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#autocompiacimento
silviaaquilini · 8 months
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forgottenbones · 11 months
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MAGAZINE TRE RAITRE FUORIORARIO
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susieporta · 2 months
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LA PIÙ GRANDE TRAPPOLA
Innamorarsi della sofferenza e della propria storia passata di dolore...
È molto semplice, lascia andare, smetti di caricarti sulle spalle ciò che ti è successo.
Più energia spendiamo a rimuginare sul passato, meno energia avremo per vivere il presente e per crearci un futuro diverso dal passato.
È semplice, lascia andare il passato e datti degli obbiettivi.
Focalizzati sul momento presente.
Ma non funziona se ti sei innamorato della sofferenza... e provi quel intimo senso di autocompiacimento.
Le persone emotivamente mature pensano e parlano di ciò che vogliono raggiungere, sono focalizzate sul momento presente, e dal presente verso il futuro.
Hanno degli obbiettivi.
Roberto Potocniak
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abatelunare · 28 days
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Fino a un certo punto
Ho cominciato a guardare i film di Wes Anderson per una mera casualità. Il primo è stato Fantastic Mr. Fox. Mi è piaciuto e mi è venuta voglia di approfondire. Sono rimasto copito dai dialoghi e dalle situazioni. Ma soprattutto dalla naturalezza delle sue situazioni surreali. Ora, però, mi ha un po' stufato. L'isola dei cani non era male. Ma l'ho trovato privo della sua consueta verve. Trovo che le pellicole seccessive siano troppo caricaturali. Anderson si crogiola nel proprio stile con fastidioso autocompiacimento. Lo trovo molto forzato. Si comporta come quei comici che vogliono farti ridere a tutti i costi. Senza ovviamente riuscirci. Beninteso, gli altri suoi film continuano a piacermi e a divertirmi. Gli ultimi non sono riuscito a vederli. Magari, però, è colpa mia. Sono un lettore e uno spettatore a dir poco eccentrico. Perché fino a un certo punto mi fido. Poi smetto.
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ideeperscrittori · 9 months
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COME FUNZIONA IL MAL DI DENTI
Capitolo 1 Finalmente sono in vacanza.
Capitolo 2 Sveglia disattivata. Posso svegliarmi anche alle 2 del pomeriggio. Anzi, facciamo alle 3. Quando si tratta di ozio, non c'è spazio per la moderazione. L'ozio è per gente che non scende a compromessi.
Capitolo 3 Telefono silenziato. Qualcuno vuole contattarmi? Non può. È la sacra regola delle vacanze.
Capitolo 4 Autocompiacimento. Non ho lasciato niente al caso. Niente può turbare il mio fancazzismo.
Capitolo 5 Mal di denti.
FINE [L'Ideota]
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blacklotus-bloog · 1 year
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La vera bellezza non accetta nè autocompiacimento nè presunzione. La Vera bellezza richiede un difetto che incatena lo sguardo come un fiore che sbuca dalla neve oppure come un'unica nuvola in cielo...
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NICOLA PESCE - La volpe che amava i libri
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Quando fai ascoltare una canzone ad una persona, e lei la apprezza, inizi ad ascoltare quella canzone a ripetizione. Forse per autocompiacimento derivante dal fatto di aver compreso i gusti dell’altro?
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itseuterpehere · 2 years
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Ridicola me.
Sono ridicola. RIDICOLA. A 27 anni, mi ritrovo a elemosinare attenzioni proprio come quando ne avevo 14. Cerco quello sguardo, quell’approvazione, quell’ansietà nel vedermi, in persone che mai la manifesteranno. 
Mi aggrappo al desiderio, crudo, viscerale, istintivo, come se a me non fosse concesso null’altro che questo, come se io non avessi nient’altro da offrire che il mio corpo, in cambio di presenza, e soprattutto compagnia. Peccato, che il mio non sia un corpo che attragga, che affascini e che intrighi.
Il mio è un corpo grasso, un organismo che fa fatica a muoversi e dimenarsi nella realtà circostante.  E’ un corpo dalle proporzioni fuori dagli standard, ingombrante, repellente. Le mie curve non sono sexy, non fanno girare teste, non attraggono. 
La mia personalità è anche peggio del mio corpo. Non sono solare, non sono divertente, non sono affascinante. Non ho passioni forti, brucianti, non ho interessi inusuali. Non sono spigliata, non ho la battuta pronta, non ho una lingua tagliente con cui farmi valere.
Sono noiosa. Buona, ma il tipo che si sopporta solo perché fa pena. Solo perché faccio tenerezza. Sono poco intuitiva, e infatti sono diventata il capro espiatorio del posto in cui lavoro.
