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PRIMA PAGINA Avvenire di Oggi giovedì, 12 settembre 2024
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Nella prossima Manovra Economica potrebbe rientrare anche un emendamento che pre...
Nella prossima Manovra Economica potrebbe rientrare anche un emendamento che pre…
Nella prossima Manovra Economica potrebbe rientrare anche un emendamento che prevede un assegno fino a 450 euro all’anno per chi ha animali domestici. Questo il testo della modifica (firmato dalla parlamentare di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla) è stato sottoscritto da numerosi esponenti di tutti i partiti, ma la sua attuazione al momento resta difficile senza l’esame della legge di…
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Addio al bonus cultura per i 18enni, il governo destina i fondi ad altro...
Un emendamento della maggioranza alla Legge di Bilancio cancella il beneficio destinato ai 18enni. Un Bonus utile per cinema e teatro, per spettacoli live, per l’acquisto di libri, quotidiani, periodici, utile inoltre per accedere a mostre, musei, concerti. FdI, Lega e FI con l’abrogazione di questa misura (230 milioni di euro annui) cancellano il beneficio destinato ai diciottenni e dirottano la…
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happy bday @ italian constitution (promulgated on 27 dec 1947, effective since 1 jan 1948) you’re still such a seductive lady despite some flaws here and there and even though most of our politicians tend to disrespect you un giorno sì e l’altro pure. special mention to la XII e la XIII disposizione transitoria e finale you’re literally so so sexy keep up the good work xoxo
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Siamo al paradosso.. Nel nostro Paese abbiamo imprese che hanno ormai piu' della meta' della loro forza lavoro composta da immigrati ( ex irregolari); abbiamo imprese agricole che campano sulle spalle di una immigrazione completamente irregolare pagata 3-5 euro l'ora, quando va bene ; un'edilizia che senza questa gente sarebbe un ricordo come lo sono i dinosauri; grandi e piccoli proprietari immobiliari che affittano le loro case agli immigrati perche' rendono il doppio; ristoratori, pizzerie, alberghi e artigiani vari che senza quel tipo di manodopera non alzerebbero piu' le loro serrande; famiglie a cui servono domestici e badanti per curare le loro case e i loro anziani altrimenti sarebbe una catastrofe sociale ma poi, tutti insieme e tra scroscianti applausi, sono la base militante di un governo che ha come bandiera principale la cacciata degli stranieri dal sacro territorio italico, dando la colpa di "certe presenze indesiderate" ai partiti di sx. Un appoggio convinto e inossidabile. Dire paradosso lo trovo anche limitante. A me pare roba da alta psichiatria. Come e' da psichiatria una opposizione che non sa evidenziare certe condizioni di un popolo "chiagni e fotti", non sa usare l'arma del sarcasmo o non la vuole usare per non irritare il "buon patriota". Una come la Schlein non la sveglia nemmeno la tromba di Rin-tin-tin perche' non sa proprio di cosa parla e non conosce i trucchi del fare opposizione. Per esempio, il decreto flussi in approvazione. Cosa costa proporre un emendamento piccolo ma che puo' creare scompiglio? Visto che parliamo di manodopera da far venire in Italia richiesta dagli imprenditori, il documento principe dovrebbe essere il passaporto (o documento simile) e piu' di tutti, il visto d'ingresso. Sei entrato in Italia dopo la data di richiesta? Ok..Eri in Italia da prima o non hai un documento? Allora sei un clandestino! Niente regolarizzazione e il datore di lavoro multato per 10mila euro per non aver rispettato le norme di richiesta che vanno fatte solo per persone che arrivano dai loro Paesi di origine.... Ci vuole un genio per certe proposte come opposizione? Fa schifo vedere poi i fan di certe propagande barcollare come vecchi ubriachi e balbettare ma..ma..ma.. perche' sanno che il Paese andra' a catafascio senza certa manodopera? E dai, cavolo!! Svegliaa !!! @ilpianistasultetto
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Leonardo Cecchi
Vi ricordate che qualche anno fa quando facevamo la ricarica al telefono c'era una tassa-marchetta di 2 euro da pagare? Una delle tante in questo Paese corporativo e fatto di categorie che estorcono (sottolineo: estorcono) denari sulla base di privilegi e non di valore aggiunto.
