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#La-vita commodities
stelladilemmen · 9 months
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Christmas Night
There is an ancient legend that on Christmas night pets acquire the gift of speech and comment among themselves on the merits and shortcomings of their caregivers - us humans.
Bizarre and far-fetched as it may seem, this story certainly has the merit of granting, at a time widely celebrated by our culture, special attention to these beings: companions in life and work, lenders of labor and commodity for our livelihood.
Granting them the privilege of being able to express themselves verbally is perhaps a way of bringing them closer to us, an albeit momentary concession that makes them worthy of attention by enhancing their role.
Animals have souls, the word itself (“anima” is the Latin word for “soul”!) and the fact that, unlike plants, they move say so. Theirs is not an individual soul, but a group soul that oversees the behavior of the entire species.
They do not act at random (as, on the contrary, we humans may do): their only intent is the survival of the individual and their own species. Consequently, they always behave in the most appropriate, best-performing and effective way for this to happen.
The legend tells how animals, on holy night, should be looked after with special care, for example by providing them with good food and fresh water or straw to stretch out on. But it is also told how deleterious it is for us custodians, even on pain of death, to try to listen to their talk.
Allow me to make a proposal, for the approaching Christmas night: do not fabulously concede the word to the animal world, but instead learn, we from them, to be quiet. And to listen.
To listen to the darkness studded with stars, or even veiled by fog, to the fresh air we inhale, to the beating of our heart, to our breath, to our deepest intimacy, the one we are used to hiding or ignoring, or of which we are afraid - so much so that we prefer suffering to the emptiness we seem to face if we take care of it.
Listening instead of expressing, seeing instead of imagining, living instead of remembering, giving instead of demanding. All this requires courage. If still, and silent, we begin to see it... well then this can perhaps be called Christmas.
La notte di Natale
Narra un'antica leggenda che la notte di Natale gli animali domestici acquistino il dono della parola e commentino tra di loro pregi e mancanze di chi li accudisce - noi umani.
Per quanto bizzarra e inverosimile ci possa sembrare, questa storia ha certamente il pregio di concedere, in un momento ampiamente celebrato dalla nostra cultura, un'attenzione particolare a questi esseri: compagni di vita e di lavoro, prestatori d'opera e di materia prima per la nostra sussistenza.
Concedere loro il privilegio di potersi esprimere verbalmente è forse un modo di avvicinarli a noi, una concessione seppur momentanea che li rende degni di attenzione esaltandone il ruolo.
Gli animali hanno un'anima, lo dicono la parola stessa ed il fatto che, a differenza delle piante, si muovano. La loro non è un'anima individuale, ma un'anima di gruppo che sovrintende il comportamento dell'intera specie.
Non agiscono a caso (come, al contrario, possiamo fare noi): il loro unico intento è la sopravvivenza del singolo e della propria specie. Di conseguenza si comportano sempre nel modo più adeguato, più performante ed efficace affinché ciò avvenga.
Nella leggenda si racconta di come gli animali, nella notte santa, vadano accuditi con particolare attenzione, ad esempio mettendo loro a disposizione buon cibo ed acqua fresca o paglia per distendersi. Ma si narra anche di quanto sia deleterio per noi custodi, addirittura pena la morte, cercare di ascoltare i loro discorsi.
Mi permetto di fare una proposta, per la notte di Natale che si sta avvicinando: non favoleggiare concedendo la parola al mondo animale, ma al contrario imparare, noi da loro, a stare zitti. E ascoltare.
Ascoltare il buio tempestato di stelle, o anche velato dalla nebbia, l'aria fresca che inaliamo, il battito del nostro cuore, il nostro respiro, la nostra più profonda intimità, quella che siamo abituati a nascondere o a ignorare, o della quale abbiamo paura - tanto da preferire la sofferenza al vuoto che ci sembra di dover affrontare se ce ne curiamo.
Ascoltare invece di esprimersi, vedere invece di immaginare, vivere invece di ricordare, dare invece di pretendere. Tutto questo richiede coraggio. Se immobili, e muti, cominciamo a vederlo... ecco, questo forse si può chiamare Natale.
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guattarianbitch · 7 months
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Sergio Benvenuto in his book "Lo psichiatra e il sesso" (The Psychiatrist and Sex) writes:
«L'idea della malattia come disfunzione presuppone insomma tutta un'antropologia metafisica, teleologica, che dà per implicito il fatto che l'essere umano vada pensato come una macchina volta a uno scopo. Si è disordinati nella misura in cui non si funziona più secondo una norma tacita, implicita, di "vita normale".»
[The idea of illness as a dysfunction presupposes a whole metaphysical, teleological anthropology, which implicitly takes the fact that the human being must be thought of as a machine aimed at a purpose. We are disordered to the extent that we no longer function according to a tacit, implicit norm of "normal life".]
Normal life is that which is functional to commodity society, and it is no coincidence that Benvenuto points out how organicist psychiatry arrived in the USA in the period of Reaganism and in the United Kingdom in the period of Thatcherism.
Psychiatry therefore becomes what R.D. Laing feared it might become: «But psychiatry can so easily be a technique of brainwashing, of inducing behaviour that is adjusted, by (preferably) non-injurious torture.»
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agrpress-blog · 11 months
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Si terrà a Roma martedì 14 novembre alle ore 18:00 presso Spazio5 in via Crescenzio n. 99/D la prima presentazione a livello nazionale del libro “Il grande banchetto. La geopolitica del cibo, il futuro dell’alimentazione” (Paesi Edizioni), saggio del giornalista e consulente strategico Antonio Picasso. L’evento vedrà la partecipazione, oltre che dell’autore, dell’autrice RAI Francesca Topi, che modererà l’incontro e del conduttore di Decanter (in radio) e Pizza Doc (su Rai2), Nicola Prudente, in arte Tinto. È un libro focalizzato su un tema di grande attualità, come quello dell’alimentazione, osservato come un’emergenza geopolitica, economica e di sostenibilità. Come faremo, infatti, a sfamare una popolazione mondiale di 8 miliardi di persone, la cui crescita esponenziale impatta sensibilmente sulle risorse a disposizione quanto sugli equilibri ambientali? Partendo da un’analisi dei costi e del peso che l’industria alimentare ha a livello globale, nel libro questo tema viene affrontato in modo molto ampio e articolato: dall’agricoltura e dal suo impatto sull’ambiente, ai conflitti – economici e armati – tra Paesi che puntano ad aggiudicarsi l’egemonia sulla produzione di determinati prodotti. Una corsa che non accenna a fermarsi. Dall’estate del 2020, segnala la Fao, i prezzi dei beni alimentari sono lievitati sempre di più. Dalla primavera del 2022, inoltre, con l’invasione militare russa dell’Ucraina, si è registrata una nuova impennata dei costi delle materie prime agricole. Oggi il processo speculativo, iniziato in piena pandemia, non accenna a fermarsi. Commodity agricole quali grano e semi di girasole sono diventate improvvisamente rare e costose. Il mix di pandemia, guerra e cambiamenti climatici sta mostrando la pericolosità con cui la crisi dell’industria alimentare si ripercuote inevitabilmente a livello sociale. Alimentazione, geopolitica e sicurezza ambientale risultano intrinsecamente collegate in questo scenario poco rassicurante. E slogan come quello della sovranità alimentare diventano la nuova bandiera all’insegna della quale movimenti politici e governi compiono scelte spesso populiste, accomunati dall’obiettivo di svincolarsi dalle dinamiche internazionali che ruotano intorno al cibo: come viene prodotto, distribuito e consumato. In tutto ciò una serie di innovazioni – tecnologiche e culturali – punta a rivoluzionare il modo in cui mangiamo: dalle app per le diete personalizzate alle farine di insetti. Il mondo del food sta cambiando a grande velocità ed è destinato a incidere sempre di più sulle nostre abitudini di vita, a partire dalla tavola. In tal senso, il libro di Antonio Picasso è uno strumento utile per riflettere sulla necessità di una «rieducazione alimentare» e di sposare una cultura dell’alimentazione capace non solo di contribuire a una maggiore equità sociale ma anche di contrastare, prevenendo sul nascere, malattie gravi come l’obesità. Antonio Picasso. Direttore generale di Competere – Policies for sustainable development, giornalista e consulente strategico, ha scritto per Il Riformista, La Stampa, Liberal, Limes e Linkiesta. È stato responsabile della comunicazione per Confindustria Pavia e per altre associazioni di categoria. Oggi studia ed elabora soluzioni a fianco delle imprese che dimostrano una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e all’innovazione. Il grande banchetto. La geopolitica del cibo, il futuro dell’alimentazione
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toscanoirriverente · 3 years
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La Teoria della Montagna di Merda
Centomila milioni di scimmie che battono a casaccio su una tastiera finiranno, se battono per abbastanza tempo, per scrivere il miglior romanzo della storia. L’opera assoluta. (la teoria della scimmia instancabile: wikipedia)
Questa cosa sembra confortante, quasi un invito a consentire a milioni di scimmie di scrivere su una tastiera. Il guaio è che l’enunciazione non parla degli effetti collaterali. Centomila milioni di scimmie che battono a casaccio su una tastiera produrranno sì il miglior romanzo della storia, ma produrranno anche una catastrofica, cataclismica, gigantesca, sterminata,
MONTAGNA DI MERDA
E questo e quanto sta accadendo oggi al mondo democratico, diretto dalla “gente”. Nel momento in cui essi erano limitati e potevano solo leggere i mass media, o potevano solo ascoltarli, tutto andava bene, o quasi. Erano comunque delle elite che battevano sui tasti, e anche se non era sicuro che avrebbero scritto il migliore romanzo della storia, era comunque garantita una certa qualità.
Quando le scimmie iniziarono a battere sui tasti, e il problema sembrava quasi approcciabile, ci furono persone che iniziarono a contestarli. Persone come Attivissimo, Piero Angela o altri, che si misero in mente che, rimboccandosi le maniche, si poteva informare correttamente chiunque su tutto.
C’era un errore di base in questa idea di “debunking”, ed era molto semplice: chi si proponeva di informare meglio aveva studiato. Chi andava informato no. E l’ipotesi ottimistica dei debunkers era che bastasse informare per capire. Che è la stessa idea dei ciarlatani, che dicono sempre la stessa cosa: “informatevi”. Senza nessuno che dica loro: no, informarsi non serve ad un cazzo, quel che serve è studiare.
Ma specialmente, senza nessuno che faccia notare loro che informarsi dentro una montagna di merda prodotta da scimmie che battono a casaccio serve solo a leggere merda. Ovvero, a niente.
Questa è la ragione per la quale non mi metto MAI a debunkare le minchiate delle scie chimiche, del signoraggio, degli alieni, e tutte le altre stronzate, e se preferite, più analiticamente:
Il fattore economico, ovvero: per battere un ciarlatano occorre un esperto.