Sono ancora la bambina che credeva di essere prodigio, e un giorno si è svegliata, e ha capito che in lei non c’era assolutamente nulla di speciale.
Sono intrappolata in questa gabbia di solitudine, che mi sono costruita io stessa, ma da cui adesso non so come uscire.
Credo che la chiave si trovi in ragazzi, uomini, che non possono (o meglio vogliono) darmi altro che rapporti vacui, tocchi temporanei, fugaci, e poi si dileguano come polvere portata via dal vento. E io non faccio altro che rimanere più svuotata, persa, sola.
Adesso, sbavando dietro ad un quarantenne, con chiara sindrome di Peter Pan, ex o magari attuale latin lover, fin troppo consapevole del suo fascino e sa bene come sfruttarlo, che si circonda volontariamente di un’aura tenebrosa, di mistero, i cui movimenti e parole sono sapientemente artefatte....cosa mi aspetto mai?
E’ ovvio che lui non guarderà mai me in quel senso. Ai suoi occhi sono una bambina, l’alunna che si prende la cotta per il professore. Lui ha carpito il mio interesse, ma per lui non è altro che motivo di autocompiacimento.
Stupida, stupida me, quando ti desterai da queste disillusioni?
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tma-traduzioni · 2 years
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MAG148 - Caso #0110304 - Sorveglianza estesa
[Episodio precedente]
[CLICK]
ELIAS
Buon pomeriggio, Detective.
[Basira lo attacca immediatamente.]
Ow!
BASIRA
Inutile pezzo di merda manipolatore!
ELIAS
- Detective, questo è piuttosto inutile -
[Suono arrabbiato]
[Ulteriore violenza]
BASIRA
Scusa, quello era inutile?
ELIAS
Ow!
BASIRA
Perché questo è stato il modo in cui sei stato di maggior aiuto fino ad ora!
A meno che tu non abbia un’altra crisi per me.
ELIAS
[Riprendendo fiato] No, no, no - va bene... Mi dispiace?
BASIRA
Oh, sì? Per cosa?
ELIAS
…tutto quanto?
BASIRA
Ci hai mandato al fottutissimo Polo Nord senza un maledetto motivo!
ELIAS
Un, um, errore di calcolo -
BASIRA
No, no, ne ho abbastanza dei tuoi giochetti -
ELIAS
È - Basira -
BASIRA
E quando di preciso avevi previsto di dirci che si sta nutrendo di innocenti?!
ELIAS
- Ho - Ho sempre ritenuto che le abitudini alimentari di un uomo siano affar suo -
BASIRA
Mm-hm.
ELIAS
- ma… posso capire perché forse avrei dovuto accennarlo.
BASIRA
O che eravamo pedinati da un’inquietante donna ragno? Non dirmi che non lo sapevi.
ELIAS
Uh, sì, beh, ad essere onesto io - vi consiglieri di lasciarla in pace quella.
BASIRA
Oh, sì?
ELIAS
Guarda, guarda - io è da moto che faccio questo, e se c’è una cosa che ho imparato sulla Ragnatela, è che gioca il suo gioco. Puoi solo sperare che non interferisca con quello che è il tuo piano. Perché il Ragno di solito vince.
Presupponendo che tu abbia un piano.
Hai un piano, Detective?
BASIRA
Perché lo fai? Che è?
ELIAS
Faccio cosa?
BASIRA
Mi chiami sempre ‘Detective’. Dovrebbe voler dire qualcosa?
ELIAS
Sinceramente, mi piace solo come suona.
BASIRA
[Rumore esasperato]
Allora: perché hai acconsentito a vedermi?
ELIAS
Mi mancavi.
BASIRA
Già. È per questo che hai rifiutato ogni mia visita da quando siamo tornati.
ELIAS
Pensavo che sarebbe potuta… essere un’idea lasciarti un po’ di spazio.
BASIRA
Oh? E come ti è andata?
ELIAS
Um, non nel migliore dei modi?
BASIRA
E adesso cosa? Un altro giro a vuoto?  Più autocompiacimento sul ‘destino’ di Jon? Perché ora come ora, sto avendo seri problemi a capire perché non dovrei semplicemente dire loro di buttar via quel tuo piccolo accordo speciale, e vedere come te la cavi qui senza il trattamento speciale.
ELIAS
Voglio dire, hai moltissimi motivi per farlo, certo, ma non sono sicuro che abbiano motivo di darti ascolto.
BASIRA
Li farò ascoltare.
