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#Senza scontrino non si esce
libero-de-mente · 8 months
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La Cassiera
Nel supermercato vicino a casa mia, da qualche giorno, è arrivata una nuova ragazza. Credo appena assunta vista la giovane età.
Vedendola è la versione femminile di mio figlio n. 1, stesso colore di capelli (solo che i suoi sono mossi), occhiali da vista su occhi chiari e carnagione bianca. Classica di chi è rossiccio di capelli.
Questa mattina mi sono fermato per un acquisto al volo e quando sono giunto alla cassa eravamo solo io e lei. Nessun altro in fila.
Noto che mi fissa. Cerco di interpretare quello sguardo e riesco a sistemarlo in una scala di valori delle emozioni che va da serenità ad angoscia. La posizione su questa scala è: ansia.
Tra me e me penso: "Ma si, non è abituata. È nuova suvvia. Avrà paura di sbagliare nel battere lo scontrino, poverina, magari si è già dimenticata l'uso corretto del POS o il comando per aprire la cassa".
Passati i miei acquisti sopra il lettore dei codici a barre mi dice il totale.
- Pago con il Bancomat, grazie - le dico.
Sospira con sollievo - Meno male - le esce in maniera impercettibile dalle labbra.
La guardo fissa.
Mi guarda fisso.
- Discalculica? - le mormoro così senza averci pensato e di pancia.
- Sì - risponde con un sorriso grande come una casa.
- Lo sono anche io, benedette le carte per pagare.
- Non me lo dica - risponde quasi come se fosse un sottile miagolio.
Mi si apre il cuore, e darle del tu mi viene spontaneo, potrebbe benissimo essere coetanea di mio figlio.
- Ma t'immagini - le dico a bassa voce - cosa sarebbe successo se tu mi avessi detto quattordici euro e trentacinque centesimi? E io non avessi un bancomat?
- Uh, cosa?
- Panico. Avrei tirato fuori la banconota più alta per non calcolare le monete.
- Mi avrebbe dato venti euro allora?
- Ma anche cinquanta!
- Cinquanta?! Addirittura?
- Si per sicurezza.
- Urca.
- Poi tu avresti cominciato con "Non ha trentacinque centesimi che le do trentasei euro?". Sarei diventato rosso. A quel punto vedendomi così mi avresti detto "Se vuole mi dia un euro e trentacinque centesimi, così io le do trentacinque euro". Sarei diventato viola. Capisci il dramma che abbiamo vissuto prima dell'avvento dei pagamenti digitali?
- ...
- Tutto bene?
- Ehm, si... si. Credo.
- Credi?
- Si, credo di essermi persa.
- Dove?
- Ai trentacinque centesimi per darle trentasei euro.
- Ah, dici che ho sbagliato?
- Aspetti un attimo - mi risponde mentre maneggia con una calcolatrice - no, tutto giusto.
Prendo il sacchetto con la spesa, i raggi del sole che entrano dalla grande vetrata dietro di lei le creano un'aurea surreale di riflesso su capelli. Stessi riflessi e colori di mio figlio, quello che chiamo "Generoso Cuore Solitario". Mi sciolgo. Sono così adorabili coloro che hanno delle DSA e un cuore generoso. Credo che lo abbia anche lei. Un cuore senza centesimi e a prezzo arrotondato.
- Buona giornata - mi dice.
- A te e ricorda... hasta la discalculia siempre.
Ride, si porta la mano sulla bocca come per una cortesia mentre le parte una risata che strozza sul nascere.
Da oggi ho la mia cassiera preferita.
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accidya · 2 years
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Ho un'azienda in regola in tutto e per tutto e mi brucia il culo se saputelli figli di papà si sentono fighi a mostrare la moneta digitale su tutto e per tutto. Le commissioni caro,sono standard (per me) perché visto che vendo merce a partire da un euro fino ad oltre diecimila euro in percentuale mi avrebbero fottuto molto di più. Non esce una vite dal mio negozio senza scontrino ed il riferimento al rotolino era inteso per quello del pos,il fitto lo stesso. Per quanto riguarda l'Iva era un chiaro segnale che come mio socio di maggioranza c'è lo stato e come vice le banche,poi ci sono i miei dipendenti che sono gli stessi da 8 anni quando ho avviato la mia attività ed infine arriva il mio turno.
ti meriti uno yugi muto
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mynameis-gloria · 5 years
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Ma che davvero?
