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I "campioni del mondo" di sostenibilità nello sport
I principi ESG sono ormai diventati dei parametri chiave per valutare la sostenibilità e le pratiche etiche adottate dalle aziende attive nei vari settori merceologici. Ora questo cambiamento di paradigma si sta diffondendo anche all’interno dell'industria globale dello sport, dove le valutazioni e la misurazione delle performance in ambito ESG sono sempre più influenti nel plasmare l’immagine e la reputazione delle organizzazioni e degli eventi sportivi di rilevanza mondiale. Sostenibilità nello sport Il tutto per rispondere al meglio alla domanda di una maggiore responsabilità e trasparenza rispetto alla misurazione dell’impatto ambientale e alla necessità di adottare pratiche sostenibili che arriva sempre più forte dai vari stakeholder dell’industria sportiva (tifosi, atleti, sponsor, autorità di controllo e regolamentazione). In questo modo la competizione tra le varie realtà sportive travalica i confini dei campi da gioco e dei circuiti e si trasferisce direttamente sul terreno della dimostrazione di un impegno concreto, reale e misurabile rispetto alla sostenibilità come dimostra il Global Sustainability Benchmark in Sport, il ranking annuale redatto dall’omonima organizzazione no-profit che analizza e valuta le prestazioni in ambito ESG delle principali organizzazioni sportive professionistiche a livello globale. Entrando nel dettaglio della classifica si evince come siano 55 le realtà sportive mondiali tra associazioni, leghe, competizioni, club, franchigie o squadre appartenenti a 9 paesi (Estonia, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti) ad aver ottenuto la rendicontazione dell’impatto di sostenibilità, misurato rispetto a 4 categorie chiave (corporate, environmental, social e governance). Le discipline rappresentate spaziano dal calcio al basket, fino a motori, baseball, football americano, pallamano, hockey su ghiaccio, tennis e sport di contatto. The winner is... A conquistare il titolo di “campioni del mondo della sostenibilità” sono stati, ex aequo, con l’81% la Formula E, la competizione motoristica riservata alle auto elettriche, e il Borussia Dortmund, club calcistico tedesco finalista dell’ultima edizione della Champions League persa contro il Real Madrid mentre completa il podio il team calcistico portoghese FC Porto (79%). Completano questa speciale top 10 Wolfsburg (75%), Atletico Madrid (74%), Dorna Sports (72%), la società che detiene la gestione esclusiva dei diritti commerciali e televisivi della MotoGP; Extreme E (72%), la serie automobilistica dedicata esclusivamente ai suv elettrici; FC Barcelona (71%), McLaren Racing (71%) e La Liga spagnola (70%). Dove si posizionano invece le organizzazioni sportive italiane? Sono fuori dai primi 10 posti del ranking e sono rappresentate solo dalle tre grandi del calcio italiano: Juventus al 12° posto (68%), AC Milan in 30ᵃ posizione (49%) e FC Internazionale Milano che occupa la 36ᵃ posizione (32%). Restando nell’ambito calcistico un recente report pubblicato da Standard Ethics ha evidenziato come tra i 14 principali club calcistici europei quotati in Borsa solo il Borussia Dortmund ha un Sustainable Grade EE- (pienamente sostenibile) ed è quindi una delle poche realtà a gestire in modo strutturato i rischi ESG, offrendo una rendicontazione extra-finanziaria adeguata. Più di 7 team su 10 (71%), tra cui anche Juventus e Lazio, hanno invece un grado non pienamente sostenibile e uno su 5 (21%) non ha un grado sostenibile. Le iniziative sportive per il "green" Attualmente, sono quindi ancora molte le iniziative a bassa consistenza e rivolte alla mera comunicazione adottate dai membri dell’industria dello sport. “L'aspetto davvero critico è che, ancora troppo spesso, la comunicazione adottata dalle imprese professionistiche sportive sulle tematiche legate ai criteri ESG e alla misurazione della sostenibilità non è sempre supportata dai dati, e ciò è ovviamente fuorviante per il mercato e gli stakeholders – dichiara Ada Rosa Balzan, founder, presidente e CEO di ARB SB, società leader nella realizzazione di progetti e strategie di sviluppo sostenibile in grado di rispettare appieno i criteri ESG e i 17 principi delle Nazioni Unite contenuti nell’Agenda 2030 (SDGs) – Le organizzazioni sportive non devono aver paura di essere valutate, in maniera scientifica e oggettiva, circa il loro reale impegno nella sostenibilità, anzi debbono comprendere sempre più l’importanza di confrontarsi con i competitor, senza correre il rischio di cadere nella pratica del greenwashing, presentando prodotti, iniziative o politiche in modo ecologico, pur avendo pochi o nessun elemento reale a sostegno delle affermazioni. La crescita delle valutazioni in ambito ESG sta rivoluzionando l'industria dello sport, determinando un cambiamento positivo in aree quali la sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale e la governance aziendale. Abbracciando i principi ESG le organizzazioni sportive possono migliorare le proprie prestazioni, attrarre investimenti e contribuire a un futuro più sostenibile ed equo per il settore – conclude Balzan – Poiché gli stakeholder continuano a dare priorità alla sostenibilità e all'etica, le valutazioni ESG avranno un ruolo sempre più influente nel plasmare il futuro dello sport”. Ecco, di seguito, la top 10 delle migliori realtà sportive mondiali nell’ambito della sostenibilità: - Formula E - Borussia Dortmund - FC Porto - Wolfsburg - Atletico Madrid - Dorna Sports - Extreme E - FC Barcelona - McLaren Racing - La Liga Qui invece le posizioni ottenute dalle uniche 3 realtà italiane presenti nel ranking delle migliori organizzazioni sportive nell’ambito della sostenibilità: - Juventus (12° posto) - AC Milan (30° posto) - FC Internazionale Milano (36° posto) Foto di Anja da Pixabay Read the full article
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Ecco la classifica delle MIGLIORI società di autonoleggio in Portogallo nel 2024. Noleggia la tua auto in tutta sicurezza a Lisbona, Porto, Faro, nell'Algarve o a Braga.
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Film Transformers - Il risveglioI Transformers tornano all’azione e alle spettacolari battaglie che hanno conquistato gli spettatori di tutto il mondo. "Transformers: Il risveglio" ci porterà negli anni 90, in un epica avventura in giro per il mondo. Nell’eterna battaglia sulla terra tra gli Autobot e i Decepticon farà il suo ingresso una terza generazione di Transformers, i Maximal.
Genere: Azione, Avventura, Fantascienza Rilasciato: 2023-06-06 Regista: Steven Spielberg, Michael Bay, Don Murphy, Patrick Tatopoulos, Duncan Henderson Stelle: Anthony Ramos, Dominique Fishback, Luna Lauren Velez, Dean Scott Vazquez, Tobe Nwigwe
Nel corso di molte sfide, Dom Toretto e la sua famiglia hanno superato in astuzia, coraggio e abilità tutti i nemici che hanno incontrato sul loro cammino. Ora si trovano di fronte all'avversario più letale che abbiano mai affrontato: una minaccia terribile che emerge dalle ombre del passato, alimentata dalla vendetta, determinata a disperdere la famiglia e a distruggere per sempre tutto e tutti i suoi cari. In "Fast Five", Dom e la sua squadra hanno eliminato il famigerato boss della droga brasiliano Hernan Reyes. Quello che non sapevano è che il figlio Dante ha assistito a tutto questo e ha passato gli ultimi 12 anni a elaborare un piano per far pagare a Dom il prezzo più alto. Il complotto di Dante spingerà la famiglia di Dom da Los Angeles alle catacombe di Roma, dal Brasile a Londra e dal Portogallo all'Antartide. Si stringeranno nuove alleanze e torneranno vecchi nemici. Ma tutto cambia quando Dom scopre che suo figlio di 8 anni è l'obiettivo finale della vendetta di Dante.
Rilasciato: 2023-05-17
Durata: 142 minuti
Genere: Azione, Crime
Stelle: Vin Diesel, Michelle Rodriguez, Tyrese Gibson, Ludacris, Jason Momoa
Regista: Susie Figgis, Sanja Milković Hays, Joseph M. Caracciolo Jr., Brian Tyler, Gary Scott Thompson
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❏ STREAMING MEDIA ❏
Streaming media is multimedia that is constantly received by and presented to an end-user while being delivered by a provider. The verb to stream refers to the process of delivering or obtaining media in this manner.[clarification needed] Streaming refers to the delivery method of the medium, rather than the medium itself. Distinguishing delivery method from the media distributed applies specifically to telecommunications networks, as most of the delivery systems are either inherently streaming (e.g. radio, television, streaming apps) or inherently non-streaming (e.g. books, video cassettes, audio CDs). There are challenges with streaming content on the Internet. For example, users whose Internet connection lacks sufficient bandwidth may experience stops, lags, or slow buffering of the content. And users lacking compatible hardware or software systems may be unable to stream certain content. Live streaming is the delivery of Internet content in real-time much as live television broadcasts content over
the airwaves via a television signal. Live internet streaming requires a form of source media (e.g. a video camera, an audio interface, screen capture software), an encoder to digitize the content, a media publisher, and a content delivery network to distribute and deliver the content. Live streaming does not need to be recorded at the origination point, although it frequently is. Streaming is an alternative to file downloading, a process in which the end- user obtains the entire file for the content before watching or listening to it. Through streaming, an end-user can use their media player to start playing digital video or digital audio content before the entire file has been transmitted. The term “streaming media” can apply to media other than video and audio, such as live The Palaced captioning, ticker tape, and real-time text, which are all considered “streaming text”
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Portogallo a tavola: Bacalhau à Zé do Pipo

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15 Giugno 2021
Momenti salienti della giornata:
Ho preso la patente yeeeee
Posso dire comunque che l'esaminatore è un deficiente? Perché lo è
Ho indovinato il 3-0 esatto del Portogallo
Povera Ungheria carne sacrificale di tutti
Francia Germania stasera, finita 1 a 0 con autogoal di Hummels, eh niente, che delusione....
