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#gli struzzi
garadinervi · 2 years
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Bertolt Brecht, (1975), Diari 1920-1922. Appunti autobiografici 1920-1954, Edited by Herta Ramthun, Foreword by Luciano Zagari, Translation by Bianca Zagari, «Gli Struzzi» 278, Einaudi, Torino, 1983
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abr · 10 months
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3 bambini vengono accoltellati in Irlanda Un 16enne viene ucciso in un paesino della Francia. Gli emulatori di Hamas dichiarati sono rispettivamente un algerino naturalizzato e un 20enne francese di origine marocchina.
Lasciamo stare i woke che "evitiamo (di parlarne per evitare) strumentalizzazioni".
Una prece piuttosto per l'antisemita o antisionista - ai forni o indifesi: differenza rilevabile solo dal Cern di Ginevra - quelli che gli immigrati andrebbero repressi e cacciati ma i palestinesi invece van capiti.
Nessun luogo é lontano: è una grande verità non per vie della globbalizzazzione, ma perché v'han già portato tutti in casa; volenti o nolenti mo' ci dovete fare i conti, struzzi.
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fashionbooksmilano · 5 months
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Rara Avis
Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane
a cura di Sofia Gnoli 
testi di Emanuele Coccia, Karen Van Godtsenhoven, Peter McNeil, Natsumi Nonaka e Simona Segre-Reinach
Marsilio Arte, Venezia 2024, 129 pagine, 17x24cm, ISBN 9791254632086
euro 24,00
email if you want to buy [email protected]
Di magia e metamorfosi parlano gli abiti e gli accessori protagonisti della mostra Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane, dedicata all’arcana corrispondenza che lega la moda al mondo ornitologico. In occasione dell’esposizione visitabile dal 24 aprile al 21 luglio 2024 alle Uccelliere Farnesiane sul Palatino, Marsilio Arte pubblica il catalogo Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane a cura di Sofia Gnoli, studiosa di moda e curatrice della mostra. Grazie alle ricche illustrazioni e ai testi di Emanuele Coccia, Karen Van Godtsenhoven, Peter McNeil, Natsumi Nonaka e Simona Segre-Reinach, il volume accompagna il lettore alla scoperta di una vera e propria ornitologia della couture, in un creativo e fantasioso dialogo tra mondo umano e mondo animale.
Inquietanti o benevoli, comunque metaforici, gli uccelli fanno parte del lessico delle apparenze sin dall’antichità. Pappagalli, aquile, struzzi e pavoni hanno periodicamente incantato cavalieri e regine, principesse e muse del gusto. Attraverso le stupefacenti creazioni di celebri e innovativi designer, da Dior a Gucci, da Jean-Paul Gaultier a Thierry Mugler, da Chanel a Schiaparelli, come una contemporanea Wunderkammer Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane racconta un percorso suggestivo che si snoda tra abiti-uccello visionari ed eccentrici e accessori piumati.
Apre il volume il contributo Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane della curatrice Gnoli, in cui un excursus storico sul rapporto tra moda e mondo ornitologico fa da spunto per un approfondito racconto della mostra e del percorso espositivo. La storica dell’arte Natsumi Nonaka in Le Uccelliere Farnesiane sul Palatino a Roma analizza questi due padiglioni gemelli che sorgono sul colle romano, ripercorrendone la storia e gli utilizzi. Livree da sogno. L’abito come luogo di metamorfosi è il saggio del filosofo Emanuele Coccia, una riflessione storico-antropologica sul rapporto tra moda, metamorfosi e mondo ornitologico. Karen Van Godtsenhoven firma Donne alate, moda e femminismo, testo in cui l’autrice indaga sull’immagine metaforica della donna-uccello come riflesso del fluttuante status del femminile nella società per le sue associazioni con purezza, sessualità, vizio, fragilità, morte, rinascita e immortalità. Segue il contributo Leggera come una piuma: la moda tra desiderio e disgusto dello studioso Peter McNeil, in cui viene affrontata la funzione sociale e culturale delle piume nel promuovere idee sull’abbigliamento e sul corpo umano. Volare alto. Verso un’industria più etica e responsabile è il testo di Simona Segre-Reinach che descrive la il progresso e le conquiste raggiunte nel campo della protezione degli animali impiegati nella moda, dagli uccelli a quelli da pelliccia. Completa il catalogo l’elenco delle opere in mostra.
