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#Enrico Terrinoni
lucianopagano · 1 month
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De Angelis, Celati, Terrinoni, Biondi, Darwin e l’origine delle specie.
Parto dal titolo darwiniano, che è per l’appunto «L’origine delle specie», con specie al plurale, perché non ci si riferisce alla specie somma, la specie grandiosa, scherzo, insomma l’uomo. Per quella, sempre dello stesso autore, c’è «L’origine dell’uomo». Ma veniamo al dunque. Ieri stavo rileggendo l’Ulisse di James Joyce, nella traduzione di Gianni Celati uscita con Einaudi, quando mi sono accorto di una cosa che non avevo notato. Celati, nel penultimo capitolo, quando Joyce cita le opere di Darwin, traduce con «L’origine della specie». Sfoglio una versione tascabile in lingua originale e non ci sono dubbi sul fatto che Joyce abbia scritto il titolo corretto, «The origin of Species». Così per curiosità sfoglio la versione di Giulio De Angelis, della Mondadori – il primo Ulisse non si scorda mai – e anche lì trovo «della specie». Così per togliermi il dubbio prendo la versione di Enrico Terrinoni con Carlo Bigazzi, quella della Newton, in attesa di procurarmi quella con Bompiani, non prima dell’estate perché il tempo vola. Terrinoni traduce correttamente con «Origine delle specie». Mi era rimasto un ultimo dubbio, la versione di Mario Biondi uscita per La nave di Teseo, anche lì trovo «L’origine della specie». Riflettendoci mi sono dato come spiegazione, più che una svista, il fatto che l’opera di Darwin, come capita ad esempio al romanzo di Salman Rushdie, Versi satanici (Satanic verses), sia più citata che letta, tanto che anche della seconda c'è chi la cita dicendo «Versetti satanici», titolo mai assegnato all’opera di cui esiste in Italia un’unica versione, edizione e traduzione.
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marcogiovenale · 1 year
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"1922 - afterlives - ulysses and the waste land in..." @ la sapienza, 13-14 aprile
cliccare per ingrandire _  
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agrpress-blog · 5 months
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Il Direttivo della “Fondazione Levi Pelloni”, riunito a Roma sotto la presidenza di Felice Vinci, ha annunciato i nomi degli autori finalisti della XIV edizione del Premio “FiuggiStoria” 2023. I libri selezionati sono stati segnalati dai vincitori le edizioni precedenti, dalle case editrici e dal Comitato di lettura composto dagli “Amici del FiuggiStoria”. Finalisti per la “Saggistica”: Roberto Colozza: “L'affaire 7 aprile” (Einaudi); Eugenio Di Rienzo: “D'Annunzio diplomatico e l'impresa di Fiume” (Rubbettino); Emanuele Ertola: “Il colonialismo degli italiani. Storia di una ideologia” (Carocci editore); Emma Fattorini: “Achille Silvestrini. La diplomazia della speranza” (Morcelliana); Matteo Petrelli e Francesco Fusi: “Soldati e patrie” (Il Mulino); Pier Giorgio Zunino: “Gadda, Montale e il fascismo” (Editori Laterza) Per le “Biografie”: Paolo D’Angelo: “Benedetto Croce. Gli anni 1866-1918” (Il Mulino); Emanuele Di Muro: “Randolfo Pacciardi. Il sogno di una Nuova repubblica italiana” (Efesto); Luigi Giorgi: “Giuseppe Dossetti. La politica come missione” (Carocci editore); Gennaro Sangiuliano: “Giuseppe Prezzolini. L'anarchico conservatore” (Mondadori); Maurizio Sessa: “Edda. Sangue di famiglia” (Edizioni Medicea); Antonio Tedesco “Vittoria Nenni. N.31635 di Auschwitz” (Arcadia Edizioni). Per il “Romanzo Storico”: Ritanna Armeni: “Il secondo piano” (Ponte alle Grazie); Manuela Faccon: “Vicolo Sant'Andrea 9” (Feltrinelli); Valentina Gasparotto: “Diva d'acciaio” (Gaspari Editore); Eleonora Mazzoni: “Il cuore è un guazzabuglio. Vita e capolavoro del rivoluzionario Manzoni” (Einaudi); Michela Monferrini: “Dalla parte di Alba” (Ponte alle Grazie); Gaetano Petraglia: “La matta di piazza Giudia” (Giuntina). Per “Diari, Epistolari & Memorie”: Alessandro Carlini: “Nome in codice Renata” (Utet); Caterina Cardona: “Un matrimonio epistolare” (Sellerio); Vittoriano Esposito e Darina Silone: “Il Silone per cui combatto. Lettere 1999-2002” (Ianieri Edizioni); Mara Fazio: “Dal giardino all'Inferno. Lettere di una nonna ebrea dalla Germania” (Bollati Boringhieri); Nico Pirozzi: “Italiani imperfetti. Storie ritrovate di una famiglia di ebrei napoletani” (Memoriae Museo della Shoah); Catia Sonetti: “Attraverso il tempo con le parole” (Il Mulino). Per “Uomini & Storie”: Bruno Cianci: “Una lanterna nel buio. Florence Nightingale la prima infermiera” (Laterza); Eliana Di Caro: “Magistrate finalmente. Le prime giudici d'Italia” (Il Mulino); Sandro Gerbi: “Il selvaggio dell'Orinoco. Sulle orme del padre” (Ulrico Hoepli Editore); Sergio Tazzer: “Milada e le altre” (Kellermann): Enrico Terrinoni: “La vita dell'altro. Svevo, Joyce: un'amicizia geniale” (Bompiani); Marco Ventura: “Il fuoruscito - Storia di Formiggini” (Piemme). La cerimonia di premiazione si terrà il 20 dicembre prossimo in Roma presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto - Camera dei Deputati. Nel corso della cerimonia saranno proclamati anche i La cerimonia di premiazione si terrà il 20 dicembre prossimo in Roma presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto-Camera dei Deputativincitori dei Premi “FiuggiStoriaEuropa”, “FiuggiStoriaMultimedia”, “Menzione Speciale” e “FiuggiScienza”.
