Tumgik
#abbiamo così tanto contenuto ancora
umi-no-onnanoko · 1 year
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Ho deciso di riproporre un post per ringraziare i blog che seguo e per dire loro quanto sono speciali e quanto, ognuno in modo diverso abbia arricchito il mio 2022:
@animatralefiamme: la tua impronta artistica e culturale mi ha permesso di comprendere quanto,sebbene non studi poi storia dell'arte da diversi anni, l'arte sia ancora una materia che mi piace ed affascina e mi hai permesso di scoprire anche alcune opere che non conoscevo approfittando dei tuoi post. Lo stesso per l'aspetto più letterario e culturale dei tuoi post.
Hai arricchito la mia cultura personale e per questo ti ringrazio per la cura che poni nel tuo blog.
@abbicuradirisplendere : la raffinatezza e l'eleganza che il tuo blog sprigiona permette di apprezzare grazie alla semplicità dei piccoli dettagli ogni sfumatura di ciò che ti piace e che impreziosisce il tuo piccolo spazio; ti ringrazio perché con i tuoi contenuti mi ricordavi ancor più il valore delle piccole cose e la bellezza della semplicità.
@akindofartist:le diverse gradazione di colori ed emozioni dei tuoi reblog e post mi hanno permesso di trovare molti post, come avrai potuto notare tu stessa, di mio gusto in quanto rispecchiavano cosa mi piaceva o mi piace e al contempo uno stato d'animo di quel momento oppure un desiderio più o meno profondo e recondito, ti ringrazio quindi per tutte le sfumature che riesci ad inserire nel tuo spazietto e per consentirmi di trovare attraverso foto o frasi modi di esprimermi.
@al-sapore-di-sigarette: hai un blog molto personale, che racconta parti della tua storia personale attraverso la narrazione diretta di episodi o stati d'animo legati alla tua sfera personale, ma anche attraverso l'utilizzo di citazioni di libri, che ammetto non conoscessi, ma che più di una volta mi hanno incuriosita. Inoltre in alcune parole che hai postato mi sentivo capita in certe situazioni, per questo motivo ti ringrazio per aver messo per iscritto alcuni pensieri che io non avevo avuto forse il coraggio di esternare ed anche per avermi avvicinata a libri interessanti e per nulla banali. @amarocaffe : raffinato,classico ed elegante, il tuo blog ti rispecchia perché ho avuto modo di conoscerti un po' e tu sei così, nel tuo minimalismo, non scontato mal selettivo, sai usare bene l'arte oratoria e le tue parole non sono mai poste a caso. Sei una persona matura e che sa cosa vuole e per questo lavora sodo, sei ironica e intelligente. Mi fa piacere che abbiamo iniziato a parlare e quindi ti ringrazio per la possibilità che mi dai di conoscerti.
@blog-ragazza-invisibile : hai nel tuo spazio una bella varietà di contenuti e tipologie degli stessi, ritrovandomi spesso in ciò che posti lo ricondivido perché o mi piace il contenuto in sé oppure trovo in modi diversi pezzettini di me o di ciò che penso in quel momento e quindi non ho bisogno di spiegare, quindi ti ringrazio per i bei contenuti e anche per quelli che ho trovato a me più affini.
@dalprofondodellanima : Hai una bellissima tecnica di scrittura, già lo dissi, perciò applicarmi e immergermi nella lettura dei tuoi post è stimolante e mi ha permesso di riflettere e comprendere alcuni aspetti del tuo pensiero ed anche del mio per questo ti dico grazie.
@elestellequantesono : spesso sono entrata in risonanza con parti o con interi tuoi post, un po' per la bella forma in cui scrivi ed un po' per la storia contenuta in essi. Hai permesso che leggendolo potessi sia capire un po' di te che capire un po' di più si me stessa e anche di risolvere alcune diatribe e far pace con alcune situazioni, grazie.
@fabrissio4: Fabri sei sempre stato presente nonostante la grande mole di lavoro e sei sempre stato pronto ad una parola gentile o di conforto, grazie per la bella persona che sei e che si intravede nel tuo blog, non aver paura di mostrarti per come sei e sorridi. Ogni tanto riposati ok?
@frammenti--di--cuore: il tuo blog rispecchia ciò che sei anche nella tua vita quotidiana, sono abbastanza convinta di questo.
Abbiamo entrambe avuto un'esperienza non bella che spero per entrambe non si riprenderà mai più perché siamo state più forti e abbiamo saputo feci fronte; mi rivedo nelle parole che usi in alcuni post tant'è che spesso le riposto o comunque lascio un like perché mi sento compresa, quindi di ringrazio per il tatto delle tue parole e per capirmi senza conoscermi.
@frangettaa : il tuo blog mi trasmette sensazioni positive, good vibes insomma, perché si percepisce che sei una persona solare, che apprezza ciò che ha e sa come valorizzarlo, non ti abbatti e hai sempre il sorriso, quindi ti ringrazio per questa ventata che hai saputo trasmettere e che porti nel tuo blog.
@hope-now-and-live : Teresa ho avuto la fortuna sia di seguire il tuo blog, con i suoi numerosi e diversi contenuti sempre significativi, che personali e sai che mi piacciono le tue foto per la luce che infondono come la fotografa che vi sta dietro. Ho potuto vedere anche la bella ragazza che sei non solo esteticamente perché sei super carina, ma anche per la tua saggezza ed il tuo modo di esserci, ho avuto modo di ascoltarti ed anche di venire ascoltata da te e questo non ha prezzo perché la reciprocità è una qualità rara ormai, quindi grazie per le tue parole ed il tuo tempo.
@itsmyecho : la profondità, la maturità, la purezza dei post, delle frasi e delle citazioni, l'accuratezza nella scelta si cosa e quando pubblicarla, il tramsetrere dei messaggi e dei consigli ai vostri lettori senza mai imporre loro niente è una caratteristica che apprezzo e stimo in quanto a mia volta lettrice dei vostri contenuti, grazie per il vostro impegno.
@imponderabile : il tuo blog, per quanto mi concerne, trasuda dolcezza e spontaneità per questo apprezzo il suo contenuto e trovo piacevole sia guardarlo che comprenderlo e a volte anche condividerlo per permettere non solo a me di averlo, ma anche che altri possano avere interesse per il tuo blog,grazie per i tuoi post.
@lettersandpostards : apprezzo sempre i tuoi post perché sono pensato e seguono un loro criterio che non solo è piacevole alla vista, esteticamente parlando, ma ha senso proprio per come viene pensato. Conversare con te è piacevole e sei un ragazzo gentile, qualità che apprezzo molto, perciò ti ringrazio soprattutto per la tua gentilezza.
@littlespotsofmylife: mi piacciono i tuoi post e si percepisce che ti piaccia lo spagnolo o forse anche la cultura spagnola non saprei dirlo con esattezza non conoscendoti, però ho potuto apprezzare anche questa lingua per mezzo delle frasi o dei post che inserisci nel tuo blog, è piacevole imparare cose nuove quindi ti ringrazio.
@lunamarish :i tuoi post mi piacciono molto e mi piace apprezzarli e leggerli, mi piace il tuo stile e mi fa perciò piacere aver scoperto in quest'anno il tuo blog e poter vedere sempre bei contenuti.
@lasagnefrittee : la simpatia e la solarità che trasmetti attraverso il tuo blog sono uno dei motivi per il quale ho iniziato a seguirlo,inoltre porti contenuti di diverso tipo, più o meno personali, ma tutti ben corsi tra loro ed è anche piacevole vedere la cura al dettaglio e anche la tua bravura nella fotografia, almeno a mio parere posti sempre delle belle foto.
@momentidicri : ti ringrazio per la pace e la serenità che il tuo blog mi trasmette e per la bellezza e la purezza di ciò che ti piace e decidi di postare e condividere qui su questa piattaforma, la bellezza dell'impostazione del tuo spazietto è invidiabile.
mynameis-gloria : seguo il tuo blog da pochissimo, ma mi piace il calore che si intravede nella luce delle foto e anche i tuoi post, penso che ilt io blog trasmetta luce perché rifletta quella che è la tua di luce, non ti conosco abbastanza per averne certezza, ma è ciò che percepisco e ti ringrazio.
@nochkoroleva : piacevole trovare cultura, letteratura ed arte ben amalgamate insieme ed altresì piacevole scoprire nuovi artisti, scrittori ecc. che non conoscevo o conoscevo poco grazie ai tuoi post. Grazie quindi per la cura con cui scegli i post e per la conseguente opportunità di apprendimento.
@piantisorrisiparole : personale e pregno di emozioni, empatizzo con alcuni post per il loro carico emotivo e per come mi fanno riflettere, è bello nella sua personalità. Grazie.
@piccolacombattentesblog : il nome del tuo blog ti calza bene e non è scontato, i tuoi contenuti penso che siano belli e he ti rispecchino al contempo, è piacevole trovarli nella dashboard e poterli apprezzare.
@persotralestelle : Adoro come i tuoi post non siano mai ripetitivi e sono belli sia da vedere che da utilizzare come reblog perché sono curati e diversi tra loro, davvero complimenti.
@piantarampicante : sei fortissima, sebbene io ti conosca unicamente da un blog e quindi non possa dire di sapere davvero niente di te, ti vedo coraggiosa e combattiva e riesci a reagire a situazioni anche molto brutte, hai una grande forza interiore e sei bella dentro, sei bella anche fuori ovviamente però penso sia molto il riflesso di quella bellezza che non tutti riescono a cogliere in te, spero tu possa sorridere molto di più in questo nuovo anno e avere le soddisfazioni che meriti.
@princessofmistake : letteratura e cultura usufruibile da tutti, ti ringrazio perché per mezzo dei tuoi post ho potuto avvicinarmi a testi ed autori a me sconosciuti, grazie per avermi arricchita e grazie anche per le tue parole ed il tuo ascolto in quelle occasioni nelle quali abbiamo avuto piacere e modo di interloquire, grazie per la tua maturità e bellezza interiore.
@pestobarilla : La spontaneità del tuo blog ne costituisce il suo fascino, hai sempre un sorriso e non so non si può essere tristi se ci si ritrova davanti un tuo post, porti un sorriso ed allegria e penso sia un dono bellissimo il tuo, quello di far sorridere gli altri.
@quafafreddoesonosolo : non seguo da molto il tuo blog, ma è un blog piacevole ed in alcuni tuoi post posso rivedermi o rispecchiarmi come ho già detto precedentemente, perciò ti ringrazio per i tuoi contenuti.
@ragazzoarcano : quotidianamente ho il piacere di leggere e talvolta anche ricondividere o leggere nuovamente i tuoi post e le tue citazioni ed ogni volta ho l'impressione di coglierne nuove sfumature, hai un'accuratezza davvero bella nella scelta di cosa postare e in quale momento, anche per le immagini o le foto che selezioni, crei una bella visione di insieme e ti ringrazio per l'amore che metti nel tuo blog che permette di apprezzarne i contenuti e anche arricchire le proprie cobosvenze.
@scappandodaquestarealta : mi piacciono le tue frasi ed il loro significato si vede l'impegno e la profondità che ricerchi nei contenuti e che poi riesci a trasmettere.
@shadowofablackwolf: ti ringrazio perché in quest'anno ci sei sempre stato sia per ascoltarmi che in generale, ti ringrazio perché sei un buon amico e una bella persona e questo si percepisce anche dal tuo piccolo mondo, sei dolce e gentile e io non posso che sperare per te che quest'anno che sta arrivando ti porti tutti i sorrisi che meriti e tutto i colori del mondo. @staystrongwarrior : ti ringrazio e per essere stata con me quest'anno, hai una forza incredibile che nemmeno ti immagini, sei una bella persona e una favolosa amica. Adoro i tuoi post ed ancora di più te ti voglio un mondo di bene e spero tu possa sorridere sempre e trovare serenità.
