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#Salvatore Loggia
perfettamentechic · 10 months
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4 dicembre … ricordiamo …
4 dicembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2021: Gertraud Jesserer, attrice austriaca, moglie dell’attore tedesco Peter Vogel e la madre dell’attore-giornalista Nikolas Voge. La ricordiamo per le sue interpretazioni nei film: Il mercante di Venezia (1968), Commissario Rex (dal 2008-2011) e Non con me tesoro (2012). È morta all’età di 77 anni nell’incendio della sua casa a Vienna. (n.1943) 2020: François Leterrier, regista e attore…
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lamilanomagazine · 9 months
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La Medaglia della Città di Napoli a Salvatore Palomba per i suoi 90 anni
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La Medaglia della Città di Napoli a Salvatore Palomba per i suoi 90 anni L'Amministrazione comunale rende omaggio a Salvatore Palomba in occasione del suo novantesimo compleanno con il conferimento della Medaglia della Città di Napoli. Questa mattina, nella Sala della Loggia di Castel Nuovo, il sindaco Gaetano Manfredi ha consegnato una targa al poeta e saggista. Autore di testi di canzoni divenute celebri in tutto il mondo, in settant'anni di attività Palomba ha scritto circa duecento brani e ha raccontato la città usando la lingua napoletana, andando oltre il folklore e gli stereotipi. Particolarmente fecondo il sodalizio artistico con Sergio Bruni, da cui sono nati brani che si iscrivono di diritto tra i classici della canzone napoletana come "Carmela" e "Amaro è 'o bene", portati al successo da Bruni e interpretati, tra gli altri, anche da Mina. La cerimonia di conferimento della Medaglia della Città di Napoli, cui ha preso parte anche l'ex sindaco Antonio Bassolino, è stata preceduta da una lectio del giornalista Federico Vacalebre. "Abbiamo voluto conferire questo riconoscimento ad uno dei grandi poeti della canzone napoletana, che è un patrimonio straordinario non solo della città. Dare il giusto apprezzamento a chi ha contribuito ad una straordinaria stagione della canzone napoletana è un atto dovuto da parte della città", ha detto il sindaco Manfredi. "Sono molto grato per questo riconoscimento, che è il riconoscimento della città. Mi è stato dato soprattutto per le canzoni, ma si sta facendo largo anche l'altro lato di Palomba: quello che in questo momento della vita mi interessa di più è la poesia. È un passo verso la mia vocazione adolescenziale e ora questa mia attività artistica sta prevalendo", ha affermato il maestro Palomba.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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jacopocioni · 1 year
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Le lapidi di Firenze: seconda parte
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Inferno di Botticelli LAPIDI DANTESCHE Nelle strade del centro di Firenze, si trovano sui muri di palazzi, chiese e case torri delle lapidi dantesche. Vi si leggono incise frasi relative alle tre cantiche della Divina Commedia: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ai primi del Novecento, il Comune di Firenze sentì il desiderio di rintracciare i personaggi e i luoghi descritti nella sua opera. Iniziò una accurata ricerca per trovare il luogo esatto dove apporre le lapidi. La ricerca fu lunga e accurata. Finalmente nel 1907 iniziò l’apposizione nei siti rintracciati: INFERNO - Filippo Argenti, via del Corso dove erano le case degli Adimari; - Guido Cavalcanti, via Calzaioli dove erano le case dei Cavalcanti; - Ponte Vecchio (loggia di Ponte Vecchio), in sul passo d’Arno; - Brunetto Latini, via dei Cerretani (tra il civico 39 rosso e la chiesa di S. Maria Maggiore; - Famiglia Gianfigliazzi, via de’ Tornabuoni (sopra la vetrina del civico 1 rosso); - Dedicata al Battistero di San Giovanni, Piazza San Giovanni (all’esterno del Battistero verso la via Martelli; - Dedicata alla nascita di Dante Alighieri, posta sulla sua casa; - Bocca degli Abati, il traditore di Montaperti, via dei Tavolini. PURGATORIO Citazione di persone del suo tempo, 2^ cantica.  Sono descritti la Basilica di San Miniato al Monte e il ponte Rubaconte, via di San Salvatore al Monte (inizio della scalinata che porta al Piazzale Michelangelo; Piazza Piave (nella torre della Zecca Vecchia), dedicata al fiume Arno; Versi dedicati a Forese Donati, via del Corso (sopra ai civici 13 – 33 rosso); Piazza di San Salvi, dedica a Corso Donati (nel punto dove sostò l’esercito di Arrigo VII; Dedica alla donna angelicata Beatrice Portinari, (sulla destra dell’ingresso del palazzo Portinari – Salviati). PARADISO Elenco delle lapidi tratte dalla 3^ cantica. Dedicati alla città natale del poeta, Via Dante Alighieri alla Badia Fiorentina (sul fianco sinistro della Badia Fiorentina e alla sinistra del civico 1); Dedicati a Bellincione Berti Ravignani, via del Corso (sopra le vetrine del negozio civici 1 e 3 rosso); In questi versi sono ricordati gli antenati del poeta, via degli Speziali (tra la vetrina del civico 11 rosso e il portone del civico 3); Dedicato alla famiglia Cerchi, via del Corso (sopra le arcate del negozio ai civici 4 rosso e 6 rosso); Dedicata alla famiglia dei Galigai, via dei Tavolini (torre dei Galigai vicino al civico 1 rosso); Sulla famiglia degli Uberti, Piazza della Signoria (nel primo cortile di Palazzo Vecchio); Sulla famiglia Lamberti, via di Lamberti (tra le finestre sopra il civico 18 rosso e 20 rosso); Dedicato ai Visdomini, via delle Oche (presso ciò che resta della Torre dei Visdomini, tra i civici 20 r0s e 18 rosso); Famiglia Adimari, via delle Oche, (tra gli archi delle vetrine ai civici 35 rosso 37 rosso); Famiglia Peruzzi col loro simbolo (le sei pere), Borgo dei Greci (a sinistra della porta al civico 29); Famiglia della Bella, via dei Cerchi (all'angolo di via dei Tavolini); Dedicati a Ugo il Grande, via del Proconsolo (sulla facciata della chiesa Santa Maria Assunta); Famiglia Amidei, via Por Santa Maria (presso la torre degli Amidei, sopra al civico 11 rosso); Dedicati a Buondelmonte Buondelmonti, via Borgo Santi Apostoli (Presso le case dei Buondelmonti, sopra le vetrine dinanzi al civico 6); Dedicati alla statua di Marte, causa degli scontri fra Guelfi e ghibellini, distrutta dall’alluvione del 1333. Ubicata dove si trovava la statua, Ponte Vecchio (angolo Piazza del Pesce); Dedicati alla Firenze antica, Piazza della Signoria (nel primo cortile di Palazzo Vecchio); Dedicati al battesimo, Piazza San Giovanni (nel Battistero verso il Duomo); Preghiera dedicata alla Vergine da San Bernardo, Piazza del Duomo.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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ilvoloflightcrew · 3 years
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Piero Barone: Sicily for Peace by Daniela Perani
Piero Barone: Sicily for Peace by Daniela Perani
On March 19, at the Pirandello Theater in Agrigento, an event in favor of peace in Ukraine was held. It was called, SICILY FOR PEACE. Piero Barone took part in this event. The event was organized by Silvio Schembri, (journalist) and Lello Analfino (singer and producer), both friends of Piero. When Piero was proposed to participate, he wasn’t sure if he would be in Sicily on those days, but then…
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edizionimedusa · 4 years
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Su “Avvenire” di oggi l’anticipazione del dibattito sulla “Risoluzione europea del 19 settembre 2019” raccolto nel volume: Novecento addio. La risoluzione europea sui totalitarismi: un dibattito, a cura di Roberto Righetto, in libreria da Edizioni Medusa. A tema la delicata e controversa questione di una memoria condivisa dei crimini nazisti e comunisti. Vengono anticipati brani degli interventi di Salvatore Natoli e Agostino Giovagnoli. «La storia dell’umanità è piena di sentenze collettive. La sentenza che in un certo senso ha messo sullo stesso piano nazismo e comunismo ha diviso gli storici e i politici ma, seppur carente in vari passaggi, ha avuto il merito di rilanciare la questione di una memoria storica condivisa a livello europeo rispetto ai totalitarismi del ‘900. Varie domande sorgono: se accanto al nazismo si colloca il comunismo si finisce per relativizzare il “male assoluto” della Shoah? Su queste e altre domande si interrogano gli autori del libro». Oltre ai contributi di Agostino Giovagnoli e Salvatore Natoli nel volume figurano gli interventi del curatore Roberto Righetto, Franco Cardini, Riccardo De Benedetti, Adriano Dell’Asta, Anna Foa, Ernesto Galli della Loggia, Damiano Palano e Gianfranco Pasquino.
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goalhofer · 3 years
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Lee J. Cobb as Walter Mitchell, Salvatore Loggia as Tulio Renata, Harold J. Stone as Tony and Gia Scala as Theresa Renata in The Garment Jungle (1957).
