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#BOOM! Crescere nei libri
marcogiovenale · 2 years
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dal 6 marzo a bologna: "ababo boom!"
A partire dal 6 marzo 2023, l’Accademia di Belle Arti di Bologna promuove il programma ABABO BOOM!, realizzato in collaborazione con Hamelin, Canicola, Alliance Française e Istituto di Cultura Germanica, nell’ambito di BOOM! Crescere nei libri, il festival dei libri e dell’illustrazione per l’infanzia organizzato in occasione della Bologna Children’s Book Fair. ABABO BOOM! comprende un ciclo di…
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pathosformel · 2 years
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Ma la vita non è un cerchio, al massimo una spirale. Come una spirale le cose ritornano nel suo lento avanzare, e qui ci ritroviamo a visitare assieme ad Italo e Irma una mostra legata all’Iran, ed iniziarne un’altra sempre in Iran. Ultima puntata dedicata alle mostre di Art City e l’inizio per nuove mostre legate a BOOM! Crescere nei libri. (Link in bio per la nuova newsletter) #iran #mashaamini #ababologna #boomcrescereneilibri @ababologna @bolognachildrensbookfair #italomarzo #irmavep #mostre #arte #maxmanz (presso Bologna, Italy) https://www.instagram.com/p/Cp-JZc0sobn/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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fashionluxuryinfo · 2 years
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Sarah Mazzetti. Elsa, Morandi e l’Uovoverde A cura di Canicola In collaborazione con Settore Musei Civici Bologna | Casa Morandi | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna Con il patrocinio di Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna Con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna Nell’ambito di BOOM! Crescere nei libri e Bologna Children’s Book Fair Settore Musei Civici Bologna | Casa Morandi e Dipartimento educativo MAMbo 6 marzo – 30 aprile 2023 Opening: domenica 5 marzo 2023 h 18.00, Casa Morandi https://www.fashionluxury.info/it/
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lamilanomagazine · 2 years
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Bologna: torna il festival del libro e dell’illustrazione “BOOM! Crescere nei libri”
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Bologna: torna il festival del libro e dell’illustrazione “BOOM! Crescere nei libri”. BOOM! Crescere nei libri è un festival dedicato ai libri e all'illustrazione per l'infanzia che si svolge a Bologna. Organizzato dal Comune di Bologna e BolognaFiere, il festival presenta oltre 35 mostre e più di 120 appuntamenti tra laboratori, proiezioni e incontri, che coinvolgono non solo gallerie, musei e librerie, ma anche scuole e biblioteche grazie al progetto BOOM! a scuola. Il festival è patrocinato da IBBY Italia, un'organizzazione internazionale che promuove l'incontro tra libri e bambini. Quest'anno, BOOM! celebra il 60° anniversario della Bologna Children's Book Fair, un evento che ha contribuito a fare di Bologna un centro mondiale per l'illustrazione e la letteratura per bambini. Il festival presenta diverse mostre, laboratori e incontri incentrati sui temi degli albi illustrati non-fiction, del fumetto per bambini e delle grandi maestre e maestri dell'illustrazione. Il Sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha sottolineato l'importanza dei libri per alimentare l'immaginazione dei bambini e la speranza per il futuro. La mostra e il volume monografico "Le cose preziose" dedicati all'illustratrice italiana Beatrice Alemagna, curati da Hamelin con il sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e della Bologna Children's Book Fair, sono l'evento principale di BOOM!. La mostra, ospitata a Palazzo Paltroni, presenta oltre 200 opere inedite tra originali, schizzi, bozzetti, grandi disegni e taccuini, che mostrano il flusso creativo dell'autrice. Il volume "Alfabeto Alemagna", edito da Topipittori, è un vero glossario in 22 voci che guida alla complessità dell'opera dell'autrice. La conversazione con Beatrice Alemagna, parte della rassegna ABABO BOOM!, è un'altra occasione per conoscere la sua arte. La sensibilità con cui Alemagna guarda e disegna l'infanzia le ha guadagnato riconoscimenti in tutto il mondo come autrice completa, anche per i suoi libri editi da Topipittori come "La bambina di vetro", "Che cos'è un bambino" e "Il disastrossimo disastro di Harold Snipperpott". La mostra è visitabile fino al 26 aprile. La mostra Beauty and the World alla Biblioteca Salaborsa di Bologna presenta oltre 600 libri per l'infanzia di non-fiction provenienti da tutto il mondo. La mostra, curata da Giorgia Grilli e Ilaria Dindelli, è stata organizzata dal Centro di Ricerche in Letteratura per l'infanzia dell'Università di Bologna e ha lo scopo di evidenziare la varietà e la ricchezza dell'illustrazione non-fiction per bambini. La mostra è stata resa possibile grazie alla partnership con Bologna Children’s Book Fair e con il supporto di Salaborsa Ragazzi e Hamelin. La mostra è stata accompagnata da una tavola rotonda intitolata "Le meraviglie: non-fiction e albo illustrato" che ha affrontato il tema della divulgazione e dell'educazione alla lettura, con la partecipazione di Giorgia Grilli, Cruschiform e Neil Packer. La tavola rotonda è stata organizzata in collaborazione con Institut Français Italia, L'Ippocampo Edizioni e Camelozampa. Tra gli ospiti più importanti ci sono l'illustratrice francese Rébecca Dautremer, che presenta le sue opere in anteprima, e lo scrittore e illustratore svedese Sven Nordqvist, che porta le avventure del contadino Pettson e del gatto Findus insieme ai suoi silent book surreali. Il progetto "Segui le frecce", finanziato dalla Fondazione Carisbo, offre visite guidate alle mostre e ai luoghi storici di Bologna per bambini, bambine e famiglie. BOOM! celebra anche i 90 anni di Quentin Blake, uno degli illustratori per l'infanzia più famosi al mondo, con una maratona di lettura organizzata dalle biblioteche pubbliche bolognesi, che prevede la lettura di 90 libri di Blake, tra cui "Il signor Filkins nel deserto", che è stato trasformato in un gioco da tavolo per i partecipanti. Bologna e i libri per ragazzi: una storia lunga 60 anni La Cooperativa Giannino Stoppani celebra Bologna e il suo ruolo di centro della produzione culturale per l’infanzia con un programma lungo un anno: Bologna Città Metropolitana e i libri per ragazzi. Una storia lunga sessant’anni è la rassegna che inizia durante BOOM! e prosegue con decine di mostre, incontri ed eventi dedicati all’illustrazione e alla letteratura per bambine e bambini. L’iniziativa celebra in contemporanea tre importanti anniversari : i 40 anni di Giannino Stoppani Libreria e Cooperativa, i 20 anni dell’Accademia Drosselmeier e i 60 di Bologna Children’s Book Fair. Il programma completo è su accademiadrosselmeier.com/402060 Il fumetto: Il BOOM! Festival del fumetto per l'infanzia e non solo si svolgerà a Bologna dal 25 febbraio al 10 marzo 2023. Il festival ospiterà una vasta selezione di mostre, incontri e laboratori dedicati al