sapete, voglio farvi una confidenza a tale proposito, ascoltatemi bene: IL SESSO E’ UNA COSA BELLA E PIACEVOLE PERSINO PER LE DONNE!!! Assurdo, vero?!
Il sesso è una roba bella se si sceglie con chi farlo, se si fa in serenità e senza pressioni, se il partner maschile non è un deviato mentale come quelli che mi hanno scritto (e che, esattamente per questo motivo, non vedono una figa dal giorno in cui sono stati cagati fuori DAL CULO delle loro madri, che quindi glie l’han vista per prossimità, ma solo con gli occhi, senza esserci neanche passati attraverso!)
E invece in anonimo no!! E’ un no del tutto certo, garantito. Perché, ammesso anche che si possa avere un attacco di voglia incontenibile nel momento in cui si risponda a quelle domande, una ci pensa sempre un attimo: A chi sto scrivendo “Sì guarda vieni qui a ficcarmelo in gola”? Magari a un puzzone senza denti di 84 anni che sputazza pure quando parla e ha un cazzetto moscio che non gli tira neanche con la gru. Quindi?
Quindi, di fatto, non state chiedendo nulla, non state proponendo: State solo MOLESTANDO.
A questo punto molti mi hanno detto “ma non pubblicare queste robe/ ma puoi non rispondere” etc. 
Tutto molto giusto e sensato. Ma ho sperato, per 3giorni solamente, di mettere in luce (anche sotto gli occhi di molti uomini che mi seguono e che si sono ritrovati schifati quanto me da codesti messaggi) la questione, sperando di portarvi ad una riflessione sul tema. 
Ad oggi, in Italia, nel 2018, ancora non fa differenza che una donna si dimostri o meno particolarmente civetta, non fa differenza che mostri nudità o solo il suo viso o nulla di sè, non fa differenza che scriva di lavoro, cucina, di sport, di famiglia, di studio, di arte o di cinema…che abbia una sessualità esuberante o meno, che sia timida, esibizionista, che ami condividere la sua intimità, che ne abbia pudore etc.
In Italia, oggi, tutto questo per una larga percentuale di uomini è del tutto irrilevante.
Perché è vero che una denuncia per molestie difficilmente si anela (E quindi, con nome o nickname rintracciabili magari riuscite a tacere certi istinti), ma nel vostro intimo ancora si agita quel senso di “sesso legato alla sopraffazione”, quella voglia di umiliare, offendere, di “far valere la vostra virilità”, a discapito di tutto quello che concerne l’altra parte coinvolta, E questo è squallido. Ripeterò fino all’infinito quanto ciò sia vergognoso e quanto faccia di voi tutto, meno che degli UOMINI! 
Ciò detto, rimuoverò il profilo di CC ma so che di certo non risolveremo questo problema.
Spero semplicemente di aver fatto riflettere quelle persone per bene che hanno letto cosa mi è stato scritto (non ho neppure pubblicato tutto-tutto), quegli uomini che se ne sono vergognati e scusati “a nome di tutti gli uomini” (come in molti mi hanno scritto, a loro va il mio GRAZIE!) che magari, per un attimo, hanno pensato che quelle parole fossero rivolte ad una loro “AMICA” (perchè è vero che non ci conosciamo dal vivo, ma ci leggiamo tutti i giorni, un pochetto ci si vuole anche bene!) e che si sono indignati, insieme a me, per questo.
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zampedigatto · 5 years
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25/11/2019
Tumblr media
In occasione della Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne, gli utenti dei social si sono imbattuti in una campagna di sensibilizzazione (o pubblicitaria?) ad opera del #SMM dell’azienda #Taffo (per chi non li conoscesse: si occupano di pompe funebri e pubblicizzano i loro prodotti solitamente molto bene con delle immagini -dato il tema diciamo “macabro” legato ai loro articoli- di #blackhumor quasi sempre riuscitissimi, sagaci, ironici, taglienti e calzanti). 
A molti non è piaciuto il messaggio. Pare che, per la sensibilità di queste persone, il sottotesto fosse “accusatorio” e “colpevolizzante” nei confronti delle donne che non denunciano (ho letto di victim blanding) Ora non so, sarò strana io, ma tutto questo, in quell’immagine, non l’ho letto.
Mi spiego: mettiamo il caso (quantomai realistico -purtroppo- visto che qualcosa di “Violento” l’ho affrontato, anni fa, chiudendo una relazione!) che parlando ad un amico, un familiare, una persona di fiducia, della situazione problematica causatami da comportamenti ossessivi, lesivi, violenti di un mio compagno o ex e questa persona (avendo a cuore il mio interesse) mi suggerisse di denunciare facendola anche “tragica” nei termini, utilizzando una frase per colpirmi del tipo “ma sei pazza a lasciar correre? DENUNCIALO SUBITO, altrimenti t’ammazza!”. Beh, mi sentirei in colpa?! Io, onestamente, no.
Purtroppo sappiamo tutti (tristemente) che spesso non basta denunciare per salvarsi... Ma questo #Taffo l’ha scritto nella #caption dell’immagine stessa (mi pare su #Facebook). Quello che però ha comunicato (dal mio personalissimo punto di vista) è che denunciare è forse un “primo passo” per salvarsi, fosse quell’ “almeno provarci” che ogni donna in situazioni simili dovrebbe vivere come spinta all’autoconservazione.
E ok, non tutte ci riescono... Molte non riconoscono la gravità di quanto vivono in virtù di un loro sentimento di attaccamento all’altra persona, molte sono fragili al punto di essere persuase (da questi carnefici) che quei comportamenti malsani siano dimostrazioni d’amore (!!!!!!), molte hanno “semplicemente” paura di stuzzicare una reazione che potrebbe essere ancora più violenta delle precedenti...LE varianti sono decine, centinaia, ma a mio parere, non si possono racchiudere tutte in un’immagine di 10 x 16cm.
Il messaggio pubblicitario è per definizione immediato. L’immagine è sempre “riassuntiva”, breve, dovrebbe essere efficace andando dritta al punto e sintetizzando la pluralità delle situazioni possibili comprendendo un margine di approssimazione enorme.
Da questo però nasce una seconda valutazione riguardo al caso montato ieri,  Cara Taffo, Era davvero necessaria questa campagna, dato che vendete quel tipo di prodotti, in quel determinato giorno? 