La tolse Bersani, più che giustamente.
Ecco: in questi giorni Fratelli d'Italia ha provato a reintrodurre quella commissione a favore delle compagnie telefoniche, proponendo un emendamento ad hoc nel ddl concorrenza che modificava la legge Bersani.
Solo grazie alla pronta denuncia di quanto stava accadendo si è evitato che l'emendamento venisse infine depositato.
Quando qualcuno si lamenta del fare opposizione, si ricordi questo: senza un'opposizione (politica e mediatica) solida, questi farebbero "faville". Senza una valida opposizione, sarebbe un disastro per tutti noi, credetemi.
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Francia, Macron vara la censura su vaccini Covid: "3 anni di carcere e 45mila € di multa a chi critica trattamenti terapeutici 'ritenuti sicuri' dallo Stato"; ok dall'Assemblea Nazionale.
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Quello che diceva sorridendo che "la Bestia è già qui", mica mentiva.
#macron#francia#dittatura#1984#schiavi#matrix#carene#controllo#zombie#società#società malata#svegliatevi#aprite gli occhi#sistema#manipolazioni#verità#covid#vaccino#politica#diavoli
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Gianluca Cicinelli
Il governo di Giorgia Meloni, fatto più grave che sia una donna a prendere questa decisione, sta introducendo politiche per permettere alle organizzazioni anti-aborto di accedere liberamente ai consultori, con finanziamenti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), riducendo di conseguenza le risorse disponibili per la sanità pubblica.
Una misura specifica è stata adottata attraverso un emendamento proposto dal deputato Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia, già passato in commissione Bilancio della Camera, che modifica l’articolo 44 del disegno di legge del Piano riguardante la sanità.
L’emendamento, come riportato dal Quotidiano Sanità, autorizza le regioni a destinare i fondi del Pnrr per la salute a sostenere i servizi nei consultori che possono includere, senza oneri aggiuntivi per le finanze pubbliche, l’apporto di enti del terzo settore con esperienza nel supporto alla maternità.
Questo emendamento in realtà è superfluo, poiché la legge 194/78 già permette ai consultori di collaborare con volontari come assistenza per le maternità difficili, il suo scopo reale è quindi quello di fornire sostegni finanziari pubblici ad associazioni vicine al governo e palesemente contrarie all’aborto. Un attacco senza precedenti alla legge 194.
Organizzazioni come la “Pro vita e famiglia” promuovono proposte di legge come quella di costringere le donne a sentire il battito cardiaco e vedere un’ecografia del feto prima di un aborto. Le forze che sostengono il governo in alcune regioni hanno già dispiegato tutta la loro ideologia anti abortista. Per esempio in Piemonte, dove il “Movimento per la vita” ha ricevuto l’autorizzazione per gestire uno spazio di ascolto fetale negli ospedali.
I consultori offrono già supporto a chi sceglie di proseguire una gravidanza, semmai sono fortemente limitati nei fondi e nel personale. In Italia l’accesso all’aborto è tra i più bassi al mondo mentre l’obiezione di coscienza degli anti abortisti è altissima e diviene spesso un ostacolo al lavoro dei consultori.
Il becero cinismo del governo Meloni non fa che aggravare il dolore e lo stress psicologico delle donne che cercano aiuto nei consultori. Iniziative come quella di costringere una donna ad ascoltare il battito cardiaco del feto non servono a far cambiare idea alle donne ma a colpevolizzarle, manipolando il senso di colpa.