10/05/24
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restopersempre · 2 months
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Nel giro di 3 giorni ho avuto 4 attacchi di panico, cosa che non succedeva da molto tempo. Ma continuo a mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi ingorando volontariamente i problemi 🙃 tutto ciò è un campanello d'allarme grosso come una casa ma non lo riesco ad ammettere a me stessa.
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colorfulprincewombat · 9 months
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Noi Boomer
"Molti sono morti, e quelli che sono ancora qui vengono chiamati ""gli anziani. ""
Siamo nati negli anni 40-50-60.
Siamo cresciuti negli anni 50-60-70
Abbiamo studiato negli anni 60-70-80.
Eravamo insieme negli anni 70-80-90.
Ci siamo sposati o no e abbiamo scoperto il mondo negli anni 70-80-90.
Avventure negli anni 80-90.
Ci stiamo ambientando negli anni 2000.
Siamo diventati più saggi negli anni 2010.
E andiamo forte fino al 2020 e oltre.
A quanto pare abbiamo attraversato OTTO decenni diversi...
DUE secoli diversi...
DUE millennial diversi...
Siamo passati dal telefono con l'operatore per chiamate interurbane, cabine a pagamento, videochiamate in tutto il mondo.
Siamo passati dalle slide a YouTube, dai vinili alla musica online, dalle lettere scritte a mano alle mail e Whats App.
Giochi in diretta radio, TV in bianco e nero, TV a colori, poi TV 3D HD.
Siamo andati al videonoleggio e ora guardiamo Netflix.
Abbiamo conosciuto i primi computer, schede perforate, dischi e ora abbiamo gigabyte e megabyte sui nostri smartphone.
Abbiamo indossato pantaloncini per tutta la nostra infanzia, poi pantaloni, pantaloni ep o minigonne, Oxford, Clarks, sciarpe palestinesi, tute e jeans blu.
Abbiamo evitato paralisi infantile, meningite, poliomielite, tubercolosi, influenza suina e ora COVID-19.
Abbiamo fatto pattinaggio a rotelle, pattinaggio a rotelle, triciclo, bicicletta, motorino, benzina o diesel e ora guidiamo ibridi o elettrico.
Abbiamo giocato con i piccoli
cavalli e dama, struzzi e biglie, soglia 1000 e monopoli, ora c'è Candy Crush sui nostri smartphone
E leggiamo... molto
E la religione dei nostri compagni di scuola non era una materia...
Bevevamo acqua di rubinetto e limonata in bottiglie di vetro, e le verdure nel nostro piatto erano sempre fresche, oggi ci arrivano i pasti a domicilio
Sì, ne abbiamo passate tante ma che bella vita che abbiamo avuto!
Potrebbero descriverci come "ex-annuali"; persone nate in questo mondo anni '50, che hanno avuto un'infanzia analogica e un'età adulta digitale.
Dovremmo aggiungere la Rivoluzione Biologica a cui abbiamo assistito. Nel 1960, la biologia era molto descrittiva. Abbiamo assistito all'evento della Biologia Molecolare: scoperte le molecole della Vita: DNA, RNA ecc. Quando vedi tutto quello che ne è uscito: terapia genica, impronte genetiche, e altri i progressi sono considerevoli.
Abbiamo tipo "visto tutto"!
La nostra generazione ha letteralmente vissuto e assistito più di ogni altra in ogni dimensione della vita.
Questa è la nostra generazione che si è letteralmente adattata al "CAMBIAMENTO".
