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#aldo de carli
garadinervi · 2 years
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Torino, 11-13 marzo 1945
Gaspare Arduino (29 aprile 1901 – 11/12 marzo 1945) operaio, organizzatore SAP 4° settore Vera Arduino (15 gennaio 1926 – 12/13 marzo 1945) operaia, appartenente ai Gruppi di Difesa della Donna XX Brigata Garibaldi SAP Libera Arduino (13 settembre 1929 – 12/13 marzo 1945) operaia, appartenente ai Gruppi di Difesa della Donna XX Brigata Garibaldi SAP Rosa Ghizzoni Montarolo, "Gina" (12 maggio 1920 – 8 maggio 1946) appartenente ai Gruppi di Difesa della Donna XX Brigata Garibaldi SAP Pierino Montarolo (6 agosto 1914 – 11/13 marzo 1945) appartenente alla XX Brigata Garibaldi SAP Aldo De Carli (29 maggio 1922 – 11/13 marzo 1945) appartenente ai GAP, Brigata "Dante Di Nanni"
«Alla vigilia del funerale delle Arduino alla sera alle cinque siamo state convocate in corso Oporto, dicendo: – Raggruppate più donne possibile, domani mattina alle dieci ci sono i funerali delle sorelle Arduino. [...] E noi ci eravamo trovate ed eravamo in tante, forse la riunione più numerosa che c'è stata. C'erano moltissimi giovani e moltissime donne; c'eravamo trovate lì ed eravamo sparse per il piazzale davanti all'ingresso principale. Abbiamo aspettato molto a lungo. Tutti avevamo qualcosa di rosso, chi un fazzolettino rosso nel taschino e l'ha tirato fuori all'occasione, chi aveva la cravattina, ma tutti avevano qualcosa di rosso e tutti avevamo i fiori, perché ci avevano detto di trovarci coi fiori. La maggior parte ci eravamo procurati uno o due garofani rossi, ognuno di noi ce l'aveva.» (Giuseppina Scotti vedova Valsasna) – in Bianca Guidetti Serra, Compagne. Testimonianze di partecipazione politica femminile, Vol. I, «Gli Struzzi» 150, Einaudi, Torino, 1977
«Il processo è stato fatto... due o tre anni dopo... C’era ancora la pena di morte. Di fatti il tenente che comandava questa gente è stato condannato alla pena di morte, si chiamava Aldo De Chiffre. Gli altri non ricordo... È stato condannato alla pena di morte, questa pena è stata tramutata in ergastolo, l’ergastolo in venticinque anni e dopo venti anni io l’ho visto fuori per un caso molto particolare.
Questo giovane, aveva ventun anni allora, studiava da dottore. All’interno del carcere ha continuato gli studi; uscito fuori si è laureato. Era dottore al Mauriziano quando l’ho conosciuto. Ero andato al Mauriziano a fare una trasfusione di sangue e... in quel momento il dottore si presenta e io ho riconosciuto il nome. E allora ho detto alla suora: – Guardi che io faccio la trasfusione di sangue, però non da questo dottore.
– Perché? – mi fa.
Ho preso il tesserino l’ho messo davanti al dottore e ho detto: — Si ricorda di questo nome?
È diventato rosso ed è andato via. Allora ho detto alla suora perché non mi lasciavo togliere il sangue da quel dottore...»
– 'Vera e Libera Arduino, trucidate dai fascisti nella notte tra il 12 e il 13 marzo 1945. Ne parla il fratello Antonio', in Bianca Guidetti Serra, Compagne. Testimonianze di partecipazione politica femminile, Vol. I, «Gli Struzzi» 150, Einaudi, Torino, 1977
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motorsportverso · 8 months
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Inscritos 1000 milhas do Brasil 2024
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P1
2-Sigma P1 G5-Jindra Kraucher\Marcelo Viana\Aldo Piedade Jr\Emilio Padron-Tech Force
12-AJR Chevrolet V8-Carlos e Yuri Antunes-ADS Racing
14-AJR-Chevrolet V8-LT Team
22-Ligier JS P320-Autlog Racing Team
P2
25-ABS01-Ney Faustini\Ney Sá de Faustini-Absoluta Racing
73-MRX-LT Team
12-Sigma G4-Sigma-Tech Force
P3
6-HG1-Caio Lacerda\Mauro Kern\Giovani Almeida\Humerto Guerra-HT Guerra
777-MRX-Juarez\Edras e Esdras Suarez-MRX-Itapira Racing
P4
XXX-Aldee Spyder-Arias Competições
21-MRX-Paulo De Carli\Paulo de Carli Filho-Just Motors Racing
5-MC40 "Ford GT40"-MC Tubarão
PN1A
58-Spirit AR3-Horse Motorsport
7-Fuspyder-Selmer Motorsport
XX-Spyder-Picole Racing
GT3
55-Marcelo Visconde\Ricardo Mauricio\Marcel Muller-Porsche 991.2 GT3 R ou 992 GT3 R-Sttugart Porsche
77-Luccas Vacari\Reginaldo Nappi\Alexandre Auler-Mercedes AMG GT3-NT Racing
300-Alexandre Auler-Mercedes AMG GT3-KTF Sports
GT4
21-Porsche Cayman GT4-Sttugart Porsche
64-Henry Visconde\Enzo Visconde\Paulo Souza\Kim Camelo-BMW M2 CS Racing-Eurobike\MC Tubarão
222-Ford Mustang GT4-Autlog Racing Team
GT4 L
70-Mercedes-Benz CLA AMG-CF7\PG Racing
5-BMW M240I-MC Tubarão
94-Gustavo Kirylla\José Cordova\Claudio-Maceratti Trofeu-GKV Racing\Cordova Racing
TN1.4
XX-Chevrolet Onix Joy-Alpie Racing
33-Moises Nivolini-VW Gol G5-Moisa Motors
TN1A
XX-Ford Corrier DTM-Lira Racing
XX-Mitsubishi Lancer-Marcon Racing Team
TN1B
666-Neto\Lins\Fabio Baggio-Chevrolet Opala Stock Car
TN2
3-Alex Benedetti\Leandro Justo\Alexandre Azzoni\Luiz Santos\Tiago Kfuri-VW Up TSI-Callfax Racing
XX-Fiat Palio Turbo-L & L
TN2A
56-Audi A3 DTCC-Marcelo Servidone\Luc Monteiro\Andrew Neves-Mamba Negra Racing
TNC
31-VW Fusca-André Zamana\Zuca\Paulo Zamana\Lucas Zamana-Zamana Racing
19-VW Passat-Flavio Gomes\Kaio dias\Arthur Arnila\Chris Pampuch-LF Competições
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pangeanews · 4 years
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“Rivendico il diritto alla ca**ata!”. Quando in Italia esisteva una rivista feroce come “Il Male”, Ugo Tognazzi era il capo delle BR e Andrea Pazienza faceva il ritratto a Pertini
Una meteora con la coda: la sua scia è stata visibile nel cielo italiano per ben quattro anni. Oggi chi la ricorda – pochi, pochissimi anche tra i lettori di Pangea – l’ha derubricata a un’esperienza forse importante al tempo ma non più attuale né attuabile. Il comico Daniele Luttazzi: “Oggi è quasi impossibile pensare che all’epoca esistesse un settimanale satirico come (…), veramente all’avanguardia, avanti di 50 anni, insomma divertentissimo”. Eppure è stata una delle riviste satiriche più taglienti, cattive e blasfeme dell’editoria del Paese, in grado di competere, a livello di vendite, con le testate di punta: 140 mila copie a numero. Un fenomeno di costume, certo, ma non solo. Sarebbe riduttivo. Lì trovavi le migliori matite, le menti più acute e stronze, e autori che erano il meglio del meglio che reperivi sul mercato.
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Esattamente 40 anni fa, nel 1980, raggiunse il terzo posto nella categoria dei settimanali più venduti: 180 mila copie. Il segreto? Non si sa: è come la ricetta della pozione magica di Panoramix, ignota.
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Dopo aver fatto la gavetta nella redazione dell’anatra incatenata (“Le Canard enchaîné”), Giuseppe Zaccaria detto “Zac” ha l’illuminazione: perché non provarci anche in Italia? Il terreno era fertilissimo: la politica e il terrorismo, i rapimenti, i primi profumi del benessere economico che dà lì a qualche anno sarebbero diventati una pianta. I giovani rampanti, gli yuppie, figli di comunità economica capitalista importati in Italia dagli Stati Uniti e che trovano la loro piena realizzazione nei fast food, nel forno a microonde, nei paninari, negli appartamenti arredati con colori monocromatici, poltrone e divani di pelle bianco e nero con dettagli di acciaio cromato, nella musica dei Duran Duran, di Prince, di Cyndi Lauper, ascoltata rigorosamente nei cd.
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Certo che il titolo scelto non poteva lasciare indifferenti. Il Male. Lo leggevano persone incazzate con il sistema, mangiapreti, politicanti, persone comuni stanche di farsi il culo ma anche professionisti, dottori, avvocati e studenti. E i giovani, che li trovavano l’altra voce, il modo per sdrammatizzare pur facendo politica – ogni giornale fa politica, ieri come oggi – e artisti non solo bravi ma più semplicemente i migliori. I loro nomi? Vincino, Vauro Senesi e Andrea Pazienza. Sì, il “Paz”.
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I titoli delle prime pagine erano saette. Amavano i “falsi”, nonostante i collaboratori fossero tutti veri: “Ugo Tognazzi capo delle Br”, “Annullati i mondiali”, “Da un’altra galassia hanno raggiunto la Terra”. In occasione dei funerali di Aldo Moro il settimanale uscì con “Lo Stato si è estinto”, attribuendolo a Repubblica. Il direttore Eugenio Scalfari si incazzò un bel po’: chiamò quei “disgraziati” oltraggiosi de Il Male per chiedere spiegazioni. Uno dei redattori della rivista gli rispose secco: “Che io sappia in Italia c’è un presidente della Repubblica, poi abbiamo avuto vari re, però mai, mai, un direttore della Repubblica!”.
