Tumgik
#anche se a me ha sempre fatto ridere
deathshallbenomore · 2 years
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mccek · 11 months
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“Nonoo” questa mattina sei venuto a mancare e dopo aver lottato per altri tre mesi, anche se in ospedale ti avevano dato pochi giorni, ininterrottamente non hai mai mollato quel filo sottile che divide la vita dalla morte; anche contro le tue volontà a testa alta col tuo carattere (in cui non mi rispecchiavo) sei riuscito a tenerti vivo, ahimè, purtroppo, la morte vince si tutto, non ha pietà.
Fin da piccolo il tuo sogno era di vedermi guidare, cosa che se pur col tempo ho saputo apprezzare non ho mai amato fare come te, prima che l’infarto ti colpisse definitivamente ti avevo fatto una promessa, di portarti a vedere un gran premio di formula uno, da noi tanto amata, questo seppur per evidenti problemi economici non mi avrebbe mai impedito di non farlo, però non avresti avuto le forze, anche se immagino che ti saresti commosso, anche se una persona come te era difficile vederla piangere.
Abbiamo avuto periodi in cui ci costruivamo mentalmente dei muri invisibili e proprio per la differenza del nostro carattere questo ci ha ferito entrambi, fuori sicuramente eravamo orgogliosi ma il problema poi è sempre dentro, quel peso che a lungo andare ti consuma fino a trasformalo in malattia.
Col senno di poi siamo bravi tutti, tu hai le tue responsabilità e io le mie, non esistono santi, nessuno di noi due ha vinto o perso, nonostante abbiamo sofferto, ci siamo riavvicinati pian piano, con più fiducia e lo abbiamo fatto raccontandoci la mia, la nostra infanzia, nostra perchè alla fine hai passato davvero tanti anni assieme a me quando ero piccolo, io non dimentico i tuoi errori nonno, ma nemmeno il bene che mi hai fatto, la tua immensa disponibilità per me e la mamma quando aveva bisogno di essere portata per lunghi anni su e giù in ospedale, sappi che queste cose rimarranno impresse nella mia testa, perché col tempo, forse crescendo, anche se ancora mi vedo, sai, un po’ bambino, quel Mattia che era il tuo idolo, che doveva essere il migliore di tutti, ma che in realtà voleva solo essere come tutti, e che quei tutti avessero il mio stesso cuore, quella bontà che col tempo è pian piano svanita.
Chi si dimentica di tutta quella gente che ci Incontrava in bici la mattina presto?
La tua felicità negli occhi, nel vedere come tutti si fermassero a guardarmi, a parlarmi e a sottolineare il fatto che il sorriso non mi mancasse mai.
Si andava a prendere il pane, ne volevo subito un pezzo, ci fermavamo a vedere tutti i cani della via con la speranza che rispondessero alle mie parole, e restavo lì convinto fino a quando sentivo abbaiare e tu mi davi conferma delle loro risposte.
Che periodi, cercavo sempre mia mamma, purtroppo per via del lavoro per me era come stesse via intere settimane ma in realtà così non era, però tu ben sapevi quanto io sia legato a mamma, e tranquillo ricorderò sempre quanto anche tu lo fossi, anche se spesso avevi qualcosa da ridere per via del tuo carattere ricorderò le tue ultime parole: “La mamma è la donna più intelligente che ho conosciuto, fin troppo buona e disponibile per tutti, voglio che lei lo sappia”.
Potrei scrivere un libro, non un poema su ciò che abbiamo vissuto insieme, sei stato la mia infanzia, il mio periodo preferito, lo rivivrei mille volte, nonostante il tuo modo di essere, ma chi sono io per giudicare? Certo, quello che penso lo dico, come hai sempre fatto tu, ma allo stesso tempo non mi nasconderò mai come non giudicherò mai!
Ora stai vicino alla nonna, e assieme fatemi il regalo più grande, che non sono i soldi, non sono una vita di successi, ma la speranza di vedere vostra figlia, mia mamma, stare un po’ meglio.
Solo questo.
Il pensiero rimbomberà sempre nella mia testa, fra cose belle e cose brutte, ma per vivere di questi tempi, bisogna affidarsi solo all’amore, lo sai nonno no?
Quella piccola parte di odio che io ho sempre avuto verso la mia generazione, e tu, verso chi ben sapevi, era molto simile, però se fossi qui so che con un sorriso, e magari una lacrima, diresti: “Qua te ghe rason”.
Ciao caro nonno, ti voglio bene❤️
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animafragileworld · 2 years
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Amore mio,
so che le lettere sono fuori moda,ma sento che è il modo migliore per esprimerti ciò che sento.
Cerca di comprendere le mie paranoie, le mie gelosie, i miei gesti e i miei dubbi. Io sono pronta a starti vicino, abbracciarti, capirti. Mi prenderò cura di te, sempre.
Se mi chiedono per me che rumore ha la felicità,
io rispondo che per me il rumore della felicità coincide con il suono della tua voce. In tutto questo tempo l'amore che sento per te non ha smesso un solo istante di crescere e non smetterà di farlo nel tempo che verrà.
Mi hai insegnato ad amare senza riserva, mi hai insegnato cosa significhi dedicarsi completamente ad un'altra persona, ad ammettere i propri errori quando è necessario. Ora mi trovo ad amarti in un modo che neanch'io credevo di poter fare. Sei il mio fidanzato, il mio migliore amico.. E mi stimoli sempre ad essere migliore. Ciò che ci lega è così unico e speciale da non poter essere sicuramente racchiuso in cinque lettere che sono sulla bocca di tutti. Questa storia l'abbiamo costruita pezzo dopo pezzo, con le nostre litigate all'ordine del giorno, con svariati pianti, con l'allegria che racchiude le giornate passate insieme, con gli abbracci per strada, con le promesse mantenute e anche con quelle venute meno. Ti ho mostrato ogni sfaccettatura di me, il mio lato da bambina, i miei valori, le mie debolezze e anche l'orgoglio che ogni tanto caccio e che tu tanto odi. Sei il mio porto sicuro, l’unica persona con cui vorrei stare e con cui, a fine giornata voglia parlare e sfogarmi, l’unico uomo che vorrei mai e l’unico a cui sarò sempre affezionata e che avrà sempre il mio cuore, nel bene o nel male.
Tu sei l'unico per cui valga la pena litigare e dannarsi ogni giorno. Non voglio un ragazzo perfetto, ne ti voglio uguale a me.. Ti voglio così, come sei. Mi hai fatto scoprire il vero senso delle parole: amare, vivere, ridere. C'è una vita intera davanti a noi, ti va di viverla insieme? Perché tu sei l'amore della mia vita. E io non vedevo l'ora di dirtelo
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giulia-tralerighe · 13 days
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Oggi mi sono imposta di scrivere, so che mi aiuterà.