mondo dei fumetti. Tra le mostre presenti ci saranno Tana Libera Tutti, che unirà i due universi di due disegnatrici francesi, Camille Jourdy e Lolita Séchan, in un'esperienza di nascondino, e Buon Compleanno Biscoto!, che celebrerà i 10 anni della rivista francese di fumetti per bambini, mostrando come funziona la redazione di una rivista di questo tipo. Inoltre, la mostra Elsa, Morandi e l'Uovoverde di Sarah Mazzetti, sarà presente in due sedi, Casa Morandi e il MAMbo, e racconterà un frammento della biografia del pittore Giorgio Morandi. In collaborazione con BOOM!, la casa editrice Sigaretten presenterà la nuova collana di fumetti per bambini Kind, con la mostra I gibanini e il grande fuoco di Rebecca Valente. Il pubblico adulto potrà apprezzare la mostra Nato in Iran di Majid Bita, che racconterà la trasformazione dell'Iran dopo la rivoluzione Khomeinista del 1979. Inoltre, la mostra Let's Go Outside. Nuove frontiere & fantastiche evasioni raccoglierà una buona parte del fumetto indipendente italiano. Il festival prevede anche una serie di incontri, laboratori e presentazioni di libri, come l'incontro tra le due disegnatrici francesi e il loro editor, Thomas Gabison, e un laboratorio per bambini con Sarah Mazzetti. Il programma ABABO BOOM! è promosso dall'Accademia di Belle Arti di Bologna nell'ambito di BOOM! Crescere nei libri, in collaborazione con Hamelin, Canicola, Alliance Française e Istituto di Cultura Germanica. Il programma prevede vari eventi tra cui la presentazione delle opere e dei processi artistici di alcuni dei nomi più importanti dell'illustrazione internazionale come Beatrice Alemagna, Rébecca Dautremer, Camille Jourdy e Lolita Séchan. Inoltre, viene promossa la crescita di nuovi talenti provenienti dall'Accademia, con la presentazione dell'autore Majid Bita e della sua opera che fa un ritratto dell'Iran post-rivoluzione, nonché con la presentazione del fumetto Elsa, Morandi & l’Uovoverde di Sarah Mazzetti dedicato al grande artista e insegnante di incisione bolognese Giorgio Morandi. Il programma prevede anche mostre e incontri dedicati alle studentesse e agli studenti dei corsi di Fumetto e Illustrazione dell'Accademia, tra cui Going Places e Mrs Orange and Mr Blue. L'Alliance Française di Bologna ospita la mostra All the colors of Noir che riunisce i lavori di studentesse e studenti di 7 scuole d'arte prestigiose. Infine, l'Accademia partecipa al Bologna Children's Book Fair per mostrare i libri pubblicati dagli studenti e le tesi più meritevoli dei corsi di Fumetto e Illustrazione. Il programma culmina con la masterclass di Christine Morault per LXL. Leggere per leggere Bologna, in cui la cofondatrice della casa editrice francese MeMo racconta il lavoro di promozione della lettura svolto in questi ultimi 30 anni, attraverso la costruzione di un catalogo di libri illustrati che spazia dal recupero di grandi classici all'attività di scouting di talenti emergenti. Il progetto BOOM! a scuola sta tornando dopo due anni con oltre 50 appuntamenti nelle scuole e biblioteche della Città Metropolitana di Bologna. L'obiettivo di BOOM! a scuola è far leggere bambini e adolescenti, creando opportunità di dialogo con gli autori contemporanei dei libri che hanno letto e discusso in classe. A ogni classe viene assegnato un libro scelto da un gruppo di bibliotecari e dall'associazione Hamelin tra le novità in uscita proposte da oltre 30 editori italiani in occasione del Bologna Children’s Book Fair; la classe legge il libro scelto e si prepara a incontrare l'autore. Gli incontri si sviluppano a partire dalla conversazione e dalla lettura condivisa e portano in classe linguaggi che spesso non vengono affrontati a scuola, come il fumetto, la fotografia, l'illustrazione e la poesia. Gli incontri coinvolgono classi dalla scuola dell'infanzia alle superiori grazie al lavoro di rete tra l'Area Educazione, Istruzione e Nuove Generazioni, il Settore Biblioteche e Welfare Culturale del Comune di Bologna e Hamelin, e il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Il calendario degli appuntamenti inizia il 6 marzo in concomitanza con l'apertura del Bologna Children’s Book Fair e prosegue fino a maggio. Tra gli autori partecipanti ci sono Pierdomenico Baccalario, Alessandro Barbaglia, Stefania Battistini, Biscoto, Stefan Boonen, Marc Boutavant, Joseph Coelho, Sara Colaone, Rébecca Dautremer, Benji Davies, Natasha Farrant, Lena Frölander-Ulf, Nana Furiya, Emmanuel Guibert, Gud, Christian Hill, Karima 2G, Anke Khul, Enne Koens, Marco Magnone, Davide Morosinotto, Wu Ming 4, Antonia Murgo, Sven Nordqvist, Marta Palazzesi, Ilaria Rigoli, Ariela Rizzi, Annet Schaap e Guido Sgardoli. Inoltre, durante il Bologna Children’s Book Fair, la mostra Alice in Wonderland presso il MAMbo (dal 5 al 19 marzo) curata da Corraini, vedrà la partecipazione dell'artista Suzy Lee, premio Andersen 2022. La biblioteca dell'Archiginnasio parteciperà con la mostra In viaggio con Merianin, che mette in dialogo Maria Sibylla Merian, naturalista e illustratrice tedesca del XVII secolo, con alcune rarità conservate in biblioteca e un libro d'artista a lei dedicato e stampato da le Magnificheeditrici. Infine, la libreria per Ragazzi Giannino Stoppani accoglierà autori per incontri, firmacopie e appuntamenti dedicati alle classi. Tra i nomi presenti ci saranno Beatrice Alemagna, Carmé Sole Vendrell, Sarah Mazzetti, Sabine Lemire, Rasmus Bregnhøi, Alessandro Tota e Giulia Sagramola. Durante l'evento BOOM!, molti editori presentano le loro migliori produzioni a Bologna. #logosedizioni espone i lavori di Roger Olmos nella mostra "La forza dei forti", la libreria per l'infanzia Attraverso ospita le tavole del nuovo albo di Irene Penazzi "Un anno tra gli alberi", mentre Camelozampa propone un viaggio nella storia dell'arte attraverso gli annunci immobiliari delle case e degli studi appartenuti a grandi artiste e artisti. Tra le esposizioni di autori internazionali, Lucie Lučanská arriva dalla Repubblica Ceca con la mostra "Basta fidli", mentre la Libreria per ragazzi Giannino Stoppani è la sede di "Acordéon. Libri in mostra dal Cile" e "La crociata dei bambini" di Carmé Sole Vendrell è esposta in un'altra galleria. Il nuovo sito Da quest’anno BOOM! Crescere nei libri inaugura un nuovo sito dal layout vivace e coordinato con l'identità visiva del progetto, nel quale sarà possibile consultare il programma completo del festival anche visualizzando la mappa dei luoghi coinvolti, approfondire i focus di questa edizione e vedere le edizioni passate. Il sito https://www.boomcrescereneilibri.it/si inserisce all’interno del più ampio ecosistema web della cultura del Dipartimento Cultura e Promozione del Comune di Bologna. BOOM! Crescere nei libri Bologna, 1 marzo-5 maggio 2023 Promosso da Comune di Bologna e BolognaFiere A cura di Settore Biblioteche e Welfare Culturale del Comune di Bologna, Hamelin Nell’ambito del Patto per la lettura Bologna In occasione di Bologna Children’s Book Fair Partner tecnico: StickerMule... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Prevenire è meglio che curare: vale anche per le Grandi Opere Pubbliche?