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In un libro la grande amicizia tra Svevo e Joyce
ENRICO TERRINONI, LA VITA DELL’ALTRO (BOMPIANI, PP. 243, EURO 20) Svevo e Joyce erano molto amici. A raccontare il legame che univa questi due giganti della letteratura mondiale è il saggio La vita dell’altro di Enrico Terrinoni, accademico, docente di Letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia, e studioso di Joyce di cui ha tradotto anche le opere. “Quello tra Svevo e Joyce fu…
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muatyland · 9 months
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La vita dell'altro. Svevo, Joyce: un'amicizia geniale | Enrico Terrinoni
La vita dell’altro è il racconto inedito dell’amicizia molto speciale tra due giganti del Novecento. Joyce, irlandese abbastanza ribelle che arriva in Italia perché ama la lingua e la cultura italiana, ma anche per fuggire da un’Irlanda sotto il doppio giogo dell’Impero britannico e della Chiesa cattolica, e Svevo, un signore di mezza età, di origini ebraiche, che dopo anni in banca lavora…
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lamilanomagazine · 11 months
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Trieste: Torna il Festival Letterario “Bloomsday 2023 – Una festa per Joyce”
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Trieste: Torna il Festival Letterario “Bloomsday 2023 – Una festa per Joyce”.  Il festival letterario “Bloomsday 2023 – Una festa per Joyce” in programma dal 16 al 18 giugno torna dopo la straordinaria edizione del centenario del 2022 in cui, lo scorso anno, l’intera città è stata coinvolta nella maratona letteraria che ha messo in scena tutti i 18 capitoli del romanzo. Torna alla formula classica, quella che prevede di approfondire con il teatro, le conferenze, le mostre d'arte e i concerti, un singolo episodio del romanzo, il quindicesimo, intitolato Circe – Il bordello. Si tratta del capitolo più lungo di tutto Ulisse, ricchissimo, visionario, a volte crudo e a volte sognante, una specie di grande, ebbro riassunto della celebre giornata che ci introduce all'ultima sezione del romanzo, quella dedicata al ritorno a casa di Leopold Bloom e del suo giovane protetto Stephen Dedalus. Il legame tra la città di Trieste e l'opera del grande romanziere irlandese verrà ancora una volta ribadito per il tramite del rapporto più significativo che Joyce instaurò nel porto adriatico, quello con un altro grande romanziere, Italo Svevo che, proprio un anno dopo la pubblicazione dell'Ulisse, diede alla stampa La coscienza di Zeno, che nel 2023, quindi, è a sua volta oggetto di un centenario molto sentito in città. Il rapporto, vivo e produttivo, fra i due più grandi romanzieri che Trieste abbia conosciuto ritornerà come un leit-motiv nel corso di tutta la manifestazione. Con queste coordinate, i promotori del festival - l'Assessorato alle politiche dell'educazione e della famiglia del Comune di Trieste, per il tramite del Museo Joyce Museum e l'Università degli Studi di Trieste, attraverso il Dipartimento di Studi Umanistici, grazie al consolidato sostegno del comparto della promozione turistica regionale e del Convention and Visitors Bureau e al supporto di nuovi partner come “Turismo Irlandese” - lanciano la nuova “festa per Joyce” Bloomsday 2023. Ospiti d'onore saranno Alessandro Bergonzoni, Enrico Terrinoni e Fabio Pedone che animeranno, domenica 18 giugno alle ore 18 presso l'Aula Magna dell'Università, una conferenza-spettacolo dedicata alla magia – bianca e nera – del Labirincubo delle parole joyciane. E protagonista del festival sarà anche la messa in scena di Fluidofiume, «Non si sa mai di chi si masticano i pensieri», storica azione poetica e musicale di Enrico Frattaroli, basata sulla concertazione degli stream of consciousness joyciani, oggetto fin dal 1990 di numerose e prestigiose messe in scena internazionali (Roma, Parigi, Dublino ecc.) e finalmente approdato a Trieste. Ma il programma del Bloomsday è, come sempre, ampio, variegato e diffuso (nel senso che i diversi eventi trovano posto in spazi sempre diversi, anticonvenzionali come il libro che li ispira). Ciascuna giornata – come illustrato dal responsabile del Museo Joyce, Riccardo Cepach - sarà aperta dalla colazione “immersiva” che, dopo il successo della scorsa edizione, grazie alla collaborazione con “Turismo Irlandese” ripropone - alle ore 9 presso la sede dello Yacht Club Adriaco - il connubio fra la gastronomia (dove non può mancare il tradizionale rognone, il piatto preferito di Leopold Bloom) e la messa in scena dell'episodio Calipso – La colazione, appunto, da parte della compagnia de L'Armonia, storica partner del festival, che porterà in scena anche una delle diverse interpretazioni di Circe (costo 8 euro e accesso su prenotazione chiamando lo 040 305567 fino a esaurimento posti). Così come farà la drammatizzazione a cura di Laura Pelaschiar e Paolo Quazzolo dell'Università degli Studi di Trieste, in collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale che ricostruirà – come ricordato dagli stessi Pelaschiar e Quazzolo - il “bordello” dublinese presso la suggestiva location della Torre del Lloyd. Ancora Circe sarà al centro della conferenza inaugurale della serie Ulisse in mezz'ora che in quest'occasione sarà affidata a Laura Pelaschiar ed Enrico Terrinoni (Università per Stranieri di Perugia). Sarà invece una Circe 2.0 invischiata nel Pluriverso quella che ci sarà raccontata da Matteo Verdiani e dal gruppo degli Stolen Wordz, grazie alla collaborazione con il servizio “Androna Giovani” di ASUGI, ALT – Associazione di cittadini e familiari di Trieste per la prevenzione e