Tumgik
#Piero Rivolta
diabolus1exmachina · 1 year
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
ISO Rivolta Lele Coupé
Manufacturers of the Isetta Bubble Car, Iso, joined the ranks of supercar constructors in 1962 with the launch of the Giotto Bizzarrini-designed Rivolta Coupé at the Turin Motor Show. The Iso Rivolta Lele, named after Lele Rivolta, the wife of Piero Rivolta (son of Iso company founder Renzo) was manufactured between 1969 and 1974. Marchello Gandini, who also designed the Lamborghini Miura, Countach and Maserati Khamsin, penned the design. The Lele, being a 2+2 seater, filled the gap between the Grifo and the Fidia and shared its powertrain, a V8 engine with automatic gearbox, from General Motors. In 1972 the GM engine was replaced with a Ford automatic gearbox and Cleveland 5,762cc, V8 engine giving 325bhp.
73 notes · View notes
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Iso Rivolta Fidia, 1969. After Iso founder Renzo Rivolta passed away in 1966, his son Piero took over the company with a mission to grow the brand and fill out Iso’s product portfolio. The Fidia was designed by Giorgetto Giugiaro, then at Ghia, who built the car using a stretched version of the Iso Grifo platform. The early "S4" cars were plagued by poor quality fit and finish and the car was relaunched in 1969 as the Iso Rivolta Fidia with changes including the replacement of the S4's 4 square headlamps with circular units. It remained in production until 1975 by which time 192 had been made. Most were powered by Chevrolet's 327ci V8 but later cars used Ford's 351ci Cleveland V8
226 notes · View notes
rideretremando · 1 year
Text
Il discorso di Mattarella
___________________
"Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.
È Piero Calamandrei che rivolge queste parole a un gruppo di giovani studenti, a Milano, nel 1955.
Ed è qui allora, a Cuneo, nella terra delle 34 Medaglie d’oro al Valor militare e dei 174 insigniti di Medaglia d’argento, delle 228 Medaglie di bronzo per la Resistenza.
La terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste.
È qui che la Repubblica oggi celebra le sue radici, celebra la Festa della Liberazione.
Su queste montagne, in queste valli, ricche di virtù di patriottismo sin dal Risorgimento.
In questa terra che espresse, con Luigi Einaudi, il primo Presidente dell’Italia rinnovata nella Repubblica.
Rivolgo un saluto a tutti i presenti, ai Vice Presidenti del Senato e della Camera, ai Ministri della Difesa, del Turismo e degli Affari regionali. Al Capo di Stato Maggiore della Difesa. Ai parlamentari presenti.
Saluto, e ringrazio per i loro interventi, il Presidente della Regione, la Sindaca di Cuneo, il Presidente della Provincia. Un saluto ai Sindaci presenti, pregandoli di trasmetterlo a tutti i loro concittadini. Un saluto e un ringraziamento al Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza.
Stamane, con le altre autorità costituzionali, ho deposto all’Altare della Patria una corona in memoria di quanti hanno perso la vita per ridare indipendenza, unità nazionale, libertà, dignità, a un Paese dilaniato dalle guerre del fascismo, diviso e occupato dal regime sanguinario del nazismo, per ricostruire sulle macerie materiali e morali della dittatura una nuova comunità.
“La guerra continua” affermò, nella piazza di Cuneo che oggi reca il suo nome, Duccio Galimberti, il 26 luglio del 1943.
Una dichiarazione di senso ben diverso da quella del governo Badoglio.
Continua - proseguiva Galimberti - “fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana…non possiamo accodarci ad una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di salvare se stessa a spese degli italiani”.
Un giudizio netto e rigoroso. Uno discorso straordinario per lucidità e visione del momento. Che fa comprendere appieno valore e significato della Resistenza.
E fu coerente, salendo in montagna.
Assassinato l’anno seguente dai fascisti, è una delle prime Medaglie d’oro della nuova Italia; una medaglia assegnata alla memoria.
Il “motu proprio” del decreto luogotenenziale recita: “Arrestato, fieramente riaffermava la sua fede nella vittoria del popolo italiano contro la nefanda oppressione tedesca e fascista”; ed è datato, con grande significato, “Italia occupata, 2 dicembre 1944”.
Dopo l’8 settembre il tema fu quello della riconquista della Patria e della conferma dei valori della sua gente, dopo le ingannevoli parole d’ordine del fascismo: il mito del capo; un patriottismo contrapposto al patriottismo degli altri in spregio ai valori universali che animavano, invece, il Risorgimento dei moti europei dell’800; il mito della violenza e della guerra; il mito dell’Italia dominatrice e delle avventure imperiali nel Corno d’Africa e nei Balcani. Combattere non per difendere la propria gente ma per aggredire. Non per la causa della libertà ma per togliere libertà ad altri.
La Resistenza fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per affermare il riscatto nazionale.
Un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti.
