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#amministrazione personale
gregor-samsung · 6 months
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“ Il presupposto, quasi esplicito, su cui sorse l’UE fu che i paesi ‘peccatori’ (Italia e Grecia in particolare) avevano vissuto fino ad allora al di sopra delle loro possibilità, eccedendo in spesa pubblica ovviamente non immediatamente redditizia. Ricordiamo le prediche in proposito. Certo, ogni tanto ci viene detto che basterebbe l’importo dell’italica evasione fiscale per risanare il debito che ci strangola e ci rende sorvegliati speciali all’interno della UE. Ogni volta però si conclude, con un sospiro, che si tratta di un male incurabile. E allora, ancora una volta, non resta che «pestare» quelli che «stanno sotto». E anche, forse soprattutto, a tal fine, si provvede ad instaurare, di volta in volta, un esecutivo «europeista». Il teorema non fa una grinza. Salvo che in un punto fondamentale, che vorremmo qui brevemente tratteggiare: alle vere e ataviche carenze italiane potrebbe porre rimedio un gigantesco investimento che incrementi proprio la pubblica amministrazione, ma questo è l’esatto contrario di ciò che «chiede l’Europa». È lamento quotidiano, e ben fondato e largamente condiviso, che da noi manchi adeguato e sufficiente personale in tanti settori vitali: magistratura (giudici e cancellieri: il commissario UE alla giustizia ce lo rimproverava cifre alla mano esattamente il 9 luglio scorso), ispettori del lavoro (le morti bianche sono il nostro flagello quotidiano), scuola (abbiamo ancora le vergognose classi-pollaio di gelminiana memoria particolarmente pericolose sotto ogni rispetto), guardie carcerarie (le vicende e i pestaggi recenti sono una macchia), sistema sanitario nazionale (il lamento in proposito fu molto forte quando l’epidemia sembrò soverchiante). E si potrebbe seguitare. Ci ordinano contemporaneamente di ridurre la spesa pubblica, di far funzionare il nostro paese (e di saldare prima o poi il debito). Arduo: «né pentère e volere insieme puossi / per la contradizion che nol consente» (Inferno, XXVII, 119-120). “
Luciano Canfora, La democrazia dei signori, Laterza (Collana: i Robinson / Letture), gennaio 2022. [Libro elettronico]
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raffaeleitlodeo · 2 months
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Le peggiori schifezze si fanno di nascosto. Così, mentre la gente pensa a come arrivare a fine mese, a come pagare mutui e bollette, o a come - chi se lo può permettere - passare qualche giorno di ferie estive, il Governo Meloni ha cancellato uno dei più importanti reati nella pubblica amministrazione: l’abuso d’ufficio. Importante per i cittadini onesti, che con il reato d’abuso d’ufficio possono fermare gli appetiti e le malefatte di politici e amministratori corrotti. È da sempre stato invece inviso a chi, con l’abuso d’ufficio, ci ha costruito la propria carriera politica. Per capire quanto sia odioso l’abuso d’ufficio, oltre che grave e dannoso, ecco alcuni esempi di reato. C’è abuso d’ufficio quando: - un pubblico ufficiale concede permessi di costruzione in deroga alle normative vigenti per favorire un costruttore amico; - un funzionario pubblico assegna un appalto senza seguire le procedure di gara pubblica, favorendo una specifica azienda con la quale ha interessi personali; - un dirigente assume personale senza concorso, favorendo parenti o amici; - un funzionario comunale annulla multe a parenti o amici senza motivazioni legittime; - un amministratore distribuisce fondi a progetti gestiti da conoscenti senza seguire criteri di trasparenza; - un pubblico ufficiale utilizza auto di servizio per scopi personali. L’abuso d’ufficio è quindi uno dei reati che più allontanano i cittadini onesti dalla politica e dalle istituzioni. Da oggi, grazie al Governo Meloni, questo reato non esisterà più. Insieme a esso verranno cancellate oltre 3600 condanne e i colpevoli avranno la fedina penale ripulita da un giorno all’altro. Con questa riforma, Meloni manda al Paese un messaggio devastante: cioè che i disonesti possono continuare impunemente a delinquere; mentre dà uno schiaffo in faccia a tutti quei cittadini e a quegli amministratori che credono, o meglio, credevano nella giustizia e nell’onestà. Barbara Floridia, X
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fridagentileschi · 7 months
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TU TI RIFIUTI...
IO TI BLOCCO.
SI CHIAMA IT-WALLET
Molti lo scaricheranno perché penseranno di essere fighi, altri perché perché è comodo.
È un sistema implementato per il 2024 all'interno dell'altra app invasiva IO, che concentra nel proprio smartphone tutti documenti in versione digitale (SPID, CIE, patente, tessera sanitaria e altro ancora) per accedere ai servizi della pubblica amministrazione.
Una sorta di "portafoglio digitale".
Comodo, qualcuno potrebbe pensare.
Peccato, che stiamo parlando di contenitore che è uno smartphone e quindi soggetto a violazioni da parte di hacker, che potrebbero prendere così il controllo totale di tutti i dati contenuti e di rubarli ed usarli a loro piacimento.
E dall'altra, l'amministrazione pubblica, che diventa gestore e padrona diretta di ogni dato personale registrato.
Di bloccare automaticamente con un click patenti, tessere personali, accessi a servizi e persino servizi sanitari e bancari.
Però per molti, sarà bello avere tutto sullo smartphone...
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soldan56 · 8 months
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Rimini ottava, nella triste classifica del numero di homeless deceduti nel 2023.
“La solita, invisibile, strage: 415 morti nel 2023 riporta il report curato dalla fio.PSD sui senza dimora che lo scorso anno hanno perso la vita a causa della condizione di grave emarginazione.
Aumenta il numero e si muore durante tutto l’anno, non soltanto d’inverno. Muoiono soprattutto uomini di nazionalità straniera.”
Servono risposte abitative nuove e strutturali adeguate a rispondere alla precarietà abitativa che colpisce sempre più persone.
Di precarietà abitativa si muore d’inverno come d’estate, e Rimini ancora una volta entra in una triste classifica.
Invece questa amministrazione, per volontà di un Sindaco indispettito che gestisce la cosa pubblica come un fatto personale, (non sopporta le critiche), deve fare fuori Casa Madiba Network... e quale miglior modo se non impiantare lì un progetto, quello del centro servizi a bassa soglia, che grazie all’aiuto della Lega, non sarà uno spazio di nuovi diritti per le persone senza casa, ma l’ennesimo palazzo del grigiore istituzionale, dove chi è senza casa deve sentirsi COLPEVOLE, non di certo incoraggiato a lottare per un diritto che dovrebbe essere universale come quello alla casa?
Intanto la gente muore nelle strade, mentre loro, sindaco e assessore ( e proni funzionari tecnici ) sono ancora lì a finire di scrivere il comunicato per il Piano freddo che non c’è, o peggio a strumentalizzare vicende umane e personali, come quella del signor Franco, alias Charlotte.
Intanto ci sono operator* della Marginalità adulta che lavorano con la partita iva, altr* che vengono minacciat* o screditat* se non si allineano, oppure volontar* su cui si scarica il peso opprimente di un lavoro sociale non riconosciuto e di un welfare sempre più frammentato.
Mentre la gente muore nelle strade, negli hotel abbandonati. E loro si occupano solo di scrivere comunicati stampa.