Un grande augurio a tutti i componenti di una generazione davvero speciale, che sarà UNICA.. "
Ph.Woodstock 1969
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raffaeleitlodeo · 1 year
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animali Vorrei parlare d’altro, o quasi. I giornali di ieri avevano la fotografia di un soldato israeliano accucciato, con l’arma impugnata e nell’altro braccio un cagnolino maltese bianco, scampato al massacro del kibbutz. Le cronache dicevano di bambini uccisi coi loro animali. La strage degli innocenti è così completa. Chissà quale imbecillità spingeva dei governanti israeliani a chiamare “animali” i tagliagole di Hamas e a minacciare di trattarli “come animali”. Sono stato a Gaza, nella guerra del 2014, per Repubblica, con Fabio Scuto. Il 5 agosto mandai il mio pezzo: “Non comincerò dai bambini: troppo facile. Comincerò da dove comincerebbero i bambini, dallo zoo di Gaza. Si trova in un sobborgo pesantemente bombardato e svuotato di abitanti. Scendiamo fino alle gabbie, aspettandoci di non trovare vivi gli animali. Da giorni nessuno viene fin qui. Le gabbie, sgangherate, ci sono, e ci sono gli animali. Un gibbone, nella prima: si muove lentamente di qua e di là, incerto fra accoglienza e offesa. C’è un odore tremendo di putrefazione, che guida lo sguardo sui cadaveri decomposti di due cuccioli. Le gabbie successive sono dei leoni: una coppia in una, un grosso maschio nell’altra. Erano celebri: lo zoo aveva importato le sue fiere dall’Egitto attraverso i famigerati tunnel. Portare leoni o tigri nei tunnel – e come fare con una giraffa? Ora i leoni devono essere affamati e assetati a morte, però non hanno un atteggiamento aggressivo: al contrario, si drizzano contro la rete come aspettandosi ristoro, o almeno una complicità all’evasione. Nella prossima gabbia c’è una piccola disgraziata arca di Noè, un sovraffollamento – uso il termine carcerario – di animali alla rinfusa: un imponente pellicano, che spinge verso di me il magnifico becco, un coccodrillo morto, lui, con la testa infilata dentro un tubo, e i resti spiaccicati di una cicogna. In un recinto accanto due struzzi mi vengono incontro con dignitosa fiducia. C’è una gabbia di volpi impazzite che corrono in cerchio e si scavalcano frenetiche, una di lupi macilenti. Era famoso, questo zoo raccogliticcio, anche perché un veterinario si era arrangiato a esaudire la passione dei bambini per le zebre dipingendo a strisce nere un paio di asinelli bianchi. L’ultima gabbia contiene una coppia di macachi, e solo quando la femmina penosamente si muove mi accorgo che ha un piccolo aggrappato alla pancia. Incredibile come somigli a un bambino. Non ho cominciato dai bambini, era troppo facile”. - Conversazione con Adriano Sofri, Facebook
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gregor-samsung · 2 years
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La fuga di Pulcinella
Pulcinella era la marionetta più irrequieta di tutto il vecchio teatrino. Aveva sempre da protestare, o perché all'ora della recita avrebbe preferito andare a spasso, o perché il burattinaio gli assegnava una parte buffa, mentre lui avrebbe preferito una parte drammatica. - Un giorno o l'altro, - egli confidava ad Arlecchino, - taglio la corda. E così fece, ma non fu di giorno. Una notte egli riuscì a impadronirsi di un paio di forbici dimenticate dal burattinaio, tagliò uno dopo l'altro i fili che gli legavano la testa, le mani e i piedi, e propose ad Arlecchino: - Vieni con me. Arlecchino non voleva saperne di separarsi da Colombina, ma Pulcinella non aveva intenzione di portarsi dietro anche quella smorfiosa, che in teatro gli aveva giocato centomila tiri. - Andrò da solo, - decise. Si gettò coraggiosamente a terra e via, gambe in spalla. «Che bellezza, - pensava correndo, - non sentirsi più tirare da tutte le parti da quei maledetti fili. Che bellezza mettere il piede proprio nel punto dove si vuole». Il mondo, per una marionetta solitaria, è grande e terribile, e abitato, specialmente di notte, da gatti feroci, pronti a scambiare qualsiasi cosa che fugge per un topo cui dare la caccia. Pulcinella riuscì a convincere i gatti che avevano a che fare con un vero artista, ma ad ogni