Non voglio parlare di quanto quest’ anno sia volato via o di come allungando le dita arrivi a sfiorare con precisione i bordi del vuoto che hai lasciato.
Non voglio tristezza, ho deciso di celebrare la vita tramite i ricordi. Così da permettermi di vederti meglio e far sorridere chi ti ha conosciuta.
Con te ho imparato l’arte dei dettagli: mi facevi annusare il profumo dei detersivi quando caricavi la lavatrice, prendevi fra le mani i miei lavori a maglia e correggevi con pazienza tutti i vuoti che lasciavo pasticciando con i ferri, sfioravi le carte ad una a una prima di scendere con il tuo sorriso furbo a prendere il sette bello o il carico a briscola.
“Nonna! Ma ti pare un bel lavoro?”
“È venuto su ora dal mazzo” come a giustificare che non avevi colpe se stavo perdendo un’altra partita.
Sei stata la persona con cui ho imparato a ridere di pancia. Non avevi mezzi termini nella tua risata, c’era troppa gioia. Sei stata anche la prima persona che ho visto piangere, mi hai fatto capire che non bisogna vergognarsi delle emozioni.
Davi la giusta percezione alle cose grandi e ridimensionavi quelle che sapevi potevano farmi male. Storica infatti la risposta al mio “Nonna, mi ha lasciata”:
“Eh, che vuoi che sia! Dopo un papa se ne fa un altro”.
Ricordo quella Pasqua che passammo io e te a pranzo in ospedale dove gli infermieri ti portarono non so quanti piatti perché era un giorno di festa e dopo un iniziale “Ehh, quanta roba! Ma chi ce la fa a mangiare tutto?” finisti ogni cosa zitta zitta.
Hai sempre avuto un bell’appetito e sorrido al pensiero delle due torte che facevi ad ogni compleanno: la campagnola con lo zucchero a velo e l’altra con la crema e le albicocche sciroppate sopra.
Stavi agli scherzi, da babbo che ti slacciava il grembiule quando ti passava dietro al ritornello che cantavi “tanti auguri a te, ma la torta a me!”
Negli ultimi tempi, quando la mancanza del nonno si era fatta più pesante, dicevi a tutti che erano meravigliosi. Ti illuminavi sulla poltrona rossa quando qualcuno veniva a trovarti.
Avevi una mente matematica, scrivevi precisa con il tuo corsivo appuntito tutte le dosi dei farmaci che dovevi prendere, eppure eri la prima a leggere quello che scrivevo. Ricordo ancora quando ti eri fatta prestare gli occhiali e leggendo a due centimetri dalla carta avevi letto tutta la raccolta dove compariva anche la mia poesia.
“Brava!”. Era il complimento che aspettavo con più trepidazione.
Ci sarebbero tanti momenti ancora: i saluti al telefono, quando nonno ti diceva “c’è la Giulia!”e io sentivo i passi dalla cucina e quel “Ciccina!” gridato forte nella cornetta mi faceva sorridere.
Quando hai conosciuto il mio ragazzo e neanche il tempo di presentarsi e già gli avevi detto “aveva venti giorni quando me l’hanno messa in braccio”.
Manchi, certi giorni sono più difficili di altri.
Eppure so che trovi il modo di farti sentire.
Nelle tante, tantissime rondini che sono passate sull’Acropoli giorni fa e ho guardato a bocca aperta perché avevano scelto di radunarsi proprio lì prima di partire. Anche i turisti erano ammirati. Nei modi di dire, nei tratti della mamma e dello zio, nei miei.
Che dono immenso la vita con te.
Grazie.
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missrainworld · 1 year
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Per una piccola parte di me <3 0.2
L'altro giorno parlavo con una mia amica, e mi ha fatto una domanda banale, innocente, mi ha semplicemente chiesto " come è lui?" e su due piedi non ho saputo rispondere.
Non credo di aver mai davvero scritto di lui. Ho scritto pensando a lui notando quanto fosse importante per me. Ma io non ho mai parlato di lui.
Lui è difficile da definire, è difficile dire cosa rappresenta per me. Facciamo così, più che un figurativo di Warhol è un astratto di Kandinsky.
Lui è letteralmente la persona con cui guardi la pioggia fuori dalla finestra. Lui è il silenzio che ti calma. Lui è sorriso "nonostante tutto". Lui è la certezza che tutto andrà bene, anche quando il peggio sembra inevitabile ed io ho perso le speranze. È il bacio sui capelli mentre si è abbracciati.
Lui non è convenzionale, come non lo sono io, come non lo è il nostro rapporto. Ma d'altronde chi definisce cosa è convenzionale?
Lui parla tranquillamente di tutto, da cosa gli piace mangiare, dei suoi progetti per il futuro, dalle cose che ha fatto e a tutto ciò che di buffo trova in me: " Harry tu sei un mago ".
Lui è " vieni qua dammi un bacino" per poi spostarsi.
Lui è il " vieni giochiamo a hearts of Iron "
Lui è il " buongiorno amore mio, come stai " che mi fa sorridere la mattina. È il messaggio con scritto " ti amo" non appena ci salutiamo per tornare a casa, è il " mi manchi " subito dopo che ci siamo visti.
Ma cos'è lui alla fine, se non la persona a cui voglio più bene al mondo? È difficile spiegarlo agli altri, forse è difficile spiegarlo anche a me stessa. Non ho mai conosciuto nessuno che fosse equamente bello sia fuori che dentro
L’unico con cui non mi arrabbio come una bestia, l'unico che mi fa ridere in due secondi e che mi calma con un sorriso. L'unico che si interessa davvero nel vedermi felice, l'unico con cui riesco a parlare di tutto, dalle cose serie a quelle stupide. Forse l'unica persona con cui non devo fingere di stare bene.
Lui è l'unica persona che mi fa ancora sperare nell'amore, in quello vero, quello che ti fa volare oltre la linea delle nuvole e ti fa sentire che va vissuto ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo. Uno dei motivi per cui la mattina sono felice di svegliarmi. Uno dei motivi per cui sto vivendo e non sopravvivendo. Uno dei motivi per cui non sono in modalità "autopilot".
Io invece? Non so cosa ci trova Lui in me, Non mi piace parlare di me ma mi sono sempre definita un casino.
Mi capita sempre in un certo momento di perdere la voglia di comunicare e di zittirmi, un po’ come quando si esaurisce una batteria. Mi spengo. Mi isolo. Ho bisogno di stare da sola.
Ma adesso starei da sola con te, ha senso? per me lo ha.