Penso che avreste potuto evitare del tutto di esprimervi in merito. Penso che avreste potuto scrivere due righe (SE PROPRIO PROPRIO...) dicendo che le donne morte per femminicidio sono ad oggi ancora (tristemente) troppe, senza metterci lì una bara. Penso che, indipendentemente dal messaggio dell’immagine, forse non era la giornata giusta per stare al centro dell’attenzione coi vostri prodotti. Penso che l’intento pubblicitario e quindi di vendita mi abbia trasmesso un sottotesto più “squallido” (come per speculare sulla morte di vittime di #femminicidio), del messaggio in sé. Il marketing è spietato? Posso anche capirlo. Quello che non capisco è stato il messaggio che avete sfornato per oggi, per rispondere alle polemiche: Con un’immagine praticamente identica a quella di ieri, avete modificato il messaggio in “esistono due tipi di uomini: +Bara+ e quelli che rispettano le donne”.  Allora Taffo, SENTIMI BENE!!!, queste campagne pressapochiste, arrangiate, buttate lì tanto per zittire quelle 4 nazifemen analfabete funzionali che vorrebbero vedere tutti i penedotati 3metri sotto terra, le sciorinate a qualcun altro!! Se è vero come è vero (!!!) che i vostri followers apprezzano la vostra ironia, la sagacia, l’umorismo tagliente, vuol dire che 4neuroni in croce li avranno pure, o no?! E allora, invece di accusare il colpo, invece di scusarvi e basta, ci dovete sottoporre per forza, per il secondo giorno di fila, le vostre cazzo di bare accompagnate da un messaggio che neanche è lontanamente realistico? sentivamo davvero il bisogno di farci prendere per scemi due giorni di fila?! Avete davvero bisogno di una tale esposizione mediatica essendo Voi un’azienda di tipo strettamente “local”? Manco foste Mc Donald’s...Non capisco davvero. A me hanno insegnato che, quando le parole non sono meglio del silenzio sarebbe preferibile restare zitti. A voi no?! 
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zampedigatto · 5 years
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Butterfly by Ana Markovic
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zampedigatto · 6 years
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Pippone indignato sull’esperienza social di CuriousCat
Ho aperto il profilo CC cinque giorni fa in preda alla noia e mi ha già stufata. Credo lo eliminerò a breve. 
Ho scoperchiato un vaso di Pandora che, insomma, in qualche senso non mi aspettavo fosse così pieno di merda. 
In tre giorni d’utilizzo reale del social ho ricevuto tre domande normali (SOLO TRE) del tipo “cosa ti piace leggere/ che musica ascolti/ quali sono le tue passioni” un paio di domande in inglese, civili, e qualche complimento. Tutto il resto delle interazioni si è rivelato a sfondo sessuale, di una volgarità inaudita, di uno squallore tale che faceva anche passare la voglia di rispondere in maniera magari sarcastica o ridicolizzando l’autore. 
Partendo dal presupposto che si sente troppo spesso in giro che le donne “se le cercano” mettendosi in mostra o tramite l’abbigliamento o per i contenuti dei loro discorsi, o per atteggiamenti che tra le righe (o meno) fanno trapelare la loro voglia di piacere, io mi sono sempre (presuntuosamente) sentita un po’ al di fuori di questo tipo di categorizzazioni.
Oggettivamente, sia nella vita che nei social, non mi arrivano così spesso approcci volgari o fuor di luogo e sono stata (ingenuamente) vittima di quella presunzione che mi faceva dire a me stessa: “benissimo. Se tu dimostri di non gradire determinati atteggiamenti e le persone attorno lo recepiscono, si adeguano!” la cosa, in tutta sincerità, mi gratificava -che sciocca-.
Poi, una sera stanca di fine ottobre, decido di dare la possibilità di chiedermi qualcosa in anonimo e lì...il guaio. 
Ora, parliamo schiettamente: non mi scandalizzo AFFATTO se qualcuno scrive “cazzo pompino o sega”. Questa vorrei che rimanesse un’idea ben centrale di tutto il discorso che seguirà.
Ho trovato volgare il fatto di rivolgersi ad una donna (che ha dimostrato ampiamente di non gradire certi atteggiamenti da parte di uomini che non conosce, con i quali non ha confidenza etc, -tant’è che siete ricorsi all’anonimo per dire ste robe, che ad account scoperti mica lo fate?-) in termini confidenziali/intimi, con fare anche spesso maleducato, altrettanto spesso morboso e/o perverso, in anonimo. Quindi mi sono domandata: PERCHE’?! A quale scopo?
Per quale assurdo motivo ad una donna si propongono sconcezze in anonimo? E’ una cosa sciocca, se ci pensate.
Se lei non ha presente chi si trovi dall’altra parte a proporle qualcosa, non accetterà a scatola chiusa. A questo ci arriverebbe chiunque!
Dunque, il fine ultimo, escluso l’atto pratico di incontrarsi e consumare, quale poteva essere?
Ecco, l’unica risposta che sono riuscita a darmi è che lo fate perché siete dei repressi frustrati. Perché a questo punto non si tratta più di sesso: si tratta di sconcezze fini a se stesse. Si tratta di utilizzare “l’argomento” del sesso per insultare, prevaricare e offendere una donna.
Questo non è il trattamento che riservereste alla “madre dei vostri figli”, quindi, la conclusione è che siete intrinsecamente MALATI. E siete malati perchè avete una così viscida e squallida considerazione del sesso!! 
Se, per voi, il sesso è un argomento strumentale all’umiliazione di una figura femminile, siete al pari degli stupratori e per questo meritereste solo di fare schifo all’umanità.
La questione, ribadisco, non è desiderare un pompino da una sconosciuta. 
La vostra malattia è di usare il pompino per INSULTARE una persona (dandole, tra le righe, della bocchinara!). Se, da parte vostra, veramente ci fosse desiderio di ricevere del sesso orale (da me o da chi per me), avreste la faccia di chiederlo/proporlo mettendo in chiaro la vostra identità. In tal caso, eventualmente, potreste persino trovare accordo dall’altra parte, chi può dirlo?! 
Perché, sapete, voglio farvi una confidenza a tale proposito, ascoltatemi bene: IL SESSO E’ UNA COSA BELLA E PIACEVOLE PERSINO PER LE DONNE!!! Assurdo, vero?!
Il sesso è una roba bella se si sceglie con chi farlo, se si fa in serenità e senza pressioni, se il partner maschile non è un deviato mentale come quelli che mi hanno scritto (e che, esattamente per questo motivo, non vedono una figa dal giorno in cui sono stati cagati fuori DAL CULO delle loro madri, che quindi glie l’han vista per prossimità, ma solo con gli occhi, senza esserci neanche passati attraverso!)
E invece in anonimo no!! E’ un no del tutto certo, garantito. Perché, ammesso anche che si possa avere un attacco di voglia incontenibile nel momento in cui si risponda a quelle domande, una ci pensa sempre un attimo: A chi sto scrivendo “Sì guarda vieni qui a ficcarmelo in gola”? Magari a un puzzone senza denti di 84 anni che sputazza pure quando parla e ha un cazzetto moscio che non gli tira neanche con la gru. Quindi?
Quindi, di fatto, non state chiedendo nulla, non state proponendo: State solo MOLESTANDO.
A questo punto molti mi hanno detto “ma non pubblicare queste robe/ ma puoi non rispondere” etc. 
Tutto molto giusto e sensato. Ma ho sperato, per 3giorni solamente, di mettere in luce (anche sotto gli occhi di molti uomini che mi seguono e che si sono ritrovati schifati quanto me da codesti messaggi) la questione, sperando di portarvi ad una riflessione sul tema. 
