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#Roberto Della Casa
blackramhall · 1 year
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"Acqua gassata e bibitone siciliano disseta e ossigena le cellule grigie" - Natale Lo Gatto
Il commissario Lo Gatto - Dino Risi (1986)
Blackram Hall: The guy practically lives in a Clue board
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2022 in books
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Last one of the books read in November!
This is another collection of detective stories - I liked four out of eight and I feel overall that I had a better time reading Una settimana in giallo, but I guess I have to expect to have different experiences of these collections considering the authors listes and how much fun they had with the theme.
Story-wise, a week-long mystery/investigation is bound to have more points of interest and to engender more satisfaction when the solution is found, rather than a night-long one! That said, my favorite stories of the bunch were:
Un regalo che solo io posso farti: set in Tuscany, with same main investigator (vicequestore, really) as the story in Una settimana in giallo, now with a three-month-old baby! I really liked the mystery plot - quick and streamlined as it had to be, cinsidering the time constraint - as well as all the little snippets of everyday life, both hers and her partner’s and the one sketched for the secondary characters; also, lots and lots of irony, always appreciated
Piano B: YAAAAAYY!! (ノ´ヮ´)ノ*:・゚✧ the Milan killers are back and they’re as fun as the first time I’ve seen them - they appear in the Monterossi TV series (Amazon Prime) and now I’m reading the novel that the first thee episodes adapt (Questa non è una canzone d’amore) and they’re just so much fun! I loved the reference to real-life commuters’ reaction whenever there is ‘an obstacle’ that impedes the usual running of the subway - we’re always such tactful people!
Fino a che la realtà non ci separi: I loved the fact that the clues were all in books and the reason for the main death - so unlike anything you usually see in stories like these
Quota 2.050 s.l.m.: I don’t much like that Schiavone seems stuck in the character that he was at the beginning of the series (I haven’t started the books and I don’t plan to, but I watched a few episodes of the first season of the adaptation on RaiPlay/Amazon Prime) and he seems to have learnt no practicl lessons on living on the mountains - I hope that there is internal development, at least, but he seems unvaried in the two stories I’ve read; the culprits were pretty easy to guess, but there’s alwayt a final little twist that slightly changes things that I cannot help but appreciate
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canesenzafissadimora · 2 months
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Una sera ho ricevuto una telefonata da un caro amico. Quando mi ha chiesto come stavo, non so perché gli ho risposto: «Mi sento molto solo».
«Vuoi che parliamo?» mi ha detto. «Vuoi che venga a casa tua?»
Io ho risposto di si. In meno di 15 minuti lui stava già bussando alla mia porta. E così io gli ho parlato per molte ore di tutto, del mio lavoro, della mia famiglia, dei miei dubbi e dei miei problemi, e lui sempre attento mi ascoltava.
Mi ha fatto bene la sua compagnia, soprattutto il suo ascolto e alla fine si è fatto giorno. «Ora vado, devo andare al lavoro».
«Ti ho tenuto sveglio per tutta la notte,» mi sono scusato io.
Lui mi ha detto: «Non c’è problema, per questo ci sono gli amici!»
L’ho accompagnato fuori e mentre lui camminava verso l’auto gli ho gridato da lontano: «A proposito, perché mi hai telefonato ieri sera così tardi?»
Lui è tornato verso di me e mi ha detto a voce bassa: «Sono stato dal dottore. Sai non sapevo come dirtelo ma ho un cancro». Io ci sono rimasto di stucco, ma lui con un sorriso mi ha detto: «Ne riparleremo, non preoccuparti per me. Stammi bene».
Mi è servito un po’ di tempo per rendermi conto della situazione e mi sono chiesto più volte: perché quando lui mi ha chiesto come stavo, io mi sono dimenticato di lui ed ho solo parlato di me? Come ha avuto la forza di sorridermi, di incoraggiarmi, di ascoltarmi? Da quel giorno ho incominciato a riflettere: cerco di essere meno drammatico con i miei problemi e di dedicare più tempo alle persone a cui voglio bene. Mi sono ricordato di una cosa che lessi una volta e che solo in quel momento capii esserne vera: Colui che non vive per servire… non serve per vivere.
La vita è come una scala, se tu guardi in alto, sarai sempre l’ultimo della fila, ma se tu guardi in basso, vedrai che ci sono molte persone che desidererebbero essere al tuo posto.
Roberto Vecchioni
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angelap3 · 3 months
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Samarcanda e la sua leggenda...
Per le sue cupole azzurre e i suoi mosaici Samarcanda , in Uzbekistan, viene definita "Sogno color turchese" ...
A questa città ,da sempre, è legata un'antica leggenda che parla dell'ineluttabilita' della morte a cui nessun uomo può sfuggire...
Si racconta che una volta c'era una un uomo che non voleva morire.
Era un uomo di una città chiamata Isfahan e una sera vide la Morte che lo aspettava seduta sulla soglia di casa.
"Cosa vuoi da me?" gridò .
E la Morte: "Sono venuta a...".
L'uomo non le lasciò completare la frase, saltò su un cavallo veloce e a briglia sciolta fuggì in direzione di Samarcanda.
Galoppò due giorni e due notti, senza fermarsi mai e all'alba del terzo giorno giunse a Samarcanda.
Qui, sicuro che la Morte avesse perso le sue tracce, scese da cavallo e si mise a cercare un alloggio.
Ma quando entrò in camera trovò la Morte che lo aspettava seduta sul letto.
La Morte si alzò, gli andò incontro e disse: "Sono felice che tu sia arrivato e in tempo, temevo che ci perdessimo, che tu andassi da un'altra parte o che tu arrivassi in ritardo.
A Isfahan non mi hai lasciata parlare.
Ero venuta per avvisarti che ti davo appuntamento all'alba del terzo giorno nella camera di questo albergo, qui a Samarcanda"...
A questa simbolica leggenda, negli anni 70, Roberto Vecchioni dedicò una famosa canzone intitolata per l'appunto "Samarcanda "...
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ilpianistasultetto · 6 months
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Drinnn-drinnn-drinnn... guardo il cell, 02 ecc..ecc..e' il prefisso di Milano, mi dico. Sara' mia figlia che chiama da casa di qualche suo amico.
-pronto!
- buongiorno sig. Roberto, sono Giuseppe dell'agenzia immobiliare di Milano. Ci siamo sentiti qualche mese fa per la sua casa di NoLo. Allora, ha deciso di venderla?
Io cado dalle nuvole, credevo di aver detto chiaro e tondo che non avevo nessuna intenzione di vendere, visto che ho acquistato quella casa da poco tempo..
- No, guardi, ci deve essere un equivoco..
- Ma non le interesserebbe prendere una casa piu' grande? Guardi, ne abbiamo una in via Marco Aurelio, a 100metri da casa sua. Un vero affare, da non perdere. Un bel primo piano di 100mq a soli 500mila euro. Sa, sig. Roberto, occasioni cosi non capitano tutti i giorni. Anzi, forse non le capiteranno mai piu'. Una casa cosi' non si prende per meno di 800mila euro.
Io: scusi, sig. Giuseppe, i 100mq delle agenzie immobiliari li conosco bene, saranno 80 a malapena. E poi, con tanti "cummenda" che sono a Milano, "l'affare del secolo" lo propone a un terrone romano come me? E poi ancora, se e' l'occasione della vita, perche' non la ferma lei e poi la rivende mettendosi in tasca bigliettoni e bigliettoni di plusvalenza come il duo LaRussa- Santanche' con villa Alberoni?
Ho riattaccato senza nemmeno salutare..
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anchesetuttinoino · 3 months
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Tutta la storia sembra sgorgare direttamente dalla penna di Tom Wolfe, il giornalista e scrittore americano inventore dell'espressione «Radical chic». I luoghi comuni sono più concreti che mai, nel condominio (occupato) di Alleanza Verdi e Sinistra. C'è il papà ingegnere di idee piuttosto liberali. Non può mancare la figlia scapestrata e di estrema sinistra. Poi abbiamo il politico equo e solidale con la casa al mare, ma senza frigo, per non consumare. E che dire del suo alleato. Parlamentare da più di 100mila euro di reddito e due case in Umbria. Lo stesso che dice che occupare le case degli altri non dovrebbe essere un reato.