Mi sveglio, dopo colazione, controllo il computer per vedere se carica, ieri ha smesso di funzionare nonostante io la settimana scorsa l'abbia portato a far vedere per questo problema (storia in cui il tizio mi assicura che no, non è il cavo del caricatore come penso sia, dopo avergli chiesto se lo avesse provato ma è la batteria da cambiare)
Soldi che se ne vanno, spesa fatta, il pc ora va. Fino a ieri. Stessa situazione.
Collego il caricatore..1, 2, 3... Riprovo ancora, niente. Inizio a innervosirmi, inizio a pensare al tizio del negozio
Mi preparo, dovrei andare a fare la spesa ma prima devo andare a risolvere questo problema. Scontrino, chiavi, borse, pc, tessera del pullman
Arrivo alla fermata, il pullman è già lì. Salgo, oggi è affollato e ci sono rallentamenti per il traffico. -Bene- penso, dopo finalmente quasi 40 minuti arrivo. Passo deciso, discorsi che si creano nella testa. Ecco il posto. Di nuovo il tizio, di nuovo soliti modi da insolente
Gli spiego cosa non va, spiego la mia ipotesi con calma senza accusare nessuno, lui controlla, poi prende il computer lo avvicina al mio orecchio e chiede se sento un rumore, rispondo di no, mi dice di ascoltare bene e poi se ne esce con un altro problema da risolvere. Casualmente! Mi sento presa in giro
Lo guardo, gli dico che è passata solo una settimana e che me lo hanno messo a posto loro, se ci fosse stato qualcos'altro si sarebbero accorti no?! Il computer va perfettamente. Chiedo per l'ennesima volta del caricabatterie. Mi dice che potrebbe essere
Mi sento ulteriormente presa in giro
Prende il pc, lo collega al suo: funziona
Finalmente prende il mio lo collega e: non va! Wow Gloria sei un genio!
Inizio ad irritarmi seriamente e a sentirmi vittima di una candid camera quando dice che c'è da comprare il caricatore. Nonostante una settimana prima avesse detto che funzionava. Rigira la storia, e si giustifica sul fatto che comunque la batteria doveva esser cambiata, sento i nervi farsi strada, e mi sento comunque impotente; dopo il botta e risposta durato 5 minuti lo guardo e lancio uno sguardo che fa intendere quanto sia veramente amareggiata. Niente scuse, niente sconto, nulla. Compro il caricatore (non potendo fare altrimenti dato che mi serviva subito) e me ne vado.
Non ci tornerò più.
Sono nervosa e arrabbiata, cerco di non pensarci troppo mi dirigo al supermercato e poi riprendo il bus. Di nuovo pieno, i sedili tutti occupati, con le borse tra i piedi per non far sì che caschi qualcosa e la giacca in mano resto tutto il tempo contro la sbarra del corrimano. Sballottolata di qua e di là tra la gente, le curve e tutto il resto, il viaggio della Speranza finisce. Arrivo all'entrata del mio palazzo. 5 piani mi attendono, al terzo una borsa cede e mi faccio male il polso. Perfetto! Parolacce e imprecazioni mi accompagnano fino al quinto
Sono le 13.45 passate, la fame è poca e non ho voglia di preparare data l'ora. Faccio una frittata, rompo le uova e nel mentre, non so come mi sporco i pantaloni. Mangio e poi verso le 15.00 riesco di casa; Altro bus, stavolta tranquillo, arrivo in centro e tutto fila liscio. Sospiro di sollievo!
Giunte le sei mi avvio verso casa e nel mentre noto che si è alzato un vento fortissimo. L'aria è gelida
Prendo subito il n°13, musica nelle orecchie e la mente per un attimo altrove
Finalmente arrivo a casa, il polso fa ancora un po' male, mi lavo, mi metto qualcosa di comodo e poi preparo la cena insieme alla mia coinquilina
Per un attimo mi scordo anche delle cose negative di questa giornata, e mi dico che alla fine era anche un po' il nervosismo e l'episodio del mattino, a farmi vedere ogni cosa storta.
Dopo cena mi metto sul divano e quando prendo le cuffie ecco cosa trovo (allego foto) Si è tutto vero!
Credo che per oggi di inconvenienti ce ne siano stati abbastanza e che mettersi a letto sia la soluzione migliore!