È facile notare quando sto bene con qualcuno, non sento il bisogno di parlare in continuazione e con te, anche stare nella stessa stanza, senza dire nulla, in silenzio, mi tranquillizza, quando normalmente mi metterebbe solo pressione.
Ho desiderato tantissime volte essere di essere un' altra persona ma con te voglio solo essere me stessa.
Certe volte però vorrei che la mia mente facesse silenzio, che non pensasse così tanto, che non avessi determinati pensieri.
Quando ti dico che " sono presa male "non mi sento triste. Mi sento vuota. Mi sento spenta. Mi sento senza scopo. Questa non è tristezza.
Sei il mio partner, non il mio terapeuta, e giuro che mi sto sforzando un sacco a dirti cosa c'è nella mia testa, quante volte a " come stai " vorrei rispondere " bene" solo per non farti preoccupare e non nego che a volte lo faccio ma io non cerco qualcuno che mi curi, mi so curare da sola.
Voglio qualcuno che non mi ferisca più.
Ho finito per non parlare con nessuno dei miei problemi: alla fine confidarsi significa spiegare dove e come colpirti.
Sono stanca del male che mi viene fatto dalle altre persone, di dover dare tutto per ricevere nulla. Dover essere forti ti esaurisce ogni energia, il non piangere perché " ti rende debole " ti consuma dentro.
Non mi hai mai visto piangere come una bimba con i lacrimoni che strisciano sulle guance ma hai visto qualche lacrima lasciare i miei occhi e giuro che le persone che mi hanno vista anche solo versare una lacrima si possono contare sulle dita di una mano.
Vorrei sgretolarmi tra le tue braccia solo per poter essere ricomposta da te nell’immagine che tu hai di me, quando mi stringi.
A essere sincera non sono mai guarita dal passato, ho solo smesso di parlarne. Ed ho sempre paura di risultare pesante se ne dovessi parlare.
Ho passato la mia intera esistenza a sentirmi in colpa, a non sentirmi abbastanza e ad avere paura di non essere amata. Per cui ogni minimo cambiamento, che per te può sembrare insignificante triggera i miei problemi d'abbandono. Scusa se ti dico troppo " ti amo", se sono appiccicosa,se ho costantemente bisogno delle tue mani su di me, spammo messaggi, se ti chiedo se sei effettivamente sicura di amarmi.
È difficile capirmi se non comprendi la mia sensibilità. Quando tu mi dici "usciamo?" ed io ti rispondo " se vuoi" non è perché non ti amo o sto mettendo in dubbio qualcosa ( a parte non te lo sto dicendo piú * pat pat* per me), ma perché sono estremamente logorata da come mi hanno trattato le persone. Ho la paura costante di essere un fastidio nella vita di chiunque. Cerca di capire il mio stato mentale, mi hanno tradita ogni volta che ero stata leale.
La testa si deve perdere in due, altrimenti è un’esecuzione.
Per cui ti prego, se mai dovessi stancarti di me, per qualsiasi motivo, dimmelo subito. Se qualcosa ti da fastidio, se non ti piace qualcosa che faccio, se non sei d'accordo con me. Dimmelo. Parlami.
le relazioni sarebbero tutte più sane se romanticizzassimo la comunicazione di coppia, invece di idealizzare l'idea del partner che intuisce ogni tua esigenza: prima di trovare qualcuno che ci legga nel pensiero, accontentiamoci di qualcuno disposto ad ascoltarci quando parliamo, ed è per questo che cerco sempre il dialogo con te.
Una delle cose che amo di te è che sei una persona diretta, una di quelle che ti dicono che ci tengono, che gli manchi, che vogliono vederti, senza dover farti decifrare segnali e parole in codice.
Cosa che sono stata abituata a fare fin da piccola. Da bambina era la tipica bimba timida che sta in disparte ed osserva tutti.
E con gli anni ho imparato ad analizzare certi comportamenti, sia sugli altri che su me stessa, per questo tendo molto a razionalizzare tutto ciò che provo, ed è uno dei tanti motivi per cui mi dissocio.
Ma d'altronde anche io sono così, nulla di quello che faccio o dico, è " casuale ". Quando ti dico " hai ascoltato questa canzone " o cambio leggermente modo di fare c'è sempre una motivazione dietro.
Ho un debole per le cose reciproche, le cose che non devi chiedere, le cose che arrivano e ti strappano un sorriso, quando mi mandi gli audio dove mi dici che " mi ami più di ogni altra cosa " o mi mandi le foto dei gattini. Senza che io debba elemosinare nulla. Anche perché perdo interesse per tutto ciò che si deve forzare. L'amore è un dialogo, non un monologo.
Forse è proprio vero che di fatto non esistiamo finchè non c’è qualcuno che ci vede esistere, che non parliamo finchè qualcuno non è in grado di comprendere ciò che diciamo; in sintesi, che non siamo del tutto vivi finchè non siamo amati
Io credo fermamente nell’amore ed è questo che a volte anzi molte volte mi frega, perché sono un’eterna romantica e si sa gli eterni romantici sono così increduli che l’amore vero esiste e probabilmente esiste davvero in certi versi, no? Ho provato tante volte a scrivere perché è l’unica cosa che mi riesce bene, perché a parole non so spiegare cioè che ho dentro.
E dentro ho tante cose che non riuscirò mai a dire, probabilmente un giorno magari molto lontano riuscirò a scrivere davvero ciò che mi tormenta. Ma non sono qui per questo adesso, so che magari potrebbe annoiarti il mio essere così “logorroica” lo capisco, lo comprendo annoia anche a me moltissime volte. Ma vedi, l’amore che sento per te penso non sia paragonabile a quello che provato prima di te. Ti amo, ti amo davvero e non ti amo perché tu mi debba completare no, ti amo perché sai far uscire la parte migliore di me.
Mille parole non bastano, non bastano nemmeno mille lettere per dirti ciò che sento ma spero che tu capirai queste mie parole.
Sono quella persona che ti mostrerà che non tutti ti fanno del male. Non tutti ti spezzeranno il cuore. Perché amo Incondizionatamente e so cosa significa stare male.
Ti amerò quando piove fuori, anche quando mi piove dentro.
Ti amerò anche quando non potrò piú dirtelo.
Ti amo <3
Tua, A.