Fin troppo facile smascherare il cortocircuito. Gli interpreti di questa sit-com rossoverde sono Roberto Salis e la figlia Ilaria. Con loro la coppia d'attacco più glam della nuova sinistra-sinistra: Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. I due, presi dalla foga di difendere a tutti i costi la loro beniamina, si sono lanciati in un elogio degli occupanti abusivi. Ilaria Salis è accusata di occupazione abusiva e deve 90mila euro all'Aler, l'Ente che gestisce le case popolari in Lombardia. Fratoianni fa da scudo umano alla neo eurodeputata: «Mi ritrovo nelle battaglie per il diritto alla casa, anche nelle occupazioni». Segue il socio Bonelli, secondo cui «in questo paese il tema del diritto alla casa è un tema che è stato trascurato da tutti i governi». Nella saga rossoverde spunta il padre della Salis, che due anni fa vergava questo tweet in risposta al senatore renziano Ivan Scalfarotto: «Quando vedete una proprietà privata siete spinti da un irrefrenabile desiderio di invaderla! Sempre della serie quello che è tuo è mio, quello che è mio è mio!» Adesso è il primo testimonial della figlia europarlamentare.
Il solito copione da «Radical chic». Ed ecco la recente intervista rilasciata da Bonelli all'edizione romana di La Repubblica. Una beffa. Una settimana fa il leader dei Verdi apre le porte della sua dimora con «affaccio sul mare» al quotidiano del gruppo Gedi. Siamo a Ostia, in una palazzina del 1908. La vera chicca è il frigo fantasma. L'elettrodomestico c'è. Ma è staccato. «Compro del pesce e lo preparo subito. Il freezer non lo uso mai. Per il risparmio energetico ho collocato dei riduttori di volume e di flusso», racconta il politico ecologista, angosciato dall'emergenza abitativa. L'oscura intervista, relegata nelle pagine locali, brilla sul web. «Urge indirizzo per occupargli casa», ironizza su X il giornalista Pierluigi Battista.
Fioccano le prese in giro. Eccone una: «Casomai vi venisse voglia di occupare la casa di Bonelli venite già mangiati». Troppo facile sfottere Fratoianni. Più di 100mila euro di reddito e consorte collega in Parlamento. Proprietario di un fabbricato a Foligno, con un altro in comproprietà. Al netto dell'ironia, bisogna segnalare il duro commento di Marco Bentivogli, ex leader dei metalmeccanici Cisl. «Quando i figli dei ricchi dicono che è lecito occupare le case degli operai non c'entra nulla né la sinistra, né il comunismo», scrive Bentivogli.
Che infierisce: «È solo uno dei giochini con cui chi ha tutto disprezza chi fatica dalla mattina alla sera e si è guadagnato tutto ciò che ha col lavoro». Infine smaschera i finti Robin Hood delle occupazioni: «Le occupazioni avvengono solo nei quartieri dove abita la classe lavoratrice». Tutto così scontato. Radical chic, senza fantasia.
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ninoelesirene · 9 months
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Il mio vicino era un ex tossicodipendente. E si è suicidato.
Ieri, mentre cercavo le chiavi davanti a casa, al ritorno dalla palestra, mi viene incontro una signora accompagnata da un bambino, che ho inquadrato subito, rintracciando in lui alcuni connotati che ben conosco: quelli di un figlio che adora la madre.
L’ingresso del mio e dei palazzi accanto si raggiunge attraverso un vialetto molto stretto, quindi la donna ha dovuto seguirmi ed è sembrata subito sospetta.
“Mi perdoni se la disturbo” mi fa con l’accento torinese e la R moscia, “sa per caso se quell’appartamento - indica le finestre di Davide - sia vuoto?”
Resto interdetto e subito aggiunge “non si spaventi, siamo parenti di chi ci abitava. Sono la moglie del fratello e l’appartamento appartiene a lui”, indicando il figlio e tirando fuori dal portafogli il documento del bambino, a conferma della corrispondenza del cognome.
Cercando di essere gentile e allo stesso tempo di non dare troppe indicazioni, le dico che sono sempre fuori e quindi non posso averne la certezza.
Prosegue: “non abbiamo notizie di ciò che accade nell’appartamento. Io e mio figlio - come se lui avesse potuto scegliere - abbiamo fatto 500 km per venire a controllare.” Controllare.
Continuo ad ascoltare e intanto mi avvicino al portone. Lei mi viene dietro. Ci tiene a far vedere che si muove con disinvoltura perché è già stata qua. Resto impassibile.
Tira fuori dalla borsa una risma di bigliettini stampati in casa. Sopra c’è il nome Paola e un numero di telefono: “cerco alloggio in questa zona”. Si affretta a spiegarmi: “Paola non è ovviamente il mio vero nome, ma voglio verificare se la casa, che il mio ex compagno (ora è diventato ex compagno) vuole vendere e io invece voglio mettere a frutto per lui - indica di nuovo il figlio - viene affittata in nero a mia insaputa. Sa, prima di procedere per vie legali...”
Fingo ingenuità e domando come mai, se le cose stanno come dice e “la legge è dalla loro parte” non siano nella facoltà di fare nulla. “Lui (il padre) non sa che siamo qui” mi fa il bambino, prendendo alla sprovvista la madre, che aggiunge subito: “non vogliono fare niente con questa casa, perché era della madre ed è la casa d’infanzia e preferiscono vendere e non pensarci. Se conosceva Davide, ha capito di che tipo di gente parliamo”. Eccola finalmente manifestarsi, con il sorrisino di chi allude senza pudore e si aspetta di trovare complicità, per definizione.
“Aspetta e spera di trovarla, stronza”, penso, ma traduco in un più urbano: “Davide era una persona molto carina, in effetti.”
Capisce che non ha molto spazio di manovra, ma procede dritta: “mi raccomando, non dica che siamo passati al mio ex compagno, se lo incontra.”
Non rispondo e mi congedo cortesemente, chiudendo il portone dietro di me.
Qualche minuto dopo, aprendo la finestra del bagno prima di fare la doccia, mi accorgo che si è spostata al cancello dell’appartamento al piano terra e sta raccontando di nuovo la storia. Inoltre noto che da ognuna delle cassette della posta pende uno dei biglietti di Paola (evidentemente la voglia scalpitava, strillava, tuonava nel petto di Paola oh Paola).
Durante tutto il tempo della doccia ripenso a Davide, alla sua gentilezza, al giorno in cui è venuto a presentarsi, lento lento, mentre ancora facevo i lavori; al grido che ha lanciato quando ha scoperto della morte dell’amico Roberto, alle schitarrate a cantare Jolene e a tutta la bella musica che ho imparato attraverso una parete sottile sottile. Penso al dolore che leggevo nei suoi occhi e che so bene riconoscere. Poi penso a Paola, che avrà le sue ragioni, ma che, purtroppo per lei, ha incontrato la persona sbagliata.
Finisco di preparami ed esco di casa. La donna se n’è andata e sono io a non resistere stavolta: mi avvicino alle cassette e rimuovo uno per uno tutti i biglietti, frutto di una macchinazione goffa e miope.
Mi dispiace per il bimbo, di cui ho potuto leggere il nome di battesimo e forse pure qualcosa in più. Mi dispiace per Davide e per il dolore che non incontra comprensione. Mi spiace per le persone, che diventano “gente” sulla bocca di chi non conosce la fortuna che ha. Non mi spiace per Paola, la donna senza vero nome.
Mi sento in colpa per un po’, ma solo per un po’. Poi getto via tutti i biglietti. Tanti saluti, Paola.