Ad oggi, in Italia, nel 2018, ancora non fa differenza che una donna si dimostri o meno particolarmente civetta, non fa differenza che mostri nudità o solo il suo viso o nulla di sè, non fa differenza che scriva di lavoro, cucina, di sport, di famiglia, di studio, di arte o di cinema...che abbia una sessualità esuberante o meno, che sia timida, esibizionista, che ami condividere la sua intimità, che ne abbia pudore etc.
In Italia, oggi, tutto questo per una larga percentuale di uomini è del tutto irrilevante.
Perché è vero che una denuncia per molestie difficilmente si anela (E quindi, con nome o nickname rintracciabili magari riuscite a tacere certi istinti), ma nel vostro intimo ancora si agita quel senso di “sesso legato alla sopraffazione”, quella voglia di umiliare, offendere, di “far valere la vostra virilità”, a discapito di tutto quello che concerne l’altra parte coinvolta, E questo è squallido. Ripeterò fino all’infinito quanto ciò sia vergognoso e quanto faccia di voi tutto, meno che degli UOMINI! 
Ciò detto, rimuoverò il profilo di CC ma so che di certo non risolveremo questo problema.
Spero semplicemente di aver fatto riflettere quelle persone per bene che hanno letto cosa mi è stato scritto (non ho neppure pubblicato tutto-tutto), quegli uomini che se ne sono vergognati e scusati “a nome di tutti gli uomini” (come in molti mi hanno scritto, a loro va il mio GRAZIE!) che magari, per un attimo, hanno pensato che quelle parole fossero rivolte ad una loro “AMICA” (perchè è vero che non ci conosciamo dal vivo, ma ci leggiamo tutti i giorni, un pochetto ci si vuole anche bene!) e che si sono indignati, insieme a me, per questo.
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zampedigatto · 8 years
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In merito a digressioni squallide sul femminismo e l'emancipazione
Oggi il twitter ha riproposto l'argomento più trito del mondo nei rapporti uomo-donna e chi potevo mai essere io per esimermi dal dare la mia visione? Nessuno. Quindi ve la puppate.
Come se fosse un tema della maturità, proviamo a dare un titolo altisonante alla diatriba: ecco, potrebbe essere “galanteria si/no. Il candidato esponga il proprio giudizio in merito a digressioni squallide sul femminismo e l'emancipazione”. Svolgimento. Quello che molti non hanno colto, o non hanno voluto cogliere, riducendo tutto ad un bassissimo discorso di costi, è semplicemente che la galanteria è ancora, E MENO MALE (!!!), tanto apprezzata quanto praticata. Viva dyo. Forse un briciolo di speranza nel genere umano può continuare a brillare, seppur in lontananza…
Bene. Veniamo a cosa intendiamo per galanteria: fatico a trovare una sola definizione che sia valida e soddisfacente. Credo sia un mix di buone maniere, educazione, delicatezza ed attenzione per l'altra persona, in special modo di genere femminile (ma non solo!!), volto allo star bene insieme in qualsiasi circostanza che possa capitare.
Partendo dalle origini: sono cresciuta con un padre galante e “piacione” che apriva la portiera dell'auto, cedeva il passo e teneva il portone anche a noi figlie. Una bella croce, se vogliamo, perché poi, col tempo, inizi a capire che quei gesti non li faranno tutti e che, per quanto tuo padre su milioni di cose sia assolutamente l'opposto dell'uomo che vorresti accanto, ti ha comunque “abituata ad uno standard” sotto il quale non riuscirai mai a scendere. E infatti sei zitella.
fatte le dovute premesse, veniamo a li sordi. CHI PAGA quando si esce insieme? E sì, perché poi il discorso sui gesti, sulla nobiltà d'animo, sull'educazione che volevo fare io è stato ridotto tristemente a questo durante il dibattito, e vabbè...adeguiamoci. In tutta onestà non esisterebbe una sola risposta esatta o assoluta neanche qui. Penso APRIORISTICAMENTE (è proprio un mio mantra di vita) che “una persona tirchia lo sarà in ogni ambito, anche nei sentimenti”. Ciò detto, Chiaramente non prenderò in considerazione l'ipotesi di storie consolidate perché lí è ovvio che nessuno debba essere per l'altro/a una cambiale a vita. Per la fase di corteggiamento, invece, credo sia bello che un uomo offra alla donna la cena, il cinema o cosa sia… (Fermo restando che io, in quanto donna non pezzente, solitamente senta in qualche modo di voler “ricambiare” anche con un drink post cena o con i pop corn al cinema, vabbè, dettaglio comunque non rilevante, questo).
Prescindendo dal mio gesto, trovo ASSURDO in assoluto il concetto di DIVIDERE un conto. Che lui mi chieda la mia parte. Brrrrr. Che orrore. Come se si prendessero le distanze “allora io ho preso l'acqua, tu la birra, sono 2,50€ in più” oh senti dammi sto scontrino, pago io tutto ma la prossima volta “io a ca’ mia e tu a ca’ tua!” (cit.) E le prendiamo bene le distanze, così. Poi non sia mai detto che lo dica per i 2,50€ che una birra…voglio dire, me la pago da sola da quando avevo 15anni. Ma io ci vedo una tale poraccitudine nel dividere…ma una tale cafoneria, che proprio non potrei accettare dall'uomo a cui mi accompagno. Brividi veri.
Ma torniamo a monte del discorso, nell'accezione che mi piace di più: la galanteria NON È solo pagare. La galanteria è scegliere il vino a tavola, è aprire una porta, è non portarmi al thailandese se sai che non mangio piccante, è tenere l'ombrello in modo da parare me un po’ di piú, è aspettare sotto casa che io entri nel palazzo prima di andar via, è avere un insieme di attenzioni che dimostrino che stai AVENDO CURA di me in quel momento, che il tuo INTERESSE sia mirato a che io stia bene mentre siamo insieme. Chiamatemi sognatrice, ma per me è ancora una gran bella cosa! E la galanteria, vista così, non è neanche detto che debba essere a senso unico, tutt'altro. In prima persona trovo un gran gusto nel prodigarmi perché l'altro si senta considerato, pensato, coccolato da me in mille modi, motivo per cui mi aspetto lo stesso! Sí, me lo aspetto! Voglio che sia proprio sottinteso, ovvio e scontato.
E qui arrivano le paladine dei poveretti, quelle che si sono accontentate dei grezzoni e se la devono pur raccontare in qualche modo. Queste sono venute a chiamarmi “principessa” con fare sprezzante, e vabbè…almeno la principessa non si è mai dovuta trovare a disagio accanto ad un uomo che non saprà comportarsi, che tanto qui il pisello lo hanno tutti eh. (E a tal proposito, vi dirò, uno che si prodiga per farmi stare bene “in pubblico” mi dice anche molto su quanto sarà predisposto a farmi stare bene “in privato” quindi vado quasi sempre sul sicuro).