_mynameis-gloria
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overthedoors · 7 years
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Le nostre difficoltà ci parlano di noi: intervista a Flavia Todisco
Le nostre difficoltà ci parlano di noi: intervista a Flavia Todisco
Flavia Todisco è l’autrice di “Senza scontrino non si esce” e di “Come gli scontrini d’autunno”, due raccolte di racconti, la prima edita nel 2015 da Robin Edizioni, e la seconda edita da Bookmark Literary Agency nel 2016 in versione ebook. Si tratta in ambedue i casi di piccole storie, alcune esilaranti e ironiche, altre nostalgiche e malinconiche, che trovano però nella metamorfosi dei…
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yoursweetberry · 2 years
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Gioia mia sei sveglia ♡
maro io già mi sono fatta un’intossicata con mio padre, pure le cose semplici da “raggiungere” devono diventare un’impresa!
Ieri avevo detto “quando vai ad accompagnare mamma a scuola per piacere passa da Piccolo che ha messo la nutella da un kg in offerta con le merendine così mi prendo le tazze della nutella che danno in regalo se invii lo scontrino sul sito ecc” Gli ho pure ritagliato la fotografia dal volantino per non sbagliarsi, di quale nutella prendere e quale pacco di merendine (perchè non vanno bene tutte e avevo scelto kinder colazione più)
Ovviamente lui prende e si presenta con le kinder colazione più integrali (che da regolamento non sono segnalate e quindi non vanno bene dovevano essere le classiche) e lui se ne esce dicendo che esisteva solo un pacco che si chiamava KINDER COLAZIONE (senza più) che non esiste sulla faccia della terra e l’unico che teneva scritto PIÙ erano queste integrali! Hai idea tu??
Mo oggi devo vedere se mi faccio cambiare tutto perchè non posso prendere solo le merendine, deve stare tutto nello stesso scontrino (altrimenti le avrei prese tranquillamente in più non faceva niente, ma che me ne faccio di un altro kg di nutella?)
Mamma mi te lo giuro! lui insisteva pure su quel fatto di Kinder colazione senza il più ed è convintooooo e poi mi rispondeva pure altri cazzi che non c’entravano 🤦🏻‍♀️ te lo giuro, non è per la cosa in se che è una cazzata però proprio per il fatto che pure una cosa così semplice non deve essere portata a termine nonostante avessi pure fatto in modo di non sbagliare (dandogli la foto ritagliata) e mo ovviamente devo tornarci io (non so quando) perchè se rimando lui fa qualche altro casino.. che pall!
Stamattina già non avevo voglia di campare in generale..
10:35
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ross-nekochan · 7 years
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東京 ー 二ヶ月
Sono già 2 mesi che sono in Giappone. Come sospettavo, anche qui il tempo passa in fretta. Volevo fare un piccolo aggiornamento sulla situazione e parlare di un’idea che mi era venuta in mente. 
Innanzitutto, più o meno credo di essermi abituata già a questa nuova vita. Ancora però vedo con sguardo “esterno” certi comportamenti giapponesi: come salgono sui treni, i microonde nei supermercati e nei konbini per riscaldare il cibo pronto, come si incolonnano alle stazioni, quanti slalom fanno con le biciclette e quante bestemmie mentali si acchiappano ogni volta che stanno per investire qualcuno perché non sanno usare un cazzo di campanello che hanno a 3cm dalle mani... Cose così.
La spesa qui è un dramma. Verdura e frutta veramente costano normalmente un casino. Roba che un broccoletto o un cavolfiore sta anche 2€. Però fortunatamente a ciclo un determinato frutto o verdura cala di prezzo e io divento la casalinga impazzita che afferra tutto appena ha un prezzo scontato. Con la cucina dunque all’inizio arrangiavo molto: spesso insalata con pollo o tofu. Poi piano piano ho cominciato a cucinare meglio e più sostanzioso. Ancora non sono in grado di cucinare un piatto giapponese che non sia troppo grasso e che rispetti i miei canoni (perché una zuppa con LO ZUCCHERO non si può sentire -serve per dolcificare la salsa di soia ndr-). Però pure per quello, una cosa alla volta. Sto cercando di seguire una dieta tanto sana quanto quella che avevo in Italia e bene o male ci sto riuscendo, quindi su questo versante tutto ok.