Convocò i soldati mandati a combattere al fronte e che rifiutarono di porsi sotto il comando della potenza occupante tedesca, pagando questa scelta a caro prezzo, con l’internamento in Germania e oltre 50.000 morti nei lager.
Chiamò a raccolta i giovani della generazione del viaggio attraverso il fascismo, che ne scoprivano la natura e maturavano la scelta di opporvisi. La generazione, “sbagliata” perché tradita. Giovani ai quali Concetto Marchesi, rettore dell’Ateneo di Padova si rivolse per esortarli, dopo essere stati appunto “traditi”, a “rifare la storia dell’Italia e costituire il popolo italiano”.
Fu un moto che mobilitò gli operai delle fabbriche.
Coinvolse i contadini e i montanari che, per la loro solidarietà con i partigiani combattenti, subirono le più dure rappresaglie (nel Cuneese quasi 5.000 i patrioti e oltre 4.000 i benemeriti della Resistenza riconosciuti).
Quali colpe potevano avere le popolazioni civili?
Di voler difendere le proprie vite, i propri beni? Di essere solidali con i perseguitati?
Quali quelle dei soldati? Rifiutarsi di aggiungersi ai soldati nazisti per fare violenza alla propria gente?
L’elenco delle località colpite nel Cuneese compone una dolorosa litania e suona come preghiera.
Voglio ricordarle.
Furono decorate con Medaglie d’oro, d’argento o di bronzo, o con Croci di guerra: Cuneo, l’intera Provincia, Alba, Boves, Borgo San Dalmazzo, Dronero; Clavesana, Peveragno, Cherasco, Busca, Costigliole Saluzzo, Genòla, Trinità, Venasca, Ceva, Pamparato; Mondovì, Priola, Castellino Tanaro, Garessio, Roburent, Paesana, Narzòle, Rossana, Savigliano; Barge, San Damiano Macra, Villanova Mondovì.
Alla memoria delle vittime e alle sofferenze degli abitanti la Repubblica oggi si inchina.
Questo pomeriggio mi recherò a Boves, prima città martire della Resistenza, Medaglia d’oro al Valor militare e Medaglia d’oro al Valor Civile.
Lì si scatenò quella che fu la prima strage operata dai nazisti in Italia.
Una strage che colpì la popolazione inerme e coloro che avevano tentato di evitarla: Antonio Vassallo, don Giuseppe Bernardi, ai quali è stata tributata dalla Repubblica la Medaglia d’oro al Valor civile; don Mario Ghibaudo. I due sacerdoti, recentemente proclamati beati dalla Chiesa cattolica, testimoni di fede che non vollero abbandonare il popolo loro affidato, restarono accanto alla loro gente in pericolo.
E da Boves vengono segni di un futuro ricco di speranza: la Scuola di pace fortissimamente voluta dall’Amministrazione comunale quasi quarant’anni or sono e il gemellaggio con la cittadina bavarese di Schondorf am Ammersee, luogo dove giacciono i resti del comandante del battaglione SS responsabile della feroce strage del 19 settembre 1943.
A Borgo San Dalmazzo visiterò il Memoriale della Deportazione.
Borgo San Dalmazzo, dove il binario alla stazione ferroviaria è richiamo quotidiano alla tragedia della Shoah.
Cuneo, dopo Roma e Trieste, è la terza provincia italiana per numero di deportati nei campi di sterminio in ragione dell’origine ebraica.
Accanto agli ebrei cuneesi che non riuscirono a sfuggire alla cattura, la più parte di loro era di nazionalità polacca, francese, ungherese e tedesca. Si trattava di ebrei che, dopo l’8 settembre, avevano cercato rifugio dalla Francia in Italia ma dovettero fare i conti con la Repubblica di Salò.
Profughi alla ricerca di salvezza, della vita per sé e le proprie famiglie, in fuga dalla persecuzione, dalla guerra, consegnati alla morte per il servilismo della collaborazione assicurata ai nazisti.
Dura fu la lotta per garantire la sopravvivenza dell’Italia nella catastrofe cui l’aveva condotta il fascismo. Ci aiutarono soldati di altri Paesi, divenuti amici e solidi alleati: tanti di essi sono sepolti in Italia.
A questa lotta si aggiunse una consapevolezza: la crisi suprema del Paese esigeva un momento risolutivo, per una nuova idea di comunità, dopo il fallimento della precedente.
Si trattava di trasfondere nello Stato l’anima autentica della Nazione.
Di dare vita a una nuova Italia.
Impegno e promessa realizzate in questi 75 anni di Costituzione repubblicana. Una Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista.
Le Costituzioni nascono in momenti straordinari della vita di una comunità, sulla base dei valori che questi momenti esprimono e che ne ispirano i principi.
Le “Repubbliche” partigiane, le zone libere, nelle loro determinazioni e nel loro operare furono anticipatrici della nostra Costituzione.
È dalla Resistenza che viene la spinta a compiere scelte definitive per la stabilità delle libertà del popolo italiano e del sistema democratico, rigettando le ambiguità che avevano consentito lo stravolgimento dello Statuto albertino operato con il fascismo.