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siciliatv · 3 years
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Amministrative Favara 2021, ecco l'elenco degli scrutatori sorteggiati
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Ce lo avete chiesto in tantissimi. Ecco l'elenco degli scrutatori di Favara sorteggiati nella seduta del 28/09/2021 per l' Elezione del Sindaco e dei Consiglieri Comunali del 10 e 11 ottobre 2021. Si tratta di 175 nominativi. Ogni seggio sarà occupato dal Presidente, da un segretario e da 5 scrutatori individuati nell'elenco che segue. 1 AIRO' 'FARULLA SALVATORE 06/05/1982 AGRIGENTO (AG) CORSO VITTORIO VENETO, 82 2 AIRO' FARULLA MARIA ASSUNTA cgt. MIGNEMI 10/11/1953 FAVARA (AG) VICOLO PITRE' GIUSEPPE, 9 3 ALAIMO ANTONIO 14/11/1966 FAVARA (AG) VIA TOGLIATTI PALMIRO, 25 4 ALAIMO RITA cgt. MORREALE 04/10/1968 FAVARA (AG) VIA MONTECITORIO, 6 5 ALBA LUCIA 20/04/1994 AGRIGENTO (AG) LARGO SAN NICOLO', 30 6 ALBA PAOLA cgt. CRAPANZANO 25/02/1973 AGRIGENTO (AG) VIA PANDORA, 15 7 ALBA VALERY 19/05/2003 AGRIGENTO (AG) VIA GERMI PIETRO, 3 8 ALONGE ANTONIO 09/12/1972 FAVARA (AG) VIALE BERLINGUER ENRICO, 82 9 AMATO GINA cgt. TRAGNA 16/07/1985 SANTO STEFANO QUISQUINA (AG) VIA FAVA GIUSEPPE, 3 10 ARCADIPANE ROSA cgt. DI 11/11/1968 RIBEIRAO PRETO - BRASILE VIA SAN FELICE, 8 11 ARGENTO ALESSANDRA cgt. AVANZATO 07/11/1975 FAVARA (AG) VIA DIODORO SICULO, 5 12 ARGENTO MANUELA MARIA ROSA cgt. COLLURA 18/09/1991 AGRIGENTO (AG) VIA LI CAUSI G., 36 13 ARGENTO MARIA cgt. MARIA 20/03/1975 FAVARA (AG) VIA CALLEA CAPITANO, 80 14 ARNONE ANGELA cgt. MORREALE 13/12/1964 STOKE ON TRENT - REGNO UNITO VIA PAOLO VI, 9 15 ARNONE ANTONIO 18/05/1992 AGRIGENTO (AG) VIA CALLEA CAPITANO, 90 16 ATTARDO GIUSEPPE 01/08/1981 AGRIGENTO (AG) VIA TASSO TORQUATO, 16 17 ATTARDO PAOLA cgt. PALUMBO 03/09/1984 AGRIGENTO (AG) VIA LA LOGGIA ENRICO, 8 18 AVENIA DEBORAH 25/02/1996 AGRIGENTO (AG) VIA BARI, 48 19 BACCHI ANTONINO 14/09/2003 AGRIGENTO (AG) VIA BRODOLINI GIACOMO, 1 20 BALDARELLI SETTIMIO 20/12/1998 AGRIGENTO (AG) VIA GRACCHI FRATELLI, 44 21 BARRACO GIUSY 01/10/1995 AGRIGENTO (AG) VIALE CHE GUEVARA ERNESTO, 90 22 BELLAVIA GIUSEPPINA cgt. SORCE 22/05/1953 FAVARA (AG) VIALE MORO ALDO, 22 23 BELLAVIA VANESSA cgt. CONTINO 23/07/1986 BUCAREST - ROMANIA VICOLO MASCAGNI PIETRO, 24 24 BELLO SELENE 01/12/1998 AGRIGENTO (AG) VIA SINESIO GIUSEPPE ONOREVOLE, 9 25 BELLUZZO IGNAZIA 24/02/1991 VOELKLINGEN - GERMANIA VICOLO TERAMO, 16 26 BENNARDO FILIPPO 23/02/1972 CASTELVETRANO (TP) C.DA FONTANA DEGLI ANGELI, 0 27 BIONDINO ERIK 30/07/1995 LICATA (AG) VIA GRECIA, 21 28 BISACCIA CARMELO 03/08/1991 AGRIGENTO (AG) VIA DELLA REPUBBLICA, 3 29 BONGIORNO MARTINA 10/11/1998 AGRIGENTO (AG) VIA CECOSLOVACCHIA, 36 30 BONGIORNO VINCENZO 28/05/1963 FAVARA (AG) VIA CECOSLOVACCHIA, 36 31 BOSCO MARIA 21/09/1957 FAVARA (AG) VIA LA PORTA LUIGI, 1 32 BOSCO PIETRO 26/01/1962 AGRIGENTO (AG) VIALE MORO ALDO, 114 33 BRUCCOLERI CALOGERO 23/01/1961 FAVARA (AG) VIA FERRARI ENZO, 20 34 BRUCCOLERI GASPARE 31/08/2002 AGRIGENTO (AG) VIA MONTANA, 13 P.1 35 BRUCCOLERI STEFANA cgt. ATTARDO 03/03/1964 FAVARA (AG) VIA DA VINCI LEONARDO, 32 36 CAMMILLERI CARMELO 26/03/1970 ETTERBEEK - BELGIO VIALE CHE GUEVARA ERNESTO, 50 37 CAPRARO ELOISA 30/09/2000 AGRIGENTO (AG) Via Del Monaco Mario, 3 38 CARAMANNO CARMELISA 16/11/1997 AGRIGENTO (AG) VIA BRANCATI GUIDO, 26 39 CARAMANNO GABRIELE 15/10/2000 AGRIGENTO (AG) VIALE MORO ALDO, 255 40 CARAMANNO GIORGIA 08/01/2001 AGRIGENTO (AG) VIA BARI, 30 41 CARUANA LUCIA 29/09/1994 AGRIGENTO (AG) VIA BANDIERA FRATELLI, 59 42 CASERTA GIOVANNI 23/03/1975 AGRIGENTO (AG) VIA CAMPANELLA TOMMASO, 55 P.1 43 CASTELLANA TANIA 26/07/2001 AGRIGENTO (AG) VIA PITTONI VALENTINO, 4 44 CASTRONOVO ANGELA cgt. MARTURANA 31/07/1966 PABU' - FRANCIA VIA GIOVANNI XXIII, 16 45 CASTRONOVO CATERINA 01/04/1972 FAVARA (AG) VIA MACERATA, 43 46 CAVALERI ROSARIA cgt. MILIA 06/04/1975 AGRIGENTO (AG) VIA MONTANA, 23 47 CHIANETTA ANTONINO 24/01/1957 FAVARA (AG) VIA BANDIERA FRATELLI, 44 48 CHIANETTA GAETANA cgt. VOLPE 14/04/1968 FAVARA (AG) C.LE DEL PO', 5 49 CHIANETTA GIOVANNI 24/03/1992 AGRIGENTO (AG) VIA BUOZZI BRUNO, 22 50 CHIANETTA MARTINA 29/01/2000 AGRIGENTO (AG) VIA PANDORA, 39 51 CHIANETTA VALENTINA 14/02/1997 AGRIGENTO (AG) VIA BUOZZI BRUNO, 22 52 CIBELLA ANTONELLA cgt. D'ANNA 20/01/1978 AGRIGENTO (AG) VIA MATERA, 13 53 COGNATA MARIAELENA cgt. MARCHICA 14/10/1988 AGRIGENTO (AG) VIA ASCARI ALBERTO, 8 54 COLLURA ANTONIO 22/10/1964 STOKE ON TRENT - REGNO UNITO VIALE STATI UNITI, 82 55 COLLURA VINCENZO 06/09/1996 AGRIGENTO (AG) VIALE STATI UNITI, 82 56 COMPARETTO GIUSEPPE 13/07/1986 AGRIGENTO (AG) VIA ZAMBITO SOLDATO, 7 57 CONTINO CARMELA 18/11/1953 FAVARA (AG) VIA SESSA CESARE, 14 58 COSTA ANGELA cgt. TUTTOLOMONDO 08/07/1962 FAVARA (AG) VIA VOLTA ALESSANDRO, 47 59 COSTANZA CALOGERO 09/02/1997 MUSSOMELI (CL) C.DA SAN BENEDETTO, 0 60 COSTANZA FABIO 02/10/1987 AGRIGENTO (AG) VIA VICO GIOVANNI BATTISTA, 16 61 CRAPANZANO ANNA cgt. SORCE 10/02/1969 FAVARA (AG) VIA SCHUBERT FRANZ, 18 62 CRAPANZANO DARIO 30/12/1998 AGRIGENTO (AG) VIA PATTI GIOACCHINO, 6 63 CRAPANZANO TANIA cgt. RUSSELLO 25/03/1989 AGRIGENTO (AG) VIA GIOTTO DI BONDONE, 42 64 CRISCENZO GIOVANNI 10/10/1988 AGRIGENTO (AG) VIA VITA PIETRO, 24 65 CUCCHIARA LUCA 01/06/1982 AGRIGENTO (AG) VIA CRISPI FRANCESCO, 99 66 CUMBO VENERE cgt. SORCE 08/02/1982 AGRIGENTO (AG) CORSO VITTORIO VENETO, 228 67 CUSUMANO ARCANGELA cgt. GELO 15/11/1968 AGRIGENTO (AG) VIA PORTELLA, 4 68 D'ANNA CARMELISA cgt. PATTI 10/04/1991 AGRIGENTO (AG) VIA ALETRI PAOLO, 3 69 D'ANNA SALVATORE ANTONIO 30/05/2002 PALERMO (PA) VIA MATERA, 13 70 DALLI CARDILLO MARIA cgt. CANINO 10/05/1968 FAVARA (AG) VIA MATTARELLA P. SANTI, 74 71 DI GLORIA ROSA cgt. FALLEA 16/03/1965 FAVARA (AG) VIA DELLA COLLINA, 2 72 DI NOLFO LIBERTINO 16/04/1988 AGRIGENTO (AG) VIA OLANDA, 80 73 DI NOLFO ROSARIA 11/06/1992 AGRIGENTO (AG) VIA OLANDA, 80 74 FAILLA CALOGERO 06/10/1991 AGRIGENTO (AG) VIA CICERONE MARCO TULLIO, 6 75 FALLEA ALESSIA 04/04/2000 AGRIGENTO (AG) VIA SANTO STEFANO, 21 76 FANARA ANTONIO 23/11/1966 FAVARA (AG) VIALE BERLINGUER ENRICO, 27 77 FANARA LUIGI 15/04/1983 AGRIGENTO (AG) VIA FINLANDIA, 6 78 FANARA ROSARIA cgt. SIMONE 06/12/1978 FAVARA (AG) VIA DUSE ELEONORA, 9 P.2 79 FARRUGGIA GIUSEPPE 25/03/1972 FAVARA (AG) VIA MENDOLA BENEFICENZA, 35 80 FERRARO SALVATORE 11/05/1979 AGRIGENTO (AG) VIA GOLDONI CARLO, 5 81 FRADELLA STEFANO 04/07/1996 PALERMO (PA) VIA COLAJANNI NAPOLEONE, 46 82 GALLO AFFLITTO GERLANDO 25/05/1985 AGRIGENTO (AG) VIA MONTECITORIO, 6 P.1 83 GELO SIGNORINO CALOGERO 08/02/1991 AGRIGENTO (AG) VIA PORTELLA, 4 84 GELO SIGNORINO EMANUELE 11/08/1989 AGRIGENTO (AG) VIA PORTELLA, 4 85 GIBELLA ROSARIO PIO 26/02/2001 CANICATTI' (AG) VIA NOBEL ALFREDO, 2 86 GROVA CLARISSA 07/12/1995 AGRIGENTO (AG) VIA MAROTTA SOLDATO, 39 87 IPPOLITO GIUSEPPE 10/03/1993 AGRIGENTO (AG) VIA CATANIA, 36 88 LA MANNA GIUSEPPE 20/10/1983 GENOVA (GE) VIA SANT'ONOFRIO, 7 89 LA ROCCA MARIOLINA cgt. MOSCATO 01/05/1968 FAVARA (AG) VIA CECOSLOVACCHIA, 32 90 LENTINI GIOSUE' 28/08/1954 