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nineteeneighty4 · 21 days
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Forse sono leggermente insofferente. Sarà il caldo , la tristezza tipica del post vacanza , l’anno difficile , la morte di mia madre , l’ansia per il rientro , lo sfratto alle porte , sarà la vita , l’universo , tutto quanto ma è come se la mia soglia di sopportazione fosse giunta al limite. Non lo faccio neanche apposta , è che certi discorsi -così come alcuni sguardi indagatori , bigotti , invadenti , insopportabilmente banali , scontati o costruiti - non li reggo. Poco fa ,infatti ,ne ho combinata un’altra delle mie insolite. La signora che ha acquistato casa un bel po’ di anni fa si è messa a parlare del marito - morto l’anno scorso a causa di un tumore - e di quanto e come le persone si comportino male certe volte senza rendersene conto. Poi , a mo’ di frecciatina implicita ,ha voluto sottolineare il fatto che non mi fossi fatta viva subito, post mortem di lui , per farle le condoglianze. Non l’ha dichiarato esplicitamente ma il senso era “ G ci teneva tantissimo a te. Non faceva altro che nominarti. Ogni estate mi faceva una testa così su quanto fossi dolce , delicata , colta. Ti ha invitato a casa un sacco di volte , ricordi? . Eh ma lui era come sappiamo,il bene sapeva dimostrarlo”. Lo scrivo qui perché sono stufa dell’apparenza. Ne ho fin su i capelli dei chiacchiericci di quartiere. Mentre la signora parlava elogiando il marito avrei voluto disintegrarle la memoria , rompere tutti i bei ricordi che aveva con e di lui , farle leggere i messaggi che io e mia madre commentammo con “Che schifo” perché non potevamo credere che un vecchio di sessant’anni ci stesse provando con una di trent’anni più giovane. Mi avrebbe rallegrato come non mai risponderle che il marito tanto gentile e tanto onesto pareva. E che il fatto di parlare costantemente di me o di invitarmi a casa quando lei non c’era per quei caffè allo schifo che teneva in corpo, erano cosa nota ormai ma ho sospirato come un’anima in pena,divagando con la mente su certe frasi a doppio senso , su delle battutine squallide che facevano ridere soltanto lui. E quell’ insistenza poi…Quel mettersi sull’ uscio di casa solo per farsi notare fino ad avere la faccia tosta di dirmi “Guarda che io sono capace anche con le ragazze ,eh. Sono sempre stato un bell’uomo “. Quella voglia matta e improvvisa di tirargli un pugno in faccia davanti a tutti quanti, moglie compresa e quella rabbia che conosco soltanto io. Quel nervosismo che mi sale dell’anima quando mi ammazzano la poesia toccandomi le cose , provando a sfiorarmi o a trascinarmi nella merda delle loro vite. Con questi pensieri in mente, ovvio che l’idea di partecipare al funerale non mi abbia proprio sfiorata. Certo che mi è sembrato giusto non aggiungere niente.
“ Mi aspettavo un messaggio , anche se poi ci siamo viste di persona e ti sei spiegata. Il tuo comportamento mi ha sorpresa ,tutto qui.” Ho anche provato a fingere, sforzandomi di trovare le giuste parole, tuttavia quel che sono riuscita a mettere su carta è stato questo:
Il nulla.
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lesolitecose · 24 days
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Una delle ragioni per cui mi ero innamorata di D. è che era/è così buono con tutti ed era/è sempre pronto ad aiutare gli altri così tanto che mi commuoveva/ve, e soprattutto la gentilezza (per lo meno all'inizio, quando riuscivo solo a vederlo sotto gli occhi imprescindibili dell'amore senza avere una visione oggettiva) con la quale mi trattava. Spesso ho pensato che lui arrivasse dove io non sarei mai potuta arrivare, e in qualche modo ci compensavamo a vicenda nelle nostre carenze. In più mi ha sempre ascoltata, consolata e coccolata come avevo sempre sognato che qualcuno facesse. Ho sempre condannato la violenza e lui non mi ha mai sfiorata nemmeno per scherzare e sta cosa al tempo me l'aveva fatto vedere come il futuro padre dei miei figli. Col senno di poi è finito tutto e sono riuscita a vederlo per quello che era davvero, e vedere anche tutti i suoi difetti.
Se dovessi innamorarmi di nuovo spero che sia qualcuno che sia sempre gentile, serio e anche un po' dolce nel fare l'amore, e con il quale poter ridere tanto di cuore e con il quale riuscire a stare bene.
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E ora come lo scrivo che ti ho pensato per tutto lo spettacolo di stasera, che ho avuto dei colpi al cuore e troppi flashback di noi, di te.
Che il tizio sul palco con il tuo stesso nome non aveva solo quello uguale a te ma mi sembravi proprio tu, il viso con quella barbetta che ho iniziato ad adorare proprio grazie a te, i capelli ribelli scuri, le stesse movenze, lo stesso modo di ridere e scherzare, nella mia testa quasi la stessa voce e anche lo stesso modo di fare lo scemo in quel tuo modo speciale, ecco era come averti davanti un'altra volta e credimi quando il tuo omonimo stava facendo lo scemo cantando t'appartengo e si è girato verso il mio lato facendo finta di mandare un bacio ho sentito un pugno al cuore di nostalgia e mancanza.
Ma nonostante tutto sono comunque crepata dalle risate anche se ho immaginato fortemente di averti affianco per ridere insieme come prima, ti avrei detto ma l'altro tizio sta imitando la risata di Friscia? Quella risata che ci faceva sbellicare dal ridere a Stasera tutto è possibile e a tal proposito il giochino di Ghost che ha fatto fare ai due poveri sfortunati del pubblico era chiaramente preso da step, quello che uno si mette dietro e sostituisce le mani di quello che sta davanti ma entrambi bendati. Ho riso anche per te perché so che ti saresti rotolato dalle risate come mi scrivevi sempre durante quelle puntate dei nostri programmi preferiti.
Ma so che non saresti mai potuto essere tu quello sul palco, tu che detesti la confusione e vuoi restare sempre in disparte, su un palco a fare tutte quelle cose, sarebbe proprio impossibile.
Ti voglio mandare un bacio sulle ali del vento o sulla scia di una stella, non è un bacio d'amore è un bacio nostalgico bagnato di lacrime e pieno di risate, spero possa raggiungerti e cullare i tuoi sogni stanotte. Ti voglio bene e anche se non ci sentiamo più resti importante per me <3
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ross-nekochan · 11 months
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È stata una settimana difficile.
Come avevo accennato, i giapponesi me lo hanno messo nel culo e dallo scorso Venerdì ho cominciato un training sui network, che durerà fino a Giovedi prossimo. Più che training, lo definirei "self-training", dato che l'insegnante è teoricamente a disposizione per eventuali domande, ma non insegna niente, per cui se non sai dove e come si inseriscono i cavi LAN, se non sai quali sono i comandi per creare una vlan ecc, arrivederci e buonanotte. Fortunatamente per me, in questo training c'era un mio coinquilino indiano e una cinese già avviata su queste cose con cui avevo già trascorso i due giorni in sede (anche se non abbiamo fatto un cazzo e non è che avessimo parlato tanto, però comunque ci salutavamo e questo è già tanto in questo paese, posso assicurare), per cui da qualche domanda su qualche dubbio random, siamo passati da essere quattro team da 2 persone a un solo team con tutti dentro e questo ha aiutato tutti a capire, a imparare e a riuscire a fare ciò che ci avevano assegnato di fare in relativamente poco tempo.