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Il Male era quintessenza del giornale cartaceo: coloratissimo, smontabile e rimontabile a seconda degli usi che venivano suggeriti ai lettori e ai giornalai e si divertiva a spingere sui falsi – possibilmente urlati – per rovesciare verità soggettiva, quindi di base discutibili. Uno strumento di demistificazione in un periodo storico delicatissimo, sensibile, in parte anche senza difese immunitarie: bastava una scintilla per incendiare il pagliaio. Ricevette, in quattro anni, circa 70 denunce e querele.
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Le copertine non erano disegni. Erano opere d’arte. Con le unghie affilate. In occasione della protesta degli operai della Fiat di Torino, Vincino ha “visto” il faccione di Gianni Agnelli che si “pippa” gli operai utilizzando non la classica banconota ma una lunga ciminiera. “L’idea fu mia – dice lo stesso Vincino nel documentario I cinque anni della rivista Il Male firmato da Gianluca Rame – ma quello che la poteva disegnare meglio era Pazienza, mentre chi poteva colorarla bene era Enzo Sferra. Per questo in basso a destra ci sono tre firme. Questo era il nostro modo di lavorare. Sempre allegri intorno a un tavolo. Era stupendo”.
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Tra i direttori responsabili, dopo Zac (che però “firmò” solo i primi tre numeri) ci fu anche Calogero Venezia. Se a molti il suo nome dice poco, chi “mastica” questo mestiere sa bene che è stato il secondo giornalista – dopo Giovannino Guareschi – a finire in prigione nel dopoguerra. L’accusa? Vilipendio della religione e di un Capo di Stato estero, in questo caso il Sommo Pontefice: Papa Giovanni Paolo II fu definito Giampaolo II.
Alcune copie del giornale furono bruciate in piazza dal parroco di Spilimbergo, che lo giudicava “degno di essere precipitato tra il magma dei nostri italici vulcani, congeniale sede per simili ossesse pubblicazioni”.
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Avevano dei complici, quelli de Il Male. Ugo Tognazzi, per esempio, da ottimo attore qual era, fu presentato come capo delle BR. Sulle false “prime pagine” di alcuni quotidiani come La Stampa e Il Giorno uscirono le foto di Tognazzi ammanettato e scortato da quattro “carabinieri”: Saviane, Pasquini, Lo Sardo (tre redattori del settimanale) e il direttore Vincino. I testi dei falsi erano di Vincenzo Sparagna, Angelo Pasquini, Jiga Melik, Piero Lo Sardo, Mario Canale. Tognazzi, spiegando la sua partecipazione alla beffa, disse: “Rivendico il diritto alla cazzata!”.
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Oltre alle imitazioni delle prime pagine dei quotidiani, che “lanciavano” il numero con titoli assolutamente demenziali ma verosimili anche per la precisione grafica, il vero marchio di fabbrica era nella ferocia dei suoi fumetti e delle sue vignette. Nessuno fu risparmiato: oltre a Karol Wojtyła, Aldo Moro e Gianni Agnelli, finirono nel giornale anche Enrico Berlinguer e Maurizio Costanzo. Su quest’ultimo, per dar forza allo scoop di un’improvvisa chiusura del neonato quotidiano scandalistico L’Occhio (che Costanzo dirigeva), fu messo un fotomontaggio dello stesso Costanzo suicida per impiccagione. Tra le provocazioni più provocatorie, “Dieci grammi di droga gratis” con in omaggio una bustina. Di pepe, però.
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Eppure c’era anche chi lo apprezzava. Nel dicembre del 1979 il Presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini si vide sulla copertina de Il Male. Andrea Pazienza, il Maestro, lo aveva disegnato “miniaturizzato”, con tanto di pipa, basco bianco in testa, occhiali da sole. E avvolto in un maglioncino di lana. “Sono addolorato per De André, quel bravo canzonettista. Di lui mi piacevano in particolare ‘Re Carlo ritorna dalla Battaglia di Poitiers’, la famosa ‘Marinella’ e ‘Stasera mi butto’. Mi butto con te”. Lo stesso presidente chiamò Il Male per invitare la redazione al Quirinale. “Pronto, sono Sandro Pertini – ha racconta Vincenzo Sparagna – e ci chiese il disegno in regalo: gli era piaciuto. Non potevamo rifiutare l’invito. Andammo io, Vincino e Forattini che all’epoca si era offerto di farci da direttore responsabile. Gli portammo una pipa di un metro e mezzo e il disegno. Poi Pertini ci condusse a pranzo in una silenziosa saletta. I camerieri servirono un ottimo minestrone, della carne, patatine e tanto altro ancora”.
Alessandro Carli
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piranot · 5 years
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Necrologia do dia 10 de setembro de 2019 em Piracicaba e região
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Antonia Marquezin Rios Faleceu dia 07 p.p., na cidade de Rio das Pedras – SP, contava 97 anos, filha dos finados Sr. Antonio Marquesin e da Sra. Porfirina Domingues, era viúva do Sr. Jose Rios; deixa os filhos: Odilma Piaggio casada com o Sr. João Piaggio; Carmen de Paula viúva do Sr. Mario de Paula; Virginia Rios Rocha Lima viúva do Sr. Jose Nadir Rocha Lima; Oswaldo Rios casado com a Sra. Ivone Rios; Valdir Marquesin; Claudete Tereza Rios casada com o Sr. Vinicius Roberto M. Yado e Jose Rios Filho já falecido, deixando viúva a Sra. Margarida Rios. Deixa netos, bisnetos, tataranetos, demais parentes e amigos.Seu sepultamento foi realizado dia 07 p.p., tendo saído o féretro às 16h00 do Velório do Cemitério Municipal de Rio das Pedras, em jazigo da família.
Antonio Polloni Faleceu dia 07 p.p., nesta cidade, contava 92 anos, filho dos finados Sr. Victorio Polloni e da Sra. Carolina Rivabem, era viúvo da Sra. Olivia Novaes Polloni; deixa os filhos: Jose Antonio Polloni; Sonia Carolina Polloni; Isabel de Jesus Polloni; Elza Cecília Polloni de Assis casada com o Sr. Flavio B. de Assis; Maria Helena de Novaes Polloni e Marcelo Claudemir Polloni. Deixa netos, bisnetos, demais parentes e amigos.Seu sepultamento foi realizado anteontem, tendo saído o féretro às 09h00 do Velório da Saudade, sala “02” para o Cemitério da Saudade, em jazigo da família.
Verelene Alves Faleceu dia 07 p.p., na cidade de São Pedro – SP, contava 71 anos, filha dos finados Sr. Jose Emidio Alves e da Sra. Jocelina Castro Alves, era viúva do Sr. Ponpilho Santos Souza. Deixa demais parentes e amigos. Seu sepultamento foi realizado anteontem às 11h00 no Cemitério de São Pedro – SP, em jazigo da família.
Giovanni Baptista Paschoal Morelli Faleceu anteontem, na cidade de São Pedro/SP, contava 95 anos, filho dos finados Sr. Giovanni Morelli e da Sra. Reda Brazilina, era viúvo da Sra. Hortencia Mendia Morelli; deixa os filhos: Helide Morelli Pereira casada com o Sr. Jose Roberto Pereira e Hieda Mendia Morelli Mancini casada com o Sr. Nivaldo Antonio Mancini. Deixa cunhada, sobrinhos, netos, bisneto, demais parentes e amigos.Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro às 09h00 do Velório Municipal de São Pedro para o Cemitério Parque de São Pedro/SP, em jazigo da família.
Geraldo Pereira da Silva Faleceu ontem, nesta cidade, contava 66 anos, filho dos finados Sr. Jose Pereira da Silva e da Sra. Maria Humbelina de Jesus, era casado com a Sra. Rosalina Rodrigues da Silva; deixa os filhos: Eli Rodrigues da Silva casado com a Sra. Deniele Aparecida B. da Silva e Tiago Estevão da Silva. Deixa demais parentes e amigos.Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro às 16h00 da sala 03 do Velório do Cemitério da Vila Rezende, para a referida, em jazigo da família.
Agenor Christofoletti Faleceu ontem, nesta cidade, contava 79 anos, filho dos finados Sr. Guilherme Christofoletti e da Sra. Bernardina Pompermayer Christofoletti casado com a Sra. Julia Degaspari Christofoletti; deixa os filhos: Marcos Christofoletti casado com a Sra. Doroti Stenico Christofoletti; Jose Vanderlei Christofoletti casado com a Sra. Daiana Maria de Oliveira Christofoletti; Eliana de Fátima Christofoletti Degaspari casada com o Sr. Edesio Jose Degaspari; Vania Maria Christofoletti e Carina Christofoletti Degaspari casada com o Sr. Luis Carlos Degaspari. Deixa netos, demais parentes e amigos.Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro às 15h00 da Igreja de Santa Olímpia para o Cemitério Parque da Ressurreição, em jazigo da família.
Antelminia Vicente da Silva Faleceu ontem, nesta cidade, contava 85 anos, filha dos finados Sr. Antonio Vicente da Silva e da Sra. Augusta Olimpia da Silva; Deixa a filha: Iracema Camolesi Gomes da Silva casada com o Sr. Eliel Gomes da Silva. Deixa demais parentes e amigos.Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro às 17h00 da sala “03” do Velório do Cemitério Municipal da Vila Rezende, para a referida necrópole em jazigo da família.