Un'altra perla è stata che dovrei sentirmi “SVILITA” dal farmi pagare la cena. E pure qui direi che proprio no: innanzitutto perché lavoro da 12anni e le cene POSSO BENISSIMO pagarle da me, ma tipo anche per lui eh. Ma io resto fermamente dell'idea che quando uno vuole dimostrarmi voglia, interesse, piacere ad uscire con la sottoscritta, nel campo delle sue capacità, farà in modo di potermela offrire, sta benedetta cena. (A costo di fumare di meno quella settimana o qualunque altra cosa ciò comporti). Che sia una pizza o uno stellato non cambia, ma che faccia il possibile per far cosa gradita importa eccome. Mentre invece è vero il contrario, e cioè che mi sentirei svilita, E PURE TANTO, se per un uomo la mia compagnia “non valesse” neanche il costo di una cena o del venire a prendermi a casa (sí, hanno detto anche questo. Io allibita!)
Poi oh, beninteso che ognuno resti libero di fare il cazzo che gli pare e si troverà bene coi propri simili. Io di esperienze negative ne conto in tutto tre e solo una, relativamente recente, è stata forse la più illuminante. Sí. È illuminante quando ti accorgi che tutte le sacrosante volte in cui ti sei forzata di non badare alla forma, di cercare di “vedere altro”, di scrollarti quella sovrastruttura dalla testa, non sei stata felice. Anzi Peggio. Non sei stata FIERA dell'uomo che era con te. Ti stavi accontentando, ed hai avuto l'onestà intellettuale di accorgertene. A quel punto, che dire? meglio cucirsela. (Sí me la tiro da matti ok?). A trent'anni ci arrivi. A trent'anni (e dopo svariate storie a distanza) da sola ci sai stare e non hai paura di te stessa. E Viva dyo, anche qui. Io credo siano queste l'indipendenza e l'emancipazione. Quelle “mentali” non quelle che dimostri pagando la tua parte di cena. Se hai un lavoro sei indipendente economicamente ma...se ti accontenti di uno che al primo appuntamento ti chieda di pagare la tua parte, o che si comporti bruscamente con un mendicante, con un cameriere, con un parcheggiatore etc. (Mettendo in imbarazzo virtualmente anche te che gli sei accanto) bella mia...allora sei bisognosa di un uomo più di una qualsiasi casalinga degli anni ‘50 e mi fai estrema tenerezza. Io piuttosto non esco. Io scelgo. Per me è questo il fulcro del femminismo e spero di non confondere MAI E POI MAI la mia emancipazione con l'appiattimento dei ruoli sociali, con l'uccisione delle buone maniere e della galanteria. Sí, Reciproca, ma sempre apprezzabile (ed apprezzata!).
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zampedigatto · 8 years
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Inverno dalle tinte un po' più intense
Avvolta in quella sciarpa un po’ ingombrante con la quale tengo le labbra coperte per scaldarmi col fiato, ho Gli occhi lucidi e le gote colorite dal freddo.
Le mani affondate nelle tasche del cappotto stanno ghiacciando e i piedi che battono la strada ingannando l'attesa.
Maledico te e i tuoi ritardi.
I tuoi messaggi lapidari “trovo parcheggio. Aspettami lì” ed io che non riesco ad interpretare se tu sia seccato o solamente preso dalla guida.
Sento il profumo delle caldarroste vendute a pochi passi da me e lo stomaco aggrovigliato che avrebbe rifiutato qualunque cibo. il cuore intanto gioca a ping pong con le tonsille e La bocca impastata mi suggerisce “meglio cercare un chewingum” mentre affondo le mani e la faccia nella borsa “Speriamo di non avere il trucco sbavato, Forse dovrei ripassare il rossetto…questa borsa è un buco nero, non trovo mai nulla!” Impreco contro me stessa per non mettermi a correre e scappare via.
Poi una folata di gelo mi colpisce seguita da un inatteso calore, improvviso come un'onda: “cosa cerchi lì dentro?” ti sento divertito.
Alzo lo sguardo e non c'è stato più freddo: l'imbarazzo mi ha infiammata dalla schiena a tutto il resto…chissà quanto dovevo apparire buffa. Sorrido. “Nulla, vuoi una gomma?” ti porgo il pacchetto che afferri mentre mi avvicino per schioccare un bacio sulla tua guancia.
Ti irrigidisci e mi ritiro in fretta. Mi guardi negli occhi con fare un po’ contrariato poi il tuo dito accarezza le mie labbra e sussuri: “signorina, da quando tutta questa formalità?” avvicinandoti col viso al mio.
Il bacio è stato inevitabile e profondo, così avvolgente, spontaneo e caldo che ha sciolto su un'unica tavolozza confusa tutti i colori che ci circondavano: quelli della piazza illuminata dagli addobbi natalizi, del freddo pungente, della gente attorno che non faceva caso a noi, delle mie mani su quel tuo cappotto morbidissimo, delle mie scarpe piegate per stare sulle punte e raggiungere le tue labbra, delle tue mani sul fondo della mia schiena incrociate come a volermi bloccare, a non volermi più perdere, in virtù di tutte le altre volte in cui ci siamo ritrovati…un unico arcobaleno con dentro tutte le sfumature di un amore che ricominciava, come ogni volta, come sempre. Solo, dalle tinte un po’ più intense.
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zampedigatto · 8 years
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[Io prima di Te] cit.