FAVARA (AG) VIA CATANIA, 51 91 LICATA ONOFRIO 12/06/1991 AGRIGENTO (AG) VIA ROSMINI ANTONIO, 51 92 LICATA RAIMONDO 08/01/1979 CATANIA (CT) VIA SANT'ANSELMO, 24 93 LOMBARDO GIUSEPPE ANGELO 22/02/1988 AGRIGENTO (AG) VIA ALICATA MARIO, 5 94 LUPARELLO ANTONIO 26/09/1970 HEILBRONN-SONTHEIM - GERMANIAVIA OLANDA, 36 95 MAGLIO LAURA cgt. SORCE 17/03/1978 AGRIGENTO (AG) VIA CLEMENTE GIUSEPPE, 5 96 MANGANELLA TIZIANA 31/01/1992 AGRIGENTO (AG) VIA PASOLINI PIER PAOLO, 2 97 MANIGLIA SALVATORE 15/09/1999 AGRIGENTO (AG) VIA DEI TULIPANI, 9 98 MARCHICA VERONICA 26/07/2000 AGRIGENTO (AG) VIA MAZZA CAPORALE, 22 99 MARIA ANGELO 21/03/1969 FAVARA (AG) VIA CELLINI BENVENUTO, 40 100 MAROTTA ROSA cgt. DI 09/08/1967 FAVARA (AG) VIA MEDI ENRICO, 12 101 MENDOLIA CALELLA SALVATORE 21/04/1997 AGRIGENTO (AG) VIA CATONE MARCO PORCIO, 18 102 MENDOLIA GIUSEPPE 24/02/1985 AGRIGENTO (AG) VIA PRAMPOLINI, 57 103 MICCICHE' ILENIA 12/07/1995 AGRIGENTO (AG) VIA CARTESIO RENATO, 27 104 MILIA NADIA 27/12/1982 AGRIGENTO (AG) VIA DEI MILLE, 112 105 MILIOTI GIUSEPPE 21/08/1999 AGRIGENTO (AG) VIA FIRENZE, 30 106 MINIO FRANCESCO 24/05/1972 AGRIGENTO (AG) VIALE ALAURIA SERGENTE, 26 107 MONTAPERTO EMILY MARIA 26/09/2001 AGRIGENTO (AG) VIA MALAPARTE CURZIO, 2 108 MORREALE EVELYN 26/09/1995 AGRIGENTO (AG) VIA PAOLO VI, 9 109 MORREALE LUCIA cgt. MOSCATO 23/06/1976 CASTROFILIPPO (AG) VIA ITALIA, 65 110 MORREALESE GIOVANNI 18/03/1996 AGRIGENTO (AG) VICOLO OTTO MARZO, 15 111 MOSCATO ROSALIA 22/06/1985 LIEGI - BELGIO VIA RUSSIA, 70 112 MOSCATO ROSARIO 20/09/1992 LIEGI - BELGIO VIA RUSSIA, 70 113 MOSCATO STEFANINO 01/07/1981 AGRIGENTO (AG) VIA CATONE MARCO PORCIO, 14 114 NAVARRA GIOVANNI 02/04/1992 PALERMO (PA) VIA DON MINZONI, 16 115 NICOTRA MARCO 02/01/1992 MANTOVA (MN) VIA SARDEGNA, 31 116 NOBILE STEFANO 09/08/1967 FAVARA (AG) VIA FONTANA DEGLI ANGELI, 19 117 NONA GIUSY 20/09/2000 MONS - BELGIO VIA VICO GIOVANNI BATTISTA, 5 118 PALUMBO CALOGERO 20/09/1990 AGRIGENTO (AG) VIA GERMANIA, 12 119 PALUMBO GIUSEPPA cgt. CASTRONOVO 20/09/1971 AGRIGENTO (AG) VIA DELLE SCIENZE, 3 120 PALUMBO SELENIA 11/07/1986 AGRIGENTO (AG) VIA GERMANIA, 12 121 PASSAMONTI NUNZIO 26/02/1976 GELA (CL) VIA MONSU' DESIDERIO, 13 122 PATTI GIUSEPPE 30/05/1971 FAVARA (AG) VIA LANFRANCA GAETANO, 2 123 PIAZZA CALOGERO DOMENICO 04/07/1995 PALERMO (PA) VIA SETTI CARRARO EMANUELA, 19 124 PICONE MARIA cgt. BAIO 01/04/1965 GROTTE (AG) VIA LA RUSSA ANTONIO, 4 125 PIRRONE ANTONIO 06/08/1995 AGRIGENTO (AG) VIA SAN BARTOLOMEO, 31 126 PISCOPO CARMELO 04/12/1991 PALERMO (PA) VIA CRISPI FRANCESCO, 99 127 PITRUZZELLA ANTONIO 27/06/1982 AGRIGENTO (AG) VIA OLANDA, 54 128 PITRUZZELLA CATERINA cgt. CUSUMANO 06/10/1975 FAVARA (AG) VIA SANTA GEMMA GALGANI, 3 129 PRESTI ANGELA cgt. VALENTI 26/05/1990 AGRIGENTO (AG) VIA AOSTA, 27 130 PRESTI SIMONA cgt. SUTERA SARDO 10/05/1994 AGRIGENTO (AG) VIA FONTANA DEGLI ANGELI, 38 131 PRIOLO MARIA 04/08/1973 AGRIGENTO (AG) VIA QUATTRO NOVEMBRE, 44 P.2 132 PULLARA MELISSA cgt. BENNARDO 05/03/1987 AGRIGENTO (AG) VICOLO ARNO, 2 P.3 133 QUARANTA ANGELA ved. ZAGARELLA 10/05/1976 WOIPPY - FRANCIA VIA RUSSO GIUSEPPE TEN.COL., 77 134 RIZZO BENEDETTA cgt. CAVALERI 20/01/1952 FAVARA (AG) VIA GRAMSCI ANTONIO, 35 135 RIZZUTO VALERIA 18/07/1982 AGRIGENTO (AG) VIA GRACCHI FRATELLI, 58 136 RUSSELLO ANTONIO 05/08/2000 AGRIGENTO (AG) VIA SAFFI AURELIO, 19 137 RUSSELLO FRANCESCO 24/05/1962 QUAREGNON - BELGIO VIA GIOBERTI VINCENZO, 39 138 RUSSOTTO GIUSEPPA cgt. LO 16/05/1960 LICATA (AG) VIA MAZZA CAPORALE, 79 139 SALVAGGIO DIEGO 11/09/1962 FAVARA (AG) C.LE MUSCO, 7 140 SAMMARCO MARIA ASSUNTA PIA 18/07/2003 CANICATTI' (AG) VIA DALLA CHIESA C.A.GENERALE, 6 141 SANFILIPPO CALOGERO 09/05/1958 FAVARA (AG) VIA LA LOGGIA ENRICO, 8 142 SCIARA GABRIELE 14/10/1996 AGRIGENTO (AG) VIALE LA TORRE PIO, 39 P.1 143 SCIARA MELCHIORRE 18/02/1955 FAVARA (AG) VIA LAZIO, 8 144 SCIUME' ELINA 16/02/1993 GOETTINGEN - GERMANIA VIA GOLDONI CARLO, 5 145 SCIUME' MELISSA 11/03/1995 AGRIGENTO (AG) VIA DELLE PETUNIE, 16 146 SGARITO SALVATORE 21/04/1992 AGRIGENTO (AG) VIA MENFI, 6 147 SIGNORINO GELO GIACOMO 02/10/1992 AGRIGENTO (AG) VIA CAVALCANTI GUIDO, 2 148 SORCE GIOVANNA cgt. VELLA 24/06/1978 AGRIGENTO (AG) VIA KENNEDY J.F., 86 P.2 149 STUTO GIUSEPPINA cgt. CASTRONOVO 14/06/1970 FAVARA (AG) VIA LUSSEMBURGO, 2 150 SUTERA SARDO ALESSANDRO 15/04/1977 AGRIGENTO (AG) VIA NAPOLI, 35 151 SUTERA SARDO GIOVANNI 29/11/1990 AGRIGENTO (AG) VIA FONTANA DEGLI ANGELI, 38 152 SUTERA SARDO GIUSEPPINA cgt. BUNONE 20/12/1979 AGRIGENTO (AG) VIA CAMPANELLA TOMMASO, 77 153 SUTERA SARDO SALVATORE 28/07/1962 BRIEY - FRANCIA VIA OLANDA, 16 154 TABONE GETA OTILIA 22/04/1995 ROMAN - ROMANIA VIA ALBERTI LEON BATTISTA, 46 155 TERRASI GIUSEPPE 22/02/1963 FAVARA (AG) VIA PANDORA, 43 156 TERRASI MANUELA 23/04/2003 PALERMO (PA) VIA BASILE EMANUELE CAPITANO, 19 157 TINAGLIA ALFONSO GABRIELE 11/08/2000 AGRIGENTO (AG) VIA DIAZ ARMANDO, 4 158 TRUPIA CALOGERO 19/02/1997 AGRIGENTO (AG) VIA DELLA REPUBBLICA, 26 159 TRUPIA GABRIELE 02/06/1997 AGRIGENTO (AG) VIA NUORO, 12 160 VALENTI ANTONINO 04/08/1993 CANICATTI' (AG) VIA GIOVANNI XXIII, 36 161 VALENTI DANIELANGELA 15/05/1996 AGRIGENTO (AG) VIA PRAMPOLINI, 1 162 VALENTI IGNAZIO 29/06/2003 AGRIGENTO (AG) VIA DELLA REPUBBLICA, 6 163 VELLA ANTONIO 20/08/1965 AGRIGENTO (AG) VIA AOSTA, 16 164 VELLA CROCE cgt. CATALANO 12/12/1967 FAVARA (AG) PIAZZA DON G. ALBERIONE, 3 165 VETRO MARIA cgt. COSTANZA 09/08/1973 FAVARA (AG) VIA MODIGLIANI AMEDEO, 29 166 VETRO ROSETTA cgt. INDELICATO 16/09/1964 FAVARA (AG) VIALE LA TORRE PIO, 1 167 VINCIGUERRA PATRICE 07/10/1975 SAINT AVOLD - FRANCIA VIA DEI TULIPANI, 19 168 VITA ADRIANA 26/08/1993 AGRIGENTO (AG) VIA SANTI.PIETRO E PAOLO, 8 169 VITA BIAGIO 23/06/1967 FAVARA (AG) VIA SPAGNA, 23 170 VITA SALVATORE 19/06/1996 AGRIGENTO (AG) VIA CAMPANINI CARLO, 6 171 VULLO CARMELO 05/10/1961 FAVARA (AG) VIA TEMPIO DI ERCOLE, 12 172 ZAMBITO MARSALA GIUSEPPE 11/01/1991 AGRIGENTO (AG) VIA GORIZIA, 37 173 ZAMBITO ROSA cgt. MONTALBANO 05/01/1980 AGRIGENTO (AG) VIA GIOBERTI VINCENZO, 53 174 ZAMBITO VALERIA cgt. PULLARA 07/10/1986 AGRIGENTO (AG) VIA LIGABUE ANTONIO, 2 175 ZICARI MARIA cgt. FRANCOLINO 03/11/1964 AGRIGENTO (AG) VIA BORIS GIULIANO, 2 Read the full article
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morelin · 7 years
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Brescia
Visitare Brescia, la “Leonessa d’Italia”, vuol dire ripercorrere in un solo giorno millenni di storia attraverso importanti luoghi alcuni dei quali sono anche stati riconosciuti come patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO. Il primo è il Museo di Santa Giulia, un vasto complesso formato da diverse strutture: la basilica di San Salvatore, cuore dell'antico monastero longobardo edificato nel 753 d.C. dal re Desiderio, che rappresenta uno dei maggiori esempi di architettura religiosa altomedioevale. La bellissima chiesa di Santa Maria in Solario che conserva pregevoli affreschi di Floriano Ferramola e due fra i più importanti pezzi del tesoro dell'antico monastero: la Lipsanoteca e la Croce di Desiderio.