La Germania la prevedo eliminata ai gironi
#15 Giugno#15 Giugno 2021#166/365#Rubrica 2021#Patente#Guida#Auto#Euro 2020#Calcio#Portogallo#Ungheria#Francia#Germania
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Era un anno fa che ero in Portogallo e adesso mi ci ritrovo.
Mi sono reso conto che da quando le nostre vite si sono separate, non ho mai più festeggiato un compleanno nella mia città. Ancora, sono qua, a mordermi il fegato per quanto non ho ricevuto rispetto a quello che mi spettava e come conseguenza, la sera, faccio i conti con tutte le prese per il culo a cui sottopongo le persone giusto per far gioco ai miei interessi. Certe volte mi sento come quel personaggio di una serie tv che è poco sincero, sicuro di sé e quasi sempre vincente, salvo poi ritrovarsi patetico a cercare di mettere in moto la sua auto invano, quindi prendere a pugni lo sterzo e scoppiare in un pianto infinito resosi conto di non esser mai stato più solo nel mondo. Ecco, non mi sono mai più stupito di non ritrovarmi così da quando ti ho persa quel giorno, o forse, da quando mi sono reso conto che non mi hai mai voluto veramente. E ciò che più mi fa male è che io non riesco proprio ad uscire da questa cosa dopo così tanto tempo. Questa stasi perenne sembra una condanna di cui non ho mai capito il motivo.
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Un'ora prima di andare a lavoro, provi a riposare un po' o fai un album random del rientro a casa?
Vabbè: ridurre la dieta al 90% di alcolici può dare discreti risultati. Solo che non la si può seguire a lungo senza morire, probabilmente.
Ho delle foto dell'accoglienza dei miei nipoti ma sono tutte violente (provo a difendermi, ma vallo a spiegare in tribunale).
Ho portato il cane, è stato terribile tutto il giorno ovunque e mi ha fatto divertire un sacco (però lo sgrido sempre per fingere pubblicamente di disapprovare). Poi comunque non puoi arrabbiarti a lungo, dopo aver distrutto il mondo si addormenta in auto e sembra un angioletto peloso.
In Portogallo si mangia troppo salutare, per un paio di mesi voglio solo gelati e panini che colano roba.
Le previsioni portano sempre pioggia e le persone poi stanno a casa e se la prendono con le previsioni perché sono rimaste a casa ma se siete dei cacasotto mica è colpa delle previsioni?
E insomma questo. Torno ad essere un membro produttivo per la società ciao.
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LA GRANDE SCHIFEZZA. LETTERA APERTA A VIRGINIA RAGGI.
In questi quattro anni di guida grillina il vento è veramente cambiato, come è cambiata Roma. Oggi è una città devastata, è desolazione ovunque. La Capitale d’Italia è irrimediabilmente degradata. Egregia Sindaca la sua incapacità, come quella della classe dirigente grillina che siede in Campidoglio, è ormai conclamata, come sono sotto gli occhi di tutti i mille problemi che affliggono una esangue città paralizzata. Da la Grande Bellezza la ha trasformata nella Grande Schifezza.
ROMA È UNA CITTÀ CHE MUORE ogni giorno un po’ di più. Muore di abbandono ed è una morte orrenda. Eppure lei sembra non accorgersene, così si lancia in una intemerata condanna dell’articolo del Corriere della Sera "Bus a fuoco. Le peripezie di Virginia che elogia i monopattini", che molto lucidamente descrive l’agonia della città e le peripezie dei romani.
TANTA FUFFA. La sua propaganda incessante, pagata con soldi presi dalle tasche dei romani con le tasse, non attacca più. La catastrofe è sotto gli occhi di tutti e non saranno certo quattro tagli di nastro, per iniziative futili rispetto alle emergenze, a farle ritrovare la stima dei cittadini che ormai la contestano apertamente sempre più spesso.
LEI IGNORA LE PRIORITÀ per dedicarsi a cose che in confronto appaiono universalmente delle scemenze. Dalla trionfante presentazione della macchinetta mangia plastica, presente già da oltre 10 anni nei supermercati del nord Italia, alla deprimente Raggi Beach. Una sorta di spiaggia fantozziana, che nei suoi sogni quest’anno dovrebbe addirittura moltiplicarsi ed aprire ad agosto, mentre persino nell’Europa del Nord simili iniziative, molto meno pulciare, sono attive dai primi di giugno.
FISSAZIONI. Non si è nemmeno resa conto che ormai a parlare ai cittadini di monopattini e di piste ciclabili si rischia la revolverata. Sono inferociti e ne hanno tutte le ragioni. Roma non è una città adatta alle biciclette, figurarsi ai monopattini. Le città non sono tutte uguali e non esiste una ricetta buona per tutti, così forzare la mano per imporre una fissazione vetero ecologista è solo propedeutico a produrre disastri e rabbia nei cittadini. Indimenticabile, a proposito degli spostamenti a pedali, è la rivolta dei ciclisti del Giro d’Italia che si rifiutarono di correre sulle disastrate strade romane, giudicate troppo pericolose. Un’infamia per la città che rimarrà scolpita nelle cronache sportive dei secoli a venire.
AVANSPETTACOLO. Lei adora gli spettacolini e cerca continuamente un palcoscenico, senza curarsi di esporsi al ridicolo, come quando mise insieme una compagnia di giro per presentare gli stessi autobus in molte parti di Roma dicendo: proprio questi sono gli autobus dedicati alla vostra zona. Peccato che a tradirla furono i numeri di serie impressi sulle vetture. Un altro caso è l’inaudito teatrino che ha messo in piedi per lanciare i monopattini in affitto, addirittura prodromico alla miriade di incidenti che si sono succeduti a raffica. Ha ignorato che molte nazioni stanno adottando iniziative per limitare o vietare la circolazione dei monopattini elettrici in ambito urbano.
STOP. In Austria, Francia, Germania, Portogallo e Spagna è vietato l’uso dei monopattini elettrici sui marciapiedi e nelle zone pedonali. In Svizzera ci sono stati gravi incidenti ed è stata fortemente limitata la circolazione dei monopattini. A New York sono stati proibiti, in quanto incompatibili con la vita cittadina. Non pensa che sia il caso di seguire questa strada anche a Roma?
SOLDI BUTTATI. Con troppe iniziative adolescenziali ha prodotto solo danni. Ha sprecato soldi a raffica, come nel caso dei defunti ciclamini ornamentali sulla Colombo. Un altro esempio plastico sono le folli piste ciclabili temporanee realizzate male, storpiando le strade, che finiranno peggio. Perché dovranno essere cancellate per ripristinare una circolazione sicura. Stessa sorte dovrà seguire la squinternata pista sulla Tuscolana, che addirittura impedisce le attività delle autoambulanze.
LONTANA DALLA REALTÀ. Chissà se si è mai chiesta perché i romani quando descrivono i suoi racconti parlano sogghignando del “Favoloso mondo di Virgi”? Glielo diciamo noi. Persino quando viene rimosso un materasso assistiamo a dei resoconti che ricordano per stile lo sbarco dell’uomo sulla luna.
OGNI OCCASIONE È BUONA. Tanto per fare un esempio emblematico, lei ha trionfalmente inaugurato tre volte (addirittura due giorni di seguito) lo skatepark di Ostia. Che per inciso non è ancora terminato. Con lei è sempre tutta una festa, è tutto bello bellissimo. Una visione delle cose che sarebbe accettabile da una entusiasta quindicenne che festeggia il compleanno, non certo dal sindaco della Capitale d’Italia. I problemi che attanagliano la città sono terrificanti, uno per tutti la mondezza e non c’è niente da ridere.
INCUBO RIFIUTI. Non si contano più le emergenze ed i romani sono costretti a vivere sull’orlo del burrone, perchè la città non si è dotata di un termovalorizzatore per una sua precisa scelta ideologica. Fare affogare però una città tra i rifiuti per la solita vetero demagogia pseudo ambientalista è una cosa inaccettabile nel terzo millennio. Per carità di patria non affondiamo il coltello sull’incredibile storia del blocco dei diesel Euro 6, anche se ci corre l’obbligo di ricordare che durante il lockdown con la città immobilizzata ed il totale blocco del traffico, l’inquinamento è aumentato anziché diminuire. I dati certificati dall’Arpa (l’Agenzia per l’Ambiente) sono la prova provata che il blocco delle auto a Roma è una castroneria di chi immagina che l’unico sviluppo possa essere a pedali.
GALLERIA DEGLI ORRORI. La situazione del trasporto pubblico, della viabilità e del verde pubblico fa tremare i polsi. Non approfondiamo perché ci sarebbe da scrivere migliaia di pagine sul record dei bus flambè per mancanza di manutenzione, sulla ridicola storia dell’acquisto dei mezzi inquinanti, sulle stazioni chiuse per mesi e sulla pioggia di alberi in testa ai cittadini. Faccia la prova del nove: fermi il primo che incontra per strada e provi a chiedere a lui, vedrà quanti complimenti riceverà sul suo operato.
ALTRO CHE “IO NON CI STO”. Appare evidente che lei non provi vergogna per il catastrofico declino di Roma, la cui colpa lei la attribuisce sempre e soltanto a “quelli di prima”. Di conseguenza si è risentita per l’articolo del Corriere che secondo lei la ha descritta come una svampita, una moderna Maria Antonietta e ha omesso di raccontare cosa stia facendo per la città. Si tranquillizzi, i cittadini constatano sulla propria pelle tutti i giorni cosa sta facendo e, soprattutto, cosa non sta facendo. Se ne accorgono in prima persona quando cadono per una buca sul marciapiede, quando rompono una gomma per una voragine, quando fanno il bagno in una stazione della metro allagata, quando devono scavalcare cumuli di mondezza o scivolano sulle foglie secche persino a luglio.
NON VA TUTTO BENE. Per lei è arrivato il momento di chiedere scusa e di riconoscere onestamente i suoi errori e la sua inadeguatezza al ruolo. Non sarebbe una dimostrazione di debolezza, ma di maturità ed amore per Roma. Ci ragioni e tragga le dovute conseguenze, presentando le immediate dimissioni. Sarebbero un atto salvifico per lei e per la città. Un modo elegante per uscire di scena, evitando l’infamia della prossima cacciata alle elezioni con numeri da prefisso telefonico.