Non ci stupisce la loro ipocrisia e la loro strumentalizzazione, hanno persone pagate per scrivere e gestire la comunicazione del signor Sindaco, ci stupisce invece chi sostiene questo carrozzone, chi entra nei Cda di enti come ACER senza avere la capacità di muovere un millimetro, chi legittima un’azione istituzionale come quella del centro servizi, senza mai avere ascoltato le persone che da dieci anni a questa parte negli spazi di Casa madiba, tutti i giorni creano progetti, risposte, alleanze, relazioni contro la precarietà abitativa e per il benessere e la sicurezza di tutta la collettività con le persone in condizione homelessness.
E per favore non parlateci dei percorsi partecipati svuotati di ogni significato che la parola partecipazione porta con se. Come ridurre un oceano... agli interessi degli Enti amici, ops.... ad una vasca da bagno.
Per questo oggi più che mai, dobbiamo gridare e lottare ancora più forte:
UNA CASA PER TUTT*
Casa Madiba Network
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piusolbiate · 4 months
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Andrea Pizzolante con Più Solbiate
 Eccomi, mi presento, sono Andrea Pizzolante:
Sono del 2000, sono il più giovane della lista civica Più Solbiate
Nato e cresciuto in questa piccola realtà che è Solbiate Olona, dopo aver frequentato asilo, scuole elementari e medie qui a Solbiate Olona, mi sono diplomato presso il Liceo Scientifico Statale Marie Curie di Tradate, indirizzo Economico Sociale.
Nel corso degli anni ho avuto il piacere di frequentare sia come bambino, sia come animatore ed educatore l’ambiente dell’oratorio che mi ha permesso di crescere sia a livello personale, grazie ad una attenta visione di aiuto della persona che ti è affianco, sia a livello collettivo, grazie alle attività di volontariato che ti mettono davanti a realtà fino ad allora sconosciute.
Sportivo agonista di Karate, ho avuto la possibilità di stare sempre a contatto con molte persone e ho avuto la possibilità di viaggiare moltissimo arricchendo la mia esperienza che mi ha permesso di intraprendere la strada di Allenatore di Karate, ottenendone la qualifica nel 2018 ed esercitandola negli anni successivi, oggi compreso.
Presente nelle manifestazioni comunali ed attuale Presidente della Commissione Osservatorio Giovani, durante questi 5 anni con l’attuale amministrazione è nata una collaborazione propositiva all’ascolto di noi giovani, attenta alle nostre necessità e capace di instaurare un dialogo che nel contesto comunale è sempre più richiesto ma sempre più difficile da trovare.
Ho deciso di fare un ulteriore passo in avanti candidandomi come consigliere comunale di questa squadra, ovvero Più Solbiate, per garantire la capacità di ascoltare tutti i giovani che hanno voglia di mettersi in gioco, stare affianco ed incentivare chi ha più bisogno, ma soprattutto per trasmettere la capacità di mediazione tra le varie associazioni (sportive e non) del territorio che sono l’anima del nostro paese e che hanno sempre più bisogno del nostro intervento per garantire la stessa continuità che hanno avuto fino ad oggi in questi anni.
Il mio motto: c’è sempre una soluzione.
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eleonorabuffon · 2 years
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=== Formazione Online ===
SAVE THE DATE: 29 MARZO 2023 – 14.30 / 16.00
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Dal 15 luglio 2022 gli “adeguati assetti organizzativi e amministrativo-contabili” sono ormai diventati obbligatori per legge: il recente Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) e alcuni articoli del Codice Civile ne impongono l’adozione alle imprese, a prescindere dalla natura e dalla dimensione.
Questo significa in particolare che gli strumenti della pianificazione e del controllo di gestione devono far parte degli attrezzi con cui si gestiscono anche le Piccole e Medie Imprese.
Agli assetti in questione bisogna però dare un contenuto tecnico appropriato, tale da renderli “adeguati“ alla complessità gestionale delle imprese, in particolare quelle piccole e medie, evitando che diventino adempimenti rituali privi di efficacia oppure che semplicemente restino lettera morta.
Nel corso del webinar saranno esaminate le ultime novità introdotte in tema di adeguati assetti gestionali e le conseguenti ricadute pratiche, focalizzando alcuni dei problemi che si porranno in caso di esercizio di azione di responsabilità nei confronti dell’amministratore da parte degli organi competenti.
A CHI E’ RIVOLTO:
- Personale di nuova nomina nei Servizi Amministrativi
- Responsabili di Funzione area Amministrazione e Finanza
- Figure aziendali che si occupano di pianificazione aziendale e controllo di gestione
- Imprenditori individuali, Amministratori e Manager Direzionali
CONTENUTI:
• Principi generali degli adeguati assetti secondo i nuovi obblighi di legge
• Obiettivi normativi e gestionali sottostanti
• Il concreto contenuto delle obbligazioni poste a carico di chi amministra l’azienda
• La violazione degli art. 2086 Codice Civile e 3 CCII come fonte di responsabilità
• Conclusioni
ISCRIZIONE:
Per partecipare all'evento è necessario effettuare la registrazione entro il 26/03/2023 compilando il form seguente >>> https://forms.gle/qu2ySfMiK5rs45hN8
POSTI DISPONIBILI LIMITATI !
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anja-anja · 2 years
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Mi chiamo Francesca, ho 40 anni e sono una donna che definirei nella norma. Capelli biondi ricci, corporatura abbastanza minuta, insomma la classica donna che non si nota in giro per strada, anche se credo di essere tutto sommato piacevole. Separata, un figlio di 8 anni, nella vita mi occupo di amministrazione per una grossa multinazionale.
Ogni anno siamo tenuti a fare dei corsi di aggiornamento ed essendo l’azienda molto molto grande, si è dotata di una sua struttura per questa attività, alle porte di Firenze. Qualche settimana fa era il mio turno e così ho fatto la valigia e sono partita. Tre giorni via di casa, per fortuna mio figlio è potuto rimanere con il padre (nonostante ci siamo separati da un po’ siamo fortunatamente rimasti in buoni rapporti e ci aiutiamo a vicenda) e sono partita. Martedì sera, dopo il lavoro, treno da Milano a Firenze, poi trasferimento in hotel e a letto di corsa. L’indomani è iniziato il corso. Eravamo in tanti, 5 o 6 classi da 8-10 persone l’una, per la maggior parte tecnici, ma anche molti di altri settori, amministrazione, gestione del personale, marketing. Nella pausa caffè ci si incontra con altri colleghi, si parla, si ride si scherza e ancora di più nei momenti conviviali, come a pranzo e soprattutto a cena, quando, dopo una giornata di studio finalmente ci si rilassa un po’.
La prima sera a tavola eravamo in tanti, ma lui mi ha colpito subito.
Alto, un po’ sovrappeso, ma con un paio di occhi azzurro cielo colmi di una tristezza che non saprei spiegare, barba folta ma ben curata e capelli cortissimi, entrambi brizzolati. La cena della prima sera è passata veloce e a lui non ci ho più pensato, finché, quando sono uscita per la sigaretta del dopo cena, l’ho trovato sotto al portico con un paio di colleghi, intenti a fumare, chi sigarette normali, chi quelle elettroniche. Lui fumava un sigaro e ciò gli dava un’aria ancora più interessante. Mi sono avvicinata e ho chiesto da accendere a uno dei colleghi presenti, poi mi sono seduta su un muretto, chiacchierando con tutti del più e del meno. Si chiama Cristian, ho saputo, è toscano di origine, ma vive a Torino.