il contrasto alle dipendenze e di TriesteEstate. Il bordello di Bella Cohen, novella Circe joyciana, sarà anche al centro della mostra di Davide Lippolis Belle dame sans serif che s’inagura il 16 giugno in Sala Veruda di palazzo Costanzi e rimarrà aperta tutti i giorni fino al 9 luglio. Spazio ai bambini, infine, con i laboratori a cura di Annalisa Metus in cui Circe, grazie alla magia dei pop-up, ci insegnerà a trasformare gli uomini in animali. Non mancheranno i tradizionali tour guidati a piedi, dal classico dedicato ai luoghi joyciani, a quello che mette in parallelo le città joyciane di Trieste e Dublino, ancora a cura di “Turismo Irlandese” in collaborazione con Boscolo Viaggi dal titolo Trieste chiama Dublino. Itinerario a piedi (con partenza da piazza Ponterosso, vicino alla statua di James Joyce e partecipazione gratuita su prenotazione fino a esaurimento posti su: https://triestechiamadublino.eventbrite.ie) a quello che ripercorre i luoghi di Svevo e dei suoi romanzi guidato dal curatore del Museo Sveviano Riccardo Cepach che sarà nuovamente impegnato a raccontare il romanziere triestino e il suo rapporto con il collega irlandese in un peculiare incontro con Enrico Terrinoni, autore fra l'altro di un libro sul rapporto fra i due scrittori di prossima uscita, che si svolgerà presso la sede della bocciofila di San Giovanni, seguendo la suggestione di una fotografia del Museo Sveviano in cui i due sembrano impegnati in una partita a bocce a casa di Svevo. Sicché, sulla scorta di quanto realizzato nel Bloomsday 2019 in cui in una storica partita a calcio si erano sfidati i personaggi sveviani e quelli joyciani, al termine della tavola rotonda la disfida verrà riattivata sul pallaio adiacente: chi vincerà? La centralità di Trieste nel mondo che gira intorno all'opera di Joyce sarà ribadita anche nell'incontro con Sean Doran, Liam Browne e Claudia Woolgar, inventori e promotori del “ciclopico” progetto co-finanziato dall'Unione Europea Ulysses European Odyssey, cui partecipano 16 paesi europei, che verrà illustrato presso il Museo Joyce, raccontando anche gli esiti dell'incontro intitolato Nestory – L'incubo della storia e il grido di Dio tenutosi a Trieste lo scorso novembre. Inoltre, a partire da questa edizione, si inaugura un'ulteriore collaborazione internazionale con un'altra delle città di Joyce, Pola, dove lo scrittore visse per diversi mesi a cavalo del 1904 e del 1905 e che da anni organizza il proprio Bloomsday il quale, nell'edizione 2023, ospiterà due eventi del Bloomsday Trieste 2022: la messa in scena de Il ciclope, di Valentino Pagliei e Goga Mason, e la presentazione del libro Il giardino d'acqua di Andrea Pagani. Appuntamenti enogastronomici a tema joyciano e irlandese, oltre alle colazioni, saranno inoltre offerti dal bar libreria Knulp, adiacente alla sede del Joyce Museum e dal ristorante Mimì e Cocotte, mentre il Bloomsday party conclusivo, allietato come sempre dalla musica irish dei Wooden Legs sarà a cura del Bounty Pub di via Pondares. “Anche quest’anno – ha dichiarato l’Assessore alle Politiche dell’Educazione e della Famiglia, Nicole Matteoni - il Comune di Trieste, con il supporto dell’Università degli Studi di Trieste, del comparto di promozione turistica regionale e di Turismo Irlandese, ripropone – dopo l’edizione del centenario dell’anno passato – il Festival Bloomsday, un momento in cui, attraverso tantissime iniziative culturali, scientifiche e di intrattenimento, verrà presentato un capitolo dell’Ulisse, in questo caso Circe – Il bordello, a tutta la cittadinanza: un modo per avvicinare il più vasto pubblico possibile a questa grande opera letteraria. In questa quattordicesima edizione si torna alla formula classica, che prevede appuntamenti teatrali, conferenze, mostre e concerti. Quello che presentiamo oggi è un appuntamento davvero importante, che come Comune intendiamo portare avanti anche nei prossimi anni e che rientra nella più ampia programmazione per la valorizzazione e promozione di Trieste come Città della Letteratura e che vede quest’anno la presenza anche di nuovi partner come Turismo Irlandese, a dimostrazione del fatto che, grazie alla qualità della rassegna sviluppatasi nel corso degli anni, il festival abbia varcato i confini nazionali, arrivando fino alla madrepatria di Joyce”. “Assieme al Convegno della Trieste Joyce School, uno dei tre più importanti a livello mondiale per i Joyce Studies, Bloomsday rappresenta un momento centrale delle attività culturali proposte dall’Università degli studi di Trieste - ha commentato il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Trieste, Roberto Di Lenarda – e la sinergia tra il nostro ateneo, il Comune di Trieste, il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale si conferma ancora una volta creativa e vitale”. “Con entusiasmo partecipiamo a questo bellissimo evento dedicato a uno degli autori irlandesi più noti e amati. Il legame che, grazie alla sua figura, si è creato tra Dublino e Trieste è l’esempio di come la cultura sia un ponte senza tempo tra luoghi ed epoche diversi. Per questo siamo felici di prendere ufficialmente parte al Bloomsday di Trieste nell’anno in cui rende omaggio anche a un importante scrittore triestino come Svevo, prezioso amico di Joyce, in occasione del centenario del suo romanzo più famoso. Questa manifestazione sarà ancora una volta una grande festa e ci auguriamo che sia l’inizio di una proficua collaborazione percorrendo insieme il ponte che unisce due città uniche, in nome del valore universale della letteratura, ora ancora più vicine grazie ai nuovi voli Ryanair che collegano Trieste con Dublino” ha commentato Marcella Ercolini, direttrice di Turismo Irlandese in Italia rappresentata in conferenza stampa da Ornella Gamacchio, addetta stampa di Turismo Irlandese. Tutti gli eventi del Bloomsday Trieste sono a ingresso gratuito tranne le “colazioni immersive”: il programma completo è scaricabile all'indirizzo https://museojoycetrieste.it/ e sui canali social.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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vinotv · 1 year