Clark, quando leggerai questa lettera saranno passate alcune settimane (anche considerando le tue inaspettate capacità organizzative, dubito che tu sia riuscita a raggiungere Parigi prima dell’inizio di settembre). Spero che il caffè sia buono e i croissant freschi, e che ci sia ancora un po’ di sole per stare seduta fuori su una di quelle sedie di metallo sempre traballanti sul marciapiede. Non è male, il Marquis. Anche la bistecca è buona, se ti va di tornare per pranzo. E se guardi più avanti lungo la strada, alla tua sinistra, dovresti vedere L’Artisan Parfumeur dove, dopo aver letto questa lettera, ti consiglio di andare a provare un profumo che mi pare si chiami Papillons Extreme (non ricordo bene). Ho sempre pensato che sarebbe stato delizioso su di te. Okay istruzioni terminate. Ci sono alcune cose che ti volevo dire e che ti avrei detto di persona, ma a) ti saresti messa a piangere e b) non mi avresti lasciato finire. Hai sempre chiacchierato troppo. Dunque: l’assegno che hai trovato nella prima busta che ti ha consegnato Michael Lawler non era l’intera somma, ma solo un regalino per aiutarti ad affrontare le prime settimane da disoccupata e farti arrivare a Parigi. Quando tornerai in Inghilterra dovrai portare questa lettera a Michael nel suo ufficio a Londra, e lui ti darà i documenti necessari per avere accesso a un conto che ha intestato a te su mia richiesta. Sul conto c’è quanto basta per sceglierti un bel posticino dove vivere e per pagare l’università e le spese correnti per mantenerti durante il periodo di studi a tempo pieno. I miei genitori saranno messi al corrente di tutto. Spero che questo, insieme all’apporto legale di Michael Lawler, faccia sì che ci sia meno trambusto possibile. Clark, già ti vedo andare in iperventilazione. Non cominciare a farti prendere dal panico e non tentare di svincolare. Tutto questo non sarà sufficiente per farti restare seduta in panciolle per il resto della tua vita, ma dovrebbe almeno regalarti la libertà, sia da quella claustrofobica cittadina che entrambi chiamiamo casa, sia dal tipo di scelte che finora ti sei sentita in obbligo di fare. Non ti sto dando questo denaro perché voglio che tu pensi a me con nostalgia o mi sia riconoscente o lo veda come un ingombrante ricordo. Te lo dono perché non ho più molti motivi per essere felice, ma tu sei uno di questi. Sono consapevole che conoscermi ti ha causato sofferenza e dolore, e mi auguro che un giorno, quando sarai meno arrabbiata con me e meno sconvolta, capirai non solo che non avrei potuto fare altrimenti, ma anche che questo ti aiuterà a vivere una vita davvero bella, una vita migliore di quella che avresti vissuto se non mi avessi incontrato. Per qualche tempo ti sentirai a disagio nel tuo nuovo mondo. Ci si sente sempre disorientati quando si viene sbalzati fuori dal proprio angolino rassicurante. Ma spero che tu sia un po’ elettrizzata. Il tuo viso quando sei tornata dall’immersione mi ha detto tutto: c’è fame in te, Clark. C’è audacia, l’hai soltanto sepolta, come fa gran parte della gente. Non ti sto dicendo di buttarti da un grattacielo o di nuotare con le balene o cose di questo genere (anche se in cuor mio mi piacerebbe che lo facessi), ma di sfidare la vita. Metticela tutta. Non adagiarti. Indossa quelle calze a righe con orgoglio. E se proprio insisti a volerti sistemare con qualche tizio strampalato, assicurati di mettere in serbo un po’ di questa vitalità. Sapere che hai ancora delle possibilità è un lusso. Sapere che potrei avertele date io è stato motivo di sollievo per me. Così stanno le cose. Sei scolpita nel mio cuore, Clark, fin dal primo giorno in cui sei arrivata con i tuoi abiti ridicoli, le tue terribili battute e la tua totale incapacità di nascondere ogni minima sensazione. Tu hai cambiato la mia vita molto più di quanto questo denaro potrà cambiare la tua. Non pensare a me troppo spesso. Non voglio pensarti in un mare di lacrime.Vivi bene. Semplicemente, vivi. Con amore, Will.
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zampedigatto · 8 years
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Si dedica questa pace.
[interno. sera] Lei è seduta per terra. Ha le spalle poggiate al muro (a quel muro spoglio, tinteggiato da poco) e guarda le pareti vuote. Fanno da ornamento solo gli scatoloni addossati negli angoli strapieni di oggetti che ricostruiranno i pezzi di una vita e daranno forme e colori a questo nudo contenitore che chiamerà casa.  Il ronzio del frigo dall’altra stanza fa da controcanto ai grilli dell’esterno, il balcone è aperto ed una vecchia lampada ad olio offre alla stanza un leggero bagliore. Fissa il camino che ha di fronte: è vecchio, non sa se potrà usarlo ma l’ha trovato da subito così vezzoso da non volervi rinunciare. Ha un bicchiere di vino tra i piedi, e riempie l’aria con l’odore della sigaretta che le arde tra le dita. Si gode il momento. Assapora la calma che le regalano quei muri vuoti sui quali non si accavallano immagini di vita vissuta, sui quali ancora non si è depositato nessun ricordo... Trova incredibilmente rassicurante trovarsi in un contenitore asettico, per ora. Si dedica questa pace.  Lei è una malinconica: Prova un sentimento di mancanza anche per quello che le è successo un attimo prima e sa che dovrà assaporare questa prima notte in questa nuova casa, in questa nuova vita perché poi la ricorderà per sempre. Non ha punti di riferimento, ora. Qui è davvero sola ma questo non le mette angoscia. Può sentirsi finalmente “grande”, può  pensare a ricostruirsi lontana dai posti che hanno sempre accolto le sue macerie, ogni volta che è andata in frantumi. In questa porzione di mondo non ha nulla a ricordarle i suoi fallimenti. Certo, neanche a ricordarle le gioie, ma per accumulare entrambi in versione “nuova” ci sarà tempo... Ora vuole godersi questo foglio immacolato. Questo vuoto carico di aspettative, di promesse, di entusiasmi, e privo di fantasmi. Sarebbe stato forse piacevole, o forse rassicurante avere qualcuno ora con cui condividere questo nuovo inizio. Ci pensa distrattamente, senza convinzione. Lei ha imparato a bastare a se stessa ed a non sentirsi mai triste perché sola.  Non sarebbe stato dignitoso per questo momento, come per molti altri, essere condiviso con una persona qualsiasi pur di avere qualcuno accanto.  Lei non si è mai accontentata. Sarebbe toccato quindi solo a quelle pareti spoglie, bianche e vuote, ora, proteggere il suo orgoglio. Si sente soffocare. Punta al muro e si alza in piedi: esce in balcone scalza. Sorride. La mamma non glie lo avrebbe mai permesso.  Si darà una lavata prima di dormire ma quell’aria fresca meritava di essere respirata a piedi nudi. Quella luna meritava di essere osservata così, da una bambina discola che ha appena disubbidito alla madre sapendo di non poter essere redarguita. Il vento le avvolge le spalle e le muove la canotta larga che le copre al minimo delle gambe. Guarda di sotto. I lampioni hanno luci gialle e nessuno passeggia in quella strada.  “Meglio entrare, prima che qualcuno mi veda le mutande”. Non crede che riuscirà a dormire ma, intanto, finisce il vino nel bicchiere e va a prendere la bottiglia. 
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zampedigatto · 8 years
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Il teak era caldo, sotto i piedi nudi
Il teak era caldo, sotto i piedi nudi... Lei godeva dei colori sorprendenti del tramonto mentre la luce calda dell’ultimo sole si intrecciava col vento tra i suoi capelli mossi e salati. Era persa in quel quadro a pennellate doppie che il mare ed il cielo le stavano regalando. Era illuminata solo da un lato ed il suo profilo era perfettamente inserito nel dipinto creando un’ opera d’arte totale e viva. 