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vintagebiker43 · 3 months
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«La "Storia di un impiegato" l'abbiamo scritta, io [De Andrè], Bentivoglio, Piovani, in un anno e mezzo tormentatissimo... "
...ed è proprio durante questo periodo di difficile gestazione che Fabrizio De Andrè e il produttore del disco Roberto Danè si imbattono in un brano trovato quasi per caso tra il numeroso materiale di propaganda politica che leggevano in cerca di ispirazione.
"C'era una ragazza che cantava questa canzone. Un inno del maggio parigino, anzi l'inno più famoso di quei giorni. Ce ne innamorammo subito e pensammo a una traduzione. Telefonai a Parigi, contattai amici discografici per avere la sub edizione di quel brano e poterlo così tradurre in Italia. Be', era strano, non si riusciva a stabilire un contatto preciso"
Tramite conoscenze nell'ambiente di estrema sinistra Roberto Danè riesce a trovare un contatto:
"Wolinski, che mi consegna con fare sospetto a una persona di sua fiducia. [...] Questa persona mi fa salire su un'auto malmessa [...] che a fatica riesce a muoversi [...] Bene, alla fine di un lungo giro che non finisce più, mi portano al quarto piano di una casa di periferia; e in quella stanza lontano da tutto e da tutti, vuota, incontro una ragazza, la ragazza della canzone, quella che cercavo. Era ricercata. Io non lo sapevo, l'ho scoperto lì; e ho scoperto anche che lei non voleva avere diritti su quella canzone.
Mi disse 'Ve la regalo, è una canzone di tutti'."
Quella ragazza che non volle nemmeno i diritti di autore si chiamava Dominique Grange, cantautrice militante nella Gauche Prolétairienne, e quel brano si intitolava "Chacun de vous est concerné" (Ognuno di voi è coinvolto), De Andrè ne fece "La Canzone del Maggio" e quando "Storia di un impiegato" viene pubblicato ci si limitò a scrivere: ''tratto da una canzone del maggio francese''.
Nella sua prima stesura De Andrè si era limitato a tradurre testualmente il brano, e solo successivamente vene introdotta la strofa:"Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti" oscurando l'originale: "Voi non avete fermato il vento gli fate solo perdere tempo".
"Un impiegato ascolta, cinque anni dopo, una delle canzoni del maggio francese 1968. É una canzone di lotta: ricorda i fatti accaduti durante la rivolta nata dagli studenti e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque, anche chi in quelle giornate si è chiuso in casa per paura, è ugualmente coinvolto negli avvenimenti."
(nella foto Dominique Grange)
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susieporta · 3 months
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IL MOMENTO GIUSTO
Esiste una condizione fondamentale...
Che certe cose accadono da sole, e solo quando arriva il momento giusto, e tu non puoi forzarle a farle accadere, come l’amore ad esempio.
Al massimo puoi rimanere aperto, ricettivo e disponibile, cercando di non ostacolare.
Lo stesso vale anche per certi stati di coscienza superiore: accadono perché hai preparato il terreno giusto, ma non sei stato tu a farli accadere, nessuno ha il potere su questi stati trascendenti, e sarà la tua vanità, la tua avidità, e le tue aspettative, a farli sparire per mesi e mesi...perché volevi impossessartene, perché l’ego voleva impossessarsi dell’amore, della consapevolezza, della compassione, dell’umiltà, della bontà...quando hai sperimentato questi stati che ti sono accaduti.
Il problema è sempre l’ego ed il suo bisogno di possedere e di controllare ogni cosa, ed è così che ti lasci sfuggire tutto ciò che ha realmente valore nella vita.
Guardi una bella persona, e subito nella tua mente si formano il desiderio di possederla.
Guardi una bella casa o una bella automobile, e subito il desiderio di possesso.
Quando mangi, c’è un momento in cui il tuo corpo è più che soddisfatto, ma tu continui a mangiare per gola, per avidità, per riempirti al massimo fino a stare male.
E’ bello stare con le persone, a condividere l’amicizia, ma anche qui c’è uno stop se ti ascolti...se non ti perdi negli altri, e proseguire oltre è sintomo di paura della solitudine, di bisogno di attenzione, di bisogno di riconoscimento, di avidità, di possesso...e non è più naturale ciò che stai facendo, non è più condividere.
E nel momento in cui credi di essere riuscito a possedere, ecco che sparisce lo stato di gioia...ecco che sparisce lo stato di meditazione, la consapevolezza, l’amorevolezza, l’estasi, a causa del tuo desiderio di possesso.
Ogni cosa scompare quando cerchi di possederla.
Osserva te stesso e tutti i giochi del tuo ego: avidità, ambizione, gelosia, invidia, controllo, possesso.
Osserva l’interconnessione...
Se osservi coscientemente e comprendi fino in fondo l'avidità, allora anche la rabbia sparirà, e se scompare la rabbia, allora scomparirà anche la gelosia e l’invidia, e se scompare l’invidia e la gelosia, allora scomparirà anche la violenza...dov’è tutte queste emozioni sono figlie dell’egocentrismo e della vanità.
Quando cerchi di possedere e di controllare, anche solo mentalmente, al tuo interno, non ha importanza, tu hai già perduto l’oggetto del tuo possesso.
Osserva i giochi della tua mente.
Osserva l'avidità.
Osserva che il tuo ego non è mai contento e vuole sempre di più...l’ego è una macchina che sforna continuamente nuovi desideri, nuove ossessioni, nuove manie.
Non ti lascerà vivere in pace...
Che cos’è l’avidita se non il tentativo di riepirti di qualcosa per riempire un profondo buco di insoddisfazione?
Puoi riempirti di cibo, di sesso, di relazioni, di televisione, di soldi, di successo, di potere...solo per compensare che tu non hai te stesso.
Il buco che stai cercando di riempire, è dato dal fatto che tu hai molte cose, e che hai accumulato moltissime cose in vita tua, ma ancora non hai ancora te stesso.
Manchi tu all’appuntamento con la vita.
Inoltre...
Anche combattere l’ego è un desiderio, ovviamente.
Dovrai solo osservarlo coscientemente fino in fondo, in tutte le sue manifestazioni e sfumature, e cadrà da solo, un pezzetto alla volta.
Questo fa parte del Lavoro pratico su se stessi.
Roberto Potocniak
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jose-rossetti · 2 years
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GIORNATA DELLA MEMORIA 2023:
• “Vanno sfamati col piombo, serve Bava Beccaris”
(Giuliano Cazzola, politico)
• “Gli bucherei 10 volte la vena fingendo di non prenderla”
( un’infermiera dipendente della Asl Toscana nord ovest)
•”I rider devono sputare nel loro cibo”
(David Parenzo, giornalista)
•”Mi divertirei a vederli morire come mosche”
(Andrea Scanzi, giornalista)
•”Vorrei che il virus gli mangi gli organi e li riduca in poltiglia verde”
(Selvaggia Lucarelli, influencer)
•”Vanno perseguiti come si fa con i mafiosi”
(Matteo Bassetti, infettivologo)
•”La soluzione è una sola: campo di concentramento. Fosse per me costruirei anche due camere a gas”
(Marianna Rubino, cardiologo)
•”I cani possono sempre entrare. Solo voi, come è giusto, resterete fuori”
(Sebastiano Messina, giornalista)
•”Se riempiranno le terapie intensive, mi impegnerò per staccare la spina”
(Carlotta Saporetti, infermiera)
•”Vagoni separati per i non vaccinati”
(Mauro Felicori, assessore alla cultura)
•”Campi di sterminio per chi non si vaccina”
(Giuseppe Gigantino, dottore)
•”I novax sono i nostri talebani”
(Giovanni Toti, presidente regione Liguria)
•”Verranno messi ai domiciliari, chiusi in casa come sorci”
(Roberto Burioni, virologo)
•”Il loro invito a non vaccinarsi è un invito a morire”
(Mario Draghi, presidente del consiglio)
•”Li intubo senza anestesia e poi gli chiedo come stanno”
(Sara Dalla Torre, infermiera)
•”Creano terrorismo e terrore, vanno arrestati”
(Paolo Guzzanti, giornalista)
• "Spazzare via i novax. Un dovere"
(Maurizio Gasparri, parlamentare italiano)
#IoNonDimentico
#C15O
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ocoreanalfabeta · 10 months
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Capitolo 1: Il Risveglio Solitario
Salvatore si svegliò bruscamente nel suo letto a Napoli. Sgranò gli occhi, confuso e spaesato, cercando di orientarsi nella sua stanza. Di solito, questa era l'ora in cui il profumo del caffè e delle brioche appena sfornate si diffondeva per la casa. Ma quel mattino, un silenzio assordante avvolgeva tutto.
