deepmoon28
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I Need Me
10 posts
Gli sfoghi di una trentaquattrenne che si sente una diciassettenne alla quale interessa solo capire se stessa attraverso le proprie parole.
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deepmoon28 · 11 months ago
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Ti voglio.
8 lettere
2 parole
Semplice anche da comprendere per i meno intuitivi.
E poi puff, finisce tutto senza nemmeno essere iniziato per davvero.
Come ci resto? Un po’ di m***a, me lo aspettavo? Si, mi sembrava troppo bello per essere vero.
Quello che mi chiedo, però è: come può essere passato tutto così, in un battito di ciglia?
Forse ci credo io un po’ troppo, forse dovrei mettermi l’anima in pace per davvero e non crederci più.
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deepmoon28 · 2 years ago
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Io ci provo a parlare di sentimenti con i miei. Ci provo sempre a spiegarmi e fargli capire il mio punto di vista, ma mai, mai una cavolo dì volta che vengo capita e compresa.
Mai.
Mi viene sempre detto che sono gelosa, che faccio questioni per niente, che “una volta che ti chiedo una mano!”… e non è per la richiesta in sé, perché non mi pesa dare una mano ma è sempre il cazzo di principio che mi da fastidio che vengano sempre fatti due pesi e due misure.
Mi ritrovo sempre a domandarmi se la colpa è mia che faccio davvero mille problemi per niente, che vedo due comportamenti diversi e mi arrabbio per le mancanze nei miei confronti. Per il vedermi sempre data per scontata. Non mi piace sentirmi vittima o farla di più, in questo momento mi ci sento e la cosa mi innervosisce tantissimo.
Mi domando anche se non sono io in grado di spiegarmi, di farmi capire.
Mi chiedo anche perché spero ancora che ci provino a capire. So benissimo che non lo faranno mai, sembra che non ci tengano a capire perché io tanto sono quella che può sorreggere il mondo e non farsi male.
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deepmoon28 · 2 years ago
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Overthinking
Sono giorni che sono in overthinking e questa cosa mi sta decisamente distruggendo. Mi lascio tormentare da questi pensieri che mi fanno venire mille dubbi, fin quando la mia mente non decide che "ok, basta. Tutto passato." si, ma porca di quella porca nel mentre io mi sento un peso sul petto, lo stomaco stretto e non dormo nonostante abbia sonno.
Sentirsi sopraffatti dalla propria mente è come stare in una stanza piena di persona una sopra l'altra, ammassate, in una giornata d'agosto con 40° all'ombra. No, non è esagerato. La mente affollata di pensieri e rimuginamenti è una centrale nucleare in continua produzione di energia negativa che si irradia in tutto il corpo. Le mie conseguenze sono ipersensibilità, dolori fisici (mal di stomaco, pesantezza sul petto, groppo alla gola costante), insonnia e tristezza costante. Riesco a distrarmi, ma faccio fatica a tenere attiva quella distrazione, tutto mi riporta ai miei tarli. Ed è per questo che ora sono qui, in questo unico spazio dove sono certa di poter scrivere ed esternarmi senza avere la paura di mandare "frecciatine" involontarie (o anche volontarie, perché in realtà vorrei tanto essere presa in considerazione, ma vorrei anche che fosse spontaneo) a chi nella mia testa è coinvolto nei miei dubbi.
Ah lo so, è tutto molto contorto e penso che l'overthinking sia anche questo: pensieri contorti, continui che non sono proprio ludici, negativi e nei quali ci si affossa peggio di quanto ci si muove nel tranello del diavolo e se vogliamo usare dire qualcosa di più babbano: nelle sabbie mobili.
I miei sfoghi non hanno probabilmente senso per chi legge, ma va bene così, ne hanno per me e penso basti e avanzi per ora.
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deepmoon28 · 2 years ago
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Mi sento una stupida a rimanerci male, mi sembra un comportamento infantile e che non dovrei avere. Mi sento io sbagliata pur non avendo fatto niente di male.