Finita la fumata in compagnia ho salutato tutti e sono andata a dormire, senza riuscirci troppo bene. Il letto non mio, la temperatura (prima caldo, poi freddo) mi hanno rovinato il sonno, tanto che al mattino mi sono risvegliata in uno stato pietoso. C’è voluta una doccia per rimettermi in piedi. Sono scesa a fare colazione e l’ho visto, da solo. Ho chiesto se potevo e mi sono seduta al suo tavolo. Abbiamo fatto due chiacchiere mentre mangiavamo, tutto molto normale. Ma qualcosa in me non andava. Mi sentivo a disagio a guardare quegli occhi. Freddi come il ghiaccio, ma con quella velatura di tristezza. Mi dava la sensazione di un uomo tormentato, a dispetto del suo apparire sempre gioviale e di compagnia. Poi tutto è finito. Fine della colazione, ognuno al suo corso. Ci siamo incrociati a pranzo, ma nulla più. E di nuovo siamo rientrati in hotel per la seconda sera. Non so cosa mi ha preso, ma ho cercato di vestirmi meglio possibile, compatibilmente con i vestiti che avevo portato, che non erano sicuramente molto eleganti, in fondo ero lì per un corso, non per una serata di gala. Ho messo un paio di jeans e un maglioncino e sono scesa a cena. L’ho visto là, era seduto a tavola con i suoi compagni di corso, tutti tecnici e io mi sono seduta al tavolo a fianco, con altri colleghi. Ogni tanto con la coda dell’occhio lo cercavo, non sapevo cosa mi passasse per la testa. Lui era impegnato a parlare, mangiava, beveva e rideva. Io mangiavo e lo guardavo.
Finita la cena sono uscita per la sigaretta e l’ho trovato lì come la sera prima a fumare il sigaro e parlare con i colleghi. Questa volta però mi sono seduta vicino a lui e gli ho chiesto da accendere. La conversazione è andata avanti per un po’, tutti assieme a parlare delle nostre esperienze di lavoro e di cosa facevamo, finché lui si è alzato per tornare in camera e io, con la scusa che ero stanca l’ho seguito. Siamo entrati in ascensore e mi ha chiesto a che piano andassi e ho risposto al terzo, come lui e siamo saliti. Trenta o quaranta secondi in ascensore, vicini. Sentivo il suo odore. Lui mi guardava cercando di non fissarmi. Mi sentivo sempre più strana, un tarlo si faceva strada nella mia mente, anche se non riuscivo a capirlo del tutto. Era come se una parte di me lo volesse, ma un’altra parte respingesse quell’idea.
“Cazzo, Fra, è un collega, a che pensi”
pensavo nella mia testa, ma lui era sempre lì a pochi centimetri, sentivo il suo profumo e l’odore del tabacco, e la testa si annebbiava sempre di più.
Le porte si sono aperte e l’aria fresca mi ha colpito come uno schiaffo, destandomi dal mio torpore. Ho lasciato che uscisse, era più vicino alla porta, l’ho salutato e poi l’ho guardato girare a sinistra ed entrare nella sua stanza, che era la prima all’inizio del corridoio, mentre io ho girato dalla parte opposta per andare nella mia. Sono entrata e mi sono sdraiata sul letto, senza spogliarmi. Guardavo il soffitto e pensavo. Ho realizzato che quello che volevo era essere là con lui nella sua stanza e fare l’amore con lui, con uno sconosciuto in una stanza d’albergo. Ho deciso che ci avrei provato, ormai non mi interessava più nulla, se avessi fatto una figuraccia non aveva importanza. Mi sono sistemata un po’ e poi sono uscita, decisa ad andare da lui. Ma non avevo fatto tre passi che volevo tornare indietro. Mi sono girata e ne ho fatto uno di nuovo verso la mia stanza. Poi il pensiero di quei momenti in ascensore mi ha fatta tornare verso la sua stanza, Ancora pochi passi e sarei stata davanti alla sua porta. E una volta lì?
“E quando sei lì, Fra, cosa gli racconti? Che hai finito lo zucchero, come in un porno tedesco di serie B?”
Nel frattempo davanti alla sua porta c’ero davvero. Per due volte ho ritratto la mano prima di bussare. Poi il colpo fatale. Toc toc. “Si, chi è?” ha risposto con il suo inconfondibile accento. “Sono Francesca, la collega…” Non mi fa finire la frase. “Arrivo!” Indossava solo un paio di pantaloncini da palestra che gli arrivavano sotto il ginocchio, era a torso nudo. Se non fosse stato per la pancia un po’ abbondante avrebbe avuto un gran bel fisico. “Scusa la tenuta, ma…” “No, scusa tu l’intrusione… posso entrare?” “Si, vieni, accomodati, dimmi tutto” mi risponde, lo sguardo sempre più interdetto per quello che sta accadendo.
“No, sai, volevo chiederti…”
E mentre dico questa frase devo aver fatto una faccia da ebete, mentre un dito tormentava un riccio biondo. Ho sentito i suoi occhi di ghiaccio sul mio viso, sulla mia bocca, “Dio che voglia che ho che mi baci, dai cosa aspetti…”
Si è avvicinato a me, ma si è fermato a pochi centimetri dalla mia bocca. Sentivo il suo profumo e l’odore del tabacco…
“È questo che vuoi?”, mi ha sussurrato.Non gli ho risposto, ma mi sono lanciata verso di lui e l’ho baciato con tutta la foga e la passione che potevo avere. Improvvisamente ho sentito le sue mani su di me, le sue braccia che mi avvolgevano, forti, possenti, mentre io toccavo la pelle della sua schiena scoperta. Mi ha abbracciata fortissimo, mentre ci baciavamo, sembrava che volesse stritolarmi, c’era passione ma anche disperazione in quell’abbraccio.
Era evidente che volevamo fare l’amore entrambi, ma sembrava che nessuno dei due volesse andare oltre quei baci e quegli abbracci, come se quello che stavamo facendo fosse troppo importante e troppo bello per smettere.
Poi lui ha rotto gli indugi e ho sentito le sue mani slacciare i miei jeans e lasciarli cadere a terra, mentre poco dopo era volato via anche il maglioncino, lasciandomi mezza nuda. Un rapido movimento di piedi ha fatto uscire le ballerine che portavo ai piedi e con un piccolo spostamento sono rimasta con solo mutandine e reggiseno addosso. Ho fatto qualche passo e sono andata a sedermi sul letto e lui mi ha seguito. Così facendo mi sono trovata davanti il suo pube ed è stato semplice abbassargli pantaloncini e boxer e liberare il suo sesso.
Ho iniziato a succhiarlo, finalmente lo avevo per me. Le sue mani mi accarezzavano la testa, poi sono scese giù a slacciarmi il reggiseno. Non posso dire di essere una dea del sesso, ma nemmeno una sprovveduta, so come far provare piacere a un uomo e ci stavo riuscendo, sentivo il suo membro diventare duro nella mia bocca.
Poi si è sfilato e mi ha spinta a sdraiarmi sul letto.
Mi ha guardato, ancora quegli occhi di ghiaccio, ancora quella velatura di tristezza, e mi ha detto: “Adesso tocca a me” e finalmente mi ha sorriso, mentre mi toglieva le mutandine e iniziava a toccare il mio fiore.