"Roberto? Giulia?" chiamò Salvatore, sperando in una risposta. Ma l'unico suono che echeggiava nell'aria era la sua voce solitaria.
"Oddio, dove sono tutti?" si chiese, balzando giù dal letto. Si affacciò alla finestra e fu colto da un'immagine incredibile: le strade di Napoli erano deserte, senza alcun segno di vita umana.
"Questo non è possibile. Dov'è finito il mondo?" balbettò, spaesato. La paura lo assalì e non riuscì a trattenere un urlo di rabbia e disperazione.
In preda al panico, Salvatore fece di corsa la sua routine mattutina, sperando che la sicurezza di una routine familiare potesse calmare i suoi nervi. Ma ogni passo, ogni stanza e ogni angolo di Napoli era immerso in un completo silenzio.
Decise di dirigersi verso il centro della città, nella speranza di trovare qualche risposta o almeno una traccia di vita. Man mano che camminava, il senso di solitudine e paura cresceva dentro di lui. Le strade che di solito erano piene di vita, con persone che si affrettavano di qua e di là, erano deserte come un set cinematografico abbandonato.
Arrivato in Piazza del Plebiscito, Salvatore si sedette sulla scalinata con uno sguardo perso all'orizzonte. Guardò il sole, che sorgeva e splendeva sulla città, e si chiese quanto tempo sarebbe passato senza che qualcun altro si svegliasse in quel mondo vuoto.
"Devo essere il protagonista di uno scherzo cosmico", pensò, cercando di trovare un po' di umorismo in questa situazione surreale. "Forse qualcuno mi sta guardando da qualche parte, ridendo delle mie reazioni."
Aveva bisogno di cercare risposte e decise che la fonte più affidabile avrebbe potuto essere la televisione. Si precipitò verso un negozio di elettronica vicino e si fermò davanti alle vetrine, scrutando i televisori accesi.
"Buongiorno, signore! Come posso aiutarla?" chiese un venditore con un sorriso smagliante.
Guardò perplesso il venditore, incapace di credere ai suoi occhi e alle sue orecchie. "Ma... dove sono tutti? Cosa è successo?"
Il venditore lo osservò per un istante, poi scosse la testa. "Mi scusi, signore, ma sono qui da solo da quando ho aperto il negozio stamattina. Tutta la città sembra deserta. Non so cosa sia successo."
Salvatore sentì un senso di sollievo nell'apprendere che non era l'unico ad essere stato lasciato solo. Tuttavia, la confusione e il mistero circondante la scomparsa di tutti continuarono ad affliggerlo.
"Devo trovare una soluzione a questa assurdità", si disse, deciso ad affrontare questa nuova realtà. "Chissà, forse ci sono altre persone come me, sperdute tra queste strade silenziose."
Si mise in cammino, procedendo con passo deciso e il cuore colmo di speranza. In un mondo apparentemente vuoto, Salvatore si rifiutò di arrendersi e cercò un barlume di luce in quella notte senza fine.
Capitolo 2: Il Barlume di Luce
Mentre Salvatore si dirigeva verso Piazza Dante, in cerca di segni di vita, avvistò un uomo seduto su una panchina con uno sguardo perso nel vuoto. Si avvicinò timidamente e disse: "Scusa, signore, ma tu sei l'unico essere umano che ho incontrato finora. Sai cosa sta succedendo?"
L'uomo si voltò verso di lui, gli occhi stanchi e tristi. "Anch'io mi sto facendo la stessa domanda da quando mi sono svegliato. Tutta Napoli sembra svanita nel nulla. Non so cosa pensare."
Salvatore annuì con comprensione. "Mi chiamo Salvatore, e tu?"
"Lorenzo", rispose l'uomo, tendendo la mano per una stretta. "Dobbiamo cercare delle risposte, dobbiamo trovare una soluzione a tutto ciò."
"Esatto, non possiamo restare bloccati qui senza fare niente", concordò Salvatore. "Dove possiamo andare? Hai qualche idea?"
Lorenzo annuì. "Secondo me, il posto migliore per cercare risposte è la stazione centrale. Potremmo trovare informazioni, magari c'è qualcuno lì che può darci una spiegazione."
I due si incamminarono verso la stazione, passando per le strade deserte in un silenzio assordante. Presto, arrivarono alla stazione di Napoli Centrale. Entrarono e trovarono un poliziotto che si aggirava per la hall deserta.
"Buongiorno, signore", disse Salvatore, guardando il poliziotto con speranza. "Siamo gli unici due rimasti sulla terra? C'è un modo per sapere cosa è successo?"
Il poliziotto sembrava confuso e spaventato. "Anche voi siete rimasti soli? Ho cercato risposte ovunque, ma non c'è traccia di vita da nessuna parte. Non so cosa stia succedendo."
Salvatore e Lorenzo si guardarono l'un l'altro, cercando disperatamente di comprendere la situazione. "C'è qualcosa che possiamo fare? Qualche modo per invertire tutto questo?" chiese Lorenzo, la paura nella sua voce.
Il poliziotto si grattò la testa, pensoso. "Non lo so, ragazzi. Sembra proprio che siamo gli ultimi rimasti in vita. Dobbiamo cercare di adattarci a questa nuova realtà e trovare un modo per sopravvivere."
Mentre i tre si confrontavano e cercavano di elaborare la situazione, il suono di un campanello risuonò nella hall. Sbalorditi, si voltarono verso la biglietteria e notarono una donna che li guardava attentamente.
"Scusate, posso unirmi a voi?" chiese la donna, con un'espressione di speranza nel volto.
Salvatore si avvicinò, speranzoso. "Ma certo, e tu chi sei? Come mai sei l'unica rimasta come noi?"
La donna sorrise tristemente. "Mi chiamo Francesca. Non ho idea di cosa stia succedendo, ma ho camminato per tutta la città cercando qualcuno, qualsiasi segno di vita, finché non vi ho trovato."
Lorenzo si unì a loro. "Siamo tutti nella stessa situazione, incastrati in un mondo vuoto. Dobbiamo restare uniti e trovare un modo per sopravvivere."
Il poliziotto annuì, gravemente. "Hai ragione. Non possiamo arrenderci. Dobbiamo cercare risorse, cibo, acqua. Organizzarci e rimanere forti."
La piccola squadra si mise in cammino, decisa a lottare contro l'incertezza e la paura. Mentre attraversavano le strade deserte e cercavano di trovare un senso in questo mondo svuotato di vita, sapevano che la loro unica speranza era unirsi e trovare un barlume di luce nell'oscurità in cui erano sprofondati.
Capitolo 3: Alla Ricerca di Risorse
Salvatore, Lorenzo, Francesca e il poliziotto continuarono il loro pellegrinaggio attraverso Napoli, cercando disperatamente ogni risorsa disponibile per la sopravvivenza. Appena si misero in cammino, passando per le strade desolate, notarono uno sfioro di fumo provenire da una caffetteria abbandonata. Si guardavano negli occhi, con una sorpresa mista a una spruzzata di gioia nell'attesa di trovare ciò di cui avevano disperatamente bisogno: cibo e acqua.
Arrivarono alla caffetteria e, con estrema cautela, entrarono. Erano al settimo cielo nel vedere scaffali ben forniti di torte e biscotti freschi. Ma sapevano che non era solo una questione di saziare la fame, dovevano pianificare con saggezza per il futuro e per la sopravvivenza a lungo termine.