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Prevenire è meglio che curare: vale anche per la manutenzione predittiva delle Grandi Opere Pubbliche? (di Vito Coviello Socio AIDR e Responsabile Osservatorio Tecnologie Digitali nel settore dei trasporti e della logistica) I programmi di storia, si sa, devono necessariamente fare una selezione degli eventi più significativi che hanno segnato, nel bene o nel male, l’evoluzione della specie umana. E’ per questa ragione che tra le pagine di storia spesso mancano quelle dei decenni più recenti. A volte però la ragione è anche un’altra: meno recenti sono i fatti da raccontare, più agevole è il compito di descriverli con senso critico e maggiore distacco. Per le epoche più recenti possiamo (e dobbiamo) ricostruire l’evoluzione del costume, della società, della politica e dell’economia tramite i tanti libri, articoli e documentari oggi facilmente disponibili anche on-line. Potremmo scoprire ad esempio che alcune Grandi Opere sono state realizzate in tempi incredibilmente brevi, ma potemmo anche ricordare quali altre opere sono state completate molti anni dopo i tempi promessi o non sono mai state portate a termine. Non so quanti sanno che il 4 ottobre 1964 fu inaugurata l’autostrada del sole “Milano-Napoli”, lunga 755 chilometri e costruita in soli 8 anni! L’opera costò circa 300 miliardi di vecchie lire e fu consegnata senza aumenti di prezzi con 3 mesi di anticipo. Molti diranno che erano altri tempi, che erano gli anni del boom economico, gli anni dell’Italia che aveva fretta di crescere e di allontanarsi dagli anni bui della Seconda Guerra Mondiale. Vero è che L’opera fu progettata pochi anni dopo la fine della guerra, i lavori iniziarono nel 1956 e terminarono nel 1964! Una delegazione di esperti volò in America per studiare le tecniche di realizzazione e di appalto delle grandi opere. Il filmato storico di cui al link sottostante ci riporta indietro nel tempo, con un po' di nostalgia https://www.youtube.com/watch?v=AaNR-MKGvic Ora molti lettori probabilmente penseranno che per il “principio del contrappasso per contrasto” di Dante, abbiamo poi subito i tempi biblici della Salerno - Reggio Calabria. Ma non è l’analisi delle cause negative di molte altre grandi opere realizzate con rilevanti ritardi l’ambito di questo articolo, bensì l’approccio positivo nella progettazione dell’autostrada del sole: l’innovazione, lo studio delle nuove tecnologie e la volontà di crescere, sono stati i fattori di successo di allora e dovrebbero essere i fattori di successo delle prossime nuove grandi opere. Il Next Generation Ue ci offre una nuova opportunità, da non sprecare. Ma se riusciremo a realizzare le grandi opere in tempi rapidi e queste ultime faranno poi da volano della ripresa economica, dobbiamo poi anche essere in grado di assicurare una adeguata manutenzione di quanto realizzato. Facciamo riferimento alla manutenzione predittiva per il mantenimento in efficienza del patrimonio infrastrutturale del Paese: pensiamo alle strade, ai ponti e a tante altre opere. La manutenzione predittiva è un tipo di manutenzione che viene svolta per prevenire il deterioramento e intervenire prima, con costi e impatti molto più bassi. E’ Il vecchio proverbio “prevenire è meglio che curare” applicato nel settore delle infrastrutture più avanzate tecnologicamente e all’IoT (Internet of Things) per assicurare la durata delle Grandi Opere e per tutelare gli investimenti. La manutenzione predittiva si effettua con l’individuazione dei parametri da misurare e con l’elaborazione dei dati utilizzando appropriati modelli matematici, il tutto allo scopo di conoscere il tempo residuo prima del guasto e intervenire seguendo il programma. Possiamo dunque oggi prevedere e programmare la manutenzione grazie all’IoT seguendo specifici piani indispensabili per garantire il buon funzionamento delle risorse aziendali. È un cambio totale di paradigma perché prima nel campo della manutenzione industriale si applicava il modello di “manutenzione reattiva”, ovvero di risposta al verificarsi del problema. Oltre ai maggiori costi, la manutenzione reattiva causava problematiche a cascata generate dal guasto a cui seguiva spesso il fermo produttivo. Dopo la manutenzione reattiva si è applicato il modello di manutenzione preventiva che permette di pianificare per tempo e con razionalità gli interventi ad impianto fermo e senza dare contraccolpi sulla produzione industriale, riducendo i fermi macchina e sostituendo i “pezzi” prima che si arrivi al 100% del logoramento. Oggi invece è possibile effettuare la manutenzione predittiva grazie all’IoT (Internet of Things): possiamo monitorare lo stato di salute degli impianti e dei macchinari indentificando il problema prima che si verifichi. Ma come funziona la manutenzione predittiva? Sfrutta tutte le potenzialità dell’IoT (Internet of Things) e utilizza piccoli sensori elettronici. In estrema sintesi, oggi abbiamo la possibilità di elaborare enormi quantità di dati che riceviamo da una rete di sensori applicando complessi modelli matematici per utilizzarli in modalità “predittiva”. Questo nuovo e complesso modello di manutenzione è realizzato grazie al “data miming” ovvero all’insieme di tecniche e metodologie adottate per estrarre le informazioni utili ai fini della manutenzione. La manutenzione predittiva è in grado di monitorare in tempo “reale” il macchinario industriale e, di conseguenza, consente di intervenire prima che il problema si verifichi. Ma torniamo alle Grandi Opere, come possiamo tutelare il nostro grande patrimonio? Ai Ponti, alle strade e, più in generale, a tutte le grandi