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#I cammini della libertà
gregor-samsung · 2 years
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“ «In questo momento sono molto severi, in fatto di aborti». «Lo so» disse Matteo «ogni tanto se ne ricordano. Mettono in prigione qualche poveretto senza protezioni, ma i grandi specialisti non sono mai seccati.» «Vuoi dire che questo è ingiusto» disse Giacomo. «Sono proprio del tuo parere. Ma non ne disapprovo del tutto i risultati. Per forza di cose i tuoi poveretti sono degli erboristi o delle creatrici di angeli che rovinano le donne con sudici strumenti; le retate operano una selezione, è già qualcosa.» «Insomma» disse Matteo, che ormai non ne poteva più «sono venuto qui per chiederti quattromila franchi.» «E...» disse Giacomo «sei ben sicuro che l'aborto sia conforme ai tuoi principii?» «Perché no?» «Non so, sei tu che lo devi sapere. Sei pacifista perché rispetti la vita umana e poi vuoi distruggere un'esistenza.» «Sono assolutamente deciso» disse Matteo. «E poi, ti sbagli, perché io sono, forse, pacifista, ma non rispetto la vita umana.» «Ah! credevo...» disse Giacomo. Osservava Matteo con divertita serenità. «Eccoti dunque nella pelle di un infanticida! Ti sta veramente male, mio povero Teo.» «Teme che mi prendano», pensò Matteo: «non mi darà neanche un soldo.» Avrebbe dovuto potergli dire: se paghi non corri alcun rischio, perché mi rivolgerei ad un uomo esperto che non si trova sugli elenchi della polizia. Se rifiuti, sarò costretto a mandare Marcella da una erborista, nel qual caso non garantisco nulla, dato che la polizia le conosce tutte e può pescarle da un giorno all'altro. Ma argomenti come questi erano troppo diretti per far presa su Giacomo; Matteo disse soltanto: «Un aborto non è un infanticidio». Giacomo prese una sigaretta e l'accese: «Sì» disse con indifferenza. «Ne convengo: un aborto non è un infanticidio, ma un assassinio "metafisico"». Aggiunse serio: «Mio povero Matteo, non ho da fare obiezioni contro l'assassinio metafisico, così come non ne faccio contro i delitti perfetti. Ma che "tu", tu commetta un assassinio metafisico... tu, proprio tu...» E fece schioccare la lingua con aria di rimprovero: «No, decisamente no, sarebbe una nota falsa». “
Jean-Paul Sartre, L'età della ragione, traduzione di Orio Vergani, Milano, Bompiani, 1963⁸; pp. 143-144.
[ Edizione originale: L'âge de raison, Gallimard, 1945 ]
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
L’ESPRESSIONE
Si tolgano all’arte due parole: bellezza e artistico. Si adotti, invece, il termine "espressione". Attraversata su questo versante, l’arte ritrova la sua essenza multiforme, i suoi “sensi”, plurali, diffusi, ricchi di significati, appartenenti a una dimensione culturale collettiva, di mille voci che trovano “espressione” in un gesto, in un’immagine pittorica, in un tratto di scalpello, nelle innumerevoli tecniche, moltiplicate da altrettanti strumenti, sorte nel corso del ‘900 e poi in questo primo ventennio del XXI secolo. Dunque, l’arte ha attraversato e continuerà a percorrere cammini imponderabili, tutti orientati nel verso della libertà e della sensibilità, sublimandosi con efficacia oppure ingaggiando una polemica contrapposizione con se stessa. Poiché è dell’arte, di ogni forma che l’uomo plasma per esprimersi, la manifestazione di un pensiero sul mondo capace di rappresentarne una traccia nel tempo. Una traccia non sempre lineare, spesso equivoca, ambigua, sconcertante, che racchiude una critica feroce all’arte della crisi e dell’identità perduta: come la “Merda d’artista” di Piero Manzoni (1933-1963), datata 1961, conservata nel Museo del Novecento a Milano. Il manifesto dell’arte concettuale contro l’arte concettuale. Quale migliore espressione per i mille detrattori dell’arte contemporanea? Ecco come diviene traccia che promana da un’esperienza collettiva: la soggettività è solo la maschera di una struttura formata dalla relazione, che è nel tempo e nello spazio, imprescindibile erede di stratificazioni millenarie. Così, quella traccia, nell’arte è: tragedia e commedia, meditazione e impulso, armonia e caos, convenzione e dissacrazione, gioco polemico e significato profondo, sacro e profano, vita e morte, il fanciullo e l’adulto, gioia e terrore, mimesi e simbolo, reale e irreale, razionale e irrazionale, sensuale e orrida, intelligente e sciocca, libera e servile, ammaliante e disgustosa, palese e indecifrabile, geniale e banale. L’arte è l’umanità che nasconde e che rivela. Espressione muta. Eppure, l’unica a poter irrompere nel silenzio di una stanza nascosta: la coscienza.
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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cywo-61 · 1 year
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Siamo pellegrini di speranza sui cammini della vita, che non si arrendono per quanto la via può essere ardua.
Siamo sognatori ad occhi aperti, che non rinunciano a realizzare i propri sogni.
Siamo folli portatori di luce che vivono d'amore e respirano libertà.
cywo
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armandoandrea2 · 8 months
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Gatto, tu sei il mistero avvolto dal pelo,
la notte che danza sul tetto oscuro,
la luna che striscia tra l’ombra e il chiarore,
l’armonia che emana dal tuo sguardo puro.
Nelle tue orbite risplendono le stelle,
e il tuo corpo felino sfiora l’eternità,
sei il guardiano di segreti e di favole,
la perfetta incarnazione della libertà.
Cammini con passo furtivo ed elegante,
il tuo pelo si muove come onda al vento,
e mentre ti nutri dell’anima del mondo,
trasformi l’ordinario in un magico momento.
Le tue zampe scivolano su antiche leggende,
il tuo ruggito riecheggia come un canto antico,
sei il regno della grazia, della forza e dell’ardore,
e nel tuo sguardo splende un’immensità di significato.
Gatto, tu sai incantare gli animi stanchi,
le tue fusa cullano i cuori affranti,
sei un mistero che si cela tra i riflessi della notte,
la poesia che vive nell’ombra dei tuoi amanti.
Ti accarezzi il viso con una dignità suprema,
le tue orecchie ascoltano i sussurri del destino,
sei la saggezza silenziosa che tutto comprende,
e con la tua presenza doni un senso divino.