ELIAS
Davvero? Non sei più nella polizia. Gli hai fatto dei favori, ma anche loro ne hanno fatti a te. E credo scoprirai che le informazioni che gli ho dato io sono state di gran lunga più utili. Vuoi mandare un ultimatum? Prego. Non sono certo che di preciso andrà come speri.
E, um, niente più violenza, Detective. O potrei aver bisogno di chiamare le guardie.
BASIRA
Dunque questo è quanto, allora.
ELIAS
A quanto vedo, non sei interessata a qualsiasi cosa possa dirti, e forse sei venuta qui per sfogati un po’ - quindi, sì, questo probabilmente è tutto.
BASIRA
Sono sorpresa che tu non l’abbia previsto.
ELIAS
Beh, quello è sempre stato il mio problema. Sempre ottimista.
BASIRA
Sai, quando non avrai più informazioni utili e avranno finito con te -
ELIAS
Mi ammazzerai. Sì. Mi dispiace dirlo, Detective, ma stai diventando prevedibile.
BASIRA
[Suono esasperato]
ELIAS
Arrivederci, Detective. Mi mancheranno le nostre chiacchierate.
[CLICK]
[CLICK]
ARCHIVISTA
Allora?
BASIRA
Solo autocompiacimento inutile. Come avevo detto che avrebbe fatto.
ARCHIVISTA
Avresti dovuto far venire anche me.
BASIRA
No. Tra l’altro, non mi avrebbe vista se lo avessi fatto.
ARCHIVISTA
Non riesco a credere che tu l’abbia visto per tutto questo tempo.
BASIRA
Oh, sì. È quello l’enorme segreto che ha minato la fiducia tra noi.
ARCHIVISTA
[huff] …Ne ha parlato…? Della mia, uh…
BASIRA
Oh, la tua nuova dieta? Niente di utile. Non ne sembrava troppo sconvolto.
ARCHIVISTA
Già.
BASIRA
Cosa.
ARCHIVISTA
Non so - cioè, non sappiamo ancora che cosa sia veramente Elias? Pensavo forse che se fosse stato più simile a me di quanto non ci fossimo resi conto…
BASIRA
Avrebbe avuto dei consigli?
ARCHIVISTA
È stupido, lo so…
BASIRA
Già. Jon. Ne abbiamo parlato. La chiave è non forzare le persone a servirti i loro traumi. Sai - non farlo e basta?
ARCHIVISTA
Non è così facile.
BASIRA
No. Lo è. Altrimenti ti abbatto.
ARCHIVISTA
Cioè, è a malapena -
BASIRA
Daisy ci sta riuscendo.
ARCHIVISTA
Daisy è... già. Ci sta riuscendo.
Ha detto qualcosa su Annabelle?
BASIRA
Non proprio. Sembra non essere troppo preoccupato, però. Dice di ignorarla e basta.
ARCHIVISTA
Già, buona fortuna per quello.
BASIRA
Sei riuscito a trovarla?
ARCHIVISTA
Non è che ci abbia provato davvero. Fare quel tipo di cosa volontariamente mi fa venire fame.
BASIRA
Oh, beh allora: trova una dichiarazione che sia di tuo gusto, e leggila.
ARCHIVISTA
Sì, sì, lo so, grazie.
...Basira?
BASIRA
Sì?
ARCHIVISTA
Volevo chiederti: la cassetta, quella della uh… mia vittima. Hai detto che te l’aveva data Martin.
BASIRA
Sì.
ARCHIVISTA
Come stava? Come sembrava - stava - uh -
BASIRA
[Interrompendo; con tono un po’ meno aspro] Non lo so. Non l’ho visto. L’ha solo lasciata sulla mia scrivania con un biglietto.
ARCHIVISTA
Oh. Giusto.
BASIRA
Già.
ARCHIVISTA
Posso chiedere che cosa diceva?
BASIRA
Um, sì. Diceva, uh. "Parlagli"
ARCHIVISTA
[Col respiro strozzato/ suono singhiozzante]
Vado a prendere qualcosa da mangiare.
[CLICK]
[CLICK]
ARCHIVISTA
Dichiarazione di Sunil Maraj riguardo il suo lavoro come addetto alla sicurezza e la scomparsa del suo collega, Samson Stiller. Dichiarazione originale rilasciata il 3 aprile 2011. Registrazione audio di Jonathan Simms, l’Archivista.
Inizio della dichiarazione.