Se il decreto luogotenenziale del 2 agosto 1943 - poco dopo la svolta del 25 luglio – prevedeva, non appena ve ne fossero le condizioni, l’elezione di una nuova Camera dei Deputati, per un ripristino delle istituzioni e della legalità statutaria, fu il decreto del 25 giugno 1944 – pochi giorni dopo la costituzione del primo Governo del CLN - a indicare che dopo la liberazione del territorio nazionale sarebbe stata eletta dal popolo, a suffragio universale, un’Assemblea costituente, con il compito di redigere la nuova Costituzione. Per questo quel decreto viene definito la prima “Costituzione provvisoria”.
Seguirà poi il referendum, il 2 giugno 1946, con la Costituente e la scelta per la Repubblica.
La rottura del patto tra Nazione e monarchia, corresponsabile, quest’ultima, di avere consegnato l’Italia al fascismo, sottolineava l’approdo a un ordinamento nuovo.
La Costituzione sarebbe stata la risposta alla crisi di civiltà prodotta dal nazifascismo, stabilendo il principio della prevalenza sullo Stato della persona e delle comunità, guardando alle autonomie locali e sociali dell’Italia come a un patrimonio prezioso da preservare e sviluppare.
Una risposta fondata sulla sconfitta dei totalitarismi europei di impronta fascista e nazista per riaffermare il principio della sovranità e della dignità di ogni essere umano, sulla pretesa di collettivizzazione in una massa forzata al servizio di uno Stato in cui l’uomo appare soltanto un ingranaggio.
Il frutto del 25 aprile è la Costituzione.
Il 25 aprile è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo.
È nata così una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati prima inimmaginabili.
E qui a Cuneo, mentre la guerra infuriava, veniva sviluppata un’idea di Costituzione che guardava avanti.
Pionieri Duccio Galimberti e Antonino Rèpaci.
Guardava a come scongiurare per il futuro i conflitti che hanno opposto gli Stati europei gli uni agli altri, per dar vita, insieme, a una Costituzione per l’Europa e a una per l’Italia. Dall’ossessione del nemico alla ricerca dell’amico, della cooperazione.
La Costituzione confederale europea si accompagnava alla proposta di una “Costituzione interna”.
Obiettivo: “liberare l’Europa dall’incubo della guerra”.
Sentiamo riecheggiare in quello che appariva allora un sogno, il testo del preambolo del Trattato sull’Unione Europea: “promuovere pace, sicurezza, progresso in Europa e nel mondo”.
Un sogno che ha saputo realizzarsi per molti aspetti in questi settant’anni. Anche se ancora manca quello di una “Costituzione per l’Europa”, nonostante i tentativi lodevoli di conseguirla.
Chiediamoci dove e come saremmo se fascismo e nazismo fossero prevalsi allora!
Nel lavoro di Galimberti e Rèpaci troviamo temi, affermazioni, che sono oggi realtà della Carta costituzionale italiana, come all’art. 46: “le differenze di razza, di nazionalità e di religione non sono di ostacolo al godimento dei diritti pubblici e privati”.
Possiamo quindi dire, a buon titolo: Cuneo, città della Costituzione!
Galimberti era stato a Torino allievo di Francesco Ruffini, uno dei docenti universitari che, rifiutando il giuramento di fedeltà al fascismo, fu costretto ad abbandonare l’insegnamento.
Accanto a Galimberti e Rèpaci, altri si misurarono con la sfida di progettare il futuro.
Silvio Trentin, in esilio dal 1926, nel suo “Abbozzo di un piano tendente a delineare la figura costituzionale dell’Italia”, dettato al figlio Bruno nel 1944, era sostenitore, anch’egli, dell’anteriorità dei diritti della persona rispetto allo Stato.
E Mario Alberto Rollier, con il suo “Schema di costituzione dell’unione federale europea”. Testi, entrambi, di forte ispirazione federalista.
Si tratta, nei tre casi, di esponenti di quel Partito d’Azione di cui incisiva sarà l’influenza nel corso della Resistenza e dell’avvio della vita della Repubblica.
La crisi della monarchia e quella del fascismo apparivano ormai irreversibili, tanto da indurre un gruppo di intellettuali cattolici a riunirsi a Camaldoli, a pochi giorni dal 25 luglio 1943, con l’intento di riflettere sul futuro, dando vita a una Carta di principi, nota come “Codice di Camaldoli”, che lascerà il segno nella Costituzione. Con la proposta di uno Stato che facesse propria la causa della giustizia sociale come concreta espressione del bene comune, per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo di ogni persona umana, per rendere sostanziale l’uguaglianza fra i cittadini.
Per tornare alla “Costituzione di Duccio”, apparivano allora utopie alcune sue previsioni come quella di una “unica moneta europea”. Oggi realtà.