Gatto, tu hai il potere di trasformare il tempo,
di riempire di gioia anche il più triste dei giorni,
e quando ti avvolgi nel sonno profondo,
sembri fonderti con l’universo in mille armonie.
Ode al gatto, creatura misteriosa,
che con la tua bellezza ci doni purezza,
tu sei la fiamma che accende la poesia,
e nei nostri cuori resti per sempre, dolcezza.
Gatto, tu sei l’incanto, la meraviglia,
il sorriso nascosto di una notte stellata,
e nell’immensità del tuo essere,
troviamo la verità più nascosta e segreta.
In te, gatto, troviamo la forza dell’anima,
la magia che vive nel profondo dei sogni,
e per sempre ti porteremo nel cuore,
come l’emblema di tutto ciò che è divino.
Ode al gatto, eterna fonte d’ispirazione,
incantatore di anime e cuori,
sei la poesia incarnata in un essere,
e la tua presenza riempie di colori.
Gatto, sei un miracolo vivo,
una sinfonia di forme e di movimenti,
e nel tuo sguardo riflette il mistero dell’universo,
che ci accompagna nei nostri pensieri e sentimenti.
Ode al gatto, sublime creatura,
che hai conquistato il nostro affetto,
sempre sarai il re degli esseri felini,
e nei nostri ricordi vivrai per sempre, perfetto.
Pablo Neruda
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beppebort · 9 months
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È solo Cristo che rende appassionata la mia vita
(Ermes Ronchi giovedì 24 agosto 2023)
XXI Domenica Tempo ordinario - Anno A
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». (...)Dopo due anni e mezzo passati con Gesù, in cammino per sentieri e villaggi, i discepoli vengono coinvolti in una sorta di sondaggio d’opinione: cosa si dice in giro di me? L’opinione della gente è bella: Rabbi, sei uno che allarga i cuori, uno bravo, un innamorato di Dio, uno che guarisce la vita. Gesù lancia una seconda provocazione, stringe il cerchio: ma voi, voi dalle barche abbandonate, voi dei cammini con me, voi amici che ho scelto a uno a uno, che cosa sono io per voi? Le sue domande assomigliano a quelle degli innamorati: quanto conto per te? Che posto ho, che importanza ho nella tua vita? Gesù non ha bisogno della risposta dei discepoli per sapere se è più bravo degli altri rabbini, ma per sapere se si sono innamorati di una almeno delle sue parole, se Pietro gli ha aperto il cuore. Non è facile rispondere: il primo passo è quello di chiudere i libri e i catechismi, e di guardare dentro le mie esperienze. Come dire chi tu sia per me Signore? Sei il mio rimorso, la mia dolce rovina; voce che sale, dice e ridice, e non tace mai, vento nelle mie vele, disarmato amore. Sei un maestro d’ali. Il secondo passo per una risposta vera è uscire dall’ovile rassicurante e immobile delle frasi fatte; via dal prontuario delle affermazioni non sofferte, che sono la rovina della comunicazione della fede. Perdersi invece nei campi della vita: “in Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,4). La Vita è teologa, è la prima catechista. Pietro risponde: Tu sei il Messia, la mano di Dio, il suo progetto di libertà. Sei il figlio del Dio vivente, Colui che fa viva la mia vita, il miracolo che la fa potente, inesauribile e illimitata. La domanda adesso rimbalza fino a me: perché io gli vado dietro? La risposta è semplice: per essere felice. Cristo è stato l’affare migliore della mia vita. Che non vuol dire avere una vita senza problemi o ferite, ma più piena, accesa, appassionata, vibrante, proiettata: in avanti, attorno, in alto.Nella seconda parte del brano Gesù capovolge la domanda, in un bellissimo contrappasso: “Pietro adesso sta a me dire chi sei tu per me: sei pietra e su questa pietra.... La beatitudine di Pietro (beato te, Simone!) raggiunge noi tutti. Forse anch’io sono nella lingua di Gesù “kefà”, piccola pietra. Non certo una macina da mulino, ma una pietruzza solamente. Eppure, per lui, nessuna piccola pietra è inutile, nessun coccio è da buttare. Dio non adopera macine da mulino, ma pietre scartate; non ha scelto l’oro per fare le sue creature, ma la creta. Le sue sono mani di vasaio che premono per dare alla mia argilla la forma migliore, mani di orafo che preparano una carezza di luce da posare sulle mie ferite.(Letture: Isaia 22,19-23; Salmo 137; Romani 11,33-36; Matteo 16,13-20)© riproduzione riservata
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giancarlonicoli · 8 months
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3 ott 2023 12:24
“NON ABBIAMO BISOGNO DI SOLDI, CI BASTANO UN CANESTRO E QUALCHE PALLONE” – L’APPELLO DEI RAGAZZI DEL PARCO VERDE DI CAIVANO AL PRESIDENTE DEL CONI MALAGÒ: “GLI CHIEDIAMO DI VENIRCI A TROVARE QUI, SUI NOSTRI CAMPETTI - AL PARCO VERDE IL 25% DEGLI ADOLESCENTI È A RISCHIO CRIMINALITÀ E L’ABBANDONO SCOLASTICO È ALTISSIMO – LA RISPOSTA DI MALAGO’ CHE SI E’ SUBITO ATTIVATO - IL VIDEO DEI RAGAZZI DI RADIO IMMAGINARIA -
Marco per il Corriere dello Sport
 «Al Presidente del Coni Malagò chiediamo di venirci a trovare qui a Caivano, sui nostri campetti. Non abbiamo bisogno di soldi, ci bastano un canestro e qualche pallone». Se chiedi agli adolescenti del Parco Verde a chi vogliono lanciare un messaggio non ti rispondono il presidente della Repubblica, ma quello del Coni. Prima viene lo sport, poi tutto il resto.
  Ce ne siamo resi conto quando qualche giorno fa siamo stati a trovarli al Parco Verde, il quartiere del comune di Caivano, nella periferia a nord di Napoli, dove un gruppo di adolescenti è stato accusato di violenze sessuali su due coetanee di 10 e 12 anni. 
Nelle ultime settimane Caivano è diventato il centro del mondo. Ci sono stati tutti: politici, giornalisti, addirittura il New York Times! Nessuno però era ancora riuscito a parlare con gli adolescenti che vivono il Parco Verde tutti i giorni. 