Sul versante allenamento: sono passata all’homeworkout. Che più che home è “tiny room” workout. Ma riesco a fare il minimo e questo è l’importante. Ho cercato tantissime palestre, ma qua i miei ancora non mi hanno mandato i primi soldi... quindi figuriamoci con quale spirito io voglia pagare mensilmente una palestra. Meglio di no. Poi è così comodo allenarsi nel proprio tugurio... e solo per 30 min al giorno...
Versante vita sociale: ni. Qualche conoscente/amica me la sono fatta. In particolare una scoppiata italo-americana che vive la vita da sbandata, amante dell’alcol, della discoteca, delle ore piccole, la stanza a soqquadro... bella roba ma io questo tipo di vita non la sopporto per più di un giorno. Poi perché sono abbastanza impaurita di ingrassare e perdere quel poco di risultati avuti col pt l’anno scorso (forse esagero, forse no... insomma io seguo la dieta e non mi concedo molti pasti fuori come in Italia) quindi spesso le dico di no a pomeriggi e sere fuori. Non si capisce se i miei “no” siano il motivo ma spesso esce con altre ragazze senza nemmeno invitarmi, mentre in altre occasioni mi spinge ad uscire con loro/lei. Quindi diciamo che le mie uscite dipendono da lei e se lei non mi invita, rimango chiusa nella mia cuccia come nell’ultimo fine settimana, in cui mi sono sentita davvero abbandonata e triste. Tuttavia, sto cominciando a legare anche con delle Thailandesi con cui sono andata a fare una mangiata di yakiniku pochi giorni fa e poi siamo andate a visitare un parco bellissimo a Shinjuku. Quindi conto di migliorare, anche se con lentezza pure in questo aspetto.
Ultima notizia random: nello scorso weekend di depressione e solitudine, ho comprato un biglietto per un concerto a cui andrò da sola. Biglietto comprato per puro culo, notando la pubblicità del tour su uno scontrino datato un mese prima, per poi scoprire che mancava un giorno per la chiusura della vendita dei biglietti. Culo? Destino? Vabbè, alla fine l’ho comprato e fotte una minchia insomma.
Per l’idea di cui parlavo all’inizio: dato che sono morta per parecchio tempo, ripercorrerò i giorni trascorsi a Kyoto, postando le foto dei posti che ho visitato (che sono tanti e meravigliosi). Non penso riuscirò ad essere costante, ma spero di recuperare presto.
Detto questo, buonanotte, perché da questo spicchio di mondo sono già le 23:00.
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lamomodicecose · 4 years
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Questione di Scontrino
Buona sera a tutti e buon giovedì,
spero almeno che sia passato che così posso dire una sola cosa verso sera...
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Sorseggiando un po’ di birra ho pensato proprio adesso che a parte stendere i panni e preparare pranzo e la torta salata per stasera, non ho fatto niente.
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Forse dovrei alzarmi alle 6 come facevo all’università, mi metto a studiare e poi più tardi andare con la mia amica a fare le passeggiate. Vorrei tanto studiare al pomeriggio, ma mi rendo proprio conto che non ci riesco a parte quando proprio mi parte l’ispirazione. E se seguo l’ispirazione per le cazzate però è la fine.
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Comunque vi voglio fare ridere e quindi vi racconto di oggi: sono passati i congiunti genitori
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e mi hanno chiesto aiuto
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La mamma congiunta ha rotto il telefono sul retro. Crepato completamente.
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E alla fine mi hanno chiesto di accompagnarli al Mediaworld per poter sostituire il cellulare (alla fine era una scusa per vedermi ma non diciamolo troppo ad alta voce sennò ci sentono...).
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Così arriviamo al Mediaworld e ci chiedono di provare la temperatura. Altra cosa davvero strana, già non bastano le transenne e le distanze e le mascherine, figurati anche la prova della temperatura corporea.
Ma d’altronde non possiamo sorvolare sul nostro senso civico, giusto?
Così ci avviciniamo e facciamo la fatidica prova.
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Troppo alta sia per me che per mia madre congiunta. Non possiamo entrare.
Anche perchè c’è un limite della tolleranza, altrimenti non ti fanno passare.
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Ma mio padre sì, ringraziamo che era fresco e con temperatura bassa.
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Lasciamo entrare mio padre congiunto nel negozio e attendiamo comodamente sui divanetti con le dovute distanze, anche se siamo congiunti imparentati.