La mia routine in questi giorni comincia alle 6:00 del mattino. Prendo il treno pieno zeppo di salaryman e ragazzini che vanno a scuola lontanissimo da casa, sperando con tutto il cuore che qualcuno scenda a fanculo per prendere il suo posto a sedere così dormicchio un altro poco, perchè altrimenti sto 1h e passa in piedi e finisco per chiudere gli occhi così dalla stanchezza. Tutto ciò per arrivare in sede intorno alle 8:30 perché in questo paese se cominci alle 09:00 e arrivi puntuale allo stesso orario, sei in ritardo, dato che alle 09:00 devi solo timbrare ed essere già pronto a lavorare immediatamente. La giornata lavorativa finisce alle 18:00 sempre se non hai nessun meeting per eventuali colloqui (che hanno la priorità sui training) fissati alle 17:30 e che possono prolungarsi anche oltre l'orario stabilito. Prendi il treno, con la stessa speranza di riuscire a trovare un posto per dormicchiare e arrivi alla stazione di casa alle 19:00 circa. Poi vado in palestra per finire alle 21:00/21:30. Mentre torno a casa si fanno le 22:00 e passa e fortunatamente ho avuto l'accortezza di prepararmi tutti i pasti nel weekend così ho solo da scaldarli al microonde per mangiare la cena. Tra cena e chiacchiere generali si fanno quasi sempre le 23:00 o mezzanotte. Il giorno dopo di nuovo sveglia alle sei del mattino con solo 6h di sonno addosso, quando io per funzionare ho bisogno di almeno 8h. Tutto questo, se protratto per tutta la settimana, può far capire quanto poco ho dormito in questi giorni e quanto stanca io possa sentirmi (una notte ho dormito solo 5h).
Eppure questa è la normalità giapponese. Ultimamente mi fa molto ridere vedere su IG post italiani sul burnout, sulla settimana lavorativa corta, sulla tossicità del posto di lavoro e vedere i commenti di tutti che, giustamente, si lamentano. Ma vi dovete considerare privilegiati e fortunati per questo. Perché almeno in Italia esiste un dibattito su questi temi e certe cose hanno cominciato ad essere messe in discussione.
Qui no. Qui non si vede nemmeno l'ombra di un dibattito e di una messa in discussione. È così, funziona così, basta, non ci puoi fare niente. Non ci puoi fare niente se non hai una vita oltre il lavoro, se puoi dormire solo 5/6h a notte ed essere talmente stanco da dormire ogni minuto possibile in treno e se sei in bornout senza manco saperlo. Lo fanno tutti e lo fai anche tu: tutti già pronti alle 7 per aspettare il treno, tutti a dormire sia seduti che in piedi, tutti con la faccia da zombie per raggiungere il posto di lavoro lontano anche 40km da casa. E i treni sono piedi zeppi come l'uovo al mattino - per far capire quanto dire "tutti" significhi letteralmente "tutti" (oltre per far capire che culo possa essere trovare un posto a sedere).
E la mentalità del "è così, basta, non ci puoi fare niente" deriva da un concetto culturale e religioso semplicissimo. Tutto il mondo euro-americano non fa che elogiare il buddismo, specie quello zen. Perché mette al centro l'armonia, la calma dell'anima, l'accettazione stoica del momento presente per poter raggiungere la pace interiore. Ebbene, questa mentalità che sembra essere così affascinante, porta il popolo asiatico ad accogliere passivamente pure la merda di vita che fanno. Non si mette in dubbio più niente, devo solo seguire il flusso, subire passivamente quello che mi succede perché è normale così e perché "non ci posso fare niente".
In giapponese esiste l'espressione 仕方がない (letto: shōganai/shikata ga nai) proprio per dire:"non c'è altro modo" e quindi "non ci puoi fare niente", lo devi fare e basta. E lo dicono praticamente sempre, per tutto: durante il training nessuno ti spiega niente e devi fare tutto da solo? E vabbè, shōganai. La tua vita fa schifo perché è solo lavoro e treno? Shōganai. Il capo ti dà task impossibili che ti fanno rimanere in ufficio fino alle 21? Shōganai. Tante compagnie stanno togliendo lo smartworking perché si sono finalmente accorti che l'emergenza covid è finita? Shōganai.
Ma SHŌGANAI UN CAZZO. Vi dovreste incazzare, dovreste urlare dicendo: no, questa cosa non ha letteralmente senso quindi BASTA, non sono d'accordo, io non la faccio, vaffanculo. E invece loro no. Questi accettano passivamente tutto quello che accade nella loro vita ed è per questo motivo che sono una società arretrata di morti ambulanti che vedono la morte fisica come l'unica via di fuga. Perché non sanno vedere oltre. Perché nessuno glielo ha insegnato.
Quanti padri sto vedendo in questi giorni di mattina alle 7 nel treno e la sera alle 22 per strada e penso: questi quando li vedono la moglie e i figli se tornano alle 22 a casa (che in Giappone è come dire le 24 per gli italiani) dopo le cene aziendali dove spesso si ubriacano pure male? Che senso ha? E i ragazzini persino delle elementari e medie che alle 7 già stanno in strada o sui treni per raggiungere la scuola, i genitori che cazzo hanno nel cervello per preoccuparsi più che i figli vadano nella scuola rinomata piuttosto che pensare alla loro salute mentale?
Ma qua la salute mentale è un altro dibattito che semplicemente non esiste. Si fa così, si è sempre fatto così e non ci si fanno domande perché la loro testa è fatta in modo da non riuscire a vedere una via alternativa. E se da una parte ti verrebbe da dire "Madonna però poverini", dall'altra il suggerimento che mi viene da europea è pure "aò scetati perché se stai come na merda la colpa è pure tua che non fai letteralmente un cazzo per cambiare la situazione".
Per cui al merdoso shōganai giapponese, io ribatto con l'intelligenza italiana del "chi è causa del suo mal, pianga se stesso".