All’inizio è stato difficile, anche per noi. Nessuno dei nostri coetanei voleva parlarci e non capivamo il perché… Cioè appena arrivi in realtà il Parco Verde non sembra così male. Certo, ci sono i muri scrostati, le aiuole con l’erba altissima, ogni tanto quando cammini rischi di pestare una siringa usata. Ma non è così diverso rispetto ad altri quartieri di periferia.   Ci ha stupito il silenzio. 
È bastato avvicinarsi a loro per ammutolire interi gruppi di ragazzini che fino a qualche istante prima gridavano a squarciagola, correndo su e giù per un campetto da calcio improvvisato. Ci serviva qualcuno capace di fargli capire che eravamo lì per loro e che di noi potevano fidarsi. Così abbiamo conosciuto Bruno Mazza, che al Parco Verde è cresciuto. A 16 è diventato il braccio destro del boss, ma dopo avere scontato 12 anni di carcere ha deciso di fondare l’associazione «Un’infanzia da vivere», per dare ai ragazzi del quartiere un’alternativa a una vita che sembra già scritta. Di minacce ne riceve ogni giorno, ma lui non molla. Al centro di tutto c’è lo sport.
FONDAZIONE CON IL SUD. Negli ultimi 10 anni, grazie all’aiuto di “Fondazione Con il Sud”, Bruno è riuscito a recuperare l’80% delle infrastrutture del Parco Verde e ogni pomeriggio più di 100 adolescenti si ritrovano nei due campetti sintetici del Lotto C e nel campo polivalente “Arcobaleno” del Lotto B per allenarsi. Fino a qualche anno fa questi campi non esistevano, ma adesso sono diventati la sede delle 5 squadre sportive dell’associazione “Un’infanzia da vivere”: tre da calcio a 5, una da basket e una da pallavolo. L’unica regola è che bisogna andare a scuola. Chi non studia, non gioca.
Questi campi però non bastano. Al Parco Verde, su 6000 abitanti, 1160 sono adolescenti e quasi la metà di loro vive tra il Rione I.A.C.P. e il Rione Bronx, due quartieri popolari dove in più di 40 anni nessun adolescente ha mai avuto uno spazio dove potere giocare. Soltanto un campetto di cemento senza porte e una pista da pattinaggio abbandonata…
I ragazzi però al calcio non rinunciano. Anche senza campo e senza reti. 
Ogni pomeriggio ognuno scende per strada con addosso la maglia della sua squadra preferita, dal Napoli al PSG. Si gioca fino a sera, fino a quando il pallone non si sgonfia. 
Nel quartiere non c’è nient’altro da fare e la loro libertà è in quelle partite. 
A ottobre 2021 però la camorra ha dato fuoco ai due pulmini che l’associazione “Un’infanzia da vivere” utilizzava per portare le squadre in trasferta, togliendo ai ragazzi l’unica possibilità che avevano di uscire dal quartiere. Se nasci al Parco Verde, dal Parco Verde non puoi uscire.
Al Parco Verde il 25% degli adolescenti è a rischio criminalità e l’abbandono scolastico è altissimo. Bruno però ha trovato un modo per fare tornare a scuola i ragazzi: dal 2013 al 2015, attraverso un registro tenuto dall’associazione, i ragazzi con più presenze a scuola vincevano come premio la possibilità di andare a vedere gli allenamenti del Napoli a Castel Volturno.
Per due anni al Parco Verde la dispersione scolastica è scesa praticamente a zero, senza spendere un centesimo. Il sogno di Bruno è riuscire a trovare un accordo con la Serie A, per dare la possibilità a tanti altri ragazzi di Caivano di vedere per la prima volta nella loro vita una partita dal vivo allo stadio. Vi sembrerà assurdo, ma un biglietto in tribuna può valere come una borsa di studio. 
PUNTO DI RITROVO. Sarebbe bello fare trasformare il Parco Verde in un punto di ritrovo, non solo per i ragazzi di Caivano, ma per tutta la Campania. 
Sarebbe un sogno se un giorno il Napoli Campione d’Italia riuscisse a fare un allenamento sul campetto dell’I.A.C.P. rimesso a nuovo, di fronte agli occhi di centinaia di ragazzini che allo stadio non sono mai entrati… 
Per questo la prima persona a cui i ragazzi hanno pensato è stata Giovanni Malagò, il Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
«Con il Decreto Caivano sono stati messi a disposizione 30 milioni di euro ma come prima cosa bisogna rimettere a nuovo i campi al Rione I.A.C.P. e al Bronx - ci ha detto Bruno - poi serve l’aiuto di qualcuno che sia disposto a formarci, un preparatore che possa venire una volta al mese a Caivano, per insegnare ai ragazzi i mestieri dello sport e fargli capire che il futuro esiste». 
LE DOMANDE. Prima di partire per il Parco Verde ci siamo fatti una domanda: esiste una Caivano che ancora nessuno ha raccontato? L’unico modo per scoprirlo era andare a parlare proprio con gli adolescenti che vivono il Parco Verde tutti i giorni. Siamo stati con loro per un giorno intero e alla fine ci hanno risposto. Le loro parole sono state importantissime, i loro silenzi ancora di più. Stando con con loro abbiamo capito che non si sentono rappresentati dalle notizie che stanno uscendo questi giorni. Ora vogliamo portargli la radio e aprire un’antenna di Radioimmaginaria al Parco Verde, insieme con Bruno e agli altri ragazzi dell’associazione. 
Solo ad una domanda non sono riusciti a rispondere: “Cosa vi aspettate dal futuro?”. 
Nessuno, prima di quel momento gli aveva mai chiesto come fosse vivere lì e cosa pensassero di quello che stava succedendo in casa loro. 
Nessuno si era mai interessato a loro. 
Ma allora di chi è la colpa? Dei ragazzi che non hanno voglia di fare niente? Della scuola che è meno stimolante di un allenamento del Napoli? Di chi ha il potere di cambiare le cose? Dei politici che si, sono stati a Caivano, ma non sul campo dell’I.A.C.P. o sulla pista da pattinaggio del Bronx? Oppure dell’informazione non è ancora riuscita a raccontare fino in fondo le storie di chi vive qui ogni giorno? 
Alla fine di tutta questa storia, ci rimbomba in testa un’altra, ultima domanda. A questa non sappiamo rispondere nemmeno noi. 
Come fa un adolescente a credere nel futuro se nessuno ha mai creduto in lui? 
Presidente Malagò! Ci dica giorno e ora. Noi ci saremo.
Per qualsiasi cosa scriveteci a [email protected].