Le donne del centrodestra non hanno niente da dire sull’argomento? Quando in Italia l’aborto era reato le donne delle classi più agiate superavano l’ostacoio andando ad abortire in Svizzera o in strutture compiacenti. Erano le donne dei ceti medi e bassi a dover ricorrere a strumenti, come le “mammane”, che spesso provocavano la loro morte. Difficile credere che tutte le elettrici del centrodestra siano ricche e favorevoli a questa ulteriore restrizione dei diritti delle donne che riguarda anche loro.
Ormai non è più questione politica ma etica. Un’involuzione che non riguarda soltanto le scelte in economia o in politica estera, discutibili ma legittime. Quando un governo politico si assume la responsabilità di diventare “governo etico”, obbligando a un’unica morale i suoi cittadini e violando i diritti civili e umani, va verso la strada intrapresa decenni fa da altri governi, rappresentati senza vergogna dal simbolo della fiamma nel logo del partito che esprime il presidente del consiglio.
Il professor Luciano Canfora è stato querelato da Giorgia Meloni esattamente per aver posto in rilievo questa comunanza ideologica con un passato totalitario di governi “etici”, che, al di là della parola usata per descriverla, nella sostanza pone esattamente il problema etico che molti italiani e italiane iniziano ad avere con questo governo.
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🇫🇷 FRANCIA. APPROVATO L'"EMENDAMENTO PFIZER" Silenziosamente, il Parlamento francese ha approvato mercoledì scorso un emendamento all'art. 4 della legge sulla "Lotta alle derive settarie", che introduce una pena fino a tre anni di reclusione e un'ammenda fino a 45.000 Euro per chiunque critichi i vaccini a mRNA o le terapie geniche. L'"emendamento Pfizer" come è stato ribattezzato dal deputato Florian Philippot, leader del partito Les Patriots, di fatto equipara la libera scelta di trattamento a una "deriva settaria" e criminalizza chiunque sconsigli trattamenti medici che siano "evidentemente idonei" sulla base delle attuali conoscenze mediche:
È punita con un anno di reclusione e un'ammenda di 15.000 euro la provocazione ad abbandonare o ad astenersi dal seguire un trattamento medico terapeutico o profilattico, allorché tale abbandono o astensione venga presentato come benefico per la salute delle persone interessate quando invece, allo stato delle conoscenze mediche, ciò sia chiaramente suscettibile di comportare gravi conseguenze per la loro salute fisica o psicologica, tenuto conto della patologia di cui soffrono.
È punibile con le stesse sanzioni la provocazione ad adottare pratiche presentate come aventi scopo terapeutico o profilattico nei confronti delle persone interessate allorché è evidente, allo stato delle conoscenze mediche, che tali pratiche espongono le stesse ad un rischio immediato di morte o di lesioni tali da comportare mutilazioni o invalidità permanente.
Quando alla provocazione prevista dai primi due commi abbiano fatto seguito gli effetti, le pene sono aumentate a tre anni di reclusione e a 45.000 euro di multa.
Quando tali reati siano commessi attraverso la stampa scritta o audiovisiva, per quanto riguarda l'individuazione dei responsabili si applicano le specifiche disposizioni delle leggi che regolano la materia.
Fonte: Sénat Français
Giorgio Bianchi
Fine della libertà di cura...
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Proposta di emendamento costituzionale
Leggo che quel "repubblica fondata sul lavoro" fu il frutto di un accomodamento per venire incontro alle richieste del partito comunista che avrebbe invece preferito "repubblica fondata sui lavoratori", a significare che la repubblica avrebbe tenuto in conto la voce della classe operaia allora equiparata al popolo dabbene preso nel suo insieme. La frase oggi come oggi non dice più quel che voleva dire in origine, allora il concetto di "lavoro" era stato fatto ostaggio da un'ideologia che lo magnificava oltremisura elevandolo al rango di vera e propria divinità pagana (a Stachanov, per aver battuto ripetutamente il record del numero di tonnellate di carbone estratto - 102 tonnellate in 5 ore e 45 minuti -, diedero la medaglia di "Eroe del lavoro socialista" e istituirono in suo onore "la giornata del minatore di carbone"). Oggi, con l'aiuto della scienza, abbiamo invece scoperto come il lavoro in sé non sia un ente supremo di carattere etico-morale quanto piuttosto una malattia sociale che continua ad affliggere la gente comune e priva di mezzi. Io la repubblica la vorrei fondata sull'intelligenza, ma capisco che rischia di essere un'utopia ben più utopica di quella del lavoro socialista.