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Colore, freschezza, gusto e armonia. Possiamo dire che queste parole sono racchiuse sia nelle etichette da collezione presentate dalla cantina @ippolito1845 , sia nei piatti di @giulioterrinoni @permegiulioterrinoni che le accompagnavano. Una super #limitededition prodotta in sole 1.000 casse che racchiudono 6 dei #vini più tipici dell’iconica cantina calabrese nata a Cirò Marina. La creazione delle etichette è stata affidata a Enrico Focarelli Barone, in arte @fr3lly , che ha ripreso volutamente un stile un po’ retro per rafforzare il forte legame con la tradizione antica della cantina risalente al 1845, ma rivisto abilmente in chiave moderna. 🥂 #Pescanera Calabria Rosè 2021 un rosato di Greco Nero in purezza, facile, fresco e leggero, nell’etichetta troviamo i colori del Tramonto, per trasmettere idea di serenità e spensieratezza. 🥂 #marechiaro Cirò Bianco 2021 , questo greco bianco non poteva che suggerire i colori del mare, il romanticismo di un faro e l’eleganza di una donna nella sua semplicità. 🥂 #pecorello Calabria Bianco 2021 gioca sulle sfumature del viola che ricordano i filari, tra i quali spunta una pecorella, unica, inconfondibile e inimitabile. Messaggio chiarissimo direi. 🍷 #collidelmancuso Cirò Riserva 2019, un vino storico che racchiude il territorio in un bicchiere, come suggerito dall’immagine particolarmente retrò. 🍷 #ripedelfalco Cirò Riserva 2014 Se guardate con attenzione vedrete la sagoma di una donna che ammira con pazienza l’orizzonte. La stessa calma e risolutezza che bisogna avere per aspettare un grande vino come questa riserva di Gaglioppo. 🍷 #160anni Calabria Rosso 2018 , così chiamato perché nasce nel 2005 , per festeggiare il numero di anni di questa cantina storica nata nel 1845, ma anche l’ingresso della nuova generazione, la 5°. Nell’immagine si ritrova anche l’uva passita che caratterizza la produzione di questo vino, che risulta morbido, avvolgente e intenso. Difficile dire quale sia la più bella! forse alla fine sceglierei #marechiaro … e tu? ———————————————— #followmywinepassion #vinotv #chiaragiannotti #vinoitaliano #winetime #italianwine #winelover #winetasting #tasting #feedyoursoul (presso Per Me Giulio Terrinoni) https://www.instagram.com/p/Co70xpbtpRd/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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stilouniverse · 2 years
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OPERA MONDO Le voci di James Joyce
OPERA MONDO Le voci di James Joyce
#lachuteenpromenade estate 2022 OPERA MONDO Le voci di James Joyce Un evento-spettacolo con Enrico Terrinoni, Fabio Pedone e con Matteo Pecorini, Eleonora Angioletti e Rosario Terrone. E con la partecipazione di Eliana Martinelli e Camilla Castellani. Musica dal vivo: Tommaso Ferrini ingresso: 7 euro intero • 5 euro ridotto arci Il 2 Febbraio 1922 esce per la prima volta a Parigi “Ulysses” di…
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buon-tempo · 2 years
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Prima che cominciasse l’inverno più mite e meno piovoso dal 1864, qualcosa di peggio del mio discontento, pubblicai su Instagram la foto della statua di Giordano Bruno a Campo de Fiori. Scrivevo nella didascalia: “Un orribile esempio di libero pensiero”. È una citazione dal primo episodio dell’Ulisse di Joyce, la risposta che Stephen Dedalus dà all’inglese Haines che gli chiede se è un credente: “Lei contempla in me (…) un orribile esempio di libero pensiero”. C’entrava poco o niente: non so perché mi sia venuta in mente, non so perché l’ho scritta. Probabilmente, per far colpo sulle ragazze. Nel bel libro che Enrico Terrinoni  dedica al soggiorno di Joyce a Roma ("Su tutti i vivi e i morti. Joyce a Roma", Feltrinelli, 2022) è riportato il brano di una lettera del 1° marzo 1907 in cui Joyce racconta al fratello la processione per Giordano Bruno a Campo de Fiori, in occasione del trecentosettesimo anniversario del suo martirio come eretico. La lettera dice: “Il giorno della processione per Bruno stavo in mezzo alla folla in attesa che apparisse il corteo. Era una giornata piovigginosa e, poiché era domenica, non mi ero lavato. Portavo in testa un feltro bianco, scolorito dagli acquazzoni. Il mantello da cinque corone di Scholz mi scendeva sul deretano. Le scarpe, poiché era domenica, avevano lo sporco di tutta la settimana e non mi ero rasato. In effetti, ero un orribile esempio di libero pensiero”. Ora, che il testo dell’Ulisse sia tessuto con una trama fitta di relazioni interne, palesi e occulte, sincronicità, errori più o meno intenzionali, connessioni con la biografia di Joyce è abbastanza impressionante; che faccia cortocircuito con la mia vita mi fa pensare che sia giusto dubitare di tutto, tranne delle coincidenze, e che in fondo, sì, ce ne ricorderemo di questo pianeta. Io, però, anche se era domenica, mi ero lavato. Sarà che era una bella giornata e, naturalmente, non pioveva.
Diario
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queerographies · 4 years
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Vera o i nichilisti][Oscar Wilde]
"Vera o i nichilisti" è il primissimo scritto di Oscar Wilde per il teatro.