HONESTÀ, uno dei suoi primi atti fu bloccare le Olimpiadi a Roma, perché inutili e perché sarebbero potute essere una occasione di ruberie. Per la legge del contrappasso, ora stiamo assistendo alle vicende giudiziarie del nuovo stadio della Roma. Visti i processi in corso le suggeriamo a sua tutela, per opportuna prudenza e sino alla conclusione dei giudizi in tribunale, di sospendere il consunto ritornello delle mangiatoie del passato e della lotta alla corruzione per il ritorno della legalità. Nessuno può prevedere cosa decideranno i giudici. Se mai vi dovessero essere delle condanne, si troverebbe a dover dare imbarazzanti spiegazioni. E stavolta non se la caverebbe come con Marra, che marginalizzò definendolo: uno dei diecimila dipendenti comunali.
LEI SI VUOLE RICANDIDARE ed è comprensibile, chi vorrebbe mai rinunciare ad un lauto stipendio, all’autista e alla luce dei riflettori? Sinceramente speriamo che si confronti nelle urne, anche se sarà per lei un doloroso ritorno alla realtà. Ma vuole mettere che incredibile vantaggio darà alla nostra lista civica? Per favore prosegua indefessa con gli spettacolini e la caterva di annunci civetta e poi si ripresenti, noi “gente di fogna” le saremo molto grati.
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Esiste una linea nazionale che accomuni le realtà conflittuali in tempi di contagio? Al di là delle letture, spesso ideologiche e consolatorie, della realtà quella che manca è proprio una visione complessiva che permetta di individuare obiettivi e pratiche comuni. I limiti appena descritti non riguardano solo le singole organizzazioni, non tutte ma quasi, o i coordinamenti che vorrebbero presentarsi dal basso quando poi sono frutto di realtà, magari piccole, organizzate e di quadri sindacali. Ben vengano i tentativi di ricomposizione reale che non siano tuttavia la ennesima iniziativa per portare acqua alle singole organizzazioni o per inseguire la retorica dell'unità quando poi materialmente si lavora alla divisione, poi c'è chi pensa di andare ad assemblee e congressi nazionali per scindere l'atomo alla ricerca della purezza assoluta, incapaci di costruire perfino una lettura univoca e dare supporto alle realtà locali, per intenderci chi sui territori fa il vero sindacato a contatto ogni giorno con la forza lavoro. La coerenza non è mai abbastanza specie se ogni giorno strilli contro gli accordi sottoscritti da altri, quanti criticavano la sudditanza del sindacato alla politica oggi non sapendo piu' cosa dire per giustificare la propria presenza straparlano di assenza del soggetto politico. O se urli ai quattro venti che con certe organizzazioni non firmerai mai nulla salvo poi ritrovarti (magari a ragione una volta tanto) a sottoscrivere piattaforme. Insomma si naviga a vista cambiando pelle e analisi per auto assolversi e giustificare il proprio operato. Ma tutto ciò può bastare? Sicuramente no. Molti delegati\e raccontano di essere stati letteralmente abbandonati, basti ricordare dei lavoratori licenziati per avere violato i codici etici e di comportamento aziendali quando invece hanno solo denunciato l'assenza di dpi in azienda e il rischio concreto di ammalarsi e morire. I vari uffici legali potrebbero costruire una rete di supporto valida erga omnes ma invece si va in ordine sparso. Dietro a molti proclami di vittoria ci sta semplicemente la nostra impotenza, alcuni risultati importanti sono stati conquistati perché tutti, perfino settori confederali, hanno marciato nella medesima direzione guadagnando perfino il sostegno dei Consulenti del Lavoro come nel caso degli assegni familiari negati ai beneficiari del Fis. Ma a nessuno è venuto in mente che gli ammortizzatori sociali attuali poi sono gli stessi ridotti a brandelli dal Governo Renzi, anderebbero ripensati per una platea decisamente piu' ampia e in tempi dilatati rispetto agli attuali, dovremmo intervenire nel merito della questione costringendo le imprese a non ricorrere ai soldi pubblici per affrontare la riduzione della domanda quando poi dividono utili a più cifre tra gli azionisti. Ma sugli ammortizzatori sociali poco o nulla è stato fatto, si sono trovate (per fortuna) intese sul reddito di quarantena ma da qui a tradurre la proposta in iniziativa politica, sociale, sindacale e culturale corre grande differenza. Del resto perfino sul reddito di cittadinanza non siamo riusciti a dire qualcosa di significativo, sarebbe stato sufficiente proporre dei lavori socialmente utili con copertura previdenziale al posto del reddito decidendo in partenza interventi e opere necessarie per la cittadinanza e il settore pubblico. Ma anche nel caso del reddito non siamo usciti dalla vulgata liberista o l'abbiamo contrastata in termini ideologici con ideologie ormai avulse dal sentire comune. E tra qualche mese si scatenerà la guerra tra poveri con i settori più a rischio a rivendicare maggiore salario giudicando chi si è fermato o è finito a casa con gli ammortizzatori sociali una sorta di privilegiato. Un altro terreno dove misurare la nostra iniziativa dovrebbe essere quello dei buoni alimentari ma non siamo andati oltre comitati spontanei che vanno in cerca di cibo dai negozi per distribuirlo gratuitamente ai bisognosi (iniziativa importante ovviamente) o alla critica verso i criteri decisi dai singoli Comuni funzionali a favorire qualche area sociale a discapito di altre. Ad esempio alcuni Enti locali di centro destra hanno inserito criteri a favore dei lavoratori autonomi, altri invece hanno fatto prevalere il rapporto tra entrate in famiglia e il numero dei componenti per strizzare l'occhio alla Chiesa cattolica e alle famiglie numerose. Sui buoni alimentari abbiamo perso l'occasione di entrare nel merito di cosa sia oggi la povertà e degli interventi necessari per contrastarla, chi siano i nuovi poveri e dove si trovano, non ci risulta poi che le amministrazioni locali abbiano ripensato il lavoro, ad esempio favorendo progetti e servizi nuovi in smart working o recuperando le mense scolastiche come supporto reale per la consegna di pasti caldo a domicilio. È poi mancata una iniziativa comune nelle aziende e fabbriche aperte anche nei momenti più drammatici del contagio, gli scioperi sono stati locali e spontanei, per lo più ove non corre l'obbligo dei servizi minimi essenziali. Ma una piattaforma comune e trasversale, unità minima di intenti, sarebbero stati indispensabili per non abbandonare le singole Rsu ad un confronto impari con i datori di lavoro. Perfino sulla regolarizzazione dei migranti in agricoltura non c'è stata l'iniziativa necessaria, eppure l'esempio del Portogallo dovrebbe indurre ad alcune riflessioni. E infine sulla fase due del contagio, la cosiddetta ricostruzione che vedrà a capo della task force un manager, qualche idea di come affrontare il nemico di classe dovremmo pur averla senza far finta che nulla sia cambiato da fine 2019. Tra poche settimane ci ritroveremo con aziende e realtà aperte e andare in ordine sparso senza neppure alcune idee comuni non sarà di aiuto a quanto resta delle aree sindacali, sociali e politiche conflittuali. Se cogliamo noi, dalla periferia, i limiti e le contraddizioni, immaginiamoci quale potrà essere la reazione delle classi subalterne che vengono da anni di ubriacatura liberista e al di là della retorica generica dell'unità non sono da anni abituati a ragionare e ad agire insieme. Qualcosa possiamo fare ma serve un cambio di passo e di cultura politico sindacale. E qui iniziano le vere difficoltà, è inutile nascondere la testa sulla sabbia o fare fughe in avanti, la realtà, bella o brutta che sia, va sempre compresa ed affrontata.
BLOG delegati e lavoratori indipendenti Pisa
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L’INFINITO DAL BALCONE DI CASA
La parola ha un corpo minuscolo e una forza impressionante.Cercherò in tutto questo di parlare dell'eterno divenire e del mondo, della grande fenice che nasce all'alba e muore ad ogni tramonto. Farà freddo quando la cenere immobile smetterà di gemere, ma non temere perché questa, quando meno te l'aspetti, s'aprirà e la vita sarà tornata a volare.