infrastrutture pubbliche, si dovrebbe applicare il modello di manutenzione predittiva affiancando anche un modello più snello di coperture di budget, di pianificazione e di assegnazione degli interventi, avendo a disposizione le tecnologie e i modelli matematici che oggi consentono di programmare gli interventi con il supporto di dati certi e in tempo reale, aumentando allo stesso tempo la sicurezza e abbassando i costi. Dobbiamo pertanto abituarci anche alla conoscenza e all’utilizzo di nuovi termini quali CMMS (Computerized Maintenance Management System) che è il software che garantisce questa evoluzione della gestione della manutenzione. Sono web app dove vengono fatti confluire i dati raccolti dai sensori per le analisi finalizzate a dare soluzioni mirate che anticipano e risolvono i problemi. Sarà possibile effettuare un cambio di passo e di paradigma anche nei modelli da applicare per la realizzazione e la manutenzione delle grandi opere prima di attuare il Next Generation Plan Italia? Read the full article
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giancarlonicoli · 5 years
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10 OTT 2019 11:00ARRIGO CIPRIANI SI CUCINA MONSIGNOR ZUPPI: "IL TORTELLINO DI POLLO PER FAVORIRE L’ACCOGLIENZA DEI MUSULMANI? LE RELIGIONI NON HANNO MOTIVAZIONI SUINE'' – IL RE DELL’HARRY’S BAR: GLI CHEF IN TV? ''DITTATORI NARCISI, TUTTO È CAMBIATO CON MASTERCHEF, UN PROGRAMMA INVENTATO DA GORDON RAMSAY, UNO CHEF CHE HA VISTO FALLIRE MOLTI SUOI RISTORANTI” – MONTALE "MANGIAVA MALISSIMO" E WOODY ALLEN, AL TAVOLO, DA SOLO. UNA SERA SI È ALZATO, E'ANDATO VERSO UNA DONNA E..."
Maurizio Caverzan per la Verità
Bettoliere. Si definisce così, Arrigo Cipriani, con quel grado di attenuazione che è proprio dei grandi. Nonostante le 87 primavere vanta una forma invidiabile: lucidità, schiettezza, carisma. Messaggia su WhatsApp, prende voli intercontinentali, guida sportivamente una Mercedes Amg.
Eppure ha già deciso la frase per la lapide: «Sto da Dio». L’ultimo libro, il tredicesimo, scritto con Edoardo Pittalis del Gazzettino e il figlio, Gian Nicola, intitolato Tutti gli chef sono in tv… e noi andiamo in trattoria (Biblioteca dei Leoni) è un programma di vita. L’appuntamento è all’Harry’s Bar, la famosa «stanza» 4 metri e mezzo per nove, in Calle Vallaresso, San Marco (Venezia): «Se prende la linea uno, ferma proprio davanti».
In cravatta e doppiopetto, mi guida a uno dei tavoli rotondi circondati da poltroncine in legno e cuoio. «Nel 2001 questo locale è stato promosso monumento nazionale dal ministero dei Beni culturali come testimonianza del Novecento italiano. L’ha fondato mio padre Giuseppe nel 1931, io sono nato l’anno dopo e lo dirigo da 65 anni. Nel 1960 abbiamo aperto una sala al primo piano, ora abbiamo 80 dipendenti, di cui 15 cuochi». Quand’era barman all’hotel Europa, papà Cipriani prestò diecimila lire a un giovane cliente americano perché potesse pagare il conto e tornare a casa. Due anni dopo, quel cliente ritornò in Italia per restituire il dovuto e, con l’aggiunta di 30.000 lire, aprire un bar in società.
Si chiamava Harry Pickering e quella stanza era un magazzino di cordami. Nacque così l’impero odierno: 27 attività in diversi continenti, tremila dipendenti, 300 milioni di fatturato, cinque ristoranti a New York, altri a Los Angeles, Miami, Città del Messico, Montecarlo, Ibiza, Londra, Hong Kong, Dubai, più la coltivazione intensiva del carciofo violetto all’isola di Torcello… «Vede gli arredi? Le proporzioni tra la persona seduta e il soffitto, il legno e il marmo, le luci e l’acustica: è tutto studiato. Zero imposizioni: lo scopo è la semplicità».
Una semplicità complessa.
«Nei miei libri la chiamo proprio così».
Merito di qualche architetto?
«Non ho molta stima degli architetti. È il nostro stile, qui il cliente deve stare meglio che a casa».
Perché non le piace il fatto che gli chef vadano in televisione?
«Perché mettono in scena qualcosa che va contro la libertà. Sono dei narcisi che impongono uno spettacolo al quale il cliente deve assistere come un devoto. Invece, dev’essere il principe: se non c’è lui possiamo andare tutti a spasso».
Senza i clienti si chiude.
«Il lusso sono le persone. Questi chef non seguono la cucina italiana. Siamo un Paese ricco di tradizioni nella letteratura, nell’arte, nell’architettura. La cucina nasce da qui. L’anima dell’uomo si trasmette attraverso la cultura. La cucina è cultura. Se va alla Pinacoteca di Brera, sotto i quadri di Giovanni Bellini e di Vittore Carpaccio trova la storia del nostro cocktail e del nostro piatto di carne affettata ispirati alla loro pittura. Ma non l’ho voluto io».
Che cos’è il narcisismo degli chef?
«Il ristorante si identifica con loro, invece per me è un insieme di componenti. Lo chef conta, ma se diventa il tutto finisce per imporre il suo ego. Qualche giorno fa mi è capitato di assistere a una scena in un importante ristorante. Un cliente voleva del formaggio; “No, l’ho già messo io”, ha replicato lo chef. “Mi scusi, vorrei del formaggio”, ha ribadito il cliente. Alla fine, quello l’ha fatto aggiungere manifestando tutto il suo disprezzo. Il cliente dev’essere un allievo obbediente».
Nei menu le descrizioni dei piatti devono essere decodificate.
«Vede? Il cliente è un allievo a scuola».
Come sintetizzerebbe le qualità dell’Harry’s Bar?
«Assenza di imposizioni. Accoglienza nella cucina e nel servizio. Per questo preferisco le trattorie, che sono il posto dove si conservano le tradizioni e l’accoglienza dell’oste. Vede i nostri bicchieri? Noi non abbiamo calici. Per bere si compie un gesto semplice, non si fa ginnastica».