Quando tutte le scimmie battono stronzate, se volete smentirle dovete chiamare un esperto. Il guaio è che milioni di scimmie che scrivono stronzate lo fanno volontariamente e gratis. L’esperto invece vi costa. Anche se aveste un esperto qualificato per ogni scimmia, la differenza di costo renderebbe più economico riempire internet di merda, di quanto non sia economico ripulirla.
Come se non bastasse, la scimmia incompetente non accetta di essere smentita da una scimmia sua pari. No: vuole un esperto, (e se l’esperto smentisce poi si discute dell’esperto), e il motivo per cui lo fa è che sa bene che un esperto costa molto più di lui. Il fesso che sta ammorbando la internet italiana con le scie chimiche non accetta che una persona qualsiasi dica “stronzate”, lui pretende che si creino costosissime commissioni parlamentari, pretende i massimi esperti di aviazione, chimica, fisica, metereologia.
Questo è ovvio: lui , che si dedica alle stronzate 24/7, può apparire in TV al semplice gettone di presenza, mentre un esperto, oltre ad essere più costoso, ha anche altro da fare nella vita. Per esempio, andare al lavoro.
L’ a-disciplinarità del ciarlatano.
Se un ciarlatano vi parla di scie chimiche, e voi tirate in ballo un esperto di aereonautica, lui ribatte con la percentuale di bario. E allora vi serve un esperto di misurazioni chimiche dell’atmosfera. Se anche voi faceste notare che per mettere tutto quel bario in tutta quell’atmosfera non basta la produzione mondiale di bario, loro tiraranno in ballo numeri che la moltiplicano per mille. E allora voi dovrete portare in campo un esperto di mineralogia e di mercato delle commodities. Ma appena questo sarà sputtanato, tirerà fuori l’osmosi e la fusione nucleare che produce bario. Allora avrete bisogno di un fisico nucleare, il quale vi dirà che il bario si usa nella fissione per i reattori ma non nella fusione. Allora – sempre la stessa persona – tirerà in ballo Tesla e l’energia gratis, e vi toccherà portare in campo uno storico della scienza che conosca i lavori di tesla.
Ma a parlare di tutte queste materie è sempre e solo UNA persona. Questo significa che , mentre per essere smentito chiede SEMPRE il maggior esperto del mondo, il ciarlatano – senza essere esperto di nulla – spazia tranquillamente fra decine e decine di campi del sapere. Questo moltiplica a dismisura la quantità di costi che servono per il debunking.
L’asimmetria nei costi è evidente: avete bisogno di una intera squadra di esperti per debunkare un solo tizio che non è esperto in nessuno dei campi che cita. E lui salterà di palo in frasca di continuo, dalla fisica quantistica a tesla alla fisica atmosferica ai buchi neri alla neurologia, senza porsi alcun limite.
La spinta interiore.
perchè queste scimmie battono sui tasti? Perchè si convincono di essere spiate dagli alieni? Perchè si comprano l’“acqua diamante”? Perchè credono nel complotto contro l’umanità? Semplice. Perchè la loro vita è andata a puttane.
Si tratta di quelli che si definiscono “under achiever”, persone la cui esistenza non ha concluso niente. Persone infelici di un’esistenza che non ha sbocchi di soddisfazione, frustrante, povera, vuota. Il motivo per il quale aderiscono a queste teorie, il motivo per il quale se ne fanno essi stessi portatori, è che se togliete il grande complotto, se togliete le multinazionali malvagie, se togliete gli alieni, le scie chimiche, il signoraggio, l’euro, questi poveretti non possono più giustificare , prima di tutto con sè stessi, il proprio fallimento, economico ed esistenziale.
Non possono giustificare la moglie fuggita con qualcuno se non con il complotto dei gay contro la famiglia, perchè è l’unica scusa che non dice “sei un uomo da poco”. Non possono spiegare a sè stessi il proprio fallimento economico se non con il grande ordine mondiale del Bildberg, perchè altrimenti dovrebbero dire “perchè non so fare niente per cui qualcuno mi pagherebbe”.
La forza che li spinge a credere in queste cose è la necessità di convivere col proprio fallimento.
La forza che li spinge a farsi apostoli di queste teorie è il desiderio di  fare in modo che gli altri credano alla stessa giustificazione che si danno loro.
Quindi non vi illudete: arriveranno sempre all’attacco. Non si fermeranno mai. Niente spinge un uomo in avanti quanto un fallimento alle spalle. Esaurirete le energie molto prima di loro.
Allora come fate con questi elementi? Fate così: ammettete tutto.
Si, voi siete membri di questa cosa delle scie chimiche. Gli mostrate pure la tessera. (se li avete in ufficio, bastano pochi euro per stamparsene una online). Voi siete parte del bildberg e siete dalla loro parte.
Perchè volete dominare il mondo? Perchè la classe politica è fatta di Gasparri. E che cazzo, è chiaro che se il grande complotto, della durata di migliaia di anni, condotto con intelligenza sovrumana, su decine di piani diversi e su scala globale, prendesse il posto di Gasparri, il mondo ne gioverebbe.
Perchè volete che gli alieni invadano il mondo? Perchè è ora che il genere umano si evolva e mediante innesti genetici diventi più simile agli alieni.
Perchè non volete che si sappia del motore ad energia gratis di schietti? Perchè il metanodotto è un amico sincero. (R)(Daw). Dobbiamo apprezzare il metanodotto. Dobbiamo imparare ad AMARE il metanodotto, perchè lui ci ama. Non vedi le bollicine di gioia quando ti avvicini?
Ammettetelo. Ditegli che il complotto fa bene a fare quel che fa. Che fanno bene a fare le schie chimiche.  Che il New World Order sarà meraviglioso. E che il Bildberg sta lavorando per il bene del genere umano. Che siete parte del complotto gay contro la famiglia perchè la famiglia è una cagata pazzesca.
CONFESSATE. VI HANNO SMASCHERATO.
Ma non dovete farlo per scherzo. Dovete farlo parlando seriamente. Dovete davvero difendervi da ogni accusa dicendo che il Complotto fa bene a fare ciò che fa. Non dovete negare che lo faccia, dovete solo dire che fa bene a farlo. Che è giusto così, e che voi date il vostro contributo come potete.
è il momento in cui si sgonfiano. Il momento in cui si rendono conto che  non possono più rubarvi energia. E loro non sanno come rispondere, perchè dentro di loro sanno che sono palle, ma specialmente, di fronte alla domanda “ok, è tutto vero. E adesso che fai”? scoprono come la loro “lotta” non serva assolutamente a nulla, se non a giustificare i loro fallimenti personali.
E la montagna di merda si sgonfia.
Se ne avete attorno e dovete levarveli di dosso, è la maniera migliore. Anche perchè, non appena si rendono conto di avere di fronte un vero rappresentante del Complotto, si rendono conto che hanno sempre dato per scontato che non ne avrebbero mai incontrato uno di persona.
E realizzeranno che non sanno cosa fare nel caso.
Ovvero, che stanno solo strillando al vento.
di Uriel Fanelli
A scanso di equivoci: i centomila milioni di  scimmie che battono a casaccio su una tastiera sono i cialtroni no vax.
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thesportssoundoff · 5 years
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A Dumb Draft Exercise
It's a Friday night and we're all locked in so I decided to do something a touch different. I took the current NFL draft order and then looked up the last five NFL drafts (2015-2019) to see who was picked at spots. Using the teams as they stand after one long (and it feels it) week of free agency, I picked ONE player selected at that set position to try and do a retro draft. Each team picked ONE player picked over the last five years at that specific spot (so at 1 overall, you could only draft 1st overall). How different would your favorite team look? Welll.....
1. Cincinnati- QB Kyler Murray (2019)
The first round picks of the past five years consist of four QBs (Jameis Winston, Jared Goff, Baker Mayfield and Murray) alongside premiere edge rusher Myles Garrett. As is often the case with top pick QBs tasked with saving bad franchises, each becomes less and less attractive as the years go by and they hit the ceiling of "damn good but not quite franchise saver" over and over. I went with Murray because while I think Goff is vastly underrated by most fans, Murray's got the ability and personality to drastically change an organization that feels like it's been hankering for a chance over the past five years. Murray was one of the NFL's brightest stars last year and figures to only improve, especially if you put him under the watchful gaze of an offensive guru (of sorts) in Zac Taylor.
2. Washington- DE Nick Bosa (2019)
Was REALLY torn with Carson Wentz and Nick Bosa for the Redskins. There's a lot of dead-ish weight here with Mitch Trubisky and Marcus Mariota and while Saquon may be the best player in theory, no team needs to take a running back in the top 5 (or in the first round at all). Assuming the Redskins are truly comfortable with Dwayne Haskins then taking Nick Bosa and pairing him up in the front four along with the likes of Montez Sweat, Matt Ionidis and Daron Payne would probably be a formidable ass crew.  Basically the Chase Young strategy.
3. Detroit- DE Joey Bosa (2016)
How about the Bosa Bros going back to back! One would assume tht if the Lions wanted a QB, they're GOING to have their pick of the proverbial litter on the back end. After all after Cincy, they'll have Tua, Herbert and Love at their disposal if taking a QB so amuses them. Instead operating under the belief that the Lions feel comfortable with Stafford for MAYBE one more year, it leaves us to choose from Joey Bosa, Solomon Thomas and Dante Fowler. Bosa is likely on his way to a multiple pro bowl career while Thomas may just grade out as average and Fowler is on his third team now. Easy choice if ya ask me.
4. NY Giants- WR Amari Cooper (2015)
The Giants would be picking from a variety of offensive players; two of which are current Dallas Cowboys. You have Amari Cooper, Zeke Elliott, Leonard Fournette on offense and then Denzel Ward at cornerback as pretty much your only other option. Give me Amari Cooper as he'd immediately step in and make an offense consisting of Daniel Jones, Barkley, Golden Tate and a two tight end threat of Evan Engram and Kaden Smith a pretty damn formidable one.
5. Miami- OLB Bradley Chubb (2018)
This WOULD be easy in theory. Cornerback Jalen Ramsey would've been a FINE choice here but the Dolphins have Xavien Howard and Byron Jones on the back end. With Jalen Ramsey out of the picture, you have an interesting linebacker in Devin White, a superb guard in Brandon Scherff and my selection Bradley Chubb. With so much locked in on the defense, Chubb (if healthy) steps in as an immediate premiere pass rusher. Barely edges out Brandon Scherff. BARELY.
6. LA Chargers- OG Quinton Nelson (2018)
Man! The Chargers would have their glut of talent to choose from if they so desired. Want an elite strong safety? Jamal Adams was picked 6th in 2018. Want a QB to groom and develop? Daniel Jones went here in 2019. If you want a flexible havoc inducing DL piece? Leonard Williams in 2015 went 6th overall. Ronnie Stanley is a pretty damn good tackle as well.  Quinton Nelson is a top 3 guard in just two seasons and figures to continue to improve. It's not a premiere position for a lot of people but Nelson bucks the trend.