Il cielo sopra è una fumigazione rabbiosa, fatto di scarichi d' auto e fabbriche, la statale che tutto governa e uccide, le piante appena spuntate al ciglio della strada muoiono tra liquami che scivolano lungo le canalette di scolo. Questo terrario è sudore, è puzzo di piedi, è polverone sollevato dal taccheggiare delle segretarie, delle puttane, dei rappresentanti, è fiato di denti guasti, di stomachi ulcerati, di budella intasate, di sfinteri stitici, è fetore di ascelle deodorate, di sorche sfitte, di bischeri disoccupati che berciano intorno a costruzioni di cemento armato, che non sono più nostre. Mi raccontava una mia amica che nel 2010 in Portogallo, all'inizio della crisi per loro, una catena di supermercati aveva deciso di mettere in vendita tutta la propria merce al 50%. Il giorno in cui si aprirono le porte dei supermercati migliaia di persone che ci si riversarono dentro, calpestando uomini, donne e bambini, solo per mangiare a meno. Al supermercato vedo le vecchie mezzo piegate dentro i banchi freezer a prendere la merce che scade oggi, perché costa meno, così si va a fare la spesa ad agosto: in pelliccia. La Venere in pelliccia, è una sensazione sinuosa, che scivola come unto, scivola fino a terra senza scomparire mai. La fissavo quella presenza inquietante che s’ostinavano a chiamare cielo, e pensavo che nella nostra generazione c’era stata come la speranza che ci fosse qualcosa di vero negli angoli di casa, nei vicoli, sui muri sporchi di piscio. La pioggia caduta in abbondanza sull'asfalto non aveva generato altro se non umidità e muschio invernale. Da piccolo speravo d’ essere in un film, d'essere quello che d’improvviso gli capita un avventura sola e con quella s'è sistemato la vita, oppure speravo che venisse qualcuno a salvarmi, ma non c’era mai niente di veramente nuovo fuori dalla porta di casa. In fondo tutti noi abbiamo atteso che arrivasse un Messia, una forma risolutiva che ponesse fine, che facesse piazza pulita dei soliti problemi, gli unici dei trascendentali che invece restano. Ti prende per i pantaloni il piano, e te ne accorgi sempre e solo troppo tardi che ti è entrato nell'anima. “Petit et voulgarir plaisir”, è il dolce ritmo delle note che scende morbido giù giù nelle scanalature del palazzo, lo stile liberty, a basse altezze, con quella musica, che fa venir voglia di ballare. A protezione della porta d'ingresso due statue grandi e maestose che rappresentano due mezzibusti di donna, un po' barocche però, staccano rispetto le scanalature che dividono i quadrati e i rombi che intarsiano la facciata del palazzo. Nel salone principale, al livello della strada, la luce che permea dalla finestra, un pianista si sta esercitando al suo strumento, la luce concessa per vedere le note è interrotta a tratti dalle macchine che passano veloci. La malinconia, e le riprese, le note sono come la vita. Gli piace sentire la melodia, godere della propria bravura, che va avanti, non si ferma mai, non si sofferma una volta ad ascoltare lo stesso bellissimo giro di note, questo lo inebria, e suona invasato dalla sua stessa musica, tira avanti su quelle note, prima fortissimo, poi andante, moderato, aspetta che la sua rivelazione artistica gli si ripeta e va avanti, fino ad esaurire l’arte che ha in corpo per quel giorno, senza aver memorizzato nulla. Copre a tratti le urla che provengono dal piano di sopra: trova artisticamente valido il fatto che si senta un suono di note tanto malinconico che sostengono una vocina tanto acuta e stridula, è un suono statico e denso, questo gesto gli ricorda tanti bei film pieni di significato. Urla lei, urla, urla tesoro, gli occhi vitrei, le mani rigide, fredde attaccate avidamente a quello scialle rosso che ti regalò per Natale, quella sera, quegli sguardi, tra la malizia ed il candore i tuoi occhi erano stelle, lumi nella notte piccoli ed intensi senza pari, e la città magnifica brillava solo per voi, e suonava per voi il blues nei privé di ristoranti lussuosi, suonavano i quartetti d'archi solo per voi. Solo per te al vostro anniversario aveva portato un Guarnieri del Gesù e champagne al parco, solo per te viveva e lavorava notte e giorno, solo per te, belle dame sans merci, solo per te. Un'altra donna è arrivata, un'altra donna che non aveva il tuo bel vestito color blu cobalto, portava una veste in seta nera, l'ha fatto volare una notte, via da te per sempre. Sopra ci sono altre due stanze, niente d'importante, vuoi sapere per caso dove vanno bighellonando un gruppo d'amici in vacanza ed una coppia sulla quarantina? I postriboli sono posti che non mancano a questo mondo e poi alla gente bisognerà pur lasciargli un minimo di privacy. Io un quarto d'ora fa ero là sotto. C'ho preso l'autobus delle 18.10: devo tornare a vedere un posto che avevo visto da piccolo, tanto tempo fa. Dai sali, il biglietto è gratis. Si va in periferia, a raccontare le storie di chi lotta tutti i giorni a lavoro per un settanta metri quadri, di chi ha come vicini spacciatori e delinquenti, o gente povera come lui, del proletariato, come la media ipocrisia pensa ma non cataloga. Io in realtà non devo andare in un posto devo raccontarti un posto, ma per farlo ho bisogno di narrarti un bordello di storie. Al primo piano la casa è abitata solo di notte, di giorno c'è solo il cinema privato degli occhi di una ragazza che riproducono in continuazione le immagini della notte, fatta dei bisogni degli altri. Una volta sono andato da lei, erano le due o tre del mattino, non ricordo, stavo ballando come un pazzo “Lust for life” in mezzo la strada, a torso nudo facendo piroette. Lei esce dal portone e mi fa segno d'avvicinarmi con la mano, m'avvicino e mi tolgo gli auricolari per sentire che vuole “ Se te la smetti ti do un bacio”, gli ho fatto di si con la testa e lei mi ha dato un bacio, poi è tornata dentro. Che triste serata. Al piano di sopra c'è una coppia che sta urlando: litigano perché non trovano il loro bambino che doveva tornare a casa già da due ore, si stanno massacrando come bestie seminude, stanche, con le occhiaie sotto agli occhi, i muscoli appena accennati che fremono dall'esasperazione, i corpi sfatti. Lei protesta verso l’altro in un’espressione atroce di vita quotidiana troppo amara da riuscire a buttare giù: picchiarsi è anche un’ottima valvola di sfogo. Il bambino sta sognando di poter inventare il testo del compito in classe d’italiano di domani, mentre che si riposa al tramonto dopo la partita di calcetto. Non ha il coraggio di tornare a casa: troppe botte, troppa violenza, è troppo reale. Anche il tramonto è reale, è bello ma gli adulti si sono scordati completamente che al mondo possono ancora esistere cose belle e vere. Da sotto si sentono le voci che provengono da casa sua, sono voci ovattate. Un po’ per i timpani rotti, un po’ perché sa che i genitori non sono felici ed hanno bisogno di sfogarsi con le urla, quello che poi dicono è inconsistente. E entrambi si sentono una merda quando si ritrovano a pensare sul serio a ciò che fanno, sperano che il figlio ce la faccia a non fare i loro stessi errori. Eppure fra vent’anni anche lui picchierà, la violenza gratuita è così piacevole, specie quando è ereditaria. Voglio dirti una cosa, a te, caro amico, sul tuo futuro: io sarò solo per sempre, la solitudine è il mio inferno! Tu non ammetti di condividere la tua sorte con altri, vuoi essere il capro espiatorio, l’unico e solo capro espiatorio? Io merito solo la solitudine e posso conquistarla solo ferendo tutti, e primi tra tutti quelli che amo, la mia prova incomincia solo ora. Che tu sia benedetto figlio dell'uomo, agnello di Dio diviso tra due coscienze, e sia benedetto l'uomo in quanto tale, finché puoi essere assolto da obblighi sociali. Correre felici, a piedi scalzi in mezzo ad uno spazio infinito, dove la vastità dell’ erba secca si congiunge con un cielo azzurro e senza nuvole. Correre,correre,correre fino a star male, sino a perdere le forze sdraiandosi a terra per riprendere fiato, una volta riposati, prendere la strada di casa, con il tramonto rosso sangue che si estingue alle spalle e illumina di colori sgargianti un' immenso spazio infinito, che ti aspetta il giorno dopo per una nuova corsa. Un giorno quel bambino non potrà più tornare ai suoi campi, sarà portato ad un lavoro che lo sfinirà fino al midollo osseo e quando sarà in grado d’amare pagherà il frutto del suo amore con l’emigrazione, perché qualche multinazionale gli toglierà la terra o qualche re povero venderà la terra dei suoi sudditi. Partirà su un battello senza sapere di tornare,affronterà un mare che si paga con la vita, ed una barca che non ce la fa più a portare così tanti passeggeri e non vede l’ora di buttarlo in mare, insieme a tanti altri. Vedrà il capitano della nave puntargli un mitra contro e poi un mitra che gli indica di buttarsi in acqua, si tufferà tra le onde lasciando sulla nave i pochi averi che aveva e annasperà sino a toccare esausto la riva opposta del mare. Approderà in un paese e vorrà chiamarlo casa, anche se di notte dorme inseme ad altri venti sventurati come lui in un piccolo appartamento con quattro stanze, avrà fame, ma sopravviverà mangiando solo di tanto in tanto, patirà l'arsura ed il freddo, ma non pregherà per morire: in fondo qui si è liberi. Questi sono uomini costretti a vivere come bestie feroci e fanno di tutto per sopravvivere, non hanno più dignità né onore, conoscono solo la fame e a quella rispondono. Dopo tanti anni e tante fatiche sono le undici e mezzo di sera, un marito guarda la moglie negli occhi, e il suo sguardo scende verso una gonna elasticizzata che cinge un pancione di otto mesi, sono al piano di sotto ma li sento di rado rientrare. Un revolver carico con la sicura sta sul comodino della camera da letto, un rumore di sirene si sente in lontananza, lui spegne la cicca di sigaretta, prende il cappotto ed apre la porta, la accosta piano per non far rumore. Voglio ricordarlo così: le spalle larghe, il cappotto di pelle che cinghie le scapole sporgenti, i jeans stirati a dovere, il passo svelto: un cane ricercato dalla notte, che lascia le tentazioni per la sua famiglia. Una volta mi ha raccontato una storia: un suo amico era qui in Italia da mesi, moglie e figli in Marocco e riusciva a lavorare solo saltuariamente, per due settimane , poi per tre mesi niente, poi l'estate tutta e di nuovo niente. Erano tre giorni che non mangiava e gli bussano alla porta. Apre il chiavistello e quello gli dice “ So' che sono tre giorni che non mangi, prendi queste e non avrai più fame”, dice offrendogli tre pastiglie di benzedrina. L'uomo che stava narrando la storia si copre il volto, non conclude, troppo commosso. I figli a casa, e la speranza sono un dramma per questi uomini, prima di giudicare con moralismi ed altro credo che almeno una volta sia doveroso, per rispetto, trovarsi in una situazione del genere per poter capire davvero cosa si prova. Io sto sul quel balcone di un condominio in un' anonima periferia, ai margini della città. La porta del terrazzo da su un pianerottolo, a destra c'è la porta per il balcone a sinistra c'è un monolocale, ora sfitto, prima c'abitava Enzo, ed ora non c'è più. Prima c’era, adesso non c’è più. È rimasto solo il suo corpo, senza anima, il tempo perso sta volando via col pulviscolo e lo sporco, la coca no, la coca resta lì, ferma, lapide commemorativa del corpo che ha conquistato. Enzo aveva 23 anni, e come tanti altri giovani, all’inizio ha iniziato a farsi per reggere i ritmi richiesti dall'ospedale, perché i medici anziani del reparto possono gestire come vogliono quei 50 studenti che devono imparare tutto da loro, e così li trattavano come bestie da macellare, li fanno andare in giro come pazzi isterici dietro tutto, perché solo così ci si prepara a quell’inferno in terra che è il pronto soccorso: tagli da ricucire, gambe rotte, ferite da tamponamento, vecchi che hanno mangiato troppo e fanno un'indigestione letale e giovani che si fanno di chetamina per andare contromano con l’amico dietro senza casco e finiscono a schiantarsi contro un palo, tutto ciò non fa salire più l'adrenalina,dopo un certo punto. La soluzione di vite portate al macello in nuove forme d'amore. No, niente forme d'amore, niente amore per me e per te Enzo. Parlo delle mie disavventure, caro Enzo, ma di fronte alla tua porta è come stare di fronte alla mia lapide. Caffè, notti insonni e studi disperatissimi, forse arriverò un giorno a parlare di te in un salotto con distinti signori, e tu avresti fatto lo stesso se fossi morto io e sopravvissuto tu. Ci rivedremo un giorno, fratello mio.