Uno dei suoi ultimi libri s’intitola Elogio dell’accoglienza. Cosa pensa del «tortellino dell’accoglienza» inventato dall’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Maria Zuppi, che ha proposto di sostituire il ripieno di maiale con quello di pollo per facilitare la devozione dei musulmani a San Petronio, patrono cittadino?
«Mi sembra una grande stupidaggine, un segno lampante di quanto poco i cattolici, specialmente certe gerarchie, capiscano le altre fedi monoteistiche. Mi sembra anche una manifestazione supponente. Non è la diversa visione gastronomica che concorre a dividere i fedeli. Qualche giorno fa, ho visitato il nostro ristorante di Ryiad dove mi piacerebbe invitare monsignor Zuppi perché possa capire che l’accoglienza è un valore immateriale, difficile da comprendere solo da chi pensa che le differenze religiose abbiano motivazioni… suine».
Gli chef sono tutti uomini, ma le ricette le hanno inventate le nonne e le hanno tramandate le mamme. La cucina della tradizione è femminista?
«Gli chef sono uomini perché è un lavoro pesante, bisogna sollevare le pentole, ci sono 50 gradi… La cucina della tradizione è nata prima dell’invenzione del frigorifero, quando i cibi venivano affumicati, salati e conservati nelle cantine. In cucina comandavano le donne e si mangiavano la trippa, il fegato alla veneziana, il baccalà, lo spezzatino. Era un modo di mangiare legato ai bisogni primari del dopoguerra».
Invece la nouvelle cuisine viene dalla cultura dell’immagine?
«Dalla rivoluzione del Sessantotto che ha fatto morire la tradizione. In America quella rivoluzione è finita subito, qui l’abbiamo ancora in casa».
Nel libro scrive che «dalle cucine degli anni Settanta sono usciti molti pittori e scultori, ma pochissimi cuochi».
«Se guarda con attenzione un piatto della nouvelle cuisine si accorgerà che la forma è talmente curata da sembrare un piatto morto. Non a caso si parla di impiattamento: pietanze che sembrano sculture. Infatti, non propongono mai un piatto caldo perché è difficile da comporre e può creare problemi estetici».
I critici gastronomici sbagliano a penalizzare la cucina tradizionale o la ricerca fa crescere l’industria del cibo?
«La maggior parte dei critici gastronomici segue la moda. Chi propone una vera cucina tradizionale non è interessato a stare sui giornali, ma ad avere clienti che tornino per la qualità del menu».
L’innovazione non serve?
«L’innovazione è far bene la tradizione. Ci sono talmente tanti dettagli che il gusto è sempre migliorabile, perfezionabile. Adesso tutti adoperano la curcuma e le spezie e non si capisce che cosa c’entrino con noi».
Cosa favorisce l’invasione della telecucina?
«L’audience e il mercato. Tutto è cambiato con Masterchef, un programma che viene registrato in una settimana, inventato da Gordon Ramsay, uno chef che ha visto fallire molti suoi ristoranti».
Perché ce l’ha con i francesi e chiama «guida dei copertoni francesi» la Guida Michelin?
«Qualche anno fa, un mio cliente, il ministro della Cultura francese Rennaud Donnedieu de Vabres mi invitò a una cena al ministero, c’erano 200 persone. A un certo punto si alzò: “Questa cena è in onore di Arrigo Cipriani”. I francesi sono grandi intenditori di cibo e di vini, non ce l’ho con loro. Ma mi chiedo perché noi italiani dobbiamo copiarne la cucina. E anche perché dobbiamo copiare gli americani nella robotizzazione del servizio».
Robotizzazione del servizio?
«Se telefona all’Excelsior si sente rispondere: “Grazie per aver chiamato l’Excelsior, sono Francesco, in che cosa posso esserle utile?”. Un robot, un disco. Le persone dicono: “Buongiorno, come sta?”».
Perché ce l’ha con le guide?
«Perché vogliono teleguidare i clienti. Lei va in un locale perché lo dice la guida o perché glielo consiglia un amico?».
Perché i suoi locali non sono stellati?
«Perché non voglio entrare in una classifica lontana dalla cucina italiana. La stessa cosa vale per quella dell’Espresso o del Gambero rosso. L’unica classifica che mi interessa è quella stilata dai miei clienti».
Non è un po’ drastico dire «se volete mangiare bene spegnete la tv»?
«Trovo che molti di questi programmi siano fatti da dilettanti che s’improvvisano cuochi. Io sono qui da 65 anni, i piatti della nostra cucina li so fare, ma li lascio cucinare ai nostri cuochi che sono più bravi».
Negli anni Cinquanta e Sessanta la tv ha insegnato a mangiare.
«C’era uno come Mario Soldati, con la sua cultura e la sua genuinità».
Chi potrebbe essere il Soldati di oggi?
«Forse uno come Philippe Daverio, un critico d’arte, non gastronomico».
È merito della tv il boom degli istituti alberghieri?
«Certo, ma è un’ondata che sta rallentando, tanti ragazzi si cancellano. Ogni anno paghiamo tre borse di studio perché altrettanti studenti possano fare degli stage nei nostri ristoranti. C’è stato un boom enorme d’iscrizioni, poi è iniziata la ritirata. Si comincia a capire che è una vita faticosa e che spesso si ha un’idea romanzata della vita dei cuochi».
È anche per questo che molti tra i più famosi cadono in depressione e si suicidano?
«Anche. Molti hanno successo, ma non hanno cultura e mancano dei fondamenti. Qualcuno si accorge che è tutta una grande finzione».
Parlando di cultura, Ernest Hemingway frequentava la vostra locanda di Torcello e l’Harry’s Bar, meta di scrittori e artisti non solo durante la Mostra del cinema. Mi regala un aneddoto?
«L’altro giorno c’era Jeff Bezos, è un continuo via vai. Montale era una persona straordinaria che mangiava malissimo. A un certo punto si era affezionato, ma voleva un tavolo nascosto. Un altro così è Woody Allen, mangia incurvato, da solo. Una sera si è alzato e si è diretto verso la signora di un tavolo vicino: “Per cortesia, signora, può smetterla di fissarmi?”. Poi è tornato a sedersi».
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pangeanews · 5 years
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“E un giorno, a Natale, morì anche Giorgio Bocca. Uomini così non ne fanno più… ma forse manca soltanto a me”. Elogio di un giornalista duro, geniale, rompico*lioni
È morto a Natale, 8 anni fa, e da allora non passa giorno che io non gli dedichi un pensiero. Uomini così non ne fanno più, e per chi Giorgio Bocca non l’ha mai sopportato è una fortuna, per me è un vuoto, io che avrei dato, fatto qualsiasi cosa, per avere il suo sguardo addosso. Giorgio Bocca lo diceva, che con l’età cambia la prestazione fisica, ma la voglia no, la passione ti mangia, ti divora uguale. A Bocca le donne belle spaventavano, e del gioco del sesso gli piaceva carezzare le cosce, svelarle, nude, via via più furiosamente, ché il sesso a lui ingolosiva gustarlo, in ogni suo odore, e sapore. Bocca ha fatto in tempo a viversi le case chiuse, e c’erano pomeriggi in cui scappava dalla redazione per perdersi in quei bordelli di cui era pazzo. Una volta, il desiderio per una collega lo accese proprio in redazione, e si misero a farlo, nascosti, al buio, nella sala archivio.