@sacredheart-97 : i tuoi post più di una volta mi hanno toccata profondamente, non ti conosco se non per quello che leggo, ti ringrazio per ciò che scrivi perché rispecchia talvolta anche il mio stato d'animo e ti mando un abbraccio.
@therefore-farewell: bei post, belle citazioni e frasi anche d'autore, hai un blog davvero piacevole da scorrere e leggere lo avevo già detto, ma confermo quanto sopra perché è arricchente e ti ringrazio per questo.
@thesmellof-silence : mi piace riutilizzare i tuoi post e leggerli, perché belli ed interessanti. Grazie per la cura che hai negli stessi.
@tuseisolotu: trovo bellezza nei tuoi post e mi piace quindi vedere e rivedere i tuoi post per poterli apprezzare. @un-mei-no-akai-ito : siamo simili e mi rispecchio in alcuni tuoi interessi o modi di pensare, apprezzo i tuoi contenuti e sei gentile e dolce, davvero una bella persona, ti mando un abbraccio.
@ulricrank : grazie per esserxi stato in quest anno, per il tuo sostegno ed appoggio e per altri mille motivi. Torna presto a scrivere i tuoi bei post ok?
@vaerjs :
hai una maturità bella e rara, sei davvero brava in ciò che fai e non ti arrendi nonostante le difficoltà, apprezzo il tuo blog per le foto e per i contenuti.
@vita-sardanapalesca : artisticità, bellissime foto con soggetti d'arte, personalità bella colorata una pennellata di vita e di colore.
@vivimaperchi : hai dei bei post piacevoli così come il tuo blog quindi è bello poterlo apprezzare.
@zibaldone-di-pensieri: blog di un mezzo matto, sconsigliata la visione as un pubblico noioso, scherzo ovviamente, ti voglio bene e ti ringrazio per essere così come sei anche se sei matto.
@whoslexa: mi piace leggere i tuoi post e se posso anche consigliarti, sei te stessa anche con le tue piccole ansie e paranoie, ciò ti rende autentica al 100% nella tua spontaneità e semplicità.
@50-sfumature-di-indaco : belle frasi, anche in inglese, contenuti che rendono il blog davvero interessante e particolare, piacevole da vedere e scoprire.
@9760km : profondità e leggerezza che rendono il tutto coeso ed elegante, è piacevole e spontaneo.
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k-white · 7 months
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Mi sento in dovere di fare un post di apprezzanto per le seierie asiatiche: Thai, Coreane, Taiwanesi, Giapponesi
Perché guardando Un Professore2, e dopo essermi rivista parti della s1(Simuel cut) vedo quanto le relazioni gay/quuer vengano eclissate da quelle etero, pure in questa seconda stagione
A partite dalle scene intime: Simone personaggio principale gay dalla prima stagione ha avuto una sola scena "intima" con un ragazzo di cui abbiamo visto solo la.parte del bacio, quando invece con la ex ragazza abbiamo visto loro due a letto insieme, niente di troppo esplicito ma comunque di più del semplice "lasciato sottointeso" che hanno fatto per i Simuel
stesso vale per tutte le altre coppie etero che hanno scene intime e baci mostrati molto più esplicitamente delle loro controparti gay, cosa che avevo notato anche nella serie mediaset Il Patricarca dove la coppia canonica gay aveva solo baci casti e nessuna scena intima a differenza delle coppie etero che quasi hanno avuto scene di nudo e scene intime anche più esplicite delle controparti RAI
Quindi niente volevo apprezzare il fatto che negli ultimi anni l'Asia ci abbia regalato tutto questo contenuto di serie BL e ora finalmente anche GL con PROTAGONISTI gay o in relazioni gay e storyline che diventano sempre più autentiche e reali e non più stereotipate come magari lo erano all'inizio
e un apprezzamento anche per avere serie che vanno da innocenti coming of age con solo casti baci a serie full on smutty con una pletora di serie che si poszionano nel mezzo come livello di scene intime, ed il fatto che abbiamo la scelta di guardare quello che preferiamo perché le serie continuano ad apparire
questi paesi hanno visto il potenziale che le serie queer hanno sul pubblico giovane decondendo di investite su di esse, diventando uno dei poteri più forti che li sta portando ad essere più conosciute a livello internazionale, perché le compagnie che producono queste serie e alcuni degli stessi paesi sono ancora molto pregiudizievoli nei confronti della comunità LGBTQA+ nella vita comune, quindi perché RAI non investi un po' anche tu in personaggi gay nelle tue serie come protagonisti?
negli ultimi anni hanno aumentato un po' il numero di personaggi quuer specialmente per quanto riguarda i teenager ma una serie con una coppia gay come protagonista non c'è l'unica che ci si avvicina un Professore ma comunque la trama che riguarda Simone finisce sempre con avere lui soffrire per amore non corrisposto e finire coinvolto con criminalità giovanile suo malgrado
Io poi vorrei che le coppie gay non venissero egulcorate così tanto per quanto riguarda le scene di baci e sesso, LASCIATELI LIMONARE mi devo sorbire baci etero e scopate in ogni puntata datemi lo stesso trattamento per le coppie gay!
Spero che in questa stagione2 avremo Simone pomiciare con un ragazzo, che sia Mimmo o Mamuel non me ne frega sinceramente, basta che si limoni un ragazzo almeno 2 o 3 volte da qui all'ultima puntata perché se mi devo sorbire DanteAnita ManuelNeena e RayanViola(che onesto sono i più carini e gli unici di cui mi frega di coppia etero) mi dovete dare SimoneMimmo per bilanciare perché non mi pare giusto sto trattamento!
Per non parlare del fatto che non ci sta manco una coppia lesbica! cioè senza offesa ma Nina non ce la faccio a vederla etero stesso per Chicca(p.s. mi manca Chicca era meglio lei della bionda ossigenata)
E niente fine dello sfogo, aver passato due anni a vedere serie BL e non asiatiche e principalmente thai ha cambiato il modo in cui guardo le serie italiane, se non mi danno almeno una coppia gay e non mi fanno vedere baci per detta coppia mi spiace non avrete la mia attenzione
ormai ho degli standard per chimica e baci
giusto 2 foto come esempio perché questi due frame sembrano usciti da un quadro
Tumblr media Tumblr media
p.s. ^ loro due sono First Kanaphan e Khaotung Thanawat e la serie è Only Friends(visibile gratis su YouTube) per chi fosse interessato😚
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alle00 · 9 months
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Le creature viventi si organizzano per prestarsi aiuto a vicenda... a volte hanno difficoltà a superare gli ostacoli che si frappongono al loro intervento, però esistono sempre, in tutte le comunità vitali, delle creature forti pronte a offrire il loro aiuto. Come ti ho detto, ho incontrato centinaia di esempi nel mondo animale. Tra gli uomini, gli esempi che ho rintracciato sono più rari. Per l'esattezza, non ne ho trovato neanche uno. Le simpatie che ho visto nascere tra gli uomini sono sempre naufragate, alla fine, nelle paludi dell'egoismo e della vanità. Il cameratismo o l'affiatamento assumono talvolta le parvenze dell'amicizia. Gli interessi comuni producono talvolta situazioni che somigliano all'amicizia. E per sfuggire alla solitudine gli uomini indulgono volentieri a rapporti confidenziali di cui in seguito si pentono, ma che per qualche tempo permettono loro di illudersi che la confidenza sia già una forma di amicizia. Naturalmente in questi casi non si tratta mai di vera amicizia. Ci si immagina - e mio padre ne era ancora convinto - che l'amicizia costituisca un servizio. L'amico, così come l'innamorato, non si aspetta di veder ricompensati i suoi sentimenti. Non esige contropartite per i suoi servizi, non considera la persona eletta come una creatura fantastica, conosce i suoi difetti e l'accetta così com'è, con tutto ciò che ne consegue. Questo sarebbe l'ideale. E in effetti: vale forse la pena di vivere, di essere uomini, senza un ideale come questo? E se un amico ci delude perché non è un vero amico, possiamo forse metterlo sotto accusa, rinfacciargli il suo carattere, la sua debolezza? Quanto vale un'amicizia in cui apprezziamo l'altro per le sue virtù, per la sua fedeltà, la sua perseveranza? Quanto vale un'amicizia che ambisca a essere premiata? Non abbiamo forse il dovere di accettare l'amico infedele esattamente come quello fedele e pieno di abnegazione? Non è forse questo il contenuto più autentico di ogni relazione umana, un altruismo che dall'altro non esige nulla e non si aspetta nulla, assolutamente nulla? E che quanto più dà tanto meno si aspetta di essere contraccambiato? Chi dedica all'altro tutta la confidenza della giovinezza e tutta l'abnegazione dell'età virile, oltre al dono più prezioso che un essere umano possa offrire a un suo simile - la fiducia più appassionata, cieca e assoluta -, e si vede ripagato con l'infedeltà e l'abbandono, ha forse il diritto di offendersi, di volersi vendicare? E se colui che è stato tradito e abbandonato si offende, se grida vendetta, era davvero un amico?
Sándor Márai, Le braci
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gregor-samsung · 1 year
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A GIORGIO PECORINI - MILANO.
Barbiana, 7.4.1967.
Caro Giorgio, stiamo ora correggendo le bozze della Lettera a una professoressa. L’autore è Scuola di Barbiana. L’editore Libreria Editrice Fiorentina. Il prezzo circa 500 lire. Te ne mando una copia dattiloscritta perché tu la legga se puoi e tu la faccia leggere a chiunque ti possa parere utile per il lancio pubblicitario. La destinataria è all’apparenza una professoressa, ma il libro è inteso per i genitori dei ragazzi bocciati e vuol essere un invito a organizzarsi. […] Mi ero fatto fare una prefazione dall’architetto Michelucci (stazione di Firenze, chiesa dell’Autostrada ecc.) che è come me un maniaco dell’arte anonima e del lavoro d’équipe. Parlava per es. dei maestri comacini, dei mosaicisti cristiani, delle cattedrali gotiche, delle ferrovie e dell’Autostrada (ponti ecc.), tutte opere di scuola e non di autore. E poi del cinema in cui tutti sono abituati a vedere decine e decine di nomi di cui nessuno riesce esattamente a scindere cosa ha fatto ognuno (registi, soggettisti, dialogo, fotografia, musica, costumi, attori…): in conclusione si ricorda forse il nome del regista, ma è per esempio pacifico che il soggetto cioè il contenuto cioè talvolta il più non è suo. Ora la prefazione di Michelucci è risultata troppo difficile per i lettori che noi vogliamo e così ho chiesto a quel sant’uomo se potevo non metterla. Resta però il problema che per me è fondamentale. Io sono in pessime condizioni. Non solo sono a letto da un anno, ma da mesi sono disteso orizzontale e dormicchiante. Stamani colgo un raro momento in cui riesco a star su per scriverti. Se i lettori maliziosi potessero vedermi capirebbero subito che anche in letteratura si può lavorare in équipe come in cinema e in architettura. Ma non possiamo insistere sul patetico. Mi occorre dunque che un giornale o due diano per scontato che questo è un lavoro dei ragazzi. Che è un modo nuovo di scrivere e che è l’unico vero e serio. Quello che sembra lo stile personalissimo di don Milani è solo lo stare per mesi su una frase sola togliendo via via tutto quello che si può togliere. Tutti sanno scrivere così purché lo vogliano. È solo un problema di non pigrizia. Su questo libro potevamo stare ancora dei mesi e farlo diventare opera d’arte fino in fondo, ma son cose che invecchiano troppo presto e così abbiamo deciso di buttarlo fuori così. Se vuoi maggiori chiarimenti sulle tecniche del lavoro d’équipe dimmelo. Ma devi far qualcosa per me. Prima di tutto perché è vero quello che ti dico cioè che il lavoro è tutto dei ragazzi salvo la mia regia (ma regia da povero vecchio moribondo). Poi perché non voglio morire signore cioè autore di libro, ma con la gioia che qualcuno ha capito che per scrivere non occorre né genio né personalità perché ci sono regole oggettive che valgono per tutti e per sempre e l’opera è tanto più arte quanto più le segue e s’avvicina al vero. Così la classe operaia saprà scrivere meglio di quella borghese. È per questo che io ho speso la mia vita e non per farmi incensare dai borghesi come uno di loro. O peggio per far dire ai maliziosi che ho fatto firmare ai ragazzi per evitare le complicazioni dell‘imprimatur. Insomma io non so se son riuscito a spiegarti cosa voglio perché come ti dicevo sono addormentato dalla mattina alla mattina, ma se puoi fare qualcosa per me in questo senso te ne sarò grato. Se non hai capito bene vieni per piacere a rifartelo spiegare a voce. Ci tengo sopra a ogni cosa. È un dovere che ho verso i ragazzi. Un abbraccio, tuo
Lorenzo
[Il libro esce i primi di maggio o poco dopo.]