Adesso era davvero mio. Ho reclinato la testa all’indietro e mi sono rilassata del tutto, tanto più che dopo avermela toccata e accarezzata ha iniziato a leccarmela.
Sentivo la sua lingua che girava attorno al mio clitoride e si infilava dentro, mi stava facendo impazzire.
L’ho guardato e gli ho detto “Ti prego, prendimi, fammi tua…”.
Lui non ha risposto, si è reclinato su di me e mi ha baciata, poi è sparito un attimo ed è tornato con un profilattico. Me lo ha passato e poi mi ha detto: “Mi aiuti a metterlo?” La gentilezza del gesto e della richiesta mi hanno fatta sciogliere del tutto. Gliel’ho messo e poi ho allargato le gambe e gli ho detto “Prendimi, sono tua”.
Dopo un attimo l’ho sentito dentro di me e ho chiuso gli occhi per godermi la situazione. Quando li ho riaperti era a pochi centimetri dal mio viso, al collo portava due medagliette come quelle dei soldati americani, che che ciondolavano sopra di me e sul viso aveva una espressione strana. Era come se stesse provando piacere, ma non riuscisse ad essere completamente felice.
Ho allungato una mano sul suo collo e l’ho tirato giù, verso di me, ho guardato quegli occhi azzurri e gli ho sussurrato all’orecchio “Non pensare a nulla, prendimi, stanotte ci siamo solo noi due” e l’ho baciato. Ha ricambiato il mio bacio ha cominciato a spingere più forte, lo sentivo dentro di me, i suoi colpi decisi, stava per farmi raggiungere il piacere, lo sentivo e infatti poco dopo è accaduto. Ho cominciato ad ansimare, mentre le mie unghie si piantavano nella carne della sua schiena, stavo raggiungendo un piacere di una intensità incredibile. Senza staccarci ci siamo rotolati sul letto e io sono finita sopra di lui. L’ho guardato da questa nuova posizione, mentre le sue mani sulle mie cosce seguivano il movimento e l’ho trovato bellissimo, finalmente con una espressione di puro piacere sul volto. Mi sono piegata in avanti, finché i miei seni non hanno toccato il suo petto e ho ricominciato a baciarlo, forte, fortissimo, non volevo più staccarmi da lui, che intanto continuava a prendermi in quella posizione. Eravamo completamente attaccati, pelle contro pelle, gocce di sudore scendevano in mezzo ai miei seni e andavano a bagnare il suo corpo, i miei capelli nascondevano i nostri volti vicini, attaccati, le nostre labbra serrate le une sulle altre.
Poi ho sentito che ha iniziato ad accelerare il respiro e ad ansimare, fino a dire “Sto per venire…” “Si, dai, godi, vieni…” e in quel momento ho sentito che anche il mio piacere stava aumentando.
“Godi anche tu con me, dai..” mi ha detto e quelle parole hanno scatenato del tutto il mio piacere, fino al momento in cui l’ho sentito pulsare dentro di me, ho alzato il volto e ho raggiunto di nuovo l’orgasmo mentre lo sentivo che veniva nel profilattico.
Mi sono accasciata su di lui, provata da un piacere fortissimo e ho ricominciato a baciarlo, mentre lui mi accarezzava e lo sentivo sfilarsi da me.
Non abbiamo detto nulla. Siamo rimasti lì, in silenzio, io sopra di lui, e sue mani che mi tenevano stretta e mi accarezzavano.
“Vieni, andiamo a farci una doccia”, gli ho detto e siamo andati in bagno, dove c’era una doccia in grado di ospitare entrambi e ci siamo lavati e continuati ad accarezzare.
Poi lui è uscito, mi ha passato un’asciugamano e mi ha di nuovo stretta a lui in un caldo abbraccio. Siamo tornati di là e lui mi ha guardata, avvolta nell’asciugamano e mi ha detto: “Resta con me questa notte”
Non sono stata capace di dirgli di no (ma forse non ne avevo nemmeno l’intenzione), ho indossato solo le mutandine e sono andata sotto le coperte con lui. Mi sono appoggiata al suo petto e poco dopo dormivo profondamente, con le sue mani che mi accarezzavano i capelli.
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paoloxl · 1 year
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Verona: cinque poliziotti arrestati per tortura - Osservatorio Repressione
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Cinque poliziotti, tra cui un ispettore in servizio alla questura di Verona sono agli arresti domiciliari con accuse che vanno dal reato di tortura a quelli – contestati a vario titolo – di lesioni, falso , omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. Altri 20 agenti trasferiti
di Carmine Di Niro
Un nuovo scandalo si abbatte sulle forze dell’ordine italiane. Dopo i pestaggi nella caserma dei carabinieri Levante di Piacenza, questa volta lo scenario delle violenze si sposta nella Questura di Verona. È lì, secondo l’indagine della Procura della Repubblica veronese condotta per otto mesi dalla Squadra Mobile, che cinque poliziotti che all’epoca dei fatti prestavano servizio al Nucleo Volanti si sarebbero resi responsabili di brutali pestaggi.
Nei loro confronti questa mattina il personale della Polizia di Stato di Verona ha eseguito una ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal gip del locale Tribunale: si tratta di un ispettore e quattro agenti, indagati a vario titolo per il reato di tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio, commessi nel periodo ricompreso tra il luglio 2022 e il marzo 2023 nei confronti di persone sottoposte a vario titolo alla loro custodia.
I cinque agenti del Nucleo Volanti, la sezione che in macchina pattuglia giorno e notte il territorio, erano già stati trasferiti ad altri incarichi all’indomani della chiusura delle attività di indagine: il Questore di Verona ha inoltre disposto la rimozione dagli incarichi di altro personale che, pur non avendo preso parte agli episodi di violenza, si presume possa non aver impedito o comunque non aver denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi.
In particolare, scrive Repubblica, gli agenti avrebbero in diverse occasioni pestato persone fermate per strada nel corso di controlli, per poi truccare i verbali in modo tale da allontanare responsabilità e sospetti. Casi non isolati, come dimostra anche la scelta del Questore di allontanare con trasferimenti d’ufficio una ventina di agenti.
Sulla questione è intervenuto a stretto giro Vittorio Pisani, da pochi giorni a capo della Polizia: “Ringrazio la procura della Repubblica di Verona per la fiducia accordata alla Polizia di Stato – dice Pisani – nel delegare alla locale Squadra Mobile le indagini riguardanti gli operatori appartenenti alla stessa Questura. La levatura morale della nostra amministrazione ci consente di affrontare questo momento con la dignità e la compostezza di sempre”.
“Questa vicenda – le parole del questore Giovanni Massucci – dimostra come la Polizia di Stato non sia disposta a macchiare la propria reputazione né con la reticenza né con la poca trasparenza. Abbiamo messo a disposizione dell’autorità giudiziaria tutti gli elementi di prova oggettivi per sviluppare l’attività processuale e, sul fronte interno, appena si sono chiuse le indagini abbiamo spostato in uffici “burocratici” gli agenti che si presume non abbiano impedito o non abbiano denunciato i presunti abusi, per evitare l’eventuale reiterazione del reato». Una professionalità, quella della Polizia di Verona evidenziata dal Gip nell’ordinanza che ha disposto le misure cautelari «in riferimento all’encomiabile efficienza e sollecitudine dimostrata nello svolgimentodelle investigazioni“.