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lamilanomagazine · 1 year
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Le Iene: il monologo di Diodato in onore della libertà nella giornata della Liberazione
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Le Iene: il monologo di Diodato in onore della libertà nella giornata della Liberazione. In onda il 25 aprile a “Le Iene” il monologo di Diodato, in cui il cantautore, con parole semplici ed efficaci, racconta in occasione del 25 aprile la complessità legata al senso di libertà e alla scelta che ancora oggi ci si trova a dover fare tra lavoro, ambiente e salute. L’artista riflette su alcune problematiche legate alla sua città, Taranto, dove ogni anno in occasione del primo di maggio si svolge la manifestazione UnoMaggio Taranto Libero e Pensante di cui è direttore artistico. Queste le sue parole: «Oggi è il 25 aprile, festa della Liberazione e tra poco meno di una settimana è il primo di maggio, festa dei lavoratori. Due feste così vicine e dedicate a qualcosa di così importante, la libertà e il lavoro. Io me la ricordo la sensazione che ho provato quando ho lavorato per la prima volta, quando facendo il cameriere ho ricevuto dei soldi in cambio del mio lavoro. Erano soldi che mi ero guadagnato, con cui poter fare quello che volevo: mi sono sentito libero di consumare un mio desiderio. Eppure io vengo da una città, Taranto, in cui ci sono lavoratori che avrei sinceramente difficoltà a definire liberi. Ma non solo loro: nella mia città la parola libertà è una parola complessa, per tutti. Sarà perché da ormai tanti anni ci hanno chiesto di scegliere tra due diritti fondamentali, il lavoro o la salute. Tra il lavoro o l’ambiente, e quindi la salute. Che libertà c’è in tutto questo? Ogni anno il primo di maggio organizziamo a Taranto una manifestazione, una festa consapevole, libera, che conta chi c’è, chi non c’è e anche chi non c’è più. Ogni UnoMaggio, si chiama così la nostra manifestazione, da ormai dieci anni, proviamo a disegnare un destino diverso e diciamo una cosa semplice, che a quanto pare però è semplicemente complessa: “vogliamo essere liberi”. Da dieci anni provo ad allontanare quella voce che mi dice: “Ma non lo vedi quanto sei piccolo, quanto sia piccola e insignificante la vita di un essere umano, formica sacrificabile davanti al potere di interessi enormi”. “Non lo vedi che nella vita è solo una questione di proporzioni? In fondo anche tu, mentre cammini per strada inseguendo ciecamente i tuoi interessi non ti curi delle formiche che schiacci.”» Diodato, ospite della diciassettesima puntata dello show nella prima serata di Italia 1, si è anche esibito cantando il brano popolare “Bella Ciao” insieme a Belén Rodriguez, Max Angioni, Nathan Kiboba e Eleazaro Rossi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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micro961 · 1 year
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Orchestralunata - Una barca vola
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Un brano che canta una speranza: che ci siano sempre meno barche 
che prendono il volo
L’immigrazione non è altro che un viaggio alla ricerca di una vita migliore, inseguendo uno dei valori imprescindibili della vita, la libertà. “Una barca vola” è un brano dirompente, caratterizzato dalle melodie crude dei fiati sopra il levare della sezione ritmica. Il cantato, decisamente severo, racconta una storia scritta nel 2019 dal leader dell’Orchestralunata Maurizio Gregori, che torna su un tema ancora tremendamente attuale e sensibile.
«Ci sono barche che continuano a volare in mare, come ci sono note che continuano a fluttuare in aria, ma “Una barca vola” è a tutti gli effetti la voce di chi cerca il più bel tesoro, che si chiama giorno dopo.» Orchestralunata
Un testo carico di implicazioni sociali e culturali che si dissolve come onde del mare dopo la burrasca, in un silenzio che fa riflettere e che porta con sé la consapevolezza che tutti meritano di vivere al meglio. Alcune barche non torneranno mai più, portando con sé la coscienza di gente che ha ucciso altra gente.
Orchestralunata nata nel 2007 dopo le prime performance live nella Tuscia ha iniziato a girare l’Italia ospite in varie manifestazioni culturali e musicali: dal Gran Teatro di Roma, al  Teatro Masini di Faenza, a Piazza di Spagna Roma. Sempre sensibile alle tematiche sociali nel 2009 ha portato un po’ di leggerezza nei campi tenda dell’Aquila, con un concerto di solidarietà. Oltre ai concerti è stata ospite in varie trasmissioni televisive in rai e tv nazionali,  culminata con la partecipazione in prima serata a Ti lascio una canzone. Simone Cristicchi, Sud Sound System, Teresa De Sio, Cisco e Sandokan sono alcuni degli artisti che negli anni hanno fatto parte del progetto Orchestralunata. Negli anni l’Orchestralunata è cresciuta sia in età che in numero e da qui l’idea di creare nuove e diverse versioni di spettacolo in base alla richiesta di organico che varia tra i 6 e i 35 musicisti. Dal 2021 nonostante le difficoltà legate all’emergenza covid-19 e le relative limitazioni, una nuova energia ha fatto sì che l’Orchestralunata ripartisse con una serie di concerti per le piazze e teatri italiani ed oltre i confini nazionali con un concerto ad Atene. Sempre nel 2021 l’Orchestralunata con il Maestro Stecco (Maurizio Gregori) diventa un film di animazione dal titolo “Le avventure del Maestro Stecco” che ripercorre la storia e i successi dell’orchestralunata dagli esordi ad oggi. I personaggi del film d’animazone “Le Avventure del Maestro Stecco” sono anche protagonisti di un metodo denominato “Didattica Stralunata” attraverso cui, in maniera ludica e divertente, gli stralunati insegnano la musica ai bambini dai 5 ai 10 anni. A marzo 2022 è uscito un nuovo brano dell’ensemble, “Bella giornata”, accompagnato da un videoclip dall’originale format Orchestralunata. Dal 30 settembre al 9 ottobre 2022 hanno realizzato il tour “Carovana Stralunata” nelle piazze di dieci comuni della Tuscia che l’Orchestralunata ha raggiunto a piedi percorrendo cammini e sentieri alternativi immersi nella natura del viterbese.  
Contatti e social Sito:
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 https://instagram.com/orchestralunata?utm_medium=copy_link Youtube: 
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jusyfine · 2 years
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Portici se la vedi di giorno è un sogno ...
Portici se la vedi di notte è una favola...
È meraviglia pura...