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Testo tratto da:
Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, Milano, A. Mondadori (collana Oscar n° 431), 1976 [1ª Edizione: 1970]; pp. 273-275. (Corsivi dell’Autore)
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schizografia · 1 year
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Le due facce del potere 3: il regno e il governo
«Le roi règne, mais il ne gouverne pas», «il re regna, ma non governa». Che questa formula, che è al centro del dibattito fra Peterson e Schmitt sulla teologia politica e che nella sua formulazione latina (rex regnat, sed non gubernat) risale alle polemiche secentesche contro il re di Polonia Sigismondo III, contenga qualcosa come il paradigma della doppia struttura della politica occidentale, è quanto abbiamo cercato di mostrare in un libro pubblicato quasi quindici anni fa. Ancora una volta, alla sua base sta un problema genuinamente teologico, quello del governo divino del mondo, esso stesso in ultima analisi espressione di un problema ontologico. Nel capitolo X del libro L della Metafisica, Aristotele si era chiesto se l’universo possegga il bene come qualcosa di separato (kechorismenon) o come un ordine interno (taxin). Si trattava, cioè, di risolvere la drastica opposizione fra trascendenza e immanenza, articolandole insieme attraverso l’idea di un ordine degli enti mondani. Il problema cosmologico aveva anche un significato politico, se Aristotele può paragonare immediatamente la relazione fra il bene trascendente e il mondo a quella che lega lo stratega di un esercito all’ordinamento dei soldati che lo compongono e una casa alla reciproca connessione delle creature che in essa vivono. «Gli enti» egli aggiunge «non vogliono avere una cattiva costituzione politica (politeuesthai kakos) e deve quindi esserci un unico sovrano (heis koiranon», che si manifesta in essi nella forma dell’ordine che li collega. Ciò significa che, in ultima istanza, il motore immobile del libro L e la natura del cosmo formano un unico sistema a due facce e che il potere – sia esso divino o umano – deve tenere uniti i due poli ed essere tanto norma trascendente che ordine immanente, tanto regno che governo.
Sarà compito della scolastica medievale e, in particolare, di Tommaso tradurre questo paradigma ontologico nel problema teologico del governo divino del mondo. Essenziale, a questo fine, è l’idea di ordine. Essa esprime, da una parte, la relazione fra Dio e le creature (ordo ad Deum) e, dall’altra, la relazione delle creature fra di loro (ordo ad invicem). I due ordini sono strettamente connessi e, tuttavia, la loro relazione non è perfettamente simmetrica come può sembrare. Che il problema abbia anche questa volta un aspetto politico, è evidente nel paragone che Tommaso istituisce con la legge e la sua esecuzione. «Come in una famiglia» egli scrive «l’ordine è imposto attraverso la legge e i precetti del capofamiglia, che per ciascuno degli esseri ordinati nella casa è principio dell’esecuzione dell’ordine della casa, allo stesso modo la natura degli enti naturali è per ogni creatura il principio dell’esecuzione di quanto gli compete nell’ordine dell’universo». In che modo, tuttavia, la legge, come comando di uno solo, può tradursi nell’esecuzione dei molti rispetto ad esso ordinati? Se l’ordine – come l’esempio certamente non casuale dello stratega e del capofamiglia sembra implicare – dipende dal comando di un capo, in che modo la sua esecuzione può essere iscritta nella natura degli enti così diversi tra di loro?
L’aporia che segnerà in modo crescente tanto l’ordine del cosmo quanto quello della città comincia qui a diventare visibile. Gli enti stanno fra loro in una determinata relazione, ma questa non è che l’espressione della loro relazione all’unico principio divino e, viceversa, gli enti sono ordinati in quanto stanno in una certa relazione con Dio, ma questa relazione consiste soltanto nella loro relazione reciproca. L’ordine immanente non è che la relazione al principio trascendente, ma questo non ha altro contenuto che l’ordine immanente. I due ordini rimandano l’uno all’altro e si fondano reciprocamente. Il perfetto edificio della cosmologia medievale riposa su questo circolo e non ha alcuna consistenza al di fuori di esso. Di qui la complessa, sottile dialettica fra cause prime e cause seconde, potenza assoluta e potenza ordinata, attraverso il quale la scolastica cercherà, senza mai riuscirci pienamente, di venire a capo di questa aporia.
Se torniamo ora al problema dell’ordine politico da cui siamo partiti e che rimanda esplicitamente a questo paradigma teologico, non sorprenderà ritrovare in esso le stessa circolarità e le stesse aporie. Stato e amministrazione, regno e governo, norma e decisione sono reciprocamente connessi e si fondano ed esistono l’uno attraverso l’altro; e, tuttavia – anzi proprio per questo – la loro simmetria non può essere perfetta né inequivocabilmente garantita. Il re e i suoi ministri, la «politica» e la «polizia», la legge e la sua esecuzione possono entrare in conflitto e nulla assicura che questo conflitto possa essere una volta per tutte composto. La macchina bipolare della politica occidentale è sempre in atto di corrompersi e frantumarsi, perpetuamente in balia di cambiamenti e rivoluzioni che ne mettono in questione il funzionamento e la bipolarità nella misura stessa un cui sembrano ogni volta riaffermarli.
Il primato del governo sul regno e dell’amministrazione sulla costituzione che noi stiamo oggi vivendo non è in realtà senza precedenti nella storia dell’Occidente. Esso raggiunse la sua prima e radicale formulazione nell’elaborazione della dottrina del rex inutilis da parte dei canonisti del XIII secolo. È sulla base di queste elaborazioni che, nel 1245, il pontefice Innocenzo IV, su richiesta del clero e della nobiltà portoghese, emanò la decretale Grandi non immerito, con la quale deponeva il re Sancho II dal governo del regno, che si era dimostrato incapace di amministrare, assegnando al fratello Alfonso di Boulogne la cura et administratio generalis e lasciando tuttavia a Sancho la sua dignitas regale. La duplice struttura della macchina governamentale contiene la possibilità che la bipolarità in cui si articola possa essere messa in questione se essa cessa di risultare funzionale al sistema. È significativo tuttavia, dal momento che nessuna delle due facce del potere ha in sé il suo fondamento, che anche in questo caso estremo la dignità regale non sia stata tolta. La dualità di legittimità e legalità non è che un aspetto di questa bipolarità: il regno legittima il governo e, tuttavia, la legittimità non ha altro senso che la legalità dell’azione e dei provvedimenti del governo.
15 marzo 2023
Giorgio Agamben
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enkeynetwork · 3 months
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Cassandra Crossing/ Archivismi: il giorno dopo l’upload
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Cassandra Crossing/ Archivismi: il giorno dopo l’upload
(561) — Ieri abbiamo fatto il nostro primo upload e ne abbiamo visto i risultati. Ma oggi è cambiato qualcosa?
27 dicembre 2023 — Nella scorsa puntata Cassandra ha cercato di raccontarvi una parte del funzionamento di Internet Archive. Abbiamo appena scalfito la superficie delle sue caratteristiche, e per non annoiarci abbiamo provato ad archiviare il file .pdf di un articolo di Cassandra, ed a descrivere cosa succedeva.
Ci siamo così resi conto di aver avviato un processo tanto complesso quanto lento, ma per fortuna completamente automatico. Tanto lento che dopo più di mezz’ora non si era ancora concluso. Tornando oggi sulla pagina del documento, troviamo il browser di oggetti di Internet Archive attivo, ed il processo che si è completato.
E’ possibile sfogliare rapidamente le pagine, farle leggere ad una voce molto robotica, e selezionare parti di testo su qualsiasi pagina. Sembrano cose da poco, considerando che la sorgente era un pdf “moderno”, ottenuto direttamente da un documento Libreoffice, ma in effetti l’apparentemente “semplice” pdf è stato scomposto in una quantità di file, alcuni dei quali non avevamo ancora analizzato.
Anche solo dai nomi, possiamo facilmente capire che un qualche processo OCR di riconoscimento dei caratteri è stato eseguito automaticamente. Questi file, alcuni dei quali vengono usati dal browser di oggetti di Internet Archive, permettono a quest’ultimo di visualizzare il documento.
A questo punto qualcuno degli informatissimi 24 lettori sbotterà “Ma tutto questo è assolutamente banale, lo si poteva fare anche con Acrobat Reader, senza tutto questo ambaradan.” Il caro lettore ha ragione sul fatto specifico, ma torto sulla questione più generale. Si, perché archiviando il pdf moderno di 3 pagine abbiamo in realtà usato un cannone per ammazzare una zanzara, perdipiù gracilina e malata.
Ora è arrivato il momento di provare a scatenare tutta la potenza archiviativa di Internet Archive. Per questo Cassandra ha sfruttato un lavoro di archiviazione che attendeva il suo alter-ego Marco Calamari. Si trattava di archiviare un centinaio di numeri di una piccola rivista, uscita negli ultimi 30 anni ed esclusivamente in formato cartaceo.
Erano già stati raccolti i file .pdf generati dai vari programmi di impaginazione elettronica usati per realizzare la rivista, e per fortuna conservati come sottoprodotto. Erano state anche realizzate, artigianalmente ed in vari modi, le scansioni dei primi numeri cartacei, anche questi in formato pdf, ma ovviamente non ricercabili, essendo le pagine delle “fotografie”.
Tutto questo materiale, anche se già in formato digitale, avrebbe richiesto un tempo lunghissimo per essere messo insieme, allineato e pubblicato in un formato ricercabile e riutilizzabile, particolarmente in ambiti di archiviazione “seria”.
Infatti il vero, grosso problema non era quello di creare una collezione di file pdf, ma quella di archiviarla in maniera utile, ricercabile e consultabile. Altrimenti, come spesso accade, questi file, pur faticosamente raccolti, sarebbero prima o poi finiti dimentcati in una chiavetta in fondo ad un cassetto, od in un angolo di cloud commerciale, effimero e dove nessuno (tranne i GAFAM) li avrebbe potuti trovare ed utilizzare.
Ma è bastato mettere insieme i 75 file di vario formato e contenuto in un unico pdf, usando l’utilissimo software libero Pdftk, realizzando così un pdf unico di quasi 1 terabyte, ed uploadare quest’ultimo su Internet Archive, esattamente come avevamo fatto per l’articoletto di 3 pagine. Anche questo file è stato preso in carico dal sistema e “tritato” per tutta la notte; stamani era già disponibile.
Tutte le anomalie e le differenze erano state risolte automaticamente, ed un documento di 662 pagine, contenente l’intera raccolta della rivista, era disponibile, rapidamente sfogliabile, selezionabile, ricercabile e ascoltabile, ed era stato creato con un impegno di pochi minuti di tempo.