Maria Jose Chagas Faleceu ontem, nesta cidade, contava 74 anos, filha dos finados Sr. Luiz Chagas e da Sra. Rosa de Campos Chagas, era casada com o Sr. Osvaldo Martins; deixa os filhos: Edson da Silva Santos casado com a Sra. Marli Cremente Santos; Edna da Silva Santos Ferreira casada com o Sr. Oderci Alves Ferreira Filho; Adilson da Silva Santos; Ademir da Silva Santos casado com a Sra. Laudiceia Santos; Wagner da Silva Santos casado com a Sra. Inaiara Santos; Agnaldo da Silva Santos casado com a Sra. Itaciara Santos e Eliana da Silva Santos. Deixa irmãos, sobrinhos, netos, bisnetos, demais parentes e amigos. Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro às 16h00 do Velório da Saudade, sala 04 para o Cemitério da Saudade, em jazigo da família.
Enoque Jose de Souza Faleceu anteontem, nesta cidade, contava 90 anos, filho dos finados Sr. Alvino Jose de Souza e da Sra. Inez Maria Jose, era casado com a Sra. Maria Alves de Souza; deixa os filhos: Francisco Alves de Souza casado com a Sra. Maria das Dores de Souza; Jose Enoque de Souza casado com a Sra. Maria Betania Pereira de Souza; Elias Enoque de Souza casado com a Sra. Maria Olimpia Regazzo de Souza; Isabel Ramos de Souza casada com o Sr. Jonas Ramos de Souza; Ana Dias Feitosa casada com o Sr. Aldo Dias Feitosa; Luzinete Alves Pereira casada com o Sr. Jose Roberto Pereira e Abrão Alves de Souza casado com a Sra. Eliciane Cristina da Silva. Deixa netos, bisnetos, demais parentes e amigos.Seu sepultamento foi realizado ontem, tendo saído o féretro às 16h00 do Velório Parque da Ressurreição, sala “C” para o Cemitério Municipal da Vila Rezende, em jazigo da família.
Ariovaldo Barboza Leme dos Santos Faleceu ontem, na cidade de Rio das Pedras – SP, contava 66 anos, filho dos finados Sr. Avelino Barboza Leme dos Santos e da Sra. Margarida Beltrame dos Santos, era casado com a Sra. Maria Antonia Custodio dos Santos; deixa os filhos: Ricardo e Luiz Augusto. Deixa netos, demais parentes e amigos. Seu sepultamento será realizado hoje, saindo o féretro às 09h00 do Velório do Cemitério Municipal de Rio das Pedras – SP, para a referida necrópole em jazigo da família.
Grupo Bom Jesus
Ari Marques Faleceu dia 07 pp na cidade de Piracicaba aos 57 anos de idade e era filho do Sr. Luiz Marques, falecido e da Sra. Luzia Ferreira Marques. Deixa irmãs, sobrinhos e demais parentes. O seu corpo foi transladado em auto fúnebre para a cidade de Rio das Pedras e o seu sepultamento deu-se anteontem as 14:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório Municipal de Rio das Pedras, seguindo para o Cemitério Parque da Paz, em jazigo da família.
João Batista Barbieri Faleceu dia 07 pp na cidade de Piracicaba, aos 66 anos de idade e era casado com a Sra. Maria Teresa Antunes Barbieri. Era filho do Sr. Luiz Barbieri e da Sra. Aurora Carli Barbieri, ambos falecidos. Deixou os filhos: João Luiz Barbieri, Luís Eduardo Barbieri e Carolina Barbieri. O seu sepultamento deu-se anteontem as 10:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório da Saudade – Sala 03, seguindo em auto fúnebre para o Cemitério Municipal de Laranjal Paulista, em jazigo da família.
Durvalino Luís Bortoleto Faleceu anteontem na cidade de Piracicaba aos 56 anos de idade e era casado com a Sra. Euclidia aparecida Tararan Bortoleto. Era filho do Sr. Jose Maria Bortoleto, falecido e da Sra. Maria Conceição Correia Bortoleto. Deixa os filhos: Lucilene Andreia Bortoleto casada com Jeferson De Favari, Robson Luís Bortoleto e Luciana Aparecida Bortoleto casada com Sidinei Machado Paiva. Deixa também 02 netos. O seu sepultamento deu-se anteontem as 17:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório da Saudade – Sala 01, para o Cemitério da Saudade, em jazigo da família.
Fernando Lissi Faleceu anteontem na cidade de Saltinho aos 40 anos de idade e era casado com a Sra. Milena Rosada Lissi. Era filho do Sr. Domingos Antônio Lissi e da Sra. Claudinete Therezinha Tararan Lissi. Deixa a filha: Bianca Maria Lissi. O seu sepultamento deu-se anteontem as 16:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório Municipal de Saltinho, seguindo para o Cemitério Municipal naquela localidade, em jazigo da família.
Nilson Célio Turco Faleceu anteontem na cidade de Piracicaba aos 46 anos de idade e era filho do Sr. José Turco e da Sra. Olga Amaro Turco. Deixa irmãos, demais parentes e amigos. O seu sepultamento deu-se ontem as 17:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório Municipal da Vila Rezende – Sala 01, em jazigo da família.
Marcos Antônio Barboza Dias Faleceu anteontem na cidade de Piracicaba aos 62 anos de idade e era casado com a Sra. Elza de Arruda Leite Dias. Era filho do Sr. Justino Barboza Dias e da Sra. Theresa do Amaral Dias, ambos falecidos. Deixa os filhos: Thiago Leite Dias e Thais Leite Dias. Deixa também 01 neto e demais parentes. O seu sepultamento deu-se ontem as 14:00 hs, saindo a urna mortuária do Velório Municipal do Cemitério da Vila Rezende – Sala 01, em jazigo da família.
Michele Vanessa da Silva Faleceu anteontem na cidade de Piracicaba, aos 34 anos de idade e era filha do Sr. Antônio da Silva e da Sra. Maria Antônia Dias da Silva. Deixa os filhos: Julia, Gabriel e Leonardo. O seu sepultamento deu-se ontem as 10:00 hs, no Cemitério Municipal da Vila Rezende, em jazigo da família.
João Batista Marcolino Faleceu ontem na cidade de Rio Claro, aos 60 anos de idade e era casado com a Sra. Marta Maria da Silva Marcolino. Era filho do Sr. Joaquim Marcolino Galdino e da Sra. Diorcilia Maria de Jesus, falecidos. Deixa os filhos: João e Marcos. O seu corpo foi transladado em auto fúnebre para a cidade de Santa Gertrudes e o seu sepultamento deu-se ontem as 16:30 hs saindo a urna mortuária do Velório do Cemitério Municipal de Santa Gertrudes , em jazigo da família.
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aartisenblog · 5 years
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Author:
Giacomo Bergamini & Serena Silvi
Published in: Springer Release Year: 2016 ISBN: 978-3-319-31671-0 Pages: 536 Edition: Volume 92 File Size: 29 MB File Type: pdf Language: English
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Description of Applied Photochemistry
The conversion of light energy into chemical fuels by artificial means is a challenging goal of modern science, of great potential impact on long-term energy and environmental problems. As such, Artificial Photosynthesis is one of the most active research areas in applied photochemistry. In this tutorial review, the basic ingredients of a biomimetic, supramolecular approach to Artificial Photosynthesis are outlined. First, a brief summary of the relevant structural-functional aspects of natural photosynthesis is provided, as a guide to plausible artificial architectures. Then, candidate energy converting reactions are examined, focusing attention on water splitting. The main functional units of an artificial photosynthetic system are dealt with in some detail, namely, charge separation systems, light-harvesting antenna systems, water oxidation catalysts, and hydrogen evolving catalysts. For each type of system, design principles and mechanistic aspects are highlighted with specifically selected examples. Some attempts at integrating the various units into light-to-fuels converting devices are finally discussed. Throughout the review, the emphasis is on systems of molecular and supramolecular nature.
Content of Applied Photochemistry
1 Supramolecular Artificial Photosynthesis .................... 1 Mirco Natali and Franco Scandola 2 Solar Energy Conversion in Photoelectrochemical Systems . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 Stefano Caramori, Federico Ronconi, Roberto Argazzi, Stefano Carli, Rita Boaretto, Eva Busatto, and Carlo Alberto Bignozzi 3 Organic Light-Emitting Diodes (OLEDs): Working Principles and Device Technology . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145 Umberto Giovanella, Mariacecilia Pasini, and Chiara Botta 4 Light-Emitting Electrochemical Cells . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 197 Chia-Yu Cheng and Hai-Ching Su 5 Industrial Photochromism . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 227 Andrew D. Towns 6 Application of Visible and Solar Light in Organic Synthesis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 281 Davide Ravelli, Stefano Protti, and Maurizio Fagnoni 7 Photochemical Reactions in Sunlit Surface Waters . . . . . . . . . . . . . 343 Davide Vione 8 Photodynamic Therapy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 377 Barbara Krammer and Thomas Verwanger 9 Polymer Nanoparticles for Cancer Photodynamic Therapy Combined with Nitric Oxide Photorelease and Chemotherapy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 397 Fabiana Quaglia and Salvatore Sortino 10 Chemiluminescence in Biomedicine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 427 Mara Mirasoli, Massimo Guardigli, and Aldo Roda 11 Solar Filters: A Strategy of Photoprotection . . . . . . . . . . . . . . . . . . 459 Susana Encinas Perea 12 Luminescent Chemosensors: From Molecules to Nanostructures . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 479 Nelsi Zaccheroni, Francesco Palomba, and Enrico Rampazzo 13 Photochemistry for Cultural Heritage . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 499 Maria Jo~ao Melo, Joana Lia Ferreira, Anto ́nio Jorge Parola, and Jo~ao Se ́rgio Seixas de Melo Index . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 531
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fotopadova · 6 years
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Senigallia della fotografia - Posizioni precarie…Gemmy Tarini e le acrobazie di Cavalli per imprimere la direzione alla fotografia senigalliese.
di Enzo Carli
Riteniamo necessario soffermarci sul fotografo Gemmy Tarini classe 1894 al fine di verificarne l’influenza sulla fotografia senigalliese, i rapporti con Cavalli e con i “giovani “del Gruppo Misa, e soprattutto per una prolusione su alcune sue ottime fotografie che mi sono state gentilmente fornite e illustrate dalla dr.ssa Marella Tarini, nipote di Gemmy Tarini, coadiuvata dal consorte, il dr. Pietro Rinaldo Fanesi.