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Il Bocca. Quanto m’ha fatto dannare. Per me è sempre stato un vecchio, un bel vecchio, e gelosa conservo una sua foto 50enne (credo) in cui è in cucina e lava i piatti. Me ne sono invaghita che ero una ragazzina e non mi chiedere perché, non lo so, ma so che contavo i giorni fino al venerdì, compravo L’Espresso e Il Venerdì di Repubblica unicamente per lui, ne staccavo le pagine delle sue rubriche: lo divoravo, ma mi lasciava stizzita. Il Bocca, con la sua boria, la sua durezza, mi ha spalancato gli occhi su varie realtà, mostrandomi che con la scrittura puoi bestemmiare Dio, i Santi, la Madonna, nei libri di Bocca è così, e io non mi ricordo col quale ho iniziato, ma dei suoi libri sono avvolta. Il Provinciale, è quello a me più caro, quello che mi ha tramortita, a leggerne un “Che altro?”, messo lì, a capoverso, a farmi capire, in uno schiaffo, che a scrivere così, netto, innamorante, io non ci sarei riuscita mai.
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Ce l’ho, in eterno stampato in mente, il Bocca che abita a Milano, 400 metri linea d’aria da Piazza Fontana, e non sente lo scoppio. Gli squilla il telefono, è Italo Pietra, suo direttore a Il Giorno: “Vai alla Banca dell’Agricoltura, dicono sia una caldaia”. Bocca ci arriva tardi, è Corrado Stajano che è lì dentro e vede “sangue dappertutto, e dei pezzi di mani, di gambe, pezzi di corpo umano appiccicati ai muri”. Bocca rimane fuori, tra le transenne, e ne ricava righe di cronaca livida: “Era una notte di cielo nero, di aria gelida, una folla silenziosa guardava la porta della banca da cui portavano fuori cadaveri e feriti. Non dimenticherò quel cielo color pece, tagliato dai fasci di luce dei fari della polizia. Pietra mi aspettava nel suo ufficio: «Secondo te», mi chiede, «chi l’ha messa, la bomba?». «I carabinieri»”, gli risponde Bocca, di getto, impeto, rabbia, ma in realtà lui si riferisce ai piani alti, “gli apparati statali che da mesi alimentano gli opposti estremismi”. Bocca lo scrive: c’è una ‘mano’, dietro, e agisce nei servizi segreti deviati, nell’ufficio affari riservati.
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Mi pare di vederlo, il Bocca, ragazzo, a scrivere sventate boiate antisemite in quell’articolaccio infame che lo perseguiterà tutta la vita, come la condanna di quella sua firma tra gli 800, ché il Bocca è stato uomo dai grandi abbagli, e maestro di sbagli. Me lo vedo, il Bocca, che se gli chiedevi dei suoi esordi in cronaca, ti rispondeva che la saponificatrice di Correggio era pazzia pura: una signora qualunque di una famiglia qualunque, una che invitava le vicine di casa a prendere il caffè, le uccideva, e ne faceva saponi, biscotti, o spezzatino per cena.
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Bocca è morto a Natale ma da mesi era spento dentro. Un giorno va a trovarlo Scalfari: “Non tornare”, gli intima Bocca, “io non ci sono più, è inutile”. Ha vissuto 91 anni, Bocca, ha scritto fino alla fine, tra gli ultimi ha firmato la morte di Gheddafi e l’alluvione in Liguria dell’autunno 2011. Ma già da qualche anno Bocca non scriveva ma dettava, una terribile artrite alle dita gli aveva tolto la capacità di battere sui tasti. Non girava più per l’Italia come aveva fatto per 60 anni, lui che dell’Italia ha scritto e capito più di tanti altri. Dell’Italia vera, metropoli e provincia, fin dal boom degli anni ’50 Bocca ha denunciato furberie, mafie, tangenti, le mediocrità: lo leggi e ti svegli e ti rendi conto che l’enfasi su ogni cambiamento è fuffa, è aria fritta. “Ho l’impressione che ci sia nella nostra sinistra alto borghese una strana voglia di rievocare il fascismo, per potersi incontrare e dire: come siamo democratici noi, come siamo civili”. Sai che data hanno queste sue righe? 11 giugno 1993. Non 2019…
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Mi pare di vederlo, il Bocca, sconvolto, al capezzale di Montanelli gambizzato dalle Brigate Rosse: Bocca scappa via, capisce, sente che il prossimo è lui. Se Bocca non è stato toccato dai terroristi è stato per caso, le minacce erano concrete, respirabili, tali da farlo vivere col sistema nervoso a pezzi, per poi scoprire, nei processi, che era vano fuggire, cambiare casa, itinerari: quel compagno di scuola del figlio, era lui l’informatore, era lui a entrargli in casa, per studiare, in realtà spiarlo, riferire ai capi. E Bocca, che alla notizia che il figlio del collega Morandini è un terrorista, pensa subito che lo aveva visto nascere, crescere. A tutte le volte che lo aveva preso in braccio. Quello di Bocca è un giornalismo iroso, di scatto e vigore, per anni battuto su fogli i quali, se vi cadeva una parola sbagliata, erano gettati via per ricominciare il pezzo daccapo. Giornalismo da inviato anche all’estero, e qui se vuoi puoi leggere La Russia di Breznev, e su Andrej Sakharov, sul sogno fatto a pezzi nel suo dispiegarsi a incubo, fame, orrore.
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Caro Bocca, nessuno parla più di te. Tu che al destino hai chiesto solo una cosa, che non ti desse l’onere di scrivere i necrologi di Montanelli e Biagi. Ti sono toccati entrambi. C’è stato un tempo, in cui Bocca e Montanelli s’isolavano nello studio di quest’ultimo, e vi rimanevano ore. A parlare. Tu che mi leggi: hai mai visto, in rete, il confronto tra Bocca e Montanelli, moderato da Arbasino? Che lezione di stile, di classe. Di come si può essere uomini. Gentiluomini. Pensanti. Di come si può stare dalla parte opposta, e stimarsi. Senza urlare né offendersi.
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Il Bocca si riconosceva un po’ omofobo. Era, in definitiva, un gran rompic*glioni. Chissà se manca solo a me. Io che per Bocca ho rubato. I suoi articoli strappati stanno chiusi in una busta gialla, nel cassetto del tavolo su cui scrivo. Non l’ho più aperta dalla sua morte.