Se aggiungiamo a questo il fatto che il documento è stato archiviato in maniera ridondante in più datacenter, e si trova in una in una biblioteca digitale che lo mette a disposizione di chiunque, liberamente ricercabile e visualizzabile, la cosa diventa quasi stupefacente, anche senza aggiungere che è disponibile pure in formato ebook (.epub) e che se necessario può essere ulteriormente “lavorato” per altri scopi.
Giusto per descrivere in linea di massima cosa è stato prodotto durante l’archiviazione, il pdf originale è stato diviso in pagine, prima di tutto per velocizzarne la visualizzazione. Ciascuna pagina è costituita da un file pdf in un formato particolare, una immagine di sfondo, la scansione della pagina originale, più un layer di testo selezionabile, sovrapposto alla pagina e generato sottoponendo ad OCR la scansione stessa.
La cosa veramente notevole è che il sistema è stato in grado di gestire correttamente un misto di file pdf con differenti strutture interne, da semplici scansioni a pdf strutturati, e di riportarli tutti ad un minimo comune multiplo costituito dai pdf a strati delle singole pagine.
Beh, se tutto questo vi sembrasse poco, è perché questa serie di articoli non è adatta a voi; è invece adatta ai futuri bibliotecari digitali che, per caso o per fortuna, siano capitati su queste paginette. Ma potreste ancora cambiare idea.
Stay tuned per la prossima puntata di “Archivismi”.
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notizieoggi2023 · 5 months
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/01/chiara-ferragni-posta-una-foto-di-un.html Chiara Ferragni posta una foto di un hotel e lo affonda: post rimosso per i troppi insulti Una manager della struttura ha raccontato al Gambero Rosso: «Abbiamo chiesto di poter condividere. Ma nella notte è successo il finimondo». L'esperto di comunicazione Karim De Marco: «Da sogno di ogni brand è diventata un boomerang che porta solo odio». Non c'è pace per Chiara Ferragni. Dopo l'inchiesta per il caso del Pandoro Pink Christmas della Balocco, poi allargatosi alle uova di Pasqua Dolci Preziosi e alla bambola Trudi, il contraccolpo sui profili social dell'influencer sembra non essersi ancora esaurito. L'imprenditrice digitale ha dovuto fare i conti non soltanto con commenti negativi e con la perdita di follower ma anche con l'allontanamento di numerosi partner commerciali. Gli effetti sono tali da aver colpito anche l'Hotel de Mascognaz a Champoluc, in Valle d'Aosta. Chiara Ferragni, infatti, ha soggiornato nella lussuosa struttura, ha postato una foto sui propri profili ed è stata rilanciata su quelli dell'albergo. Poi, secondo quanto raccontato da Gambero Rosso, i gestori dell'hotel hanno dovuto rimuovere il contenuto a causa dei troppi insulti contro l'influencer. La manager dell'hotel: «Si è scatenato il finimondo» E così, da possibile ritorno sui social, il post di Chiara Ferragni si è trasformato in un autogol per l'hotel che ha tentato di pubblicizzare. Da Champoluc una manager ha spiegato al Gambero Rosso: «Abbiamo chiesto di poter condividere. Ma nella notte è successo il finimondo: ci hanno riempito di messaggi e insulti e abbiamo dovuto rimuovere il tutto». Gli screen sono stati pubblicati dall'esperto di comunicazione Karim De Martino su Linkedin, che ha scritto: «Chiara Ferragni ha fatto un test.  Il profilo della struttura è stato preso di mira dagli hater con migliaia di insulti su ogni post. Come siamo arrivati a tanto? Possibile che in poche settimane quello che era il sogno per ogni brand, ovvero essere menzionato da Chiara Ferragni, ora sia diventato un boomerang che porta solo odio e una pioggia di insulti?». Dall'hotel: «Abbiamo detto subito sì, ma non ce l'aspettavamo» Il racconto della manager a Gambero Rosso parte dalla prenotazione: «Ci ha telefonato la direttrice di un altro albergo di Courmayeur per chiederci se poteva farci piacere che la Chiara passasse un weekend da noi. E le abbiamo detto certamente sì, perché no? Così è arrivata da noi. Del resto, qui possono venire tutti, la Chiara come il barbone, siamo una struttura di ospitalità aperta al mondo. Purtroppo, ci dispiace che invece nel mondo ci sia odio». E la donna ha confermato che non c'è stato alcun contratto di collaborazione, tanto che l'influencer avrebbe anche pagato regolarmente per il soggiorno. Due le foto postate, una dell'interno e una dell'esterno della struttura. Gli insulti sono arrivati soltanto sulla pagina dell'hotel, a conferma dei filtri utilizzati da Chiara Ferragni sul proprio profilo. Si è davvero trattato di un test per capire quanto sia stata smaltita la vicenda legata alla beneficenza e al pandoro? Se sì, la risposta è no.
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tecnoandroidit · 11 months
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Sky e Mediaset sulla Serie A, arrivano conferme ma i prezzi sono ASSURDI
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La notizia delle ultime ore è che Sky e Mediaset sarebbero forti contendenti per i prossimi campionati di calcio di Serie A. I dirigenti da entrambi i lati hanno rilasciato dichiarazioni importanti che non fanno altro che rafforzare il loro interesse in merito. Molti utenti pensano che entrambe le fazioni non siano attualmente in grado di predisporre un organigramma basato sul calcio. In realtà non è così e a sovvertire completamente quello che pensano diversi utenti appassionati di pay TV al giorno d'oggi ci ha pensato Marzio Perrelli, attualmente Executive Vice President in Sky Italia: "Non c’è mai stato così tanto calcio su Sky come oggi, dal calcio internazionale alla Nazionale. Non ci mettiamo adesso a commentare nulla su una trattativa privata ancora in corso. Stando nel vivo delle trattative, che sono molto lunghe, possiamo dire che il contenuto ci interessa e quindi partecipiamo".  A fargli eco ci ha pensato il direttore di Sky Sport, ovvero Federico Ferri: "Per quanto riguarda gli stimoli, ne abbiamo tantissimi e credo che il momento giusto di sperimentare e portare cose nuove sarà il prossimo triennio, che si aprirà con l’Europeo. Ci sono nuove cose che ci stimolano. Un mix fra eventi raccontati e sul campo è quello che fa la differenza tra Sky e gli altri”. Anche Mediaset tiene alto l'interesse per la Serie A, conferma Berlusconi Ovviamente non c'è solo Sky a concorrere per i diritti del prossimo campionato di Serie A. Mediaset infatti ha drizzato le orecchie qualche tempo fa, con le conferme che questa volta arrivano addirittura da Pier Silvio Berlusconi, che non ha potuto fare a meno di porre l'accento sui prezzi estremamente alti: "Il calcio è un prodotto importante: è ovvio che vorremmo continuare ad avere il calcio che conta sulle nostre reti, ma i prezzi di oggi sono folli” ha affermato l’amministratore delegato di MediaForEurope, che parlando della base d’asta della Coppa Italia ha parlato di una “base molto alta” mentre sulla Serie A ha affermato che “non si sa bene di cosa stiamo parlando”. Read the full article
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pandaemonika · 1 year
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Momo vs Life #28
Vorrei dire breve storia triste, ma non è breve... anzi. È un lungo calvario di più di una settimana.
L'azienda per cui lavoro ha appena stipulato un contratto per cui le viene richiesta una nuova polizza assicurativa e l'altro contraente richiede che il certificato di polizza venga consegnato seguendo un modello da loro redatto: sono 6 diversi documenti word da compilare e firmare su carta intestata. Ho inviato all'agenzia assicuratrice una mail con i 6 allegati, che dividono le singole polizze per tipo (RCT, RCO ecc), chiedendo gentilmente di compilarli e firmarli, ma mi è stato inviato solo il contratto completo.
Ho provato ad inviare a chi di dovere il contratto completo, ma hanno ribadito che vogliono solo i certificati, quindi ho di nuovo scritto all'assicurazione provando a chiedere ancora la compilazione degli allegati. È andata più o meno così:
IO: Gent.mo X, chiedo scusa se la contatto nuovamente, ma Y non accetta l'invio del contratto completo. Mi viene richiesto di fornire i singoli certificati di polizza, divisi per tipologia, come indicato negli allegati, e firmati da lei. Attendo riscontro. Cordiali saluti. X: Ho letto solo ora. Le ho già inviato il documento. Le inoltro di nuovo la mail.
(e mi inoltra di nuovo la mail della volta precedente -.-'') Mi viene il dubbio di essere cretina, perché io di certificati assicurativi RCT, RCO ecc non capisco una mazza, ma mi rendo conto anche da sola che una pagina scarsa di allegato è mooooolto diversa da un contratto completo di 16 pagine. Provo comunque a consegnarlo, specificando che l'assicurazione mi ha fornito solo quello, ma ovviamente (CHE GRANDE SORPRESA!) non va bene. Ci riprovo.
IO: Buongiorno, come dicevo, purtroppo Y non accetta il contratto completo, continuano a richiedermi i singoli certificati compilati secondo i modelli che trova in allegato. Se potesse farmi la cortesia di compilarli su carta intestata e firmata gliene sarei grata. Cordialmente.
X (venerdì mattina): Ecco qui la dichiarazione compilata e firmata.
Apro e vedo UN SOLO allegato che certifica che possediamo un tipo di assicurazione (una sola tra quelle previste, mentre il contratto dice che abbiamo una copertura completa e Y richiede 6 diversi certificati). Chiedo di nuovo... a questo punto sto cominciando a sclerare.
IO (venerdì pomeriggio): Buongiorno Dott.X, potrebbe compilarmi anche gli altri certificati che le ho inviato in allegato, sempre su carta intestata? Quelli di Y sono particolarmente puntigliosi e hanno bisogno di documenti separati, anche se la polizza indicata nel contratto ha copertura completa... Hanno bisogno di un certificato singolo che attesti ogni singola polizza (RCO, RCT, RC Professionale ecc). Grazie mille.
Sabato (quando non lavoro) lui mi invia di nuovo la stessa dichiarazione di venerdì mattina con scritto:
X: Guardi che le ho già inviato il certificato richiesto. Le inoltro di nuovo la mail.
Arrivata a questo punto gli sto già augurando virus intestinali e altre meravigliose benedizioni che preferisco non scrivere, ma poi, come colto da un'improvvisa epifania, decide che FORSE È IL CASO DI APRIRLI E CONTROLLARLI STI CAZZO DI ALLEGATI CHE GLI HO INVIATO... - sai com'è, hanno anche titoli diversi... magari il dubbio che siano diversi anche nel contenuto ti dovrebbe venire - e quindi mi risponde di nuovo.
X: Buongiorno, mi sono accorto che l'allegato da lei inoltrato è diverso da quello precedente(CAZZO, UN GENIO!!!). Le invio una copia compilata anche di questo.
Ora chi glielo dice però che GLI allegati da compilare non erano solo questi 2, ma ce ne sono altri 4? TE NE HO MANDATI 6, PORCA PUTTANA! 6 È TANTO DIFFICILE LEGGERE?
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i-love-things-a-lot · 4 years
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Rega dobbiamo sfornare contenuto Amadello in vista di Sanremo 2021
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der-papero · 3 years
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Andiamo a rubare con Papero - Side lesson - NAT: storia di un improbabile successo - part II
Vi è piaciuta la storia della Internet Inc., vero?
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Tanto lo so che se dite NO è solo per cazzimma, quindi lo prendo per un SI'.
Bene. Da quella storia abbiamo capito il perché sia nato NAT (Network Address Translation), ovvero l'esaurimento degli indirizzi IP disponibili, dovuto al fatto che il numero di dispositivi connessi ha superato, da tempo ormai, l'intervallo degli indirizzi ammessi.