buon conto si rifugiò in un giardino, si acquattò contro un muricciolo e si addormentò. Allo spuntare del sole si destò e aveva fame. Ma intorno a lui, a perdita d'occhio, non c'erano che garofani, tulipani, zinnie e ortensie. - Pazienza, - si disse Pulcinella e colto un garofano cominciò a mordicchiarne i petali con una certa diffidenza. Non era come mangiare una bistecca ai ferri o un filetto di pesce persico: i fiori hanno molto profumo e poco sapore. Ma a Pulcinella quello parve il sapore della libertà, e al secondo boccone era sicuro di non aver mai gustato cibo più delizioso. Decise di rimanere per sempre in quel giardino, e così fece. Dormiva al riparo di una grande magnolia le cui dure foglie non temevano pioggia né grandine e si nutriva di fiori: oggi un garofano, domani una rosa. Pulcinella sognava montagne di spaghetti e pianure di mozzarella, ma non si arrendeva. Era diventato secco secco, ma così profumato che qualche volta le api si posavano su di lui per suggere il nettare, e si allontanavano deluse solo dopo aver tentato invano di affondare il pungiglione nella sua testa di legno. Venne l'inverno, il giardino sfiorito aspettava la prima neve e la povera marionetta non aveva più nulla da mangiare. Non dite che avrebbe potuto riprendere il viaggio: le sue povere gambe di legno non lo avrebbero portato lontano. «Pazienza, - si disse Pulcinella, - morirò qui. Non è un brutto posto per morire. Inoltre, morirò libero: nessuno potrà più legare un filo alla mia testa, per farmi dire di sì o di no». La prima neve lo seppellì sotto una morbida coperta bianca. In primavera, proprio in quel punto, crebbe un garofano. Sottoterra, calmo e felice, Pulcinella pensava: «Ecco, sulla mia testa è cresciuto un fiore. C'è qualcuno più felice di me?» Ma non era morto, perché le marionette di legno non possono morire. È ancora là sotto e nessuna lo sa. Se sarete voi a trovarlo, non attaccategli un filo in testa: ai re e alle regine del teatrino quel filo non dà fastidio, ma lui non lo può proprio soffrire.
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Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi (collana Gli struzzi n°14), 1973⁷; pp. 107-108. [Prima edizione: 1962]
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arhalternativo · 7 months
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"Molti sono morti, e quelli che sono ancora qui vengono chiamati ""gli anziani. ""
Siamo nati negli anni 40-50-60.
Siamo cresciuti negli anni 50-60-70
Abbiamo studiato negli anni 60-70-80.
Eravamo insieme negli anni 70-80-90.
Ci siamo sposati o no e abbiamo scoperto il mondo negli anni 70-80-90.
Avventure negli anni 80-90.
Ci stiamo ambientando negli anni 2000.
Siamo diventati più saggi negli anni 2010.
E andiamo forte fino al 2020 e oltre.
A quanto pare abbiamo attraversato OTTO decenni diversi...
DUE secoli diversi...
DUE millennial diversi...
Siamo passati dal telefono con l'operatore per chiamate interurbane, cabine a pagamento, videochiamate in tutto il mondo.
Siamo passati dalle slide a YouTube, dai vinili alla musica online, dalle lettere scritte a mano alle mail e Whats App.
Giochi in diretta radio, TV in bianco e nero, TV a colori, poi TV 3D HD.
Siamo andati al videonoleggio e ora guardiamo Netflix.
Abbiamo conosciuto i primi computer, schede perforate, dischi e ora abbiamo gigabyte e megabyte sui nostri smartphone.
Abbiamo indossato pantaloncini per tutta la nostra infanzia, poi pantaloni, pantaloni ep o minigonne, Oxford, Clarks, sciarpe palestinesi, tute e jeans blu.
Abbiamo evitato paralisi infantile, meningite, poliomielite, tubercolosi, influenza suina e ora COVID-19.
Abbiamo fatto pattinaggio a rotelle, pattinaggio a rotelle, triciclo, bicicletta, motorino, benzina o diesel e ora guidiamo ibridi o elettrico.
Abbiamo giocato con i piccoli
cavalli e dama, struzzi e biglie, soglia 1000 e monopoli, ora c'è Candy Crush sui nostri smartphone
E leggiamo... molto
E la religione dei nostri compagni di scuola non era una materia...
Bevevamo acqua di rubinetto e limonata in bottiglie di vetro, e le verdure nel nostro piatto erano sempre fresche, oggi ci arrivano i pasti a domicilio
Sì, ne abbiamo passate tante ma che bella vita che abbiamo avuto!