Giuseppe Cavalli appena stabilitosi da Lucera a Senigallia (1939), inizia la frequentazione con Tarini; i due aldilà degli interessi professionali di Tarini che possiede un ingrosso fotografico in via Alessandro Poerio (successivamente rilevato dal figlio Franco, anche lui fotografo) sono uniti dal forte interesse per la fotografia (non dimentichiamo che Tarini come addetto ai lavori ha l’opportunità di conoscere e seguire anche il dibattito sulla fotografia italiana). Cavalli e Tarini diventano amici e insieme programmano uscite e work shop in comune.
Ne è la prova la fotografia scattata nel 1940 da Tarini a Cavalli che sulla spiaggia di Senigallia sta fornendo suggerimenti alla modella Mara, aggiustandone  la posa, modella poi ritratta anche da Cavalli. E’ probabilmente di Giuseppe Cavalli la fotografia che ritrae Tarini con il suo affezionato cagnolino.
Sta di fatto che Gemmy Tarini viene scelto come Autore con la fotografia dal titolo: ”La passeggiata” insieme a Giuseppe Cavalli e Mario Caràfoli (marchigiano, Corinaldo 1902, giornalista alla Stampa e poi alla Gazzetta del Popolo, grande fotoreporter), nel prestigioso testo FOTOGRAFIA, Prima Rassegna dell'attività Fotografica In Italia, a cura di Ermanno Federico Scopinich con Alfredo Ornano e Albe Steiner, Ed. Gruppo Editoriale Domus 1943, personaggi di grande rigore critico e certamente tra i promotori della nuova fotografia italiana. Partecipano con altri 112 fotografi italiani tra i quali Luigi Comencini, Antonio Boggeri, Domenico Peretti Griva, Alex Stappo Franchini, Federico Patellani, Franco Grignani, Elio Luxardo, Bruno Munari, Alfredo Ornano, Albe Steinert, Vincenzo Balocchi e con Federico Vender, Mario Finazzi, Luigi Veronesi con Ferruccio Leiss e Giuseppe Cavalli tra i promotori dello storico gruppo del Manifesto della Bussola, 1947.
Il testo conteneva forti affermazioni che avrebbero anticipato la nuova fotografia italiana: "Le opere che presentiamo in questo annuario', dice Scopinich rappresentano la selezione di alcune migliaia di fotografie e molte si ispirano ad un senso di arte moderna, intendendosi per la fotografia questa definizione […] come antiretorica, anticonvenzionale ed in ogni caso lontana da quel romanticismo che ha afflitto ed affligge ancora in parte il gusto ordinatore di molte esposizioni e pubblicazioni […]". L'annuario di Domus del 1943, prima documentazione completa sulle tendenze della fotografia nazionale del tempo, si prefiggeva l’intento far conoscere la maturità tecnica ed artistica dei fotografi italiani… sfatando il mito di una superiorità straniera nel campo fotografico.
Le stesse fotografie di Tarini sorprendono per lo stile maturo, il taglio rigoroso, l’attenzione alla posa, alla composizione, ai chiaroscuri, alle ombre, sono fotografie che in alcuni versi dialogano e forniscono pretesti per le fotografie di Cavalli. Certo che Tarini è da considerarsi un senigalliese doc della fotografia, forse il primo nella ricerca fotografica del suo tempo e che la “città della fotografia” non può dimenticare … Poi il “caso Tarini” l’improvviso isolamento - non l’unico - che lo ha tenuto fuori dalle questioni senigalliesi.
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 ©Gemmy Tarini, Posa precaria (G.Cavalli), 1940
 Apriamo questo viaggio breve nella fotografia senigalliese con un’immagine pressoché inedita, curiosa e ironica del 1940 del fotografo Gemmy Tarini  che ritrae l’amico Giuseppe Cavalli in una posizione di posa precaria, durante una uscita in comune. Una posizione transitoria come quella della fotografia senigalliese in quegli anni; il negozio di Tarini diventa un punto d’incontro per sottoporre a visione le proprie stampe fotografiche e soprattutto creare le occasioni di conoscenza e parlare di fotografia. Giuseppe Cavalli si è stabilito per motivi di salute a Senigallia, conosce e collabora con il senigalliese Gemmy Tarini (che fine ha fatto il sodalizio con Cavalli? Qualcosa è successo…) mentre sul piano della ricerca fotografica  accentua gli scambi epistolari con Scopinich e il Gruppo degli Otto fino alla sua determinante partecipazione alla stesura del Manifesto della Bussola dell’aprile del 1947 apparso sulla rivista Ferrania n. 5  e sottoscritto da Luigi Veronesi, Federico Vender, Mario Finazzi e Ferruccio Leiss. Aderirà in seguito Fosco Maraini. Insistiamo sul passo più rilevante del Manifesto :”Noi crediamo alla fotografia come arte. Questo mezzo di espressione moderno e sensibilissimo ha raggiunto, con l’ausilio della tecnica che oggi chimica meccanica e ottica mettono a nostra disposizione, la duttilità la ricchezza l’efficacia di un linguaggio indipendente e vivo. E dunque possibile essere poeti con l’obiettivo come con il pennello lo scalpello la penna: anche con l’obiettivo si può trasformare la realtà in fantasia: che è la indispensabile e prima condizione dell’arte……. adoprarsi, dicevamo, per la divulgazione di queste idee affinché si giunga senza inutili soste a diffondere fra i fotografi un credo estetico valido, è il compito che con buona volontà si prefiggono, per quel poco ch’è in loro potere, i componenti del Gruppo Fotografico La Bussola. Né essi intendono limitare la loro atti­vità ad una platonica affermazione culturale di principio, ma hanno in animo di esplicarla anche con mostre collettive in Italia e fuori, e con pubblicazioni affidate ad editori importanti.”
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©Gemmy Tarini, Zoccoli abbandonati, 1942 ed il suo retro  con i timbri di partecipazione alle mostre.*
 Per la prima volta in modo compiuto, la fotografia italiana si affranca dalle servitù formali e grazie a Giuseppe Cavalli e ai  suoi amici della Bussola con l'obiettivo di promuovere la fotografia come arte dal punto di vista professionale e non semplicemente documentario, secondo una idea di rinnovamento (wikipedia). Basandosi su concetti crociani (è il contenuto delle immagini che ci interessa, ma la forma fotografica con cui esse sono realizzate) per cui le immagini sono sostanzialmente interiori, esistono solo “nelle anime che le creano o le ricreano”, Cavalli propone una fotografia astratta, in cui il soggetto è solo un pretesto, con stampe a toni alti, higt key, che dovevano trascendere la realtà e idealizzarla e nel contempo abbattere la consistenza della materia. Il pensiero di Cavalli e dei suoi Amici della Bussola e le loro fotografie si dovettero confrontare con il veneziano Circolo Fotografico Ls Gondola (l’école de Venise, fondata nel 1948 dal maestro Paolo Monti, un esperto fotografo e intellettuale della cultura fotografia italiana, e che, assieme ad alcuni amici - Gino Bolognini, Giorgio Bresciani e Luciano Scattola - proposero una fotografia a toni bassi low-key,  ispirata al neorealismo, di forte impatto politico e ideologico) e successivamente con il Gruppo Friulano per una nuova Fotografia (1955), formato di fotografi come Italo Zannier, Toni del Tin, Aldo Beltrame, Fulvio Roiter, Carlo Bevilacqua e Giuliano Borghesan, che proponevano una fotografia documentaria, implicata con la realtà sociale). Quindi Giuseppe Cavalli mediando a destra e a manca, traccia una direttiva alla fotografia senigalliese che sarà quella delle sue fortune e notorietà sostenuta a livello internazionale dal realismo magico di Mario Giacomelli. Se Ferruccio Ferroni dopo un intesa esperienza sui toni alti cavalliani si sbilancia a favore del pacato formalismo della Gondola con punte forti alla visione americana di  Weston, Giacomelli imprime una velocità senza uguali alla ricerca fotografica, uscendo dai luoghi comuni, da staccati ideologici, avanzando sulla direzione intrapresa da Cavalli ma circostanziando la propria fotografia interiore raccontando della poesia dell’esistenza. Aggiunge e toglie realtà nello spazio dell’immaginario e, memore del sodalizio con il fermano Luigi Crocenzi, utilizzando il racconto per immagini. Chiara per me la direzione, se Senigallia è diventata nelle Marche la città della fotografia, parafrasando un politico nostrano, che c’azzecca Robert Doisneau con la via senigallese della fotografia anche se con Willy Ronis e Robert Doisneau è stato uno dei principali rappresentanti della cosiddetta fotografia umanistica francese.(1) Perché non iniziare un percorso mirato con altri italiani (Paolo Monti, la ricerca fotografia sociale italiana; dalla fotografia scalza  del Lavoro della CGIL ai grandi fotografi del Mondo di Pannunzio…..)
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 ©Gemmy Tarini, Bimbo alla finestra, 1940
Nel frattempo a Senigallia qualcosa succede (anche se poi tutto già si sta ripetendo).
Cavalli era alla ricerca di giovani appassionati da iniziare alla fotografia  e costituire forse una sorta di laboratorio per accedere alla Bussola (come conviene l’amico e grande fotografo Piergiorgio Branzi che ho sentito telefonicamente e che ringrazio e di cui parleremo più avanti). Nel 1953 si costituì a Senigallia il Gruppo Misa con Cavalli presidente, Adriano Malfagia vicepresidente, Mario Giacomelli  cassiere, Vincenzo Balocchi, Piergiorgio Branzi, Paolo Bocci, Ferruccio Ferroni, Riccardo Gambelli, Silvio Pellegrini, Giovanni Salani e altri in seguito: Luciano Ferri, Alfredo Camisa, Giuseppe Möder, Bruno Simoncelli, Alfredo Novaro, Pio Baldo Camisa, Francesco Giovannini, Giulio Parmiani, Bruno Bulzacchi, Guelfo Marzola, Bice de’ Nobili, Lisa Riccasoli,  Sandro Rota, Giorgio Cantelli. Una riflessione a parte merita il grande fotografo Piergiorgio Branzi.