Una soluzione definitiva avrebbe richiesto un cambiamento strutturale delle reti, e ovviamente nessun pazzo avrebbe mai fatto passare l'idea di "rifare" Internet, i costi e i disagi sarebbero stati proibitivi. La proposta c'è, venne fatta un paio di anni dopo NAT, si chiama IPv6, ma ormai sono decenni che il processo di migrazione va avanti, e ne richiederà altrettanti. Quindi si andrà di NAT ancora per un po', e questa è una gran rottura di cazzo per noi piratozzi che vogliamo entrare nelle reti altrui. Ma vediamo il perché, e come funziona NAT.
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Torniamo all'esempio delle poste.
Il sistema postale è davvero un sistema end-to-end, ovvero voi scrivete una lettera alla persona amata, la infilate in una busta, mittente, indirizzo, francobollo, e via. Come vedemmo alcune lezioni fa, la lettera passerà di mano in mano, di ufficio in ufficio, da un furgone ad un treno ad un aereo, insomma cambierà scatolone, sacco, mezzo di trasporto, ma la lettera in sé con tutta la sua busta, ovvero quella che avete usato voi per scrivere mittente e destinatario, non cambierà mai: al più verranno aggiunte informazioni, ma nessuno si permetterà mai di (a) aprire la vostra busta (b) cambiare gli indirizzi (a meno che non stiate spedendo della cocaina tagliata male).
Il perché sia possibile tutto questo è abbastanza facile da intuire: il vostro indirizzo di casa e quello del destinatario SONO UNIVOCI. Sono unici al mondo, e in teoria ognuno su questo pianeta, ammesso che voglia essere rintracciabile e abbia un luogo ben identificabile, ha un suo proprio indirizzo.
Ecco, Internet nacque con lo stesso principio, ovvero un pacchetto che parte da A e arriva a B passa solo di mano in mano, come vedemmo sempre nella lezione su come viaggia un pacchetto nel pianeta (ricordate il pacchetto blu?), ma A e B non cambiano mai.
Purtroppo per Internet però, rispetto al sistema postale, è avvenuto un guaio brutto, ovvero si son finiti gli indirizzi possibili. Quindi NAT è stata la classica pezza a colori, un imbroglio che ha reso possibile tenere su tutto l'ambaradan senza dover buttare tutto alle ortiche e ricominciare da zero, evitando così il crollo dell'economia mondiale (sì, insomma, più o meno). Tutto questo è avvenuto violando le regole che Internet si era data, ma non c’erano altre strade immediate, che non fosse quella di dover rifare tutto daccapo (ecco perché Tony bestemmiava, Al vomitava e Frankie gongolava).
Per spiegarlo bene, facciamo un esempio, sempre utilizzando le poste.
Torniamo a Rispettabilandia, dove abita Lapo. Lapo continua a comprare la cocaina da Joe, ma nel frattempo si è trasferito in un condominio con altri 100 condomini. Le Poste di Rispettabilandia, poiché a corto di indirizzi da dare ad ogni singola persona, impongono ad ogni condominio di dotarsi di un portiere che gestisca la posta, e questa persona sarà l'unica ad avere un indirizzo postale. Come smazzare la posta all'interno del singolo condominio poi saranno cazzi privati tra il portiere e i condomini.
La soluzione che viene ideata è presto fatta, è tipo il gioco delle tre carte.
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Lapo scrive la classica richiesta di cocaina a Joe, usando come suo indirizzo mittente quello dell'appartamento dove vive (piano 3o, scala D, appartamento 23), e come indirizzo di Joe quello suo di residenza. Consegna quindi la busta al portiere.
Il portiere strappa la busta di Lapo, prende la lettera, la infila in una nuova busta, dove è il portiere che scrive a Joe. La lettera che viaggerà in giro per il mondo avrà come mittente l'indirizzo del portiere, e Joe restituirà la cocaina a costui, visto che, dal punto di vista di Joe, chi ha scritto la lettera è stato il portiere, non Lapo. Una volta arrivata la risposta, il portiere, che ha una memoria di ferro e ricorda che è stato Lapo a chiedere quella polverina del demonio, strappa la busta usata da Joe, prende la cocaina, la infila in un'altra busta, come mittente scrive l'indirizzo di Joe e come destinatario l'indirizzo dell'appartamento di Lapo e la consegna a quest'ultimo.
Lapo non si è mai accorto che il portiere ha aperto la busta e ha scritto un'altra lettera: lui ha scritto un messaggio verso Joe e, da quello che si legge sulla busta che ha ricevuto dal portiere, Joe gli ha risposto direttamente al suo appartamento.
Lo stesso farà il portiere con tutti gli altri 100 condomini. Ecco come, da 100 utenti, chi usa alla fine il sistema postale è uno solo, ovvero il portiere. Tutti possono scrivere le lettere, pur avendo un solo indirizzo postale disponibile.
Questo approccio sembra risolvere il problema, e in effetti lo fa, ma pone 3 nuovi problemi:
- non è più vero che tutti gli utenti possono usare le poste: solo il portiere può, in realtà, e questo va contro il principio della raggiungibilità di tutti gli utenti da parte del sistema postale
- il portiere deve taroccare il messaggio del singolo utente, per poterlo spedire: la busta che verrà consegnata alle poste non sarà più quella originale, ma un'altra
- se al portiere viene un infarto durante il viavai della corrispondenza, verranno perse tutte le risposte e i messaggi successivi, poiché solo nella sua testa era memorizzata la mappa di chi aveva scritto a chi, col risultato che quando i destinatari risponderanno, nessuno tra i condomini potrà ricevere le risposte, perché non si sa quella busta del portiere appena ricevuta a chi corrispondeva in origine. In pratica, si dovrà ripetere la comunicazione da zero con un nuovo portiere.
Guardiamo la stessa cosa come avviene su Internet.
Supponiamo di avere questa rete:
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Abbiamo 3 dispositivi, un PC, un cellulare e una Smart TV, ognuno col suo indirizzo privato, esattamente come nel caso del condominio. Il router, ovvero il portiere del nostro condominio, ha un suo indirizzo privato (192.168.0.1) compatibile con quello degli altri dispositivi (= condomini), più uno pubblico (74.25.138.15), che gli è stato fornito dal suo provider Internet (= sistema postale).
Vediamo come, con un solo indirizzo pubblico, 74.25.138.15, tutti riescono a parlare con Google. Ipotizziamo che, a farlo, sia il PC:
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Avremo 4 pacchetti, A, B, C, D. Il primo pacchetto, A, viene inviato dal PC verso Google, quindi come mittente avrà il suo indirizzo, come destinatario Google. La porta di partenza sarà una porta a caso, quella di arrivo sappiamo che sarà la 80. A questo punto, il router fa la stessa cosa che faceva il portiere con Lapo: prende il messaggio A, ne preleva il contenuto, butta il pacchetto e ne fa un altro, B, mettendoci il suo indirizzo pubblico e un’altra porta di partenza. In più si segna, su una tabella, che alla porta di A corrisponde un’altra porta di B:
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Ecco il tarocco, il pezzotto, come si direbbe in napoletano: il router “imbroglia”, altera il mittente verso Google e si segna in un pezzo della sua memoria chi era il vero mittente, usando le porte sorgenti come “chiave” per poter risalire al vero mittente quando riceverà la risposta.
A questo punto il messaggio arriva a Google, e questo risponderà all’indirizzo pubblico del router, ovvero il nostro portiere. Una volta ricevuta la risposta, il router guarderà nella tabella, sa che se riceve una risposta sulla porta 3474 allora è il pacchetto che aveva inviato il PC dalla 1725 e “ritarocca” il messaggio:
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Una volta inviato il messaggio di risposta al PC, il router cancella la riga dalla tabella, poiché il lavoro è stato fatto.
Se guardate il primo e ultimo pacchetto, A e D, ovvero quello che il PC ha inviato e quello che ha ricevuto, è come se la comunicazione fosse avvenuta tra il PC e Google, della presenza del router il PC non se ne è nemmeno accorto:
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Lo stesso procedimento avviene per il cellulare, la Smart TV, e qualsiasi altro dispositivo. Nel caso della nostra rete, con un solo indirizzo pubblico permettiamo a 3 dispositivi di navigare. Ecco come la Internet Inc. è riuscita a fregare tutti, vendendo la lana per la seta.
Perché ci va a quel posto a noi hacker professionisti? Bene, facciamo un altro esempio.
Supponiamo che Google si penta di averci risposto in modo così cafone e decida di inviarci un pacchetto di scuse, dopo un po’ di tempo:
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Google scrive al nostro router, ovvero il nostro portiere, ma stavolta di sua iniziativa, senza che nessun dispositivo interno abbia mai iniziato alcuna connessione. Lo capite guardando dalla tabella NAT cosa succede adesso: il router non sa cosa fare. Non è mai partito alcun messaggio dall’interno verso l’esterno, e il router, non avendo alcuna traccia nella propria memoria, non sa a chi debba essere recapitato questo messaggio, se al PC, al cellulare o alla Smart TV. L’unica cosa che può fare è rifiutare il pacchetto di scuse.
Ecco perché adesso diventa un problema per una persona esterna (ovvero noi) che fa port scan: se non esiste una configurazione che indichi al router verso quale dispositivo all’interno della rete sono diretti i messaggi che arrivano dall’esterno, questi verranno semplicemente ignorati, quindi tutti i dispositivi saranno irraggiungibili dall’esterno.
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Badate che questa presunta sicurezza (e lo vedremo nella prossima parte perché presunta) è stata solo una botta di culo. Inoltre l’obiettivo teorico di IPv6 sarà quello di ripristinare il funzionamento ordinario di Internet, dove ogni dispositivo sarà connesso, non ci sarà più alcun tarocco di pacchetti e, se il router si riavvia, le connessioni riprenderanno esattamente dal punto dove erano rimaste. NAT ha risolto un problema urgente, ma ne ha creati altri, soprattutto con le nuove tecnologie tipo VoIP, dove è necessario che alcune connessioni partano dall’esterno, e con NAT hanno smesso di funzionare (si è poi dovuta trovare la pezza alla pezza per far tornare a funzionare tutto, complicando ancora di più le cose), ecco perché IPv6 è la soluzione di tutti i mali, e una nuova chance (teorica) di piratare mezzo mondo :)
Prima di chiudere questa lezione, a titolo di disclaimer, chiedo scusa a Paul Francis, NTT PF Labs, per averlo trascinato come personaggio nella mia scorsa storia completamente inventata di sana pianta. Francis e Egevang pubblicarono, con RFC 1631, nel maggio 1994, lo schema di funzionamento del NAT, che potete leggere nella sua forma integrale qui:
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Oggi ho spiegato a D il concetto del multiverso che sta spopolando in questi giorni, un concetto che a noi non è nuovo perché la nostra mente ci ha sempre spinte a pensare che in altri mondi esistono altre versioni di noi. Animata dalla mia solita curiosità le ho chiesto se un giorno le sarebbe piaciuto scrivere insieme una lettera alle noi di un altro mondo; lei ha riso, ha riso tantissimo perché conosce le mie idee bizzarre e l'idea la divertiva. Ha risposto positivamente tra un sorriso e l'altro, riempiendomi il cuore così tanto da sentirlo strabordare; amo sapere di essere in parte causa del suo buon umore. Le lettere non le abbiamo ancora scritte, chissà se le scriveremo mai, eppure so già che nel contenuto sarà presente una menzione che riguarderà la nostra incredibile storia che non vuole finire, della sua grande storia d'amore finita male e della mia che non è mai iniziata.