Luce che bagna i miei occhi...
E per quanto si rifletta sulla chiesa di San Ciro non puoi non voltarti a non ammirarla..
Cammini per le strade..
Cammini per le piazze..
E cammini sempre senza stancarti..
Perché Portici non smette mai di stancarti..
Non smette mai di farti brillare quegli occhi lucidi che tu hai...
Non smetti mai di sognare ad occhi aperti a Portici...
Perché per chi la sente dentro e come vivere in un sogno..
Per chi sente l'emozione ,
Per chi sente quel brivido di passione e paura ad ogni passo ..
Sa che Portici ti cammina dentro l'anima ..
E le navi sul porto ..
Che non smettono di darti un aria del tutto fiabesca...
Vogliamo parlare del molo di notte..
Della chiesa di San Ciro di notte ...
Del Baylon...
Del Binario Borbonico..
Di Via Libertà ..
Di Via Università...
Della chiesa di San Pasquale..
Della chiesa di Sant Antonio ...
Della Reggia di Portici...
Della villa comunale di Portici..
E se di notte e un sogno...
Di notte veramente cos'è?
Una favola ...
Osa nella vita ..
Perché Portici è coraggio,forza ,e grinta
Portici e voglia di vivere ..
E voglia di favola ,sogni ,principesse,chiese...
E voglia di tutto...
Voglia di ridere fino a no smettere ..
Quella voglia matta di stravolgere sempre tutto...
Di stravolgerti in un mare di dolcezza ...
Di confonderti in una marea di gente ..
Restare in mezzo al caos e sentire quel cuore titubante che ti batte dentro e così forte come un martello pneumatico...
Perché si Portici e tutto questo ..
Perché e provare certe sensazioni...
Guardare il mare e venirti dentro una strana e matta voglia di annegarci dentro..
La spiaggia delle mortelle di sera ...
Sul terrazzo del Baylon...
A guardare li su nel cielo ..
E quella chiesa illuminata ..
È una fiaba ..
Portici e per chi sa amare incondizionatamente e si sa perdere in un attimo di tramonto ..
Un attimo in balìe delle onde ..
Un attimo di pace ..
Di quella serenità che ti serve per respirare quella dolce brezza aria leggera e che ti dia la scossa ..
Perché Portici è così ..
Non la dimentichi in una notte ..
Non la dimentichi nemmeno dopo aver fatto l'amore con le sue stelle ...
Semplicemente non la dimentichi ..
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breathing-in-sulfur · 4 years
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Amo il modo in cui cammini, i tuoi passi sono un alternarsi di puro snobismo e flebile insicurezza che si avvolgono in un'eccitante contraddizione che fa oscillare i tuoi fianchi e muovere quelle gonne che spesso hai paura di indossare.
Amo il modo in cui ti sfoghi, sei arrabbiata con qualcuno e sali su un palcoscenico in cui la sceneggiatura è rappresentata dalle cose che vorresti dire o urlare a chi ti ha offeso, ma l'unico spettatore sono io, che ascolto in silenzio il tuo soliloquio e applaudo quando chiudi il sipario dopo esserti liberata da ciò che ti stava occupando troppo spazio dentro.
Amo la tua risata, a volte grave a volte stridula; coinvolgeva il mio cuore a ridere insieme a te, non importava se avevo trascorso una giornata orrenda, il suono delle tue risa erano una cura contro l'ombra divorante della mia apatia gelida.
Amo quando sei arrabbiata, invece di chiamarmi amore mi chiami per nome, poi mi rimproveri e io evito il tuo sguardo perché sai che non sono bravo a discutere e preferisco restare in silenzio mentre capisco lo sbaglio fatto.
Amo quando facciamo l'amore, la tua pelle nuda diventa setosa come una tela, che si lascia toccare dal mio corpo che ti vuole sempre e ancora; in quei momenti sei infinita e io mi sento fluttuare nello spazio del tuo corpo e vorrei non finisse mai questa assenza di gravità, questa essenza di libertà.
Amo i tuoi capelli biondi, che mi ritrovo sempre in bocca la mattina e che mi solleticano il naso.
Amo quando dobbiamo uscire e tu dopo esserti truccata e preparata sei nervosa e non accetti i miei complimenti finché non arriviamo dove dobbiamo andare.
Amo che credi sempre in me quando in me non ci credo nemmeno io e amo le tue ipotesi sul mio futuro da famoso regista e sceneggiatore, in cui dedicherò a te il mio primo film, ma anche quelli a venire.
Amo te e niente di tutto questo cambierà mai, anche se ora non ci sei, anche se non ci sono nemmeno io.
Ti amo e mai smetterò di amare, il tempo che passa non scalfisce il mio sentimento e non appena ti prenderò per mano, tutto tornerà come prima e questo letto che ora è troppo grande per una persona sola, tornerà colmo del nostro modo incredibile di amarci.
Il tuo per sempre, Alex.