7. Carolina- QB Josh Allen (2018)
Funny bit? We have two Josh Allens here as Josh Allen from Wyoming and Josh Allen from Kentucky both went 7th overall. Both would be tremendous picks given the Panthers needs (an elite edge or a QB). Deforest Buckner finally hit on his potential and got paid paid for it as well, fitting in interestingly here as a potential flexible front line piece. The Panthers just paid Teddy Bridgewater relatively big time money but if you have the chance to take a really athletic strong armed QB who has shown strides in two seasons, you should do it. Imagine Allen throwing it to the likes of DJ Moore and Christian McCaffery.
8. Arizona- RB Christian McCaffery (2017)
THIS one was hard given the lack of obvious options. Do you need more receiving options? If so TE TJ Hockenson was picked 8th. Christian McCaffery is probably the best player at this spot but again, running backs and top 10s and etc etc etc. Nuke Hopkins, Larry Fitzgerald and Christian Kirk are on paper a superb trio of WRs and you also have Kenyan Drake at RB. Vic Beasley is a good pass rusher who has sort of lost his way as a player (hence the one year prove it deal). Give me McCaffery I guess. I think he'd do wonders in Kingbsury's offense and I suppose you can make he and Drake work together. That's why head coaches get paid.
9. Jacksonville- OT Mike McGlinchey (2018)
There's not a lot of obvious fits for a tanking team like the Jaguars. DT Ed Oliver would be intriguing but I have no idea how he fits in with the Jaguars defense. The likes of Leonard Floyd (recently released), Ereck Flowers (failed tackle turned kinda failed guard), John Ross (oft injured speedster) are other options. Lastly there's Mike McGlinchey who was starting at right tackle for the Super Bowl 49ers. The Jaguars have spent picks at both tackle spots but McGlinchey is better.
10. Cleveland- QB Patrick Mahomes (2017)
Fuck. Would the Browns even with Baker Mayfield flirt with taking Patrick Mahomes? Who cares. Mayfield can be traded. If you have the chance to grab the best QB in the NFL, you do it. Easy peasy.
11. NY Jets- CB Marshon Lattimore (2016)
This one came down to Lattimore or Minkah Fitzpatrick. Fitzpatrick can do so much across a secondary and his swiss army knife toolset was amplified in a Pittsburgh secondary that left to his devices where he could roam free and fuck shit up. On the other hand, Marshon Lattimore represents one of the NFL's rare commodities; a star shutdown cornerback. Plus with Marcus Maye and Jamal Adams tie up the safety spots pretty well.
12. Las Vegas- QB Deshaun Watson (2017)
The Raiders are openly flirtatious with moving on from Derek Carr. Deshaun Watson would step in and be a massive upgrade. There's also not much here either given how 90% of the players are DL and the Raiders have plenty of names and faces they like there. Maxx Crosby, Maliek Collins, John Hankins and Clelin Ferrell to name a few.
13. San Francisco f/IND- OG Laremy Tunsil (2016)
Take the 49ers OL with Joe Staley, Mike McGlinchey and Laken Tomlinson and then slide in Laremy Tunsil at RG. That's an absurd OL. There also weren't many options to really delve into either depending on how you feel about Da'Ron Payne and Vita Vea.
14. Tampa Bay- DE Marcus Davenport (2018)
Pick 14 over the past five years is a bit of a dry spell unfortunately. The best player on the list is DeVante Parker and the Bucs clearly have a collection of damn good WRs. Shaq Barrett and JPP are in place for 2020 but could the Bucs use Davenport as a third rusher and move him inside on pass rush downs. Not a lot of good ideas here unfortunately.
15. Denver- RB Melvin Gordon (2015)
Easy peasy! I mean Denver just signed him! That's a bit of a cheapie but let's keep with it. Gordon fitshere (and nobody else does).
16. Atlanta- LB Tremaine Edmunds (2018)
Edmunds with Deion Jones? Sign me up! The only other option that makes sense here is Marlon Humphrey at corner which would be an equally fine pick.
17. Dallas- S Derwin James (2018)
Given that Arik Armstead and John Allen would be 3-technique types in this defense, it makes sense we would ONCE again look at the safety market! Yay! The Cowboys scheme in 2018 apparently didn't like Derwin James as much as the media thought they did but this is a brand new scheme and a new way to play. Derwin James would edge out Keanu Neal (who BTW when healthy is an amazing safety) by virtue of being more of the chess piece the Cowboys need.
18. Miami f/PIT- C Ryan Kelly (2017)
Again there's a glut of corners here but the Dolphins have their fair share. As such, turn your attention over to a glut of centers---who they also just signed a guy for. Ryan Kelly is a pro bowl center though and you can make exceptions for that.
19. Las Vegas f/CHI- LB Leighton Vander-Esch (2018)
One of the better linebackers in the NFL prior to his neck injury, LVE was a friggin' elite athlete who could still redefine what NFL linebackers look like. His defensive coordinator is there as well (as the DL coach) and I bet Gruden would love his leadership and his ability as an off ball linebacker. This one is easy enough.
20. Jacksonville f/LAR- TE Noah Fant (2019)
The Jaguars are in the midst of a rebuild of sorts but unfortunately there's no immediate building block pieces at 20. It came down to Frank Ragnow (a versatile OL with upside) or Noah Fant and I opted for tight end Noah Fant since Minshew could use a reliable safety blanket. Assuming Fant can control his drops of course.
21. Philadelphia- WR Will Fuller (2016)
The Eagles could REALLY use some targets for Carson Wentz. Last year in clutch games they were relying on JJ Arceaga-Whiteside and Boston Scott for targets outside of their tight ends. Wouldn't have a problem going with FS Darnell Savage either who also went at 21.
22. Minnesota f/BUF- DE Bud Dupree (2015)
I don't know if the Vikings NEED an edge but even if they don't, there's really no options here. Josh Doctson was a flop in Washington, Charles Harris was a flop in Miami, Rashaan Evans plays the same spot as their glut of damn good linebackers and Andre Dillard is an unproven tackle for Philly to this point. Hit or miss here.
23. New England- Isaiah Wynn (2018)
I mean they drafted him here. Easy enough. Although would they take TE Evan Engram all things being equal?
24. New Orleans- WR DJ Moore (2018)
The Saints did grab Emmanuel Sanders but DJ Moore, Sanders and Michael Thomas is a whole different world of WR depth. There's also pretty much nobody else here worthy of snagging either.
25. Minnesota- WR Marquise Brown (2019)
HOLLYWOOD! The Vikings just traded away Stefon Diggs and could use an infusion of playmaker at their WR spot to help assist their TE room, Dalvin Cook and Adam Thielen. Marquise Brown would give Kirk Cousins a souped up version of Jamison Crowder; a WR-3 he relied heavily on in Washington.
26. Miami f/HOU- DE Montez Sweat (2019)
So the Dolphins have signed a lot of DE and we also gave them Bradley Chubb earlier BUT Montez Sweat is going to terrorize the NFL for the next 5-10 years and so he and Chubb combined? That's big time pass rush. Also, again, not much to really select from here either.
27. Seattle- CB Byron Jones (2015)
If you drew up a make and model for a Seahawks DB? It looks like Byron Jones. Byron just got paid big time money by Miami It's Byron vs Tre White and Byron fits the mold a bit better. Could also see Seattle liking Kenny Clark. Lots of good defensive players at 27.
28. Baltimore- OG Laken Tomlinson (2015)
Let Tomlinson battle it out with the interior OL the Ravens have currently. There's really not much here, it's either Tomlinson or DT Jerry Tillery.
29. Tennessee- TE David Njoku (2017)
Funny story, the 2016 1st round pick here was forfeited via deflategate. With just four names to choose from (and not really much to talk about either way), the Titans take David Njoku. Njoku has struggled with his role in Cleveland and the Titans do have some solid tight ends already in place but Njoku would be a pretty nice flier. Most of the guys here at 29 are just not good unless you're a Taven Bryan truther.
30. Green Bay- LB TJ Watt (2017)
And Cowboys fans across the globe shudder in horror. Yes, the Packers have two really good DEs in the Smith brothers. There's nobody else here who comes remotely close to the pure value TJ Watt has. Let him rush from the left side and rack up the sacks. You can figure it out somehow I figure. Let Preston Smith play 3-tech or something!
31. San Francisco- LB Reuben Foster (2017)
On one hand, the less said about Foster the better. On the other, there's really nobody else here who would come close. Unless you're a Germaine Ifedi fan?
32. Kansas City- DT Malcolm Brown (2015)
For any other team in any other league, this is Lamar Jackson. The Chiefs are really set at QB for the next 10-15 years so we'll have to take a pass. Instead Malcolm Brown is pretty much the only other really good value play. Big thumpy 1-tech/nose tackles are usually found later on in the draft but Brown is a good one and the Chiefs truthfully don't need much else either.
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photogeisha · 5 years
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Un tempo senza prezzo – A priceless time
E’ tempo di riprendere l’attività creativa.
Ho deciso però, in controtendenza come sempre, di non parlarvi di virus, mascherine, passeggiate o pandemie.
Ancora una volta riscontro una sovraesposizione social-mediatica eccessiva, arrogante e rancorosa, dalla quale, ancora una volta, sono costretto a sottrarmi.
Il rispetto per il pensiero altrui è merce sempre più rara, in questi tempi di “professori” tuttologi “laureati all’università della vita”, che sbraitano, insultano, minacciano, pensando davvero che i loro nano-pensieri abbiano una qualche importanza per l’evoluzione dell’umanità. Che le loro banalissime considerazioni siano frutto di chissà quali esperienze.
Io, nel mio piccolo, preferisco ripartire dalla Bellezza, come l’ape alla ricerca del fiore, piuttosto che sguazzare tra immondizia ed escrementi come la mosca.
Ho bisogno di viaggiare, almeno con la fantasia. Di “saccheggiare” il mio archivio fotografico, in cerca di memorie utili ad esorcizzare l’incertezza che noi tutti stiamo vivendo.
Si parte da Giacarta. Da quest’immagine leggera, surreale e composta che mi riporta ad una calda, umida giornata di novembre, ad un tempo che, oggi più che mai, capisco non aver valore né prezzo.
ENGLISH
It is time to get back to my creative activity.
However I decided, against this time trends, as usual, not to talk about viruses, masks, walks or pandemics.
I find, once again, an excessive, arrogant and resentful social-mediatic overexposure, from which, once again, I feel obliged to withdraw.
The respect for other peoples thoughts is an increasingly rare commodity, in these times of “professors” know-it-all, “graduated at the university of life”, who yell, insult, threaten, thinking that their nano-thoughts have some kind of importance to human evolution. That their trivial considerations are the result of God knows what kind of experience.
In my own humble way, I prefer to start from Beauty, like a honey bee searching for a flower, rather than wallowing among garbage and excrements like a fly.