Vera o i nichilistiè il primissimo scritto di Oscar Wilde per il teatro. L’eroina principale, Vera, unitasi ai nichilisti, ha in animo di sovvertire l’ordine monarchico russo dopo aver assistito alla deportazione in Siberia del fratello che apparteneva al gruppo di sabotatori rivoluzionari. La sua ambizione è tra le più grandiose: assassinare lo zar. La storia prende spunto proprio dal tentato…
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marcogiovenale · 2 years
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audio da "carmelo bene - il congedo impossibile"
audio da “carmelo bene – il congedo impossibile”
https://www.raiplaysound.it/audio/2022/04/Il-Teatro-di-Radio3-del-11042022-55823f1f-b66f-4174-8748-91d7a4b3e68c.html Brani della serata del 21 marzo 2022 a Roma dedicata a Carmelo Bene nel ventennale della morte, trasmessi da Rai Radio 3 e introdotti da Francesca Rachele Oppedisano dell’Associazione l’orecchio mancante e Luisa Viglietti. Con le voci di Tommaso Ragno, Enrico Terrinoni, Federica…
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paoloferrario · 7 years
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“Finnegans Wake”: in italiano l’opera più magmatica di James Joyce - di Fabio Pedone e Enrico Terrinoni, in La Stampa, 14 genaio 2017
“Finnegans Wake”: in italiano l’opera più magmatica di James Joyce – di Fabio Pedone e Enrico Terrinoni, in La Stampa, 14 genaio 2017
I due traduttori raccontano l’impresa impossibile di entrare in un labirinto di sogni, vocaboli, immagini vai a: Sorgente: “Finnegans Wake”: in italiano l’opera più magmatica di Joyce – La Stampa
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pangeanews · 4 years
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Nathaniel Hawthorne, l’uomo che ha inventato i nostri sogni
Nathaniel Hawthorne, a dire degli amici e a onore dei ritratti, era bello, aveva la fronte larga, i lineamenti armonici e gli occhi iniettati in qualche al di là. Nel 1840 alla “mia unicamente mia” Sophia Peabody, che sposerà due anni dopo, Hawthorne scrive della sua “stanza stregata”, a Salem, dove “ho scritto molti racconti”: “in essa migliaia e migliaia di visioni mi sono apparse; e alcune d’esse sono state mostrate al mondo”. Hawthorne è un visionario, uno scrittore ipnotizzato dal fatale, stregato. Il padre, capitano di lungo corso, era morto di febbre gialla, nel Suriname, nell’altro mondo, ‘Nat’ aveva quattro anni. Visse recluso, tra Salem e il Maine, con la madre in perpetuo deliquio, tra le sorelle: da qui, forse, la claustrofobia di certi racconti, l’estro febbrile, la truppa di spettri.
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Nella stessa lettera all’“amatissima” – scritta da Salem, alle 10.30 del 4 ottobre – Hawthorne accenna a racconti “ridotti in cenere”. Fu, pure lui, il piromane di se stesso. “Scoraggiato dal rifiuto e dal silenzio degli editori, brucia il manoscritto dei Seven Tales of My Native Land” (Vito Amoruso, nel ‘Meridiano’ Mondadori che ne raccoglie le Opere scelte). Aveva 21 anni. D’altronde, il primo romanzo, che pubblica di tasca sua, nel 1828, Fanshawe, fu stampato senza il nome dell’autore, che lo rinnegò, quasi subito, giudicandolo imperfetto – la moglie, l’angelicata Sophia, ne scoprì l’esistenza diversi anni dopo la morte di Hawthorne. L’ansia di perfezione, per altro, anima uno dei racconti più noti di Hawthorne, The Birth-Mark – tradotto ora come “La voglia” ora come “La mano purpurea”, senza tradurre l’ineluttabilità dell’originale. Aylmer è ossessionato dall’imperfezione sul viso della bellissima moglie, Georgiana: per eliminarla, ucciderà la donna. Ciò che è puro è innaturale, inseguire una articolata purezza seduce l’omicidio.
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Hawthorne morì scrivendo, in formule sempre più complesse, lasciando alcuni frammenti, Septimius Felton or the Elixir of Life, che esaltarono Elémire Zolla, ginnasta di ermetismi. Dalla vita – atteggiamento proprio di chi non ha il padre – desiderava due cose: dimostrare agli altri la propria grandezza e dimorare in un mondo suo, solitario, arduo. Nel 1850 ottenne il successo agognato con La lettera scarlatta, monolite dell’autentica letteratura ‘americana’. L’amicizia con Franklin Pierce, che risaliva agli anni della scuola, democratico, quattordicesimo presidente degli Stati Uniti d’America, gli consentì prima uno stipendio fisso alle dogane di Salem, poi il posto da console a Liverpool.
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La grandezza di Hawthorne è indiscussa: spesso più che leggerlo lo vediamo tradotto in film diversamente imbarazzanti, eppure, in Italia, lo hanno cullato fior di traduttori (da Aldo Busi a Enrico Terrinoni, da Flavio Santi a Giulio De Angelis e Carmen Covito). Hawthorne piaceva anche a Montale, che ha tradotto – per una edizione Bompiani – Wakefield. Montale non è un buon traduttore dall’inglese, ma Wakefield è un capolavoro: “Hawthorne non è affatto cupo, è sorprendente come Kafka, Borges, Calvino”, ha scritto Harold Bloom commentando quel racconto. Nel primo paragrafo, Hawthorne ci dà tutti i dettagli della vicenda, retta dal caso: a Londra, un uomo, “chiamiamolo Wakefield”, dice alla moglie che deve uscire per una commissione, tornerà a casa dopo vent’anni. In quel tempo, preda dell’assurdo, “prese alloggio nella strada parallela a quella di casa sua”. Il finale – paradossale anch’esso, come la storia di cui è l’approdo – è eccelso: “Nell’apparente confusione del nostro misterioso mondo, gli individui sono così opportunamente adattati a un sistema, e i sistemi adeguati uno all’altro e a un tutto, che mettersi in disparte per un attimo ci si espone alla temibile eventualità di perdere il proprio posto per sempre. Al pari di Wakefield, c’è il rischio di diventare, per così dire, il Reietto dell’Universo”.  