i suoi occhi erano profondi, vibranti, estasiati da ciò che le si parava dinanzi ed il naso dritto faceva un vezzoso salto solo alla punta tirando un po’ su le labbra, in quel sorriso appena accennato che si tuffava nella “fossetta” che le si formava all’angolo della bocca. Il mento le dava un’espressione naturalmente imbronciata ma tenera, e poi si piegava verso il collo lungo e aggraziato fino a raggiungere le “saliere” saggiamente intercettate dalla canottiera bianca e slargata, quasi trasparente. Il corpo non era percepibile nella sua silouhette, dato che teneva le ginocchia raccolte al petto, ma lui sapeva benissimo di desiderare ogni sua piega, ogni curva, ogni spigolo, ogni punta di quel fisico che conosceva ormai a memoria.  Adorava vederla così rilassata, distesa, tranquilla... Anche se solo per qualche minuto. Godeva di quei momenti con estrema soddisfazione. Era gratificato dall’idea di poterle regalare un brivido di pace, un angolo di paradiso. Si sentiva in grado di proteggerla, in quei momenti, un cavaliere capace di scacciare i draghi per lei...Capace di viziarla, di donarle ciò che lei meritava e che troppo spesso si negava.  Una giornata al mare.  Non gli era costata nessun particolare sacrificio, nessuno sforzo, eppure riusciva ad assaporare bene la sensazione di aver fatto qualcosa di buono in assoluto, per il solo fatto di averla vista così serena. Smise di guardarla da lontano e scese sotto coperta a frugare nel frigo con la speranza di non far troppo rumore, di non distoglierla da quel momento di pura grazia.  Il teak era caldo, sotto i piedi nudi, ma le birre erano fresche tra le sue mani forti. Le si avvicinò da dietro e, chinandosi, le poggiò con fare scherzoso  la bottiglia dietro la nuca che lei aveva esposto raccogliendo tutti i suoi capelli su una sola spalla. Una goccia le si attaccò alla pelle e disegnò un sinuoso percorso colando dietro la sua schiena, regalandole un piacevole brivido di sorpresa. Si girò guardandolo sorridente e fiduciosa allungando la mano verso la sua bevanda, mentre lui pensava a quanto fosse stata fortunata quella goccia d’acqua che aveva potuto percorrere impunita tutta la sua schiena... Senza dire una parola lei gli fece segno di sederlesi accanto e, con gli occhi incastrati in un sorriso tacito, incrociarono i colli delle bottiglie prima di avvicinarli alle rispettive bocche.  Il teak era caldo, sotto i piedi nudi, ed il tramonto era un’opera da senza aggiungere parole, lasciandosi cullare solo dallo sciabordìo dell’acqua e dai gabbiani festosi nel cielo.
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zampedigatto · 8 years
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Allontanare non era da lei.
Non c’era nulla di buono in quel periodo. Nulla che andasse per il verso giusto. Il caldo estivo era l’unica fonte di una lieve soddisfazione.  Tutti se ne lamentavano, ma a lei piaceva finalmente non avere i piedi freddi, girare per la casa poco vestita, studiare di notte con la finestra aperta godendo sulla pelle di quella brezza pacata eppure efficace nel dare lievi brividi. Ascoltava una canzone mentre le parole e le immagini le scorrevano soffici addosso... Le si affollavano i pensieri nella testa, si incastravano le parole tra le dita. Strano. Di solito le parole erano sue amiche ma quella notte no. Erano dispettose, si facevano inseguire e mai raggiungere. Aveva già scritto e poi cancellato due post quasi ultimati, non riusciva a trovare il filo di qualcosa che volesse davvero essere pubblicato. Forse era solo stanca. Ripensava a chi non c’era più, a chi aveva mandato via ed a chi aveva preferito tirarsi indietro (che in questo caso coincidevano). Era stata accusata di aver scacciato e non poteva prendere sonno a ripensarci.  No, non aveva scacciato nessuno ultimamente! Allontanare non era da lei. Difendersi sì e sapeva di non potersi lasciar condizionare dai soliti abilissimi “giratori professionisti di frittate” anche stavolta.  Si era sentita dire cose forti, cose chiare che non le lasciavano scelta. Aveva dovuto rispondere a tono per non cadere nell’amaro circolo vizioso di doversi scusare anche per il solo fatto di esistere! Era ormai passato tanto dall’ultima volta che lo aveva fatto e non era più abituata a questo tipo di “rapporti”, sapeva di non voler innescare questo tipo di meccanismi, sapeva di valere di più e di non doversi per forza piegare a dei capricci per qualche vizio. No. Non aveva scacciato nessuno e, se qualcuno avesse voluto leggere ciò nelle sue parole, nelle sue azioni, sarebbe stato solo per vigliaccheria, per non assumersi delle responsabilità inevitabili. Poi ha pensato, per confronto, a chi era rimasto nonostante tutto e tutti, a chi aveva lottato con coraggio pur di non perderla e che solo allo stremo delle forze aveva deposto le armi, ma solo per aspettare che abbassasse anche lei le sue. Ha ripensato a chi era tornato con un abbraccio aperto, a suo modo, ed a chi, anche da lontano, ora si faceva sentire vicinissimo, quasi accanto. Quasi addosso. A quel pensiero poteva solo rendere omaggio con un sorriso ed un Grazie alla vita che le aveva donato persone tanto speciali, tanto pure, tanto limpide da comprenderla, da apprezzarla e da accoglierla nei propri cuori, nelle proprie vite e nelle proprie anime. Ecco, ora che aveva trovato il modo di sentirsi più fortunata e meno sola poteva finalmente prendere per mano Morfeo e lasciarsi accompagnare nei sogni più dolci.
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zampedigatto · 8 years
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Qual è il miglior finale di tutta la letteratura?!
Lei: qual è il miglior finale di tutta la letteratura?!...e non dire quello dell’Ulisse, questo lo dicono tutti! Lui: è facile!L’educazione sentimentale di Flaubert Lei: e come finisce? Lui: in nessun modo. Solo due vecchi amici che ricordano la cosa migliore che non gli è mai accaduta Lei: come si ricorda qualcosa che non è mai accaduto?! Lui: teneramente! Flaubert credeva che la forma di piacere più puro fosse l’aspettativa … e anche la più attendibile! E che mentre quello che ti succede finisce immancabilmente per deluderti , ciò che non ti è mai successo non muore mai… non scompare, rimane sempre inciso nel tuo cuore come…come una dolce malinconia! Lei: sembra così… Lui: profondo!? Lei:…vigliacco!
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zampedigatto · 8 years
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Zombie emotivi ed altre amenità
Sapete cosa?! 
C’è che è difficile convivere con me, Da tanti anni, tutti i giorni...
Io spesso non mi sopporto, non mi riconosco, non mi trovo un senso, ed a tratti ho paura.
Sì. Ho paura di me stessa.
Ho paura del male che posso essere capace di farmi.
Ho paura del mio coraggio, dell’avventatezza, dell’istinto che mi domina per un buon 80% e della razionalità che, quasi sempre, sfugge proprio quando servirebbe di più.
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Eppure, mi dirà chi mi conosce, ti presenti come una maniaca del controllo. Eppure, lo sanno tutti quelli che mi sono attorno, non lascio trasparire quasi più questi miei impeti:
Ho dovuto imparare, con gli anni, a trattenere i miei “moti d’animo”, come li chiamò un caro vecchio amico che mi aveva ben compresa, ma questo non vuol dire che essi non si agitino dentro di me.
Ho dovuto ammaestrarmi. Anche questo significa crescere!
Le batoste peggiori che mi abbiano colpita, si può dire che me le sia cercate. 
Non ho tenuto la bocca chiusa quando avrei dovuto.
Il mio senso di giustizia, di chiarezza, di gestione (delle situazioni e dei rapporti), mi hanno sempre portata alla trasparenza ad ogni costo. 
Non ho mai temuto di far casini, tramite la verità. 
Ed è lì che mi sono spesso sbagliata!!
Fa strano, ad una come me, guardare un mondo ipocrita, opportunista, in cui le persone indossano maschere, interpretano ruoli, e cercare di trovare il mio posto tra questi ingranaggi. 