Potrebbero descriverci come "ex-annuali"; persone nate in questo mondo anni '50, che hanno avuto un'infanzia analogica e un'età adulta digitale.
Dovremmo aggiungere la Rivoluzione Biologica a cui abbiamo assistito. Nel 1960, la biologia era molto descrittiva. Abbiamo assistito all'evento della Biologia Molecolare: scoperte le molecole della Vita: DNA, RNA ecc. Quando vedi tutto quello che ne è uscito: terapia genica, impronte genetiche, e altri i progressi sono considerevoli.
Abbiamo tipo "visto tutto"!
La nostra generazione ha letteralmente vissuto e assistito più di ogni altra in ogni dimensione della vita.
Questa è la nostra generazione che si è letteralmente adattata al "CAMBIAMENTO".
Un grande augurio a tutti i componenti di una generazione davvero speciale, che sarà UNICA.. "
In gran parte ispirato da un autore sconosciuto
Woodstock 1969
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solovedreidue · 1 year
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La provincia di VM ha laghi, boschi e musei, vero? Perché io me la immagino ricca di verde e grandi spazi dove passeggiare.
La provincia di VM è incredibile, credimi.
Ci si trovano persino gli struzzi, un gelato al pistacchio che è la fine del mondo, fari che pare di stare sull'oceano, una discreta programmazione cinematografica (con distrazioni impellenti), un baobab, un palloncino ad elio e una scimmietta che giocano, poi il volgo e una contessa, gente in canoa che mangia panini smunti e innamorati che se ne va mano con la mano su spuma di burrata fino a fare i Rodin su una panca al rumore dell'acqua che scorre.
Ciao Pep, mica te la so raccontare tutta la provincia di VM, ci vuol tempo e parole per mettere insieme la realtà, fare ordine nel metabolismo lento come l'acqua nei canali d'estate.
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daniela--anna · 11 days
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Curiosità
Gli struzzi fanno molte uova perciò per aiutarli nella cova gli allevatori devono raccoglierle dal campo per metterle nell'incubatrice.
È un lavoro pericoloso perché le uova devono essere prese dai nidi, che sono quasi sempre sorvegliati dagli uccelli.
Inoltre le uova sono pesanti, oltre un chilo e mezzo ciascuno, sono lunghe una quindicina di centimetri, e hanno il guscio bianco e poroso.
📚🔍Per approfondire vedi l'articolo:
📌
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garadinervi · 2 years
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Roland Barthes, (1970), L'impero dei segni, Translation by Marco Vallora, «Gli Struzzi» 288, Einaudi, Torino, 1984 [FN / Federico Novaro]
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alicesfeelings · 5 months
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A partire da questo mese in poi, ho talmente tanti di quegli impegni che preferirei di gran lunga ficcare la testa nel terreno come gli struzzi.
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gaetaniu · 7 months
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La regola nascosta per le piume di volo e come potrebbe rivelare quali dinosauri potevano volare
L’ala, che evidenzia le piume di volo, dell’allodola di Temminck. Gli uccelli possono volare, almeno la maggior parte di loro. Gli uccelli incapaci di volare come i pinguini e gli struzzi hanno sviluppato stili di vita che non richiedono il volo. Tuttavia, c’è molto che gli scienziati non sanno su come le ali e le piume degli uccelli che non volano si diffenziano dai loro cugini volanti. In un…
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lamilanomagazine · 8 months
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Verona: nelle scuole si educa contro il bullismo e l'indifferenza
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Verona: nelle scuole si educa contro il bullismo e l'indifferenza. Si è tenuto il primo incontro alle Pacinotti, il Comune sostiene il progetto editoriale del direttore della Scuola Allievi Agenti della Polizia di Stato di Peschiera del Garda Gianpaolo Trevisi. Nella 2^D di una scuola media ci sono Tommaso, un po' sovrappeso rispetto gli standard imposti da social e tv; c'è Giulia, presa di mira perché le piace studiare; c'è anche Paolo, bersaglio di battutine e prese in giro perché ha due mamme. Tommaso, Giulia e Paolo potrebbero essere i nostri figli, i nostri nipoti o i compagni di classe dei nostri ragazzi. Vittime, loro malgrado, di episodi di bullismo da parte di compagni sprezzanti dell'importanza del rispetto, dell'ascolto e del dialogo, valori fondanti di ogni comunità, dalla scuola, al quartiere, dal luogo di lavoro a quello di divertimento. Come insegnare l'importanza di questi valori ai più piccoli, affinché si facciano gli