La cosa buffa è che l’addetto ai controlli delle temperature è il papà di un bimbo che avevo a scuola fino a l’anno scorso... e mi ha riconosciuta nonostante la mascherina!
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Così alla fine abbiamo fatto due chiacchiere, almeno il tempo passava più velocemente ed è bello sapere che un genitore ti riconosce nonostante tu abbia una mascherina...
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Dopo 15 minuti il padre congiunto esce e ci comunica la fantastica notizia...
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“Lo Scontrino con la garanzia non era del tuo telefono, ma del mio tablet. Dobbiamo tornare domani.”
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Già, mio padre congiunto si è sbagliato e ha preso lo scontrino con tanto di garanzia del suo tablet che è a casa bello che tranquillo e non ha nulla.
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“ E se lo facciamo riparare direttamente senza garanzia?!”chiede madre congiunta.
Padre congiunto comunica anche il prezzo dell’eventuale opzione proposta da madre, ma meglio sorvolare...
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Insomma alla fine sembrava un’avventura avvincente e vincente, avremmo portato a casa il bottino di un telefono riparato senza spese e invece nulla. Solo una prova temperatura, dato che per  la prova costume quest’anno sarà un’ardua impresa.
Ma intanto ho accomulato punti esperienza, perchè ho scoperto che in alcuni negozi testano pure la temperatura, e questo mi aiuta a comprendere quanto sarà difficile sempre di più doversi muovere in giro per negozi.
Nulla è da dare per scontato, anzi. Nemmeno gli acquisti online che sto pensando di fare perchè prima che io possa entrare in un negozio normalmente ci vorrà un po’ di tempo.
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Ma sono fiduciosa.
Come ho fiducia anche in mio padre congiunto per domani quando riporteremo lo scontrino esatto.
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E voi che errori avete fatto oggi?
Avete fatto la prova temperatura o prova costume?
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yomersapiens · 7 years
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Caso umano n.45
Federifco, di anni 39, figlio unico. Non voluto dal padre che decide di dargli un nome sbagliato per rendergli più complicata la vita. Non conoscerà mai la madre, non perché lei sia morta, più che altro perché tra una cosa e l'altra non c'è mai stata l'occasione. Impiegato come cassiere presso supermercato locale, catena discount. Unica gioia del suo lavoro è fare scontrini fiscali dal risultato numericamente interessante. 6,66€ lo rende felice. 3,14€ anche. Le cifre tonde perfette ancora di più. 100€ netti dopo numerosi prodotti, seguono complimenti, "Congratulazioni signora il suo scontrino ha davvero un numero bellissimo". Spesso non viene compreso. Conserva gli scontrini più interessanti in un diario che non ha mai mostrato ad anima viva. Dorme in diagonale sul letto a castello. Creatore di mondi, ha una relazione a distanza con una persona con cui non si sente. Unico accordo tra i due è non smettere mai di pensarsi. Essendo una persona tenace, egli riesce davvero a non smettere di pensare a lei con il risultato di averla ricreata nella sua realtà, vederla per davvero, parlarci per davvero. Questo secondo la sua opinione/visione. Spesso viene trovato a parlare da solo per strada, al bar ordina sempre due caffè, occupa due sedie, ma una sedia resta vuota e un caffè resta a raffreddarsi sul tavolino. I più dubitano dell'esistenza di questa ragazza ma lui pare felice quindi lo lasciano in pace. Odia le soluzioni semplici e i ristoranti o i negozi che come nome adottano il numero civico dove si trovano. Pizzeria angolo 22. Parrucchiere punto 84. Abiti civico 10. La mancanza di fantasia lo infastidisce. Si presenta spesso nei suddetti locali con proposte di nomi alternativi che vengono regolarmente ignorate. Una volta viene allontanato con la forza mentre urla "E allora non mettiamoci il cuore nelle cose! Chiamiamo tutto con nomi di merda! Se ti nasce un figlio il 27 gennaio perché non lo chiami 27 gennaio?!". Nonostante sia di aspetto gradevole, egli non crede nell'esteriorità del suo corpo. Sempre trasandato, veste male, si lava poco, dopo numerosi mesi decise un giorno di farsi la barba. Recatosi in bagno, non trovò la propria immagine riflessa nello specchio. Riusciva però a distinguere senza problemi i prodotti contenuti nello scaffale dietro di lui. Unica conferma della sua reale esistenza è la sveglia che ogni giorno suona alle 7:13 ricordandogli di essere vivo. Esce molto ma viene notato poco. Crede di essere un vampiro al contrario ma inconsapevole di esserlo. Questo comporta aver paura sia del giorno che della notte senza essere in grado di poter capire quale delle due gli sia realmente dannosa perché è un rischio che non vuole correre. L'ultima volta in cui è andato a votare, per fare uno scherzo, ha scritto il proprio nome. Inspiegabilmente, per quelle elezioni la sua fu l'unica scheda valida e divenne sindaco per 4 anni. Con modesti risultati. Entra in terapia in data 16 luglio 2010, richiedendo esplicitamente di non venire rilasciato mai ma di avere la possibilità una volta l'anno di ricevere la sua ragazza. Prepara sempre accuratamente una brandina in camera per il giorno previsto per la visita. Ad ora, nessuno è mai venuto a trovarlo. Nemmeno la sua presunta ragazza. Ma ha molta fantasia ed è felice lo stesso. Chi sono io per rovinare tutto.