"Prima di tutto, dobbiamo cercare acqua potabile", disse Lorenzo, cercando tubi o bottiglie riutilizzabili. "Se vogliamo sopravvivere, l'acqua è fondamentale."
Salvatore si unì alla ricerca. "Ecco un rubinetto funzionante! Dobbiamo trovare un contenitore per riempirlo. Ecco, vediamo se posso prenderlo e portarlo qua."
Mentre cercavano, Francesca notò qualcosa sul retro della caffetteria. "Guardate, c'è un deposito. Potrebbero esserci bottiglie d'acqua laggiù!"
Con ansia e speranza, si avvicinarono al deposito e, per fortuna, trovarono bottiglie d'acqua sigillate. Era una vera e propria fortuna in questa nuova realtà senza vita. Si fecero avanti e iniziarono a raccogliere tutte le risorse utili che potevano trovare nella caffetteria: scatolette di cibo, barattoli di frutta e verdura in scatola.
"Dobbiamo essere vigili e non sprecare nulla", avvertì il poliziotto, mentre mettevano tutto in borse e zaini. "Non sappiamo quanto a lungo dovremo fare affidamento su queste scorte."
Una volta che avevano raccolto tutto il cibo possibile, decisero di proseguire con il piano e trovare un luogo sicuro in cui poter avere un riparo. Con tutte le risorse che avevano trovato, determinarono che una grande chiesa nel centro di Napoli sarebbe stata un'ottima scelta.
Arrivarono alla chiesa e entrarono, facendosi strada silenziosamente tra i banchi. Era un ambiente confortante e protetto. Si guardarono intorno, cercando di trovare un modo per sistemarsi e organizzare la loro nuova "casa".
"Perché non disponiamo i letti qui, ai lati della navata centrale?" suggerì Salvatore, poggiano le borse di cibo sui banchi. "Potremmo creare delle zone separate per ciascuno di noi."
Francesca si unì al piano. "Dobbiamo anche stabilire una routine di turni per sorvegliare l'ingresso e garantire la nostra sicurezza."
Il poliziotto annuì. "Sono d'accordo. Abbiamo bisogno di strutture e regole per mantenere l'ordine e la sicurezza, anche se siamo gli unici rimasti."
Iniziarono a sistemarsi, preparando letti di fortuna con lenzuola e cuscini che avevano trovato. Mentre provavano ad adattarsi a questa nuova realtà, si resero conto che solo insieme avrebbero potuto sperare di sopravvivere.
"Non dobbiamo perdere la speranza", disse Lorenzo, guardando gli altri con occhi determinati. "Possiamo trovare le risposte, possiamo scoprire cosa è successo. Ma solo se restiamo uniti, solo se combattiamo insieme."
Salvatore si avvicinò a Lorenzo e posò una mano sulla sua spalla. "Hai ragione. Siamo la nostra unica speranza, la nostra unica luce in questo mondo di oscurità. Restiamo uniti, perché insieme possiamo superare qualsiasi cosa."
Con un senso di resilienza e forza ritrovati, si prepararono per la notte, pronti ad affrontare le sfide che li attendevano. Si addormentarono nella chiesa silenziosa, sogni di speranza e determinazione riempiendo le loro menti. Un nuovo giorno sarebbe arrivato, e con esso la possibilità di trovare le risposte che cercavano disperatamente.
Capitolo 4: Il Mistero Svelato
Quando il sole spuntò all'orizzonte, Salvatore, Lorenzo, Francesca e il poliziotto si svegliarono nella chiesa. Erano pieni di energia e determinazione per scoprire cosa era successo al mondo e se c'erano altre persone ancora vive.
Si radunarono intorno a un tavolo improvvisato, ricoperto di mappe della città di Napoli. Salvatore tracciò un dito lungo le strade mentre parlava: "Dobbiamo trovare un modo per comunicare con il resto del mondo, sapere se siamo gli unici superstiti. Magari c'è ancora qualcuno là fuori che può darci qualche risposta."
Lorenzo annuì. "Potremmo cercare un posto in cui possiamo raggiungere con qualche dispositivo di comunicazione. Un aeroporto o una stazione radio."
Il poliziotto si unì alla conversazione. "Esatto. Dobbiamo mettere insieme tutto ciò che sappiamo e capire come ripristinare i mezzi di comunicazione. Potrebbe esserci ancora speranza."
Francesca prese in mano una mappa e indicò un'antica stazione radio non lontano dal centro di Napoli. "E se provassimo lì? Potrebbe essere il nostro miglior punto di partenza per cercare di comunicare con qualcuno là fuori."
Si misero in cammino verso la stazione radio, sperando che potesse essere la chiave per svelare il mistero che avvolgeva la loro solitudine. Quando arrivarono alla stazione, cercarono disperatamente un modo per farla funzionare. Trovarono un generatore di emergenza e grazie alla conoscenza tecnica di Lorenzo riuscirono a accenderlo.
"Speriamo che funzioni", disse Salvatore mentre si avvicinava alla vecchia consolle radio. Fece scorrere le dita sui pulsanti, cercando di sintonizzarsi su qualche frequenza.
Improvisamente, sentirono un gracchiare provenire dalle casse. Stettero tutti in silenzio, ansiosi di sentire qualsiasi suono che potesse provenire dall'altro capo del mondo.
Dopo qualche momento, una voce debole ma chiara ruppe il silenzio. "Chi parla? Ci siete?" chiese la voce.
"Sì! Siamo qui!" rispose Salvatore, emozionato. "Siamo l'ultima speranza, siamo vivi!"
La voce dall'altro capo sembrava incredula. "Davvero? Non posso credere che ci sia ancora qualcuno là fuori. Sono in un bunker nel nord d'Italia con altre persone. Come siete sopravvissuti?"
Salvatore raccontò la loro storia, spiegando i giorni solitari e il percorso che avevano seguito per cercare risposte. Dall'altro capo, le voci erano piene di sollievo e speranza, sapendo che non erano gli ultimi umani sulla Terra.
"Dobbiamo trovare un modo per incontrarci, essere tutti insieme", disse la voce dall'altro capo della radio. "Abbiamo risorse e conoscenze che potrebbero aiutarvi. Possiamo lavorare insieme per superare questa crisi e scoprire cosa è successo."
Salvatore concordò. "Dobbiamo incontrarci, sapere che non siamo soli. Dobbiamo trovare un luogo di incontro sicuro, in cui possiamo condividere informazioni e risorse."
Dopo un'analisi strategica, decisero che un'ex base militare abbandonata in montagna sarebbe stata il luogo ideale per l'incontro. Era ben difesa e facilmente raggiungibile per entrambi i gruppi.
"Arrivateci il più presto possibile", disse Salvatore. "Abbiamo bisogno di conoscere la verità, di capire cosa è successo e come poter tornare alla normalità."
Le due squadre si diedero appuntamento alla base militare, rinascendo dalla speranza di trovarsi, e cominciarono a organizzarsi per il viaggio attraverso l'Italia deserta.
Mentre si preparavano, guardando la mappa dell'Italia davanti a loro, Salvatore e i suoi compagni finalmente iniziarono a credere che c'era una luce alla fine del tunnel. Rimasero con i loro cuori pieni di speranza, sperando che il mistero potesse essere svelato e che la solitudine che aveva avvolto il mondo potesse sbiadire.
Capitolo 5: L'Incontro che Cambia Tutto
Il giorno era giunto per l'incontro tra i due gruppi sopravvissuti alla base militare abbandonata. Salvatore, Lorenzo, Francesca e il poliziotto si erano preparati accuratamente, portando con loro tutto il cibo e l'acqua che avevano potuto raccogliere nella chiesa. Erano ansiosi di incontrare le altre persone, nella speranza di ottenere risposte e trovare soluzioni per svelare il mistero della solitudine che aveva colpito il mondo.
Arrivarono alla base militare e trovarono il gruppo di sopravvissuti già lì ad aspettarli. Erano un gruppo eterogeneo di uomini, donne e bambini, ognuno con il proprio bagaglio di speranze e paure. Si guardarono negli occhi, una miscela di sorpresa, gratitudine e curiosità.