I need to travel, at least with my own fantasy. To “plunder” my photographic archive, seeking for useful memories to exorcise the uncertainty we are all living.
Let’s start from Jakarta. From this light, surreal and tidy image that takes me back to a hot, humid November day. To a time which, now more than ever, I realize it to be priceless.
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eleonora-casarin · 4 years
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Commento di un giovane campagnolo/ a young farm boy's comment
🇮🇹
È una situazione quasi surreale.
Il caldo insolito e il fatto di essere quasi sempre a casa fanno credere al mio corpo che è già estate. Non avete idea di quante volte io abbia già involontariamente pensato al mare!
Le mie giornate sono come tanti quadri fatti con solo tre colori: il blu delle videochiamate (con scuola e altri attivisti XR), il verde del lavoro sui campi e dello smercio di verdura, il giallo delle scampagnate fatte in giro per i nostri ettari di campo e alberi.
In particolare, il nostro lavoro familiare (vivo in un’azienda agricola) è lievitato: la gente non si fida più di andare nei supermercati, preferisce chiedere la nostra merce anche se è più cara.
Dopotutto, però, frutta, uova e verdure bio e consegnate direttamente a casa sembrano valere molto oggi.
La richiesta è quintuplicata: in una settimana vendiamo quello che vendevamo in un mese. Abbiamo quasi finito anche le scorte, senza le reti agricole da cui ora compriamo dovremmo presto scegliere a chi vendere e a chi no.
Mio papà è preoccupato, dice che anche le reti stanno finendo le scorte. I migranti regolari, quelli che nelle grandi aziende forniscono la manodopera necessaria e in inverno tornano in aereo a casa, quest’anno sono rimasti nei loro Paesi perché vogliono evitare di venire contagiati e morire lontano dalla famiglia.
Poi sorride, dicendo che forse in futuro potremmo permetterci di aumentare i prezzi; dopotutto, “a fare i contadini non si diventa ricchi, ma neppure si muore mai di fame”.
Io capisco che un po’ scherza, ma non ignoro che stiamo iniziando a mettere da parte un po’ di zucche e patate, e a guardare se nel fiume di nuovo pulito di fronte a casa nostra sono tornati i pesci pescabili. È solo istinto, comunque.
Con mia sorella e il cane facciamo spesso scampagnate, perché anche se siamo sul confine della provincia la Polizia non sorveglia argini e campi. Neanche le autostrade deserte vicino alla nostra proprietà, se è per quello: ormai ci sono più animaletti in pista che macchine, e il Convolvolo esplora le strade. Specialmente qui in campagna, c’è un rivivere della natura che è fenomenale.
È bello.
Quasi non riesco, non oso pensare a chi vive in città ed è bloccato in casa tutto il giorno. Finita la quarantena, sarà psicologicamente stabile quanto i superstiti della Grande Guerra, secondo me.
I miei amici del borgo infatti sono già diventati un po’ lunatici, perché o sono tremendamente attivi sui social, o diventano semplicemente introvabili. Anche se di mio sto abbastanza bene, è come se mi sentissi addosso la cappa di una società cieca che soffre perché costretta a fermarsi e per una volta pensare, e pensare, e pensare.
E poi mi manca andare in giro, quello sì. La gente ormai la vedo tutta in videochiamata, ma non è la stessa cosa.
Lo pseudo-isolamento sta facendo affiorare dei difetti diversi ad ogni persona: c’è chi diventa intrattabile, chi si impigrisce malamente, chi rompe le palle su whatsapp, chi al telefono diventa estremamente locquace (come me).
Era psicologicamente inevitabile, e col senno di poi chissà quante risate.
Questo è un evento mai accaduto prima.
Quarantena mondiale.
Da vecchi (collasso climatico permettendo) potremo leggere dai libri di storia dei nostri nipoti, e ritrovarci in quella data a pagina 635 del libro di quinta.
Ma che ci sarà scritto?
Guardo le news: ovunque il sistema sanitario è in difficoltà, l’economia boccheggia, le bufale alimentano i rispettivi nazionalismi.
In futuro, per ricominciare a giocare a chi ha il PIL più grosso, le nazioni sacrificheranno i già pochi fondi per gli investimenti verdi, di cui abbiamo invece disperatamente bisogno per prevenire problemi ben più grossi.
Ma pensiamo anche ai lati positivi, perché (per quanto piccoli) ci sono: quanto stiamo imparando da questa esperienza?
Abbiamo imparato che le videochiamate sono dannatamente utili.
I cambiamenti radicali per salvarsi le chiappe sono ancora una cosa da utopie? A quanto pare, sono stati utopie solo nel nostro immaginario.
Le mascherine non FFX sono quasi inutili, ma alla gente l’avere qualcosa davanti alla faccia fa sentire protetta: la realtà e la percezione si detestano.
Quando non hai altro da fare, i flashmobs musicali e simili non sono poi così ridicoli.
La routine può essere spezzata, la vita può cambiare in poco tempo, anche se non siamo in un fiilm.
La natura, quando non la bastoni, è molto più bella.
Ma l’industria bellica è davvero un bene di prima necessità?
Lavarsi le mani bene, a lungo, con il sapone, ci sta sempre.
Siamo probabilmente neanche a metà dell’emergenza, ci aspetta molto altro.
Comunque, altro che laboratori e scemenze varie! Per me ci sono semplicemente gli sviluppatori delle app delle videochiamate dietro a tutto questo! XD
🇬🇧
It is an almost surreal situation.
The unusual heat and the fact of being almost always at home make my body believe that it is already summer. You have no idea how many times I’ve involuntarily thought of the sea!
My days are like so many paintings made with only three colors: the blue of video calls (with school and other XR activists), the green of work on the fields and the sale of vegetables, the yellow of the outings made around our acres of field and trees.
In particular, our family work (I live on a farm) has risen: people no longer trust to go to supermarkets, they prefer to ask for our goods even if it is more expensive.
After all, however, fruits, eggs and vegetables organic and delivered directly to the house seem to be worth a lot today.
The demand is quintupled: in a week we sell what we sold in a month. We have almost run out of stocks, too, without the agricultural networks from which we now buy, we should soon have to choose who we sell to and who we do not.
My dad’s worried, says the networks are running low, too. Regular migrants, those who provide the necessary manpower in large companies and fly home in the winter, have remained in their countries this year because they want to avoid being infected and die far away from their families.
Then he smiles, saying that perhaps in the future we could afford to increase prices; after all, "you do not become rich as a farmer, but you never starve".
I understand that he is joking a little, but I am not unaware that we are starting to set aside some pumpkins and potatoes, and to look if in the river clean again in front of our house the fishes have returned. It’s just instinct, though
With my sister and the dog we often go out, because even if we are on the border of the province the police do not guard banks and fields. Not even the deserted highways near our property, for that matter: now there are more animals on the track than cars, and the convolvolo explores the streets. Especially here in the countryside, there is a revival of nature that is phenomenal.
It is beautiful.
I can’t bear to think of people who live in the city and are stuck in the house all day. After the quarantine, he’ll be as stable psychologically as the survivors of the Great War, in my opinion.
My friends in the village have already become a bit moody, because either they are tremendously active on social networks, or they simply become impossible to find.
Although I am quite well, it is as if I feel the cloak of a blind society that suffers because forced to stop and for once think, and think, and think. And then I miss going around, that I do. People now see it all on video call, but it’s not the same thing.
The pseudo-isolation is bringing out different defects to every person: some become intractable, some become poorly stacked, some break the balls on whatsapp, others on the phone become extremely locquacious (like me).
It was psychologically inevitable, and with hindsight who knows how many laughs.
This is an event never happened before.
World quarantine.
As old people (climatic collapse permitting) we can read from our grandchildren’s history books, and find ourselves on that date on page 635 of the fifth book.
But what will it say?
I look at the news: everywhere the health system is in trouble, the economy is struggling, the buffaloes are feeding the respective nationalisms.
In the future, in order to start playing with those with the largest GDP, nations will sacrifice the already limited funds for green investment, which we desperately need to prevent much bigger problems.
But let’s also think about the positives, because (however small) there are: how much are we learning from this experience?
We’ve learned that video calls are damn good.
Are radical changes to save your ass still utopian? Apparently, they were utopias only in our imagination.
Non-FFX masks are almost useless, but people feel that having something in front of their face makes them feel protected: reality and perception hate each other.
When you have nothing else to do, musical flashmobs and such are not all that ridiculous.
The routine can be broken, life can change in a short time, even if we are not in a fiilm.
Nature, when not sticks, is much more beautiful.
Is the war industry really a commodity of necessity?
Wash your hands well, for a long time, with soap, always fits.
We are probably not even halfway through the emergency, there is much more waiting for us.
However, more than labs and miscellaneous nonsense! For me there are simply developers of video call apps behind this! XD
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canadalavita-blog · 7 years
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La-Vita: Pulses and Lentils
La-Vita Commodities is a Canadian exporters and traders based supplier and exporter of Canadian pulses and meat. It is based in Crowfoot West Business Centre, Calgary, Alberta. La-Vita Commodities is the name of trust and reliability in supplying and exporting of quality agricultural products like pulses, meat and lentils, from Canada and other countries.
Pulses are the edible seeds of plants in the legume family. Pulses grow in pods and come in a variety of shapes, sizes and colors. Pulses include peas, beans, Chickpeas and Green Lentils etc. Pulses provide about approximately 10% of the total dietary protein consumed in the world and have about twice the protein content of most cereal grains. Pulses are healthy, nutritious and easy to cook with. Growing pulses also promotes sustainable agriculture, as pulse crops help decrease greenhouse gases, increase soil health, and use less water than other crops.
Hundreds of varieties of pulses are grown in 173 countries around the world. Between 2010 and 2013, 173 different countries grew and exported pulses. Pulses in Canada started to play a significant commercial or economic role from 1970s. The climate makes Canada world's leading exporter and grower of Pulses and lentils. As the weather of Canada consists of cold winters and dry summers, this limits the disease and insect reproduction problems. This weather helps to keep production high and costs low. The nitrogen-fixing ability of pulses, improved control of disease and weeds through better rotations, a trend towards a favorable environmental profile of producers and processors have all contributed to the increase in acreage of pulses in the Canadian prairies.
La-Vita is a Canadian based Pulses and Lentils exporting company, based in Calgary, Alberta. La-Vita’s Pulses and Lentils export is predominantly sourced from Canada. It is specialized in trading Green Lentils, Red Lentils, Chickpeas, Yellow Peas and Green Peas. Pulses and Lentils export is predominantly sourced from Canada in bulk and bags according to customer specifications. For more information, visit http://la-vita.ca/pulses .