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ilsaggiatorepg · 7 years
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DUE RECENSIONI DI “QUALCOSA C’INVENTEREMO”
-a cura della prof. Di Fabio e della classe II B -
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Recensione Positiva:
Questo  romanzo  racconta  la storia   di   due   ragazzi   rima-sti  orfani,  Mirko  e  Tommaso:  Mirko  il  tipico  ragazzo  forte,  anche  se  dolce  e  tenero,  che  farebbe  di  tutto  per  il  fratel-lo  pur  di  non  fargli  mancare  niente, sebbene dimostri le sue debolezze.  Tommaso  il  tipico  bambino  innocente,  che  vede  del  buono  in  tutti  e  che  non  si  rende  conto  realmente  di  quanto  sia  complicata  la  loro  vita e di quanto sia difficile il mondo. La loro vita dipende da zio Eugenio, una figura poco presente, che si ritrova dal nulla a farsi carico di due giovani vite ancora inesperte e difficili da domare. Mirko viene a trovarsi in situazio-ni  scomode,  probabilmente  dettate  dall’età  e  dall’istinto,  che lo porteranno a scelte sbagliate, ma d’altronde la vita è così: le decisioni sbagliate accrescono la tua esperienza, e l’esperienza ti porta a fare le scelte giuste. Infatti Mirko e Tommaso affronteranno molti ostacoli e difficoltà che,diversamente dagli altri ragazzi, li hanno resi responsabili e capaci di affrontare la vita. Giorgio Scianna è l’autore del libro: lo ha pubblicato per la prima volta nel 2014 e fa par-te della collana I Coralli; è nato a Pavia nel 1964 e lavora a Milano. Con questo romanzo Scianna vuole farci capire che talvolta anche i ragazzi o i bambini possono compor-tarsi da adulti; infatti Mirko si è trovato in un battibaleno a dover fare sia da madre che da padre a Tommaso. Però anche se vuole o deve sembrare responsabile o se assume la figura di genitore, non manca mai di dimostrare che è un  ragazzo  e  come  tale  anche  lui  ha  delle  mancanze:  in-fatti si fa allettare dal viaggio a Madrid senza pensare alle conseguenze. Mirko, nonostante sia bravo a scuola, nello sport  o  a  presentare  allo  zio  lo  scontrino  di  ciò  che  com-pra,  ancora  non  è  pronto  a  ricoprire  il  ruolo  di  genitore.  Scianna  ci  vuol  far  capire  che  prima  di  diventare  adulti  bisognerebbe  imparare  ad  essere  ragazzi,  non  dobbiamo  crescere  subito  o  maturare  velocemente,  ma  anzi,  dob-biamo cercare di vivere al meglio tutte le fasi della nostra crescita. Inoltre l’autore ci insegna che non bisogna repri-mere i sogni o i desideri dei figli, come invece fa zio Euge-nio con Mirko: il ragazzo si trova sempre un muro davanti ogni  volta  che  prova  ad  esternare  un  desiderio.  Questo testimonia  anche  la  sua  voglia  di  scappare  da  Milano  e  di ribellarsi al mondo degli adulti: invece di rinunciare al viaggio, si fa prestare dei soldi da un delinquente. Il titolo del  libro  si  riferisce  al  fatto  che  i  due  ragazzi  sono  presi  alla sprovvista dalla morte dei genitori e per questo, sono costretti a “inventarsi” qualcosa per sopravvivere, nono-stante la presenza degli zii. Inoltre Tommaso, il più picco-lo, è la dimostrazione che, malgrado i mille sforzi degli zii di  non  fargli  mancare  nulla,  ciò  che  veramente  è  assente  è l’affetto e l’amore. Questo è un romanzo da leggere tut-to d’un fiato, capace di farti scendere qualche lacrima e in grado di farti capire che nella vita quello che conta non è rimpiazzare le mancanze, ma vivere noi stessi pienamen-te, senza pensare di dover apparire comegli altri vorrebbero. Bisogna ricordarsi che la vita va avan-ti con dei ritmi ben precisi e noi non dovremmo cercare di velocizzarli,  se  non  quando  ci  sentiamo  pronti.  Un  altro  centro per il nostro autore!