Calci, schiaffi e insulti, i “trattamenti” dei poliziotti arrestati a Verona per tortura: le violenze nell’”acquario” dei fermati
Erano forti con i più deboli i cinque poliziotti del Nucleo Volanti della Questura di Verona arrestati e posti ai domiciliari questa mattina con l’accusa di tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. È il quadro che emerge dall’inchiesta della locale Procura della Repubblica che ha sostanzialmente smantellato il Nucleo: tra i cinque arrestati, un ispettore e quattro agenti di età compresa tra i 24 e i 44 anni già trasferiti ad altri incarichi all’indomani della chiusura delle attività di indagine, e gli altri venti agenti rimossi dal Questore perché, pur non avendo preso parte agli episodi di violenza, avrebbero non impedito o comunque non denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi, l’inchiesta ha “decapitato” la squadra.
Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip sottolinea “un’amara considerazione” relativa agli ‘oggetti’ dei pestaggi, persone fermate per strada nel corso di controlli, picchiate negli uffici della Questura per poi truccare i verbali in modo tale da allontanare responsabilità e sospetti.
Il giudice per le indagini preliminari evidenzia infatti che “i soprusi, le vessazioni e le prevaricazioni poste in essere dagli indagati risultano aver coinvolto in misura pressoché esclusiva (tranne un caso, ndr) soggetti di nazionalità straniera, senza fissa dimora ovvero affetti da gravi dipendenze da alcol o stupefacenti, dunque particolarmente ‘deboli’”, le parole del gip riportate dal Corriere della Sera.
La prima tortura contestata è infatti ai danni di un cittadino italiano e risale al 22 agosto dello scorso anno, quando un uomo viene percosso più volte e poi con un “vigoroso schiaffo sul volto tale da fargli perdere i sensi per dieci minuti”. Successivamente gli episodi contestati riguardano solamente cittadini stranieri, in particolare nord africani: il 21 ottobre un fermato viene apostrofato come “tunisino di merda, figlio di puttana, cosa ci fai qui?”, quindi viene utilizzato contro di lui spray urticante e preso a calci mentre scende dall���auto del Nucleo Volanti. Quindi, sfregio finale nei suoi confronti, viene posta in essere una “azione degradante consistita nell’avere, uno dei poliziotti, urinato sulla parte lesa distesa a terra dopo aver proferito le espressioni ‘so io come svegliarlo”.
Cinque giorni dopo, è il 26 ottobre, un secondo cittadino africano fermato dai poliziotti viene definito “marocchino di merda” e “bastardo”, quindi colpito con un calcio. Quarta violenza viene registrata nella notte tra il 9 e il 10 novembre e ha riguardato ancora una volta un cittadino di origini africane preso a “calci, sberle e spintoni”, anche lui riempito di spray urticante e con la minaccia di spruzzarglielo anche “nel culo”.
Negli atti dell’inchiesta c’è anche la telefonata del più giovane tra gli agenti arrestati, il 24enne A.M., che alla fidanzata “ripetutamente descriveva al telefono alla propria fidanzata, con evidente compiacimento, la commissione, da parte sua e di altri colleghi, di condotte gratuitamente violente e sadiche nei confronti di soggetti privati della libertà personale, anche solo per identificazione, spesso trattenuti nella stanza fermati, denominata cinicamente ‘L’acquario’ per la presenza di una parete in plexigas attraverso la quale il personale di polizia era ed è in grado di osservare ‘i pesci’ rinchiusi”.
Per il giudice per le indagini preliminari i pestaggi e i soprusi avvenuti in larga parte contro cittadini stranieri evidenzia il tentativo da parte dei cinque poliziotti di “vincere più facilmente eventuali resistenze delle loro vittime”, oltre a “rafforzare la convinzione dei medesimi di rimanere immuni da qualunque conseguenza di segno negativo per le loro condotte, non essendo prevedibile nella loro prospettiva che alcuna delle persone offese si potesse determinare a presentare denuncia o querela pronto”.
I cinque agenti del Nucleo Volanti della Questura non avevano fatto però i conti con i loro stessi colleghi della Squadra Mobile, delegati ad indagare dalla Procura di Verona. L’inchiesta è nata grazie ad una intercettazione telefonica, compiuta nell’ambito di un’altra indagine in cui un agente si vantava di aver “messo al suo posto” una persona fermata dandogli due schiaffi. “Raccontava alla fidanzata, inframezzando il narrato con risate e commenti divertiti, il pestaggio ai danni di una delle vittime“, scrive il gip
#acab #questurinidimerda #reatoditortura
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scienza-magia · 1 year
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Chiuso il più grande sito web di credenziali rubate del dark web
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Colpo al «mercato nero» delle password rubate: chiusa la piattaforma Genesis Market. Sequestri di server e attrezzature in Europa e Usa, 37 perquisizioni in Italia. Fermato un «giro d’affari» di 2 milioni di identità virtuali sottratte. Operazione internazionale di polizia contro la piattaforma Genesis Market, uno dei più grandi mercati neri virtuali del mondo, dedicato la vendita di credenziali rubate: 16 Paesi coinvolti e 37 perquisizioni solo in Italia, dove si è mossa la Polizia postale L’operazione è stata condotta dall’Fbi e dalla polizia olandese, coordinata da Europol ed Eurojust e diretta, per il territorio italiano, dalla procura della Repubblica di Roma. Genesis Market, specializzata nella vendita di credenziali di accesso e dati rubati, con un giro di affari di oltre 2 milioni di identità virtuali sottratte, è stata disattivata, con sequestri, eseguiti in tutta Europa, dei server sui quali poggiava l’infrastruttura informatica. In Italia, risultano coinvolte migliaia di credenziali, individuate dagli specialisti del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della Polizia postale sotto la direzione della procura di Roma ed afferenti sia a spazi informatici della vita privata di comuni cittadini (email, social network, account di e-commerce, ecc.), sia password in grado di garantire l’accesso illecito a spazi informatici istituzionali della pubblica amministrazione, nonché a spazi appartenenti a banche e grandi imprese nazionali, erogatrici di servizi pubblici essenziali.
37 perquisizioni in Italia
Sul solo territorio italiano, sono stati emessi dalla procura 37 decreti di perquisizione personale, locale ed informatica, che il Cnaipic ed i Centri operativi per la sicurezza cibernetica di Campania Basilicata e Molise, Lazio, Lombardia, Puglia, Emilia Romagna, Calabria, Veneto, Sicilia Occidentale, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana, Trentino-Alto Adige ed Umbria, hanno eseguito nei confronti di altrettanti clienti della piattaforma, i quali avevano acquistato nel corso del tempo migliaia di credenziali di accesso. Tra gli indagati figurano sia persone già note alle forze dell’ordine che incensurati. Le perquisizioni hanno condotto al sequestro di diversi dispositivi informatici, l’analisi dei quali consentirà ora agli investigatori di comprendere con esattezza quale sia stato l’utilizzo, da parte degli indagati delle credenziali illecite acquistate, e che tipo di informazioni riservate - ed a quale livello di segretezza - siano state compromesse. Nuova allerta cybercrime e' Wiper, spinta con guerra Read the full article
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schizografia · 2 years
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Le due facce del potere
Ogni indagine sulla politica è viziata da un’ambiguità terminologica preliminare, che condanna al malinteso coloro che la intraprendono. Sia il passo del terzo libro della Politica in cui Aristotele, al momento di «investigare le politeiai, per stabilirne il numero e le qualità», afferma perentoriamente: «poiché politeia e politeuma significano la stessa cosa e il politeuma è il potere supremo delle città (to kyrion ton poleon ), è necessario che il potere supremo sia l’uno o i pochi o i molti» (1279 a 25-26). Le traduzioni correnti recitano: «poiché costituzione e governo significano la stessa cosa e il governo è il potere sovrano delle città…». Che questa traduzione sia più o meno corretta, in ogni caso in essa emerge alla luce quella che si potrebbe definire come l’anfibolia del concetto forse fondamentale della nostra tradizione politica, che si presenta ora come «costituzione» ora come «governo». In una sorta di vertiginosa contrazione, i due concetti sono identificati e insieme distinti e proprio questa equivocità definisce secondo Aristotele il kyrion , la sovranità.