Ho amiche infinite ma nessuno a portata di “alzo il telefono ti chiamo e usciamo”. Sono tutte lontane o relativamente vicine tra loro. Se non esco o non mi organizzo con loro non ho nessuno. E mi sta bene insomma, purtroppo vivo in una città dove non ho amici, dove non sono cresciuta e non ho la mia cerchia. E manco a dire che faccio fatica ad attaccare bottone è solo che non frequento posti con coetanei o simili e quindi è difficile averne una. Ok, ci sta l’ho accettato.
Quello che però mi fa restare male è sapere che le persone che io reputo amiche e alle quali do un certo tipo di importanza, nella loro quotidianità non mi includono. Io sono trasparente, se succede qualcosa lo dico e se faccio qualcosa lo dico, loro no. E ok, non posso pretendere però quando poi scopro che si vedono e non me lo dicono beh… si, ci resto un po’ male e mi chiedo se le mie energie siano indirizzate verso le persone giuste.
Non è piacevole sentirsi messa da parte, forse non considerata allo stesso modo. Essendoci passata diverse volte non lo farei mai volontariamente a qualcuno e se è successo mi dispiace e cerco di rimediare o comunque di far comprendere che non è stata un’azione fatta con cattiveria.
Boh, forse sono io. Come sempre sono io quella sbagliata.
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deepmoon28 · 3 years ago
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A volte vuoi solo essere la scelta di qualcuno.
A volte vuoi non essere costretta ad amarti così forte da sopperire alle mancanze degli altri.
A volte vuoi solo essere la scelta di qualcuno, quel qualcuno che non sei tu.
E io me lo chiedo perché non sono mai la cazzo di scelta di qualcuno. E mi chiedo dove sia il problema, il bug di sistema che impedisce al mondo di mettermi a fuoco. Avete presente quella scena di Grey’s Anatomy dove Callie va a letto per la prima volta con una donna (se non ricordo male) e si rende conto di non essere totalmente lesbica perché la sua compagna le sta dicendo come ha capito di esserlo e le dice qualcosa tipo “ero una bambina miope che vedeva a macchie e poi mi hanno messo su un paio di occhiali e quelle macchie sono diventate foglie”. Ecco io vorrei che quel qualcuno si mettesse quei cazzo di occhiali e smettesse di vedermi come una macchia verde indistinta.
Sì, stasera sono un pelo nervosa oltre che melodrammatica.
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deepmoon28 · 3 years ago
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“Come ti senti oggi?”
Sola, come ieri.
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deepmoon28 · 3 years ago
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La solitudine. No, non la canzone della Pausini.
Non mi ricordo dove, immagino su Twitter, ho letto di come ci stiamo abituando a fare della solitudine il nostro cavallo di battaglia. Nel senso... ci facciamo forti dietro a frasi tipo "sto bene da sola" o "voglio stare da sola" o anche "non voglio nessuno" e lo diciamo perché ci crediamo, perché la nostra indipendenza quando siamo soli è impagabile. Sono la prima a crederci, la prima a pensare che una relazione, ora come ora, mi limiterebbe o mi porterebbe a fare cose che non sono certa di voler fare. Però, perché c'è sempre un però in questi casi, mi sento sola.
E insomma la sensazione di solitudine è un qualcosa di poco piacevole, ti si insinua sotto pelle, ti entra nelle ossa come i brividi della febbre che ti scuotono fino a farti tremare. Ti senti impotente davanti a questa sensazione – o almeno a me succede così –. Cioè, nessuno oggi è mai solo, giusto? La tecnologia ci aiuta a stare vicino agli altri anche se questi sono lontani chilometri, stati o continenti e va bene, sì, insomma semplifica i rapporti. Ma alla fine della giornata, quando vuoi qualcuno che ti doni amore, ti faccia sentire bene con uno sguardo, una carezza o un gesto d'affetto qualsiasi, resti incondizionatamente sola, in un letto vuoto, a leggere o scrollare i social, a vedere un programma che nemmeno ti entusiasma tanto a fingere di non essere patetica come sei e poi ti addormenti triste e con la voglia di un abbraccio che non riceverai.