Io riesco a immaginarla: i suoi lunghi capelli biondi sparsi sulle spalle, a pancia in giù sul letto della sua stanza, un letto che profuma di lei in cui abitano parole mai dette - neanche a me. Un letto che fa spazio al suo corpo magro, esile, ai fogli carichi di frasi e il tappo della penna tra le sue labbra. Io riesco a immaginarla mentre augura alla D dell'altro universo di non vivere mai tutto ciò che di brutto le è accaduto, di vivere con il cuore a mille ma di praticare più amor proprio, di fare l'amore quanto più possibile, di baciare senza pensarci più di tanto e di praticare la gentilezza sempre e comunque. Le augurerebbe di trovare la fine di quel labirinto in cui lei stessa si è persa, di trovare l'amore della sua vita e tenerselo stretto al petto perché è da lì che proviene quel rumore che fa da calmante alle giornate più tristi. Le chiederebbe di vivere al posto suo, perché lei sente di aver vissuto a sufficienza e vorrebbe riposare, di amare come amerebbe lei, di fare sentire il suo grande amore come se fosse l'unica persona al mondo in grado di accoglierla, raccoglierla e meritarla. Le direbbe di accettare la felicità altrui anche se non è di suo gradimento, di farsi da parte quando le circostanze lo richiedono, di chiedere comprensione quando non si sentirà compresa. Infine so che le direbbe di mantenere vivo il suo ricordo anche nel suo mondo, perché anche la D dell'universo a noi sconosciuto conosce la mia D.
Cara tu, se esisti, vivi la vita felice che lei meriterebbe, ama più di quanto possa fare lei ora, cresci i figli che il suo grembo al momento non potrà accudire. Dopo il 23 c'è il 24 e poi il 25 e così via, dopo l'arancione esiste il rosso e tanti altri colori dell'arcobaleno. Realizza ogni suo desiderio, scandendo per bene ogni singolo istante per lasciarglielo percepire, perdona tutto ciò che D non è riuscita a perdonare e augurati di non perdere mai ciò che più ti mantiene in vita.
Per la D del multiverso, dall'amica di D.
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giulia-liddell · 3 years
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Tra le sedie vuote
Parole: 1426 No beta, we die like men (rega non ho manco controllato eventuali errori) Fandom: Sanremo RPF Ship: Amadello  Avvertimenti: Nessuno?, Fluff, Anxiety maybe, nah it’s fine guys Note: AH AH AH AH AH STO BENE. SONO QUI. CIAO A TUTTI. I’M BACK ON MY BULLSHIT! Ringrazio @che-cazzo-ridi per aver ispirato parzialmente questa idiozia...
Il suo sguardo si perde per un momento in un punto indefinito del pavimento, distratto forse dal riflesso delle luci o da un piccolo graffio. C’è una strana energia che gli passa attraverso il petto e lo spaventa. Una piccola esultanza ed un applauso contenuto dell’orchestra lo fanno tornare alla realtà. Le ultime prove generali sono finite. Amedeo passa nervosamente le mani sui braccioli della poltrona vuota che ha occupato per riposarsi un po’ le gambe. La sensazione sotto i suoi polpastrelli lo aiuta a concentrarsi di nuovo e ricordarsi dove si trova. Abbozza un sorriso ed applaude l’orchestra, complimentando tutti per il loro duro lavoro. Gli artisti, già molto stanchi, si ritirano per riposare quelle poche ore prima dell’inizio della grande serata. Ma Amedeo non riesce a muoversi. Resta fermo sulla poltrona ed osserva palco vuoto, la scenografia spenta, la platea silenziosa, mentre quell’energia nel suo petto diventa più forte. Sente per un momento il bisogno di piangere, ma rimane completamente composto.
Rosario bussa al camerino accanto al suo, senza ottenere alcuna risposta. Teme che Amedeo sia così stanco da essersi addormentato sulla specchiera. Bussa ancora e prova ad attendere un altro po’, ma esaurisce la pazienza in fretta e decide di aprire direttamente la porta. Il camerino è vuoto. E così in ordine da sembrare che non sia nemmeno stato utilizzato. Magari Ama è andato a controllare per l’ultima volta che tutto sia a posto dietro le quinte? Rosario si mette alla ricerca del suo co-conduttore, fermando tutte i tecnici che incontra per sapere se hanno visto Amadeus. Quasi tutti scuotono la testa, gli altri gli forniscono indicazioni vaghe su dove l’anno visto diverse ore fa. Nonostante i suoi migliori sforzi di rimanere in controllo di sé, Rosario comincia a preoccuparsi. E se fosse successo qualcosa? E se Ama fosse sparito? Stavolta invece di un cantante, si perdono direttamente il conduttore? O magari ha combinato qualche guaio e si è fatto arrestare? Se Orietta Berti può avere una doppia vita da criminale, anche Amadeus può in fondo… Il suo vagare spinto dalla crescente agitazione lo porta inevitabilmente alla platea. La sua intenzione era di controllare se ci fosse ancora qualcuno nell’angolo di Radio 2 per chiedere se avevano notizie di Amadeus… E invece il posto sembra completamente vuoto. Fatta eccezione per il conduttore, seduto a guardare il palco su una delle poltrone in mezzo alla platea.
Amedeo sente la voce di Rosario che lo chiama piano dalle sue spalle e si volta un momento nella sua direzione, senza accennare ad alzarsi. «Oh, ciao Ciuri, pensavo fossi tornato in albergo a riposare.» commenta laconico mentre lo showman si ferma in piedi davanti a lui. «Mi scantai! Non ti trovavo da nessuna parte! Ho anche cercato nell’attrezzeria, sai pensando che magari avessi deciso di diventare il novello Bugo di questa edizione… Impresa difficile dato che Bugo è tra i concorrenti…» protesta Rosario con fare offeso e l’altro si limita a mormorare una scusa, il suo tono improvvisamente calato. A quel punto la preoccupazione per la breve scomparsa lascia il posto alla preoccupazione per la perdita della solita carica e grinta. «Ama… Mi aspettavo di vederti pronto a correre una maratona… Che è successo? Sembri quasi… Spento… Hai dormito male per caso?» si ferma a chiedere, mentre il conduttore lo guarda con un’aria sconsolata. A quel punto Rosario decide di sedersi accanto a lui per poter parlare meglio «Dai Ama, sai che non hai motivo di nascondermi nulla. Siamo una squadra. Una grande squadra.» prova ad incoraggiarlo. Amedeo sospira e sposta ancora una volta il suo sguardo verso la scenografia spenta «Temo che, come si dice in Sicilia… Vada tutto a schifìo…» ammette sottovoce prima di voltarsi verso l’uomo al suo fianco. Rosario osserva un momento la sua espressione, aspettandosi che Amedeo riveli dove si trova la battuta ed infine si mette a ridere «Serio sei?» esclama prima di ricomporsi «Ama non puoi essere serio! Come può andare tutto a schifìo, ah? Sei stato il conduttore del miglior Festival di almeno gli ultimi dieci anni!» ribatte continuando a sorridere, ma Amedeo non sembra per niente convinto. «È proprio questo il problema Ciuri… Abbiamo avuto tanta fortuna lo scorso anno e… C’era un ambiente molto diverso… In cui perfino dei concorrenti squalificati non sono stati un grande problema… E tutte le mie gaffe… Ma quest’anno… Quest’anno è tutto diverso… La gente si aspetta qualcosa. Abbiamo un pubblico con delle aspettative capisci? Aspettative molto più alte di quelle che aveva l’anno scorso e… E poi questo è “il festival della rinascita”! Il programma che non solo dovrebbe essere spettacolare, ma dovrebbe anche essere lo spiraglio di normalità per tutto il paese… E io… Io sono stato fortunato l’anno scorso… Ma quest’anno…» Amedeo si interrompe un momento per guardare ancora intorno a sé «Voglio dire guarda il teatro… Questo dovrebbe essere l’aspetto che ha per le prove, ma sappiamo che stasera sarà ancora così… Niente pubblico, niente maschere… Nessuno. Non è un gran “Festival della rinascita”.» il conduttore finisce di parlare e lancia un’occhiata carica di vergogna a Fiorello, come se si sentisse personalmente responsabile di tutti i problemi che hanno portato a quel punto e di tutti i problemi che potrebbero sorgere durante il festival.
Rosario prende le sue mani e lascia un piccolo bacio sulle sue nocche. «Ama…» sospira «Sei proprio incredibile, lo sai?» si fa sfuggire un risatina «Allora io mi guardo intorno e sai cosa vedo? Vedo un teatro bellissimo, in cui tra poche ore comincerà il Festival più importante d’Italia e un bravissimo e bellissimo conduttore che farà certamente faville su quel palco. Non ho alcun dubbio. E sai perché? È già incredibile che ci troviamo qui! Insomma perfino La Scala non poteva mettere in piedi spettacoli, nemmeno in streaming, fino a poco tempo fa… E noi siamo riusciti a mettere in piedi un festival di cinque giorni? Meraviglioso! Non abbiamo il pubblico? Colpa dei protocolli di settanta pagine e delle lobby farmaceutiche e etero, non certo tua! Anzi, tu hai provato ad insistere per avere il pubblico, no? E questo la gente lo sa! E che razza di discorsi sono quelli sulle aspettative? Nessuno ha aspettative per Sanremo! Forse solo Coletta… Ma la sua fetta di share l’avrà per forza dato che non danno mai niente di bello in televisione quando c’è Sanremo… Insomma potrebbe finire a schifìo soltanto se per magia ci fosse un blackout nazionale per una settimana! E a quel punto comunque Sanremo sarebbe l’ultimo dei problemi…» Rosario si ferma soltanto quando Amadeus sta ridendo tanto da non riuscire quasi a respirare. «Va bene, va bene Ciuri…» si sforza di dire mentre prende fiato «Ma devo chiederti una cosa…» aggiunge notando che lo showman si mette immediatamente sull’attenti «Le lobby farmaceutiche le capisco… Ma le lobby etero? Davvero Ciuri? Le lobby etero?» chiede Amedeo prima di scoppiare ancora a ridere «Certo Ama! Le maledette lobby etero! Le lobby etero rovinano tutto! chi credi che selezioni i componenti della giuria demoscopica? Loro! Gli etero!» Fiorello è così soddisfatto di aver fatto ridere ancora Amadeus che scoppia a ridere pure lui.
Dopo alcuni minuti riescono a riprendere fiato e Amedeo si volta verso il palco, adesso sorridendo «Sai dovresti farci una battuta… Sulle lobby etero… Sarà divertente.» propone con tono più sereno, ma la sua espressione si spegne di nuovo per un momento «Credi davvero che ne sarò capace? Condurre senza un pubblico…» mormora abbassando la testa. «Certo che sei di coccio, Ama! Ne sarai capace! Tutte le puntate dei Soliti Ignoti senza pubblico le hai fatte! Farai anche questo e lo farai benissimo… E poi… Ci sarò anche io, sarà ancora meglio. Abbiamo un teatro tutto per noi! Possiamo fare quello che ci pare! Chi ci può giudicare? Le sedie? Sono un pubblico molto tollerante, sai. Accettano qualsiasi cosa. Mica come le lobby etero…» Fiorello sembra abbastanza convinto del suo discorso da far ridere Amadeus ancora una volta. Il conduttore appena si calma scatta in piedi ed offre la mano al suo Ciuri per farlo alzare «Allora andiamo a prepararci. Tra poche ore dobbiamo esibirci per il nostro bellissimo pubblico vellutato. Sono sedie molto tolleranti, ma comunque si meritano due conduttori in forma, non credi?» scherza Ama con un gran sorriso. «Oh credimi, vedranno un bello spettacolo. Ho tante sorprese in mente.» dichiara con fare malizioso Rosario. Con un rapido movimento prende Amadeus per la vita e lo stringe a sé, dandogli un dolce bacio sulle labbra «Faremo un festival che le lobby etero non potranno distruggere.» sussurra sulle sue labbra sorridendo.
