pettirosso1959 · 1 year ago
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Dedicato alle capre antisemite.
LA VERITA' SUGLI EBREI IN ERETZ ISRAEL, O PALESTINA
Di Indro Montanelli
Nel 1876, assai prima dunque della nascita del sionismo, vivevano a Gerusalemme 25.000 persone, delle quali 12.000, quasi la metà, erano ebrei, 7500 musulmani e 5500 cristiani. Nel 1905 gli abitanti erano saliti a 60.000. Di questi 40.000 erano ebrei, 7000 musulmani e 13.000 cristiani. Nel 1931 su 90.000 abitanti, gli ebrei erano 51.000, i musulmani 20.000 e i cristiani 19.000. Nel 1948, alla vigilia della nascita dello Stato ebraico, la popolazione di Gerusalemme era quasi raddoppiata: 165.000 persone, di cui 100.000 ebrei, 40.000 musulmani e 25.000 cristiani. La presenza ebraica a Gerusalemme ha sempre costituito il nucleo etnico numericamente più forte. Di nessun altro popolo Gerusalemme è mai stata capitale. E’ quindi una leggenda l’affermazione che gli ebrei siano stati assenti da Gerusalemme per quasi venti secoli o che costituissero una insignificante percentuale della popolazione.
Prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale, il nazismo in Germania già perseguitava i suoi 500.000 cittadini ebrei. Le disperate richieste di quegli ebrei di essere accolti nei paesi democratici al fine di evitare quello che già si profilava chiaramente come il loro tragico destino, vennero respinte.
Nel luglio 1938, i rappresentanti di trentuno paesi democratici s’incontrarono a Evian, in Francia, per decidere la risposta da dare agli ebrei tedeschi. Ebbene, nel corso di quella Conferenza, la risposta fu che nessuno poteva e voleva farsi carico di tanti profughi. Dal canto suo la Gran Bretagna, potenza mandataria della Palestina, venendo meno al solenne impegno assunto verso gli ebrei nel 1917 di creare una National Home ebraica in Palestina, nel 1939 chiudeva la porta proprio agli ebrei con il suo Libro Bianco, nel vano tentativo d’ingraziarsi gli arabi.
E’ stata questa doppia chiusura a condannare a morte prima gli ebrei tedeschi e poi, via via che la Germania nazista occupava l’Europa, gli ebrei austriaci, cechi, polacchi, francesi, russi, italiani, e così via. Il costo per gli ebrei d’Europa, che contavano allora una popolazione di dieci milioni, fu di sei milioni di assassinati, inclusi un milione e mezzo di bambini. Appena finita la seconda guerra mondiale i 5/600.000 ebrei superstiti, in massima parte originari dell’Europa orientale, si trovarono senza più famiglia, senza amici, senza casa, senza poter rientrare nei loro paesi, dove l’antisemitismo divampava (in Polonia ci furono sanguinosi pogrom persino dopo la guerra, e nell’Unione Sovietica Stalin dava l’avvio a una feroce campagna antiebraica).
Tra il 1945 e il 1948 nessun paese occidentale, Gran Bretagna e Stati Uniti in testa, volle accogliere neanche uno di quel mezzo milione di ebrei “displaced persons”, come venivano definiti dalla burocrazia alleata. La Palestina, malgrado la Gran Bretagna e il suo Libro Bianco, sempre in vigore anche dopo la fine della seconda guerra mondiale, non fu quindi una scelta, ma l’unica speranza, cioè quella del “ritorno” a una patria, all’antica patria, una patria dove da tempo si era già formata una infrastruttura ebraica.
Nel passato la vita degli ebrei nei paesi islamici e negli stessi paesi arabi è stata nell’insieme sopportabile. Di serie B, ma sopportabile. Gli arabi hanno incominciato a sviluppare in Palestina un odio “politico” nei confronti degli ebrei pochi anni dopo l’inizio, nel 1920, del Mandato britannico. L’odio, sapientemente fomentato dai capi arabi, primo tra i quali il Gran Muftì di Gerusalemme (che durante la seconda guerra mondiale avrebbe raccolto volontari per formare una divisione SS araba andata poi a combattere a fianco dei tedeschi contro l’Unione Sovietica), doveva culminare, dopo molti altri gravi fatti di sangue antiebraici, nella strage perpetrata a Hebron nel 1928 contro l’inerme, antica comunità religiosa ebraica.
Chiunque abbia viaggiato e vissuto nei paesi arabi durante le guerre del 1947-1973, sa che l’intera coalizione araba (Egitto, Siria, Iraq e Giordania) con il sostegno dei paesi arabi moderati, avevano un solo scopo che non veniva tenuto celato: il compito non era dare una patria ai palestinesi. Era cancellare ed annientare lo Stato di Israele. Le tragiche vicende che hanno successivamente tormentato il popolo palestinese sono state sempre per mano araba. Due i fatti impossibili da dimenticare: lo sterminio dei palestinesi in Giordania per mano di re Hussein e delle sue artiglierie, dove, solo il primo giorno del terribile “Settembre Nero” si contarono 5.000 morti; le stragi nel Libano, dove i palestinesi sono stati assediati ed attaccati, distrutti e costretti alla fuga dai miliziani sciiti di “Amal” e dai siriani.