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Negli abiti da sposo, porcellane pregiate e auto d'epoca
I decori degli agrumi sono il nostro obiettivo: quando hai raccolto i fiori del tuo mercato locale e hai bisogno di più trame, più dimensioni e più tocchi di colore con cui giocare, non c'è niente di più facile che imballare una cassa di frutta locale per riempire il tavolo. Questa ispirazione per il matrimonio piena di mandarini dal Portogallo è una svolta piccante sullo stile di matrimonio vintage.

I nostri sposi che sfrecciano in giro con le loro iconiche auto si distinguono contro i brillanti colori arancione e blu grazie al loro stile unico (e alla splendida fotografia di Edgar Dias). Dei due abiti boho, l'abito da sposa con spalle scoperte della sposa ha i nostri cuori: caratterizzato da maniche delicate con dettagli a pois svizzeri, questo moderno abito da sposa è fresco come la sua torta nuziale al mandarino.
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‼️Speciale PORTOGALLO 2022‼️ 🚌 Per gli amanti dei programmi “senza pensieri” offriamo TOUR IN PULLMAN a partenze garantite che includono visite guidate dei suoi luoghi/musei più iconici con guida/accompagnatrice parlante italiano, pranzi/cene con piatti della cucina tipica portoghese inclusi. ➡️ http://cocktailviaggi.it/portogallo/tour-in-pullman-estate.cfm 𝐍𝐎𝐕𝐈𝐓𝐀̀ 𝟐𝟎𝟐𝟐: 𝐭𝐨𝐮𝐫 𝐞𝐬𝐜𝐥𝐮𝐬𝐢𝐯𝐨 𝐌𝐚𝐝𝐞𝐢𝐫𝐚 𝐞 𝐋𝐢𝐬𝐛𝐨𝐧𝐚 per visitare i meravigliosi paesaggi che questa isola offre e un mordi e fuggi nella capitale portoghese.. ➡️ http://cocktailviaggi.it/portogallo/tour-in-pullman-estate/madeira-e-lisbona.cfm 🚙 Per chi vuole viaggiare in libertà, una vasta proposta di TOUR IN AUTO di diversa durata (da 8 a 11 giorni) sia nel Portogallo continentale che in quello insulare con agli arcipelaghi di Madeira e le Azzorre. ➡️ http://cocktailviaggi.it/portogallo/tour-in-auto.cfm 🚲🚶♀️🚶Novità 2022 per gli appassionati dei viaggi a “chilometro zero”: due TOUR IN BICICLETTA nelle zone più classiche del Portogallo, da Porto a Lisbona e in Algarve e un TOUR A PIEDI nella splendida isola di Madeira. ➡️ http://cocktailviaggi.it/portogallo/tour-in-bici.cfm ➡️ http://cocktailviaggi.it/portogallo/tour-a-piedi.cfm ❤ Non ci siamo dimenticati dei novelli sposi con due tour studiati a posta per il loro VIAGGIO DI NOZZE: il tour Romantico Portogallo e Romantica Madeira. Due itinerari da fare con auto a noleggio ma impreziositi da diverse “esperienze” come il trasferimento in limousine con spumante a bordo, cene romantiche, trattamenti spa e visite con guide ai principali siti. La sistemazione è prevista in strutture di charme o di lusso. ➡️ http://cocktailviaggi.it/tipologie/viaggi-di-nozze.cfm?destsel=Portogallo https://www.instagram.com/p/CaFwQRMKt_r/?utm_medium=tumblr
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Matera al primo posto nella classifica Booking dei luoghi più accoglienti al mondo nel 2022
Attingendo a oltre 232 milioni di recensioni verificate di viaggiatori reali, Booking.com, la principale piattaforma di viaggi digitali, annuncia oggi i vincitori dei suoi decimi Traveller Review Awards, tra cui i luoghi più accoglienti al mondo nel 2022, e al primo posto figura Matera, la Città dei Sassi.
Comprendendo tanto celebri meraviglie architettoniche quanto bellezze naturali incontaminate, le destinazioni più accoglienti nel 2022 offrono esperienze di viaggio memorabili in ogni angolo del globo. Ha fatto da sfondo a film di successo, e le sue abitazioni scavate nella roccia ne hanno fatto un sito Patrimonio Mondiale dell'UNESCO: Matera, questa meraviglia dell'Italia meridionale, è in cima alla lista delle città più accoglienti del mondo nel 2022.
La classifica 2022 include anche due luoghi precedentemente riconosciuti nel 2020: la città di Taitung a Taiwan e Monte Verde in Brasile.
Le città più accoglienti al mondo nel 2022 a livello globale
Matera, Italia
Bled, Slovenia
Taitung, Taiwan
Nauplia/Nafplio, Grecia
Toledo, Spagna
Monte Verde, Brasile
Bruges, Belgio
Nusa Lembongan, Indonesia
Ponta Delgada (Azzorre), Portogallo
Hoi An, Vietnam
Un totale di 1.261.273 fornitori di alloggi, punti di noleggio auto e fornitori di taxi prepagati in 220 Paesi e territori in tutto il mondo sono stati premiati con un Traveller Review Award 2022, di cui oltre 160 mila in Italia. Se si parla di alloggi, l'Italia è in testa alla classifica con il maggior numero di strutture premiate con un award nel 2022 (162.272), seguita da Spagna (93.130), Francia (89.186), Croazia (58.630), Germania (69.702), Russia (59.661), Regno Unito (53.623), Brasile (46.928), Stati Uniti (43.417) e Australia (18.663) che completano la top ten.
Per approfondire: https://news.booking.com/it/bookingcom-rivela-i-vincitori-dei-traveller-review-awards-2022-matera-e-al-primo-posto-dei-luoghi-piu-accoglienti-al-mondo/
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(Scroll down for the English version)
Riassunto dell’itinerario in breve: 5 giorni
Volo: Milano Orio al Serio / Porto
Porto – Fatima – Lisbona (giorno 1)
Lisbona: MATTINA: Giardini Amalia Rodríguez – Parco Edoardo VII – Av. de Liberdade – Praca Rossio – Elevador de Santa Justa – Bairro Alto, Baixa, Praca do Commercio; POMERIGGIO Praca do Martim Moniz – Miradouro de Nossa Senhora do Monte – Castelo de Sao Jorge – Alfama – Chiesa di Santa Engracia – SERA: Bairro Alto (giorno 2)
Lisbona: MATTINA: Ponte del 25 Aprile, Monumento alle Scoperte, Torre di Belem; POMERIGGIO: Parco delle Nazioni, Acquario Oceanografico di Lisbona – SERA: Barrio Alto (giorno 3)
Lisbona – Cabo da Roca – Nazarè – Porto (giorno 4)
Porto: giro in sightseen bus per il poco tempo a disposizione e rientro a Bergamo (giorno 5)
Nella primavera dell’anno scorso, prima di iniziare a scrivere questo blog, ho fatto un viaggio molto bello, ormai reso classico dai voli Ryanair; la destinazione di cui molti amici mi hanno parlato bene è infatti Porto; Non ero mai stato in Portogallo, ma, prima di prenotare ho deciso di non fermarmi solo in questa città come meta ma di girare un po’.
eccovi quindi il mio itinerario Porto – Lisbona – Porto di 5 giorni.
Eh si, se avete qualche giorno perché limitarsi ad una città piccola come Oporto quando potete con 10 euro al giorno noleggiare un Auto e muovervi un pochino lungo il Portogallo?
Atterriamo al mattino a Porto, ma la nostra destinazione principale per i primi giorni è Lisbona, quindi dopo aver sbrigato tutte le pratiche del noleggio auto imbocchiamo l’autostrada E1 verso sud; in realtà l’obiettivo è di arrivare a Lisbona entro le 18:00 facendo una tappa lungo il percorso, visto che l’autostrada passa per Fatima; facciamo quindi la prima tappa per visitare il Santuario costruito sul luogo dove nel 1917 i pastorelli portoghesi Lucia, Jacinta e Francisco iniziarono a vedere la Madonna.
Siamo fortunati, la giornata è bella e il santuario non è preso d’assalto, c’è molta gente ma è vivibile, facciamo un giro nella chiesa, e nella grande piazza e accendiamo un cero; questo luogo così mistico, va visitato di sicuro se siete in zona e rimarrete colpiti dall’aura di misticismo e fede di cui è intriso.
Ci rimettiamo in strada direzione Lisbona che raggiungiamo anche prima del previsto . Calcolate che la distanza Porto – Lisbona è di 320 km più o meno quindi non vi ci vuole molto. A Lisbona, ho trovato un appartamento molto carino in un quartiere tranquillo appena fuori dal centro, con garage, dove poter lasciare l’auto per un paio di notti; a Lisbona non vi serve, dato che la rete metropolitana e di trasporti pubblici è molto efficiente.
L’appartamento è stata un ottima soluzione – economico, bello, ben arredato e in ottima posizione: qui il link dell’appartemento su booking.com http://www.booking.com/Share-i5KfqN
Usciamo a fare un giro per il centro dirigendoci nella zona di Baixa per cenare e fare due passi e rientriamo prima di mezzanotte in metrò.