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intotheclash · 3 years
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Mezz'ora dopo bussammo alla porta di casa del mio amico Pietro. Il vecchio si era lamentato per tutto il viaggio. Ma che cazzo di strada, che cazzo di posto, che cazzo di buio, non c'era una cosa che gli andasse bene. E giù una sfilza di cazzi che, se li avessi detti io, avrei preso sberle fino ai venti anni. Non vedevo l'ora di diventare maggiorenne per poter dire quello che volevo senza problemi.
Ci venne ad aprire il fratello di Pietro, che, appena ci vide, sfoderò un sorriso sfavillante. "Ciao giovanotto, che piacere rivederti!" Disse. E sembrava davvero che fosse felice. "Ciao, Antonio." Risposi. E basta. Senza sorridere e con troppo distacco. Iniziavo a comprendere la gravità della situazione. Lui sembrò non accorgersene, o fece finta, mi arruffò i capelli e rivolse la sua attenzione al mio vecchio: "Buonasera, con chi ho il piacere di parlare?" Mio padre ci mise un po' a rispondere, rimase lì a fissarlo con la bocca leggermente aperta. non si aspettava che dietro il primo portone, ce ne fosse un altro, altrettanto imponente e massiccio. Antonio era un vero gigante. "Piacere di conoscerti, Antonio. Io sono il papà di questo fringuello e mi chiamo Alfredo." E gli porse timidamente la mano, credo avesse paura di riaverla indietro mezza stritolata. Antonio gli strinse la mano con vigore contenuto, chissà se fosse possibile uccidere un uomo soltanto stringendogli la mano. "Prego, entrate pure, abbiamo appena finito di cenare ed il caffè è sul fuoco. Potete farci compagnia, se volete." E disse tutto senza mai smettere di sorridere. Entrammo in cucina e la bocca di mio padre si allargò a dismisura. "Caspita!" borbottò sottovoce, "E' enorme! Qua dentro c'entra tutta casa nostra. E, se lo parcheggio bene, anche il mio camion."
Il papà di Pietro, non appena ci vide, ci venne incontro, anche lui sorridente, come se fossimo amici di vecchia data, o, meglio, dei parenti stretti. Anche sua moglie sembrava felice dell'inattesa visita. Insomma, erano tutti felici; manco fosse stata la vigilia di Natale. Io però non sorridevo affatto. E di felicità neanche l'ombra. Ero triste. Triste dentro. E traditore. Incrociai lo sguardo del mio amico, sembrava scrutarmi come volesse leggermi l'anima. Ma credo fosse soltanto la mia impressione di traditore, anche perché ero convinto che lui sapesse sempre ogni cosa in anticipo. Era serio e distaccato, niente affatto preoccupato, chissà come cazzo faceva. Cercai di scusarmi, di fargli capire con gli occhi che non volevo fare la spia. Che ero stato costretto a farlo, per il mio e per il suo bene. non so se ci riuscii.
"Benvenuto. Prego, si sieda, mia moglie le verserà subito una tazza di caffè appena fatto. Poi, se gradisce, sarò io ad offrirle un bicchierino, magari anche due, di grappa fatta in casa." Disse l'altro papà al mio.
"In vita mia, mai che mi sia capitato di rifiutare un bicchierino di grappa, figurarsi se ho intenzione di dire no a quella fatta in casa." Rispose il vecchio, perfettamente a proprio agio.
"Benissimo allora. A cosa devo l'onore e il piacere di questa visita?"
"Vede, per quanto riguarda l'onore, spero che rimanga tale anche quando usciremo da quella porta, ci terrei, sul serio. Ma so già che non sarà un piacere ascoltare quanto ho da dirle. E quanto ha da dire mio figlio."
Una pugnalata mi avrebbe fatto meno male. Ecco quindi qual era il suo piano. Farmi fare una figura di merda davanti a tutti. Abbassai lo sguardo e mi concentrai sulla punta delle mie scarpe. In quel momento erano il mio centro del mondo. Nient'altro sembrava degno della mia attenzione e...E odiai mio padre! Lo odiai con tutte le mie forze per quella vile carognata. Lui avrebbe dovuto proteggermi, sempre, questo si fa con un figlio, non metterlo in mezzo. Ma che cazzo di padre era? Perché mi faceva quella vigliaccata?
Il racconto ebbe inizio. Li mise al corrente dell'incontro-scontro con l'avvocato Terenzi, di come quel figlio di cagna li avesse aggrediti verbalmente al bar, della sua falsa versione dei fatti e delle sue intenzioni di portare in tribunale tutti i ragazzini, padri compresi nel prezzo. non ci mise molto, fu preciso e conciso. Una volta esaurito il preambolo, mi chiamò vicino a se. Era il mio turno. Ero io che dovevo illustrare l'antefatto, che dovevo illustrare la scena del crimine. Mi sentivo peggio di quella volta che mi avevano portato dal dentista. L'attesa in quella saletta squallida era stata massacrante, eppure avrei aspettato tutta la vita, pur di non finire sotto ai ferri. Ma, inesorabile come la morte, toccò anche a me. L'unico ricordo sopravvissuto è il desiderio che si finisse in fretta. Ora ero nella stessa situazione. Doveva finire in fretta. Presi un lungo respiro e iniziai a parlare. Parlai senza mai fermarmi e senza mai, neanche una volta, neanche per sbaglio, guardare in faccia i presenti. Dissi tutto, a testa ostinatamente bassa, ma dissi tutto. Dissi tutto senza togliere, o aggiungere, particolari, cercando, a mo' di discolpa, di calcare la mano sulla prepotenza e la bastardaggine dei grandi. Quando ebbi finito, scese il silenzio, Un silenzio denso, pesante, non era un bel segno. Non lo era affatto.
Il primo a risorgere dalla paralisi generale fu il papà di Pietro. Si alzò lentamente dalla sedia, come avesse un grosso fardello sulle spalle, si avvicinò al mio amico, che era rimasto, per tutto il tempo, in piedi vicino al camino, senza mutare mai espressione, come se si parlasse di cose che non lo riguardavano,  e con un manrovescio terrificante gli fece girare la testa dall'altra parte. Una sberla della Madonna! Io al posto suo avrei pianto per una mezz'ora. tuttavia al padre sembrò non bastare. Non ancora. Alzò il braccio per colpire di nuovo, ma non lo fece, non gli riuscì, l'altro figlio, quello più grande, gli afferrò il braccio bloccandolo a mezz'aria.
"Lasciami, perdio!" Urlò, per la rabbia e per lo sforzo.
Antonio, che invece non sembrava sforzarsi affatto, con un tono calmo e glaciale, in verità molto simile a quello del suo fratellino, rispose: "Basta botte. Non servono. Non toccarlo più."
Fu mio padre ad allentare la tensione che si era venuta a creare. "So che non sono affari miei, signore, ma mi permetto lo stesso di dire la mia. E mi scuso fin d'ora per l'intromissione. Suo figlio non merita di essere rimproverato. E, tanto meno, di essere picchiato. Si è dimostrato coraggioso ed altruista, sono qualità rare, specialmente tra i giovani d'oggi. Si è battuto, da solo, contro tre balordi più grandi di lui e lo ha fatto per difendere gli amici, tra i quali, mio figlio. Amici che, tra le altre cose, non hanno mosso un dito per aiutarlo. Meriterebbe un premio, non una punizione! Personalmente, sono venuto per ringraziarlo, ed è esattamente quello che farò." Si alzò dalla sua sedia, si avvicinò al Maremmano, gli tese la mano e aggiunse:" Non sono tuo padre, giovanotto, ma sono lo stesso fiero di te. E sono felice che tu sia amico del mio ragazzo. Grazie, ti sono debitore." Pietro fece un impercettibile segno di ringraziamento con il capo e gli strinse la mano. Suo padre si voltò verso il mio, lo soppesò con gli occhi, poi: "Le va di uscire un attimo? Vorrei parlarle in privato." Disse.
"Volentieri, ma prima di uscire, vorrei aggiungere un'ultima cosa, prima non me ne ha dato il tempo. Comunque vada avanti questa storia, qualunque piega prenda, voglio che sappiate che non resterete mai da soli. Io sto con voi, anche i miei amici sono della partita. Avete la mia parola. Gli facciamo il culo a quel figlio di padre ignoto dell'avvocato!"
E uscirono.
Un coro di emozioni mi stava cantando negli orecchi. Tante voci confuse insieme, con il risultato di confondermi ancora di più. Ero deluso da me stesso, ero triste, arrabbiato, confuso, affamato. Si, tra le tante cose, mi era arrivata anche la fame. Ma soprattutto sentivo il bisogno di parlare con Pietro. Volevo scusarmi, spiegare le mie ragioni, volevo che capisse, doveva capire! Con fare incerto, mi avvicinai, eravamo rimasti soli. Antonio era uscito, non so per dove, ma non era più lì e la madre era salita al piano superiore, forse per preparare i letti.
Avevo un groppo in gola, ma non mi avrebbe fermato. "Io non volevo...Scusami, Pietro, avrei dovuto tacere, non dire nulla, ma mio padre mi ha costretto. mi avrebbe ammazzato di botte!" Che figura di merda! Lui aveva preso una sventola paurosa senza fare un fiato ed io mi ero cagato addosso solo per la promessa di prenderle. Proprio una gran bella figura di merda. Poi mi ricordai che non era solo per quello, che avevo parlato anche perché, al mio vecchio, avevano raccontato delle falsità. "Poi Alberto Maria aveva raccontato un mucchio di stronzate, per non dire al padre che le aveva buscate da uno più piccolo, così ho dovuto dire la verità! Io..."
"Chi è Alberto Maria?" Mi chiese, come se fosse appena arrivato. Come se in tutto il casino che era scoppiato lui non c'entrasse affatto.
"Come chi è? Quello che se ne è tornato a casa con il naso spappolato!" Risposi tutto d'un fiato. Poi feci una cosa di cui mi vergognai immediatamente. E di cui mi vergogno ancora. Scoppiai a piangere come un poppante cui hanno rubato il ciuccio. Saranno state le troppe emozioni accumulate, non saprei, il fatto è che un fiume di lacrime mi sgorgò dagli occhi e non riuscii a trattenerne neanche una.
Pietro rimase immobile e immobile la sua espressione distante, poi si voltò, mi guardò serio, mi cinse le spalle in un abbraccio e disse: " Non stare lì a preoccuparti, amico mio. Hai fatto la cosa giusta. Tanto, prima o poi, i miei lo avrebbero saputo lo stesso. Al tuo posto, avrei fatto la stessa cosa."
Non era vero, lo sapevo. lui era un duro, un duro vero, non gli avrebbero cavato una parola, neanche con le pinze. Però gli credetti lo stesso. Avevo bisogno di crederci e lo feci. Mi sentii subito meglio. Eravamo ancora amici. Era proprio forte il Maremmano, sapeva sempre cosa dire e fare. Era un grande. Più grande degli adulti.
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sguardimora · 3 years
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Un viaggio nel dispositivo scenico di “WOE - Westage of Events”: intervista a Giacomo Lilliù/COLLETTIVO ØNAR e Napo/LAPIS NIGER
In occasione della residenza creativa di Giacomo Lilliù/COLLETTIVO ØNAR e Napo/LAPIS NIGER a Osimo per WOE (prima cacofonia) ho incontrato i due artisti che con il progetto WOE – Westage of Events sono tra i  vincitori dal bando Residenze Digitali 2021 e presenteranno una prima esplorazione del lavoro in occasione della settimana delle residenze che si terrà dal 22 al 28 novembre. Il progetto si ispira alla rivoluzionaria graphic novel di Martin Vaughn-James, The Cage (1975), che sviluppa un racconto non lineare, privo di personaggi, dove dell’umano aleggia solo l’assenza. In un ambiente di realtà virtuale sviluppato graficamente, WOE rimodula quel panorama desolato in un deserto tridimensionale infinito per esplorare il territorio digitale che è entrato a far parte del nostro quotidiano ma che nasconde vaste zone d’ombra. 