"Finalmente ci siamo incontrati", disse Salvatore, rompendo il silenzio. "Siamo tutti scossi da ciò che è successo. Non possiamo continuare a rimanere nel buio. Dobbiamo scoprire la verità."
Un uomo anziano si fece avanti, una luce di saggezza negli occhi. "Ciao, sono Antonio, uno dei sopravvissuti di questo gruppo. Abbiamo cercato risposte come voi, senza successo. Però, abbiamo raccolto informazioni che potrebbero essere cruciali."
Salvatore e gli altri si avvicinarono a lui, avidi di conoscenza. "Diteci tutto quello che sapete, per favore", chiese Francesca.
Antonio annuì e iniziò a spiegare. "Una notte, mentre il mondo dormiva, qualcosa è successo. Un evento sconosciuto ha scosso il pianeta, provocando la scomparsa improvvisa di tutte le persone tranne noi. Non sappiamo cosa sia stato, ma sembra che siamo rimasti intrappolati in una realtà parallela, separati dal resto del mondo."
Lorenzo sollevò un sopracciglio. "Ma come siamo sopravvissuti noi? È stato solo caso?"
Antonio sorrise. "Credo che siate stati scelti per qualche ragione. Siete qui per un motivo. La chiave sta nell'unirsi, nella solidarietà e nel trovare una soluzione comune. Sai, ci sono sempre state storie di mondi paralleli, linee temporali alternative. Forse questa è una di quelle situazioni."
Il poliziotto sembrava scettico. "Cosa intendi dire? Come possiamo tornare alla nostra realtà, alle nostre vite?"
Antonio rifletté per un momento. "Non lo so con certezza, ma credo che la risposta sia a portata di mano. Abbiamo bisogno di raccogliere tutte le informazioni possibili, di esplorare questo nuovo mondo e cercare collegamenti con la nostra realtà precedente. Forse, solo così, potremo trovare il modo di tornare indietro."
Salvatore prese una boccata d'aria. "Allora, cosa aspettiamo? Dobbiamo iniziare subito. Non possiamo rimanere qui a chiederci cosa è successo. Dobbiamo agire, esplorare e cercare indizi."
Il gruppo si mosse all'unisono, con una determinazione rinnovata. Era una squadra eterogenea, unita dalla speranza, guidata dalla curiosità e dalla volontà di scoprire la verità. Iniziarono ad esplorare la base militare, alla ricerca di documenti, dispositivi tecnologici o qualsiasi indizio che potesse portarli a delle risposte.
Mentre scavavano nel passato abbandonato della base militare, Salvatore disse: "Non sappiamo cosa ci aspetta, ma insieme possiamo superare ogni ostacolo. La nostra unione e determinazione possono rompere qualsiasi barriera. Siamo qui per un motivo, e non possiamo permetterci di fallire. Camminiamo verso un futuro sconosciuto, ma lo facciamo con coraggio."
Mentre il gruppo continuava la loro ricerca e indagini, l'atmosfera si riempì di speranza e di una luce di speranza. Si sentivano più forti, più uniti, pronti per affrontare qualsiasi cosa li aspettasse. Insieme, avrebbero svelato il mistero di quella solitudine apparentemente insormontabile e avrebbero trovato un modo per tornare alla loro realtà, riportando la vita dove sembrava essere svanita.
Capitolo 6: La Verità Svelata
Il gruppo di sopravvissuti continuò la loro ricerca nella base militare abbandonata, determinati a trovare tutti gli indizi e le risposte necessarie per comprendere la loro situazione e risolverla. Dopo giorni di esplorazione meticolosa, finalmente trovarono una stanza con documenti e informazioni preziose.
"Mai avrei pensato di trovare qualcosa di così utile qui", disse Lorenzo, visibilmente emozionato. "Questi documenti potrebbero fornirci le risposte di cui abbiamo bisogno."
Salvatore si avvicinò al tavolo e prese uno dei documenti in mano. "Dobbiamo lavorare insieme per decifrare questi indizi. Ogni dettaglio potrebbe esser rilevante."
Francesca prese una cartella e iniziò a leggere. "Sembra che ci sia stato un esperimento scientifico nella base militare. Hanno cercato di creare un portale verso una dimensione parallela, un mondo alternativo. Ma qualcosa è andato terribilmente storto."
Lorenzo abbassò gli occhi sui documenti che aveva tra le mani. "Leggo di anomalie nel flusso spazio-temporale, di una potenziale collisione tra universi. È come se fossimo finiti intrappolati in una linea temporale separata."
Il poliziotto annuì, prendendo parte alla discussione. "Spiegherebbe perché gli altri non riescono a comunicare con noi dall'altra dimensione. Siamo come isole separate."
Antonio si unì al gruppo, portando con sé un altro documento. "Guardate qui, sembra che la chiave per tornare indietro sia un'antica reliquia che si credeva fosse solo una leggenda: il Cristallo dell'Equilibrio."
Il gruppo si scambiò sguardi di sorpresa e speranza. "Se possiamo trovare il Cristallo dell'Equilibrio, potremmo sbloccare il collegamento tra queste dimensioni e tornare alla nostra realtà", disse Salvatore, con fervore.
Francesca guardò fuori dalla finestra. "Secondo le informazioni qui, sembra che il Cristallo sia custodito in un tempio remoto sui monti. Potrebbe essere difficile raggiungerlo, ma dobbiamo provarci."
"È la nostra unica possibilità", concordò Lorenzo. "Dobbiamo tentare, per noi stessi, per coloro che sono scomparsi e per il futuro dell'umanità."
Con il loro obiettivo chiaro davanti a loro, il gruppo si mise in moto. Attraversarono un'Italia deserta e silenziosa, superando ogni ostacolo che incontrarono lungo il cammino. Ogni passo era una prova della loro tenacia e volontà.
Finalmente, dopo una lunga e faticosa salita, arrivarono al tempio sui monti. Era un luogo antico e solenne, circondato da un'aura misteriosa e potente. Con cautela, entrarono nella sala principale del tempio e videro il Cristallo dell'Equilibrio brillare al centro.
"Lì è!", esclamò Francesca, con gioia negli occhi. "Abbiamo trovato ciò che stavamo cercando."
Con mani tremanti, Salvatore si avvicinò al Cristallo. Mise delicatamente le mani intorno ad esso e, con una respirazione profonda, pronunciò le parole che erano state tramandate nelle leggende.
"Rincontro le dimensioni, unisco l'universo.
Attraverso gli abissi del tempo e dello spazio,
torno alla mia realtà, riportando la vita al suo posto."
Un'energia potente esplose nel tempio, avvolgendo tutto in un bagliore luminoso. Il suolo tremò leggermente e poi, improvvisamente, tutto tornò al silenzio.
Il gruppo si guardò intorno, incerto di cosa aspettarsi. Improvvisamente, gli altoparlanti del tempio si attivarono e una voce familiare risuonò nell'aria.
"Ben fatto, sopravvissuti. Avete superato la prova e dimostrato la vostra forza. Siete stati scelti per salvare le nostre dimensioni e riportare l'equilibrio."
La voce apparteneva a un anziano saggio, che si materializzò dinanzi a loro. "Vi ringrazio per aver riportato il Cristallo dell'Equilibrio al suo posto. Ora, potete tornare alla vostra realtà, alla vostra vita."
Il gruppo si abbracciò, pieno di gratitudine e felicità. Avevano compiuto la loro missione e ora potevano tornare alla loro realtà.
"Dobbiamo sempre ricordare il potere dell'unione e della speranza", disse Salvatore, mentre si preparavano a attraversare il portale. "Non importa quale sfida ci aspetti, insieme possiamo superarla e ristabilire l'equilibrio nel mondo."
Con passi decisi, il gruppo attraversò il portale, lasciando il tempio e la dimensione parallela alle loro spalle. Mentre tornavano alla loro realtà, erano consci del destino delle loro azioni e dell'importanza di vivere ogni giorno con gratitudine e determinazione.