Mario Giacomelli ricorderà così quei periodi: ”Un gruppo libero dalle polemiche in atto tra formalismo e neorealismo in cui ognuno parlava il proprio linguaggio con umiltà di fronte al soggetto, liberi da ideologie politiche, pensando all’amicizia,al dialogo, al rispetto di ognuno di fronte alla realtà.” (E.Carli, "Giacomelli, la forma dentro, fotografie 1952-1995", Ed.Charta Milano, 1995, catalogo della prima antologica alla Rocca Roveresca, dedicata dal Comune di Senigallia a Giacomelli in occasione dei suoi settantanni.) In realtà nel Gruppo Misa covavano  già propositi autonomisti…..
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(1)“La fotografia umanista francese  ha come data ufficiale di nascita il 1946, anno di costituzione del Groupe des XV, fondato nello studio del pittore -fotografo Andrè Garban, fondatore nello stesso anno del Salon National de la photographie nella gallerie Mansart de la biblioteque National. Tra i partecipanti : Emmanuel Sougez, Pierre Jahan, Izis, Willy Ronis,(Emanuela Sesti dal catalogo della mostra prefazione) Édouard Boubat , Robert Doisneau.. Non dimentichiamo uno dei suoi ideologi, Eugène Atget è in realtà probabilmente il primo fotografo francese a liberarsi totalmente dalle convenzioni del Pittorialismo, una nuova dignità professionale del fotografo, acquisita solo con i mezzi del suo specifico tecnico.
*Una foto che ci ricorda "L’approdo" di M.Giacomelli
Fotografie di Gemmy Tarini, g.c. dagli eredi Tarini
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312gkstar645 · 7 years
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Shuffle The Geekstory: Temporada 1
- All Star/ Smash Mouth ★ Miguel Colinas La primera canción en la historia; cantada en un sueño por Miguel ante un escenario. - Middle/ DJ Snake ★ Yzza Solo con el que debía cumplir Yzza para poder salir del club o decidir quedarse a manera de castigo. - Are We All We Are/ P!nk ★ Geek Stars Canción que entonan los Geek Stars a manera de celebración en la fiesta que hay en casa de Edna. - Cake/ Melanie Martinez ★ Aldo Acompañado de su guitarra, en la cruda decide interpretarla siendo escuchada y buscada por Mariana. - No Money/ Galantis ★ Santiago Al comenzar a sospechar las traiciones que cometen sus "amigos" contra el decide dedicarles esta canción. - Say Somethin/ A Great Big World ★ Miguel Tras todo lo ocurrido debido a la muerte de sus padres decide interpretarla esperando alguna llamada o comunicado de sus tíos; esperando quedarse con ellos. - Shape Of You/ Ed Sheeran ★ Miguel, Xave, Sunshine y Ximena Aburridos en taller deciden interpretar una canción para entretenerse un rato. - Last Friday Night/ Katy Perry ★ Geek Stars Dedicada a la fiesta tan desastrosa que se había llevado a cabo a modo de bienvenida a los de primer grado. Mientras entonaban esta canción son espiados por Santiago el cual en primera estancia iba a entregar unos papeles; gracias a esta canción se anima mas a unirse al club. - Manic Monday/ The Bangles ★ Geek Stars La canción con la cual ensayaban y la primera en enseñarles Gabriella es también una con las que compiten en las Seccionales esperando un lugar en las Regionales. - Break Free/ Ariana Grande ★ Geek Stars En su tercera asamblea presentando a dos nuevos miembros; Luis y Lahlo. Los cuales deseaban una espectacular presentación (En especial Luis) enseñan de lo que son capaces con esta canción. - Do You Wonder/ Ever After High ★ Geek Stars Al haber ganado la remodelación del foro se empeñan en hacerlo mas bello y en parte mas útil para sus ensayos. Acompañados de esta canción de satisfacción total. - Lost & Found/ Borgeous ★ Sunshine Aburrida en la fiesta de bienvenida Sunshine decide tener un solo con algunas copas encima. - A Thousand Years/ Christina Perri ★ Audrey A un modo más rockero Audrey demostra lo que es capaz de hacer con tal de dedicarle una canción a su amorío de ese momento: Daniel. - Neon Lights/ Demi Lovato ★ Geek Stars A comparación de la Hermandad Variocolor; una presentación bastante tranquila que se da lugar en la fiesta de bienvenida para entrar en calor y ambiente. - We Are Young/ FUN ★ Miguel & Victoria En la ceremonia de clausura en su primaria son elegidos por la directora para interpretar un dueto por su talento vocal. - Beautiful/ Christina Aguilera ★ Geek Stars Su segundo numero en las Seccionales con el cual logran colocarse dentro de los 15 grupos delanteros el cual esta lleno de emotivos mensajes para la compañera Ximena. - Bitch I'm Madonna/ Madonna ★ Hermandad variocolor El número con el que se dan a conocer musicalmente hablando en la fiesta de bienvenida; bastante vulgar y con el cual comienzan las sospechas sobre la vigilancia en el lugar. - Run Away With Me/ Carly Rae Jepsen ★ Miguel Durante un paseo con sus tíos en la feria sabe que esta canción tan especial va dedicados a ellos por el gran lazo de conexión que siente con ellos. - Dulce Soledad/ Enjambre ★ Xave Al sentirse solo en su primer día de clases y al recordarle que esta canción se la enseño Marro comienza a tener bajones de animo. - Lips Are Movin/ Meghan Trainor ★ Miguel, Isabel y Sunshine Los tres al meterse al foro a escondidas deciden como mejor idea cantar en el escenario una canción ante de quedar encerrados. - This Is The Life/ Amy Macdonald ★ Miguel De camino al avión sabe que todo se esta yendo poco a poco a la mierda. - Esta Vez/ Café Tacvba ★ Miguel Antes de su sobredosis de medicamentos y mientras escribe su carta suicida escucha y tararea la canción escribiendo partes de ella en la carta. - Break The Rules/ Charli XCX ★ Miguel, Fatima, Edna y Jonathan Al ser convencidos por Fatima de irse de pinta interpretan esta canción a modo de rebeldía contra todo y los estigmas que tienen sobre ellos. - Viva La Vida/ Coldplay ★ Jonathan Audición para entrar a el club. - Better When I'm Dancin/ Meghan Trainor ★ Abigail En la fiesta de bienvenida antes de que todo se descontrolara y con poco tiempo para ella divertirse antes de irse a casa decide interpretar una canción. - Starships/ Nicki Minaj ★ === A modo de alucinación por el calor excesivo mientras Miguel escuchaba musica se imagina una gran coreografía con sus compañeros de clase con esta canción. - The Monster/ Rihanna ★ Miguel Tras tener una reflexiva charla con su tío; Miguel interpreta la canción interpretando ese yo interior que siempre escucha que lo vuelve loco. - All About That Bass/ Meghan Trainor ★ Edna & Rafael En la dinámica de duetos deciden interpretar esta canción ya que los dos tienen grandes curvas, a modo de burla. - Roll Deep/ Hyuna ★ Fatima Miguel tratando de convencer a Isabel de dejar audicionar a Fatima con un poco de resignación y molesta la deja. Fatima demuestra lo perra que puede llegar a ser y lo bien que baila con este solo. - Slitches/ Shawn Mendes ★ Rafael En su mini concierto esta canción va con dedicatoria a Campbell. - Titanium/ David Guetta ★ Rafael Al enterarse sobre el tiroteo que ocurrió en una secundaria cerca de su comunidad decide subir este cover a su canal de Youtube a modo de homenaje a las víctimas. - Cool Kids/ Echosmith ★ Edén Solitaria con amigas que no lo parecen se siente triste de aun no haber encajado y ver a los Geek Stars (Cool Kids) tan bien y pasándola tan bien... - Part Of Me/ Katy Perry ★ Edén Al descubrir lo que pasaba entre Sandoval y Lola se siente devastada ya que aún Sandoval marcaba algo ella pero sabia que no acabaría esto tan fácil con ella. Un corte de cabello es un cambio radical para una chica. - Make You Feel My Love/ Adele ★ Miguel Al enterarse de la adopción de Xochitl se siente tan feliz pero al saber también que debe mudarse su sonrisa desaparece, le dedica esta canción aunque con lágrimas siente felicidad de que por fin Xochitl y su hermana tengan una familia. - All The Small Things/ Blink 182 ★ Santiago La canción de audición. - Hello Bitches ★ Fatima El día siguiente al entrar a el Club Geek Stars sabe que sus planes van correctamente y sus tratos con la maestra de Geografía de igual manera. Ella ganando como siempre. - All Of Me/ John Legend ★ Daniel La canción de audición. - Don't Wait/ Joey Graceffa ★ Rafael La canción de audición. - Rosas En El Mar/ Massiel ★ Arturo La canción de audición. - Ten Feet Tall/ Afrojack ★ Alain La canción con la cual es pillado en los baños interpretándola mientras estaba en los baños, la cual toma como audición Miguel y no duda en meterlo a el club a nada de las Seccionales para así conseguir a el último miembro. - Man In The Mirror/ Michael Jackson ★ Edén La canción de audición. - Clarity/ Zedd ★ Geek Stars La canción con la cual van a su segunda asamblea, después de perder a la voz protagonista de la canción (Fatima) deciden utilizar como reemplazo a Edén, a la cual le confían TODO en esta asamblea, que logra llevar correctamente con la correcta motivación: Sandoval. - Colors/ Halsey ★ Alessandra La canción de audición. - Team/ Iggy Azalea ★ Fatima Tras descubrir que la maestra de Geografía había roto el trato que tenían y al ser echadas muchas cosas en su cara en una escena dramática de salida de la escuela se declara oficialmente expulsada de ella. Sintiendo traición al no recibir ayuda de sus "amigos" - I'm Yours/ Jason Marz ★ Beth & Sunshine En la dinámica de duetos deciden interpretar esta canción ya que es la que tiempo atrás Beth le dedico a Sunshine en el chat grupal. - Wherever I Go/ OneRepublic ★ Rafael Otro solo que tiene en su mini concierto. - Lava/ Kuana Torres Kahele ★ Abigail & Beth Después de ver Intensa mente, Abi adopta esta canción como con la cual se enfrentara a los problemas. Tras recibir el rechazo de Beth nuevamente se pone triste y mientras la canta Beth se acerca a ella haciéndole saber que todo esta mal en su mente y la amistad que ellas tienen es mas que cualquiera otra actual. - 'Till I Collapse/ Eminem ★ Rafael Después de su primera firma de boletas donde ve sus calificaciones y muchas culpas echadas en su contra mas sueños rotos siente que ya no puede mas... - Push It/ Sal-N-Pepa ★ Geek Stars Primera canción de su primera asamblea; bastantes mensajes sexuales ya que al efectuarse esta asamblea en su secundaria debían atraer a compañeros para unirse. Canción con la cual desobedecen lo que Gabriella les había dicho. - Gangnam Style/ PSY ★ Miguel & Xochitl En la dinámica de duelos tras ser saboteada por Xochitl para trabajar junto a Miguel le deja las decisiones a él y el escoge esta canción ya que es muy divertida.