O quella di “un unico esercito confederale”. E il tema della difesa comune è, oggi, al centro delle preoccupazioni dell’Unione Europea, in un continente ferito dall’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina.
Sulla scia di quei “visionari” che, nel pieno della tragedia della guerra e tra le macerie, disegnavano la nuova Italia di diritti e di solidarietà, desidero sottolineare che onorano la Resistenza, e l’Italia che da essa è nata, quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la nostra comunità nazionale.
Rendono onore alla Resistenza i medici e gli operatori sanitari che ogni giorno non si risparmiano per difendere la salute di tutti. Le rendono onore le donne e gli uomini che con il loro lavoro e il loro spirito di iniziativa rendono competitiva e solida l’economia italiana.
Le rendono onore quanti non si sottraggono a concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva.
Il popolo del volontariato che spende parte del proprio tempo per aiutare chi ne ha bisogno.
I giovani che, nel rispetto degli altri, si impegnano per la difesa dell’ambiente.
Tutti coloro che adempiono, con coscienza, al proprio dovere pensando al futuro delle nuove generazioni rendono onore alla liberazione della Resistenza.
Signor Presidente della Regione, lei ha definito queste colline, queste montagne “geneticamente antifasciste”.
Sappiamo quanto dobbiamo al Piemonte, Regione decorata, a sua volta, con la Medaglia d’oro al merito civile
Ed è alle donne e agli uomini che hanno animato qui la battaglia per la conquista della libertà della Patria che rivolgo il mio pensiero rispettoso.
Nuto Revelli ha parlato della sua esperienza di comandante partigiano e della lotta svolta in montagna come di un vissuto di libertà: di un luogo dove era possibile assaporare il gusto della libertà prima che venisse restituita a tutto il popolo italiano.
Una terra allora non prospera, tanto da ispirargli i racconti del “mondo dei vinti”.
Una terra ricca però di valori morali.
Non c’è una famiglia che non abbia memoria di un bisnonno, di un nonno, di un congiunto, di un alpino caduto in Russia, nella sciagurata avventura voluta dal fascismo.
Non c’è famiglia che non ricordi il sacrificio della Divisione alpina “Cuneense” nella drammatica ritirata, con la Julia. Un altro esempio. Un altro monito alla dissennatezza della guerra.
Rendiamo onore alla memoria di quei caduti.
Grazie da tutta la Repubblica a Cuneo e al Cuneese, con le sue Medaglie al valore!
Come recita la lapide apposta al Municipio di questa città, nell’ottavo anniversario dell’uccisione di Galimberti, se mai avversari della libertà dovessero riaffacciarsi su queste strade troverebbero patrioti.
Come vi è scritto: “morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza”.
Viva la Festa della Liberazione!
Viva l’Italia!
9 notes · View notes
Text
Author’s Tranquility Press Presents: “Homo too Sapiens: A Consciousness Dilemma” by Piero Rivolta
http://dlvr.it/T7dCTh
0 notes
newsheadlinesnow · 3 days
Text
Author’s Tranquility Press Presents: “Homo too Sapiens: A Consciousness Dilemma” by Piero Rivolta
http://dlvr.it/T7dC44
0 notes
cassinafantapro · 23 days
Link
Gian Piero Gasperini entra nella storia come il pilota perfetto che ha portato la Dea in finale europea per la prima volta! 🎉 Ora tutti gli occhi sono puntati su Dublino per la grande finale! Gasperini ha saputo interpretare al meglio una partita decisiva e speciale, portando la squadra verso la vittoria! ⚽️ #GoAtalanta #Gasperini #DeaInFinale #fantacalcio #cfp #cassinafantapro
0 notes
lamilanomagazine · 1 month
Text
Bari: Corteo Storico di San Nicola 2024, aggiudicata all'Anti Doc Servizi soc. coop., Popya srl e Password srl
Tumblr media
Bari: Corteo Storico di San Nicola 2024, aggiudicata all'Anti Doc Servizi soc. coop., Popya srl e Password srl. La ripartizione Culture rende noto che la commissione della gara per l'ideazione, progettazione, realizzazione, organizzazione e gestione integrata del Corteo Storico di San Nicola - edizione 2024 ha aggiudicato la procedura in favore dell'Ati Doc Servizi soc. coop., Pooya srl e Password srl (D.D. n. 5173/2024) per un importo complessivo a base di gara pari a € 81.147,54 (€ 99.000 IVA inclusa). "Verso l'alto" è il titolo del progetto vincitore, che, in linea con la tradizione e con il sentimento dei fedeli, intende dare risalto all'idea di speranza, trasmessa da San Nicola, come slancio verso un futuro migliore, realizzabile da una nuova prospettiva. La festa ricorderà la necessità di affrontare le sfide che richiede il nostro tempo, un incitamento a tornare ad avere una speranza più alta della quotidianità, delle divisioni, delle