Marina Biselli,Costanza Mezzasoma II B
Recensione negativa:
Questo  libro  è  una  lettura  facile, scorrevole, linguaggio adolescenziale,  210  pagine  di  focalizzazione esterna.    Non    che  abbia  qualcosa  contro  la  focalizzazione     esterna,     ma     non sono riuscita a entrare nel mondo di Scianna. È lo spezzo-ne di un flm, un documentario, comincia da un punto e lo spet-tatoredeve capire quello che è successo dalle immagini che ven-gono  dopo,  senza  fashback  o  spiegazioni,  e  senza  essere  nella  testa  dei  personaggi;  finisce  allo  stesso  modo,  la-sciandoti  a  pensare  che  avresti  potuto  passare  un’  oret-ta  migliore.  La  storia  è  incentrata  su  due  fratelli  orfani,  Mirko di 17 anni, Tommaso di 11, affidati allo zio Euge-nio, fratello della madre, ma non c’è un protagonista vero e  proprio.  Parla  di  una  parte  della  loro  vita,  non  troppo  distante ma nemmeno troppo recente rispetto alla morte dei genitori. La cosa che non ho accettato è la staticità dei personaggi:  non  è  un  percorso  formativo,  Tommaso  non  esce  da  quella  dimensione  di  dolore  di  un  bambino  di  11  anni, Mirko non cerca di avvicinarsi alla prospettiva del-lo  zio.  Scianna  ha  pubblicato  nel  2017  un  altro  libro,  “la  regola dei pesci”, con il quale ha ottenuto il Premio Inter-nazionale di Letteratura Città di Como. Io ho letto anche questo, e posso affermare con certezza che è migliore dal punto di vista della trama: mentre Mirko e Tommaso con-ducono una vita quotidiana, ripetitiva, la storia di “la re-gola dei pesci” è accattivante, nonostante l’ormai familia-re stile di scrittura di Scianna. In tutto questo, il problema è che ho avuto difficoltà a leggerlo: malgrado la semplicità del  linguaggio,  mi  sono  dovuta  costringere  a  proseguire,  perché,  semplicemente,  non  avevo  quell’impulso  da  let-tore “Non smetto finché non finisco” che spesso mi cattu-ra, per la curiosità di terminare la storia, per vedere come andrà a finire. Una trama interessante, ma raccontata in modo piatto. Lo consiglio a chi ama romanzi incentrati sul realismo,  nudo  e  crudo,  a  chi  piacerebbe  guardare  dalla  fnestra che dà sulla vita di questi due fratelli.
Teresa PanduriII B
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italianaradio · 5 years
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Venezia, scontrino con insulto alle «betoneghe»
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/venezia-scontrino-con-insulto-alle-betoneghe/
Venezia, scontrino con insulto alle «betoneghe»
Venezia, scontrino con insulto alle «betoneghe»
Ormai lo scontrino non lo guarda più nessuno, salvo quando si esce un gruppo. Sopratutto se non si fa “alla romana”, lo si passa al setaccio per controllare che ci siano solo le cose che sono state ordinate e che ognuno abbia messo la giusta cifra. Forse questi o forse altri i motivi per cui un gruppo di signore venete ha guardato lo scontrino dopo aver lasciato il bar, ma ci hanno trovato un’offesa assolutamente gratuita.