Barbara Costa
L'articolo “E un giorno, a Natale, morì anche Giorgio Bocca. Uomini così non ne fanno più… ma forse manca soltanto a me”. Elogio di un giornalista duro, geniale, rompico*lioni proviene da Pangea.
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redazionecultura · 5 years
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All'Accademia di Belle Arti di Bologna, mostre e incontri con gli illustratori
All’Accademia di Belle Arti di Bologna, mostre e incontri con gli illustratori
L’Accademia di Belle Arti di Bologna, luogo di scambio internazionale di saperi e pratiche artistiche, partecipa a Bologna Children’s Book Fair 2019 con un suo stand. E anima con diversi appuntamenti il programma di “Boom! Crescere nei libri“, la rassegna-contenitore promossa da Comune di Bologna e Bologna Fiere che raccoglie le tante attività per bambine e bambini previste in città. Per questa…
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lillyslifestyle · 6 years
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Dopo avervi portato virtualmente con me da Lisbona a Cacilhas, oggi riprendiamo il traghetto da Lisbona per raggiungere Barreiro, cittadina visitata molte volte dal grande navigatore Vasco de Gama. Perché? Perché era luogo di costruzione navale. Le barche costruite a Barreiro portarono i portoghesi a scoprire mezzo mondo. Vi ho incuriosito?
Prima di presentarvi la cittadina nella mia consueta forma stilistica, voglio condividere con voi una curiosità: sapevate che Barreiro è stata scelta come location del video Enjoy The Silence dei Depeche Mode e gli U2 registrarono e fotografarono lo spazio industriale di Barreiro per il loro album How to Dismantle an Atomic Bomb? Non ve lo aspettavate, vero?
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Un po’ di storia
Dalle modeste origini, antigamente Barreiro era appena un piccolo paesino a bordo fiume che comincia poi a crescere dopo la conquista cristiana della zona, per opera dei cavalieri dell’Ordine di Santiago.
Gli abitanti erano prevalentemente pescatori oppure lavoratori della saline. Di Barreiro però si parla appena nei libri di storia come un luogo strategico per le scoperte marittime ad opera dei portoghesi proprio per la motivazione che vi avevo accennato pocanzi, ovvero, l’ottima posizione geografica per la costruzione delle navi.
Solitamente le imbarcazioni erano costruite all’inizio dell’estate nella Ribeira das Naus di Lisbona, oggi luogo di passeggio e relax ai tavolini dei tanti bar e chioschetti vista fiume. Durante l’inverno, invece, le navi erano costruite nella Feitoria da Telha, ai margini del fiume Coina, una zona riparata dalle tempeste e le forti correnti.
In questa stessa zona importante fu anche la fabbricazione di biscotti, quelli del forno di Mata da Machada, alimento fondamentale durante le lunghe navigazioni. Per non parlare poi della produzione del vino e dell’estrazione del sale. Come vedete Barreiro ha una lunga storia commerciale che la porta oggi ad essere luogo di interesse per l’archeologia industriale, oggetto di numerosi tour ed itinerari turistici.
Grazie allo sviluppo di Barreiro sin dal 1861 si trasforma in una moderna città industriale ed operaia. Vi piacerebbe visitarla virtualmente con me?
cosa visitare a barreiro
Hou lá hou demo barqueiro, sabeis vós no que me fundo? Quero lá tornar ao mundo, e trazer o meu dinheiro, qu´ aquel ´outro marinheiro, porque me vê vir sem nada, dá-me tanta borregada (pancada) como lá do Barreiro. GIL VICENTE, Auto da Barca do Inferno.
E se la cittadina è decantata anche da Gil Vicente noi non possiamo certo non visitarla. Qui di seguito alcuni miei consigli per scoprire al meglio la cittadina e trascorrere una giornata fuori Lisbona.
COME ARRIVARE
Da Lisbona basterà prendere il traghetto della Transtejo dalla stazione fluviale in Piazza del Commercio. Il tragitto di navigazione durerà appena 20 minuti e potrete utilizzare la tesserina ricaricabile dei trasporti (per approfondire, cliccate qui).
Prima di indicarvi un possibile itinerario da fare a piedi, alla scoperta di Barreiro, voglio consigliarvi di “non seguirlo” ma di perdervi, il miglior modo per scoprire questa cittadina, infatti e proprio come abbiamo fatto noi la prima volta. Il nostro istinto ci ha fatto scoprire delle piccole viuzze molto pittoresche.
  Se invece volete approfittare delle nostre scopert,e perché avete poco tempo a disposizione, allora vi consiglio quanto segue.
Sbarcati ed usciti dalla stazione vi attenderà un enorme parcheggio e terminal di diverse linee di autobus. Attraversando l’intero parcheggio e girando a sinistra dinanzi a voi vedrete un edificio abbastanza insolito e colorato, sarete arrivati all’ADAO  -Associação Desenvolvimento Artes e Ofícios. Se mi seguite su Facebook avrete visto i video e le foto della passata edizione dell’Open Day [presto il video].
luoghi d’interesse
ADAO è un’associazione di inclusione artistica che ha occupato un antica caserma dei vigili del fuoco abbandonata. Al suo interno tutte le espressioni artistiche sono le benvenute. 3200 metri quadrati di spazio espositivo per offrire una gigantesca sala d’esposizioni ed un’incubatrice di idee e nuovi progetti degli artisti indipendenti nazionali ed internazionali.
GALLERIA FOTOGRAFICA
Se ADAO vi è piaciuto significa che, come me, amate l’arte urbana. Sicuramente non ve lo aspettate ma Barreiro è ricca di opere di artisti famosi e/o meno famosi ma le cui opere che vi lasceranno a bocca aperta. Il mio consiglio? Deambulare senza meta tra i violetti del centro a caccia di opere.
Le più famose sono sicuramente quelle di Bordalo II e di Vhils di cui vi ho parlato ampiamente nella sezione del blog dedicata alla Street Art. Per chi non la conoscesse, invito a cliccare qui.
Sicuramente una delle passeggiate da fare a Barreiro è quella lungo fiume dove potete ammirare numerosi mulini ad acqua, anticamente erano 11 ma potrete ancora trovare traccia di quelli di: Coina, Telha, Palhais, Grande, Pequeno, del Cabo, de’ El Rei, in Vale de Zebro.
In funzione sin dal medioevo i “Moinhos de Maré” e i “Moinhos de Vento” sono uno dei punti d’interesse più visitati della città. Chi non resta incantato dal fascino di un mulino? I più famosi sono sicuramente i tre mulini fatti costruire nel 1852 dalla famiglia Costa in Alburrica dai nomi curiosi: O Gigante, o Poente e o Nascente.