delusioni. Simbolicamente, rivolgere lo sguardo verso l'alto significa tornare a credere in una speranza comune, universale che oltrepassa e annulla le differenze, le guerre; significa tornare a credere nei grandi slanci, in ideali di amore più alti. La manifestazione sarà rivolta alle narrazioni che raccontano Nicola come il Santo a difesa delle ingiustizie e dei deboli, protettore degli innocenti, delle minoranze, colui che grazie alla sua generosità spirituale e alla sua nobiltà d'intenti è capace di spingere l'umanità a più alte virtù morali, di donare una nuova visione di speranza universale, condivisa tra le genti. L'edizione del 2024 sarà incentrata perciò sulla rappresentazione, in forma valoriale e di azione scenica, del concetto di "altezza" espresso nelle gesta del Santo. La direzione artistica dell'evento sarà affidata a Raffaello Fusaro, regista, autore e performer barese diplomato all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio d'Amico di Roma, con all'attivo reading e performances letterarie in Italia e all'estero. Da regista, tra l'altro, ha raccontato la ricostruzione del ponte di Genova nel film "Un Ponte del nostro tempo", con Renzo Piano e le musiche di Danilo Rea, e diretto l'apertura dell'Estate Teatrale Veronese al Festival Shakespeariano 2023 al Teatro Romano con "Letti d'amore" interpretato da Laura Morante, Giuliana De Sio, Francesco Montanari e Filippo Dini. Fusaro è anche regista del fortunato "Infinito tour" (in corso) di Roberto Vecchioni e del videoclip: "Formidabili quegli anni". È in scena con il filosofo Umberto Galimberti in "Quando la vita era governata dal cuore". Ha collaborato come autore e alla regia dello show "I segreti del mare" con Piero Angela e Alberto Luca Recchi (tournée 2019/2022). Con Christian De Sica è autore e collaboratore alla regia dello spettacolo "Christian racconta Christian De Sica" (tournée 2018/20). Come noto l'Ati aggiudicataria della gara dovrà ora dialogare con la compagnia Res Extensa (che nella serata del 7 maggio curerà uno spettacolo di danza aerea con la direzione artistica di Elisa Barucchieri) per definire al meglio il coordinamento delle azioni di spettacolo affinché l'intero evento risulti come un momento unitario, rafforzato dalla collaborazione tra più soggetti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
jacopocioni · 2 months
Text
Baldaccio d’Anghiari e il suo fantasma
Tumblr media Tumblr media
Baldaccio d’Anghiari al secolo Baldo di Piero Bruni è vissuto ai primi del 1400. Nato ad Anghiari da Piero ed Assunta divenne un famoso condottiero. La sua famiglia in Anghiari era molto antica, addirittura blasonata, ma questo figlio di nome Baldo si scostò da essa per il suo carattere irruento e attaccabrighe, non a caso ebbe modo di scontrarsi con la giustizia più volte. Per il popolo il suo nome da Baldo diventò Baldaccio ad indicare non certo un santo.
Tumblr media
La sua stessa Famiglia non era a proprio agio in sua presenza e quindi il giovane Baldo decise di dedicarsi alle armi abbandonando la sua dimora, il famoso Castello dei Sorci. Lasciare Anghiari gli avrebbe permesso la vita che desiderava densa di avventure e scorrerie. Con i compagni d'arme ne combinò di ogni sorta tanto che nel 1420 fu addirittura accusato d'omicidio e condannato a morte. La sua fortuna fu riuscire a fuggire e questo gli permise di sopravvivere alla condanna.
Tumblr media
Divenne un soldato mercenario al soldo di chi offriva maggior denaro per le sue azioni di guerriglia. Fu spesso usato dagli stessi fiorentini, assoldato da il Conte d’Urbino, da i Malatesta, dagli Orsini, da Piccino poi a sua volta combattuto sotto le insegne di Papa Eugenio IV. Questi servigi resi a destra e a manca lo resero cosi famoso da essere graziato delle condanne accumulate ed addirittura la città di Firenze gli concesse la cittadinanza il 19 giugno del 1937. Francesco Sforza visto la sua indole e le sue capacità lo nominò maestro di campo dell’esercito fiorentino, ma si accorse ben presto che non era un uomo facilmente imbrigliabile tanto che tra i due si generò uno scontro che arrivò ad una sfida alle armi che il milanese perse. Lo stesso Machiavelli lo definì: "uomo di guerra eccellentissimo".
Tumblr media
Il prestigio di cui arrivò a godere Baldaccio nella città di Firenze, e non solo in questa città, era tale che taluni personaggi politici dell'epoca cominciarono a temere che potesse diventare un punto di riferimento politico e quindi un possibile, formidabile, avversario. Uno dei nobili che temeva di più questa possibile circostanza era Cosimo de' Medici, e forse fu proprio lui il mandante della fine di Baldaccio.