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Nella sua esegesi di Hawthorne, Harold Bloom dice un paio di cose interessanti. Che “il genio narrativo di NH ha una fama lontana dall’attualità” e che “confonde le aspettative”. Hawthorne ha galvanizzato il talento di Melville – che a lui dedica Moby Dick e lo studio Hawthorne and His Mosses – ha ispirato Henry James – che su ‘Nat’ scrive un saggio, in catalogo Marietti – era apprezzato pure da Edgar Allan Poe, per certi versi suo gemello opposto: “Lo stile di Hawthorne è purezza. Il suo tono è singolarmente efficace: selvaggio, patetico, riflessivo… è uno dei pochi uomini di genio partoriti dal nostro Paese”. Eppure, non mi pare che la sua fama, oggi, sia pari a quella di Melville o Poe. Hawthorne è labirintico ed elusivo, i suoi racconti, spesso, ci lasciano con un fantasma appeso alla schiena, privi di approdi, di una morale, è pura immaginazione, un esercito plasmato nel vetro.
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In Altre inquisizioni Jorge Luis Borges dedica alcune pagine a Hawthorne – risalgono a una conferenza del 1949 – e lo descrive con una frase che ci manda a Melville: “Aveva un’andatura oscillante di uomo di mare”. Secondo Borges, Hawthorne è un precursore di Kafka. Il suo testo – come sempre, compiaciuto – è pieno di intuizioni, ricalco questa: “Il passato è indistruttibile; prima o poi tornano tutte le cose, e una delle cose che tornano è il progetto di abolire il passato”.
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Ciò che mi sembra più emblematico di Hawthorne, più bello, sono le idee abbandonate, i lacerti di racconto, le ipotesi mai realizzate di romanzo. Di Hawthorne mi piacciono le macerie – o meglio, questa alba frammentata, questo mattino dedotto per spine. Il Diario – pubblicato da Neri Pozza nel 1959, a cura di Agostino Lombardo; riprodotto in parte nel ‘Meridiano’ Mondadori nella traduzione di Paolo Dilonardo – è una miniera per scrittori in cerca di soggetto, una gioia per il lettore che ama la sintesi, la violenza meridiana. Alcuni esempi. “A lungo una persona o una famiglia desiderano un determinato bene. Esso giunge infine in tale abbondanza da costituire il grande flagello della loro vita”; “Un serpente introdotto nello stomaco di un uomo e lì nutrito, dai quindici ai trentacinque anni, tra i suoi più atroci tormenti”; “Le varie spoglie sotto cui la Rovina s’accosta alle sue vittime: al mercante, sotto le spoglie d’un mercante che propone speculazioni; al giovane erede, come un festoso compagno; alla fanciulla, come un innamorato languido e sentimentale”. La facoltà immaginativa di Hawthorne è vorace: a volte è tralcio lirico (“Una persona che catturi lucciole e con esse cerchi di accendere il suo focolare. Potrebbe essere il simbolo di qualcosa”), altre un appunto spiritato (“Avere ghiaccio nel proprio sangue”); oppure è un groviglio morale ad attivare i sensi fantastici (“L’egoismo è una delle qualità atte a ispirare amore. Ci si potrebbe riflettere a lungo”).
*
Sembra che Hawthorne abbia disseminato malie narrative per gli scrittori futuri. Sono centinaia. Forse dovremmo realizzarle, forse l’ipotesi di un creato è preferibile alla creazione. “Morto Hawthorne, gli altri scrittori ereditarono il suo compito di sognare”, scrive Borges. Hawthorne morì nel sonno, era il 1864 – anche questo ha un valore. (d.b.)
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allnews24 · 6 years
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Università per Stranieri, si torna alle urne
Università per Stranieri, si torna alle urne
Fumata nera per l’Università per Stranieri di Perugia.  Per il nuovo rettore, infatti, sarà necessario tornare alle urne il 20 giugno prossimo. Alle votazioni di oggi, nessuno dei tre candidati in corsa a palazzo Gallenga ha raggiunto il quorum di 39 voti. I candidati  come noto sono le professoresse Giovanna Zaganelli, Giuliana Grego Bolli ed il professor Enrico Terrinoni. I dati parziali di…
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lamilanomagazine · 11 months
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Trieste: si conclude il Festival letterario "BLOOMSDAY 2023, UNA FESTA PER JOYCE"
Trieste: si conclude il Festival letterario "BLOOMSDAY 2023, UNA FESTA PER JOYCE". Si conclude il Festival letterario “BLOOMSDAY 2023 – UNA FESTA PER JOYCE”. Il festival torna dopo la straordinaria edizione del centenario del 2022 in cui, lo scorso anno, l’intera città è stata coinvolta nella maratona letteraria che ha messo in scena tutti i 18 capitoli del romanzo e ritorna alla sua formula classica, quella che prevede di approfondire con il teatro, le conferenze, le mostre d'arte e i concerti, un singolo episodio del romanzo, il quindicesimo, intitolato Circe – Il bordello. Si tratta del capitolo più lungo di tutto Ulisse, ricchissimo, visionario, a volte crudo e a volte sognante, una specie di grande, ebbro riassunto della celebre giornata che ci introduce all'ultima sezione del romanzo, quella dedicata al ritorno a casa di Leopold Bloom e del suo giovane protetto Stephen Dedalus. Il legame tra la città di Trieste e l'opera del grande romanziere irlandese verrà ancora una volta ribadito per il tramite del rapporto più significativo che Joyce instaurò nel porto adriatico, quello con un altro grande romanziere, Italo Svevo che, proprio un anno dopo la pubblicazione dell'Ulisse, diede alla stampa La coscienza di Zeno, che nel 2023, quindi, è a sua volta oggetto di un centenario molto sentito in città. Il rapporto, vivo e produttivo, fra i due più grandi romanzieri che Trieste abbia conosciuto ritornerà come un leit-motiv nel corso di tutta la manifestazione. Con queste coordinate, i promotori del festival - l'Assessorato alle Politiche dell'Educazione e della Famiglia del Comune di Trieste, per il tramite del Museo