ARCHIVISTA (Dichiarazione)
Dunque ho perso il lavoro la scorsa settimana. Cioè, me ne sono andato, loro non mi hanno licenziato o altro. Ma sapete come a volte ti licenzi perché vuoi, e altre volte ti licenzi perché devi? Beh, questa era la seconda, anche se non farò finta di non essere stato felice di lasciarmi alle spalle quel posto.
È perché continuavo a chiedere di Samson, sapete? E su quello che avevo visto. E loro davvero, non volevano che alzassi un polverone per quello. Perché se fosse sparito un giorno, non si fosse presentato a lavoro, sarebbe stato okay - voglio dire, non okay per la sua famiglia ovviamente, o i poliziotti che avrebbero dovuto trovarlo, ma okay per l’azienda. Se fosse sparito a lavoro, però - se quello credo sia successo si anche solo avvicinasse a quanto è successo davvero - allora sono notizie davvero brutte per loro, e gli apre la possibilità di ogni genere di causa e responsabilità.
Voglio dire, va bene, posso trovare altri lavori, e non è come se voglio continuare a lavorare lì per davvero dopo tutto quello che è successo, ma vorrei solo che qualcuno prendesse tutto sul serio. È un casino, e sto faticando davvero molto a togliermelo dalla testa.
Dunque, lavoro per la sicurezza, okay? Prima era così, un’azienda o un negozio metteva assieme la sua piccola squadra della sicurezza, si occupavano di tutta la vigilanza nel negozio e delle telecamere a circuito chiuso. Adesso, però, è tutto centralizzato. Si tende ad avere un edificio o un centro commerciale che appalta tutto il lavoro di sorveglianza a una singola agenzia, che poi coprirà tutti gli uffici o negozi. È più facile, da un punto di vista centralizzato, e più economico, se è quello che piace ai proprietari.
Ma questo vuol dire che tende a esserci molta meno stabilità in come viene tutto organizzato, a livello di personale, per lo meno. Se avete fortuna, vi verrà assegnata una posizione e ci rimarrete per anni, imparerete a conoscere il luogo, i sistemi, i vostri colleghi. Se avete sfortuna, o se ci sono problemi col contratto, potreste facilmente ritrovarti a spostarvi in due o tre posti diversi in altrettanti mesi.
Questo fu più o meno il caso con me e Samson. Eravamo quelli di troppo sotto più punti di vista. Originariamente eravamo stati assunti per un grande edificio di uffici di una corporazione vicino a Liverpool Street, ma ci furono dei problemi e hanno dovuto chiudere tutto per mesi. Samson diceva che avevano trovato dell’amianto, io avevo sentito che era un problema con il leasing, ma non era importante davvero. Il punto è, ci avevano assunto per un incarico che non esisteva più.
Mi aspettavo che si sarebbero sbarazzati di noi e basta, ma per dargli credito, cercarono di fare la cosa giusta. Fecero del loro meglio per aggiungerci alle altre squadre di sicurezza; voglio dire, negli ultimi due anni ci siamo occupati di un paio di data center, un hub di marketing digitale - qualsiasi cosa sia - tre diversi edifici di uffici vicino a Kings Cross… il problema era che, ogni volta, quasi non appena arrivavamo, c’erano sempre dei cambi di personale, o contratti che scadevano, o qualche altra grana, e generalmente, in quanto gli ultimi due arrivati, eravamo sempre i primi a essere riassegnati. Iniziava a sembrare come se un po’ fossimo maledetti, sapete?
Samson la prendeva peggio che di me. Voglio dire, io sono giovane, mia madre ha un appartamento a Hackney, e ad essere onesto, passo la maggior parte delle serate fuori con gli amici o a casa a giocare a black ops, quindi spostarmi in giro non era poi un problema per me. Sam aveva un figlio di tre anni, però, e viveva giù a Morden, quindi essere sballottato da un posto all’altro tutto il tempo gli stava davvero dando fastidio. Aveva provato a parlarmene un paio di volte, ma onestamente non eravamo poi così vicini. O meglio, eravamo vicini perché avevamo sempre lavorato insieme, ma non avevamo moltissimo in comune. Voglio dire avevo provato a parlargli di calcio per un po’, ma credo avesse capito che stavo parlando a vanvera. In ogni caso, il punto è, quando siamo stati riassegnati a un centro commerciale a Stratford, non era di buon umore.
Ora, non sono sicuro di poter legalmente dire a voialtri il nome del centro commerciale in cui stavo lavorando, ma diciamo solo che non era il Westfield. Era vecchio, era decisamente in piedi da decenni, e il sistema di sicurezza lo dimostrava. Cioè, uno dei negozi aveva ancora gli allarmi originali dalla fine degli anni 70, e moltissimi avevano ancora videocamere che registravano in VHS, per l’amor di Dio.