Tumblr media
Il 6 settembre del 1441 a Baldaccio fu recapitato un invito a presentarsi presso Palazzo Vecchio dove lo attendevano una schiera di sicari che rendevano conto al gonfaloniere di giustizia Bartolomeo Orlandini, uomo sicuramente nelle grazie di Cosimo de’ Medici e che con Baldaccio aveva un vecchio conto da regolare. Infatti tempo addietro Baldaccio aveva stigmatizzato l'operato dell'Orlandini nella difesa del Castello di Marradi, asserendo addirittura che si era dato alla fuga. Orlandini lo accolse al portone e lo accompagnò lungo i corridoi conducendolo nella trappola che lo attendeva. In pochi secondi Baldaccio fu circondato e sfruttando il vantaggio della sorpresa, fu colpito alle spalle, tramortito, ed in seguito buttato da una finestra di Palazzo Vecchio. Accasciatosi in piazza della Signoria un altro gruppo di persone lo trascinò per la piazza stessa sino a che esanime non fu decollato e lasciato a terra innanzi agli occhi dei fiorentini. Il monito per Firenze era capire la fine che faceva chi anche solo aveva le possibilità di imporsi politicamente contro il potere costituito. Pochi giorni dopo il corpo di Baldaccio giaceva ancora alla vista dei cittadini e solo la preghiera della vedova di Baldaccio, Annalena Malatesta di Rimini, donna di mirabile bellezza, rivolta al Papa Eugenio IV permise la sua tumulazione presso la Basilica di Santo Spirito.
Tumblr media
Cessata la fama e la gloria in vita cominciò la leggenda nella morte. Baldaccio d'Anghiari non abbandonò Firenze, ma vi restò come fantasma. Un fantasma che si è manifestato più volte ed addirittura fu anche fotografato. Sembra che si aggiri per Palazzo Vecchio e il rumori da lui provocati, sordi e lontani, si odono solo dopo l'orario di chiusura quando il brusio turistico cessa e il silenzio mette in evidenza echi d'oltretomba. Il 6 settembre è il giorno in cui si materializza in vari luoghi, talvolta per la festa di ognissanti il 1 novembre, non solo nei luoghi della sua morte, ma anche in quelli della sua nascita.
Tumblr media
Il 6 settembre del 1991 apparve sul Ponte Vecchio e il giovane fiorentino che lo vide lo descrisse come una figura che si stagliava in maniera vivida e vestito in arme. Il 6 settembre del 2001 si presentò al Piazzale Michelangelo ma non fu visto bensì fotografato. Due ragazzi, scattando una foto ricordo, lo immortalarono senza accorgersi e solo il giorno dopo osservando la foto al computer si accorsero della sua presenza. La fotografia mostrava una faccia arcigna e spaventosa che li guardava in cagnesco. La foto fu addirittura inviata ad alcuni esperti che le certificarono come autentica e in seguito altri esperti del paranormale sancirono che si trattava proprio di Baldaccio d'Anghiari. Sembra che ogni 40 anni (che dovrebbero essere i suoi anni vissuti) il 6 settembre o il 1 novembre il suo fantasma si presenti presso il Castello dei Sorci ad Anghiari, antica dimora della sua famiglia. Si presenta decollato e con la testa sotto il braccio forse con un messaggio che ancora oggi nessuno ha compreso.
Tumblr media
Jacopo Cioni Read the full article
0 notes
mayolfederico · 8 months
Text
Alber Camus ~ Sulle tracce di Piero della Francesca
Piero della Francesca, Maria Maddalena, 1460, Cattedrale di San Donato, Arezzo Cara Italia, dove sarei guarito da tutto.    Estetica della rivolta. La pittura compie una scelta. “Isola”, che è il suo modo di unificare. Il paesaggio isola nello spazio ciò che normalmente si perde nella prospettiva. I grandi pittori sono quelli che danno l’impressione che la fissazione sia appena stata fatta…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
personal-reporter · 10 months
Text
Roccella Summer Festival 2023
Tumblr media
Sarà davvero da non perdere il cartellone del Roccella Summer Festival 2023, dove sono nove gli eventi in programma durante la rassegna organizzata dalla Ticket Service Calabria in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Roccella Jonica, e sono tutti di notevole importanza. Anche quest’anno la scelta artistica del comune calabrese ha cercato di tenere conto dei vari gusti musicali, proponendo un programma che sarà  capace di accontentare un pubblico variegato, per tutte le generazioni. L’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Vittorio Zito, insieme agli organizzatori, negli anni si è sempre distinta per l’attenzione rivolta alla questione sicurezza ed è per questo che si sta cercando per cercare di aumentare quella che è la capienza strutturale, ma nella massima salvaguardia di spettatori e operatori dietro le quinte, per evitare vari ostacoli di qualsiasi natura. Nella programmazione del 2023, non mancheranno i grandi eventi, come il  primo che aprirà il Roccella Summer Festival ed  è il