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Il Coro delle Monache con pareti riccamente decorate che custodisce il grande Mausoleo Martinengo, un capolavoro di scultura, tra i più rappresentativi della stagione rinascimentale in territorio lombardo. 
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Infine la cinquecentesca chiesa di Santa Giulia ed i chiostri. Nel museo si trovano anche sezioni dedicate agli antichi insediamenti di Brescia, in particolare del periodo romano, con reperti archeologici importanti come la Vittoria Alata ed i resti di due domus. Data la vasta estensione del museo ho tralasciato le altre sezioni dedicate ai periodi più moderni per visitare il secondo sito patrimonio dell’UNESCO, il parco archeologico di Brescia romana. Il Capitolium, il Santuario Repubblicano ed il Teatro romano costituiscono il più importante complesso di rovine e resti di edifici pubblici d’età romana presenti nell’Italia settentrionale.
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Se avete ancora a disposizione del tempo, potete proseguire il tour nella città per visitare chiese ed altri monumenti rilevanti. Percorrendo via dei Musei in direzione del Duomo, troverete sulla destra la Chiesa di Santa Maria della Carità, un piccolo gioiello che merita davvero una visita; successivamente, il palazzo del Broletto con la Torre del Pegol, il Duomo Nuovo ed il Duomo Vecchio, chiamato anche Rotonda, che è un raro esempio di edificio medievale circolare in pietra. Ma non dimentichiamo due piazze importanti: Piazza della Loggia circondata dalla Loggia, dai Monti di Pietà e dal grande orologio astronomico e Piazza della Vittoria, realizzata nel 1932 dove si staglia il Torrione INA, primo grattacielo costruito in Italia.
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perfettamentechic · 3 years
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4 dicembre … ricordiamo …
4 dicembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2017: Balbir Raj Kapoor, noto ai più come Shashi Kapoor, è stato un attore, regista e produttore cinematografico indiano. (n.1938) 2015: Robert Loggia, nome d’arte di Salvatore Loggia, attore statunitense, figlio di modesti immigrati italiani.  (n. 1930) 2006: Adam Williams, nato Adam Berg, è stato un attore statunitense. Nel corso della sua carriera, fu accreditato anche con il nome Andy…
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giancarlonicoli · 4 years
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18 ago 2020 19:55
ROMITI E MITI/2 – E NEI PRIMI MESI DEL '93 SI ABBATTE SU CESARONE IL CICLONE DI TANGENTOPOLI. DAL MEMORIALE DI PAPI (FIAT) 'CUCINATO' DAL 'CORRIERE' DI MIELI ALL’ARRESTO DI PAOLO MATTIOLI, L’UOMO CHE PER DUE DECENNI GUIDO’ LA FINANZA FIAT (LA FURIA DI ROMITI PER FOTO DI MATTIOLI, APPARSA SUL CORRIERE, CHE USCIVA DALLA GALERA DISFATTO E MESTO, CHE COSTÒ IL POSTO DA DIRETTORE A GIULIO ANSELMI) - E LA 'STAMPA' DIRETTA DA EZIO MAURO TOCCÒ IL FONDO PER SALVARE AGNELLI, ROMITI & C. DAL CARCERE. E DOPO L'ARRESTO DI MATTIOLI, MAURO SOSTENNE MANI PULITE FINO A QUANDO DI PIETRO NON ANDÒ A BUSSARE CON I PIEDONI L’USCIO DEI SUOI PADRONI: L’INTOCCABILE FAMIGLIA AGNELLI - GIUGNO '94, QUANDO ROMITI FU SOTTOPOSTO DALLA PROCURA TORINESE A UN INTERROGATORIO-FIUME DI 8 ORE
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DAGOREPORT, 13 gen 2010 - ESTRATTO
Paolo Mieli ne avrebbe di cose da raccontare. Ad esempio, da chi e in quali stanze di via Solferino sarebbe stato scritto il memoriale - ufficialmente "uscito" dal carcere di S.Vittore, del manager Fiat Enzo Papi.
Confessioni che il Corrierone pubblicò in cultura con una prefazione del filosofo ex marxista, Lucio Colletti. Memoriale, va spiegato, venuto alla luce negli stessi drammatici giorni in cui i giudici di Milano tenevano recluso Francesco Paolo Mattioli.
Il numero tre della Fiat scomparso l'altro giorno, tenuto in gabbia al solo scopo di potergli estorcere il nome (meglio offrigli la testa) di Cesarone Romiti.
Dicevamo, neppure la scomparsa prematura di Francesco Paolo Mattioli, per vent'anni braccio destro di Cesare Romiti alla Fiat, l'altro giorno ha solleticato la casta dei mandarini dei media a una riflessione meno volgare e sempliciotta della stagione di Mani Pulite. Con i suoi tanti morti e feriti.
Eppure Paolo Mattioli (38 giorni di carcere nella stessa cella di S.Vittore già occupata da don Salvatore Ligresti) è stato uno dei pesci più grossi finiti nella rete della procura di Milano.
cosa accadde quel 22 febbraio del '93
Quando i carabinieri fecero irruzione ai piani alti di Corso Marconi (l'ottavo per l'esattezza) perquisendo gli uffici dell'Avvocato, di Romiti e di Mattioli. Il commento che nel giorno della profanazione del tempio Fiat diede alle stampe il suo giornale. Allora guidato dal tosto Ezio Mauro.
Un giornalista, Mauro, impegnato a sostenere i pm di Mani pulite fino a quando Di Pietro non è andato a bussare con i piedi l'uscio dei suoi padroni di casa: l'intoccabile famiglia Agnelli.
Il gruppo che fino a quel momento, a dare ascolto all'Avvocato e a Romiti in processione dal card. Martini, aveva sempre negato di aver elargito tangenti a qualunque titolo. Anzi, a un certo punto, sostennero addirittura di essere stati concussi.
Ed è lo o stesso Mauro-Tarzan che oggi, sbarcato alla Repubblica di paron De Benedetti, ha riabbandonato la liana garantista per tornare a spalleggiare (e incoraggiare) i giudici inquirenti in ogni loro iniziativa contro Berlusconi, il Pdl e, ovviamente, gli ex socialisti (da oltre dieci anni considerati come carne da macello).
Così, il giorno dopo l'incursione della Benemerita in corso Marconi, l'Enzino di Dronero scoprì che il pool di Mani pulite stava esagerando. Ma senza scendere personalmente in campo. Il commento (o pezza d'appoggio) come per il caso Papi di cui si è detto al Corriere (prefazione al memoriale di Colletti) fu affidato a un altro filosofo, sia pure del pensiero debole, Gianni Vattimo.
Vale la pena rileggere la sua prosa stupefacente: "Specialmente a Torino, arresti come quelli di Mattioli e Mosconi fanno un'impressione profonda, abissalmente diversa da quella che pure si è provata per gli avvisi di garanzia a politici di primissimo piano come Craxi...". Capito, cosa può produrre il pensiero filosofale debole (o Lebole)?
Nell'elenco degli intellettuali organici, allineati alle direttive del potere da Pigi Battista nel suo saggio i "Conformisti", ovviamente non figurano né il filosofo Vattimo, né il politologo Panebianco né l'ex collaboratore del socialista Claudio Martelli, Ernesto Galli della Loggia. Tutti autoassolti i compagnucci della parrocchietta di Paolino Mieli.
PS - La foto di Mattioli, apparsa sul Corriere, che usciva dalla galera con la faccia spettinata, disfatto e mesto, costò il posto da direttore all'allora vice-direttore Giulio Anselmi (Romiti furioso).
IL TANDEM DEI ROMANI ROMITI-MATTIOLI DAVA FASTIDIO SOPRATTUTTO A UMBERTO AGNELLI E MATTIOLI SI TROVÒ IN MEZZO NEL ’92 ALLO SCONTRO FURIBONDO CHE PORTÒ UMBERTO A SCRIVERE NEL GENNAIO DI QUELL’ANNO UNA LETTERA AL FRATELLO GIANNI IN CUI SFIDUCIAVA CESARONE ROMITI. VINSE IL CUCCIA-POWER E UMBERTO FINÌ KO
DAGOREPORT - 13 gen 2010
Salvo Montezemolo in prima fila, erano pochi gli esponenti della vecchia guardia Fiat che ieri mattina alle 10 nella chiesa di Santa Maria del Carmine hanno partecipato ai funerali di Francesco Paolo Mattioli, l'uomo che per due decenni ha lavorato alla corte di Giovanni Agnelli e ha guidato la finanza della Casa torinese.
Era assente Sergio Marpionne, il manager che dal Salone dell'Automobile di Detroit continua a ribadire la volontà di chiudere Termini Imerese con toni così aspri che nemmeno Romiti ha usato quando era al vertice della Fiat. La distanza tra il "nuovo corso" del Lingotto e l'epoca in cui il tandem Romiti-Mattioli ha guidato l'azienda non è soltanto fisica, ma profondamente simbolica, quasi a segnare il solco tra due mondi lontani di cui il 70enne finanziere appena scomparso rappresentava una delle ultime appendici.