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chouncazzodicasino · 9 months
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Amavo il Natale da piccola. Ricordo perfettamente la vigilia, la strada per arrivare a casa di nonna con una Roma notturna che mi affascinava tanto, soprattutto passare sopra Corso Francia illuminato con quelle luci gialle, io lo chiamavo il ponte di nonno. Arrivare a casa e trovarla sempre perfetta con le sue decorazioni elegantissime in ogni angolo, il presepe con decisamente troppe pecore e il terreno fatto di ceci e lenticchie, le tante candele rosse sparse per casa (sì, una volta sono venuti i pompieri), i rami di eucalipto rosso, i fazzoletti ricamati a tema natalizio, il vassoio gigante degli antipasti con pomodorini, mozzarelline, carciofini, cipolline, olive e salamini tutto rigorosamente disposto in fasce precisissime, il pandoro con la candela sopra, il Mont blanc enorme e il dolce della castagna, noi tanti cugini che dopo cena andavamo ad addormentarci tutti accalcati sui divani di velluto mentre i grandi facevano la cioccolata (o in realtà preparavano i regali) e chi voleva andava a messa. Al loro ritorno si mangiavano i dolci e poi i regali. Scatola grande "aaah questi sono calzini!" e scatola piccola "finalmente delle scarpe", classica battuta degli zii o che adesso faccio io. Era molto bello.
Poi una grande fase di Natali divisi per due nuclei familiari, ma sempre belli bene o male. Vigilia con papà e nonna poi la mattina del 25 in macchina per scendere dagli zii e da mamma.
Da un po' di tempo abbiamo ricominciato a fare il Natale uniti. La famiglia allargata. I primi istanti non senza un pochino di imbarazzo ma per fortuna il ruolo di giullare mi riesce benissimo e devo dire ha aiutato tanto in quei momenti. In questi ultimi anni per me l'unica vera cosa che significa Natale è passare queste giornate con mia nonna. È l'unica cosa che mi preme. L'unica cosa per cui mi impunto.
Lo scorso Natale l'ho passato a casa col covid. Piangendo. Non per il covid, ma perché avevo infettato tanti miei amici ad una cena qualche giorno prima, rovinando il loro Natale e quello delle loro famiglie. Gli unici due giorni senza olfatto e gusto sono stati 24 e 25, come beffa del menù godurioso, credo. Col senno di poi ci rido e ci ridiamo sopra, soprattutto perché mi sono beccata il soprannome di Cavallo di Troia.
Quest'anno non sento il Natale ma non me ne dispiaccio. Nelle ultime 48 ore si sono susseguite una serie di notizie e cambiamenti di programma per cause di forza maggiore che all'ultima ho reagito ridendo. Si naviga a vista. Io, alla fin fine, vorrei solo mantenere la certezza del vedere nonna, controllare se il presepe ha sempre troppe pecore e il terreno fatto di ceci e lenticchie anche se adesso non lo fa più lei, portarle dei rami di eucalipto rosso, accendere tante candele rosse in giro per la casa, farla ridere e farle assaggiare il dolce della castagna.
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lunamarish · 3 months
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Pausa pranzo. Vedo un mio collega disperato alla scrivania, gli prendo un caffè e vado da lui. Gli dico che spero non sia successo nulla di grave, che il lavoro ultimamente è uno schifo e che non vale la pena prendersela. "Da che pulpito..." risponde lui. Va bene, incasso. Io resto lì a guardarlo, in silenzio. "Il mio mutismo selettivo mi permette di stare qui anche sei ore a guardarti senza dire una parole, se necessario." Prima sbuffa poi chiude la porta. Mi racconta della sua crisi profonda con la moglie, del divorzio negato, delle terapie dallo psicologo, della sofferenza, dell'insonnia, e che all'ultimo la baby sitter gli ha dato buca e stasera non sa chi a lasciare il figlio. "E se ci rimanessi io, con lui?"
Finisce che vado a prenderlo dal dopo scuola, lui mi riconosce subito perchè a tutti i pranzi e le cene aziendali sono quella che fa le linguacce ai bambini di nascosto e dice "sei la collega di papà!" e lì il mio istinto materno vacillante inizia leggermente a intorpidirsi. Gli dico di farmi da navigatore, anche se so benissimo dove abita. Facciamo un po' di compiti (è in terza elementare) e prepariamo la cena. Dopo che si è fatto il bagno da solo mi chiede se lo aiuto ad asciugarsi i capelli. Si era messo il pigiama al contrario, inizio a ridere, lui con me, glielo sistemo e lui mi chiede se posso rimanere fino a che non si addormenta. Ma certo, gli dico, resto tutto il tempo che vuoi.
Diventa silenzioso, andiamo sul divano, accende disney+ e gli chiedo a cosa sta pensando. Lui mi strappa il cuore dicendomi che con me si sente molto al sicuro ed entriamo in un momento di confidenza, gli chiedo se lui si sentisse al sicuro con i suoi genitori. "No, perché loro litigano sempre e una volta li ho sentiti dire che se non c'ero io non stavano più insieme". Aldilà dei congiuntivi e della consecutio temporum cerco di rassicurarlo, dicendo che spesso i grandi dicono cose che non pensano, che quando sono arrabbiati diventano anche più cattivi, e che non doveva preoccuparsi se, a volte, i genitori litigano, può capitare.
E lì, quel piccolo esserino mi stupisce ancora. "Io se voglio bene a qualcuno non ci litigo. Se litighiamo sparisce il sorriso. Io voglio essere felice da grande, sentirmi sempre sulle nuvole senza paura di cadere. Non lo dire a mamma e a papà che li ho sentiti."
"Sarà il nostro segreto."
"Però ci torni a stare con me se mamma e papà escono?"
Dopo cinque minuti, piccolo esserino dolce si addormenta profondamente sul divano...e io pure.
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scorcidipoesia · 7 months
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Sei come una macchia di olio benedetto che si espande in me .. dal cuore arrivi in ogni cellula e la mia mente si culla perduta in te, verso di te.
Chi sei , cosa hai fatto, da dove arrivi, chi ti ha creato, di cosa sai, come respiri, dove abiti, cosa ti attraversa la mente, cosa sogni?
Qual è il tuo profumo ?
Il mio solo desiderio è poter appoggiare il volto accanto al tuo, sapere di cosa sai, come è la tua pelle ,se hai rughe profonde o si distendono quando chiudi gli occhi.
No, non ho pensieri di sesso sfrenato, non mi interessa il tuo corpo , sapere se sei uno dei tanti adoni ( e il cellulare ha scritto asini perché scrivo di getto), non voglio piaceri fisici. Non è importante, conta più come mi sento.. Il tempo mi ha mitigata, ho capito che il sentimento raggiunge apici che il piacere sbiadisce, so quello che non voglio e non posso ma so chi desidero da dentro.
È una perfetta congiunzione, un fare l’amore così : mente nella mente, anche se non lo sai. Perché certamente ti perderei, ti spaventerei perché le donne profonde fanno paura agli uomini e perché gli uomini che mi rapiscono non mi vedono. So diventare invisibile e sparire, so ormai comandare i miei comportamenti ma non quello che mi fa vibrare come una nota forse stonata ma forte, vibrante : mi senti ?