anticorpi non solo contro gli autori di episodi di bullismo, ma anche contro l'indifferenza di coloro che sa e non dice, quegli spettatori passivi che nel nuovo libro di Giampaolo Trevisi vengono chiamati gli 'struzzi'. Si chiama 'Mannaggia agli struzzi' l'ultimo lavoro editoriale del direttore della Scuola Allievi Agenti della Polizia di Stato di Peschiera del Garda, una storia che racconta le dinamiche in una scuola secondaria di secondo grado tra episodi, non gravi, di bullismo e cyber bullismo, reazioni delle vittime e l'indifferenza di buona parte dei compagni. Il libro ha iniziato oggi, in occasione della giornata contro il bullismo, il suo tour nelle scuole. Grazie al sostegno del Comune, il volume potrà infatti essere acquistato dagli istituti scolastici per diventare momento concreto di sensibilizzazione, riflessione e confronto. Una decina le scuole che da qui a fine maggio incontreranno l'autore Trevisi e l'assessora alle Politiche Educative Elisa La Paglia, replicando l'esperienza di questa mattina alle scuole Pacinotti di Borgo Milano, dove un centinaio di studenti hanno ascoltato le storie di Chicco e compagni prima di dare voce alle proprie domande. Una tra tutte, da parte di un'alunna di quinta elementare: "ma cosa ci guadagnano i bulli a fare i bulli"? "Ben vengano domande come queste, vuol dire che i nostri bambini si interrogano su ciò che accade intorno a loro e riconoscono ciò che è buono da ciò che non lo è – afferma l'assessora alle Politiche educative Elisa La Paglia-. Crediamo che sia fondamentale sensibilizzare i bambini su alcune tematiche come il bullismo e il cyber bullismo, lo facciamo coinvolgendo tutta la comunità educante con progetti e iniziative di vario tipo. Il sostegno alla diffusione del libro di Giampaolo Trevisi nelle scuole cittadine va in questa direzione, l'obiettivo è che i nostri ragazzi e ragazze si creino gli anticorpi contro fenomeni di questi tipo ma anche contro l'indifferenza". "Il libro racconta storie di bullismo in una scuola media- spiega Trevisi-. Pur non essendo episodi gravi, fanno star male chi li subisce. E proprio da questi episodi la professoressa protagonista della storia prenderà spunto per insegnare la vita ai suoi alunni. Il messaggio è che tutti insieme dobbiamo cercare di diminuire gli 'struzzi' e lottare insieme contro l'indifferenza. Perciò è fondamentale il lavoro di prevenzione e diffusione di una cultura diversa, che deve cominciare nelle case e proseguire nelle scuole e nei luoghi di incontro e socializzazione". La vendita del libro, edito da Cierra, supporta il Fondo Marco Valerio per i figli dei dipendenti della Polizia di Stato affetti da gravi patologie. "Ringrazio Gianpaolo a nome del Questore e di tutta la Polizia di Stato veronese per testimoniare, ancora una volta, che essere poliziotto non conosce "turno di servizio", ma significa vestire la nostra giubba blu anche quando materialmente non la si indossa – spiega la portavoce della Polizia di Stato della Provincia di Verona Elisabetta Accardo, oggi in conferenza in rappresentanza del Questore Roberto Massucci-. Come ha preannunciato lui stesso, il ricavato delle vendite delle copie del libro sarà devoluto al Piano "Marco Valerio", istituito negli anni '60 con la nascita del Fondo Assistenza per il personale della Polizia di Stato, rivolto ai figli dei dipendenti ed ex dipendenti della Polizia di Stato, minori degli anni 18, affetti da patologie ad andamento cronico. Rappresenta una tra le più importanti e sentite iniziative tramite le quali, ogni anno, la nostra Amministrazione rende concreta la sua vicinanza ai poliziotti che scelgono di indossare ogni giorno la divisa al servizio della gente, ma che, prima di tutto, sono persone che, spesso, insieme alle loro famiglie, combattono una battaglia. "Mannaggia agli struzzi" è un libro che racconta storie di "valori", quei valori che la Polizia di Stato, nelle scuole, si impegna quotidianamente a trasmettere ai giovani affinché imparino a prendersi cura degli altri. È nostro dovere in primis insegnare loro la cultura del rispetto, affinché comprendano le conseguenze delle loro azioni: ciò – prima ancora che a livello giuridico – nell'acquisizione della consapevolezza di quanto, a volte senza rendersene conto, si possa fare del male agli altri. Tutto questo, ovviamente, va di pari passo con l'attività che la Polizia di Stato mette in campo ogni giorno per garantire il massimo rigore nell'applicazione della legislazione in materia".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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akille15 · 11 months
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Perché facciamo gli 'struzzi'? La risposta arriva dalla scienza.