Dalla solitudine e dal mistero iniziale, erano cresciuti uniti, avevano scoperto la verità e trovato la forza per affrontare le sfide. E così, il loro viaggio avventuroso giungeva a conclusione, lasciando il segno del loro coraggio e della loro resilienza nel cuore di tutti coloro che avrebbero ascoltato la loro storia.
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Capirono che un libro era un labirinto e un deserto. Che la cosa più importante del mondo era leggere e viaggiare, forse la stessa cosa, senza fermarsi mai. Che una volta letti gli scrittori uscivano dall’anima delle pietre, che era dove vivevano da morti, e si stabilivano nell’anima dei lettori come in una prigione morbida, ma che poi questa prigione si allargava o scoppiava. Che ogni sistema di scrittura è un tradimento. Che la vera poesia vive tra l’abisso e la sventura e che vicino a casa sua passa la strada maestra dei gesti gratuiti, dell’eleganza degli occhi e della sorte di Marcabruno. Che il principale insegnamento della letteratura era il coraggio, un coraggio strano, come un pozzo di pietra in mezzo a un paesaggio lacustre, un paesaggio simile a un vortice e a uno specchio. Che leggere non era più comodo che scrivere. Che leggendo s’imparava a dubitare e a ricordare. Che la memoria era l’amore.
- Roberto Bolaño
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libero-de-mente · 2 months
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LA LAMPADA ANTICA
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(Dialogo di fantasia)
In un'affollata sala da Christie's, famosa casa d'asta, ricca di oggetti antichi si sta svolgendo la vendita di alcuni cimeli che provengono dal passato.
Alberto Angela e Roberto Giacobbo sono tra il pubblico, entrambi con un'espressione determinata.
Il banditore, un attempato signore con i modi eleganti da Lord inglese - Signore e signori - esordisce con tono perentorio mettendo a tacere il brusio tra il pubblico - iniziamo con il lotto numero 42: un'antica lampada egizia, risalente alla XVIII dinastia. Si dice che questa lampada avesse il potere di illuminare le menti più oscure. L'offerta parte da 50.000 euro!
Alberto, rivolgendosi a Roberto sussurrò: - Ma ci pensi? Si tratta di una lampada del tempo in cui ci fu la cacciata degli Hyksos
Roberto, con un profondo respiro rispose: - Che tempi! Chissà se il mio amicone Zahi Hawass era già nato!
Alberto rimase per un attimo stranito, poi per rompere l'impasse gli dice: - Immaginati poter leggere i geroglifici con quella lampada, sarebbe fantastico. Come se tornassimo ai tempi in cui venne creata.
Roberto con aria misteriosa: - Non sottovalutarla, Alberto. Potrebbe essere la chiave per decifrare i misteri di Atlantide!
In quel momento il banditore urlò secco: - 60.000!
Alberto alzò la mano, il banditore osservandolo e indicandolo impugnando il martelletto gridò: - 70.000!
Roberto, sventolando una pergamena, alzò il braccio.
Il banditore indicando anche lui urlò: 80.000!
- Cos'hai in mano - chiese Alberto.
Roberto: - Un permesso speciale di Pitagora. Lo scrisse di suo pugno - disse con tono solenne.
Alberto: - E cosa c'è scritto in quel permesso?
Roberto: - Un triangolo rettangolo, sommandolo con le areole dei quadrottoli costruiti sui cateteri vescicali si ha una superficie uguale all'area del quadratolo costruito solo ipotizandolo. Non quadrano mai coi cateteri che catalizzano i lati dei quadrotteri.
Alberto rimase in silenzio, mentre il banditore urlava: - 90.000! - e poi di nuovo - 100.000!
Alberto: - Ma scusami Roberto, io mi aspettavo il suo teorema, quello famoso di Pitagora, che roba è quello che mi hai letto?
Roberto: - Vedi Alberto, questo manoscritto Pitagora lo scrisse prima del suo ben più noto teorema. Lo scrisse una sera che era ubriaco fracido. Poi, dopo due giorni, quando se lo ritrovò infilato nelle pieghe del suo tribonio, lo rilesse e apportando le giuste modifiche declinò il suo teorema. Ma secondo me non ci aveva capito molto.
Alberto, con un'espressione disperata, tornò a guardare il banditore che urlava: - 110.000! Qualcuno offre 110.000?
Roberto: - Senti Alberto compriamola noi due la lampada... poi ce la passeremo di volta in volta. Tu per farti luce mentre di notte presenti uno dei tuoi "Stanotte a...", mentre io la userò per illuminare il percorso del mio cameraman Omar. Che quello s'inciampa e ruzzola dappertutto. Hai presente? A volte dà di quelle capocciate alle architravi basse che non ti dico. Un giorno distruggerà qualche antico sito archeologico.
Così Alberto e Roberto, all'unisono, alzarono le braccia urlando: - NOI!
Il banditore con il classico: - 110.000 e uno, 110.000 e due, 110.000 e tre... aggiudicato! - chiuse l'asta.
Ora sappiamo perché, durante "Stanotte a..." negli ambienti chiusi, le riprese sono molto suggestive. Si tratta dell'antica luce della cultura storica. Mentre durante le trasmissioni di Roberto, che deve ripetere spesso "Attento Omar", abbiamo capito che quell'antica lampada non è che faccia poi così tanta luce. Oppure Omar ha bisogno di un paio di occhiali nuovi.
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goalhofer · 2 months
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2024 olympics Argentina roster
Archery
Mario Jajarabilla (Buenos Aires)
Athletics
Elián Larregina (Suipacha)
Nazareno Sasia (Cerrito)
Joaquín Gómez (Avallaneda)
Belén Casetta (Mar Del Plata)
Florencia Borelli (Mar Del Plata)
Daiana Ocampo (Buenos Aires)
Canoeing
Agustín Vernice (Bahia Blanca)
Brenda Rojas (San Martín De Los Andes)
Cycling
José Torres (Córdoba)
Eduardo Sepúlveda; Jr. (Rawson)
Gonzalo Molina (San Juan)
Equestrian
José Larocca; Jr. (Buenos Aires)
Fencing
Pascual Di Tella (Brooklyn, New York)
Field Hockey
Tomás Santiago (Córdoba)
Juan Catán (Buenos Aires)
Maico Casella (Buenos Aires)
Lucas Toscani (Buenos Aires)
Nicolás Della Torre (Buenos Aires)
Santiago Tarazona (Buenos Aires)
Federico Monja (Vicente López)
Tomas Domene (Córdoba)
Matías Rey (Buenos Aires)
Lucas Martínez (Buenos Aires)
Agustín Mazzilli (Lanús)
Tadeo Marcucci (Buenos Aires)
Thomas Habif (Buenos Aires)
Agustín Bugallo (San Juan)
Bautista Capurro (Buenos Aires)
Iñaki Minadeo (Buenos Aires)
Sofía Toccalino (Buenos Aires)
Agustina Gorzelany (Buenos Aires)
Valentina Raposo (Salta)
Agostino Alonso (Buenos Aires)
Agustina Albertarrio (Adrogué)
María Granatto (La Plata)
Cristina Cosentino (Buenos Aires)
Rocío Sánchez-Moccia (Buenos Aires)
Victoria Sauze (Buenos Aires)
Sofía Cairo (Buenos Aires)
María Trinchinetti (Victoria)
Lara Casas (Buenos Aires)
Juana Castellaro (Buenos Aires)
Pilar Campoy (Vicente López)
Julieta Jankunas (Córdoba)