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pangeanews · 5 years
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I magnifici 4 e il Festival di Sanremo. Lucio Dalla ci è andato, gli piaceva, ha portato dei capolavori (“Paff… Bum!”). De Gregori lo ha snobbato, Guccini è stato escluso, De André non credeva nella competizione
Per un Maestro che sul palco del Festival di Sanremo ci è salito almeno quattro volte, altri tre illuminati vi hanno serenamente rinunziato. Chi ha avuto ragione? Ovviamente tutti e quattro.
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Il primo ha esordito nel 1966 con un pezzo dal titolo quasi futurista. In Paff… Bum pare di sentire il rumore de La fontana malata di Aldo Palazzeschi. Il brano si apre così: “Paff… Bum! Un tuffo in fondo al cuore/ Paff… Bum! L’amore mio sei tu/ Paff… Bum! È stato all’improvviso/ Paff… Bum! E non ragiono più”. Da questi versi naif e quasi elementari, nel 1966, anche un indovino non avrebbe potuto prevedere quello che poi sarebbe diventato. Dalla sua aveva il tempo: non aveva ancora compiuto 23 anni. Acerbo, ma non per questo poco profondo. Come il mare.
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Gli piaceva Sanremo. Eccome se gli piaceva. Perché si divertiva. E poi dal palco poteva vedere da vicino quello che gli italiani definivano senza mezze misure “l’ochismo delle presentatrici”. Posto privilegiato, altro che la prima fila dell’Ariston…
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Nel 1971 copre la strada che unisce Bologna a Sanremo per presentare uno dei suoi pezzi più densi e profondi: 4/3/43. La canzone in realtà era nata un altro titolo ma gli strali della censura imposero una modifica: vista la storia raccontata – quella di una ragazzina di 16 anni che viene messa incinta da un ignoto soldato alleato – Gesù bambino era stato giudicato “irrispettoso”. Lucio ha il suo primo guizzo di genialità: sòccmel, se non va bene quel titolo, ci metto la mia data di nascita. Ma non basta: i rompicazzo della censura gli chiedono di “correggere” alcune strofe che, a loro modo di vedere, potrebbero essere blasfeme o più semplicemente inadeguate. Così “mi riconobbe subito proprio l’ultimo mese” si trasforma in “mi aspettò come un dono d’amore fino dal primo mese”, “giocava alla Madonna con il bimbo da fasciare” diventa “giocava a far la donna con il bimbo da fasciare”. Nemmeno la chiusura piace ai scassacoglioni: la straordinaria “e ancora adesso mentre bestemmio e bevo vino/ per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino” (dal vivo la cantava in versione originale comunque) si ammorbidisce sino a diventare “e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino/ per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”.
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Lucio aveva capito di aver fatto centro: “Ebbi subito la sensazione di aver fatto qualcosa di veramente grosso, mi commuovevo e per due anni mi sono sempre commosso ogni volta che la cantavo. Poi cominciai a cantarla in pubblico”. La canzone piace, non c’è che dire. Dalida, la meravigliosa Dalida, la splendida Dalida, voce unica e gran pezzo di, la interpreta in francese mentre Chico Buarque de Hollande, dopo averla sentita direttamente da Dalla, decide di darla in pasto alle al popolo sudamericano. Chico, riportano le cronache, la memorizza a orecchio e ne scrive un testo nella sua lingua. “Gliela cantai in un ristorante a Roma, a Campo de’ Fiori – disse Lucio -. Si mise a piangere a dirotto. Tornò in Brasile e ne fece la sua versione. Un successo pazzesco”.
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Lucio a Sanremo c’era stato anche nell’anno maledetto. Nel 1967 propone Bisogna saper perdere, abbinato con i Rokes di Shel Shapiro. È l’anno del suicidio di Luigi Tenco. “Andammo a Sanremo insieme, prendemmo la camera vicina, e la sua morte mi sconvolse… non dormii per un mese” raccontò.
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Francesco Guccini, ‘il Maestroni’, fotografato da Alessandro Carli
La morte di Luigi – che ai tempi era fidanzato con Dalida – rappresenta anche il debutto “apocrifo” al Festival di Fabrizio De André. Faber, sul quel palco, non ci è mai salito. Ma attraverso Preghiera in gennaio, idealmente, ci ha messo piede.  “L’ho dedicata a Tenco”, ha spiegato. “Scritta, o meglio pensata nel ritorno da Sanremo dove c’eravamo precipitati io, la mia ex moglie Enrica Rignon e la Anna Paoli. Dopo aver visto Luigi disteso in quell’obitorio (fuori Sanremo peraltro, perché non ce l’avevano voluto) tornando poi a Genova in attesa del funerale che si sarebbe svolto due giorni dopo a Cassine, mi pare, m’era venuta questa composizione. Sai, ad un certo punto non sai cosa fare per una persona che è morta, ti sembra quindi quasi di gratificarla andando al suo funerale, scrivendo – se sei capace di scrivere e se ne hai l’idea – qualcosa che lo gratifichi, che lo ricordi… forse è una forma… ma d’altra parte è umano, credo…”.
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Ha scelto Enzo Biagi per spiegare il suo rifiuto di partecipare al Festival. Era il 1985. “Se si trattasse di una gara di ugole, se io pensassi di essere attrezzato per fronteggiare delle ugole sicuramente migliori della mia, se fosse solo un fatto di corde vocali, la si potrebbe ancora considerare una competizione quasi sportiva, perché le corde vocali sono pur sempre dei muscoli” spiegò Faber. “Nel mio caso dovrei andare a esprimere i miei sentimenti o la tecnica con i quali io riesco ad esprimerli, e credo che questo non possa essere argomento di competizione”.
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Nel 1994 Fabrizio scrisse le parole di Cose che dimentico, una canzone che il figlio Cristiano aveva presentato a Sanremo ma che venne rifiutata per la tematica affrontata: Fernando Carola, poeta sardo. Era un amico di Faber ed era malato di AIDS.
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Nel 1972 Lucio Dalla torna a Sanremo con Piazza Grande, dedicata a un homeless, un senzatetto. Gianfranco Baldazzi, solo nel 2011, ha rivelato che la piazza che dà il titolo al brano non è il luogo simbolo di Bologna, Piazza Maggiore, ma “la più raccolta Piazza Cavour”. Al festival ligure Piazza Grande arriva ottava.
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Per Fabrizio De André il Festival era solo una “competizione sportiva di corde vocali”. A Francesco Guccini una volta gli fu proposto di partecipare, ma solo come autore per Caterina Caselli e Gigliola Cinquetti. Il brano però non passò le selezioni preliminari. Sembra che non se la sia presa, comunque, il Maestrone. “Non sono mai andato perché il genere di canzoni che faccio io non si presta. È un rifiuto reciproco: io non voglio Sanremo e Sanremo non vuole me”.
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Nemmeno Francesco De Gregori è mai stato in gara a Sanremo. L’unica sua esperienza risale al 1980, quando scrisse per Gianni Morandi – su musica di Ron – il brano Mariù, che rimase fuori dal podio. Quell’anno vinse Toto Cutugno con Solo noi. Come per Faber, anche “Il principe” sul palco ci è salito solo poeticamente: nel 1976 scrisse Festival, dedicata a Luigi Tenco. “Bisogna avere il coraggio di essere un po’ critici anche con il Festival di Sanremo”, ha raccontato il cantautore romano. “È una passerella di canzoni concepita come una gara e già questo è abbastanza fastidioso. Non credo, poi, che questo evento annuale riesca a riassumere il meglio della produzione della canzone italiana di oggi. Credo di poter dire che la musica che ha pesato di più, anche sul piano del mercato, negli ultimi 10 anni (1975-1985, ndr) non è passata dal canale di Sanremo”.
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La storia è questa. “Nessuno si senta offeso”.
Alessandro Carli
In copertina: Lucio Dalla, anni Sessanta; nel 1966, a Sanremo, esordisce con “Paff… Bum”
L'articolo I magnifici 4 e il Festival di Sanremo. Lucio Dalla ci è andato, gli piaceva, ha portato dei capolavori (“Paff… Bum!”). De Gregori lo ha snobbato, Guccini è stato escluso, De André non credeva nella competizione proviene da Pangea.