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italian-wine-lover · 6 years
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@le_macchiole 🍇💚🍷➡️«Quando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri lottano strenuamente per risalirvi sopra. Gli antichi connotavano il gesto di tentare di risalire sulle imbarcazioni rovesciate con il verbo resalio. Forse il nome della qualità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità, la resilienza, deriva da qui.» Inizio con questa citazione del un noto psicologo e scrittore Pietro Trabucchi, perché quella che vi racconterò oggi è una storia di luce, intuito e lungimiranza ma anche di buio, cambiamento e resilienza, appunto. La storia è quella di una delle più note cantine di Bolgheri, ma ancor più quella di una famiglia dedita alla vigna e al vino sin da tempi non troppo sospetti, persino per un areale, oggi, dal notevole pedigree come quello bolgherese. Sto parlando, ovviamente, de Le Macchiole ma ancor di più di Cinzia Merli, una Donna del vino come la “D” maiuscola, con la quale condivido le origini marchigiane e, purtroppo, l'aver dovuto attingere a tutta la forza presente nel nostro animo di fronte ad inattesi e prematuri tragici accadimenti. Sì, la resilienza è una di quelle doti che si preferirebbe non dover scoprire, eppure per chi è costretto da un urto del destino ad accorgersi di disporne può diventare un carburante pulito e inerziale per il perpetuo motore del cambiamento. Partiamo dal principio, ovvero dalla nascita de Le Macchiole e da quei 4ha di vigna acquisiti nel 1983 grazie all'intuito e all'amore per questa terra di Eugenio Campolmi, marito di Cinzia scomparso nel 2002 per un male che, purtroppo, conosco sin troppo bene. Non ho conosciuto Eugenio personalmente, ma ho potuto assaggiare alcune delle annate storiche del “primo” Paleo e non è difficile comprendere, attraverso quei vini, quanta dedizione, attenzione e consapevolezza si riversasse in ogni bottiglia di quei blend di Cabernet Sauvignon e Sangiovese. Ma, se c'è una cosa in cui Le Macchiole non sono mai cambiate è la voglia di sperimentare, di evolversi e di rischiare, a prescindere dalle certezze e dalle commodities enoiche dettate dalle mode e dalle tendenze di... ➡️Continua su wineblogroll.com ⬆️link in bio ⬆️🍷#vino #wine (presso Le Macchiole) https://www.instagram.com/p/BoYhL6Vnoe_/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1drnkrvw4aqos
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virginialunare · 3 years
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I Servizi Immobiliari: da “presunta” commodity a componente essenziale per il new normal del real estate
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La filiera dei servizi immobiliari, secondo lo studio presentato nel settimo rapporto realizzato da Scenari Immobiliari assume a distanza di soli sei anni dalla sua prima edizione connotati profondamente differenti e innovativi, come ha sottolineato Mario Breglia – Presidente dell’istituto di ricerca.
Un settore giovane che nella sua attuale articolazione solo da poco tempo si è aperto al mercato, anche in considerazione del fatto che fino a pochi anni fa la frammentazione del patrimonio immobiliare, ad eccezione dei grandi proprietari di immobili come ad esempio banche e assicurazioni, non rendeva necessario un servizio professionale ed evoluto.
Ed infatti negli ultimi diciotto mesi caratterizzati dalla pandemia, il settore dei servizi ha risposto in maniera anticiclica rispetto al mercato degli investimenti, anche se alcune aree di attività legate ad asset specifici come, ad esempio, il retail hanno subito importanti flessioni.
In questo contesto la necessità di innalzare gli standard di qualità degli edifici, soprattutto per quanto attiene il tema della sicurezza, ha fatto sì che il comparto dei servizi accompagni più di altre attività la nuova strada del settore immobiliare, dove il lavoro di riqualificazione e di valorizzazione dei beni esistenti è più importante che costruire prodotti nuovi.
Questa nuova tendenza è sicuramente influenzata dalla necessità di tutelare il territorio, ma anche per rispondere ad un nuovo paradigma di mercato che fa della dimensione qualitativa il parametro di riferimento.    
I processi di rigenerazione urbana che connotano per diverse realtà un nuovo ciclo immobiliare, nella loro modellazione più performante possono essere assimilate ad un processo industriale, che però non può prescindere da alcuni elementi fondanti: il supporto di investitori qualificati e l’adozione di più evoluti sistemi di gestione del ciclo di vita degli immobili.
Non è un caso, quindi, che nel segmento dei servizi la componente del project management rivesta un ruolo sempre più centrale e che l’attività sia sempre più caratterizzata dalla contaminazione tra ingegneria e finanza in un’armonia a due voci che porta il prodotto immobiliare ad assumere nuove e ben precise caratteristiche.
Quest’evoluzione, quindi, porta inevitabilmente il settore dei servizi sempre più lontano dall’essere una commodity a “servizio” dell’infrastruttura immobiliare ma va via via assumendo l’essenza di un’attività a valore aggiunto che “arricchisce” il prodotto immobiliare.
Dal punto di vista della domanda, infatti, il prodotto richiesto non è più semplicemente il “contenitore” di funzioni stabilite aprioristicamente, bensì un’infrastruttura in grado di adattarsi sempre di più ad esigenze mutevoli che nel corso degli ultimi diciotto mesi hanno subito una profonda e irrevocabile trasformazione.
A fare da sfondo a questa situazione di mercato, l’emergere con forza delle tematiche di sostenibilità che vanno sempre di più ad incidere sull’attività di investimento degli operatori istituzionali. Il diffondersi tra gli investitori istituzionali di protocolli di sostenibilità porterà inevitabilmente ad un costante crescita del campo di attività delle società di servizi, che saranno sempre più parte attiva nella consulenza agli investitori in tutte le fasi dell’investimento.
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scienza-magia · 3 years
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Quel pinguino amato che pensa di avere il mondo
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5 vittorie e 5 sconfitte dei primi trent'anni di Linux. Il sistema operativo open source ha cambiato per sempre internet e l'industria del software ma non è riuscito a vincere alcune delle sue sfide più importanti. Trent’anni fa, il 25 agosto del 1991, un giovane studente finlandese mandò una storica email a un gruppo di sviluppatori hobbysti intitolata “Cosa vi piacerebbe vedere di più in Minix?”. Il giovane studente era Linus Torvalds e quell’email è considerata l’atto di nascita di Linux, il sistema operativo open source che da piccolo hobby di un gruppo di giovanissimi hacker all’alba di internet è diventata l’architrave della rete e uno dei tre progetti open source più di successo al mondo oltre che uno dei più grandi. Infatti, il kernel di Linux, cioè il motore del sistema operativo (e la parte comune a tutte le varie distribuzioni gratuite disponibili) è diventato un progetto da poco più di 27.8 milioni di righe di codice, a cui contribuisce un’armata di 14mila sviluppatori sparsi in tutto il mondo.
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La storica email di Linus Torvalds per presentare la sua versione di Minix. L’idea di chiamare il sistema operativo Linux non è stata sua ma di alcuni volontari. La scelta di Torvalds di sviluppare in maniera free, open e collaborativa il kernel di Linux ha consentito a un altro grande progetto open source, il sistema operativo Gnu, pensato da Richard Stallman ma che non riusciva a decollare, di trovare il suo motore e diventare un rimpiazzo gratuito per Unix, all’epoca “il” sistema operativo (a pagamento) usato sui server e nei centri di calcolo. Trent’anni dopo, però, cos’è successo? Si fa presto a dire che Linux ha vinto: in realtà ha anche perso alcune grandi battaglie. La sua valutazione di mercato era di 3,89 miliardi di dollari nel 2019 (secondo Fortune), il suo valore cresce del 19,2% all’anno (Cagr) e nel 2027 raggiungerò il traguardo dei 15,64 miliardi di dollari. Al tempo stesso, la sua quota di mercato nel settore desktop e portatili è attorno al 2,38%, il doppio di Chrome Os (che non sommiamo perché pur essendo basato su Linux ha uno strato proprietario di servizi di Google) ma molto sotto i due principali sistemi operativi “closed source”: Windows (73%)e macOs (15,4%). Insomma, dopo trent’anni Linux ha sicuramente vinto ai punti ma non per ko. Vediamo perché.
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La mappa del kernel di Linux (fonte Wikipedia) Le 5 grandi vittorie 1 – Il sistema operativo più diffuso oltre al pc Linux ha sdoganato l’idea che possa esistere un sistema operativo open. Nel mondo del software questa è stata la seconda grande rivoluzione dopo quella di Microsoft degli anni Settanta (cioè che il software ha più valore dell’hardware). L’importanza di essere aperti fin nei dettagli (e non fornire solo delle Apie delle specifiche di sviluppo per le terze parti) è la ricetta segreta del successo di Linux e la cosa che gli ha permesso di essere estremamente efficace per la costruzione di strumenti sofisticatissimi. Non a caso Linux è la piattaforma standard per una marea di apparecchi e strumenti digitali oltre ai pc e ai server: dal router di casa all’auto della Tesla, dalla webcam alle fotocamere digitali. Il mondo dell’embedded è quasi totalmente Linux e questo è possibile perché tutti hanno potuto lavorare al suo sviluppo e verificare che funzioni. Oggi i grandi sviluppano linguaggi di programmazione (Go, Swift), framework, middleware open source per continuare a sfruttare il valore di essere open. L’apertura completa è la versione “fatta bene” della cosiddetta Api Economy, che invece si basa sul monopolio dei servizi esposti dai fornitori. 2 – Linux è Gnu L’idea del free software o del software open arriva prima di Linux: Richard Stallman è stato il suo ideologo ma non è riuscito a trasformarla in una proposizione vincente sul mercato. C’è riuscito Torvalds con Linux, che ha ridato vita al progetto Gnu di Stallman diventandone il motore e insieme ad Apache è il vero grande diffusore dell’idea del free software (ma non chiedetelo a Stallman perché lui vi dirà di no). Linux ha sdoganato l’idea che i software open non sono solo degli hobby ma anche degli strumenti scientifici e industriali sofisticati. 3 – Internet ama Linux L’infrastruttura di internet è storicamente basata su server Unix e sistemi di routing dei dati che hanno utilizzato Unix o altri sistemi operativi proprietari. Tuttavia, è con l’arrivo di Linux che si è sviluppato il “vero” paradigma di internet: senza Linux milioni di startup non avrebbero potuto entrare in affari, da piccolissimi provider che hanno portato per la prima volta la connettività nelle case di milioni di persone negli anni Novanta ai primi servizi e aziende online.