Il primo di stile olandese disattivato nel 1919 fu trasformato in abitazione di pescatori fino al 1998, anno in cui passa di proprietà del comune. Gli altri due mulini, Nascente e Poente, sono di stile comune entrambi disattivati nel 1950 e di proprietà del comune sin dal 1973. Bellissimo il pannello di azulejos che decora il mulino Poente e rappresenta la Madonna del Rosario.
Ci sono anche dei percorsi consigliati dall’ufficio del turismo di Barreiro. Il percorso di circa 10 km si estende dalla spiaggia di Copacabana fino a Augusto Cabrita. È un percorso in pianura che dura circa 3 ore e può essere effettuato anche con guida (5€) o audio guida (3€). Se non volete percorrere 10 chilometri a piedi potete optare per l’alternativa in autobus 1, 3 e 7 il costo è di 10€. Maggiori informazioni.
museo industriale della baia del teJo
Altro circuito da fare, se amate l’archeologia industriale, è la visita dell’antica CUF, un complesso industriale inaugurato nel 1908. Si fabbricavano olii per saponi ed altri derivati, Il boom economico arriva durante il periodo fascista con il blocco delle importazioni per sviluppare la produzione interna del Paese. L’impianto si ingrandisce includendo anche un asilo, un cinema ed altri luoghi di incontro per i lavoratori e le loro famiglie.
Il museo è stato inaugurato il 20 dicembre del 2004 e riunisce importanti reperti, macchinari dell’area tessile, chimica, metalmeccanica, produzione elettrica, sicurezza ed igiene, giusto per citarne alcuni. Maggiori informazioni.
Se anche voi amate le imbarcazioni come me non potete perdere un incontro ravvicinato con la “varino Pestarola“, antica imbarcazione a vela del XIX secolo che serviva per il trasporto di materiali come carbone, sughero, sabbia, cereali, legno ed altro ancora fino alle limitrofe zone fluviali.
Nel 1999 il comune di Barreiro acquisisce l’imbarcazione allo scopo di  salvaguardare e preservare il patrimonio culturale ed ambientale della zona. Per informazioni sulle prenotazioni di visita e navigazione, cliccare qui.
spazio della memoria
Inaugurato il 29 giugno del 2014, è uno spazio museale centrato sulla storia, identità e patrimonio locale di Barreiro e dintorni. Numerose sono le esposizioni organizzate, workshop e corsi per varie fasce d’età. Interessante, principalmente per i ricercatori, il suo archivio e la biblioteca. Maggiori informazioni.
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Parco Nazionale da Machada
Se volete trascorrere alcune ore a contatto con la natura potete sempre recarvi alla Mata Nacional da Machada. Una proprietà costruita nell’antica pineta della Valle de Zebro e la Quinta da Machada, quest’ultima di proprietà del Convento de Nossa Senhora da Luz da Ordem de Cristo”. Quando gli ordini religiosi furono estinti nel 1834 la proprietà fu acquistata da un privato ed in seguito passò in mano allo Stato che ampliò gli ettari fino ad includere anche la pineta.
Le sue specie arboree furono pintaste nel XV secolo da D. João II per aumentare la produzione di materia prima: il legno, per la costruzione delle caravelle. Oggi è un luogo di ristoro per tutta la famiglia. Esistono anche numerose attività legate all’ambiente.
All’interno del parco potrete trovare anche l’antico forno di ceramica del Campo Arqueológico. Un forno datato tra il 1450 e 1530.  La sua localizzazione è dovuta all’abbondanza di legno e combustibile necessario al suo funzionamento e l’argilla per la produzione.
Estaleiro naval da telha – arsenale della marina
Vi ho già anticipato che Barreiro era famosa per la costruzione navale durante l’espansione portoghese. Oggi non si costruiscono più le navi ma è possibile visitare l’antico arsenale di Barreiro.
Risalente al XVII secolo è situato sull’antica Ribeira da Telha, sul margine del fiume Coina. Ma in questo luogo non si costruivano solo ed esclusivamente navi per le Grandi Scoperte ma anche le imbarcazioni più modeste chiamate “Muletas do Barreiro”, una specifica imbarcazione che navigava sul fiume Tago. Per saperne di più invito a visitare l’attuale museo dedicato alla marina..
Complexo Real do Vale de Zebro
museo dei fucilieri
Era gestito dalla corona da qui il nome Complexo “Real” de Vale de Zebro. Costituito da ben 27 forni per la cottura dei biscotti, magazzino per cereali, porto di imbarco e sbarco e mulino d’acqua (moinho D’el Rei), il più grande della regione.
Voluto per volere di D. Afonso V, fu un luogo d’importazione di schiavi per la mancanza di mano d’opera locale. Nel 1553 la quantità di schiavi era tale che esisteva nella chiesa di Nª Sª da Graça una «Confraria do Rosário dos Homens Pretos».
Tutta quest’area fu distrutta dal terribile terremoto del 1755 e il complesso fu ricostruito per volere del Marchese di Pombal. La facciata principale e le gallerie del forno interno sono proprio di quel periodo, nominato pombalino.
In tempi più recenti e sin dal 1961 tra queste mura è ospitata la Escola de Fuzileiros Navais (scuola dei fucilieri) e il Museu do Fuzileiro. Il museo presenta una collezione di oggetti relativi alla storia e all’evoluzione dei Fucilieri in Portogallo.
Spiagge fluviali
Se visiterete Barreiro d’estate potrete anche approfittare delle sue spiagge fluviali come quella di Alburrica, sicuramente la più famose perché ai piedi dei mulini. Ma non è l’unica, avete anche: Barra a Barra una spiaggia di 560 metri, Praia do Clube Naval che arriva fino a Bico do Mexilhoeiro e Copacabana. Per maggiori informazioni sulle spiagge invito a cliccare qui.
Prima di imbarcarvi nuovamente per tornare a Lisbona, non perdete l’occasione di passeggiare lungo l’Avenida da Praia (nome ufficiale Avenida Bento Gonçalves) per approfittare di una della viste più belle su Lisbona e sorridere vedendo i bambini locali arrampicarsi come scimmiette prima di tuffarsi nelle acque del fiume.
Siamo giunti ai saluti, spero che questa giornata virtuale con me a Barreiro sia stata di vostro gradimento. Vi aspetto per nuovi viaggi e/o brevi gite fuori porta da Lisbona.
Intanto vi consiglio di seguirmi su Facebook, Instagram e Twitter per esser sempre informati sulle novità e curiosità di Lisbona e il Portogallo. A presto!
[Tutte le foto presenti nell’articolo, non firmate, sono di proprietà della Câmara Municipal de Barreiro]
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