Fa male, onestamente, dover trovare il giusto compromesso tra la realtà e l’idea che avevo di quest’ultima. 
Non sono un’utopista. Lo so bene che rapportarsi in società impone l’aderenza a certe “regole”, non tutte scritte. E’ solo che mi lascia assai perplessa la facilità che noto in altri, a differenza mia, di adattarsi ad uno schema così poco pulito, ed a contribuire ad insozzarlo.
Sarà predisposizione della personalità...boh!
Io questo non lo so. Me lo chiedo in continuazione, mentre penso “tieniti a freno, non esporti sempre in prima linea, per questa volta resta a guardare e sta’ buona!!”
Il punto peggiore arriva quando tocca esporsi per qualcuno a cui si tiene, o a cui si potrebbe tenere. Qualcuno che, ti chiedi: “Farebbe lo stesso per me?” E la risposta, scottante quanto onesta, quasi sempre è un brusco NO. 
Ecco. E’ questo il problema a monte dei problemi.
Non so più se basti l’amore per qualcuno, per qualcosa, per un’ideale, per una fantasia, a giustificare questo continuo lanciarsi a petto in fuori verso puntelli e lame affilate...
Non lo so, ma se anche riuscissi a non farlo, mi sembrerebbe di vivere a metà.
Ma io ho una FOTTUTA paura del “giusto mezzo”.
Ho rifiuto per le temperature tiepide. Io non sono per i mezzitoni. 
A me piace sentire la vita. Tutta. Sempre. 
Mi danno gusto i volumi altissimi. O il silenzio ovattato.
I colori primari. O il bianco e nero. 
Il fuoco scoppiettante. O la neve soffice.
A me piace affrontarle, le cose. Di faccia, di petto, di cuore.
Non saprò mai nascondermi dietro la mia ombra e non saprò mai parlare senza gesticolare.
Non sarò mai del tutto composta: anche in mezzo alla formalità più assoluta, i miei occhi rideranno in maniera spregiudicata.
Ecco, questo un po’ me lo auguro, pur essendone abbastanza sicura.
Ho paura del male che sarei/sarò capace di farmi, sì, Ma ho paura anche di non provare più dolore, di spegnermi come tanti morti che camminano, ad oggi, su questa terra.
Ed ho paura di essermi avvicinata, ultimamente, troppo spesso a questi zombie emotivi, con la presunzione di “salvarli” dal loro letargo.
...Che sciocca.
Sì. Come dicevo: Le batoste peggiori che mi abbiano colpita, me le sono proprio cercate!
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zampedigatto · 8 years
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Di Orlando e di altre barbarie
Ho letto diversi pareri sulla questione di Orlando prima di esprimerne uno mio per non tirare a caso ma, l'idea che mi sono fatta è un pizzico controcorrente rispetto a quelle che ho visto in giro. Pertanto mi spiego: Fatta specifica che non credo che gli omosessuali si offendano ad essere chiamati gay, io non credo neanche che “etichettare” le morti (e le loro presunte motivazioni) migliori il risultato dell'analisi dei fatti.
Per me sono morte delle persone e le loro famiglie ne saranno distrutte, punto. È questo che inorridisce ed, a mio parere, non fa differenza se queste andassero a letto tra di loro o con altri.
Al Bataclan (come altrove) sono morte altre persone di cui nessuno ha indagato le preferenze sessuali. La loro unica colpa era di trovarsi a Parigi, in quel teatro e credo che le loro famiglie siano state altrettanto distrutte dal dolore, in modo identico a quelle di Orlando.
Di base il concetto del terrorismo è punire l'infedeltà, gli usi e i costumi occidentali; ci vedono come lascivi sia quando andiamo ad un concerto che quando scegliamo liberamente con chi andare a letto…ma anche quando beviamo del vino o mangiamo il prosciutto, per questi, in verità, commettiamo degli sbagli, non dimentichiamolo!
Detto ciò, il caso specifico era pensato per mettere volutamente l'accento sulla libertà che ai gay viene riconosciuta ed a quanto, per gli estremisti, ciò sia sbagliato. Ok! Questo nessuno lo nega.
C'è da dire, però, che il terrorismo non guarda male SOLO i gay. Non guarda male SOLO i francesi, e non guarda SOLO le donne o i bambini o gli animali da compagnia. Guarda male un modello di società. Guarda male tutto noi, indistintamente, compresi quegli stessi musulmani che cercano di mantenere il loro credo pur provando ad integrarsi in realtà differenti e che si concedono qualche “innocente” inflessione occidentalistica senza far del male a nessuno.
Pertanto, per me, il focus problema è e resta questo e rispetto a ciò non faccio distinzione, come non ne fanno loro. Del resto, non faccio distinzioni tra persone in base ai loro gusti sessuali anche quando penso che i gay dovrebbero non essere discriminati sul lavoro, o che dovrebbero avere l'opportunità di sposarsi ed adottare/avere figli, non vedo perché dovrei farne rispetto alla morte. Se Totò ci ha insegnato una cosa è che “a mort'è na livella”. E, se i terroristi mi hanno insegnato un'altra cosa è che proprio con la stessa livella, a me, ‘sti attentati, fanno schifo tutti allo stesso modo!
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zampedigatto · 8 years
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Cerco un orologio, 8:30 in digitale
Questo luogo mi risulta nuovo. Spaesata, mi guardo intorno. Osservo in cerca di dettagli, un suggerimento, qualcosa che mi lasci un margine di prospettiva reale. Non vedo luce del giorno ma non ho problemi a vedere cosa riempie gli ambienti: Non è una casa, non sono all'aria aperta, cerco un orologio, non so neanche che giorno sia. Eppure, il mio senso dell'orientamento difficilmente mi delude.
Sta montando in me un senso di panico sempre più concreto. Gli occhi non smettono di cercare…la mente di elaborare…In questo “non luogo” mi sento in bilico; Non ho esattamente paura, ma vorrei sentirmi più padrona della situazione.
Poi, all'improvviso, sento dei passi alle mie spalle. Nessun timore, li riconosco e ne traggo sollievo. Sento il calore di un corpo, fermo alle mie spalle, sento il respiro regolare, lo sguardo che si posa sulla curva del mio collo, sento la mano che mi tocca il fianco e la voce calda che, come se sorridesse, mi giunge all'orecchio con una frase delicata:“che bella sorpresa, trovarti qui!”
Il mio sorriso si apre spontaneamente: Ha preso prepotentemente il posto delle inquietudini precedenti…
Sentire il tuo profumo, ora che sei così vicino, mi inebria i sensi. Il contatto, con quella mano sul fianco, mi regala un certo senso di “collocazione”: non so ancora dove mi trovo, ma che sia qui per avere quella tua mano addosso spiega già quanto sia giusto che io resti esattamente dove sono adesso.
La pelle d'oca mi fa “sentire” maggiormente l'intorno. Ho percepito il movimento dell'aria dato dal tuo viso mentre si avvicinava alla mia nuca. Il naso incastrato dietro il mio orecchio Mi inspira, Poi, le tue labbra mi colpiscono come un pungo in pieno stomaco. Sento la tua lingua cercare un mio sussulto, le tue mani muoversi sul mio vestito. Sento il tuo desiderio premermi dietro. Spingere, qualora non l'avessi avvertito.