Venezia, scontrino con insulto alle «betoneghe»
«Ste betoneghe del casso» si legge tra uno spritz senza ghiaccio l’ananas e un cocktail. E lo screenshot finisce subito sul Gazzettino che riporta la notizia. A riunirsi nel bar di Marghera sono le signore dell’associazione “Le Calamite”. Un gruppo nato « per studiare le tecnologie informatiche della comunicazione» dice una delle partecipanti, l’insegnante Roberta Turri. Sul sito si legge infatti che l’obbiettivo dell’associazione è quello di «diffondere l’uso delle tecnologie informatiche della comunicazione a quelle fasce di popolazione che sono ancora escluse dal loro utilizzo» come anziani e stranieri, in modo da ridurre «per quanto ci è possibile, il divario digitale che oggi rappresenta un serio motivo di esclusione sociale».
E dopo la riunione, ogni tanto ci scappa un aperitivo o una pizza tutte insieme, spesso proprio in quel bar che stavolta ha fatto lo strafalcione. Certamente le signore, tutte tra i 50 e i 70 anni di età, non si aspettavano di essere gratuitamente offese, senza alcun motivo. «Sono andata a chiedere spiegazioni alla cameriera, una ragazza sui 25 anni» spiega la professoressa al Gazzettino dicendo di aver detto alla giovane di aver «ho cercato ovunque nel listino, ma non trovo queste betoneghe del c…”». La ragazza « in imbarazzo, ha iniziato a tergiversare, ma non si è scusata. Ha solo detto che si trattava di un errore del computer». La frase finita sullo contrino in realtà non era prevista: avrebbe dovuto rimanere nell’ordine interno, forse una battuta poco carina tra colleghi. Ma a mettersi contro una betonega, presunta o vera, non la si passa di certo liscia, e forse la giovane cameriera comincerà a seguire proprio uno dei loro corsi, per imparare a usare correttamente l’Ipad e non commettere di nuovo la stessa gaffe.
(credits immagine di copertina: Pixabay License)
L’articolo Venezia, scontrino con insulto alle «betoneghe» proviene da Giornalettismo.
Dopo un aperitivo tutte insieme, le donne dell’associazione “le Calamite” si sono accorte dell’offesa gratuita
L’articolo Venezia, scontrino con insulto alle «betoneghe» proviene da Giornalettismo.
Gaia Mellone
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maggese · 7 years
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Ma Pueblo vorrei che fosse il racconto di quelli che se ne stanno alla finestra. Una qualunque, la finestra dello smartphone, del computer… una qualsiasi finestra che ti fa credere di essere al centro del mondo mentre stai invece in una periferia sfigata qualunque. E da quella periferia che vive all’ombra del mondo vero (anche se ti fanno credere che il mondo vero sei tu perché hai l’App più performante, il software più democratico) senti di essere sufficientemente protetto per dire qualsiasi cosa. E allora c’è quello che dice “Noi paghiamo gli immigrati per starsene tranquilli negli alberghi” o “noi mettiamo gli zingari nelle casette che gli fa lo Stato sempre a spese nostre. E poi le hai viste le donne? Sono tutte belle grasse, mica patiscono la fame”. E poi “Per me ci vuole solidarietà e carità cristiana, ma se quelli non se ne vanno ci vuole pure la ruspa”. E ancora: “La guardia di finanza multa mia moglie perché non c’ha lo scontrino in mano quando esce dal bar. E a questi non torcono un capello anche quando è risaputo che rubano e non pagano un cazzo”. E ancora: “In Italia ha fatto più il Gabibbo della guardia di finanza e senza andare oltre a parole”. Sembrano invenzioni letterarie, ma sono frasi che ho registrato da gente vera al bar o preso dai commenti che si trovano in rete. Il razzismo che spiegherebbe (se qualcuno ne tenesse conto) per quale motivo s’è azzerata la differenza tra destra e sinistra e perso l’istinto di solidarietà che sempre avevano le classi sociali più in difficoltà. E non vado oltre a parole!
AC
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scopriamolartista · 9 years
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A SCOPRIAMO L'ARTISTA... FLAVIA TODISCO
A SCOPRIAMO L’ARTISTA… FLAVIA TODISCO
Salve a tutti!
Per iniziare al meglio questa nuova settimana è per me una gioia intervistare una nuova amica. Una scrittrice della quale ho presentato tempo fa la raccolta di racconti intitolata “Senza scontrino non si esce” edita dalla Robin Edizioni e inserita nella collana Robin&sons. Vi invito quindi ora a dare il vostro più caloroso benvenuto a Flavia Todisco!
Innanzitutto ti chiedo di…
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