Zoe Díaz (Buenos Aires)
Soccer
Fabricio Iacovich (La Plata)
Leandro Brey (Lomas De Zamora)
Rocco Ríos-Novo (Los Angeles, California)
Marco Di Cesare (Mendoza)
Valentín Barco (Veinticinco De Mayo)
Roberto García (Liniers)
Nicolás Valentini (Junín)
Aaron Quirós (Monte Grande)
Gonzalo Luján (Buenos Aires)
Lucas Esquivel (Santa Fe De La Vera Cruz)
Federico Redondo (Adrogué)
Cristian Medina (Moreno)
Thiago Almada (Ciudadela)
Claudio Echeverri (Resistencia)
Juan Sforza (Rosario)
Juan Nardoni (Nelson)
Ignacio Fernández (Buenos Aires)
Pablo Solari (Arizona)
Luciano Gondou (Rufino)
Abiel Osorio (Buenos Aires)
Francisco González (Ordóñez)
Santiago Castro (Ciudad Del Liberator General Don José De San Martín)
Golf
Emiliano Grillo (San Diego, California)
Alejandro Tosti (Gainesville, Florida)
Handball
Andrés Moyano (Mendoza)
Nicolás Bono (Buenos Aires)
Federico Fernández (Buenos Aires)
Federico Pizarro (Buenos Aires)
Pablo Vainstein (Buenos Aires)
Diego Simonet (Vicente López)
Pablo Simonet (Vicente López)
Ignacio Pizarro (Lanús)
Santiago Baronetto (Buenos Aires)
Lucas Moscariello (Buenos Aires)
Guillermo Fischer (Buenos Aires)
Pedro Martínez (Buenos Aires)
Gastón Mouriño (Buenos Aires)
James Parker; Jr. (Ciudad San Luis)
Leonel Maciel (Morón)
Nicolás Bonanno (Marcos Paz)
Juan Bar (Vicente López)
Judo
Sofia Fiora (Buenos Aires)
Pentathlon
Franco Serrano (Buenos Aires)
Rowing
Alejandro Colomino (Buenos Aires)
Pedro Dickson (Buenos Aires)
Sonia Baluzzo (Buenos Aires)
Evelyn Silvestro (Zárate)
Rugby
Tomás Elizalde (Buenos Aires)
Agustín Fraga (Buenos Aires)
Matteo Graziano (Buenos Aires)
Alejo Lavayén (Buenos Aires)
Joaquín Pellandini (Buenos Aires)
Tobías Wade (Buenos Aires)
Santiago Álvarez (Bahía Blanca)
Luciano González (La Rioja)
Santiago Mare (Buenos Aires)
Marcos Moneta (Buenos Aires)
Matías Osadczuk (Buenos Aires)
Germán Schulz (Córdoba)
Gastón Revol (Córdoba)
Sailing
Francisco Saubidet (Buenos Aires)
Mateo Majdalani (Buenos Aires)
Francisco Guaragna (Rufino)
Chiara Ferretti (Buenos Aires)
Catalina Turienzo (Buenos Aires)
Eugenia Bosco (Buenos Aires)
Lucía Falasca (Buenos Aires)
Shooting
Marcelo Gutiérrez (Buenos Aires)
Federico Gil (Buenos Aires)
Fernanda Russo (Córdoba)
Skateboarding
Matias Dell Olio (Mar Del Plata)
Mauro Iglesias (Buenos Aires)
Swimming
Ulises Saravia (Buenos Aires)
Agostina Hein (Buenos Aires)
Macarena Ceballos (Río Cuarto)
Table tennis
Santiago Lorenzo (Buenos Aires)
Taekwondo
Lucas Guzmán (Merlo)
Tennis
Sebastián Báez (Buenos Aires)
Francisco Cerúndolo (Buenos Aires)
Tomás Etcheverry (La Plata)
Mariano Navone (Nueve De Julio)
Máximo González (Tandil)
Andrés Malteni (Buenos Aires)
María Carlé (Tandil)
Nadia Podoroska (Alicante, Spain)
Triathlon
Romina Biagioli (Córdoba)
Volleyball
Pablo Kukartsev (Buenos Aires)
Matías Sánchez (San Juan)
Jan Martínez-Franchi (Vicente López)
Facundo Conte (Vicente López)
Agustín Loser (General Alvear)
Santiago Danani (Buenos Aires)
Bruno Lima (San Juan)
Luciano De Cecco (Santa Fe De La Vera Cruz)
Luciano Vicentín (Paraná)
Martín Ramos (Buenos Aires)
Luciano Palonsky (Buenos Aires)
Nicolás Zerba (Buenos Aires)
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angelap3 · 2 months
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Una sera ho ricevuto una telefonata da un caro amico. Quando mi ha chiesto come stavo, non so perché gli ho risposto: «Mi sento molto solo».
«Vuoi che parliamo?» mi ha detto. «Vuoi che venga a casa tua?»
Io ho risposto di si. In meno di 15 minuti lui stava già bussando alla mia porta. E così io gli ho parlato per molte ore di tutto, del mio lavoro, della mia famiglia, dei miei dubbi e dei miei problemi, e lui sempre attento mi ascoltava.
Mi ha fatto bene la sua compagnia, soprattutto il suo ascolto e alla fine si è fatto giorno. «Ora vado, devo andare al lavoro».
«Ti ho tenuto sveglio per tutta la notte,» mi sono scusato io.
Lui mi ha detto: «Non c’è problema, per questo ci sono gli amici!»
L’ho accompagnato fuori e mentre lui camminava verso l’auto gli ho gridato da lontano: «A proposito, perché mi hai telefonato ieri sera così tardi?»
Lui è tornato verso di me e mi ha detto a voce bassa: «Sono stato dal dottore. Sai non sapevo come dirtelo ma ho un cancro». Io ci sono rimasto di stucco, ma lui con un sorriso mi ha detto: «Ne riparleremo, non preoccuparti per me. Stammi bene».
Mi è servito un po’ di tempo per rendermi conto della situazione e mi sono chiesto più volte: perché quando lui mi ha chiesto come stavo, io mi sono dimenticato di lui ed ho solo parlato di me? Come ha avuto la forza di sorridermi, di incoraggiarmi, di ascoltarmi? Da quel giorno ho incominciato a riflettere: cerco di essere meno drammatico con i miei problemi e di dedicare più tempo alle persone a cui voglio bene. Mi sono ricordato di una cosa che lessi una volta e che solo in quel momento capii esserne vera: Colui che non vive per servire… non serve per vivere.
La vita è come una scala, se tu guardi in alto, sarai sempre l’ultimo della fila, ma se tu guardi in basso, vedrai che ci sono molte persone che desidererebbero essere al tuo posto.
Roberto Vecchioni
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greenbor · 6 months
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Testo della Canzone per Alda Merini di Roberto Vecchioni
Noi qui dentro si vive in un lungo letargo
Si vive afferrandosi a qualunque sguardo
Contandosi i pezzi lasciati là fuori
Che sono i suoi lividi, che sono i miei fiori
Io non scrivo più niente, mi legano i polsi
Ora l'unico tempo è nel tempo che colsi
E qui dentro il dolore è un ospite usuale
Ma l'amore che manca è l'amore che fa male
Ogni uomo della vita mia
Era il verso di una poesia
Perduto, straziato
Raccolto, abbracciato
Ogni amore della vita mia
Ogni amore della vita mia
È cielo e voragine
È terra che mangio
Per vivere ancora
Dalla casa dei pazzi, da una nebbia lontana
Com'è dolce il ricordo di Dino Campana
Perché basta anche un niente per esser felici
Basta vivere come le cose che dici
E dividerti in tutti gli amori che hai
Per non perderti, perderti, perderti mai
Cosa non si fa per vivere
Cosa non si dà per vivere
Guarda! Io sto vivendo (ah)
Cosa mi è costato vivere?
Cosa l'ho pagato vivere?
Figli, colpi di vento (ah)
La mia bocca vuole vivere
La mia mano vuole vivere
Ora, in questo momento (ah)
Il mio corpo vuole vivere
La mia vita vuole vivere
Amo, ti amo, ti sento (ah)
Ogni uomo della vita mia
Era il verso di una poesia
Buttata, stracciata
Raccolta, abbracciata
Questo amore della vita mia
Ogni amore della vita mia
È cielo e voragine
È terra che mangio
Per vivere ancora
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