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Come è avvenuto l’incontro fra COLLETTIVO ØNAR e LAPIS NIGER? È la prima collaborazione? Napo: Questo non è il primo progetto che pensiamo assieme ma è il primo che sta andando a compimento. Ci siamo incontrati durane un concerto degli Uochi Toki – gruppo di Napo/Lapis Niger e Rico – e Giacomo mi ha chiesto se volessi collaborare disegnando dei costumi: era il 2014. Giacomo Lilliù: Erano costumi per un Ubu re, pensati per essere totalmente non pratici. Ma non è andata e ci siamo lasciati così, in stand-by. Napo: Nel 2015 Giacomo mi ha invece proposto la graphic novel The Cage (di Martin Vaughn-James) da cui partiamo ora. Fin dalla prima lettura ho capito che da quel momento non avrei più disegnato come prima: la graphic novel è fatta da una vignetta al centro pagina, una riga di didascalia e niente altro. In parallelo Giacomo mi aveva anche proposto un workshop sull’impreparazione, Frattali frattaglie freestyle, che sarebbe poi confluito nello spettacolo Panismo da foglio bianco. Abbiamo raccolto le adesioni ma la pandemia ha bloccato tutto. Poi sono arrivate le Residenze Digitali.
Andando al progetto WOE – Westage of Events, qual è l’immaginario che sta nutrendo il vostro lavoro? Giacomo: Fin dal primo momento in cui ci siamo ritrovati nel 2015 per The Cage l’idea è stata quella di capire come l’immaginario del romanzo a fumetti si trasformasse in possibilità teatrale o performativa visto che Napo è sia performer che disegnatore. The Cage è una graphic novel senza personaggi e immaginare uno spettacolo senza persone che partisse solo dal tratto grafico mi è sembrata un’idea interessante da sviluppare, ai limiti dell’infattibile. Ovviamente c’è stata tutta l’esperienza degli Uochi Toki che sono partiti dai concerti disegnati per arrivare a quelli in VR: lì si è vista una possibilità di quell’immaginazione perché il concerto disegnato è un’illustrazione performativa. Al di là dell’action painting che non è proprio la stessa cosa, si procede con un’idea di ritmo anche drammaturgica: c’è, cioè, un concetto da rappresentare che si sviluppa e che si può assemblare secondo dei ritmi, ma anche per l’organicità del segno, per come appaiono le varie figure e tutto questo proviamo a renderlo teatrale. Napo: Inoltre, a parte la struttura, il contenuto di questa macro-opera è ancora più interessante ora perché non c’è l’elemento umano mostrato direttamente: in un momento in cui  la parola “umano” si ripete così tanto da fargli perdere significato ecco che noi andiamo a intercettare uno spazio dove c’è pensiero, ricordo e ci concentriamo su degli elementi meno antropocentrici, anche se la cacofonia, le rovine hanno dentro concetti sicuramente umani però almeno non devono essere rappresentati didascalicamente. Ora per la prova aperta di Osimo WOE – Prima cacofonia, formato in presenza, ci siamo chiesti se in scena dovevamo esserci anche noi e abbiamo deciso di starci. Il lavoro così può avere più diramazioni anche se è nato per stare su uno schermo.
Rispetto al progetto che cosa hanno tolto e che cosa hanno aggiunto le specificità dell’ambiente digitale scelto, che nel vostro caso è Twitch, al vostro processo creativo e di ricerca? Napo: Ciò che è stato tolto è stato tolto già dal fatto di spostare il progetto sul digitale, però io non sento questo come un togliere ma piuttosto come un canone dato: non c’è un palco, non c’è la presenza fisica. È come se qualcuno ti dà delle regole, altri canoni e questo ti porta a mettere in discussione lo status quo di come vengono fatte le cose a teatro; in più questo non è visto come qualcosa che tu proponi in ottica di rottura ma è la consegna stessa del bando. La mia percezione è che il digitale mi può dare molto di più di quello che può togliere; farlo su Twitch è una scelta fatta nell’ottica dell’interazione visto che era richiesta un’attenzione alla relazione con lo spettatore. La classica interazione con il pubblico che avviene a teatro non è possibile, ed è anche un elemento usurato, però l’interazione soft di persone che hanno la possibilità di intervenire in chat ci ha fatto riflettere anche su come poi utilizzare questi input. Se le persone interagiranno lo faranno ma non obbligate dalla struttura del lavoro; per noi queste scritture in chat possono diventare delle righe di testo che in tempo reale portiamo dentro la narrazione e possono diventare anche audio utilizzando le tecniche proprie dei musicisti elettronici che non sfondano solo la quarta parete, ma oltrepassano anche la quinta. Giacomo: Oltre alle residenze digitali, Twitch è per noi un terreno da esplorare, è molto più piazza e il potenziale spettatore che ti viene a seguire lì è molto variegato. Napo: Twitch è una piattaforma che ha raccolto varie sfere ma principalmente quella del gaming e noi proponiamo qualcosa che ha dentro una forte componente estetica vicina a quella del gaming che è la realtà virtuale, oltre ad avere entrambi un background di giocatori. La parte che non si vede dello spettacolo, quando noi costruiamo le scene, è spesso un riferirsi a qualche gioco, e da quel mondo vengono per ora alcune tracce della colonna sonora di WOE, anche se per il futuro immaginiamo musiche originali.
Come state lavorando alla relazione tra ambiente digitale, live art e scrittura drammaturgica? Giacomo: Dal punto di vista del rapporto con il live, questo è un ambiente creato in precedenza ma sul quale poi si può intervenire col disegno in tempo reale; per noi è molto interessante la questione della limitazione nel senso che quando agiamo con la voce agiamo solo con la voce, non c’è prossemica, ci si può forse avvicinare con dei tipi di pennelli che Napo utilizza su Tilt Brush e che reagiscono agli stimoli sonori, ma non è una reazione completamente controllata. La presenza performativa nel virtuale è molto più fantasmatica, bisogna saperla gestire in modo diverso. Ci sono esperimenti di drammaturgia della voce che stiamo facendo, ad esempio con pedali, processori o effetti che ci aiutano a compensare l’assenza del corpo, cosa che invece non accade quando sei su un palco. Napo: La parte drammaturgica è nata in una sessione di world building; fisicamente io ero seduto su una sedia ed ero nella realtà virtuale, mentre Giacomo era fuori, seduto su un’altra sedia di fianco a me. In questa fase di brainstorming nascevano le idee. Il tutto si è sviluppato a partire dalle immagini. È stato proprio questo mettersi uno fuori e uno dentro e dialogare che ha fatto nascere tutta la struttura. Siamo partiti da una vasca vaporwave con una miscellanea variegata di elementi che ci ha portato ad esempio a cattedrali o a sciami di banchi, abbinamenti improponibili che diventano possibili solo in un ambiente virtuale. Questo è il vero motivo per cui usiamo la VR, perché non c’è un altro mondo in cui questi oggetti diventano credibili, puoi raccontarli ma per vederli devi avere un mondo che ha delle sue regole. L’ambiente di lavoro è stato perciò per metà virtuale e per metà fisico e lì, la tensione del creare le cose, ha fatto nascere anche le basi della scrittura. Giacomo: Io fruisco da spettatore, non vivo l’esperienza da dentro come Napo, quindi quella facilità con cui crei uno sciame di banchi, che è un copia incolla di un oggetto tridimensionale che fa subito massa e subito riempie e si concretizza, dà una facilità e una libertà molto ampia su quello che si può fare, ma per me, da fuori, diventa anche una questione di autodisciplina: cioè se possiamo immaginare e creare così tante cose dobbiamo anche saper stare in ascolto di quello che la performance richiede, cercare di mettere in relazione cosa si può fare e cosa scegliere. Questo è quello che accade a me da fuori mentre da dentro gli input sono diversi. Napo: Per me si cancella l’inerzia della scenografia, che è l’inerzia della realtà perché quando vuoi costruire una scenografia ci vuole del tempo. Noi abbiamo scelto la realtà virtuale per la leggerezza delle cose che non esistono.
Per le residenze digitali quello che noi vedremo sarà come una sorta di viaggio dove lo spettatore osserva queste rovine nello spazio digitale. Il tema dell’osservazione delle rovine ha dato il via al costruirsi anche di uno sguardo turistico che nel caso del giovane rampollo europeo, che si costruiva un’identità nutrendo il suo immaginario con le rovine classiche dell’occidente, doveva essere solitario. Di fronte alle vostre rovine digitali che tipo di sguardo richiedete ai vostri spettatori e alle vostre spettatrici? Napo: Nelle parti che abbiamo abbozzato come scrittura fissa che contiene l’improvvisazione è stato difficile trovare il tono giusto perché non vogliamo accompagnare dei turisti, non vogliamo generare ulteriore turismo, né vogliamo che il peso di questa moltitudine di rovine schiacci le persone. Soprattutto non vogliamo un tono pessimistico da romanzo distopico quindi siamo giunti al punto di scegliere di alleggerire. Vorremmo mettere gli spettatori di fronte al fatto che la leggerezza con cui guardiamo le cose non fa altro che generare un’immensa discarica di ciò che è stato visto appena e subito abbandonato. Questa discarica non porta ad altro che a una desensibilizzazione e questo viene fatto presente chiaramente in un frammento del lavoro che in sintesi dice: “sei di fronte a una forza del passato, ma tu sei speciale perché non ne senti l’energia e questo non è da tutti”. Effettivamente quando uno spettatore guarderà e gli verrà detto questo ovviamente non sentirà nulla, a parte alcuni che possono soffrire della sindrome di Stendhal (ride), perché non è facile trovare la concentrazione che serve per raggiungere un completamento emotivo davanti a ciò che si guarda. Giacomo: A maggior ragione davanti al digitale, nel senso che è plausibile che mentre si assisterà a WOE si faranno altre cose, anche perché semplicemente l’orizzonte che si ha oltre allo schermo, il gatto che ti attraversa il tavolo, ti sposta l’attenzione. Lo sguardo in solitaria poi cambia la percezione dello stare di fronte alle cose: vedersi un museo quando è vuoto ti dà sicuramente stimoli differenti e questo il digitale un po’ lo può restituire se lo spettatore ha la disciplina di mettersi in quella condizione. Questo guardare inoltre è anche anti-teatrale perché il teatro è qualcosa che si fa in gruppo, quindi, c’è una bella dicotomia da esplorare. Napo: C’è anche la dicotomia tra il creare la condizione di non cambiare canale e il decidere cosa guardare: una persona si auto-educa davanti allo schermo oppure potrebbe chiudere e fare altro, richiede uno sforzo in più, anche se noi non cercheremo di evocare questa tensione al non cambiar canale perché è un po’ un ricatto. Giacomo: È una questione di educazione allo sguardo che non riguarda infatti solo il teatro ma anche il digitale dove il supporto è lo schermo e l’informazione passa dall’immagine o dalla parola scritta: il fatto che si crei una discarica ha a che fare con la facilità dello sguardo che ha tante cose su cui appoggiarsi e si lascia molto andare e quando, ritornando all’immagine di prima, si dice “caspita, sei speciale, non stai sentendo nulla di fronte a quest’opera”, si parla anche di questo.
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*Le immagini che accompagnano la conversazione sono state scattate durante il periodo di residenza in vista della prima prova aperta di WOE (prima cacofonia) avvenuta lo scorso 9 ottobre presso il Loop Live Club di Osimo .
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