Non vorrei sporcare questo regalo, ora che il mio cuore si è ricomposto dalle delusioni della vita e dai miei fallimenti vorrei diventare quella bambina che sapeva sognare e non è mai invecchiata nell’anima. Ora che il mio volto non è più il bocciolo fresco di un fiore a primavera vorrei poter sorridere a te, guardare come sei e parlarti, dirti senza parole di questa marea che mi porta su e giù nei meandri infiniti dei miei pensieri che non conosci, delle poesie mai scritte, dei doni mai offerti.
Ora che il tempo si è accorciato vorrei poterti aprire le mani e mostrarti i palmi e le righe del destino che ti vede comunque come un miracolo che mi stritola la gola proprio quando credevo che non avrei più sentito, sorriso o pianto, perché anche di emozione si piange .
… credevo che il disincanto e la delusione avessero portato via il mio fulcro emotivo, le mie fragilità così forti e potenti che con te tornano a bussare, a togliermi il sonno e a dipingermi un sorriso sciocco e anche tremare di paura.
Ora che la notte è vicina e la pioggia bagnerà le strade della città io vorrei poter ascoltare il silenzio finalmente e assaporarlo con te, e mettere a tacere il rombo incessante dei miei pensieri che prendono destinazioni sconosciute ma arrivano sempre a te, da te.
Ascolta la notte e sentimi. Non conosco il suono della tua voce ma intravedo nella mia miopia la bellezza del tuo cuore e questo mi basta per scrivere una lettera al vento e farla volare via.
In alto, dove i miei angeli si sono raccolti in preghiera per salvarmi e salvandomi hanno aperto ancora il mio cuore che credevo finito e morto, come un organo inutile che invece batte, palpita e vive e adesso vuole solo te.
Chiudi gli occhi e se mi sentissi arrivare non mandarmi via.
Sono un essere che non ti ferirà mai, una battito di ali che non potrà posarsi su di te, un testo che non leggerai o abbandonerai perché io sono così diversa e lontana dalla normalità che forse ti farei ridere ma non è importante per me.
Quel che conta è questo: un bisogno immediato di fermarmi e indirizzarti la mia lettera, posala sul tuo comodino, lasciala aperta alla riga che preferisci ma non chiudere gli occhi, guardala, scoprila, cerca la mia calligrafia. La punteggiatura è il mio respiro e se smetti un secondo di correre mi trovi , mi senti e forse sorridi .
Solo questo vorrei da te: essere nel tuo sorriso e tra le tue braccia aperte.
Per me
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gcorvetti · 4 months
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Pensieri musicali.
La musica non è solo prendi lo strumento e suona, come molti di voi sanno, è anche pensiero, è un dialogo (spesso con se stessi) su come, quali suoni, quali note, quali pause, potrei continuare all'infinito perché la musica è infinita. Spesso sento dire che è stato fatto di tutto, come anche non c'è buona musica ecc ecc, tutte frasi buttate la da persone che non sanno neanche cosa sia la musica, diffidate da quelli che vi dicono "Ho fatto il conservatorio", oppure "Ho studiato una vita, tanto che ora insegno", sono persone tarate, sicuramente bravi e quindi molto ingannevoli, ma se vi capita chiedete loro di darvi una definizione di musica, vedrete che vacilla, perché ai suoi occhi la musica è quello che ha studiato, mentre ci sono persone che sono restate nella storia e non sapevano neanche tenere lo strumento in maniera corretta, tanto per dire.
LA MUSICA E' UNA FORMA D'ARTE.
Questa è la definizione più vicina alla realtà e quindi si può dire che la musica è soggettiva, per questo ci sono svariati punti di vista e miliardi di definizioni possibili, perché ognuno ha la sua. Tutte quelle discussioni su chi è più bravo, chi è più veloce, chi ha vinto più premi ecc ecc, tutte pippe mentali, ma vi pare che Robert Johnson desiderava diventare famoso? A lui interessava ingroppare e imparò a suonare per portarsi a letto più donne possibili, infatti una delle ipotesi della sua morte è che il proprietario del postaccio dove stava suonando l'ha avvelenato perché gli aveva già bombato la moglie, altri tempi. Esempi a parte, quando qualcuno vi dice "Eh ma è il mio gusto personale", caro mio il tuo gusto è dettato da quello che ascolti, se ascolti 100 band mainstream in croce di 5 stili diversi, ma sempre per esempio metal, non hai un cazzo di gusto, diteglielo, la varietà di ascolto determina un gusto che può avvicinarsi un pò a quello che potrebbe essere in qualche modo una mente allenata all'ascolto e quindi con una certa dose di criticismo, ma occhio alla parola ascolto che è importante, perché se metti su la musica tutto il giorno e nel frattempo fai altro non stai ascoltando la musica stai facendo altro e usi la musica come sottofondo perché oramai è così, purtroppo, si usa la musica perché abbiamo la paura del silenzio, che è comunque una parte portante della musica, le pause?!
Va bè tutto sto pippone per dirvi che oggi riflettevo su alcune cose musicali, la prima è che le mie colleghe ascoltano merda e me la devo sorbire anche io, robaccia tunz anni 90 estone con cover improbabili tipo Mike Oldfield Moonlight shadow in estone ma trunz che credetemi è un obbrobrio, secondo me lui stesso non l'ha mai sentito ha firmato il permesso e intascato i soldi, e robe simili tutto il giorno. L'altra è che Silvestrin non parlerà più di musica, almeno non metterà più degli estratti sul tubo, cosa che mi dispiace perché erano molto interessanti, nel suo canale adesso (ed ha iniziato subito) parla del Milan, ma come minchia può essere che uno che è nella musica da una vita, ha fatto anche cose orrende nella sua carriera ma per soldi figuriamoci, dicevo, come si fa a passare dalla divulgazione musicale al calcio. Per carità ognuno nel suo canale fa quello che vuole, considerando che comunque continua le sue live su Twitch dove mette musica nuova e parla della situazione musicale mondiale, non che italiana. Ma mi dispiace, anche perché non ho tempo per stare dietro alle dirette anche se mi piacerebbe.
Detto questo e visto l'argomento vi lascio ad una delle ultime scoperte, non proprio recente, ma mi han fatto troppo ridere.
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tiaspettoaltrove · 5 months
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Non sono io a fare paura.