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Corte penale, l’autogol di Kiev e il doppio standard del diritto
Luigi Daniele
Ucraina/Russia. Zelenksy chiede l’adesione allo Statuto di Roma ma invoca l’articolo 124: nessuna indagine nei prossimi sette anni. A restare fuori, però, non sarebbero solo eventuali crimini ucraini: “via libera” anche a quelli russi commessi sul territorio del paese invaso. Torna l’idea di regole internazionali à la carte, buone solo quando servono contro i nemici
Nel 1945 il giudice che avrebbe servito come procuratore capo americano a Norimberga, Robert Jackson, criticando i profili di «giustizia dei vincitori» che le giurisdizioni penali internazionali avrebbero mantenuto da allora per molti decenni, dichiarò alla Conferenza di Londra: «Non possiamo codificare norme penali contro gli altri che non saremmo disposti a vedere invocate contro di noi».
Sembra questa, al contrario, la scelta del governo Zelensky, che ha ottenuto ieri dalla Verchovna Rada l’approvazione della propria proposta di legge di ratifica dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (Cpi). La legge contiene l’invocazione dell’articolo 124 dello Statuto, che stabilisce che «uno Stato che diviene parte al presente Statuto può, nei sette anni successivi all’entrata in vigore dello Statuto nei suoi confronti, dichiarare di non accettare la competenza della Corte per quanto riguarda la categoria di reati di cui all’articolo 8 quando sia allegato che un reato è stato commesso sul suo territorio o da suoi cittadini».
LA PROCURA della Cpi, giova ricordarlo, dal 2022 ha considerato la situazione in Ucraina una priorità assoluta, stanziando la più alta cifra del proprio budget (4,5 miliardi di euro) per le indagini, assegnandovi 42 investigatori, organizzando numerose visite in situ del procuratore e aprendo un country office nel paese. Un paese, però, che non aveva mai ratificato lo Statuto, essendosi limitato a una dichiarazione ad hoc di accettazione della giurisdizione della Corte sul proprio territorio e sui propri cittadini nel 2014 e nel 2015 (una sorta di invocazione di intervento della Cpi consentita anche agli stati che non ratificano il suo trattato istitutivo).
L’Ucraina si è trovata nella singolare posizione di essere al vertice delle priorità della Corte, pur non essendo uno Stato parte. La richiesta di aderire al sistema Cpi ridimensiona questa anomalia, aggiungendone però una ancor più stridente: l’invocazione della clausola dell’articolo 124, ovvero una richiesta di temporanea immunità per crimini internazionali eventualmente commessi da propri cittadini o, problematicamente, sul proprio territorio.
Relitto dei compromessi del 1998, anno in cui lo Statuto istitutivo della Corte fu approvato, l’introduzione dell’articolo 124 fu voluta dalla Francia, che minacciava di non firmare se non fosse stata inserita questa clausola, funzionale a tenere il proprio territorio e i propri cittadini «al riparo» dalla giurisdizione della Corte per sette anni dall’adesione.
L’articolo 124 apparì subito così contrario allo spirito dello Statuto che fu immediatamente destinato (come specificato nell’articolo stesso) a essere emendato nella prima conferenza di revisione del trattato. Nel 2015, quindi, l’Assemblea degli stati parte ha approvato un emendamento di cancellazione dell’articolo, che entrerà in vigore se sostenuto dai sette ottavi degli stati parte (tra quelli che hanno già acconsentito alla cancellazione figura la stessa Francia).