Che l’anfibolia non sia episodica, è quanto una lettura della Athenaion politeia, che noi traduciamo Costituzione degli ateniesi, puntualmente conferma. Descrivendo la «demagogia» di Pericle (27,1), Aristotele scrive che in essa demotikoteran eti synebe genesthai ten politeian, che i traduttori rendono con «la costituzione divenne più democratica»; subito dopo leggiamo che i molti apasan ten politeian mallon agein eis hautous, «accentrarono nelle loro mani tutto il governo» (evidentemente, tradurre «tutta la costituzione», come pure la coerenza terminologica avrebbe voluto, non sembrava possibile). L’ambiguità è confermata dai vocabolari, dove politeia è reso tanto con «costituzione dello stato» che con «governo, amministrazione».
Che lo si designi con l’endiadi «costituzione/governo» o con quella «stato/amministrazione», il concetto fondamentale della politica occidentale è un concetto doppio, una sorta di Giano bifronte, che mostra ora la faccia austera e solenne dell’istituzione ora quella più losca e informale della prassi amministrativa, senza che sia possibile identificarle né separarle.
Nel saggio del 1932 su Legalità e legittimità , Carl Schmitt distingue quattro tipi di Stato. Lasciando da parte le due figure intermedie dello stato giurisdizionale, nel quale l’ultima parola spetta al giudice che decide una determinata controversia giuridica e di quello governativo, che Schmitt identifica con la dittatura, ci interessano qui i due tipi estremi, lo stato legislativo e lo stato amministrativo. Nel primo, lo stato legislativo o di diritto, «l’espressione più alta e decisiva della volontà comune» consiste in normazioni aventi il carattere di legge. «La giustificazione di un sistema statale di questo tipo riposa sulla legalità generale di ogni esercizio del potere da parte dello stato». Chi esercita il potere agisce qui sulla base di una legge o «in nome della legge» e potere legislativo e potere esecutivo, la legge e la sua applicazione sono conseguentemente separati. Con questo tipo di Stato si sono identificate, con sempre meno ragione, le democrazie parlamentari moderne.
Il tipo che occupa forse non a caso l’ultimo posto nell’elenco, quasi che le altre forme statuali tendessero in ultima istanza a confluire verso di esso, è lo Stato amministrativo. Qui «comando e decisione non appaiono in modo autoritario e personale, ma nemmeno possono ridursi a semplici applicazioni di normazioni superiori»; esse hanno piuttosto la forma di disposizioni concrete, prese di volta in volta sulla base dello stato delle cose in riferimento a finalità o necessità pratiche. Il che si può anche esprimere dicendo che nello stato amministrativo «né gli uomini governano, né le norme valgono come qualcosa di superiore, ma, secondo l’espressione famosa, «le cose si governano da sé».
Come oggi è pienamente evidente, ma come Schmitt già in quegli anni poteva dedurre dall’affermarsi in Europa di stati totalitari, lo stato legislativo tende progressivamente a trasformarsi in stato amministrativo. «Il nostro sistema statale si trova in una fase di trasformazione e “la tendenza verso lo stato totale” caratteristica del momento presente… appare oggi tipicamente come una tendenza verso lo stato amministrativo». Mentre i politologi sembrano oggi averlo dimenticato, Schmitt afferma senza riserve come «un fatto generalmente riconosciuto» che uno «stato economico» non può funzionare nella forma di uno stato legislativo parlamentare e deve necessariamente trasformarsi in stato amministrativo , in cui la legge cede il posto a decreti e ordinanze.
Per noi che abbiamo assistito al pieno compimento di questo processo, è il senso di questa trasformazione – se di una trasformazione propriamente si tratta – che conviene interrogare. L’idea di trasformazione implica, infatti, che i due modelli siano formalmente e temporalmente distinti. Schmitt sa perfettamente che «nella realtà storica si presentano continuamente commistioni e combinazioni» e che a ogni stato appartengono tanto la legislazione che l’amministrazione e il governo. È possibile, tuttavia – ed è questa la nostra ipotesi – che la commistione sia ancora più intima e che stato legislativo e stato amministrativo, legislazione e amministrazione, costituzione e governo siano parti essenziali e inseparabili di un unico sistema, che è lo stato moderno che noi conosciamo. Se è pertanto tatticamente possibile giocare uno dei due elementi contro l’altro, sarebbe del tutto fuorviante credere di poter stabilmente isolare ciò che è parte integrante di uno stesso sistema bipolare.
Qualcosa come un’altra politica sarà possibile solo a partire dalla consapevolezza che stato e amministrazione, costituzione e governo sono le due facce di una stessa realtà, che occorre mettere radicalmente in questione. Non esiste un potere che possa legittimare con leggi il suo esercizio, senza presupporre un ordine extragiuridico che lo fondi né può darsi una pura prassi amministrativa che pretenda di restare legale sulla base di decreti emanati in vista di una necessità. Si tratta, come lo stesso Schmitt suggerisce, di due diversi modi di rendere obbligatoria l’obbedienza. Come oggi vediamo con chiarezza, la verità di entrambi è, infatti, lo stato di eccezione. Che si agisca in nome della legge o in nome dell’amministrazione, in questione in ultima analisi sarà sempre l’esercizio sovrano di un monopolio sulla violenza. Ed è questo il kyros, il sovrano nascosto che, nelle parole di Aristotele, stringe insieme in un sistema le due facce visibili del potere statuale.