Va detto subito che a molti esponenti della vecchia guardia Fiat, nella quale oltre a Romiti bisogna aggiungere i nomi di Cantarella, Garuzzo, Annibaldi e Paolo Fresco, non deve essere piaciuto il modo con cui i giornali hanno liquidato il profilo del "ragazzo Mattioli".
All'Avvocato piaceva definire "ragazzo" questo romano elegante e dall'inglese fluente che solo dopo l'uscita da San Vittore dove fu rinchiuso per 38 giorni sfogava la sua rabbia concedendosi qualche raro turpiloquio. In particolare, alla vecchia guardia Fiat non deve essere piaciuta l'insistenza con cui il "Sole 24 Ore" di ieri ha ricordato la penosa vicenda di Tangentopoli con aneddoti che hanno messo in ombra la storia e il valore di questo manager.
Eppure di Francesco Paolo Mattioli si potevano ricordare non solo il curriculum che inizia a 22 anni con l'attività di Procuratore alla Borsa di Roma e arriva in Fiat nel maggio '75 dopo cinque anni di lavoro al fianco di Romiti in Alitalia, ma le vicende che l'hanno visto al centro dei più importanti avvenimenti che hanno segnato la storia della Fiat negli anni ‘90.
Fu Romiti, romano d'origine, a formare nel 1985 la "squadra dei romani" in contrapposizione ai top manager torinesi che già nel '78, quando Cesarone approdò in Fiat per volontà di Cuccia, storsero la bocca di fronte all'invasione dei "capitolini".
Qualcuno dovrebbe cercare tra le vecchie annate del settimanale economico "Espansione", la mappa disegnata dal giornalista Roberto Ceredi, in cui le due "squadre" erano definite nei dettagli con estrema precisione e grande realismo. Appena il giornale uscì nelle edicole, Alberto Nicolello, l'uomo che dirigeva l'ufficio stampa e poi fu destinato a seguire l'editoria del Gruppo torinese, piombò a Segrate per ordine di Romiti mostrando una finta sorpresa.
In realtà il tandem dei romani Romiti-Mattioli dava fastidio soprattutto a Umberto Agnelli e agli uomini dell'Ifil, la cassaforte della Sacra Famiglia guidata da Gianluigi Gabetti. E Mattioli si trovò in mezzo nel '92 allo scontro furibondo che portò Umberto a scrivere nel gennaio di quell'anno una lettera al fratello Gianni in cui sfiduciava Cesarone Romiti.
Il fratello dell'Avvocato puntava alla successione, ma l'impresa era difficile in un momento in cui la Fiat aveva debiti per 3.849 miliardi e 1.800 miliardi di perdite. Fu Enrico Cuccia, lo sponsor di Romiti e di Mattioli a chiedere all'Avvocato di tenere a bada il fratello e così avvenne anche se Giovanni Agnelli negli anni non si stancò mai di ripetere che Umberto sarebbe stato il suo successore.
Resta il fatto che nel novembre del '92 la guerra tra "romitiani" e "umbertini" finisce e si apre la strada al salvataggio della Fiat sotto la regia di Cuccia e delle banche. Francesco Mattioli diventa a pieno titolo il principe della finanza e siede al vertice dell'azienda accanto a Garuzzo, Cantarella, Quadrino, Callieri, e all'ambasciatore Renato Ruggiero al quale vengono affidati i rapporti internazionali.
Il vincitore della battaglia torinese è il supermanager dal medagliere pesante, Cesarone Romiti, che tiene a bada il "clan dei torinesi" e si ripropone come nel 1980 con la "marcia dei 40mila" salvatore della Fiat. Accanto a lui c'è Mattioli, ma nei primi mesi del '93 si abbatte su Torino il ciclone di Tangentopoli.
Tutto ebbe inizio nel maggio dell'anno precedente quando a San Vittore finì Enzo Papi, l'uomo che guidava Cogefar Impresit, l'azienda di costruzioni del Gruppo, e che fu accusato di aver distribuito mazzette per il passante ferroviario di Milano.
Nel febbraio del '93 Mattioli, che di Cogefar era presidente, viene arrestato insieme al manager Antonio Mosconi e un ordine di custodia cautelare viene emesso anche per il direttore generale della Fiat, Giorgio Garuzzo, inquisito per una tangente di 1 miliardo e 400 milioni che l'Iveco avrebbe pagato nel 1986 alla Dc e al Psi per un'altra commessa pubblica.
La storia di quei giorni è una storia drammatica che scuote la Sacra Famiglia degli Agnelli dove si comincia a pensare che il pool di Mani Pulite voglia abbattere l'impero torinese e il suo imperatore. Chi ha voglia di ricostruire quelle giornate non ha che da leggere le 2.094 pagine della "Storia della Fiat" curata dallo storico Valerio Castronovo, un libro che a Cesarone Romiti ha dato molto fastidio per il rigore e l'obiettività. In quel testo si legge che l'arresto di Mattioli nel febbraio ‘93 fu un colpo durissimo.
In aprile Gianni Agnelli durante un convegno della Confindustria Venezia ammise che la Fiat aveva sbagliato ("si sono verificati alcuni episodi di commistione con il sistema politico non corretti. Però il cuore della Fiat resta sano"). Poi Romiti si fiondò davanti a Borrelli e gli consegnò un memoriale che era un vero atto di contrizione, del tutto simile a quello pronunciato pochi mesi prima in un incontro con l'arcivescovo di Milano, cardinal Martini.
Fu l'inizio della collaborazione con Mani Pulite, un atto dovuto perché il cerchio si stava stringendo intorno a lui e rischiava di arrivare al tesoretto di fondi neri che l'Impresit aveva costituito per pagare le tangenti. La cronaca di quei giorni dice che nei 38 giorni a San Vittore, Mattioli non aprì bocca e non fornì alcuna conferma agli zelanti collaboratori di Saverio Borrelli.
E c'è ancora qualcuno a Torino che ricorda le malignità dell'epoca, quando nei corridoi di Corso Marconi e del Lingotto si diceva che il silenzio di Mattioli era stato pagato profumatamente con 1 miliardo per ogni giorno di detenzione.
Ecco, il Mattioli manager e finanziere è l'uomo che ha vissuto queste vicende trascinate fino al giugno '94 quando Romiti fu sottoposto dalla Procura torinese a un interrogatorio-fiume di 8 ore in cui disse che non poteva sapere tutto su un Gruppo come la Fiat con 1.000 società e 300mila dipendenti.
La storia è andata così, ed è una storia che è arrivata a sfiorare i Savoia dell'automobile e si può tranquillamente aggiungere al capitolo dei misteri italiani. Ma a chi ha conosciuto Mattioli da vicino non piace ricordare gli aneddoti di San Vittore (come ha fatto ieri il giornale di Confindustria) quanto piuttosto il ruolo che il nipote del grande banchiere Mattioli, ha avuto nell'establishment bancario, creditizio e finanziario.
Nella holding di Corso Marconi era l'interfaccia e l'interlocutore di Gabetti, e nell'azienda il secondo pilastro della politica romitiana che ha portato a dilatare le attività finanziarie fino al punto di sminuire le strategie industriali. E accanto a questi ricordi bisogna aggiungere quello del Mattioli che seguiva ai tempi di Gemina le attività editoriali della Rizzoli di cui la Fiat era primo azionista.
Era lui che ogni mercoledì si spostava da Torino ed entrava in via Turati a Milano per fare il punto della situazione con il direttore generale Felice Vitali. Lo faceva con quella discrezione che nei necrologi gli è stata da tutti riconosciuta, ma dopo i 38 giorni di Tangentopoli non c'è dubbio che la sua personalità fu sconvolta. Anche se Romiti lo reintegrò subito e completamente gli strascichi psicologici non lo hanno mai abbandonato e chi l'ha visto negli anni successivi ha trovato un uomo ripiegato sugli affetti.
La "nuova" Fiat, quella che sta spostando il baricentro a Detroit e che crede di nuovo nell'automobile, ieri non c'era nella chiesa romana, ma a ricordare il romano principe della finanza ci ha pensato l'86enne Cesarone Romiti con parole sobrie e struggenti.