Nella speranza di mettere al riparo propri cittadini da possibili responsabilità per crimini di guerra, quindi, Kiev ha optato per la clausola in via di cancellazione. Tuttavia, anche se accettata, la clausola non potrebbe essere applicata retroattivamente.
QUELLO dell’Ucraina potrebbe rivelarsi un clamoroso autogol: se l’articolo 124 fosse applicato, non escluderebbe solo la giurisdizione della Corte su possibili crimini di guerra commessi da cittadini ucraini, ma anche su crimini di guerra commessi su suolo ucraino, inclusi quelli contestati alla leadership e alle forze russe. L’articolo parla di crimini di cui sono sospettati cittadini dello Stato e di crimini la cui commissione è sospettata sul territorio dello stato. È indubbio che i crimini di guerra contestati a Putin, Lvova-Belova e ai comandanti delle forze russe rientrino in tale categoria.
Le implicazioni di questo tentativo, tuttavia, non si limitano ai gravi rischi di effetti controproducenti per il diritto alla giustizia delle stesse vittime ucraine. Segnalano, più profondamente, una riproduzione dell’approccio tipico degli Stati uniti al diritto internazionale penale: ci si indigna per i barbarici crimini internazionali dei nemici, proclamando a reti unificate la necessità morale della loro punizione, mentre si mantiene in vigore nella propria legislazione la cd. «Legge di Invasione dell’Aja», che autorizza all’uso della forza armata per liberare cittadini americani o di stati alleati imputati di crimini internazionali e in custodia della Corte.
Persino le norme più elementari di diritto internazionale, ovvero quelle funzionali alla prevenzione e punizioni dei crimini di massa (e di Stato) si dichiarano senza infingimenti buone solo per i nemici e simultaneamente inapplicabili a se stessi.
TRAMONTA così il nucleo di tre secoli di sviluppo della tradizione giuridica illuministico-liberale, cardine dei modelli democratici di giustizia penale, che esigono che sia il tipo di condotta, con il danno sociale che produce e non il tipo di autore, a essere al centro dell’attenzione dei codici penali e delle istituzioni punitive. Al contrario, l’enfasi sui tipi di autore – identificati di volta in volta come nemici «della razza», «della patria» o «della rivoluzione» – fu il tratto distintivo dei modelli punitivi delle esperienze autoritarie e totalitarie.
È un paradosso degno del regresso a cui la guerra ci condanna che siano proprio le forze che si proclamano a difesa delle democrazie a formalizzare e istituzionalizzare nuovi modelli di diritto del nemico, che globalizzano l’etica della diseguaglianza di fronte alla legge e forgiano politiche internazionali che riducono il diritto a strumento di guerra ibrida.
Il nemico totale, la guerra e il diritto del nemico totale sono stati i motori della distruzione della democrazia nel Novecento. Piaccia o meno, è solo l’ultimo a mancare all’appello nell’attuale discorso dominante delle democrazie occidentali. Guerra e democrazia, è una legge della storia, si combattono sempre, spesso all’ultimo sangue. Caduto il bastione dell’eguaglianza di fronte alla legge, anche crimini internazionali e genocidi potranno essere crimini buoni e giusti, purché a commetterli sia la nostra tribù, la tribù delle democrazie.
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Il governo italiano sta per introdurre una nuova regolamentazione che equiparerà la cannabis light alla cannabis tradizionale. Questo cambiamento è stato inserito in un emendamento al ddl Sicurezza, recentemente approvato dalle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera. È stata ritirata, invece, la proposta della Lega per vietare l’immagine della pianta di canapa per fini pubblicitari.