grande ritorno degli Articolo 31 che arriveranno il 2 agosto al Teatro al Castello per uno degli appuntamenti più attesi dell’estate. A seguire ci sarà il concerto di Emis Killa, previsto per il 5 agosto, mentre il 7 agosto ci sarà l’insolita coppia formata da Giorgio Panariello e Marco Masini che daranno vita a un nuovo spettacolo di musica e risate, noto come Panariello VS Masini. Il 9 agosto sarà il momento di Tananai, mentre il 12 agosto salirà sul palco del Teatro al Castello Gigi D’Alessio. Per il  16 agosto ci sarà un’altra coppia inedita, quella formata da Nek e Francesco Renga che faranno un concerto insieme., il 20 agosto sarà il ciclone Piero Pelù a invadere Roccella Jonica, mentre il 22 agosto ci sarà lo spazio per la raffinatezza di Fiorella Mannoia che ritornerà al Teatro al Castello in una nuova veste, questa volta insieme al pianista Danilo Rea. Chiuderà la programmazione del festival uno spettacolo dedicato al cinquantesimo anniversario della pubblicazione di The dark side of the moon, il celebre album dei Pink Floyd, previsto per il 27 agosto con i Pink Floyd Legend. Grazie a questi eventi il Roccella Summer Festival continuerà ancora a fare di Roccella Jonica la capitale della musica in Calabria. Read the full article
0 notes
livornopress · 2 years
Text
Estate, nuovi orari estivi per le visite guidate al Museo della Città 
Estate, nuovi orari estivi per le visite guidate al Museo della Città
Mostre Vittore Grubicy De Dragon. Un intellettuale-artista e la sua eredità Piero Gilardi. Tutto ciò che è, è nella natura Museo della Città di Livorno – Piazza del Luogo Pio Livorno 23 giugno 2022 Con l’arrivo dell’estate, cambiano i nuovi orari per le visite guidate del week-end al Museo della Città. L’iniziativa, a cura di Coop. Itinera Progetti e Ricerche, Coop. Agave e CoopCulture, è rivolta…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
diabolus1exmachina · 2 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
ISO Rivolta Fidia 
Bubblecar manufacturer Iso joined the ranks of supercar constructors in 1962 with the launch of the Giotto Bizzarrini-designed Rivolta coupé at the Turin Motor Show.Renzo Rivolta's Isothermos company had begun life pre-war making refrigerators, turning to the manufacture of scooters, under the Iso name, after the war and thence to the highly successful Isetta bubblecar.Interviewed for Octane magazine (issue 151) Renzo's son Piero recalled that his father liked sports cars but could not find one that really suited him; one that was fast, comfortable and reliable. “He decided that Iso should produce a fast car that was genuinely useable every day, and priced somewhere between a Jaguar and a Ferrari.” The result was the Rivolta.Iso's first supercar set the pattern for those that followed: Bizzarrini-designed chassis, Bertone coachwork and Chevrolet engines, its future developments including the long-wheelbase, Ghia-styled Fidia four-door saloon, the muscular, short-wheelbase Grifo and the Rivolta-replacement Lele.Iso's most successful model, the Rivolta was produced up to 1970, by which time a total of 797 cars had been built.The Iso Fidia (or Iso Rivolta Fidia or, originally, the S4) was a much rarer car, with only 192 known to have rolled off the production line.The first models were powered by a 5.4-litre 355HP Chevy V8, accelerating the saloon from zero to 60mph in about seven seconds. From 1973, however, a 5.8-litre Ford V8 engine was used, developing some 325HP.John Lennon bought the second Fidia ever made.
60 notes · View notes
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Iso Rivolta Varedo Concept, 1972. When Piero Rivolta took over the Iso Company after his father passed away in 1966 he set about updating Iso's model range. Designed by Ercole Spada at Zagato, the Varedo was based on the 8th AMC AMX/3 chassis which Giotto Bizzarrini modified for Iso Rivolta fitting it with a 351ci Ford Cleveland V8 (in common with Iso's other models). However Piero Rivolta sold his company to Dr. Ivo Pera who had no interest in developing the Varedo and it remained a one-off. The restored car is now part of the collection at the Sarasota Classic Car Museum
190 notes · View notes
corallorosso · 2 years
Text
M5s, l’astensione su Renzi e Cesaro è un altro passo verso il suici