GIORNO 2:
All’indomani facciamo colazione in appartamento avendo fatto un po’ di spesa in un supermercato sotto casa e ci incamminiamo verso il centro passando per i Giardini di Amalia Rodríguez con il suo punto panoramico (dovete tenere conto che Lisbona è una citta che si trova su varie colline ed è quindi tutto un saliscendi anche molto ripido, ma è anche ricca appunto di miradori, delle terrazze panoramiche, da cui godere di una vista della città circostante dall’alto).
Continuiamo la camminata attraverso Parco Edoardo VII e Avenida de Liberdade (la via dello shopping e delle boutique di lusso), ci incantiamo a guardare alcuni tram caratteristici di questa città che si inerpicano su per le ripide salite della città, passiamo per alcune piazze fino all’Elevador de Santa Justa che altro non è che un ascensore in ferro del 1900 con terrazza panoramica che serviva ad unire la parte bassa a quella alta del Bairro Alto. Giriamo su e giù per queste caratteristiche viuzze del centro senza una meta ben precisa, e attenzione, non perché non sappiamo dove andare, ma, proprio perché Lisbona per certi versi va proprio visitata così, perdendosi e girando a casa tra le sue vie. Riscendiamo dalle viuzze del Bairro dove abbiamo già deciso di passare la serata in quanto è in queste vie che si svolge l’animata vita notturna di questa città, e ci ritroviamo nella grande Praça do Commercio. Qui in zona mangiamo un panino prima di dirigerci in Praça do Martin Moniz perché da qui c’è la partenza del tram 🚋 storico 28 che si inerpica su per i colli della città antica . Arrivati alla partenza però ho due problemi, il primo è che c’è una folla di turisti allucinante e quindi già immagino che sul tram si starà come le sardine e difficilmente si potrà godere di una bella vista; il secondo problema è invece la mia caviglia che inizia a dolorare (mi hanno levato il gesso in seguito ad una frattura circa due settimane prima, e quindi dopo i km di questa mattina zoppico) . Trovo subito però la soluzione a me più congeniale, sul marciapiede opposto una ragazza di fianco al suo tuc tuc mi guarda e mi sorride come avesse già capito cosa stavo pensando. Mi fa segno di raggiungerla e dopo una breve contrattazione ci offre un giro di 2 ore e mezza con lei come guida del tuc tuc e guida turistica e con un itinerario di diverse tappe su per i colli della città antica, seguendo in parte lo stesso percorso del tram 28. Inoltre ci avvisa che nel percorso farà diverse tappe dove possiamo smontare a fare delle foto o visitare il luogo. Sarebbero 70 euro a gruppo, noi siamo in due e riusciamo a scendere il prezzo a 50 euro. Vista la bella giornata calda, e la mia caviglia dolorante devo dire con il senno di poi che questi sono stati i 25 euro (la mia quota) meglio spesi della mia vita; montiamo e viaaaa si parte. Gabriela è una ragazza molto spigliata alla guida e con un ottima conoscenza della storia e delle curiosità della città e quindi ci allieta nel percorso con cenni storici e aneddoti. Nel giro saliamo verso il Castelo de Sao Jorge e facciamo una tappa al Miraduro de Nossa Senhora do Monte punto più alto della città (devo dire che Senza tuc tuc visto quanto è ripida la salita, non ci saremmo mai arrivati). Gabriela, ci offre una limonata fresca prima di ripartire passando per la Chiesa di Santa Engracia (che i portoghesi chiamano la loro S.Pietro, vista la somiglianza con la chiesa vaticana) e scendendo verso il quartiere di Alfama . Facciamo qualche altra tappa prima di ritornare al punto di partenza. Alla fine ci abbiamo messo tre ore, ma abbiamo visto un sacco di cose, col minimo sforzo (la mia caviglia ringrazia😜) e alla fine lasciamo pure una mancia a Gabriela.
Rientriamo per una doccia e un riposino in appartamento e usciamo sul tardi per cenare e vivere un po’ di vita notturna di questa città. Andiamo quindi nelle stradine del Barrio Alto, piene di pub, bar, birrerie e piene di gente che si diverte. Ceniamo in un piccolo ristorante di tapas e ci beviamo un paio di birre in alcuni rumorosissimi locali. Devo dire che la vita notturna di Lisbona, è molto movimentata e divertente.
GIORNO 3:
Ci svegliamo l’indomani con calma, e con il metrò scendiamo verso piazza del commercio da dove prenderemo un trenino verso la zona di Belem.
Scesi dal trenino, camminiamo lungo il Tago, da qui si gode di una vista stupenda sul Ponte del 25 Abril uno dei luoghi più famosi di Lisbona ed è un ponte che ricorda il Golden Gate Bridge di San Francisco. Continuando la passeggiata verso la famosa Torre de Belem passando per il monumento alle Scoperte . Pranziamo in uno dei tanti ristorantini con tavoli all’aperto, con il tempo per essere aprile siamo fortunatissimi, sole e caldo.
il pomeriggio dovremo spostarci a qc km da qua dall’altra parte della città al Parco delle Nazioni, zona dell’Expo Universale del 1998, e definita la zona più futuristica della città. Qui facciamo visita al famoso Oceanario, davvero molto bello.
siamo soddisfatti, abbiamo visto la città in lungo e in largo, e devo dire che Lisbona è una di quelle mete che non mi sono mai venute in mente prima, ma che da oggi è per me una delle capitali più belle d’Europa. Quindi quando pensate a cosa visitare e vi viene in mente Parigi, Londra, Berlino, pensateci meglio perchè Lisbona è molto molto meglio (per quanto anche le altre città siano belle) ed è anche molto più economica.
GIORNO 4:
La mattina salutiamo il padrone di casa a cui abbiamo riconsegnato le chiavi, e risaliamo sulla nostro Fiat Punto a noleggio; guardando la cartina ho deciso che per oggi invece di rientrare lungo l’autostrada fatta all’andata, di fare una variante lungo oceano e di fare due tappe, la prima a Cabo Da Roca e la seconda a Nazarè prima di arrivare a Porto meta del nostro ultimo giorno prima di rientrare a casa.
Cabo da Roca: è il punto più occidentale del continente Europeo, ed altro non è che una stupenda scogliera a picco sull’Oceano Atlantico, che nulla ha da invidiare alle Cliffs of Mohar irlandesi. Mentre sto facendo alcune foto, sento qualcuno che mi chiama, e non posso fare a meno che pensare che il mondo è proprio piccolo: incontro infatti qui per caso alcuni miei compaesani; quattro chiacchiere e poi via di nuovo verso Nazarèdove abbiamo letto se il mare è mosso si possono vedere le onde più alte del Mondo. Facciamo tappa alla praja do Northe, la giornata è stupenda, la spiaggia bellissima, ma mai visto il mare così calmo in vita mia, quindi niente onde, ma comunque un panino in spiaggia per pranzo ci stà.
ci rimettiamo in marcia e raggiungiamo il nostro hotel a Porto verso le 17:00. Lasciamo le nostre cose e facciamo subito un giro in centro.
Porto è una città piccolina, famosa soprattutto per le sue cantine di vino e con un centro storico davvero affascinante: il quartiere Ribeira è appunto la zona centrale ricca di antiche case, strette vie acciotolate e numerosissimi ristoranti e bar.
Le numerose cantine di Vino, dall’altra parte del fiume, dove si produce il Porto appunto.
Mangiamo in un ristorante lungo il fiume, e assaggiamo alcuni vini locali tra cui il Porto che tra un bicchiere e l’altro si fa notte. L’indomani, non abbiamo molte ore, nel pomeriggio dobbiamo tornare in aeroporto, quindi anche a causa della mia solita caviglia, decido per la prima volta in vita mia di prendere uno di quegli autobus turistici aperti sopra che fanno tutto il giro della città. Riusciamo così a vedere Porto stando comodi, prima di rientrare, e devo dire che sono sempre più convinto di aver scelto il giro giusto, Lisbona da visitare con calma e bellissima, e Porto per quanto molto carina non merita più di un paio di giorni al massimo.

Questo il mio primo approcio con il Portogallo, ma devo dire che mi ha piacevolmente stupito, per la sua bellezza, per la gente, per la vita, tanto che ho deciso di tornarci quest’estate per fare un po’ di mare nella zona Sud, in Algarve.
e voi ? siete mai stati in Portogallo? che ne pensate?
Summary of the itinerary in brief: 5 days
Flight: Milan Orio al Serio / Porto Port – Fatima – Lisbon (day 1)
Lisbon: MORNING: Amalia Rodríguez Gardens – Eduardo VII Park – Av. De Liberdade – Praca Rossio – Elevador de Santa Justa – Bairro Alto, Baixa, Praca do Commercio; AFTERNOON Praca do Martim Moniz – Miradouro de Nossa Senhora do Monte – Castelo de Sao Jorge – Alfama – Church of Santa Engracia – EVENING: Bairro Alto (day 2)
Lisbon: MORNING: 25th April Bridge, Monument to the Discoveries, Belem Tower; AFTERNOON: Nations Park, Oceanographic Aquarium of Lisbon – EVENING: Barrio Alto (day 3)
Lisbon – Cabo da Roca – Nazarè – Porto (day 4)
Porto: tour in sightseen bus for the short time available and return to Bergamo (day 5)
In the spring of last year, before starting to write this blog, I had a very nice trip, in fact, the destination of which many friends have spoken to me very well is Porto; I had never been to Portugal, but, before booking, I’ve decided not to stop only in this city as a destination but to go around a little bit.
so here is my itinerary Porto – Lisbon – Port of 5 days.
Oh yes, if you have a few days why limit yourself to a small city like Porto when you can rent a car with 10 Euro /day and move a little along Portugal?
We land in the morning in Porto, but our main destination for the first days is Lisbon, so after hurrying all the car rental practices we take the E1 highwayto the south; in reality the goal is to arrive in Lisbon by 18:00, making a stop along the way, as the highway passes through Fatima; there we make the first stop to visit the Sanctuary built on the place where in 1917 the Portuguese shepherds Lucia, Jacinta and Francisco began to see the Madonna.