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floweredalmond · 4 years
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L’Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, comunemente detta San Giovanni in Laterano, sorge nelle vicinanze del monte Celio (Roma). In questa zona, sorgeva anticamente una dimora di proprietà della nobile famiglia dei Laterani. Gli scavi, condotti a più riprese sotto il pavimento della basilica e sotto chiostro, hanno rimesso in luce vari tratti delle fondazioni severiane, e parte dell’alzato del piano terreno della Caserma. Tornato a Roma Costantino si preoccupa di offrire alla Chiesa nascente un luogo adatto per svolgere pienamente il proprio ministero spirituale. Allora (IV sec) nella zona dei Laterani vi erano la domus Faustae, la casa di Fausta, forse moglie di Costantino e sorella di Massenzio, che la stessa Fausta aveva portato in dote a Costantino, e la Castra Nova Equites singularium. Costantino scioglie il corpo degli equites singulares, che avevano appoggiato Massenzio e dona a Papa Melchiade i terreni per costruirvi una domus ecclesia. La Basilica venne consacrata nel 324 ( o 318 ) da Papa Silvestro I, e dedicata al Santissimo Salvatore. Nel IX secolo, Sergio III la dedicò anche a San Giovanni Battista, mentre nel XII sec. Lucio II aggiunse anche San Giovanni Evangelista. Dal IV secolo fino al termine del periodo avignonese (XIV secolo), in cui il papato si spostò ad Avignone, il Laterano, fu l’unica sede del papato. Il Patriarchio, o dimora lateranense (l’antica sede Papale), annesso alla Basilica fu la residenza dei Papi per tutto il medioevo. Il Laterano, quindi, fu da questo periodo fino al XIV secolo la sede e il simbolo del papato e quindi, il cuore della vita della Chiesa. La Primitiva Basilica Costantiniana, era molto simile, in pianta, all’attuale, anch’essa di cinque navate, e i muri perimetrali coincidono più o meno con gli attuali. Un’ aula rettangolare divisa internamente in cinque navate mediante colonnati marmorei con capitello corinzio; quindici colonne con alta trabeazione su ciascun lato della navata maggiore e ventuno colonne sostenenti arcate tra le navate laterali. In fondo alla navata centrale, ad ovest, si apriva una grande abside. Nell’Alto Medioevo la Cattedrale era un prezioso scrigno di opere d’arte. Già l’imperatore Costantino, dopo aver voluto la grande Basilica, la arricchì con un meraviglioso ciborio per l’altare maggiore. Agli inizi del V sec. durante il sacco visigoto di Alarico del 410, la cattedrale venne spogliata del prezioso baldacchino Costantiniano, subito sostituito da Sisto III. Nel 455 i vandali di Genserico depredarono la Chiesa di tutti i suoi tesori. Papa Ilario (461-468) fece costruire tre oratori intorno al Battistero, quelli di San Giovanni Battista, di San Giovanni Evangelista e quello della Santa Croce, quest’ultimo demolito dai rifacimenti barocchi di Sisto V. All’inizio del IX sec. Leone III ricostruì i soffitti della basilica e decorò le finestre dell’abside con vetrate policrome. Nel XII sec. venne restaurato il tetto della Basilica e adattato a due Cappelle; nello stesso secolo avvenne il rifacimento dell’antica facciata della Basilica con la decorazione a mosaico e del portico d’ingresso, nonché la dotazione di porte di bronzo nel battistero e nelle Scala Santa. Alla fine del XIII secolo furono intrapresi grandi lavori sotto Bonifacio VIII per il Giubileo del 1300, con la nuova loggia delle benedizioni e con gli affreschi di Giotto (o giotteschi) e di Cimabue, oggi andati perduti. Il Giubileo del 1300 fu il primo grande Giubileo della storia, indetto proprio a San Giovanni in Laterano. Nel XIV secolo l’avvenimento principale, e determinante per la storia della Basilica lateranense, è lo spostamento del potere papale da Roma ad Avignone, e quindi il completo abbandono del Laterano. Nel 1378 con l’elezione di Gregorio XI, si ha la fine del periodo avignonese. Gregorio XI riporta il papato a Roma, ma con il Laterano in pessime condizioni, i papi preferiranno da adesso in poi il Vaticano. Da questo periodo in poi, tutti i restauri saranno rivolti esclusivamente alla cura della Basilica e del Battistero, mentre il Patriarchio viene lentamente lasciato andare in rovina. Nel XV secolo, Papa Martino V, dal 1426 al 1431, provvide ad un rifacimento del pavimento e delle pitture delle pareti per opera di Gentile da Fabriano e del Pisanello. Dal 1431 al 1447, sotto Eugenio IV, furono rivestite di mattoni le colonne pericolanti della navata e voltati gli archi in luogo delle trabeazioni diritte. Nel XVI secolo, dopo il sacco di Roma, Paolo III propose di demolire il Patriarchio per ricavarne tegole e travi per il restauro della chiesa, soppresse il portico anulare del Battistero e ne modificò la cupola con l’odierno tamburo ottagonale, ricoperto con un tetto di piombo. Pio IV abbellì il Battistero e fece costruire il soffitto della Basilica, che Pio V continuò. Alla fine di questo secolo Sisto V fece demolire del tutto il Patriarchio per costruire il Palazzo apostolico lateranense, ad opera dell’architetto Domenico Fontana, e con esso il prospetto del transetto nord. Per il Giubileo del 1600 Clemente VIII rinnovò il transetto e l’altare del Santissimo Sacramento su progetto di Giacomo della Porta. È del 1650 il totale riassetto della Basilica ad opera di Francesco Borromini che ricostruisce la navata centrale e quelle laterali. Tale intervento fu voluto da Papa Innocenzo X e terminato nel 1660 sotto il papato di Alessandro VII, che fece restaurare anche il mosaico dell’abside e trasferire, dalla Chiesa di Sant’Adriano al Foro Romano, i battenti di bronzo dell’antica Curia romana che oggi costituiscono il grande portone centrale della Basilica. Nel XVIII secolo, proseguendo l’opera che privilegiava la compiutezza dell’immagine esterna, venne finalmente completata la facciata della Basilica, ultimato qualche anno prima del Giubileo del 1750. nell’interno della Basilica vengono messe nei nicchioni Borrominiani le statue dei 12 Apostoli. L’ultimo grande restauro si ebbe nel XIX secolo, prima sotto Pio IX, che restaurò il tabernacolo e la confessione; poi, quello più vistoso, sotto Leone XIII che dal 1876 al 1886ordina di abbattere l’abside e ricostruirlo più dietro. Nel XX secolo si ha sotto Pio XI il restauro del pavimento cosmatesco, dove furono rinvenuti i resti dell’antica caserma degli equites singulares.
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chapoisat · 5 years
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Such a day as today left us
Salvatore Loggia, better known as Robert Loggia (Staten Island, January 3, 1930 - Brentwood, December 4, 2015) was an American actor and film director, generally recognized for his roles as a secondary, was nominated twice for the award Emmy, in 1990 for the series Mancuso, FBI and in 2001 for Malcolm in the Middle, and to an Oscar award in the category of best supporting actor for his work in Al filo de la suspicion (1985).
He died on December 4, 2015 in Brentwood. During his last five years of life, he suffered from Alzheimer's disease.
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Dal Fanfulla a Quinto Ennio, nel segno di Antonio Bortone
di Paolo Vincenti
Nel 2012, nella leccese Piazzetta Raimondello Orsini, venne inaugurata la restaurata statua del Fanfulla, opera di Antonio Bortone (1844-1938), famoso scultore ruffanese trapiantato a Firenze. L’intervento di restauro, voluto dall’Amministrazione Comunale di Lecce, è stato effettuato grazie ad un finanziamento del Lions Club Lecce. Questo monumento, modellato in gesso a Firenze dallo scultore salentino nel 1877, venne fuso in bronzo nel 1921 e inaugurato l’anno seguente. Inizialmente collocata a ridosso di Palazzo Carafa, la statua venne poi trasportata nella collocazione attuale.
Scrive Aldo de Bernart: “Antonio Bortone è scolpito sul plinto, che regge quella famosa statua, nel testo epigrafico del prof. Brizio De Santis: Sono/ Tito da Lodi /detto il Fanfulla/ un mago di queste contrade /Antonio Bortone/ mi tramutò in bronzo/ Lecce ospitale mi volle qui/ ma qui e dovunque/ Dio e l’Italia nel cuore/ affiliamo la spada/ contro ogni prepotenza/ contro ogni viltà/ MCMXXII. La statua raffigura il Fanfulla, uno dei tredici cavalieri della Disfida di Barletta, ritratto ormai avanti negli anni quando orbo di un occhio e col saio domenicano faceva penitenza nel fiorentino convento di S. Marco, mentre affila la misericordia, un acuminato spadino che all’inquieto lodigiano era servito in tante battaglie.
Modellata a Firenze nel 1877, l’opera è figlia della tensione tra i circoli artistici fiorentini e il Bortone, che si era prodotto, e bene, nel nudo, con il Gladiatore morente, ma non aveva ancora dato prova di sé nel drappeggio. Tale prova il Bortone la darà appunto con la statua del Fanfulla, inviata alla Mostra Internazionale di Parigi, dove però giungerà ammaccata in più parti. Invitato a ripararla, il Bortone non andò mai nella capitale francese, forse per il suo carattere che a volte lo rendeva spigoloso e quasi intrattabile. […] Comunque la statua fu esposta ugualmente a Parigi e vinse il terzo premio, previo il restauro praticato dal grande scultore napoletano Vincenzo Gemito, che si trovava nella capitale francese a motivo della stessa Esposizione.”[1]
Il personaggio di Fanfulla da Lodi è tratto dal romanzo di Massimo D’Azeglio Ettore Ferramosca, o la disfida di Barletta del 1833 (incentrato sulla contesa fra tredici cavalieri italiani e tredici francesi, combattuta nelle campagne pugliesi nel 1503), e poi dal successivo Niccolò de’ Lapi ovvero i Palleschi e i Piagnoni del 1841, ambientato durante l’assedio di Firenze del 1530.
Dovuta quindi all’ingegno creativo di Antonio Bortone, “il Mago salentino dello scalpello”, come ebbe a definirlo il prof. Brizio De Santis, la statua del Fanfulla campeggia nel bel mezzo di una caratteristica piazza, nel cuore del centro storico di Lecce. Ma l’iter della statua per essere collocata in questa piazza è molto più lungo e tortuoso. Scrive in merito Giovanna Falco: “Le traversie di quest’opera non finiscono qui: sono state raccontate da Teodoro Pellegrino in La vera storia del Fanfulla.  Durante la lunga permanenza a Firenze, il gesso rischiò di essere distrutto, lo salvò Brizio De Sanctis, preside dell’Istituto Tecnico leccese, che si prodigò affinché fosse trasferito a Lecce. Qui, grazie all’intervento di Giuseppe Pellegrino, grande estimatore di Bortone, nel 1916 la scultura fu donata al Museo Civico di Lecce (all’epoca alloggiato nel Sedile).
Rimandata a Firenze per essere fusa in bronzo, nel 1921 fu inaugurata e sul basamento fu apposta la targa commemorativa scritta da Brizio De Sanctis. La statua, destinata originariamente all’atrio dell’Istituto Tecnico, fu collocata nello slargo delle ‘Quattro Spezierie’, di fronte a Palazzo Carafa, poi fu trasferita nel «ridente giardinetto della P. Raimondello Orsini», da dove fu rimossa per essere sistemata lungo il viale principale della Villa Comunale di Lecce. In occasione dell’inaugurazione del Museo del Teatro Romano, avvenuta l’11 settembre 1999, l’Amministrazione Comunale dell’epoca ha deciso di sistemare nuovamente il monumento in piazzetta Raimondello Orsini, collocandolo al centro di un’aiuola.”[2] Grazie ad un sapiente intervento di restyling ora la statua splende di nuova luce.
Sempre Giovanna Falco, nel succitato articolo, scrive: “Nel 1913 fu inaugurato in piazza Sant’Oronzo il monumento a Quinto Ennio, che sorgeva di fianco all’inferriata che cingeva la porzione dell’Anfiteatro Romano riportata alla luce in quegli anni. Era formato da «un basamento sul quale si eleva una colonna prismatica ed un’aquila romana poggia sopra fasci littorii»; l’aquila in bronzo si ergeva su una pergamena recante uno scritto del grande poeta romano.” [3]
Proprio negli stessi giorni dell’inaugurazione del Fanfulla, infatti, ricorreva il primo centenario del monumento a Quinto Ennio, dovuto sempre ad Antonio Bortone; e infatti Aldo de Bernart, ricordando quell’evento, in una sua plaquette del 2012,[4] si soffermava sulla figura del grande poeta latino Quinto Ennio, pubblicando una foto d’epoca nella quale compare ancora la statua sormontata dall’aquila. Come ricorda Giovanna Falco, “in occasione dell’ultimo conflitto mondiale l’aquila fu fusa per costruire armi”.[5] Stessa sorte capitata a molti altri monumenti di Terra d’Otranto, in alcuni casi orrendamente mutilati. Il monumento, in pietra di Trani, ornato da un fascione in bronzo finemente scolpito, si trova vicino l’Anfiteatro Romano ed è stato molto ammirato e visitato da studiosi ed amanti dell’arte, soprattutto in occasione del doppio evento del restauro del monumento del Fanfulla e dell’anniversario del monumento a Quinto Ennio.