8 marzo 2023
Giorgio Agamben
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Morta Maria Mattarella
Maria Mattarella, figlia dell'ex presidente della regione Sicilia, lascia due figli, Giovanni e Piersanti. Lottava da tempo contro una malattia incurabile. Maria Mattarella è deceduta nella sua casa di Palermo circondata dall'affetto dei figli e dei familiari. Era sposata con Alessandro Argiroffi, docente universitario di Filosofia del Diritto, morto prematuramente nel 2015. Ex capo legislativo della Regione, era stata battezzata dallo zio, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato è da ieri a Palermo. Era in auto quando uccisero il padre. Quando fu assassinato dalla mafia il 6 gennaio del 1980 Piersanti Mattarella era alla guida della propria Fiat 132 e stava per recarsi a messa insieme alla moglie Irma Chiazzese, al suo fianco, alla suocera e alla figlia Maria, allora 18enne, sedute sul sedile posteriore. Un sicario si avvicinò all'automobile e uccise il presidente della Regione siciliana con colpi di rivoltella calibro 38 attraverso il finestrino, che venne frantumato. Tra i primi a soccorrerlo ci fu il fratello Sergio, che lo prese tra le sue braccia. Ad aprile del 2017 il governo regionale presieduto da Rosario Crocetta aveva nominato Maria Mattarella avvocato generale della Presidenza della Regione siciliana. A dicembre dello stesso anno la giunta regionale, guidata dal presidente Nello Musumeci, la nominò segretario generale della Regione "l'incarico non è stato sollecitato da alcuno ma è stato ponderato e determinato solo dalle competenze dell'avvocato, dalla stima di cui gode all'interno della pubblica amministrazione", disse l'attuale ministro la Protezione civile e le Politiche del mare. Laureata in giurisprudenza con il massimo dei voti nel 1986, avvocato dal 1995, era stata assunta alla Regione dal 1993 dove aveva sempre fatto parte dell'ufficio legislativo e legale che ha guidato fino al nuovo incarico. Il marito Alessandro Argiroffi, docente di Scienze politiche a Palermo, morì a 57 anni, nel 2015. Il cordoglio delle istituzioni "Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esprime a nome personale e di tutto il Governo le più profonde e sincere condoglianze per la scomparsa di Maria Mattarella, nipote del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella". Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi. "Ho appreso la triste notizia della scomparsa di Maria Mattarella, avvocato e segretario generale della Regione siciliana, figlia dell'ex presidente della Regione, Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia il 6 gennaio 1980. In questo momento di dolore desidero rivolgere alla sua famiglia le più sentite condoglianze, mie personali e del Senato della Repubblica". Lo scrive sui social il presidente del Senato, Ignazio La Russa. "Rivolgo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella le più sentite condoglianze per la scomparsa della nipote Maria, figlia del compianto Piersanti. Ai familiari desidero esprimere la vicinanza e il cordoglio della Camera dei deputati". Così il Presidente della Camera Lorenzo Fontana. "A nome personale e dell'intera Regione Siciliana esprimo il più profondo cordoglio per la scomparsa del segretario generale della Presidenza della Regione Maria Mattarella. In questo momento di dolore, desidero rivolgere un pensiero affettuoso ai suoi figli, Giovanni e Piersanti e a tutti i suoi familiari, a cui va il nostro sincero abbraccio". Lo afferma il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani. "L'avvocato Mattarella - prosegue il presidente - è stata un esempio straordinario di professionalità, garbo e dedizione al lavoro. Il suo ruolo di segretario generale della Regione è stato caratterizzato da una profonda competenza e da un impegno ineguagliabile". "La sua dolcezza d'animo e la serenità, che riusciva a trasmettere nonostante le difficoltà della vita, resteranno impresse nei nostri cuori. Maria Mattarella ha servito fino all'ultimo con dignità e dedizione la nostra terra, lasciando una testimonianza esemplare di amore per le istituzioni e per la comunità siciliana. Ci stringiamo attorno alla famiglia in questo momento di grande dolore, ricordandola con affetto e ammirazione", dice. Il presidente della Regione ha disposto l'esposizione a mezz'asta delle bandiere a Palazzo d'Orléans e ha annullato tutti gli impegni pubblici. "Sono sinceramente commosso per la prematura perdita, a Palermo, dell'avvocato Maria Mattarella, figlia di Piersanti, ucciso dalla mafia, e nipote del capo dello Stato. Una giurista alla quale il cognome che portava non aggiungeva nulla ai propri meriti, alla propria preparazione e dirittura morale. Ragioni per cui nel 2017 l'ho chiamata al mio fianco, da presidente della Regione, nominandola segretario generale, ruolo svolto dalla Mattarella con grande equilibrio, rigore etico e profonda competenza. Cinque anni di duro e intenso lavoro, condiviso con il reciproco rispetto dei ruoli, senza mai una incomprensione. Ai figli, al fratello, allo zio Sergio e ai familiari tutti le mie più sincere condoglianze". Lo dichiara il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, ex presidente della Regione Siciliana. Read the full article
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osappleobeneduci · 2 months
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OSAPP: INCONTRO AL DAP CON IL CAPO DIPARTIMENTO GIOVANNI RUSSO
Incontro del 31 luglio 2024 al D.A.P.(Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) con il Capo Dipartimento Giovanni Russo. Si è concluso nel tardo pomeriggio di mercoledì 31 luglio l’incontro convocato dal Capo del D.A.P., alla presenza della Vice Capo dott.ssa Lina Di Domenico, del Direttore Generale del Personale dr. Massimo Parisi, oltre ai Dirigenti Generali Bianco e Cirelli, del…
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telodogratis · 2 months
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#NewsPA - Personale. Lagalla e Falzone: "Amministrazione mantiene impegni, nuove stabilizzazioni dopo Rendiconto in Consiglio"
“Nessun allarmismo per l’incremento ore dei 120 agenti della polizia municipale oggi in servizio in posizione di part time”. A dichiararlo sono il sindaco Roberto Lagalla e l’assessore alla polizia municipale, Dario Falzone…  ​Read More “Nessun allarmismo per l’incremento ore dei 120 agenti della polizia municipale oggi in servizio in posizione di part time”. A dichiararlo sono il sindaco Roberto…
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carmenvicinanza · 2 months
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Nichelle Nichols
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Nichelle Nichols è l’attrice passata alla storia per aver interpretato la tenente Uhura in Star Trek.
Una delle prime donne nere a ottenere un ruolo da protagonista in una serie famosa è stata anche la prima attrice a girare una scena di un bacio interrazziale, nel 1968, con William Shatner che interpretava il capitano Kirk.
Il personaggio interpretato, in un ruolo di primo piano e di comando, accanto a maschi bianchi, è stato di incoraggiamento e ispirazione per tante donne che non si erano mai viste rappresentate in questo modo.
Tra i suoi ammiratori c’era stato Martin Luther King che era intervenuto personalmente per convincerla a non abbandonare la parte dopo la prima stagione, ritenendola fondamentale per la rappresentazione delle persone afroamericane sullo schermo. 
Nacque col nome di Grace Dell Nichols a Robbins, un sobborgo di Chicago, il 28 dicembre 1932, da Lishia Parks e Samuel Earl Nichols, operaio e futuro sindaco della città dell’Illinois.
Aveva esordito, negli anni Cinquanta come attrice e ballerina. Dopo diversi ruoli a teatro, al cinema e come cantante nelle orchestre di Duke Ellington e Lionel Hampton, aveva recitato in un episodio della serie televisiva The Lieutenant, incentrato sulla discriminazione razziale e mai trasmesso in televisione perché considerato controverso.
È stata protagonista di diversi musical e occasionalmente anche modella.
Dopo l’enorme successo di Star Trek, andato in onda dal 1966 al 1969, denunciando la mancanza di donne e persone di colore in campo aerospaziale, aveva deciso di collaborare in maniera volontaria in un progetto speciale con la NASA per reclutare personale. Un impegno durato dal 1977 al 2015, gestito insieme alla società Women in Motion che ha portato all’arruolamento di centinaia di persone e contribuito a formare celebri carriere come quelle di Sally Ride e Mae Jemison, prima afroamericana a viaggiare nello spazio.
Entusiasta sostenitrice dell’esplorazione spaziale, è stata nel consiglio di amministrazione del National Space Institute (oggi National Space Society), organizzazione educativa per la difesa dello spazio.
Nel 1992 le è stata assegnata una stella sulla Hollywood Walk of Fame.
Nel 1994 ha pubblicato la sua autobiografia, Beyond Uhura: Star Trek and Other Memories.