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Linux (logo da Wikipedia) Per esempio, il motore di ricerca di Google esisterebbe solo come tesi di dottorato se non fosse stato possibile riciclare migliaia e migliaia di vecchi pc con Linux per trasformarli nella prima, grande “server farm”. Se Microsoft o Apple volessero sviluppare da zero Linux dovrebbero investire almeno 14,7 miliardi di dollari in stipendi di programmatori per riuscirci. 4 – Un mondo standard Trent’anni fa, quando è nato Linux, c’erano decine di versioni di Unix incompatibili tra loro. È una fase dello sviluppo della tecnologia che viene chiamato “guerra degli Unix” e che ha segnato profondamente quella storia che non si studia sui banchi di scuola o all’università, e tuttavia è critica per lo sviluppo di interi settori industriali oggi dipendenti dal digitale. Linux ha introdotto una varietà di possibili utilizzi con un unico sistema operativo sempre aperto e compatibile, a cui tutti hanno potuto contribuire. Qualcosa di più di uno standard aperto. 5 – Il futuro del cloud L’idea di “macchine virtuali” è molto vecchia, è nata negli anni Sessanta in Ibm. E quella di internet come sistema operativo è dei geni di Sun Microsystems (“The network is the computer“). Ma se guardiamo a tutte le tecnologie del cloud che negli ultimi cinque anni hanno radicalmente trasformato internet, cioè i container e i microservizi, l’unico punto in comune è che sono tutte basate su Linux. La piattaforma creata da Torvalds è quella che permette anche la trasformazione nel modo con il quale si costruisce il software online e offline: DevOps, Ci/Cd (le pratiche combinate di integrazione continua e distribuzione continua del software) e tutti i flussi di lavoro e le tecnologie che oggi permettono il funzionamento di servizi come Google Cloud e Netflix si basano su innovazioni rese possibili, in ultima analisi, da Linux. Le 5 sconfitte di Linux Le sconfitte di Linux sono politiche, non tecnologiche. Ma non per questo bruciano meno. E in alcuni casi ci vuole un attimo per capire perché il sistema operativo nato per essere il campione del mondo open source sia in realtà diventato lo strato gratuito di alcune delle più grandi piattaforme proprietarie 1 – Pochissimo mercato desktop Nonostante lo sforzo dei volontari e la passione europea (soprattutto in Germania) per l’uso dei sistemi operativi e dei software open source per la pubblica amministrazione, in realtà Linux non ha mai sfondato nel mondo dei personal computer, cioè dei sistemi operativi per la produttività personale. La sua quota di mercato è relativamente molto piccola ed è poco diffuso. Ed è un vero peccato, perché ci sono distribuzioni mirate che sono più facili da usare di Windows, ambienti con desktop manager e gestori del sistema strutturati per essere come, se non meglio, di quelli di macOS. Però alla fine chi compra un pc lo fa con Windows già caricato a bordo, oppure prende un Mac. Che, oggi, con il nuovo chip proprietario Apple Silicon, è diventato un po’ meno compatibile con Linux di prima (ma non temete: la community ci sta lavorando). In conclusione: la promessa di avere Linux nei personal computer della metà degli utenti del pianeta non si è realizzata. Peccato. 2 – Non è più veramente “open” Linux ha perso anche una battaglia ideologica molto importante: il sistema operativo “open” e “free” per definizione, alfiere di un sistema in cui tutti possono vedere il codice sorgente del software e modificarlo a piacimento, è diventato la base di una serie di piattaforme chiuse. E questo non è un bene. La licenza di distribuzione e d’uso di Linux non è stata pensata per impedire che, per esempio, Google lo usi sui suoi server e sui telefoni Android, Amazon sul suo cloud, Ibm sui suoi server. Però gli utilizzatori di Linux in questo caso lo sfruttano per costruire piattaforme proprietarie. Il lavoro gratuito di migliaia e migliaia di sviluppatori volontari è stato usato per arricchire i proprietari del codice e Linux è diventato (anche) una commodity che fa il gioco dei big tech, senza ricevere niente in cambio. 3- L’influenza (negativa) dei big del tech Chi sono i più grandi contributori del codice del kernel di Linux e delle varie componenti open source? La leggenda vuole che siano studenti e giovani programmatori volontari di tutto il pianeta che, mossi dalla loro etica, si dedicano gratuitamente al grande progetto “open”. Non è più così. La realtà invece è che grandi aziende come Intel, Ibm, Samsung, Oracle, Google, Amazon e da qualche tempo anche Microsoft (ma non dimentichiamoci di Hp e decine di altri) pagano i loro dipendenti per lavorare in orario di ufficio a Linux e completare una serie di componenti del kernel e di altre parti del sistema operativo open. Diventando anche responsabili di determinate aree o di nuovi progetti. Lo scopo? È riassunto nel vecchio detto: “Se non puoi combatterli, unisciti a loro“.
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A 21 anni, Torvalds era un vero geek e come tale si è comportato: ha creato il suo sistema operativo, lo ha messo in Rete e ha chiesto ai suoi simili di partecipare al suo sviluppo. Parliamo di Linux, ovviamente (foto: AFP) Intel, Ibm, Microsoft e tutti gli altri vogliono che Linux vada nella direzione tecnologica che conviene a loro, che supporti le loro tecnologie e hardware, che insomma sia un sistema fatto a loro immagine e somiglianza. Così, i Linux Day (e gli Install Day), i vecchi appassionati che girano a fare proseliti e insegnare ai “newbie” come installare Ubuntu o la Debian e le altre attività della community di volontari (compresi gli adesivi gratuiti che gli studenti appiccicano sul coperchio del loro pc) sono diventati una specie di facciata folkloristica. 4 – Spaghetti code L’espressione, chiariamolo subito, è provocatoria e palesemente esagerata: “spaghetti code” era il termine usato negli anni Settanta e successivi per indicare programmi il cui codice sorgente era confuso e confusionario, soprattutto per l’uso del goto al posto dei costrutti della programmazione strutturato. Lo sviluppo di Linux gestito ancora da Linus Torvalds è fantastico, ma non così il mondo delle distribuzioni e soprattutto la documentazione per gli utenti finali. Là regna il caos. Accanto ad alcune distribuzioni “maggiori” che curano particolarmente la documentazione, c’è un vero e proprio spezzatino in cui trovare la tecnologia o l’informazione che serve diventa un incubo. Senza contare che le distribuzioni e i software open collegati vanno a mode: per un periodo hanno centinaia di sviluppatori e poi vengono abbandonate, lasciando gli utenti finali nei pasticci. 5 – Il kernel sbagliato Quando Linus Torvalds ha deciso di creare Linux, era all’università e l’ha fatto in polemica con un famoso professore di sistemi operativi, Andrew S. Tanenbaum, una specie di superstar del settore nonché il creatore del sistema operativo “didattico” Minix, che era una alternativa accademica nettamente migliore di Unix. Al centro della scelta per l’architettura di Linux fatta da Torvalds c’è stata quella di sviluppare un kernel di tipo monolitico (anche se poi modularizzato). Invece, Tanenbaum aveva e ha dimostrato che l’approccio opposto, cioè con un micro-kernel, è superiore e avrebbe reso Linux molto più efficace e più adatto sia ai processori multicore (che nel 1991 non erano ancora una opzione) e in prospettiva per i servizi distribuiti nel cloud. Linux ha vinto una battaglia che sarebbe stato meglio aver perso. Read the full article
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mediaviasetait · 3 years
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La Cina ha dato vita al suo tapering e fa strage di zombie firms: il mondo seguirà?
14/05/2021
Il controvalore di default corporate del Dragone ha superato i 100 miliardi di yuan per il quarto anno di fila. Ma anticipando il traguardo ad aprile invece che a settembre. La «mano invisibile» dello Stato è sparita, in ossequio all’attrazione di investitori come fondi pensione e assicurazioni. Basta hot money. Ma anche l’impulso creditizio cinese sta svanendo: i mercati equity globali sono avvisati. Fed e soci, pure
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Volete un esempio di libero mercato in un universo di unicorni da Qe? Guardate alla Cina. L’affermazione è ovviamente provocatoria e iperbolica. Ma nemmeno troppo, in tempi di Borse ampiamente manipolate dall’attività onnivora delle Banche centrali. Pechino, infatti, sta silenziosamente operando il proprio tapering dalle misure di stimolo anti-Covid, ha appena lasciato sgonfiare la bolla equity, vedendo l’MSCI China entrare in bear market per la seconda volta in un anno, come mostra il grafico
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Fonte: Bloomberg ma - soprattutto - sta compiendo una strage di zombie firms. Xi Jinping come Dylan Dog.
Questo secondo grafico parla chiaro:
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Fonte: Bloomberg i default corporate di aziende del Dragone su bond onshore non solo hanno ormai superato il controvalore di 100 miliardi di yuan per il quarto anno di fila ma, soprattutto, lo hanno fatto sul finire di aprile. Preventivamente quel Rubicone non era mai stato varcato prima del mese di settembre. Cosa sta accadendo? Approccio schumpeteriano. La Cina vuole aprirsi realmente al mercato, inteso però come investitori esteri di approccio più istituzionale come i fondi pensione e assicurazioni. E meno alla hot money in cerca di profitti facili. E i numeri diffusi da Bloomberg parlano chiaro: nel 2015 del grande tonfo azionario, il volume totale di default conseguenti si fermò infatti a soli 8,9 miliardi di yuan. All’epoca, la mano invisibile dello Stato intervenne. E salvò praticamente tutti. Ora lo spartito su cui si basa la musica pare cambiato.
E il mercato pare gradire: Paradossalmente, un numero maggiore di default è sintomo di una dinamica creditizia sana con un’adeguata prezzatura del rischio. I regolatori cinesi stanno tracciando una linea netta fra ciò che è sistemico e ciò che non lo è, Vogliono cambiare l’impostazione mentale di chi investe e innervare nel sistema proprio la percezione di fine dell’azzardo morale. Di fatto, un alt alla speculazione facile garantita dal supporto della Banca centrale e dalla sua iniezione costante di liquidità, conferma Jean-Charles Sambor, capo del dipartimento mercati emergenti di BNP Paribas. Insomma, l’esatto contrario dell’atteggiamento di Treasury statunitense e Fed.
Ma non basta. Perché se la Borsa sta pagando questo atteggiamento di rigore finanziario unito alla stretta regolatoria sul comparto tech, tale da vedere proprio nomi come Alibaba, Tencent e Meituan guidare l’ingresso dell’indice benchmark in correzione ufficiale, ecco che questo grafico
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Fonte: Bloomberg ci mostra come la Cina stia cercando contestualmente di calmierare la corsa del prezzo delle commodities. Al momento con scarsi risultati. I futures del minerale di ferro (iron ore), infatti, sono schizzati alle stelle a inizio settimana dopo la decisione della Dalian Commodity Exchange di alzare i limiti di trading e i requisiti sui margini, proprio nel tentativo di raffreddare la speculazione. Identiche iniziative sono state prese sull’acciaio a Shanghai e sul carbone a Zhengzhou. Al momento con esiti ugualmente deludenti. Ma trovandosi ad affrontare l’aumento più marcato dei costi alla produzione dal 2017, le autorità cinesi difficilmente desisteranno troppo in fretta dal loro intento.