Lo scultore Antonio Ippazio Bortone, nato a Ruffano, dopo la formazione napoletana, si trasferisce a Firenze dove raggiunge la gloria, divenendo uno dei più ammirati artisti italiani dell’epoca. Basti pensare che a Firenze viene chiamato a lavorare alla facciata di Santa Maria del Fiore, per la quale realizza, tra gli altri, le due statue di Sant’Antonino e San Giacomo Minore (1887) e i due bassorilievi di Michelangelo e Giotto (1887), oppure al Michele di Lando (1895), nella Loggia del Mercato Nuovo. Per quanto riguarda le opere salentine, molte sono quelle degne di menzione, fra le quali: il busto di Giuseppe Garibaldi (1867), in marmo, che si trova presso il Castello Carlo V di Lecce;  i busti in marmo di Giulio Cesare Vanini (1868), di Francesco Milizia (1872), di Antonio Galateo (1873) e di Filippo Briganti (1875), presso la Biblioteca Provinciale N. Bernardini di Lecce; la statua in marmo di Sigismondo Castromediano (1890), che si trova nel Museo omonimo di Lecce, e il Monumento a Sigismondo Castromediano (1903), nella omonima piazzetta leccese; il Monumento a Francesca Capece (1900) a Maglie; il monumento a Salvatore Trinchese (1907) a Martano; il ritratto di Pietro Cavoti (1912), presso il Convitto Colonna a Galatina, e molte altre.
  L’estensore di questo articolo ha recentemente pubblicato sulla rivista “L’Idomeneo” un saggio in cui attribuisce ad Antonio Bortone una statua inedita, in marmo bianco di Carrara, intitolata The Girl Knitting For the Front, che si trova nella cittadina di Christchurch, in Nuova Zelanda, e che viene censita per la prima volta. Attraverso la stampa neozelandese dell’epoca e un’indagine ad ampio raggio della produzione bortoniana, dello stile e dei rapporti personali e professionali dello scultore, ricostruisce la genesi ed il lungo percorso fatto dalla statua.[6]
  [1] ALDO DE BERNART, Antonio Bortone e la sua casa natale in Ruffano, a cura dell’Amministrazione Comunale, Ruffano, Tip. Inguscio e De Vitis, 2004, pp.5-10.
[2] GIOVANNA FALCO, Fanfulla da Lodi e altre opere leccesi di Antonio Bortone, in http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/10/11/fanfulla-da-lodi-ed-altre-opere-leccesi-di-antonio-bortone/
[3] Ibidem.
[4] ALDO DE BERNART, Nel primo centenario del Monumento di Antonio Bortone a Quinto Ennio, Ruffano, Tipografia Inguscio -De Vitis, 2012. Sull’erudito ruffanese Aldo de Bernart, si veda: PAOLO VINCENTI, Aldo De Bernart: Profilo biografico ed intellettuale, in AA. VV., I luoghi della cultura e cultura dei luoghi, In memoria di Aldo de Bernart, a cura di FRANCESCO DE PAOLA e GIUSEPPE CARAMUSCIO, Società Storia Patria, sezione Lecce, “I Quaderni de L’idomeneo”, n.24, Lecce, Grifo, 2015, pp.11-38.
[5] GIOVANNA FALCO, Ivi.
[6] PAOLO VINCENTI, L’arte commemorativa postbellica. Antonio Bortone da Ruffano e una sua opera inedita, in “L’Idomeneo”, Soc. Storia Patria Lecce- Università del Salento, n.26 -2018, Castiglione, Grafiche Giorgiani, 2019, pp.247-282.
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paoloxl · 7 years
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1 Maggio 2017 – 1 Maggio 1947 sono passati settant’anni dalla strage di Portella della Ginestra, uno dei momenti – chiave delle lotte popolari nell’immediato dopoguerra.  Una strage il cui ricordo rimane intatto a distanza di tanti anni nel segno della sopraffazione violenta delle istanze di libertà, giustizia, equità, progresso portate avanti dai lavoratori italiani e dalle sue organizzazioni politiche e sindacali negli anni difficili dell’immediato dopoguerra.  Quei giorni della primavera del 1947 erano stati contrassegnati dall’inasprirsi delle lotte sociali in una fase di forte difficoltà economica, di disoccupazione, di carenza di materie prime e di indispensabili generi di prima necessità in clima complessivo di tensione e di scontro politico.  In pochi giorni si erano verificati in diverse parti del Paese scontri tra dimostranti e polizia: il 7 Marzo a Messina, il 13 aprile a Petilia Policastro, il 22 Aprile a Roma vi furono alcuni morti.  Il primo maggio si verificò l’eccidio di Portella delle Ginestre.  Il 1º maggio 1947, nel secondo dopoguerra, si tornava a festeggiare la festa dei lavoratori, spostata al 21 aprile, ossia al Natale di Roma, durante il regime fascista.  Circa duemila lavoratori della zona di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello, in prevalenza contadini, si riunirono in località Portella della Ginestra, nella vallata circoscritta dai monti Kumeta e Maja e Pelavet, per manifestare contro il latifondismo, a favore dell'occupazione delle terre incolte e per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo nelle recenti elezioni per l'Assemblea Regionale Siciliana, svoltesi il 20 aprile di quell'anno e nelle quali la coalizione PSI - PCI aveva conquistato 29 rappresentanti su 90 (con il 29% circa dei voti) contro i soli 21 della DC (crollata al 20% circa).  Improvvisamente dal monte Pelavet partirono sulla folla in festa numerose raffiche di mitra, che si protrassero per circa un quarto d'ora e lasciarono sul terreno undici morti (nove adulti e due bambini) e ventisette feriti, di cui alcuni morirono in seguito per le ferite riportate.  A compiere la strage erano stato gli uomini del bandito Salvatore Giuliano, il presunto colonnello dell’EVIS (Esercito Volontario Indipendenza Siciliana) in contatto con la mafia e al centro di trame oscure che avevano coinvolto i servizi segreti italiani e USA.  Quella di Portella della Ginestra fu la prima strage di cui non si sarebbero mai scoperti e punti i mandanti :si aprì così una misteriosa striscia di sangue che avrebbe attraversato una parte rilevante della storia d’Italia fino a Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Ustica, San Benedetto Val di Sambro e tante altre vicende tragiche.  Portella della Ginestra però, rispetto a quegli altri citati episodi storici, presentò caratteri del tutto specifici, data la particolarità della situazione siciliana prima fra tutte quella riguardante la reazione degli organi dello Stato che condussero indagini poco approfondite e che, come scrive Aurelio Lepre nella sua fondamentale “Storia della Prima Repubblica” ( Il Mulino) e “coprirono complicità imbarazzanti, aprendo una pagina, quella degli eccidi impuniti, che sarebbe rimasta anche in seguito tra le più nere della Storia d’Italia”.  Il processo fu celebrato a Viterbo dal giugno 1950 al maggio 1952.  In quell’occasione emersero oscure responsabilità e giudici definirono “eccezionali ed abnormi alcuni comportamenti delle forze di polizia”.  L’ispettore di polizia Ettore Messana e il colonnello dei carabinieri Ugo Luca avevano avuto rapporti con i banditi e il secondo aveva consegnato a Gaspare Pisciotta, luogotenente di Giuliano, un attestato di benemerenza firmato dal ministro dell’Interno Mario Scelba.  Luca, che poi fu promosso generale, disse che era stato lui stesso ad apporre la firma, che era perciò apocrifa, e giustificò il suo operato, che riconobbe come “spregiudicato” con la spregiudicatezza degli uomini che doveva combattere.  Solo nel 1962 fu possibile nominare una commissione d’inchiesta, che non riuscì però a produrre conclusioni unitarie.  Concludiamo quindi questo ricordo che è necessario rimanga a monito imperituro per tutti e che dovrebbe essere posto al centro della celebrazione del primo Maggio 2017 con uno stralcio della relazione di minoranza presentata dai parlamentari comunisti e della sinistra indipendente alla commissione antimafia.  E’ il caso di far notare, in precedenza della lettura del testo, che due dei parlamentari autori della relazione che segue furono poi trucidati dalla mafia.  Cesare Terranova, magistrato, deputato della Sinistra Indipendente, fu assassinato il 25 settembre del 1979 .  Questa la cronaca dell’eccidio:  “ Verso le 8,30 del mattino una Fiat 131 di scorta arrivò sotto casa del giudice a Palermo per portarlo a lavoro. Cesare Terranova si mise alla guida della vettura mentre accanto a lui sedeva il maresciallo di Pubblica Sicurezza Lenin Mancuso, l'unico uomo della sua scorta che lo seguiva da vent'anni come un angelo custode  “L'auto imboccò una strada secondaria trovandola inaspettatamente chiusa da una transenna di lavori in corso. Il giudice Terranova non fece in tempo a intuire il pericolo. In quell'istante da un angolo sbucarono alcuni killer che aprirono ripetutamente il fuoco con una carabina Winchester e delle pistole contro la Fiat 131. Cesare Terranova istintivamente ingranò la retromarcia nel disperato tentativo di sottrarsi a quella tempesta di piombo mentre il maresciallo Mancuso, in un estremo tentativo di reazione, impugnò la Beretta di ordinanza per cercare di sparare contro i sicari, ma entrambi furono raggiunti dai proiettili in varie parti del corpo.  Al giudice Terranova i killer riservarono anche il colpo di grazia, sparandogli a bruciapelo alla nuca. La sua fedele guardia del corpo, Lenin Mancuso, morì dopo alcune ore di agonia in ospedale”  Pio La Torre, segretario regionale del PCI, fu ucciso il 30 Aprile del 1982.  Questa la cronaca dell’assassinio:  “ Alle 9:20 del 30 aprile 1982, con una Fiat 131 guidata da Rosario Di Salvo, Pio La Torre stava raggiungendo la sede del partito. Quando la macchina si trovò in una strada stretta, una moto di grossa cilindrata obbligò Di Salvo, che guidava, ad uno stop, immediatamente seguito da raffiche di proiettili.] Da un'auto scesero altri killer a completare il duplice omicidio. Pio La Torre morì all'istante mentre Di Salvo ebbe il tempo per estrarre una pistola e sparare alcuni colpi, prima di soccombere.” 