Non ne hai bisogno. Mi sto solo godendo, con finta noncuranza, questo momento di deliziosa vanità: la consapevolezza di farti ancora (sempre) questo effetto, appena siamo vicini abbastanza da non poter/voler fuggire.
Queste dita che mi stringono, che mi esplorano, che vagano alla ricerca dei punti più sensibili, quelli che conosci benissimo, quasi meglio di me… e questa foga che mastichi con quelle tue labbra disegnate, golosa, audace, mescolata al mio respiro che si spezza, al mio brivido che monta lentamente…, diventano un dolcissimo tormento!!
Giochi a spostare le spalline dell'abito per baciarmi le spalle, le clavicole, poi risali verso il collo e mi fai voltare verso te mentre sollevi i lembi la gonna. Finalmente vedo i tuoi lineamenti. Li ricordavo meno belli di così: era la luce negli occhi, a mancare, nella memoria. Questa luce mi parla di quanto tu mi abbia sempre voluta mentre ti stringo e ti strappo il respiro come se avessi fame di te dall'alba dei tempi. Ogni mio movimento ti comunica voglia. Ogni tuo gesto mi suggerisce passione. Non importa dove ci troviamo o quanto tempo durerà. Importa solo prendere una nuova forma, in due, incastrati. Fusi, come due pezzi di argilla su un unico tornio.
Vibro. Tremo. Il respiro non ha più senso, è del tutto sconnesso, mescolato alle parole altrettanto deliranti, ai gesti, più incerti perché naufraganti tra le ondate di piacere. Il tuo sguardo è sempre più acceso, cocente: mi divora, proprio come sto divorando io te, ora!
Voglio ricambiare ogni tremito, ogni brivido, ogni emozione che ancora riverbera dentro di me. Voglio sentirti oltre il limite, ti invito ad entrarmi nell'anima e nel cervello. Solo tu puoi farlo, ancora ed ancora!
È una mareggiata che non accenna a calmarsi, è una bestia imbizzarrita, è un demone che non si sazia: ho ancora fame, mangiami adesso! Poi un rumore di colpo.
La vibrazione. Il cellulare! Apro gli occhi a fatica, cerco l'orologio. Stavolta lo trovo, sul comodino accanto al cuscino; Le cifre digitali segnano le 8:30 ed io impreco silenziosamente, prima di recuperare le ultime immagini che mi stavano scuotendo come un carico di dinamite. Allungo il braccio afferrando il telefono. Un tuo messaggio “ti ho sognata. Facevamo l'amore ed era fortissimo! Buona giornata”. Non sento il bisogno di rispondere subito. Un laconico “già…” Parte dalla mia testa e muore in gola, senza essere pronunciato.
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zampedigatto · 8 years
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Bisogno e gioia.
Sei tornato. Sì. Come l'estate, Tu torni sempre. Non hai il coraggio di restare, ma ritorni. Ed io lo so. Ti aspetto. Come aspetto l'estate. Come aspetto l'aereo per un viaggio di piacere o il caffè a letto, la mattina. Il senso è tutto lì. Non nel bisogno urgente da chetare, ma nella gioia da assaporare: ché il bisogno provoca smania, toglie la lucidità e mentre lo sazi non ne godi a fondo; invece la gioia è accessoria. Si può star bene anche senza ma quando c'è, ovviamente, stai meglio. E sai che puoi farlo solo se le esigenze più urgenti sono già soddisfatte. Altrimenti la gioia non trova lo spazio adatto per la sua forma: non vuoi sentirla scorrere sotto pelle come fosse corrente elettrica? Non vuoi lasciarla fluire nelle vene, assecondandola col respiro, sentendone il gusto e fissandone i colori? Non vuoi ricordarla? Allora io faccio così, con te. Mi mantengo integra ed equilibrata in tua assenza, faccio in modo da non sgretolarmi, soddisfo i miei bisogni più forti da sola in modo da non avere esigenza di te, perché di te voglio solo gioire, e poi voglio ricordarti! Perché so che andrai via, prima di tornare ancora e, nell'intervallo tra un ritorno e l'altro, dovrò pur gioire (ancora) di qualcosa. Allora prendo questo momento e gli do forma, sostanza, materia. Poi lo ripongo in tasca. Ti assaporo, ti annuso, ti scruto, ti tocco e ti ascolto, per fermarti nella memoria. Per avere qualcosa a cui rifarmi, quando non ci sarai: Una fotografia da rigirare tra le mani, da stropicciare, a cui parlare e contro cui arrabbiarmi, Una custodia per i miei segreti, per le mie lacrime ed i miei sorrisi che solo con te potrei condividere... Non hai bisogno di bussare, la chiave sai dov'è; Io non cambio serratura, ma tu torna ancora!
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zampedigatto · 8 years
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Occhi del colore dei boschi.
Interno. Notte -17.03.13- Ci sono degli sguardi, scambiati il sabato notte, che forse non andranno mai oltre, che non sfoceranno mai in nulla, certo(!), ma sono quelli gli sguardi che ti cambiano il risveglio, la domenica mattina. Non ti cambiano l’andamento di un anno, di una stagione, né di un mese… Segnano solo il momento in cui ti desti e rivedi, dinanzi ai tuoi, quei fari sconosciuti che ti scrutano dentro fugacemente, come se in un attimo volessero, più che colpirti, tentare di conoscerti, di carpire quante più informazioni possibili, di lasciarsi travolgere dall’uragano che c’è in te, soltanto per un istante. Quel tanto che basta per non affogarti dentro. Si sta lì il Giusto. Tra le folle, le note e le luci intermittenti. Soltanto il tempo di arrivare a quel punto limite dell’apnea, quando capisci che ti sta finendo l’aria a disposizione e le meningi iniziano a pulsare, i polmoni ti sembra implodano ed il cuore accelera il ritmo… Immobili sul ciglio di quel baratro dove basterebbe indugiare un attimo di troppo per impazzire. E’ un rischio che siamo disposti a correre, di solito. 
Sappiamo tutti gestire quel piccolo senso di “panico”, quel pericolo appena accennato che quasi sempre prelude a qualcosa di fortissimo. Uno schianto, nella maggior parte dei casi: E’ per questo che questi sguardi sono più pericolosi delle coltellate, dei proiettili, delle granate; Alcuni, senza volontà né consapevolezza, ti scuotono di colpo dal tuo sonnambulismo e ciò, si sa, è quantomai incauto. E’ a rischio morte!  Arrivano lì e...BUH! Ti fanno sobbalzare come non ti capitava da anni; come forse non ti era mai successo! Questa notte mi son persa dentro ad occhi del colore dei boschi. Non so se mi ritrovo, non so se mi cercherà qualcuno. Non so se tornerò e non so neanche se ho voglia di tornare. Per ora resto qui: mi diverto a giocare tra gli gnomi e le fate...
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zampedigatto · 8 years
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Red poppies in bloom.
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