C’è chi scrive che sono banale, tremendo, che faccio paura, che sono sociopatico. Quante grasse e genuine risate. Partiamo dall’inizio? Va bene, dai. Certe mie asserzioni sono dichiaratamente banali. Ma lo sono per me, e per chi mi rivolge tale critica. È un bene, significa che qualcuno ha compreso quel che ho compreso io. Ma purtroppo (purtroppo!) non sono banali in senso assoluto, giacché a quanto risulta vanno ribadite di tanto in tanto, dal sottoscritto o da chi per lui là fuori. Amerei, paradossalmente, attorno a me persone che mi considerino banale. Per il sol fatto che significherebbe che ciò che dico (e scrivo) è considerato assodato. Sarebbe una fortuna, per quanto mi riguarda. Tremendo lo divento, a volte, se mi metto qualcosa in testa. So avere una grande determinazione, che non di rado mi porta al successo. Quando forzo la mano, ottengo quasi sempre ciò che voglio. Quindi certo, in questo senso sono tremendo. Ché ho tante sfaccettature, peculiarità, e so esercitarle abbastanza bene anche in combinazione, per stordire, per plasmare. Si può sempre migliorare, logicamente, ma non mi lamento. Mi limito a osservare e ascoltare, il resto viene naturalmente di conseguenza. Sociopatico? Qui purtroppo debbo dissentire. Chi mi conosce bene, nella vita di tutti i giorni e non certo su Tumblr, sa quanto sono empatico, e il rispetto di base che nutro per il prossimo. Mi raffronto quotidianamente con persone che nutrono una grande stima e ammirazione per me, e nonostante ciò mantengo sempre una spiccata umiltà, come è giusto che sia. Sono un perfetto signor nessuno, e amo questa mia riservatezza. Non ho bisogno di ergermi o di salire su un piedistallo, affatto. Né di distruggere tutto ciò che incontro. Non è nella mia indole. E sul fare paura, be’: l’ultima volta che me l’hanno scritto era riferito al mio pene, considerato troppo grosso. E sì, mi fa ridere a ripensarci, però credo di aver sottolineato l’infondatezza di tale accusa. E mi sento di rincuorare le ragazze che stanno leggendo il post: non ritengo che sia davvero troppo grosso. Mi viene detto che è enorme, ma non penso che potrebbe dispiacere. Sapete, credo che purtroppo tale timore derivi da una visione pornografica dal sesso, che comprendo. Ma con la mia compagna, ovviamente, prenderei tutte le accortezze del caso. Non sfonderei un apparato riproduttivo a patto che non mi venga esplicitamente richiesto. Ragazze, non sottovalutate la mia dolcezza e tenerezza, che dai miei testi spesso non viene fuori lasciando spazio solo alla veemenza. Avere un bazooka in mezzo alle gambe non mi preclude, quando si ritiene necessario, di essere estremamente gentile e delicato. Esistono molteplici modi in cui poter stare bene senza necessariamente pensare alla penetrazione nuda e cruda. Poi ovvio: se la mia donna volesse strozzarsi col mio pisellone, sarebbe brutto non assecondarla. Così come sarebbe un peccato non godersi la scena, accarezzandole la guancia sinistra con amore, con altrettanta dedizione.
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ilpianistasultetto · 2 years
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E' stato un gran privilegio avermi concesso di stare al tuo fianco per cosi tanto tempo. Mi hai fatto ridere, mi hai tenuto la mano, abbracciato e baciato in quel modo bello che solo chi ci mette ogni grammo di cuore sa fare. Grazie per avermi fatto battere quel muscolo dentro al petto come un picchio che batte il suo becco sulla corteccia di un grande pioppo. Grazie per le migliaia di parole che hai tirato fuori dal mio pozzo mentale pur di poterti raccontare come e quanto hai dato senso al mio tempo. Grazie per tutte le volte che ti sei fatta "coriandoli" rendendo il mio tempo un carnevale pieno di giochi e fantasie... Quante isole di niente abbiamo visitato insieme riempiendole di sogni. Quante volte ci siamo aspettati in fondo al viale e quanto abbiamo riso di quell'innamoramento perche' non avevo niente da fare. Tu ci restavi male e a me divertiva molto quel tuo broncio immotivato.
Grazie di essere stata l'inchiostro di tutto quanto ho scritto, le dita di quello che ho suonato al piano e il pennello dei miei disegni. Grazie per tutte le volte che hai incendiato ogni poro delle mie forme, che mi hai stretto, carezzato, morso, esaltato e sfinito e grazie piu' di ogni cosa ai tuoi occhi, quelli che ogni giorno mi hanno fatto vedere il mare anche quando il mare era lontano. Grazie per avermi aiutato a non disoccupare la strada dei miei sogni. E dopo i grazie, le scuse. Scusa per quella parola mancata al momento giusto, per non aver osato quanto potuto. Scusa per quel bacio o quella carezza che forse ti aspettavi e non e' arrivata e scusa se non ho amato quel tuo corpo dieci volte tanto piu di quanto l'ho amato perche' quando la passione e' cosi travolgente anche il tanto puo' sembrare niente. Tu, come l'acqua per chi ha scelto di vivere nel deserto. Come l'impermeabile che copre dalla pioggia. Non solo una donna bella ma una bella donna. @ R.B.
Lettera ad una donna che l'ha sempre aspettata.
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papesatan · 1 year
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Ieri il piccolo Romeo m’ha fatto fare un giochino con le mani (che non saprei ripetere) per capire se fossi angelo o diavolo. Con mia magra sorpresa, ahimè, ne è venuto fuori che sono un fottuto demone pazzo di corna. Non sto a sindacare i motivi per cui Romeo abbia deciso di verificare la mia vera natura (del resto se grido tutto il giorno, lancio quaderni, fulmino spietato e incuto terrore, mi sembra anche lecito porsi un dubbio), ma mi fa ridere il cuore e penso che sarebbe bello poter capire sempre chi si ha davanti con un semplice rituale (giuro che domani me lo faccio spiegare e vi creo un tutorial, così almeno questa la risolviamo). Dopo avermi svelato, Romeo m’ha squadrato un po’ sconvolto, ma saggiamente ha continuato a studiare senza fiatare. Oggi, invece, s’è messo a ridere dicendo: “Sei un grande”. La cosa mi tira a pensare. Se compreso chi è inferno, non lo evitiamo, allora a che serve saperlo scoprire? In effetti, caro Calvino, il problema non è tanto saper riconoscere chi inferno non è, per quello basta un gioco con le mani che nemmeno ricordo, il difficile è volersi davvero allontanare da ciò che più è male. Noi i nostri demoni li conosciamo benissimo, sono tutti intorno a noi, li vediamo ogni giorno e gli vogliamo bene, ci affondiamo il forcone nelle vene con un voluttuoso sorriso, e ci piace così. Ogni tanto, quando mi scordo d’esser Azazello, abbraccio Romeo e gli do una tenue carezza. Quantomeno, spero di essere un buon diavolo.
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