di Peter Gomez Dato che secondo gli antichi “Dio rende ciechi quelli che vuole perdere”, ieri abbiamo assistito a un ulteriore passo, probabilmente definitivo, del Movimento 5 Stelle verso il suicidio. Il merito o la responsabilità, a seconda dei punti di vista, è delle tre componenti pentastellate della Giunta per l’autorizzazione a procedere del Senato. Le tre, quando si è trattato di decidere se dare parere favorevole alla proposta di sollevare un conflitto di attribuzioni davanti alla Consulta contro i sequestri di chat e di email nell’inchiesta sui presunti finanziamenti illeciti a Matteo Renzi (il caso Open), invece che votare no come si sarebbero aspettati tutti i loro residui elettori, hanno deciso di astenersi. E lo stesso hanno fatto sulla richiesta di arresto avanzata dai giudici di Napoli nei confronti del senatore di Forza Italia, Luigi Cesaro, accusato di concorso esterno in associazione camorristica. Per quanto ci riguarda troviamo inutile entrare nel merito delle argomentazioni avanzate per giustificare le scelte: sostenere come fanno i 5Stelle e il Pd (anch’esso astenuto) che la Giunta, a maggioranza centrodestra e Italia Viva, si è rifiutata di acquisire ulteriori atti indispensabili per la decisione su Renzi, potrebbe persino essere tecnicamente corretto. Oppure potrebbe avere ragione l’ex presidente del Senato Piero Grasso che, prima di votare no al conflitto, ha spiegato che secondo le norme, la Giunta non poteva nemmeno esaminare il caso, visto che è il Giudice per le indagini preliminari, e non il Pubblico ministero, a stabilire con un’ordinanza quali elementi di prova utilizzare in un procedimento penale. Ma il punto non è questo. Perché la questione, almeno per quanto riguarda i 5Stelle, non è giuridica. È, purtroppo per loro, solo politica. Se ti fai eleggere ripetendo per anni di essere contrario all’immunità parlamentare in tutti i casi non riguardanti le opinioni espresse; se raccogli consensi sostenendo di essere schierato, senza se e senza ma, contro il malaffare e contro i privilegi che rendono i parlamentari diversi dagli altri cittadini, è ovvio che tu in Giunta e in aula debba sempre dare il via libera agli arresti e all’utilizzo di prove e intercettazioni. Perché solo così dimostrerai a chi ti ha votato di stare facendo quanto promesso: considerare, davanti alla legge, gli eletti uguali agli elettori. Ieri, oltre a quello di Grasso, c’è stato un altro voto contrario al conflitto di attribuzione sul caso Renzi. Quello di Gregorio De Falco, l’ex comandante della Capitaneria di porto di Livorno, espulso dai 5Stelle e ora nel Gruppo misto. De Falco è celebre, tra l’altro, per una frase rivolta a Francesco Schettino, il capitano che portò al naufragio la nave da crociere Costa Concordia: “Torni a bordo, cazzo!”. Ignoriamo se durante le discussioni in Giunta, De Falco abbia utilizzato un’espressione simile nei confronti degli ex colleghi pentastellati. Siamo però certi che se lo avesse fatto, avrebbe ricevuto il plauso di tutti i loro futuri ex elettori. Il Movimento 5 Stelle, come dimostrano i sondaggi da settimane in continua picchiata, sta perdendo anche l’ultima caratteristica che lo rendeva differente dalle altre forze politiche: l’intransigenza sulla questione morale. La slavina, accelerata dall’intervento di Giuseppe Conte su “Berlusconi che ha anche fatto molte cose buone”, pare inarrestabile. Tempo fa proprio Renzi, da vero esperto in materia qual è, per i pentastellati vaticinava l’autodistruzione. Noi da ieri cominciamo a pensare che possa aver ragione.
5 notes · View notes
paoloxl · 3 years
Text
Quando sento parlare di Carlo Alberto Dalla Chiesa… | Polvere da sparo
Quando sento parlare di Carlo Alberto Dalla Chiesa penso ad un corridoio stretto.
Quando sento parlare di Carlo Alberto Dalla Chiesa penso a 4 cadaveri in fila.
Via Fracchia, 28 marzo 1980
Giustiziati.
Ogni volta che sento parlare di Carlo Alberto Dalla Chiesa sento decine di colpi d’arma da fuoco ad interrompere il sonno di 4 persone.
Ogni volta che sento parlare dell’eroe di Stato Carlo Alberto Dalla Chiesa penso a come si dorme profondamente alle 2.42 di notte, anche da clandestini.
E penso ad Annamaria Ludmann, 32 anni , a Lorenzo Betassa, 28 anni, a Piero Panciarelli, 25 anni,  a Riccardo Dura di 30 anni,
il cui sorriso e simpatia sono arrivati ai giorni nostri dai racconti di TUTTI quelli che hanno diviso con lui anche solo un caffè…
Quando penso a Carlo Alberto Dalla Chiesa sento un brivido lungo come quel corridoio e il silenzio piombato su una strage palese.
Quando sento parlare di Carlo Alberto Dalla Chiesa vorrei tanto, perdio se lo vorrei, sentir parlare dell’eccidio di Via Fracchia, in quella triste notte genovese del 28 marzo 1980.
Quando sento il nome di Dalla Chiesa penso a Giancarlo Del Padrone, morto nel carcere delle Murate, durante la rivolta, da lui sedata.
Quando sento il nome di Dalla Chiesa penso alla rivolta nel carcere di Alessandria del 1974, sedata a colpi di fucile, con 5 morti a terra.
Annamaria, Riccardo, Lorenzo, Piero: A PUGNO CHIUSO
18 notes · View notes
vintageclassiccars · 4 years
Text
Tumblr media
Piero Rivolta - ISO Rivolta founder - genius.
81 notes · View notes