Senato della Repubblica — 567 — Camera dei Deputati  LEGISLATURA VI —  DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI  -  DOCUMENTI  RELAZIONE DI MINORANZA  Dei deputati LA TORRE, BENEDETTI, MALAGUGINI  e dei senatori ADAMOLI, CHIAROMONTE, LUGNANO, MAFFIOLETTI nonché del  Deputato TERRANOVA  La Commissione parlamentare antimafia non può rifiutarsi — come fa la relazione di maggioranza — di trarre conclusioni politiche dalla drammatica vicenda della strage di Portella della Ginestra e dalla morte di Giuliano. È fuori dubbio che Giuliano, sparando a Portella della Ginestra il 1° maggio 1947, intendeva compiere una strage in occasione della Festa del lavoro in una zona nevralgica della provincia di Palermo dove la CGIL e i partiti di sinistra si erano notevolmente sviluppati.  Tale strage si colloca in un momento decisivo della vita politica siciliana: all'indomani delle elezioni della 1“ Assemblea regionale siciliana che aveva visto i partiti di sinistra, uniti nel Blocco del popolo, conquistare la maggioranza relativa dei voti e quindi il diritto ad assolvere ad un ruolo decisivo nel governo regionale, e mentre c’è la crisi dello schieramento antifascista sul piano nazionale e internazionale, e a Roma si apre la crisi di governo con l’obiettivo di escludere il PCI e il PSI dal governo per bloccare le riforme delle strutture economiche e sociali del Paese.  Risulta evidente che ad armare la mano di Giuliano furono forze collegato al blocco agrario siciliano (e anche a centrali straniere) che intendevano sviluppare un aperto ricatto verso la DC per indurla a rompere con i partiti di «sinistra in Sicilia contribuendo cosi ad accelerare anche la rottura sul piano nazionale.  D’altro canto, la banda Giuliano diede un seguito alla sua azione terroristica, e dopo la strage di Portella, nelle settimane successive, si ebbero attacchi alle sedi del PCI e del PSI e delle Camere del lavoro in numerosi comuni del palermitano (S. Giuseppe Iato, Partinico, Monreale, S. Cipirello, eccetera) nel corso dei quali furono assassinati e feriti numerosi lavoratori.  Più in generale, nella gran parte della provincia di Palermo si creò un clima di terrore che rendeva impossibile l’esercizio delle libertà democratiche da parte dei partiti di sinistra e della CGIL. Tale clima di terrore venne alimentato sino alle elezioni politiche del 18 aprile 1948 che segnarono una profonda modifica dei rapporti di forza fra partiti in tutti i comuni di influenza della banda Giuliano.  Prendiamo ad esempio i dati elettorali di Montelepre. Il 20 aprile 1947 (elezioni regionali), il MSI democratico repubblicano, la lista di Varvaro, prese 1.951 voti, la DC 719 voti, il Partito monarchico 114, il Blocco del popolo 70. Nel 1948 la DC passa da 719 a 1.593, i monarchici da 114 a 1.034, il Fronte democratico popolare, in cui è candidato Varvaro, prende soltanto 27 voti. Occorre vedere, poi, le preferenze personali di Mattarella e degli altri che non erano della zona di Partinico ed esaminare come si impedì (ci sono i documenti in possesso dell’Antimafia) (2) al Fronte democratico popolare di tenere una qualunque forma di propaganda elettorale in tutta la zona. A trarre benefici dall’«intervento» elettorale della banda Giuliano, furono il PNM da un lato e la DC dall’altro. Ciò spiega la difficoltà in cui poi si trovò il Governo nel dare conto al Parlamento e al Paese della morte di Giuliano.  Si verificò, in questa circostanza, un fatto enorme. Il Governo si servì della mafia per eliminare il bandito. Giuliano doveva essere preso morto perché non potesse parlare. Si creò, così, la messinscena della sparatoria nel cortile De Maria a Castelvetrano. Il Ministro dell’interno dell'epoca emanò un bollettino con cui si accreditava la falsa versione della morte di Giuliano e si promuovevano sul campo tutti i protagonisti dell'impresa. Il colonnello dei Carabinieri Ugo Luca venne promosso generale. Il prefetto Vicari fu promosso prefetto di prima classe e da lì spiccò il volo sino a diventare Capo della polizia. Ma bisognava anche impedire che la Magistratura aprisse una qualche inchiesta sui fatti e allora si pensò di «tacitare» il Procuratore generale di Palermo, Pili, che era alla vigilia di andare in pensione.  Il Presidente della Regione (che era allora l'onorevole Franco Restivo!) si incaricò di offrire a Pili un importante incarico: al momento di entrare in quiescenza lo nominò consulente giuridico della Regione siciliana. E così il cerchio si chiuse.  (2) Vedi la deposizione resa l’8 gennaio 1971 dall’onorevole Varvaro al Comitato ristretto della Commissione antimafia presieduto dall’onorevole Bemandinetti (pubblicata come allegato 23, alle pagine 741 e seguenti del Doc. XXIII, n. 2 sexies, Camera dei deputati, l Legislatura).  Tutti gli organi dello Stato furono in verità coinvolti in una operazione che. doveva servire ad impedire che si accertasse la verità sulle collusioni fra alcuni uomini politici e la banda Giuliano. Ma per raggiungere questo risultato si fece ricorso alle cosche mafìose che ne uscirono rafforzate e accresciute nel loro peso politico. Tale peso politico la mafia lo utilizza nel contrastare le lotte contadine per ila riforma agraria e 11 rinnovamento sociale della Sicilia.  (1) Di particolare interesse, a questo proposito, appare quanto si legge a pagina 74 della «Relazione sull'indagine riguardante casi di singoli mafiosi» pubblicata nella scorsa Legislatura (Documento XXIII, n. 2quater, Camera dei deputati,,V Legislatura): «Il dottor Navarra, che era rimasto estraneo al fascismo, si schiera, secondo l’orientamento comune dei maggiorenti mafiosi dell’epoca, con il Movimento di indipendenza siciliana sin dal suo nascere. Il movimento era, come è noto, appoggiato da tutta la mafia isolana e così il Navarra ne approfittò per consolidare i vincoli di amicizia e ”rispetto" con gli altri capimafia dell’entroterra (Calogero Vizzini, Genco Russo, Vanni Sacco ed altri), incrementando, conseguentemente, il suo già alto potenziale mafioso e venendo tacitamente riconosciuto, per “intelligenza” e per essere uno dea più vicini alla capitale dell’Isola, quale influente esponente di tutta la mafia siciliana, ottenendo così non solo la stima ma anche la "deferenza” degli altri mafiosi di grosso calibro.  «Venuto meno il Movimento, il Navarra ed altri si orienteranno poi verso il PLI, partito al quale avevano dato le loro preferenze anche taluni grossi proprietari terrieri della zona.  «Solo allorquando, dopo il 1948, la DC apparve come ài partito più forte, si assistette — sempre a titolo speculativo ed opportunistico — al passaggio in massa nelle file della DC di grandi mafiosi, con tutto il loro imponente apparato di forza elettorale.  «Anche il Navarra non fu da meno degli altri capimafia e in Corleone e comuni viciniori (Marineo, Godrano, Bisacquino, Villafrati e Prizzi) attivò campagne elettorali e sensibilizzò le amicizie mafiose, onde dirigere ed orientare votazioni su personaggi ai quali, in seguito, si riprometteva di chiedere favori, così come ormai era nel suo costume mentale».
Franco Astengo
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pillsofmovies · 7 years
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I delitti del BarLume - Un due tre stella!
I delitti del BarLume – Un due tre stella!
Dopo Aria di mare e La loggia del cinghiale, I delitti del Barlume avevano bisogno di qualche novità. E così eccovi accontentati in Un due tre stella!, dove il nuovo, tuttavia, non è rappresentato dal giallo che ci viene raccontato. A portare risate e freschezza sono infatti Corrado Guzzanti, spassoso assicuratore dal marcato accento veneto e Salvatore Fresi, figlio della vittima di questo primo…
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italianaradio · 6 years
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Castelvetrano, scoperta loggia segreta: 27 arresti
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/castelvetrano-scoperta-loggia-segreta-27-arresti/
Castelvetrano, scoperta loggia segreta: 27 arresti
Castelvetrano, scoperta loggia segreta: 27 arresti
Massoni, politici e professionisti. Sono i componenti di una superloggia segreta scoperta a Castelvetrano, nel cuore del potere mafioso in mano al latitante Matteo Messina Denaro. Un gruppo di potere capace di orientare le scelte del Comune, ma anche nomine e finanziamenti a livello regionale. E in grado di ottenere persino notizie riservate sulle indagini in corso della magistratura.
Questa notte, 27 persone sono state arrestate dai carabinieri del nucleo Investigativo di Trapani, altre dieci sono indagate a piede libero: a capo del gruppo ci sarebbe stato l’ex deputato regionale di Forza Italia Giovanni Lo Sciuto; dell’associazione segreta avrebbe fatto parte anche il sindaco di Castelvetrano Luciano Perricone e l’ex sindaco Felice Errante, entrambi finiti ai domiciliari. Stessa misura cautelare per l’ex deputato di Forza Italia Francesco Cascio, accusato di aver favorito il gruppo di Lo Sciuto: avrebbe rivelato l’esistenza delle intercettazioni di Trapani dopo averlo saputo – questa l’accusa – dall’allora segretario del ministro dell’Interno Angelino Alfano, Giovannantonio Macchiarola, che è indagato per rivelazione di notizie riservate, sarà interrogato domani.
Tutte le 27 persone finite in manette sono accusate, a vario titolo, di corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio ed associazione a delinquere secreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione.
In carcere sono finiti invece tre poliziotti, Salvatore Passannante, Salvatore Virgilio e Salvatore Giacobbe. Un avviso di garanzia è stato notificato all’ex rettore di Palermo Roberto Lagalla, oggi assessore regionale all’Istruzione: secondo la ricostruzione della procura di Trapani avrebbe avuto un ruolo nella concessione di una borsa di studio alla figlia di uno dei professionisti arrestati. E adesso è indagato per abuso d’ufficio.
Le indagini, avviate nel 2015, ruotano attorno alla figura di Giovanni Lo Sciuto: a suo carico sono emersi gravi indizi di colpevolezza per reati contro la pubblica amministrazione, commessi con l’obiettivo di ampliare la propria base elettorale e potere politico. A tal fine Lo Sciuto avrebbe creato un sodalizio con Rosario Orlando, già responsabile del Centro Medico Legale dell’ Inps e poi collaboratore esterno dello stesso ente quale “medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni invalidità civili”.
Massoni, politici e professionisti. Sono i componenti di una superloggia segreta scoperta a Castelvetrano, nel cuore del potere mafioso in mano al latitante Matteo Messina Denaro. Un gruppo di potere capace di orientare le scelte del Comune, ma anche nomine e finanziamenti a livello regionale. E in …
Luisa Ginetti
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