Joyce Museum e l'Università degli Studi di Trieste, attraverso il Dipartimento di Studi Umanistici, grazie al consolidato sostegno del comparto della promozione turistica regionale e del Convention and Visitors Bureau e al supporto di nuovi partner come “Turismo Irlandese” - lanciano la nuova “festa per Joyce” Bloomsday 2023. Ospiti d'onore del festival saranno Alessandro Bergonzoni, Enrico Terrinoni e Fabio Pedone che animeranno, domenica 18 giugno alle ore 18 presso l'Aula Magna dell'Università, una conferenza-spettacolo dedicata alla magia – bianca e nera – del Labirincubo delle parole joyciane Il programma completo di domenica 18 giugno: Alle ore 9 presso la sede dell’Adriaco Yacht Club di molo Sartorio, 1 “Calipso. La colazione immersiva” - replica. Sull’onda del successo dell’edizione 2022 in cui tutte le giornate del festival sono state aperte da questo graditissimo appuntamento, ritorna “La colazione del Bloomsday”: un menù continentale e irish (non senza l’iconico piatto di rognone) nella suggestiva sede del più antico e prestigioso Yacht Club triestino rende “immersiva” l’esperienza di assistere alla messa in scena del capitolo “Calipso - La colazione da parte della compagnia dell’Armonia, storico partner del Bloomsday triestino. Appuntamento in collaborazione con “Turismo Irlandese”. Personaggi e interpreti: Leopold Bloom: Chino Turco; Molly Bloom: Manuela Mizzan; narratore: Giuliano Zannier; domestica: Delia Perugino; scene e costumi: Giuliana Artico; effetti: Franca Zannier. Regia: Giuliano Zannier. Ingresso su prenotazione (telefonando allo 040 305567) al costo di euro 8, comprensivo di consumazione.   Alle ore 11.00 presso la statua di Italo Svevo in piazza Hortis, 4 “JJ Walking Tour”, itinerario a piedi nella città di Joyce guidato da Laura Pelaschiar con la partecipazione di Paolo Quazzolo (Università degli Studi di Trieste – Dipartimento di Studi Umanistici). La “bella Trieste” di Joyce, la città delle sue lezioni di inglese, delle amate chiese e delle non meno amate osterie, la Trieste dei bordelli, dei teatri, della Berlitz School, patria dei cripto-triestini Leopold e Molly Bloom. Durata prevista: 2 ore. Partecipazione libera e gratuita. In caso di maltempo il tour verrà cancellato.   Alle ore 18.00 nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Trieste in piazzale Europa, 1 “Il labirincubo delle parole intorno a Joyce”: Alessandro Bergonzoni dialoga con Enrico Terrinoni e Fabio Pedone, traduttori italiani di Finnegans Wake, sull’invenzione del verbo, ispirato dall’utopia di una lingua infinita come quella che Joyce tentò di realizzare nella sua ultima opera, in cui incontriamo invenzioni verbali come nightmaze (labirincubo) costruite da uno scrittore che si firmava Dedalus, autore di labirinti oscuri in cui perdersi per ritrovarsi. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.   Alle ore 21 presso la Torre del Lloyd in via Karl L. von Bruck, 3 “Circe”: sogni, allucinazioni e… del mestiere più antico del mondo” - replica. Drammatizzazione dell’episodio dell’Ulisse joyciano a cura di Laura Pelaschiar e Paolo Quazzolo (Università degli Studi di Trieste – Dipartimento di Studi Umanistici), in collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale. Nella suggestiva location della Torre del Lloyd, tra bastimenti, gru e vicoli maleodoranti, uno Stephen Dedalus decisamente ubriaco e un Leopold Bloom immancabilmente sobrio ci condurranno all’interno del bordello di Bella Cohen a incontrare baldracche, allucinazioni e fantasmi di ogni tipo nella Dublino del 1904. Interpreti: Ester Galazzi, Emanuele Fortunati e Riccardo Maranzana. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.   Alle ore 21 al Bounty Pub di via Pondares 6 “Bloomsday party”. All’evento conclusivo non può mancare la “house band” del Bloomsday, i Wooden Legs con la vivacità e lo struggimento delle loro ballate irlandesi annaffiate, serve dirlo? da una buona pinta di birra irish. Evento in collaborazione con Bounty Pub. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti, prenotazioni tavoli allo 040762952. L’offerta enogastronomica e musicale del Bloomsday, mai disgiunta da quella culturale, oltre agli appuntamenti già inseriti in programma comprende: Domenica 18 giugno dalle ore 9 alle ore 15 presso Mimì e cocotte bistrot e ristorante di via Luigi Cadorna, 19 “Viaggio InteriorA”. Nei giorni del Bloomsday sarà possibile trovare in menù assaggi, cicchetti, pietanze all’insegna del quinto quarto tanto amato dal Nostro (e anche da noi). Non mancherà il rognone a colazione. Il tutto accompagnato dai vini di Borgogna. A chi prenota nel nome di Joyce e del Bloomsday verrà applicato uno sconto del 10%.   Il bordello di Bella Cohen, novella Circe joyciana, sarà anche al centro della mostra di Davide Lippolis Belle dame sans serif che rimarrà aperta tutti i giorni fino al 9 luglio in Sala Veruda di Palazzo Costanzi con orario feriale e festivo 10-13 e 17-20. Tutti gli eventi del Bloomsday Trieste sono a ingresso gratuito tranne le “colazioni immersive”: il programma completo è scaricabile all'indirizzo https://museojoycetrieste.it/ . Per ulteriori informazioni: Museo Joyce Museum via Madonna del Mare, 13, tel. 040 6758170 / 8182, e-mail:[email protected]  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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jucks72 · 7 years
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Ambasciatori del Gusto tra formazione, made in Italy e nuove sfide
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Ambasciatori del Gusto tra formazione, made in Italy e nuove sfide
È passato un anno dalla creazione dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, nata per rappresentare il concetto di gusto italiano attraverso molteplici iniziative, mettendo ordine in questo caotico mondo ristorativo del Belpaese.