Così scriveva Montanelli: “Che i profughi palestinesi siano delle povere vittime, non c’è dubbio. Ma lo sono degli Stati Arabi, non d’Israele. Quanto ai loro diritti sulla casa dei padri, non ne hanno nessuno perché i loro padri erano dei senzatetto. Il tetto apparteneva solo a una piccola categoria di sceicchi, che se lo vendettero allegramente e di loro propria scelta. Oggi, ubriacato da una propaganda di stampo razzista e nazionalsocialista, lo sciagurato fedain scarica su Israele l’odio che dovrebbe rivolgere contro coloro che lo mandarono allo sbaraglio. E il suo pietoso caso, in un modo o nell’altro, bisognerà pure risolverlo. Ma non ci si venga a dire che i responsabili di questa sua miseranda condizione sono gli «usurpatori» ebrei. Questo è storicamente, politicamente e giuridicamente falso.”
(Dal «Corriere della Sera», Indro Montanelli, 16 settembre 1972).
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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Che i guai degli italiani non dipendessero dai regimi politici, l'avevo capito da un pezzo. Erano i regimi politici, caso mai, che s'intonavano ai difetti degli italiani.
-Aforismi nazionali
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iviaggisulcomo · 10 months ago
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Chiunque ci sia lassù m'ha voluto sensibile.
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dance-world · 1 year ago
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Francesco Daniele Costa - photo by Lorenzo Montanelli
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verdiesque · 1 year ago
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laying on my bed kicking my feet reading about characters suffering
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fragilityisavirtue · 2 years ago
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Virginia Montanelli
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thescentofrainonstone · 1 year ago
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"separating art from the artist" is a cop-out of privileged people whose entertainment to them is more important than the human rights of those who have been violated by "the artist".
And to that I say F U.
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hemlockdrunk · 11 months ago
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l'unico errore dei partigiani è stato non appendere a testa in giù ogni singolo tesserato al partito fascista una volta finita la guerra non sto scherzando
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earnshawww · 1 year ago
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"non c'è pace per il maestro montanelli" "la sua statua attaccata da imbrattatori ecologici" why don't you start singing faccetta nera while you're at it
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yankeece · 2 months ago
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"Con Buzzati se ne va la voce del silenzio, se ne vanno le fate, le streghe, gli gnomi, i presagi, i fantasmi. Se ne va, dalla vita, il Mistero. E che ci resta?"
— Indro Montanelli sul Corriere all'indomani della morte di Dino Buzzati
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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il ministero della Verità
1945
Si andava alla catastrofe. Tutti lo sapevamo. Ma ci si andava ridendo. C'era una bella differenza fra lo scoppio della guerra che avevo visto a Berlino e quello che vedevo ora a Roma. I tedeschi non capivano e piangevano. Gli italiani capivano e ridevano. Gli uni e gli altri intonavano le proprie reazioni al rispettivo destino: il destino dei tedeschi è la tragedia, quello degli italiani la commedia. Cercai di esprimere tutto questo in un articolo che, pubblicato su "Panorama", fece sopprimere la rivista. A me personalmente non fecero nulla perché, avendo fatto sopprimere una rivista, avevo praticamente reso un favore al ministero della Cultura. Questo, più giornali si sopprimevano, e più si ingrandiva. A poco a poco la stampa italiana sarebbe diventata un solo giornale controllato e diretto da un enorme ministero con dodici palazzi e centomila funzionari.
-Indro Montanelli
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marcogiovenale · 2 years ago
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roma, esc, 29 aprile: passaggi a francoforte
Gli accadimenti che segnano il nostro tempo, dalla guerra alla crisi climatica, dalla pandemia alla recessione economica, ci trascinano violentemente in uno scenario sconosciuto. Ciò che sembrava stabile vacilla, il mondo nel quale siamo cresciuti e abbiamo messo radici assomiglia sempre di più a quello che Stefan Zweig definiva “il mondo di ieri”. Durante transizioni e scosse tragiche come…
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anchesetuttinoino · 5 months ago
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"L'Islam ebbe una grande cultura solo quando, nella loro cavalcata conquistatrice, i suoi Califfi incontrarono la cultura greca, quella egiziana e quella ebraica. Ma questo risale a Averroè e Avicenna, cioè a mille anni fa pressappoco. Da allora l'atteggiamento dell'Islam verso la cultura è sempre rimasto quello del famoso Califfo che, quando gli chiesero cosa dovevano fare della grande biblioteca di Alessandria da lui conquistata, rispose: "Se tutti quei libri dicono ciò che dice il Corano, sono inutili. Se dicono cose diverse, sono dannosi. Nell'un caso e nell'altro, meglio bruciarli". [...]. L'Islam è una religione di analfabeti, in cui la cultura è monopolio degli Ulema, che sanno solo di Corano e passano la vita a indagarne i misteri (che non ci sono). Mi citi un'opera d'arte e di pensiero islamica degli ultimi due o trecent'anni"
Indro Montanelli
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rpallavicini · 5 months ago
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Ma anche no!
Cecchi Paone: invertito, sodomita, massone, satanico. Ho dimenticato qualcosa? Ah già, pro-Europa. Cinque ottimi motivi per votare il suo opposto. Purtroppo il suo esatto opposto non c’è a queste elezioni, toccherà votare alla maniera di Montanelli, ossia tirandosi il naso e votando il meno peggio.
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abr · 5 months ago
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Uno dei riflessi tipici più bastardi dei manipolatori di sinistra è l'appropriazione di cadavere. Come con Montanelli. Un classico dell'ipocrisia: everybody loves you when you're dead.
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corrierino · 3 months ago
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Molta agricoltura poca industria Indro Montanelli e Sergio Toppi Tratto dal Giornalino nº 3 del 21 gennaio 1987. Oggi sul blog.
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