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pangeanews · 5 years
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Ecco perché non scrivo più stroncature. Il trio Terranova-Raimo-Ciabatti mi ha fatto cacciare da “Linkiesta”? Storia di un vile pretesto (e di un Paese culturalmente allo sbando)
Qualche lettore affezionato mi fa: non fai più le stroncature, ti sei inchinato ai ‘poteri forti’. No, gli rispondo. Semplicemente, le stroncature non me le fanno più fare, sono stato stroncato. Mi hanno cacciato, licenziato. Colpa di. Nadia Terranova, Veronica Raimo, Teresa Ciabatti. Cioè di un pretesto. Piuttosto vile. Alquanto esemplare.
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Chi semina vento raccoglie tempesta, dicono i maligni, gli avidi d’ignavia. In realtà, chi semina il vero raccoglie invidia.
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Premessa. La stroncatura è un genere nobile, connesso alle origini del giornalismo culturale. Non lo pratica più nessuno. Perché? Perché in Italia puoi essere (anzi, devi essere) politicamente scorretto, ma non puoi fare il culturalmente anarchico. Insomma: sfottere il politico va bene, ma non toccate libri, scrittori, i potentati dell’editoria, la cristalleria della cultura. Come mai? Relazioni. L’Italia, di facciata, è un popolo di santi, poeti, navigatori; in realtà, è un paese di mafiosi, di leccaculo e di pavidi.
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La stroncatura, per essere tale, deve rispondere a due criteri. Primo: leggere minutamente il libro stroncato, e citarlo con dovizia. Secondo: si stronca soltanto uno più grande di te. La legge di Davide vs. Golia. Non è ammesso fare il forte con i deboli. Scrivere stroncature chiede avventatezza e cinica leggerezza: devi sfracellarti contro uno più potente.
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Ho scritto stroncature per una vita giornalistica. Prima su “il Domenicale”, poi su “Libero”, infine su “Linkiesta”. Un’era fa, per Francesco Borgonovo, tenevo anche una rubrica radiofonica di stroncature: si chiamava “L’animale della critica”. L’ultima stroncatura autentica – che appartiene alla rubrica “Il bastone e la carota” – l’ho firmata il 21 settembre 2019, su “Linkiesta”. Ne sono orgoglioso, è il primo esperimento di stroncatura in versi. La prima, per la stessa testata, è uscita il 31 marzo 2017. Ora non ne firmerò più. Ho stroncato di tutto, con coscienza critica. Scrittori ‘da classifica’ (da Valeria Parrella a Chiara Gamberale, da Marco Missiroli a Luca Ricci, da Paolo di Paolo a Stefano Benni…), ministri (Dario Franceschini), giornalisti bolliti (Aldo Cazzullo), cantanti-scrittori (Francesco Guccini), guru della cultura (Corrado Augias) e della scrittura (Antonio Moresco) e del giornalismo (Eugenio Scalfari), scienziati (Carlo Rovelli), neo-teologi (Vito Mancuso), santoni (Enzo Bianchi), parolieri (Alessandro Di Battista). Ho stroncato Papa Francesco, Andrea Camilleri, Adriano Sofri. Selvaggia Lucarelli e Paolo Sorrentino. Beppe Severgnini, Alberto Angela, il Cardinale Ravasi. A volte ho ricevuto lettere dagli avvocati dei permalosi stroncati. Spesso, privatamente, via mail, ho accusato messaggi più o meno minatori, viziosi, sibillini, diabolici: caro Brullo, un talento come lei, perché si spreca in simili esercizi giornalistici?
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L’unica cosa che raccogli scrivendo stroncature è livore altrui e un buon carico di nemici. Ti fanno il vuoto. Se scrivi una stroncatura – ne ho le prove – se la legano al cuore per anni. Ti tagliano fuori da tutto, i valvassini e i vassalli del potere culturale. Ma ho sempre creduto che alcune cose, impagabili, andassero fatte. Diciamo che ho shakerato un po’ l’annoiato, asfittico, grigio mondo culturale italiano. Ora, finalmente, scrittori ed editori dormiranno sonni tranquilli.
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“Linkiesta”, come si sa, ha cambiato direttore. Prima c’era Francesco Cancellato. Ora c’è Christian Rocca. Il nuovo direttore non ama le stroncature e mi fa avvisare, tramite il caporedattore, che non le scriverò più. Professionalmente, ha ragione. Non puoi lasciare un carico di granate in mano a uno sconosciuto: costui farà scoppiare soltanto casini, rovinandoti il fragile sistema di relazioni che ti sei costruito in lustri di onorato servizio. D’altronde, dopo due anni e mezzo di stroncature, una a settimana, una pausa va pur bene, passare i fine settimana a leggere cretinate a pagamento (per vigore morale compro sempre i libri che scelgo di stroncare) non è un piacere. Sia lode a Bruno Giurato, con cui ho ideato la rubrica di stroncature, e a Francesco Cancellato, il direttore che ha avuto il coraggio di pubblicarle.
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Due cose mi danno fastidio. Primo. Prima ti mandano da solo a fare la guerra, in prima linea (stroncali tu, tanto noi la pensiamo come te…). Poi ti sparano alla schiena. Secondo. Tra uomini che esercitano l’intelligenza (i giornalisti) pretendo chiarezza. Non dico il coraggio di parlarti guardandoti nelle palle degli occhi, ma almeno i coglioni di scriverti una mail. Gentile dott. Brullo, la sua professionalità non rientra nei progetti di rinnovamento del giornale… Invece, niente.
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I fatti. Cambia il direttore a “Linkiesta”. Il caporedattore mi avvisa, stop alle stroncature, se ti va, vada per una rubrica di recensioni. Va bene, dico. M’invento la rubrica “I sommersi e i salvati”. Alterno un libro buono di oggi a un libro riscoperto di ieri. La rubrica dura due puntate, alla terza mi defenestrano. Con un pretesto. Che cosa ho scritto? Un articolo su Maria Grazia Ciani, straordinaria classicista, che per Marsilio ha tradotto Iliade e Odissea e ha pubblicato, quest’anno, il romanzo La morte di Penelope. Parlo, tra l’altro, della meravigliosa traduzione di Lucrezio a firma di Milo De Angelis. Il pezzo mi pare fin troppo colto. Lo mando. Il caporedattore mi fa i complimenti. Ringrazio. Il giorno dopo il caporedattore mi telefona. Il direttore non vuole che collabori più. Come mai?, dico, un poco stralunato. Perché, esercitando l’attività critica (cioè, il cervello), ho scritto, in calce alla recensione, questa frase: “Il romanzo, in forma teatrale – voci che si rincorrono, nel destino a labirinto, Penelope e Antinoo, Telemaco, Argo, lo Straniero – ha una tensione che convince, radicale e quotidiana insieme. Eppure, sulle copertine dei giornali non è finita Maria Grazia Ciani – che per altro, velata di pudore, rifiuterebbe ogni forma di fama – ma scrittrici meno capaci di lei, dal profilo televisivo, Nadia Terranova, Veronica Raimo, Teresa Ciabatti… perché?”.
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Come è possibile che una frase simile, placida fino al pallore, mi costi il posto (e quel poco di denaro, per me, per altro, tantissimo, visto che sono un poveraccio)? È un vile pretesto. Pretendo, con due mail formali, una risposta riguardo all’accaduto dal direttore. La risposta non è egualmente formale. Il giorno stesso, vedo su “Linkiesta” un articolo di Nadia Terranova sul conferimento del Nobel per la letteratura. Arguisco che il trio Terranova-Raimo-Ciabatti sia all’origine del mio licenziamento. Per altro, il riferimento alle tre scrittrici “sulle copertine dei giornali” si lega a un articolo del 21 agosto 2019 commissionatomi proprio da “Linkiesta”: ciò che prima era degno di plauso (e di soldi) ora è causa di scandalo. Il resto, ripeto, è un giudizio critico: chiunque ha testa capirà che Terranova-Raimo-Ciabatti, singolarmente o prese tutte insieme, sono “meno capaci” di Maria Grazia Ciani, un genio (sono “meno capace” pure io rispetto a MGC), e che hanno certamente un “profilo televisivo”: è un insulto? Semmai, è leggera ironia, piuma di pavone. D’altronde, la pratica giornalistica insegna che se in un articolo piuttosto neutro fiammano alcune frasi ritenute dalla testata “pericolose”, il caporedattore o il direttore contattano il collaboratore per capire se quelle frasi si possono smussare, cancellare etc. Di solito, si trova un punto d’accordo. In questo caso, visto che la vicenda mi pare una viziata minchiata, sarei stato d’accordo ad andarmene. Al direttore ho scritto: “Mi sembra dunque che lei abbia atteso un mero pretesto per ‘farmi fuori’: da buon direttore poteva parlare apertamente, subito, senza alcun problema, senza vergogna né viltà, senza celarsi in un qualche velo di timore”.
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Chi ha voglia di divertirsi trova l’elenco delle mie stroncature firmate per “Linkiesta” qui.
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Proprio per la sua banale meschinità, la vicenda andava narrata. Paradosso: al festival “Libropolis”, domenica prossima, mi hanno invitato a parlare dell’arte della stroncatura (se ci siete: domenica 20 ottobre, a Pietrasanta, ore 11,45). Dirò l’unica cosa che va detta: la stroncatura misura la limpidezza culturale di un paese, la sua altezza.
Davide Brullo
*In copertina: Davide Brullo dopo aver ricevuto la notizia che non scriverà più stroncature per “Linkiesta” (photo Alessandro Carli)
L'articolo Ecco perché non scrivo più stroncature. Il trio Terranova-Raimo-Ciabatti mi ha fatto cacciare da “Linkiesta”? Storia di un vile pretesto (e di un Paese culturalmente allo sbando) proviene da Pangea.