Ed ecco che questo grafico,
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Fonte: Société Générale infatti, mostra come la crescita del Social Financing totale - di fatto, la liquidità immessa in circolo dalla PBOC come stimolo all’economia - in aprile sia scesa ai minimi dal marzo 2020, chiaro segnale di un tapering sulle misure espansive messe in campo contro la pandemia. Di fatto, un strumento alternativo per cercare di bloccare gli animal spirits speculativi sulle materie prime. Ma attenzione, perché come mostra il grafico, le dinamiche dell’impulso creditizio cinese (linea rossa) storicamente anticipano di 9 mesi quelle del PPI globale (linea grigia): insomma, l’ondata di reflazione mondiale innescata dalla reazione di Pechino alla pandemia è destinata da qui a inizio 2021 a perdere decisamente di intensità, fino a collassare.
E se l’approccio rigorista e liberista posto in essere in questo periodo dalla Cina è destinato a proseguire, in nome dell’impegno di Xi Jinping per una trasformazione e un’apertura credibile e solida dei mercati interni verso gli investitori esteri, il mondo deve prepararsi a sopravvivere senza il principale lubrificante di liquidità di sistema dell’ultimo decennio. Lo stesso che ha consentito a Fed, Bce e persino Bank of Japan di poter ritirare o mettere in pausa i loro programmi espansivi, accettando il costo dell’esportazione di deflazione cinese in cambio di flussi di cash costanti e sistemici. Se cambia questa dinamica, cambia il paradigma. E il mercato, ahimè, dovrà tornare a rispondere delle vecchie regole pre-Lehman. Che sia la Cina a imporre una simile rivoluzione, una lunga marcia in nome dell’efficienza di mercato, appare paradosso degno dei tempi che viviamo.
Fonte: money.it
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La Borsa italiana Spa e i suoi segmenti
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Nel 2007 la Borsa italiana S.p.A. entra a far barte della borsa di Londra (London Stock Exchange Group), dando vita a uno dei mercati più influenti in Europa. Il più significativo indice azionario della Borsa italiana è quello della borsa di Milano FTSE MIB. Acronimo di acronimo di Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa. Anche se le due piattaforme di negoziazione, le due borse London Stock Exchange Group e Borsa italiana S.p.A., si sono fuse, vengono presentate con indici diversi. Uno degli indici più rilevanti della borsa di Londra è il FTSE 100. Racchiude i 100 titoli che guidano la piazza finanziaria. Le cosiddette 100 Blue chips, ovvero le 100 società "più importanti", con più valore sul mercato, quindi con maggiore capitalizzazione, e caratterizzate da maggiore liquidità. La borsa di Londra ha stabilito che i titoli che entrano nell'indice più importante e rappresentativo dell'andamento devono essere 100. Nel FTSE MIB sono quotate invece le 40 società con maggiore capitalizzazione. La Borsa italiana non ha stabilito un numero rigido di società che devono entrare nell'indice azionario più rappresentativo FTSE MIB. Le società che soddisfano i requisiti che Borsa italiana S.p.a. ha deciso affinché queste società entrino a far parte del FTSE MIB sono 40. Potrebbero aumentare qualora altre società dovessero avere i requisiti di liquidità (volumi di scambio, numero transazioni) e capitalizzazione che la Borsa italiana chiede alle società che si quotano. La Borsa italiana ha anche altri indici come FTSE All Stars, che racchiude le società per azioni di medie dimensioni. I principali segmenti della Borsa italiana S.p.a. Il segmento dedicato alle azioni L'MTA (Mercato telematico azionario) è il segmento dedicato alla negoziazione delle azioni. I segmenti dedicati alle obbligazioni Relativamente alle obbligazioni si hanno due segmenti. Il MOT (Mercato telematico delle Obbligazioni) e l'MTS (Mercato telematico dei titoli di Stato). All'interno del MOT il taglio minimo è di 1000 euro e al suo interno vengono negoziate, oltre ai titoli di Stato, anche obbligazioni private, ovvero corporate. Questo segmento agevola l'accesso dell'investitore privato al mercato obbligazionario. All'interno del MTS vengono negoziati grandi volumi di obbligazioni emesse da Stati. Si tratta di un mercato all'ingrosso, dove i lotti minimi sono pari a 2,5 milioni di euro. Le obbligazioni si dividono in due grosse categorie. Le obbligazioni corporate (corporate bond), che sono obbligazioni societarie, quindi private. E le obbligazioni sovrane (sovereign bond), emesse da Stati. Un'altra tipologia di obbligazioni sono le Euro-obbligaioni. Hanno la caratteristica di essere emesse in valuta che non appartiene né alla piazza ospitante néalla residenza della società. Ad esempio, una società italiana sulla piazza di Londra ma quotata in dollari. Sono obbligazioni emesse da piazze finanziarie europee ma denominate con una terza valuta. Le terze valute più gettonate sono il dollaro americano e lo yen giapponese. I futures e gli options All'interno del mercato IDEM vengono negoziate due tipologie di derivati. I futures e gli options. Queste due tipologie di titoli possono avere come attività sottostante un'altra attività fiananziaria (financial derivatives) che può essere azioni, indici azionari, tassi di interesse e valute, oppure anche dei beni reali (commodities). I financial derivatives sono quotati sull'indice di Borsa italiana Spa FTSE MIB e sono stati creati sulle singole azioni più importanti, ovvero sulle Blue chips. Negli ultimi anni sono state create due nuove sezioni all'interno del mercato IDEM dedicate alle commodities come AGREX (Agricultural Derivatives Exchange) e IDEX, relativa ai derivati futures sull'energia. Read the full article
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giancarlonicoli · 4 years
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27 lug 2020 15:38
AL GIEFFINO CASALINO CHE INVOCA LA PRIVACY, BELPIETRO PONE UNA DOMANDA MOLTO SEMPLICE: È COSÌ FACILE PER UN EX CAMERIERE CHE HA PERSO IL LAVORO, CHE VIVE DI SUSSIDI E NON HA PROPRIETÀ ALLA LUCE DEL SOLE MA SI FA DARE 100 EURO PER MANTENERE LA MAMMA RIMASTA A CUBA, AVERE UN FINANZIAMENTO BANCARIO DI ALCUNE DECINE DI MIGLIAIA DI EURO E POI SPUTTANARSELI IN BORSA?
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Maurizio Belpietro per “la Verità”
L' Italia è davvero un Paese straordinario, capace di sorprenderci ogni giorno con le sue contraddizioni. Chi mai infatti avrebbe potuto immaginare che un ex concorrente del Grande Fratello arrivasse un giorno a invocare il rispetto della privacy dopo essersi sottoposto all' occhio di milioni di telespettatori?
Un po' come dire che Antonella Elia, la soubrette che campa di apparizioni televisive, dopo aver messo per anni i fatti suoi in piazza, domani sollecitasse il silenzio stampa, dichiarando di attraversare un momento difficile per i suoi affari di cuore.
Se poi, oltre ad aver sbandierato la vostra vita privata in tv, aveste aderito a un movimento che della diretta streaming, cioè della ripresa della vita pubblica con le telecamere, ha fatto una ragione di vita, sostenendo di non aver nulla da nascondere a differenza degli appartenenti alla Casta, beh allora l' appello alla privacy risulterebbe ancora più paradossale. Soprattutto risulterebbe incredibile la tesi che si voglia parlare di una segnalazione dell' ufficio antiriciclaggio della Banca d' Italia per colpire il portavoce del presidente del Consiglio.
Come avrete capito, stiamo parlando di Rocco Casalino e dei suoi fardelli. Anzi, di un fardello che risponde al nome di José Carlos Alvarez, ex vicedirettore cubano di un ristorante romano. Il fidanzato dell' uomo più vicino a Giuseppe Conte è finito al centro delle attenzioni di un ufficio che registra tutte le operazioni finanziarie sospette.
Nei mesi di lockdown, quando la maggioranza degli italiani era chiusa in casa, il compagno di Rocco Casalino avrebbe passato il tempo a giocare in Borsa. Pur non avendo una competenza specifica in mercati azionari, l' ex cameriere si sarebbe messo a investire migliaia di euro utilizzando carte prepagate alimentate da un conto su cui sarebbero transitati anche soldi del portavoce del presidente del Consiglio.
In tutto, le operazioni registrate ammonterebbero a 150.000 euro, cifra che avrebbe destato l' attenzione dei funzionari della banca, perché un cameriere in genere non dispone di simili somme.
La notizia è stata rivelata dal nostro giornale, che ha anche sottolineato il profilo delicato della faccenda.
Già, perché da Palazzo Chigi, dove Rocco Casalino ha un ufficio guarda caso proprio a fianco di quello del capo del governo, passano informazioni sensibili, legate ai mercati. Non soltanto a quelli azionari, ma anche a quelli delle valute e delle merci, come è ovvio che sia visto che quello è il centro di potere che monitora l' economia italiana.
È normale che il fidanzato cubano del portavoce del premier giochi in Borsa, speculando su petrolio e commodities? L' uomo che si accomoda a fianco di Giuseppe Conte negli incontri con Angela Merkel ed Emmanuel Macron e che sfila sul tappeto rosso riservato ai grandi della terra, dice di sì. Purtroppo, il fidanzato sarebbe affetto da una sindrome che rasenta la ludopatia, ovvero dalla voglia compulsiva di acquistare titoli e trattare investimenti, manco fosse un lupo di Wall Street.
Il gioco gli sarebbe costato ben 18.000 euro, soldi che non erano i risparmi del fidanzato di Casalino, ma denaro che la banca gli avrebbe prestato in vista dell' apertura di un ristorante, operazione commerciale condivisa con il compagno. Il portavoce aggiunge che il denaro trasferito dal suo conto corrente a quello del fidanzato cubano non era destinato a essere investito nelle operazioni di trading online, ma era il contributo alle spese quotidiane della coppia. Ogni giorno, quando José Carlos faceva la spesa, lo scontrino veniva inoltrato al cellulare dell' uomo immagine di Giuseppe Conte, e Rocco provvedeva pro quota a saldare il conto.
Un po' come succede con la colf, quando ti presenta la lista della spesa. Insomma, si trattava di un ménage normale, che vedeva Casalino provvedere anche a un contributo per la madre del partner, che a Cuba non se la passava benissimo.
Certamente noi non ci permettiamo di mettere in discussione il rapporto tra i due, anche perché visto il clima che si profila con la legge Zan patrocinata dalla maggioranza giallorossa, quella che, con l' accusa di omofobia, minaccia di tappare la bocca a chiunque si permetta di accennare parole riferibili alle tendenze sessuali, è meglio evitare di finire nei guai. Tuttavia, ci chiediamo una cosa e lo facciamo premettendo di non avere alcuna prevenzione né nei confronti di Casalino, né verso il suo compagno.
Ma è così facile per un ex cameriere che ha perso il lavoro, che vive di sussidi e non ha proprietà alla luce del sole ma si fa dare 100 euro per mantenere la mamma rimasta a Cuba, avere un finanziamento bancario di alcune decine di migliaia di euro e poi sputtanarseli in Borsa? La domanda ci viene spontanea pensando ai molti commercianti e ristoratori che in questo periodo faticano a ottenere un qualsiasi aiuto pur avendo già attività avviate.