Esperti hanno analizzato 22 studi, nel 40% dei casi le persone hanno preferito non sapere le conseguenze azioni. “Preferirei non sapere”. La tentazione di mettere la testa sotto la sabbia è spesso forte. Secondo una ricerca pubblicata dall’American Psychological Association, quando viene data la possibilità di apprendere in che modo le proprie azioni influenzeranno qualcun altro, il 40% delle…
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gregor-samsung · 2 years
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La guerra delle campane
C'era una volta una guerra, una grande e terribile guerra, che faceva morire molti soldati da una parte e dall'altra. Noi stavamo di qua e i nostri nemici stavano di là, e ci sparavamo addosso giorno e notte, ma la guerra era tanto lunga che a un certo punto ci venne a mancare il bronzo per i cannoni, non avevamo più ferro per le baionette, eccetera. Il nostro comandante, lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone, ordinò di tirar giù tutte le campane dai campanili e di fonderle tutte insieme per fabbricare un grossissimo cannone: uno solo, ma grosso abbastanza da vincere tutta la guerra con un sol colpo. A sollevare quel cannone ci vollero centomila gru; per trasportarlo al fronte ci vollero novantasette treni. Lo Stragenerale si fregava le mani per la contentezza e diceva: - Quando il mio cannone sparerà i nemici scapperanno fin sulla luna. Ecco il gran momento. Il cannonissimo era puntato sui nemici. Noi ci eravamo riempiti le orecchie di ovatta, perché il frastuono poteva romperci i timpani e la tromba di Eustachio. Lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone ordinò: - Fuoco! Un artigliere premette un pulsante. E d'improvviso, da un capo all'altro del fronte, si udì un gigantesco scampanio: - Din! Don! Dan! Noi ci levammo l'ovatta dalle orecchie per sentir meglio. - Din! Don! Dan! - tuonava il cannonissimo. E centomila echi ripetevano per monti e per valli: - Din! Don! Dan! - Fuoco! - gridò lo Stragenerale per la seconda volta: - Fuoco, perbacco! L'artigliere premette nuovamente il pulsante e di nuovo un festoso concerto di campane si diffuse di trincea in trincea. Pareva che suonassero insieme tutte le campane della nostra patria. Lo Stragenerale si strappava i capelli per la rabbia e continuò a strapparseli fin che gliene rimase uno solo. Poi ci fu un momento di silenzio. Ed ecco che dall'altra parte del fronte, come per un segnale, rispose un allegro, assordante: - Din! Don! Dan! Perché dovete sapere che anche il comandante dei nemici, il Mortesciallo Von Bombonen Sparonen Pestafrakasson, aveva avuto l'idea di fabbricare un cannonissimo con le campane del suo paese. - Din! Dan! - tuonava adesso il nostro cannone. - Don! - rispondeva quello dei nemici. E i soldati dei due eserciti balzavano dalle trincee, si correvano incontro, ballavano e gridavano: - Le campane, le campane! È festa! È scoppiata la pace! Lo Stragenerale e il Mortesciallo salirono sulle loro automobili e corsero lontano, e consumarono tutta la benzina, ma il suono delle campane li inseguiva ancora.
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Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi (collana Gli struzzi n°14), 1973⁷; pp. 43-44. [Prima edizione: 1962]
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