Lo so, sono melodrammatica. Ma non ne avevamo già parlato e non eravamo già arrivati alla conclusione che non me ne può fregare di meno? Ecco, appunto.
Questa è una di quelle sere, quando ho voglia di un abbraccio che non riceverò, voglia di un bacio che non avrò, voglia di quell'amore che vorrei così tanto ma che a quanto pare non sono destinata. Perché, anche se dico di voler stare sola, io un'amore pieno di cliché, romanticismo, amore incondizionato lo vorrei, forse di più di quanto voglio stare sola.
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deepmoon28 · 3 years ago
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Avete presente quella sensazione di instabilità emotiva? Un po’ come andare sulle montagne russe: un attimo prima sei nel panico, quello dopo stai urlando euforicamente. Ecco, è così che mi sento.
Negli ultimi giorni è una continua montagna russa, è un continuo sentirmi male, isolarmi, tornare a sorridere, tornare a sentirmi male. Ma sento che quando sorrido, quel sorriso non è vero e genuino, un po’ come la McGranitt quando sorride alla Umbridge.
Prima non era così, prima riuscivo a ridere per davvero, riuscivo ad essere felice per davvero, anche per momenti effimeri ma lo ero. Cosa è cambiato?
Forse lo so, sempre per quel discorso dell’autoanalisi continua, forse voglio solo fare finta di non saperlo perché ammetterlo a voce alta comporterebbe delle conseguenze che non sono pronta ad affrontare. O forse sono solo vigliacca e ho paura di ammettere la reale situazione nella quale mi trovo.
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deepmoon28 · 3 years ago
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Avete presente la scena dell’Antico in Avengers End Game che fa uscite dal corpo fisico Bruce Banner e ci parla nella dimensione astrale (se non sbaglio, se sbaglio scusate, chiedo venia, mi inginocchio e supplico perdono – anche meno, ok –)?
Ecco, è così che mi sento quando devo superare una situazione delicata. Mi dissocio dalla realtà, chiudo in una delle camere stagne della mia testa tutto ciò che mi farebbe impanicare e, con tutta la calma del mondo, affronto la situazione.
Il punto però è che quel dissociarmi poi mi porta sull’orlo di un baratro che mi ammazza lentamente. Implodo pianissimo, è come se si sgretolassero i muri che chiudevano in compartimenti stagni il panico e la preoccupazione ed essendo un rilascio lento di tutto ciò è triplicamente devastante.
Prima o poi verrò a patti con questo mio modo di affrontare le cose, perché non va bene. Cioè va bene avere sangue freddo ma non va bene implodere e fare la fine di Spider-Man allo schiocco delle dita di Thanos.
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deepmoon28 · 3 years ago
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Sfogo di una notte di metà primavera
Hai mai avuto voglia di piangere ma non ci sei riuscita perché ti sentivi patetica e stupida nel farlo? Io si, ultimamente è una costante.
Sono le 21:38 di un giovedì sera nel bel mezzo delle vacanze di Pasqua, quindi libera da impegni lavorativi. E io sono sola nella mi stanza, immersa in un mondo virtuale a vivere un’adolescenza ritrovata che mi da la metà della felicità che mi dava qualche tempo fa. Il problema è sempre lì: non provo emozioni, non quelle che vorrei quando le vorrei. Ho aspettato con ansia il primo concerto post pandemia; ho visto uno dei miei cantanti preferiti dal vivo che ci prendeva in giro e rideva di noi e con noi e non mi sono emozionata nemmeno un po’. Sono vuota, mi ci sento quando mi ritrovo a vivere qualcosa che si classifica tra le cose belle e le forti emozioni e in realtà in me non si sveglia nulla. Non lo so perché, o meglio lo so, ma mi sento patetica e stupida ad auto analizzarmi.