We are lucky, the day is beautiful and the sanctuary is not crowded, we walk around the church, and in the large square and light a candle; this place so mystical, should be visited for sure if you are in the area and you will be struck by the aura of mysticism and faith that is soaked.
We get back on the road towards Lisbon that we reach even earlier than expected.
The apartment was a great solution – cheap, nice, well furnished and in a great location: here the link of the apartment on booking.com http://www.booking.com/Share-i5KfqN
We go out for a walk around the center heading into the Baixa area for dinner and take a walk and return before midnight in the subway.
DAY 2:
The next day we have breakfast in the apartment having done a little ‘shopping in a supermarket under the house and we walk towards the center through the Amalia Rodríguez’s garden with its vantage point (you have to keep in mind that Lisbon is a city that is on various hills and is therefore all a steep up and down, but it is also rich of the so called miradori, the panoramic terraces, from which to enjoy a view of the surrounding city from above).
We continue the walk through Edoardo VII Park and Avenida de Liberdade (the shopping street and luxury boutiques), we are enchanted to watch some characteristic trams of this city that climb up the steep hills of the city, we pass through some squares until ‘Elevador de Santa Justa which is nothing more than a 1900 iron elevator with a panoramic terrace that served to connect the lower part to the high one of the Bairro Alto. We turn up and down these characteristic alleys of the center without a precise goal, and attention, not because we do not know where to go, but, just because Lisbon in some ways goes so well visited, getting lost and wandering through its streets. We descend from the alleys of Bairro where we have already decided to spend the evening as it is in these streets that takes place the animated nightlife of this city, and we find ourselves in the great Praça do Commercio. Here in the area we eat a sandwich before heading to Praça do Martin Moniz because from here there is the departure of the historic tram 28 which climbs up the hills of the ancient city. Arrived at the start but I have two problems, the first is that there is a crowd of tourists waiting to climb in the tram, and so I already imagine that on the tram will be like the sardines and you can hardly enjoy a nice view; the second problem is instead my ankle that starts to ache (I have removed the plaster after a fracture about two weeks before). But now I find the solution most congenial to me, on the sidewalk opposite a girl next to her motorcycle tuc tuc looks at me and smiles as she already understood what I was thinking. She beckons me to join her and after a short bargaining she offers us a two and a half hour tour with her as a guide to the tuc tuc and tour guide and with an itinerary of different stages on the hills of the ancient city, following in part the same path of the tram 28. It also warns us that in the path will make several stops where we can take off photos or visit the place. It would be 70 euros per group, we are two and we can get down to 50 euros. Given the beautiful hot day, and my ankle ache I must say with hindsight that these were the 25 euros (my share) better spent my life;
Gabriela is a very sensible girl with an excellent knowledge of the history and the curiosities of the city and therefore she gladdens us on the path with historical notes and anecdotes. In the ride we climb to the Castelo de Sao Jorge and make a stop at the Miraduro de Nossa Senhora do Monte highest point of the city (I have to say that Without tuc tuc, seen how steep the climb, we would never have arrived there). Gabriela, offers us a fresh lemonade before leaving again through the Church of Santa Engracia (which the Portuguese call their St. Peter, given the similarity with the Vatican church) and descending towards the Alfama district . We make a few more stops before returning to the starting point. In the end it took us three hours, but we saw a lot of things, with the least effort (my ankle thanks) and at the end we leave a tip to Gabriela
We return for a shower and a nap in the apartment and go out late to have dinner and live a bit ‘of nightlife in this city. So we go in the streets of the Barrio Alto, full of pubs, bars, pubs and full of people having fun. We have dinner in a small tapas restaurant and drink a couple of beers in some very noisy places. I must say that Lisbon’s nightlife is very lively and fun.
DAY 3:
The day after we reach with the subway the Commecio square from where we will take a train to the Belem.
Once out of the train, we walk along the Tagus, from here you can enjoy a wonderful view of the 25th April Bridge one of the most famous places in Lisbon and is a bridge that recalls the Golden Gate Bridge in San Francisco. Continuing the walk to the famous Belem’s Tower passing the Monument to the Discoveries. Lunch in one of the many restaurants with outdoor tables, with the time to be April we are lucky, sun and heat.
In the afternoon we will have to move from here on the other side of the city to the Park of Nations, area of the Universal Expo of 1998, and defined the most futuristic area of the city. Here we visit the famous Oceanarium, very beautiful, worht a visit.
We are satisfied, we have seen the city far and wide, and I must say that Lisbon is one of those destinations that I have never thought of before, but that today is one of the most beautiful capitals in Europe for me. So when you think about what to visit and you can think of Paris, London, Berlin, think better because Lisbon is much much better (although the other cities are beautiful) and it is also much cheaper ..
DAY 4:
In the morning we say goodbye to the landlord to whom we have handed the keys back, and we go back to our rented Fiat Punto; looking at the map I decided that for today instead of returning along the same highway of the first day, to make a long ocean variant and to make two stops, the first in Cabo Da Roca and the second in Nazarè before arriving in Porto our last day before returning home.
Cabo da Roca is the westernmost point of the European continent, and is nothing more than a beautiful cliff overlooking the Atlantic Ocean, which has nothing to envy to the Irish Cliffs of Mohar. While I’m taking some pictures, I hear someone calling me, and I can not help but think that the world is really small: in fact I meet some of my fellow citizens here; a chat and then off again to Nazarè where we read if the sea is rough we can see the highest waves in the world. We stop at the praja do Northe, the day is beautiful, the beautiful beach, but never seen the sea so calm in my life, so no waves.
we get going again and we reach our hotel in Porto around 17:00. We leave our belongings and immediately take a ride downtown.
Porto is a small town, famous above all for its wine cellars and with a really fascinating historical center: the Ribeira district is precisely the central area full of ancient houses, narrow cobbled streets and numerous restaurants and bars.
The numerous wine cellars, on the other side of the river, where the Port is produced.
We eat in a restaurant along the river, and taste some local wines including the Port that night falls between one glass and another. The next day, we do not have many hours, in the afternoon we have to go back to the airport, so also because of my usual ankle ache, I decide for the first time in my life to take one of those tourist sightseen buses all the way around the city. So we can see Porto being comfortable, before returning, and I must say that I am more and more convinced that I have chosen the right round, Lisbon to visit calmly and beautiful, and Porto, however pretty, does not deserve more than a couple of days maximum.
This is my first approach to Portugal, but I must say that I was pleasantly surprised, for its beauty, for people, for life, so much so that I decided to come back this summer to do a little ‘sea in the South , in the Algarve.
and you ? have you ever been to Portugal? what do you think?
Porto – Lisbona, 5 days for a small Spring’s adventure (Scroll down for the English version) Riassunto dell'itinerario in breve: 5 giorni Volo: Milano Orio al Serio / Porto…
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MOITA navigando sul fiume su una barca del 1900, il varino "O Boa Viagem"
MOITA navigando sul fiume su una #barca del 1900, il varino "O Boa Viagem". #portogallo
Lo dico sempre che il Portogallo non è solo Lisbona, Porto o l’Algarve. Spesso si possono fare pochi chilometri, o solo attraversare un fiume, per scoprire un gioiello e vivere un’esperienza indimenticabile. Oggi voglio invitarvi a salire a bordo con me su un’antica imbarcazione del Tago (Tejo in portoghese, il fiume che bagna Lisbona) del 1900. Vi ho già consigliato in passato le località…

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Una rivoluzione può iniziare con una canzone. Il 25 aprile 1974, venti minuti dopo la mezzanotte, Teodomiro Leite de Vasconcelos trasmette su Radio Renascença Grândola Vila Morena di José Alfonso. Il Movimento delle forze armate, costituito da militari progressisti, s’impadronisce dei punti strategici, chiede ai portoghesi di rimanere a casa e ripete per ben dieci volte l’invito. Il popolo, tuttavia, non ne vuol sapere: quello che doveva essere un semplice colpo di stato per metter fine a una guerra coloniale dispendiosa (40% delle spese statali) e priva di speranze di vittoria, diventa una rivoluzione travolgente.
La più longeva dittatura fascista durò 48 anni. Nei tredici anni di conflitto nelle colonie non risparmiò torture e bombardamenti con il napalm sulle popolazioni locali. Infine crollò miseramente, senza resistenza, mentre il popolo si riversava nelle strade: la gente si abbracciava, si baciava, piangeva di gioia, ricopriva di garofani rossi e bianchi i soldati offrendogli pane e zuppa calda. I prigionieri politici vennero liberati, i lavoratori delle banche si organizzarono per evitare le fughe di capitale. A Lisbona, nella prima settimana dopo il 25 aprile sono occupate tra le 1.500 e le 2.000 case popolari e il 1° maggio è festeggiato con un’imponente manifestazione di mezzo milione di persone. Nelle fabbriche si creano le commissioni dei lavoratori che epurano gli elementi fascisti, organizzano scioperi rivendicativi e presidiano gli impianti affinché non vengano asportati i macchinari. Più in là cominciarono a esercitare perfino forme di controllo operaio sulla produzione. Nei quartieri nascono le commissioni degli abitanti che gestiscono occupazioni, asili nido e centri polifunzionali in cui vengono erogati mutualisticamente servizi di ogni tipo. In molti casi si riuniscono tribunali popolari garanti dell’equità delle azioni di esproprio. Infine sorgono le commissioni dei soldati con cariche elettive e revocabili, come in tutti gli altri casi. Si tratta di una ramificata trama sociale di organismi autonomi dai partiti e dal Sindacato che ricordano i soviet russi del 1905 e del 1917, i consigli italiani del 1919-20 e quelli cileni del 1972-73. È un potere parallelo che pratica la democrazia di base e compete con quello dello stato per 19 mesi, cioè fino al colpo di stato del 25 novembre 1975 in seguito al quale la situazione politica portoghese è ricondotta sui binari della democrazia parlamentare.