Il 2 ottobre di quest’anno si è tenuta a Palazzo delle Esposizioni, ormai decennale casa dello chef Antonello Colonna e del suo Open, il primo convegno nazionale, Italia-Mondo andata e ritorno, per definire un’agenda delle priorità attraverso quattro temi critici: fiscalità, formazione, Made in Italy e sfida del cibo italiano. Tanta carne al fuoco per mettere in luce i più importanti ostacoli da superare. A seguire la cena a scopo benefico 7 Chef Per Amatrice, omaggio al piatto ma soprattutto ai concetti di italianità e convivio.
Presenti in sala, oltre alle molte e illustri persone che hanno parlato, importanti chef dell’ambiente romano e non come Giulio Terrinoni, Luigi Nastri e Davide Oldani. da sempre dentro il progetto. A sostegno della presidente dell’Associazione Cristina Bowerman al tavolo della discussione c’erano invece Carlo Cracco, Enrico Bartolini, Niko Romito, Luca Fantin e naturalmente il padrone di casa Antonello Colonna.
Le parole di apertura di chef Bowerman sono i capisaldi di ciò che gli Ambasciatori si prefissano di fare, anno per anno, superando uno alla volta gli ostacoli che si frapporranno tra il progresso e il cammino. “In questa conferenza Italia Mondo-Andata e Ritorno si vuole aprire un dialogo su cosa di grande ha l’Italia nel mondo e come il mondo contribuisca a rendere grande l’Italia. Vogliamo dare contenuto, visibilità e occasione, rafforzare i valori della qualità, della tradizione e della conoscenza della cucina, interagendo tra colleghi e istituzioni e contribuendo a formare le nuove generazioni” ha detto prima di lasciare la parola a Carlo Cracco. Il quale si sta impegnando in prima linea sul discorso della formazione delle nuove leve e muove i primi passi parlando dell’istituto alberghiero di Amatrice, oggi spostato temporaneamente a Rieti. Da qui partirà il nuovo modello integrativo, che mira ad affiancare quello che già c’è. “Un approccio diverso, che cercheremo di condividere con il Ministero dell’Istruzione, in modo da poter creare qualcosa che ancora non c’è. L’intenzione è quella di andare nelle scuole e creare questo modulo, cercando ognuno di noi di abbracciare l’istituto alberghiero più vicino. È l’esempio migliore per far capire ai ragazzi quanto la formazione sia importante”.
La fiscalità è stata il punto di partenza all’ordine del giorno e, data l’aura nebulosa che la circonda, forse è stato anche l’argomento più succoso di tutto il convegno. Ad aiutare la platea a muoversi in questo mondo ci sono stati il professore ed economista Saverino Salvemini della Bocconi di Milano e il generale Cosimo Di Gesù, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Roma. Il professore ha tenuto una buona lezione di economia, cercando di dare delle soluzioni al problema delle imprese fallimentari, che sempre più dilagano nel paese: serve un’amministrazione manageriale, a tutti i livelli, alleanze imprenditoriali con banche e soci e un’organizzazione precisa di quello che saranno i costi per non essere presi alla sprovvista. “Basta con la storia de ‘Il piccolo è bello’, è ciò che ha portato alla crisi del sistema. Serve a tutti i livelli un modello di replicazione per poter pensare di gestire bene un’attività e espanderla. Per fare un esempio culinario, non basta più dire metto un pizzico di sale, ma è necessario dare la quantità esatta in grammi”.
La formazione, tema d’inizio, è stata invece affidata alle parole dello chef tristellato Niko Romito, che ha letteralmente mandato in visibilio la platea mettendo a discorso ciò che è nei pensieri di tutti gli addetti ai lavori da molto tempo. “Il docente preparato, che ha studiato e girato il mondo, deve dare sempre più valore alla cucina italiana. Si rischia che questi ragazzi siano influenzati più dal web che dal corpo docente. Gli esempi sono i ragazzi di 18-20 anni che seguono il modello di scuole di cucina in grande voga, in questo momento la cucina del Nord Europa, mentre dieci anni fa era la cucina francese. Noi abbiamo il 40% del programma didattico che parla di fondi, basi e mantecature a burro, tutte cose non rappresentano minimamente la nostra cucina. Io andrei a rivedere i contenuti anche tecnici a partire dalla grande cucina tradizionale italiana, evoluta in chiave moderna”. Applausi. Sinceri.
Interessanti sono stati anche gli interventi sulla cultura e il valore del Made in Italy, dove Luca Fantin ha parlato della sua esperienza al Bulgari di Tokyo portando una singolare soluzione alla questione del marchio italiano all’estero. Se prima le materie prime se le faceva spedire, molto presto ha capito invece che la filosofia da perseguire non era la materia in sé, ma chi la procura: la maggior parte degli chef allo stesso livello a Tokyo ha 3 o 4 fornitori, lui ha deciso di averne più di 50 a livello locale. Dal riso al radicchio, una microeconomia di scala al ristorante.
Più tagliente Enrico Bartolini, che senza mezzi termini ha portato sul piedistallo il problema dei camerieri: visto il più delle volte come lavoro di passaggio, c’è questa frattura apparentemente insanabile tra le eccessive (ma necessarie) richieste dei ristoratori e una condizione salariale troppo bassa. “Bisognerebbe trovare un modo per non rendere la retribuzione troppo penalizzata, concedere magari sgravi fiscali, non un giorno di riposo o una divisa nuova”.
La grande sfida del cibo italiano è appena cominciata e sono i luoghi di scambio come questo, che possono contribuire a rendere il nostro immenso patrimonio inattaccabile, gioiosamente replicabile. “Il Made in Italy è il terzo marchio più esportato al mondo” ricorda il sottosegretario del Mibact Dorina Bianchi.
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