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pangeanews · 6 years
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Continuano a scrivere di Pirandello senza farci capire nulla. Esempi di banditismo critico, 20 anni dopo. Alessandro Carli sfida a duello Umberto Artioli e Giovanni Macchia
Urbino, 20 anni fa. Quest’anno nel programma di “Letteratura teatrale italiana” c’è Luigi Pirandello. A corredo delle lezioni, due libri che la professoressa cita ma non suggerisce: uno lo tratta con le parole, l’altro con il silenzio. Uno è il bandito, il libro che esiste ai piani alti del mondo accademico, e il suo nome è una fatamorgana, lo si conosce ma nessuno l’ha mail letto. Nessuno ha visto la copertina. L’ha scritto un professore di Padova, Umberto Artioli, e si intitola “L’Officina segreta di Pirandello”. Un volume per pochi eletti, la vetta di una montagna accessibile a chi polmoni grandi e capacità di scalare i concetti e, esercizio ancora più complicato, diffonderli.
Il campione invece proviene da Bari, ed è quel celebre “Pirandello o la stanza della tortura” di Giovanni Macchia che tutti quelli che hanno frequentato un corso sul Nobel di Girgenti hanno in qualche modo incrociato.
La nostalgia è un bestia da osservare negli occhi: ha corna alte e se si ha un po’ di culo e una memoria abbastanza rocciosa, ti può capitare di farsi rapire da lampi di nostos, di quella nostalgia greca per il ritorno verso un ieri qualsiasi, buono per illuminarti gli occhi in una sera di giugno.
Ai tempi, quindi nel secolo scorso, il bandito e il campione erano due ombre con un periplo decisamente simile a quella tratteggiato da Francesco De Gregori (anzi, dal fratello Luigi Grechi) nell’omonima canzone (Sante Pollastri il bandito e Costante Girandengo il campione): si sa che esistevano ma nessuno le ha mai potute o sapute raccogliere tra le dita.
Quei due nomi però – Artioli e Macchia, Macchia e Artioli – mi sono sempre rimasti dentro, assieme a una domanda: “Ma davvero sono irraggiungibili?”. Ovviamente no: se sei bandito non sei campione, e viceversa. Artioli mi è capitato per regalo: è stato trovato in una libreria universitaria statunitense che lo ha messo in vendita online. Libro in italiano, come quello di Macchia, ricuperato in una bancherella dei mercatini estivi dei venerdì sudati di Rimini.
Il primo, che riporta il timbro dell’università a stelle e strisce, non è mai stato letto: è arrivato vergine, con le pagine ancora pulite e attaccate l’una all’altra. Il secondo invece con una storia nella storia: le parole di Macchia e le macchie di uno studente (o una studentessa) appiccicate sui post-it o incise a matita e penna ai bordi delle spiegazioni. E soprattutto quintali di inchiostro per sottolineare i concetti-chiave e un carnevale di evidenziatori dall’effetto catarifrangente (quindi ottimo per la lettura notturna).
Per introdursi nell’officina segreta di Pirandello, Umberto Artioli si è affidato a una combinazione numerica, anche se il numero per archetipica polisemia, è simbolo ambiguo e ritorsivo. L’officina segreta in cui viene immesso il lettore è quella di laboratorio di un ‘doctor’ ascetico, intento a preservare dalla rovina dei tempi moderni archetipi e icone della tradizione culturale europea. Il frutto più prezioso di questa applicazione pirandelliana – mi viene in prezioso soccorso Lasicilia.com – sarebbe il trattamento conservativo riservato all’Itinerarium mentis in Deum di Bonaventura da Bagnorea, attraverso la puntuale riscrittura del testo nelle sequenze romanzesche dei Quaderni di Serafino Gubbio operatore. A questa scoperta Artioli è pervenuto servendosi di una chiave numerica rappresentata dal sei, “imago archetipica” dei giorni della creazione, contrapposta al sette, giorno festivo dell’auctor: numeri riscontrati nei Sei personaggi in cerca d’autore, dove a sei personaggi segnati dall’incompiutezza del creaturale se ne contrappone un settimo, pacificato nella sua quies festiva, Madame Pace, immediata emanazione dell’autore. L’enigmatica presenza del sei e del sette nella commedia ha indotto il critico ad estenderne la ricerca a tutta l’opera, attraverso un laborioso spoglio numerologico di cui dà notizia al lettore che, provvisto di abaco, può verificare il computo. I numeri canonici ricorrono circa 30 volte in cinque commedie, due romanzi e in una quindicina di novelle. “Il tópos si confermava come un autentico nucleo generatore”, conclude Artioli, trascurando che sul totale di 43 commedie, sette romanzi e 235 novelle, quelle cifre possono apparire irrilevanti, anche perché sono qualche volta il risultato di addizioni o sottrazioni arbitrarie. Nei Giganti della montagna ad esempio, gli Scalognati non compongono l’imago mirifica del sette perché sono solo sei – infatti Cotrone ha il diverso status di Mago – e ancora, nello stesso Mito, gli strumenti musicali dell’arsenale delle apparizioni non sono sette ma otto, mancando nel conto il pianoforte. I due numeri archetipici, disposti in serie mirifica o dolorosa, quantificano elementi disparati. Il sei: personaggi, quadri, notti, consiglieri più valletti, figlie e croci, anni, giorni, zampe di un insetto (“imago degradata” del Serafino alato), parole e somma di astanti al capezzale di un moribondo. Il sette: bambole, fantocci, Scalognati, ore, anni e mesi, anche nella veste di un multiplo. Ma qual è la fonte di questa “metafora ossessiva” di Pirandello? Dopo aver investigato la teosofia del primo Novecento, nella convinzione che dovesse trovarsi in qualche testo della mistica cristiana, Artioli si spinge fino a S. Agostino e a Filone d’Alessandria, per rintracciare finalmente “la chiave del simbolismo del sei” nell’Itinerarium di Bonaventura.
L’invito finale di Bonaventura a riposare “con Cristo nel sepolcro” è accolto, secondo Artioli, da Serafino Gubbio che, nell’aspirazione a costituirsi come “Edificio di Luce”, si lascia rinchiudere, sul set cinematografico, nella gabbia della tigre dove riprende, ammutolito, le sequenze strazianti della morte di Aldo Nuti sbarrato dalla belva. Commenta Artioli: “L’atrofia delle corde vocali si iscrive sul corpo di Gubbio come i segni divini su quello di Francesco; […] il ‘sepolcro’ una gabbia da circo, il ‘varco’ uno sportello, l’estasi mistica uno choc ferino”. Come James Joyce, manifestamente, riproponeva l’archetipo classico degradandone l’azione nella giornata dublinese di Mr. Bloom, così Pirandello, per Artioli, degradava nel vissuto della moderna civiltà delle macchine un “grande mitologema” della mistica cristiana, occultandone le tracce nelle pagine dei “Quaderni”. Perché tanta segretezza? Risponde il critico: “Forse rendendo pubblica la sua ‘riscrittura’ il fautore di un’arte immediata, affluita dall’inconscio per magica inseminazione, avrebbe dovuto giustificare una pratica legata al commento e all’allegoria”.
Non oso immaginare lo sforzo di chi ha dovuto leggere e riassumere per Lasicilia.com l’opera di Artioli. Libro quindi bandito per un reato che andrebbe introdotto nel codice civile: criptico e incomunicabile. Non a caso si intitola “L’officina segreta”….
“Pirandello o la stanza della tortura” di Giovanni Macchia è il campione. Scrive l’autore: “In quasi tutti i lavori di Pirandello i fatti non avvengono sulla scena. I fatti sono già avvenuti. E anche i moventi dell’azione possono risultare oltremodo oscuri. In Così è (se vi pare), nei Sei personaggi, in Enrico IV, la scena non accoglierà più personaggi che agiscono, ma personaggi che hanno agito. Sulla scena il dramma diviene allora una cosa sola con la discussione del dramma. Le persone, campioni di umanità borghese, quotidiana, trasudanti lagrime, dolore, volgarità, raccapriccio, si tramutano, come per un rigurgito di quel che hanno sofferto, in personaggi teatrali, quando raggiungono quel minimo di coscienza e di volontà che non hanno avuto nella vita e che possono gridare in teatro: resti d’umanità raccolti sulle panchine dei giardini pubblici, nella cronaca nera, rifiuti della società che avevamo imparato a conoscere nelle novelle e a cui anche il Pirandello più metafisico rimarrà fedele (…). Alcuni lavori di Pirandello hanno davvero l’impianto di un dramma giallo, ove il palcoscenico si trasforma in un poliziesco luogo di tortura (quanto mai attuale!) e in cui gli uni sono i carnefici degli altri. È del tutto conseguente che lo spettatore assista più di una volta a intense e alte espressioni del ‘personaggio murato’, del ‘personaggio sequestrato’. In una matassa così arruffata Pirandello non interviene, come un deux ex machina, per rintracciare e mostrare al pubblico il filo principale. (…) Lo spettatore pirandelliano è visitato da un malessere vago, irritato. Direi che è quasi impossibile amare Pirandello. (…) Pirandello intende negare ai suoi personaggi (martirizzati dagli altri e da se stessi, dalla pazzia, dalle malattie, dalla gelosia, e dalla stessa impossibilità di capire, addirittura di sapere; usciti dai loro cimiteri, dai manicomi, dalla notte dell’intelletto, dementi irriconoscibili, contesi) qualsiasi liberazione. Sta qui il senso, ben diverso da quello di Artaud, del suo concetto di crudeltà. E anche la sua concezione dell’umorismo può essere vista come una diversa manifestazione di crudeltà: costringere le creature, le sue povere creature, a divenire non grandi personaggi tragici ma miseri e dolenti oggetti degni soltanto di pietà, di riso o di commiserazione. L’umorismo, visto in questa luce, diventa la forma di una diabolica voluttà d’abiezione. Egli si serve anche dell’umorismo per negare all’uomo qualsiasi illusione. E l’umorismo, come strumento critico, rientra di diritto nelle forme di questo teatro della tortura”.
A distanza di 20 anni, per me rimangono due banditi. E il campione? Riposa nel “Caos”…
Alessandro Carli
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