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corallorosso · 4 years
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Chiudi le discoteche - “Maledetti bastardi, ci tolgono la libertà!”; “Hanno mandato gli infetti nei locali di destra”; “Il virus è mutato, ormai non ha più carica virale”. Obbligo di mascherina all’aperto - “Non è una mascherina è una museruola!”; “Maledetti bastardi, ci tolgono la libertà!”; “Se cammini solo in un campo di grano la mascherina è inutile”. Chiudono le scuole - “Ma stiamo scherzando?! La scuola è il posto più sicuro al mondo!”; “È un diritto costituzionaaaaleeee!”; “Maledetti bastardi, ci tolgono la libertà!” Raccomandano di non organizzare feste - “A casa mia faccio il c***o che voglio”; “Conte deve tornare a dare via il cu*o” (Vittorio Sgarbi); “Dittatura sanitaria!”; “Comunisti! Ladri! Uccidete il Paese!”. Coprifuoco - “Basta, tutti in piazza! Rivoluzione!”; “Bruciamo i cassonetti, danneggiamo le auto della polizia e picchiamo i giornalisti, così fermeremo l’epidemia e daremo un futuro migliore ai nostri figli!”. Oggi abbiamo circa ventimila nuovi contagi al giorno e la gente inizia a morire in macchina, davanti agli ospedali, in attesa di essere visitata/ricoverata (ieri, ad Avezzano). “È colpa del Governo perché non ha fatto abbastanza”. Sapete che nuova c’è? Vestitevi da bonzi e andate a raccogliere ortiche assieme ai gesuiti euclidei di cui cantava Battiato. Sono mesi che ci fracassate l’anima con le vostre lamentele isteriche per ogni singolo, minimo, tentativo di arginare l’epidemia. Adesso è colpa del Governo? Assolutamente, perché non ha ancora usato l’esercito. Roma 25.10.2020 Mala Tempora Currunt Prof. Guido Saraceni
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gregor-samsung · 4 years
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Un fanciullo. Una carne pensante che grida e sanguina quando l'uccidono. È più facile uccidere una mosca che un fanciullo. Scosse le spalle: «Non ucciderò alcuno. Impedirò a un fanciullo di nascere». Pablo s'era rimesso a giocare coi suoi cubi; aveva dimenticato Matteo. Matteo stese la mano e toccò con un dito la tavola. Si ripeteva stupito: «Impedire di nascere...» Pareva che in qualche parte ci fosse un fanciullo già fatto che aspettava il momento di balzare da questa parte della scena, in questa stanza, sotto questo sole, e che Matteo gli sbarrasse il passo. Di fatto, era press'a poco così: c'era già un piccolo uomo pensante e sornione, bugiardo e doloroso, con la pelle bianca, orecchie larghe e nei, con una quantità di segni particolari come ne mettono sui passaporti, un piccolo uomo che non avrebbe mai corso per le vie, un piede sul marciapiede e l'altro nel rigagnolo; c'erano degli occhi, un paio di occhi verdi come quelli di Matteo oppure neri come quelli di Marcella che non avrebbero mai visto i cieli glauchi dell'inverno, né il mare, né mai alcun volto, c'erano mani che non avrebbero mai toccata la neve, né la carne delle donne, né la scorza degli alberi: c'era un'immagine del mondo, sanguinosa, luminosa, triste, appassionata, sinistra, piena di speranze, un'immagine popolata di giardini e di case, di dolci ragazze e di orribili insetti, e questa immagine stava per scoppiare sotto un colpo di spillo, come i palloncini del giardino del Louvre.
Jean-Paul Sartre, L'età della ragione, traduzione di Orio Vergani, Milano, Bompiani, 1963⁸; pp. 60-61.
[ Edizione originale: L'âge de raison, Gallimard, 1945 ]
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti 
L’ESPRESSIONE
Si tolgano all’arte due parole: bellezza e artistico. Si adotti, invece, il termine "espressione". Attraversata su questo versante, l’arte ritrova la sua essenza multiforme, i suoi “sensi”, plurali, diffusi, ricchi di significati, appartenenti a una dimensione culturale collettiva, di mille voci che trovano “espressione” in un gesto, in un’immagine pittorica, in un tratto di scalpello, nelle innumerevoli tecniche, moltiplicate da altrettanti strumenti, sorte nel corso del ‘900 e poi in questo primo ventennio del XXI secolo. Dunque, l’arte ha attraversato e continuerà a percorrere cammini imponderabili, tutti orientati nel verso della libertà e della sensibilità, sublimandosi con efficacia oppure ingaggiando una polemica contrapposizione con se stessa. Poiché è dell’arte, di ogni forma che l’uomo plasma per esprimersi, la manifestazione di un pensiero sul mondo capace di rappresentarne una traccia nel tempo. Una traccia non sempre lineare, spesso equivoca, ambigua, sconcertante, che racchiude una critica feroce all’arte della crisi e dell’identità perduta: come la “Merda d’artista” di Piero Manzoni (1933-1963), datata 1961, conservata nel Museo del Novecento a Milano. Il manifesto dell’arte concettuale contro l’arte concettuale. Quale migliore espressione per i mille detrattori dell’arte contemporanea? Ecco come diviene traccia che promana da un’esperienza collettiva: la soggettività è solo la maschera di una struttura formata dalla relazione, che è nel tempo e nello spazio, imprescindibile erede di stratificazioni millenarie. Così, quella traccia, nell’arte è: tragedia e commedia, meditazione e impulso, armonia e caos, convenzione e dissacrazione, gioco polemico e significato profondo, sacro e profano, vita e morte, il fanciullo e l’adulto, gioia e terrore, mimesi e simbolo, reale e irreale, razionale e irrazionale, sensuale e orrida, intelligente e sciocca, libera e servile, ammaliante e disgustosa, palese e indecifrabile, geniale e banale. L’arte è l’umanità che nasconde e che rivela. Espressione muta.  Eppure, l’unica a poter irrompere nel silenzio di una stanza nascosta: la coscienza.
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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andreainthailandia · 4 years
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La Thailandia ai tempi del Covid-19: considerazioni sulla mascherina
Ieri qualcuno mi ha chiesto che tipo di sanzioni sono previste per chi non rispetta le regole e non indossa la mascherina quando richiesto.
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Mi sono sentito un idiota perché non sapevo cosa rispondere.
Sinceramente, non lo so, anzi, credo non ci siano sanzioni. Ad aprile in diverse città era stata introdotta una sanzione amministrativa (fino a 20 mila baht a Phuket) ma poi non credo sia stata realmente applicata e di certo nessuno mi ha mai fermato se camminando per strada non avevo la mascherina, neppure durante il periodo di confinameno e quarantena.
Ma in realtà il problema non si pone.
Ieri sono andato a fare la spesa (ebbene sì, anche gli expat vanno al supermercato) e ho notato che la guardia che controlla la temperatura era stata sostituita da un cancelletto automatico: ci si ferma davanti ad un monitor munito di una termocamera per misurazione della temperatura corporea; se si indossa la mascherina e la temperatura rilevata è inferiore ai 37,5°C il cancelletto si apre e sì può entrare al supermercato; se la temperatura è superiore si resta fuori. La cosa che mi ha colpito non è stata tanto l’automatizzazione del processo quanto il fatto che NESSUNO FACEVA IL FURBO: per entrare ed evitare la fila sarebbe bastato passare da dove la gente esce, tanto non c’era nessuno a controllare. E invece no, tutti in fila, con la mascherina. Mi aspetto i commenti di alcuni, pronti a criticare e a dire che qui la gente si comporta come "le pecore". Forse sarà così ma forse è anche giusto realizzare che se non si hanno le nozioni e conoscenze medico-scientifiche è meglio attenersi a quello che dicono quelli che "presumibilmente ne sanno di più".