La lotta del governo alla cannabis light sta assumendo proporzioni grottesche
L'esecutivo ha presentato nuove proposte per una stretta sul settore, che comprendono anche un divieto alle immagini che raffigurano la canapa
La legislazione italiana attuale, che risale al 2016, consente la coltivazione di canapa per scopi industriali, purché il contenuto di Thc – la sostanza psicoattiva della presente nella pianta – non superi lo 0,2%. La nuova normativa, invece, proibisce il commercio, la lavorazione e l'esportazione di foglie, infiorescenze, resine e di tutti i prodotti contenenti sostanze derivate dalla pianta di canapa. Ciò colpirà diversi ambiti, dalla cosmesi all'erboristeria, dagli integratori alimentari al florovivaismo. I negozi specializzati nella vendita di prodotti a base di cannabis light, sorti come funghi negli ultimi anni, sarebbero costretti a chiudere. Inoltre, le tabaccherie, che attualmente offrono alcuni di questi prodotti, non potrebbero più includerli nel loro assortimento.
L'impatto economico di questa decisione sarà significativo perché si tratta di un mercato in piena espansione in Italia. Attualmente, circa 800 aziende coltivano cannabis light nel nostro paese e 1.500 si occupano della sua trasformazione, generando un fatturato annuo di circa 500 milioni di euro e coinvolgendo circa 11.000 posti di lavoro. Secondo Davide Fortin, ricercatore all’Università Sorbona di Parigi e collaboratore di MPG Consulting (Marijuana Policy Group di Denver) il mercato della cannabis light in Italia nel 2021 era valutato circa 44 milioni di euro all’anno e sarebbe potuto crescere fino a 400-500 milioni con una regolamentazione adeguata, inserendosi in un mercato europeo potenziale di 36 miliardi di euro. Il prodotto coltivato in Italia, è infatti molto richiesto anche all'estero, con esportazioni verso Germania, Belgio, Olanda e Francia.Le reazioni della politica sono state in generale molto critiche. Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, ha definito la decisione come una "grave sconfitta per la libera impresa". Anche Riccardo Magi, segretario di Più Europa, ha duramente criticato la misura su X: “Il governo Meloni ha appena ucciso il settore della cannabis light nel nostro paese", "in preda alla furia ideologica [il governo], cancella una filiera tutta italiana 11mila posti di lavoro. E pensano anche di aver fatto la lotta alla droga”.
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Depenalizzazione del reato di sodomia
Anno primo dell'era anti-antifascista.
A seguito degli arresti del camerata Barbagli, ministro del Mincultrop, e del suo segretario Freghieri da parte della polizia morale, le camere hanno approvato con urgenza un emendamento alla legge sulle pratiche sessuali con finalità non riproduttiva, che si va ad aggiungere all'eccezione inclusa nei nuovi patti Lateranensi.
Qualora la pratica venga esercitata tra camerati a scopo celebrativo dei fasti dell'Impero o per goliardia essa non verrà più considerata punibile purchè rispetti l'ordine gerarchico.
I giornali delle cosiddette demoplutocrazie, nemiche dell'Italia hanno subito ridicolamente parlato di una legge ad perculum.
Ano i.
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U.S.A.
R.Kennedy Jr. sul Primo Emendamento che protegge la libertà di parola.
“Secondo me, questo squalifica [Harris] dall’essere presidente degli Stati Uniti se non crede nella libertà di parola, e il vicepresidente Harris ha ripetutamente affermato che il Primo Emendamento è un privilegio, non un diritto, che il governo ha un potere obbligo di censurare quella che lei chiama disinformazione, affermando che il Primo Emendamento non si applica ad essa.
Il Primo Emendamento protegge tutti i discorsi, compresi e bugie. L'emendamento è stato approvato non per tutelare la comodità, ma per tutelare parole che nessuno vuole sentire.
E quando il governo si assume il diritto di decidere cosa è vero e cosa non lo è, allora si ha un sistema totalitario e questo è inevitabile.
Lo abbiamo visto durante il Covid, quando il governo era il principale e più grande diffusore di disinformazione utilizzando dati errati. Ha poi utilizzato il controllo delle informazioni dei media per manipolare il pubblico."
Ahia...👀
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