Nell’ultimo periodo l’apatia che ha preso possesso di me è così forte da destabilizzarmi, non ero così prima, non ero cinica, fredda e distaccata davanti alle cose belle. Mi emoziono ancora ma a volte mi sembrano finte le mie reazioni o semplicemente quelle che devo avere perché gli altri non restino male; come se mi sentissi in dovere di soddisfare il loro bisogno di farmi felice o come se dovessi mostrare loro che ciò che mi circonda è bello ed esaltante a tutti i costi.
Oh lo so, avrei decisamente bisogno di un terapeuta che mi dia una mano a risolvere questi cazzo di problemi che mi attanagliano i pensieri, lo so come è vero che mi chiamo come mi chiamo e che a 34 anni suonati sto scrivendo su un blog per sfogare le mie frustrazioni e i miei tormenti interni da anima tormentata e molto melodrammatica.
Sento il bisogno di scrivere e di condividere, solo perché parlarne con chi mi circonda mi fa sentire più giudicata di quanto faccia mia nonna quando mi vede indossare un vestito che, vista la mia taglia, non mi sta bene come alle modelle in televisione. Quindi preferisco farmi giudicare da chi non mi conosce, da chi non sa niente se non quello che scrivo, da chi magari si arrogherà il diritto di sputare sentenze solo per il gusto di farlo. Non me ne frega niente di chi leggerà o di quello che avrà da dire, lo faccio perché ne ho bisogno, perché la terapia mi costerebbe più di quanto spendo in concerti o viaggi e sì, è da stupidi un pensiero simile, ma che non me ne frega niente del pensiero degli altri l’ho già detto?
Tornando a ciò che mi rende apatica: la pandemia di certo non ha aiutato. La solitudine di quei giorni mi è entrata sotto pelle e si trovata così bene con me che ha deciso di non andarsene più; la metà dei giorni mi sento uno schifo, una pianta infestante che si nutre della linfa della pianta principale che poi alla fine muore perché troppo sfruttata. E in questa metafora non so cosa sia la pianta principale, ma sicuramente io mi sento quella parassita, anche se non giovo particolarmente della vita che rubo. Fatto sta che questa apatia mi rende instabile, perché il non avere voglia di fare niente è diverso dal non avere voglia di uscire e dedicarsi a vedere serie tv, film o a leggere o a giocare ai videogiochi, sarebbe comunque fare qualcosa. Ma no. L’apatia è quella cosa che ti toglie la voglia di fare tutto, e per tutto si intende interessarsi a qualsiasi cosa ti impegni la mente più dello scorrere dei video su un app social qualsiasi.
Questi periodi di apatia acuta si sviluppano soprattutto dopo eventi che richiedono l’essere stabile e forte per gli altri o per le situazioni lavorative. Nell’ultimo periodo ho dovuto affrontare entrambe le cose e alla fine, quando resto sola nella mia stanza a fare i conti con la giornata mi ritrovo a constatare quanto sia sola, quanto mi ci senta nonostante magari persone in torno ne abbia e quanto tutto questo mi porti ad infossarmi ancora di più. Non la conosco la differenza tra depressione e periodo nero e, sempre per quel discorso dell’auto analisi che mi da i nervi, credo di essere un caso borderline, a metà tra l’una e l’altra e non credo che comunque sia una cosa positiva.
Scrivere, da sempre, mi ha aiutato. Prima avevo la mia valvola di sfogo, il mio modo di concentrarmi su qualcosa che mi piaceva e mi teneva viva, ora ho perso tutto e questo è quasi devastante per la mia psiche instabile e bisognosa di circondarsi di attenzioni e persone che mi facevano sentire bene. Non che le abbia perse quelle persone, ma non avendole vicino e non avendo più una scusa costante per parlarci, per averci a che fare, è come se la distanza fosse ancora più grande come se la solitudine si fosse espansa a macchia d’olio e inquinato tutte le falde acquifere che mi circondano e mi danno vita. Ah come sono melodrammatica.
Ma che poi, chi cazzo leggerà? Con chi sto parlando e a chi importa degli scleri di una non tanto lucida trentaquattrenne? Ecco, appunto.
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