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Qui la gente è abituata ad indossare la mascherina, come forma di rispetto, fin da prima del Covid-19. Una forma di rispetto per chi ci circonda. Anche solo per un banale raffreddore, indossare la mascherina è un’abitudine che forse (e sottolineo il FORSE) non serve a nulla dal punto di vista epitemiologico e di prevenzione della diffusione di batteri e virus ma sicuramente è un gesto di cortesia e rispetto per l'altro.
Quando si è iniziato a parlare del Covid-19 la gente ha iniziato spontaneamente ad indossare le mascherine e quando l’abitudine è diventata regola perché si temeva che la situazione sfuggisse di mano, nessuno ha iniziato a sbattere i piedi perché si sentiva privato di una libertà – concetto peraltro minato da ben altri fattori, non certo da una mascherina. Oggi ci sono addirittura i distributori automatici e la mascherina è diventata un accessorio alla moda, da decorare e personalizzare.
Dall’inizio della pandemia in Thailandia ci sono stati solo 3.411 casi confermati e solemente 58 morti (dati ufficiali del Dipartimento del Controllo delle Malattie) – numeri decisamente al di sotto di quelli reali ma comunque ridicolosamente bassi se paragonati al resto del mondo. Da marzo è stata imposta la chiusura delle frontiere e il numero di persone uscite e entrate nel paese è davvero molto basso.
In molti si chiedono come sia possibile che la Thailandia sia stata finora risparmiata dal Covid-19 nonostante sia stato il primo paese ad avere un caso fuori dalla Cina. Io la risposta sinceramente non ce l'ho ma sono felice che sia così.
Ovviamente mi mette ansia il fatto che le frontiere siano chiuse e mi preoccupa la situazione in cui si trova il paese, economicamente provato dalla mancanza di turisti. La paura per il Covid è probabilemnte diecimila volte più agghiacciante del pericolo stesso e il peso dell'ansia mi pare più difficile da sopportare del male temuto ma non spetta a me (per fortuna) prendere decisioni
Si fanno le regole per gli altri, e delle eccezioni per sé stessi. Charles Lemesle
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susieporta · 4 years
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′′ LA VOCE DEI TAROCCHI ′′
E SE L ' ARCANO XIII HABLARA...
′′ Se ti sbrighi, mi raggiungerai. Se freni, ti raggiungerò. Se cammini tranquillamente, ti accompagno. Se ti metti a girare, danzerò con te. Poiché il nostro incontro è inevitabile, affrontami subito!
Sono la tua ombra interiore, quella che ride dietro l'illusione che chiami realtà. Paziente come un ragno, incastrato come un gioiello in ognuno dei tuoi istanti, condividi la tua vita con me; se ti rifiuti, non vivrai nella verità. Ora puoi fuggire dall'altra parte del mondo, che io sarò sempre al tuo fianco. Da quando sei nato, sono la madre che non smette di partorirti. Sii felice allora! Solo quando mi concepisci la vita ha un senso. L ' insensato che non mi riconosce si aggrappa alle cose senza vedere che tutte mi appartengono. Non c'è nessuna che non porti il mio sigillo. Permanente impermanenza, sono il segreto dei saggi: loro sanno che possono solo andare avanti lungo il mio cammino.
Coloro che mi assimilano diventano potenti. Coloro che mi negano, cercando invano di fuggire da me, perdono le delizie dell'effimero: sono senza saper essere. Agonizzano senza saper vivere.
I bambini non mi immaginano. Se potessero farlo, smetterebbero di essere bambini, perché sono la fine dell'infanzia. Chi mi trova sulla sua strada diventa adulto: sa che appartiene a me. Divoro le sue difficoltà,
i suoi trionfi, i suoi fallimenti, i suoi amori, le sue delusioni, i suoi piaceri, i suoi dolori, i suoi genitori, i suoi figli, il suo orgoglio, le sue illusioni, la sua ricchezza, lo divoro tutto. La mia voracità non ha limiti, divoro persino gli dei. Ma con l'ultimo, con quello autentico, una volta sciolte le maschere nelle mie viscere, mi rompo i denti. Nel suo mistero indescrivibile, in sua presenza assente, in sua assenza presente, uccido me stessa... Quando tutta la materia mi passa attraverso la gola senza fondo e le cose smettono di comparire, sono costretta a sparire.Grazie a me, tutto diventa polvere e tutto affonda. Ma non penso che sia una tragedia. Faccio della distruzione un processo di estremo splendore. Spero che la vita si manifesti fino a raggiungere la sua più grande bellezza, e mi presento allora per eliminarla con la stessa bellezza. Quando raggiunge il limite della sua crescita, comincio a distruggerla con lo stesso amore che è stato utilizzato per costruirla. Che gioia Che cosa?
gioia incommensurabile! La mia distruzione permanente apre la strada alla creazione costante. Se non c'è fine, nessun inizio. Sono al servizio dell'eternità. Per ottenerla, devi accettarmi e devi combattermi
Allo stesso tempo, perché in fondo non esisto, esiste solo la vita, cioè il cambiamento. Se ti consegni alla trasformazione, diventi il padrone del momento effimero, perché lo vivi nella sua intensità infinita.
Per me nasce il desiderio nelle ventre, nei sessi. Il coito serve a conquistare l'eternità.
Se non avessi un corpo materiale, io non esisterei. Quando diventi puro spirito, sparisco. Senza materia, smetto di essere. Osa quindi depositare le tue ossa e la tua carne nelle mie fauci! Per avere successo, hai
che darmi di te tutto ciò che in realtà è sempre stato mio. Le tue idee, i tuoi sentimenti, i tuoi desideri e i tuoi bisogni, tutto questo appartiene a me. Se vuoi conservare qualcosa, per quanto piccolo sia, tu che
non sei niente e non possiedi nulla, lo perderai. Perderai l'eternità.
Sii forte! Vive accanto a me! Chi cammina con me trasforma i suoi figli, i suoi amici, la sua patria, il suo mondo. Identificandoti con la tua coscienza, avrai paura di me. Sacrificando la tua coscienza, cedendomi l'ultima delle tue illusioni - quello sguardo che tutto lo vuole e crede di vedere senza essere nulla -, mi sconfiggerai. Comprendilo: nella mia estrema oscurità, sono l'occhio di quell'impensabile che potresti chiamare Dio. Sono anche la Sua volontà. Grazie a me, ritorni da Lui. Sono la porta divina: chi entra nel mio territorio è un saggio, e chi non può attraversare la mia soglia consapevolmente è un bambino pauroso corazzato nei suoi detriti. In me bisogna entrare puro: sbarazzati di tutto, sbarazzati anche del disagio, distruggiti. Quando sparirai, apparirà Dio.