Ha partecipato a numerosi film e serie tv come attrice, doppiatrice, produttrice e coreografa, oltre agli spin off cinematografici della serie che le aveva portato fama mondiale.
Ha pubblicato anche due dischi Down to Earth, nel 1967 e Out of This World, nel 1991.
Nel 2007, in Heroes ha interpretato Nana Dawson, la matriarca di una famiglia di New Orleans devastata dall’uragano Katrina. L’anno successivo ha recitato nel film The Torturer, seguito da The Cabonauts, una commedia musicale di fantascienza.
Nel 2015, ha volato a bordo dello Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy, un Boeing 747 modificato per osservazioni astronomiche condotte, che analizzava le atmosfere di Marte e Saturno in una missione ad alta quota.
Ha ricevuto la sua prima nomination agli Emmy per il suo ruolo in The Young and the Restless nel 2017.
Dopo un ictus che ne aveva rallentato gli impegni, nel 2018 le è stata diagnosticata la sindrome di demenza senile.
Si è spenta a Silver City, il 30 luglio 2022, aveva 89 anni.
Vincitrice di numerosi premi internazionali, ha ricevuto anche una laurea ad honorem dal Los Angeles Mission College ed è stata la prima donna a ricevere il Life Career Award, dall’Academy of Science Fiction, Fantasy and Horror Films, nel 2016. 
A lei è stato anche dedicato l’asteroide 68410 Nichols.
La sua vita e l’impegno per lo spazio sono stati protagonisti del documentario Woman in Motion.
La sua autorità sullo schermo in un mondo alternativo e futuro, ha esercitato un’enorme influenza in un momento storico in cui la popolazione afroamericana stava combattendo per i diritti civili.
Grazie al suo attivismo ha aiutato la NASA ad abbracciare la diversità, contribuendo a cambiare le esplorazioni spaziali.
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tifatait · 3 months
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AMMINISTRAZIONE DEL PERSONALE- CASERTA - Offerte di Lavoro | lavoro.generazionevincente.it
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piusolbiate · 3 months
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GIURO DI ESSERE FEDELE ALLA REPUBBLICA
"GIURO DI ESSERE FEDELE ALLA REPUBBLICA, DI OSSERVARE LEALMENTE LA COSTITUZIONE E LE LEGGI DELLO STATO, DI ADEMPIERE AI DOVERI DEL MIO UFFICIO NELL'INTERESSE DELL'AMMINISTRAZIONE PER IL PUBBLICO BENE".
Cari Concittadini,
È per me un grandissimo onore rivolgermi a voi oggi come il vostro nuovo sindaco.
Prima di tutto, voglio ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo momento, grazie alla mia famiglia, a tutti gli amici, ai volontari, ai sostenitori, all' amministrazione precedente per l'ottimo lavoro svolto e a voi cittadini che avete riposto la vostra fiducia nella squadra di Più Solbiate.
Sono consapevole delle grandi sfide che ci attendono. Viviamo in tempi complessi, in cui problemi come il cambiamento climatico, le guerre nel mondo e le disuguaglianze sociali richiedono risposte concrete e immediate. Affronteremo queste sfide insieme.
Questo mandato, come il precedente, sarà caratterizzato da trasparenza, inclusione e partecipazione. Credo fermamente che il dialogo aperto e la collaborazione con tutti i cittadini siano fondamentali per prendere decisioni che riflettano le esigenze di tutti. Prometto di essere sempre disponibile ad ascoltare le vostre preoccupazioni, le vostre idee e i vostri sogni.
Lavoreremo per migliorare i servizi pubblici, rendendoli più efficienti e accessibili a tutti. L'educazione, la salute, la sicurezza e il benessere dei nostri cittadini saranno al centro delle nostre priorità. Investiremo nelle infrastrutture, promuovendo uno sviluppo sostenibile che rispetti l'ambiente e valorizzi il nostro patrimonio culturale e naturale.
Desidero anche rafforzare il senso di comunità e appartenenza che ci unisce. Vogliamo un paese in cui ogni persona si senta rispettata, accolta e valorizzata. Insieme, possiamo lavorare per una società più giusta e solidale, in cui nessuno venga lasciato indietro, perché questo mi è stato insegnato.
Vorrei così introdurre un po' della mia storia personale. Ho avuto la fortuna di incrociare la vita di tante persone che hanno vissuto, subito o fatto la Storia, non posso citarli tutti. Mi limiterò a quelli da ragazzo, nel cortile dove sono nato: Mio nonno Mario che amante della libertà fu costretto per alcuni anni a riparare in Francia in quando i fascisti di Castellanza lo volevano uccidere. Zio Mimi, sopravvissuto all'offensiva sovietica a nord del Don che travolse gli Alpini: mal equipaggiati e a corto di rifornimenti, intrapresero una ritirata lungo un impervio cammino nella steppa in preda di grandi sofferenze. Mio papà, giocatore della Pro Patria e allenatore dell'U.C. Solbiatese, con i suoi amici, mi ha trasmesso la passione per lo sport. Nella mia stessa via abitavano Luciano Prada e Renato Pinnari, tra i fondatori del G.S. Solbiatese, dove ho avuto la possibilità di praticare lo sport agonistico, dove ho anche imparato i valori dell'associazionismo e del volontariato e che vedo ancora oggi in tutte le nostre associazioni e nei nostri volontari. Don Mario, cosa si può dire di Don Mario... grazie! Sempre dal mondo cattolico vorrei ricordare Luigi Giudici, fratello di mio suocero, che dall'Oratorio a 17 anni, risalì le montagne della Val Grande come partigiano per riguadagnare la libertà ma fu catturato e fucilato dai nazisti.
Oggi, molti non hanno un buon giudizio della vita politica italiana. La politica deve esprimere valori e come affermava Aristotele: “L’uomo nasce per vivere con gli altri”. Ma anche per la nostra Costituzione tutte le persone possono e debbono concorrere, con le proprie attitudini e con le proprie attività, al bene comune della comunità. Ho avuto la fortuna di conoscere e di avere come amici tanti amministratori solbiatesi che dimostravano impegno, voglia di fare, costanza, energia, onestà e non ultime le competenze come mia mamma quando faceva la cuoca al' asilo. La Politica è un’arte, la più alta, al servizio per la propria comunità e per le generazioni future. La Politica è il passaggio di testimone tra una generazione all’altra. E ci tengo che a chi verrà dopo di noi venga consegnato un mondo migliore di quello che abbiamo avuto, di quello che abbiamo oggi. Voglio che la Politica sia servizio e impegno.
Questo è quello che mi hanno insegnato e ho imparato, vorrei, vogliamo, così riuscire a riavvicinare tanti altri giovani alla vita amministrativa e politica, come una volta e come voleva Elena.
Vorrei ribadire il mio, nostro impegno a servire Solbiate Olona con dedizione, integrità e passione. Sarà un percorso impegnativo, ma come ha recentemente detto il direttore Riccardo Muti: «l’orchestra è il sinonimo di società. Ci sono i violini, i violoncelli, le viole, l’oboe, il trombone… Ognuno di loro spesso ha parti completamente diverse, ma devono concorrere tutti a un unico bene, che è quello dell’armonia di tutti».
Grazie ancora per la vostra fiducia. Insieme, cercheremo di costruire il futuro di Solbiate Olona e della Valle Olona.
Lucio Giuseppe Ghioldi
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