Io, me stessa, è questo il problema: il vero problema di tutta la faccenda. La parola “me”. Non è quella la parola, non è giusto, non lo è. Come ho fatto a dimenticarlo? Il corpo si ferma una cellula alla volta, ma il cervello continua a sparare neuroni. Come piccoli fulmini, fuochi d’artificio dentro di noi. Ho pensato che avrei avuto paura, ma non è così. Sono troppo occupata. Occupata a ricordare. Ricordo che ciascun atomo del mio corpo fu forgiato in una stella. Questa materia, questo corpo, sono in gran parte spazio vuoto. La materia solida è solo energia che vibra molto lentamente: non c’è alcun me. Non è mai esistita. Gli elettroni del mio corpo si mescolano e ballano con gli elettroni della terra sotto di me e dell’aria che ho smesso di respirare. E ricordo che non c’è un punto dove tutto questo finisce e io inizio. Ricordo che sono energia. Nome, personalità e scelte sono arrivati dopo di me. Io esistevo prima ed esisterò anche dopo, e tutto il resto sono solo immagini raccolte durante il viaggio. Fugaci, piccoli sogni stampati sul tessuto morente del mio cervello. Io sono il fulmine che salta nel mezzo, sono l’energia che alimenta i neuroni e sto per tornare a casa. Ed è come una gocciolina d’acqua che ricade nell’oceano, di cui ha sempre fatto parte. Ogni cosa, una parte. Tutti noi una parte. Ci sono più galassie nell’Universo che granelli di sabbia in spiaggia. Ed è questo che intendiamo quando diciamo “Dio”. L’Unico, il cosmo e i suoi sogni infiniti. Noi siamo quel cosmo che sogna se stesso. E semplicemente un sogno che io chiamo vita ogni volta.
Attivo il registratore e comincio a parlare sperando che in fondo qualcuno possa sentirmi. Discorsi, monologhi a non finire. Una fila di audio: pezzetti di me ingarbugliati e custoditi dentro.
Come stiamo?
Non molto bene, ci hanno detto
Dopo quello che abbiamo passato…
E ha fatto un caldo st’estate, non se ne poteva più
Pensavamo addirittura
fossero finite le gocce
Terminate!
Qualcuno ha detto che
fondamentalmente
abbiamo esagerato
E altri
No, ma come?
Con le facce stupite
atterrite
Perché ora solo a ottanta all’ora, al massimo
Ora niente giochi d’…
Non la dire!
Non la…
Parliamo del perché passiamo così tanto tempo a imbrattarci gli occhi. Lo facciamo dai tempi della Mesopotamia, ma la domanda è: perché? Perché cerchiamo di essere normali e presentabili all’estero quando dentro di noi c’è un olocausto nucleare? Credo che sia perché, se ci sforziamo abbastanza, possiamo credere alle nostre bugie. Per me è stato così. Ho creduto alla mia faccia. E ho usato l’eyeliner liquido e a prova d’acqua della Headturner Cosmetic nel caso ve lo chiedeste. È fantastico per lavoro, per un brunch, per un appuntamento o per quei giorni in cui si apre un buco nell’universo, proprio dov’era vostro marito e voi vi ritroverete sul pavimento di un bagno pubblico, ma non si rovina nonostante i litri di lacrime. Al momento la mia faccia è un vero disastro, ma la mia faccia, grazie a questo stupido eyeliner, è uguale a quando sono uscita di casa, stamani. Quando, come un’idiota, credevo ancora che il peggio di quest’incubo fosse passato.
sono uscita con i cani ed ero a tanto così 🤏🏻 da prendermi il diluvio che è arrivato 2 minuti dopo essere entrata dal cancello; la forza di allenarmi non l'ho trovata e di fatti sono già in pigiama nel letto in procinto di fare un pisolino di quelli che fanno sbavare sul cuscino; prima però devo smaltire i sensi di colpa per aver mangiato tre biscotti assolutamente non previsti nella mia giornata alimentare
ho radici, ma percorro un viaggio da seimila anni: accompagno l’uomo, i suoi sogni, la sua voglia di evadere; lo accompagno nelle notti allegre e nelle mattine tristi; lo accompagno nella sua fatica giornaliera, con i suoi umori, con le sue gioie, con le sue tristezze
apprezzo i suoi gesti lenti, lunghi, pensati e pensanti e ho bisogno che mi accompagni nel cammino della vita e nel cammino della…