Vuoi forza? Accettandomi sarai il più forte. Vuoi la saggezza? Accettandomi sarai il più saggio. Vuoi coraggio? Accettandomi sarai il più coraggioso. Dimmi cosa vuoi! Se diventi me
amante, te lo darò. Quando senti che faccio parte del tuo corpo, trasformo la concezione che hai di te stesso, ti rendo morto in vita e ti conferisco lo sguardo puro dei morti: due buchi senza fissaggio per i quali guarda solo Dio. L ' istante è allora terribile, tutto si trasforma in specchio, e ti vedi in ogni essere, in ogni forma, in ogni processo. Quello che chiami ′′ la vita ′′ diventa danza delle illusioni. Non è vero
C ' è differenza tra materia e sonno.
Non tremare, non aver paura, sii felice! La vita, anche se irreale ed effimera, rivela la sua più grande bellezza. Dandomi il tuo sguardo capirai finalmente che è un miracolo essere vivi. Il tuo essere divino e impersonale non posso
divorarlo. Ha solo ingoiato l'ego. Ognuno ha sapori diversi, ognuno più fetido e amaro. Quando si cattura la mia onnipresenza, si può dire che inizia il lavoro chiamato iniziazione. È dura
finché non capirai che non sono di te, ma sono te stesso.
Non mi piace essere trovato prima dell'ora. Desidero che mi chiami al momento giusto in cui si capisce chi sono. Se mi si precipita suicidandosi, non fornisco alcuna saggezza, perché mi si traveste da
Distruzione volgare. Non sono una disgrazia assurda, ho un significato profondo, sono la grande iniziatrice, la maestra impalpabile nascosta sotto la materia. Quando mi viene richiesto insensatamente mi arrabbio, si
mi fa agire contro la mia volontà. Solo quelli che mi arrivano con piena coscienza mi danno la gioia suprema. Ma la maggior parte degli esseri ignoranti vengono da me attraverso la guerra, il crimine, il vizio, la malattia, le catastrofi. Strani sono quelli che raggiungono questo stato di coscienza pura in cui divento l'apice della realizzazione. Questi mi riconoscono sempre, mentre gli altri li sorprendo. Colui che si rassegna, comprende e accetta di essere la mia preda, vive facilmente, libertà e gioia, fiducioso di fronte alle aggressioni, senza incubi, realizzando i suoi desideri: perdendo la speranza, si perde anche la paura.
Non tenermi la mano, perché la marcirei immediatamente. Offrimi la tua coscienza. Sparisci in me per essere finalmente la totalità!"
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a--piedi--nudi · 5 years
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Da quant’era
che non vedevi il mondo alle 09:00 del mattino, quando i tuoi vicini si aggirano per casa andando a gettare l'umido o raccogliere la verdura nell'orto? Da quant'era che non passeggiavi per la città alle tre del pomeriggio, quando in giro c'è poca gente e i negozi ancora non sono aperti? Da quanto tempo non invitavi un'amica per il caffè, per parlare e basta, per perdere del tempo? Prima, se alle 09:00 non eri in fabbrica, era perché stavi andando dal medico, a fare qualche visita, controlli alla pelle, è un tumore maligno, dobbiamo toglierlo al più presto. Se nel primo pomeriggio eri a casa avevi la tonsillite, o la varicella fatta da grande, che prurito. Da quanto tempo era che, alla sera, invece di fuggire in un cinema senza cena, non ti adattavi al lento scendere del sole e, ascoltando il canto dei grilli, non preparavi una cena con calma e amore, per il gusto di mangiare, di vivere, non fuggire? Da quant'era che alla sera non immaginavi il mattino successivo senza sforzo, senza fastidio o paura, sapendo che ti avrebbe aspettato una colazione tranquilla, una persona da accudire, oppure la libertà di sedersi su un divano e leggere fino all'ora di pranzo? Da quant'era che non infilavi le mani nella terra per piantare dei fiorellini? Da quant'era che non stendevi i panni con calma, nel sole di giugno, vedendo il giardino dei vicini, fatto d'alberi, prato e penombra dove i cani si montano sereni? Da quant'era? Da quant'era che non andavi in panificio tutti i giorni, che non instauravi un rapporto umano quotidinano con la giornalaia, il panettiere, il macellaio? Sapevi che la giornalaia ama fare fotografie? Che la panettiera non è poi così antipatica e il macellaio ti venderebbe sempre il doppio di quello che ti serve? Lo sapevi? E che all'angolo della farmacia stanno sempre sedute due donne, su una panchina fuori casa, un'anziana madre e una figlia, a guardare la gente passare, lo sapevi? L'anziana saluta tutti, con la mano e un sorriso grande, saluta la vita che le passa davanti mentre lei sta seduta. Sembra felice, affamata ancora. Vuoi anche tu restare a guardare, affamata, la vita che ti scorre di fronte? Silvano Agosti dice che dovremmo lavorare al massimo, al massimo 4 ore al giorno; Krishnamurti dice che non esiste la libertà da qualcosa e da qualcos'altro ma esiste una libertà assoluta, quella che non ti fa scegliere, perché anche nella scelta c'è conflitto; io dico solo che prima mi sentivo morire. Morire nello svegliarmi, sempre con meno voglia, entrare in ufficio con sempre meno entusiasmo, salutare i miei colleghi compagni di cella per le nove ore quotidiane. Morire nel guardare le stagioni che si alternano fuori dalla finestra senza lasciare segni sul mio viso. Ci si scotta a ferragosto perché la fabbrica chiude. Ci si congela a natale perché la fabbrica chiude. Nulla più. Il tuo cuore è chiuso già da un po'. Non è più fertile l'anima, non è più curioso il cervello. Hai quarantatré annni, un'età bella in cui puoi essere ancora bambino, senza la rabbia dell'adolescente. Hai la forza per tornare a viere? Hai coraggio di non scegliere ma ascoltare i polmoni che si aprono quando cammini nell'erba e accarezzi una capra? Hai voglia di aprirti all'inconsueto, all'incognito come quel giorno in cui, non potendo scegliere, per la prima volta hai pianto al mondo? Hai voglia, ora, di piangere al mondo d'emozione? Ancora un mese e tornerai in ufficio, che succederà, Elia, come reagirai, saprai ascoltarti serenamente? Ti aspetto lì, alla scrivania, ti osserverò. Da quant'era che non scrivevi? A presto, piccola mia.
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