«Nonostante ci fossero le navi statunitensi davanti alla costa, nessuno aveva paura» ricorda Rigel Polani che arrivò a Lisbona con una Citroën Mehari e quattro amici durante il veraõ quente, l’estate calda del 1975, cioè il periodo di massima conflittualità sociale. «Le manifestazioni spesso non avevano un palco per gli interventi. Si sfilava e si gridavano slogan come in uno spettacolo in cui si era attori e spettatori al tempo stesso. Non ricordo di aver mai visto la polizia. Erano tutti felici, tutti partecipi, tutti impegnati a costruire un mondo migliore. La società autogestita che sognavo si era materializzata di fronte ai miei occhi». Per le strade di Lisbona si sentiva parlare molto spesso italiano. Migliaia e migliaia di giovani militanti della sinistra rivoluzionaria partirono dall’Italia. Attraversarono la Francia e la Spagna in auto, in moto o in treno per raggiungere i confini occidentali dell’Europa: «Eravamo andati in Portogallo per veder sorgere un mondo nuovo» scrive Sandro Moiso in Riti di passaggio, ricordando il clima di gioiosa ubriacatura collettiva: «In quei giorni e in quegli anni non ci sentimmo mai stanchi.» Rigel fa una pausa, non è sicuro che io possa capire quell’esperienza senza averla vissuta: «Ti faccio un esempio. Una volta per strada incontriamo dei giovani come noi. Erano operai e ci invitano a partecipare a un’assemblea nella loro fabbrica. Si discusse di come gestire e sviluppare la produzione. Malgrado le difficoltà linguistiche non abbiamo mancato di percepire il loro spiccato senso di competenza e di praticità. Il popolo si era impossessato della propria vita. Decideva il proprio destino.»
In verità nella rivoluzione c’era anche un lato oscuro, o forse «imbarazzante»: il dramma delle decine di migliaia di retornados che affluivano dalle colonie con le varie dichiarazioni d’indipendenza. «I pieds noirs portoghesi – ricorda Moiso – scesero sul sentiero di guerra. Come figlioli prodighi infuriati tornavano a una terra che era loro estranea, non essendovi spesso neppure nati. Si temevano disordini come quelli già avvenuti al Nord. Davanti al palazzo di São Bento, sede del parlamento, ci ritrovammo in pochi con un reparto di soldati da una parte e centinaia di manifestanti ostili dall’altra. L’imbarazzo era per noi doppio, perché dall’altra parte vi era una folla di poveracci.» Erika Dellacasa al tempo aveva ventun anni. Nei mesi di aprile e maggio 1974 era stata inviata in Portogallo per conto del quotidiano genovese “Il Lavoro”: «C’era un’atmosfera di grande euforia che non si fermava mai. Le strade erano sempre affollate. C’erano grandi aspettative per il futuro, grande speranza di giustizia e grandissima voglia di libertà. Era una cosa così tangibile che era commovente. Non è che si parlasse molto, ci si abbracciava e ci si scambiavano grandi strette di mano. Non era raro che qualche uomo piangesse. La prima notte a Lisbona rimasi molto colpita da un gruppo di travestiti visibilmente ubriachi che cantavano e ballavano. Uno cadde per terra e fu aiutato a rialzarsi da un militare con grande gentilezza. Era una scena un po’ incongrua per come era conosciuto il Portogallo in quegli anni: represso e repressivo. Si sentiva aria di libertà, libertà di fare cose proibite o impensabili fino a pochi giorni prima.» Nel Portogallo fascista il 68% delle donne tra i 20 e i 54 anni erano casalinghe e non avevano il permesso di espatriare senza il consenso del marito che aveva anche diritto ad aprire la loro corrispondenza. Come avviene spesso durante le rivoluzioni, il crollo dei vecchi assetti di potere comportò l’esplosione del protagonismo femminile. Dopo il 25 aprile vennero fondate varie organizzazioni femministe e le donne si trovarono in prima file nelle occupazioni, nei picchetti e nelle lotte contro il carovita.
Con il colpo di stato del 25 aprile, Azione nazional-popolare, il partito unico al potere, fu sciolto; Marcelo Caetano, ultimo presidente del consiglio dell’Estado Novo fascista è arrestato ed esiliato in Brasile; la polizia segreta Pide/Dgs si smembra non prima di aver lasciato a terra quattro persone che manifestavano davanti alla sua sede in rua de António Maria Cardoso 22. Nel fronte degli oppositori, il Partito socialista fino al 1974 era stato poco più che un circolo di esuli intellettuali e lo stesso dicasi per i liberali del Partito popolare democratico che si faceva passare per socialdemocratico (denominazione che assumerà nel 1976 nonostante la collocazione di centrodestra). Diversa era la situazione del Partito comunista portoghese, temprato da quasi mezzo secolo di clandestinità, con ben tremila militanti sotto la dittatura e un forte radicamento nelle fabbriche e nelle campagne. Infine nella rivoluzione portoghese furono presenti una settantina di gruppi di estrema sinistra che coprivano tutto lo spettro delle posizioni eterodosse, dal guevarismo al trotskismo passando per varie sfumature di maoismo. Pur nella loro tipica frammentazione queste formazioni arrivarono a mettere insieme complessivamente una forza militante di tremila persone con impiantamenti maggioritari nelle università e seguiti non trascurabili in molte situazioni lavorative. A differenza del Partito comunista, filosovietico, che, in osservanza degli accordi di Yalta e Potsdam, spingeva per un compromesso tra capitale e lavoro all’interno di una cornice democratico-parlamentare, l’estrema sinistra si preparava a una seconda fase della rivoluzione. Questa avrebbe dovuto comportare lo scioglimento dell’Assemblea costituente votata il 25 aprile 1975, l’abolizione del capitalismo e il passaggio al potere popolare costituito da organismi autonomi di base quali erano le commissioni dei lavoratori, degli abitanti e dei soldati. Socialisti e comunisti si scagliarono contro l’ondata di scioperi “anarchici” che si svilupparono nel 1974-75 e un ministro del Pcp arrivò perfino a dirigere una manifestazione “contro lo sciopero per lo sciopero” alludendo alla presenza di elementi fascisti tra le fila dei lavoratori.
La forte effervescenza sociale e il dualismo di potere che attraversava la società portoghese fu alla base dell’instabilità dei sei governi provvisori che si succedettero alla guida del paese, delle spaccature tra socialisti e comunisti, e dei conflitti tra moderati e rivoluzionari all’interno del Movimento delle forze armate. Nonostante la forza, il radicamento e la pervasività degli organismi di contropotere che si ramificarono anche nello stesso esercito, non vi fu un sufficiente coordinamento nazionale capace di resistere al golpe controrivoluzionario del generale António Ramalho Eanes. I comunisti che con il V governo provvisorio di Vasco Gonçaves avevano accettato l’appoggio dell’estrema sinistra si rifiutarono di reagire, mentre i militari dell’ala rivoluzionaria dell’esercito, impersonata dalla figura istrionica di Otelo Saraiva de Carvalho, furono arrestati in massa. Secondo la storica Raquel Varela, «la relazione di forza tra classi sociali nella rivoluzione (connotata dalla potenza dei settori operai e dall’indebolimento politico e militare della borghesia portoghese) poneva le condizioni per uno sciopero generale… con carattere insurrezionale. Tuttavia le commissioni dei lavoratori che dirigevano questi scioperi non furono mai unificate in un organismo nazionale a differenza del Sindacato, in maggioranza diretto da elementi filo-Pcp e dunque contrari agli scioperi.»1 Oltre alla riluttanza a mettere in discussione gli assetti postbellici tra Occidente capitalista e Oriente realsocialista, la direzione del Pcp era infatti scettica rispetto alla possibilità di vittoria del potere popolare perché a suo giudizio in Portogallo era predominante il peso delle classi medie e della piccola proprietà.
La potenza della precedente spinta rivoluzionaria obbligò tuttavia la borghesia ad accettare molte nazionalizzazioni per contenere il conflitto sociale e salvare lo stato capitalista della critica congiuntura economica successiva allo shock petrolifero. Anche sul versante dei redditi il rapporto tra quelli provenienti dal lavoro (salari e prestazioni sociali) e quelli provenienti dal capitale (interessi, profitti e rendite) passò dal 50 per cento del pil per ognuna di queste voci nel 1973, a un rapporto del 70 e 30 per cento nel 1975.2 Vennero creati inoltre gli istituti di previdenza, assistenza, invalidità, maternità, abitazione sociale e sussidio di disoccupazione. Si realizzò in questo modo un “compromesso socialdemocratico” che sarà formalizzato nella Costituzione del 1976 nella quale si stabilì l’irrevocabilità delle nazionalizzazioni, la gratuità del servizio sanitario nazionale, l’obiettivo della socializzazione dei mezzi di produzione, il rifiuto del colonialismo e dell’imperialismo, il diritto di resistenza. Alcuni di questi elementi saranno modificati nel corso di successive revisioni costituzionali, ma ancora oggi nel preambolo della legge fondamentale portoghese si legge che è volontà del popolo «aprire il cammino verso una società socialista».
In un documentario girato a Lisbona nei giorni della rivoluzione, il regista brasiliano Glauber Rocha intervista un uomo in mezzo a una moltitudine di persone nella piazza del Rossio:
«Lei, Signore, è operaio di che tipo d’industria?» «Edilizia civile.» «Cosa pensa di ciò che sta accadendo in Portogallo?» «È stata una cosa meravigliosa!» «Lei sperava tutto questo o è stata una sorpresa?» «Speravo questo da molto tempo e solo ora è accaduto.»3
Se visitate Lisbona potete usare come guida per le vostre esplorazioni 25 de abril – Roteiro da revolução.4 È un volume ricco di foto, luoghi e testimonianze che vi immergeranno nel mare degli eventi e dei sentimenti di quei giorni. Poi andate su uno dei tipici belvedere che sorgono sulle colline della città. Al tramonto stringete gli occhi, sforzatevi d’ignorare i turisti, concentratevi solo sulle grida dei gabbiani e sul cielo infinito, striato dai colori caldi del giorno che finisce. Oggi, nel triste inferno neoliberista dell’Unione europea, noi siamo come l’operaio di Rossio prima del 25 aprile. Lo studio e l’azione quotidiana devono nutrire la nostra speranza.
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