L' altro giorno, per esempio, è arrivata in redazione la lettera del titolare di una lavanderia che si lamentava perché nessuno era disposto ad aiutarlo. Né la banca, né l' Inps, ma neppure un santo in paradiso. Certo, il piccolo imprenditore che ci ha scritto non si chiamava José Carlos e non aveva un fidanzato che sfila sul tappeto rosso. Men che meno poteva dirsi vittima della ludopatia.
Però, nella sua lettera, non invocava il diritto alla privacy. Anzi, sembrava invocare la diretta streaming sul suo caso. Che contraddizione. E dire che non era grillino.
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gwamch · 5 years
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I 6 STRUMENTI PER INVESTIRE IN ORO
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Perché investire in oro? Da sempre - credo infatti che la faccenda si perda nella memoria dei secoli nei secoli - l’oro è considerato un sinonimo di ricchezza, di opulenza, di ostentazione di benessere, e da quando le teorie economiche hanno cominciato a governare la vita sociale, è diventato indiscutibilmente il Bene Rifugio per eccellenza. Lo è diventato perché per le sue caratteristiche intrinseche mantiene sempre inalterato il suo stato e soprattutto il suo valore, ed è accettato e scambiato ovunque, in qualsiasi parte del mondo, indipendentemente dalla valuta nazionale o dalla politica del Paese. Insomma, in caso di situazioni d’emergenza a seguito di calamità naturali o di eventi provocati dall’uomo (guerre, situazioni di instabilità) pare che la prima operazione che venga spontaneamente in mente di fare sia l’investire in Oro. Forse alla fama di questo Bene Rifugio ha contribuito anche il fatto che per quasi due secoli l’oro è stato il protagonista del sistema monetario (il noto Gold Standard) adottato da vari Paesi. Fatto sta che davvero appena c’è aria di crisi la volontà, o meglio, la presa di decisione di investire in Oro subisce un’impennata notevole, perché pur essendo un investimento da considerare con obbiettivi di lungo termine, si sa che protegge dai rischi svalutazione e anche dalle variazioni dei mercati tradizionali. Fatta tutta questa dovuta premessa, quello di cui voglio parlare è: Come cosa si deve fare per investire in Oro? Quali e quanti sono i modi con cui si può investire in questo Bene Rifugio? Si può comprare/investire in Oro fisico o Oro “virtuale”, meglio giustamente definito finanziario. Dico subito che non vi è una modalità migliore dell’altra per investire in Oro, tutto dipende solamente dalla motivazione e dallo scopo che ha chi vuole investire in Oro: protezione del patrimonio; diversificazione; simbolo di benessere; delivery; altro... Proviamo a fare un elenco dei diversi modi per investire in Oro, cercando di sintetizzare anche i relativi pro e contro: Lingotti d’oro: ce ne sono da un grammo fino a 400 once troy (pari a ca. 12,5 kg). Le variabili da considerare nel caso di questo acquisto fisico sono: il peso (generalmente infatti il costo di piccole quantità è superiore rispetto per es. al Kg); il grado di purezza (idealmente non dovrebbe mai essere inferiore a 99.5%); la Certificazione della provenienza e della qualità; i costi di custodia e gestione... Monete d’oro: Marengo; Sterlina; Kruggerand; Britannia; Eagle; ecc... Vecchio conio o nuovo conio! La gamma di offerta in questo segmento è veramente ampia. In questo caso oltre al valore della quantità di oro contenuta nella moneta occorre considerare anche il suo valore numismatico. Certificati sull’oro: sono stati di fatto la prima moneta cartacea della storia. Sottintendono la presenza di oro fisico. Erano decaduti e un po’ in disuso, sia per il rischio autenticità che per il rischio emittente, ma sono ritornati in auge soprattutto perché semplici da sottoscrivere e senza costi di gestione e di deposito, in particolar modo se emessi da Banche Primarie. ETF o ETC (laddove la legislazione, come nei Paesi Europei, non permette che si possa replicare un solo componente): In Svizzera è possibile emettere un ETF interamente pesato sull’Oro. I parametri da considerare in questo caso, oltre all’emittente, sono i costi, l’ampiezza della massa gestita, la scambiabilità. CFD: è notorio che i Contracts for Difference, che replicano l’andamento del sottostante, sono diffusi soprattutto nel Trading On Line e vengono trattati nell’OTC, cioè nel Mercato non regolamentato, permettendo di assumere posizioni bi-direzionali (long o short) ed utilizzando la leva finanziaria. Sono quindi uno strumento molto facile da comprendere ed utilizzare ma proprio per loro natura adeguati solo a chi ne ha consapevolezza!!! Futures (e Options): di fatto l’oro è una delle principali Commodities. Il suo prezzo/valore è espresso in USD per oncia ed è trattato nei Mercati Regolamentati. Il più noto al Mondo è il CME Group (Chicago Mercantile Exchange & Chicago Board of Trade). I Futures (e analogamente le Options) nascono finalizzati alla consegna fisica (delivery) a data futura, ma poi di fatto vengono prevalentemente utilizzati a scopo non correlato alla delivery. Azioni (o Bond) di società aurifere: è questa la modalità più tradizionale per investire in Oro. Acquistare Titoli di società minerarie che si occupano dell’estrazione dell’oro è di fatto un modo indiretto di investire in Oro in quanto il loro valore non dipenderà solo da quello della quotazione dell’oro ma anche per es. dai costi di estrazione, dal posizionamento geografico delle miniere, dalle aspettative degli operatori, dalle condizioni di liquidità dei mercati azionari e altro. Converrete con me che Investire in Oro è quindi relativamente semplice, ma allo stesso tempo anche complicato. Inoltre, ricordo e ribadisco che ogni Paese ha regole proprie sia per chi vuole proporre investimenti in Oro sia per chi vuole investire in Oro e, in tal senso, la Svizzera offre parecchie opportunità e vantaggi soprattutto per chi vuole investire in Oro fisico. Noi di GWAM, siamo in grado di assistervi passo dopo passo per la miglior soluzione “personalizzata” per chi volesse investire in Oro. Per concludere questa chiacchierata, considerato che a me piace sovente metterci una nota personale o romantica, invece di allegare foto di lingotti, monete o certificati di società aurifere, propongo la foto di un piccolo oggetto in oro che io, Walter e mia moglie Simonetta portiamo al dito e vi assicuro che, almeno per noi, tra tutte le possibili modalità dell’investire in Oro, questo è stato il miglior investimento in Oro che potessimo fare!
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yeschanneltech · 5 years
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F-Secure con Project Blackfin porta l'Intelligenza artificiale a livello umano
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F-Secure con Project Blackfin porta l'Intelligenza artificiale a livello umano
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F-Secure con Project Blackfin porta l’Intelligenza artificiale a livello umano. Mikko Hypponen, Chief Research Officer di F-Secure, durante un recente incontro in cui si è fatto il punto sulle strategie della società ha illustrato un progetto che coinvolga sicurezza, intelligenza artificiale e che va sotto il nome di Project Blackfin perchè “La complessità è nemica della sicurezza” .
Un progetto che mira a sfruttare le tecniche di intelligenza collettiva, come la swarm intelligence (o intelligenza dello sciame), per creare agenti di intelligenza artificiale autonomi e adattivi che collaborano tra loro per raggiungere obiettivi comuni.
F-Secure con Project Blackfin porta l’Intelligenza artificiale
Secondo il vicepresidente dell’intelligenza artificiale di F-Secure Matti Aksela, c’è una supposizione comune non corretta secondo cui l’intelligenza artificiale “avanzata” dovrebbe imitare l’intelligenza umana un presupposto che Project Blackfin intende sfidare. Ispirandosi ai modelli di comportamento collettivo presenti in natura, il suo scopo è quello di utilizzare tecniche di intelligenza collettiva, come la swarm intelligence delle colonie di formiche o dei banchi di pesci, per alimentare flotte di agenti di apprendimento automatico distribuiti, autonomi e adattivi.
Il progetto mira a sviluppare questi agenti intelligenti che andranno a funzionare sui singoli host. Invece di ricevere istruzioni da un unico modello di IA centralizzato, questi agenti sarebbero abbastanza intelligenti e potenti da comunicare e lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni.
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F-Secure con Project Blackfin porta l’Intelligenza artificiale a livello umano
Utilizzando questo approccio, gli agenti imparano a proteggere i sistemi in base a ciò che osservano dai loro host e reti locali e sono ulteriormente potenziati dalle osservazioni e dai comportamenti emergenti appresi in altre diverse organizzazioni e settori.
Gli agenti locali ottengono quindi il vantaggio della visibilità e degli insight di una vasta rete di informazioni senza che venga richiesto loro di condividere set di dati completi. La società non ha solo soluzioni end point ma esiste per infondere sicurezza alle società di ogni ordine e grado.
F-Secure con Project Blackfin porta l’Intelligenza artificiale a livello umano
La strategia di F-Secure guarda in primo luogo alla cybersecurity. Di questi tempi la tensione dovuta a cyberattacchi, la geopolitica ha raggiunto livelli molto alti. Se poi si considera il cloud, la digitalizzazione, i problemi sulle cose da mettere al sicuro aumentano a dismisura.
F-Secure si fa portavoce sia in direzione di Edr sia di soluzioni di vulnerabilità. Due animi, quindi. Soluzioni BtoB che stanno toccando il mercato in continua crescita, end point commodity e un’anima consumer, ma anche i rapporti con le telco.
F-Secure con Project Blackfin porta l’Intelligenza artificiale a livello umano
I meccanismi di intelligenza su dispositivo (ODI, On-device intelligence) sviluppati da Project Blackfin sono già stati integrati nelle soluzioni di rilevamento delle violazioni di F-Secure. Ma le potenziali applicazioni della ricerca Project Blackfin vanno oltre le soluzioni di sicurezza aziendale e persino oltre il settore della sicurezza informatica. Hypponen prevede che la linea di ricerca del progetto sia un modo per sfidare le persone a ripensare il ruolo che l’intelligenza artificiale (IA) può svolgere nella nostra vita.
F-Secure con Project Blackfin porta l’Intelligenza artificiale a livello umano
“Guardando oltre il rilevamento di violazioni e attacchi, possiamo immaginare queste flotte di agenti di intelligenza artificiale che monitorano lo stato generale, l’efficienza e l’utilità delle reti di computer, o persino di sistemi come reti elettriche o auto a guida autonoma“, afferma Hypponen. “Soprattutto, penso che questa ricerca possa aiutarci a vedere l’IA come qualcosa di più di una semplice minaccia per il nostro lavoro e la nostra sussistenza”.
Il progetto mira a pubblicare ricerche, risultati e aggiornamenti man mano che si verificano. F-Secure ha inserito intelligenza artificiale nelle nuove soluzioni, soprattutto nell’Edr e Emdr.
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