L’ufficio della sicurezza era un casino. L’agenzia per cui lavoravo - di nuovo, non so se posso legalmente farne il nome, ma potete verificare, sapete - hanno un pacchetto dove sostituiscono tutte le vostre apparecchiature con la roba che usiamo noi. Non è a poco, ma ne vale la pena, anche solo per il fatto che sappiamo tutti di preciso come usare quelle cose.
Chiunque stesse gestendo il centro commerciale aveva di sicuro non optato per quel contratto in particolare. Voglio dire, le squadre prima di noi avevano fatto un prode sforzo nel centralizzare e integrare tutti i feed e i sistemi in un’unica sala di controllo, ma… diavolo, quel posto era un casino. Schermi al plasma accanto a vecchi monitor a tubo catodico in cui alcune videocamere dovevano trasmettere, vicino a ripiani di banchi di canali, e qualche raro vero e proprio computer, che tentava del suo meglio per forzare tutto in qualcosa che risultava essere quasi utilizzabile.
Lo trovavo davvero opprimente, quel posto non mi piaceva per niente. Ma Sam sembrò trovarcisi abbastanza bene quasi da subito. A quanto pare ai suoi tempi era stato un ingegnere, e qualcosa in tutti quei vecchi sistemi di sorveglianza, tutti annodati, tutti aggrovigliati gli uni attorno agli altri come un qualche strano nido di telecamere… sembrava piacergli davvero. La prima settimana lì passò quasi tutto il tempo a giocare con i sistemi e i cavi… lasciandomi a fare quasi tutto il lavoro da solo. Beh, voglio dire… c’erano gli altri ragazzi che lavoravano lì, certo, ma anche quelli che erano lì da un po’ iniziarono a capire come stavano le cose e dopo qualche giorno lasciarono a Samson un po’ di spazio.
Sembrava davvero aver riordinato un po’ il posto. Cioè, almeno una parte, solo lui capiva davvero, ma presto iniziò ad avere senso - cosa stavamo guardando e quando - e riuscì a eliminare un po’ di ritardo, quindi eravamo anche riusciti a prendere un paio di taccheggiatori.
C’era solo un pezzo dell’apparecchiatura che sembrava dargli dei problemi. Era questa vecchio registratore multicamera Tecton della fine degli anni ’80, che gestiva i filmati per uno dei vari discount di scarpe sul viale principale.
Non sembrava poi così complicato se lo guardavi e basta, ma provare ad usarlo era a dir poco un incubo. Nessuno dei bottoni sembrava fare di preciso quello che volevi facesse, e c’era ogni genere di sequenze in cui pigiare un bottone, tenerlo premuto, pigiarlo tre volte, tutte - facevano cose davvero diverse.
Sam passò quasi un mese intero a litigarci, prima di cedere e chiedere a Dave - il vecchio tizio con la barba che in un certo senso davamo tutti per scontato essere stato lì per più tempo - se avessero ancora qualcuno dei vecchi manuali d’istruzioni.
Ricordo l’odore di polvere di quando Dave aprì lo schedario nella stanza sul retro, prima di indicare nella direzione del cassetto e alzare le spalle. Voglio dire, io l’avrei lasciato perdere e basta, ovviamente, ma credo che Samson avesse preso tutta la faccenda di sapere come funziona il sistema come - una questione d’onore? Qualcosa che avrebbe potuto recuperare dalla situazione. Solo un modo per riprendere un po’ di controllo sulla sua vita, sapete?
Quindi trovò il manuale. Più un volantino, a dire il vero. Non saranno state più di dieci pagine in A5 in totale, ingiallito e sciupato dall’acqua. Consumato, però. Qualcuno ci aveva addirittura lasciato il proprio nome davanti, come se avesse avuto paura che la gente avrebbe rubato un lurido manuale delle istruzioni.
Comunque, Sam semplicemente non riusciva a metterlo giù. Voglio dire, erano tipo le 10 di mattina quando alla fine lo abbiamo trovato, e quando sono andato alle 14:00 a controllare se avesse già fatto la sua pausa pranzo, era ancora seduto lì, a fissarlo e basta. Voglio dire, io non sono un lettore veloce, o niente di simile, ma è troppo, giusto?
E io sono tipo - okay, questo è il punto in cui crederete di sicuro che vi sto prendendo in giro, ma onestamente non è così, sono serissimo. Perché ho visto alcune delle pagine da oltre la sua spalla, e su una di quelle, c’era una mia foto.
Tipo una foto in bianco e nero del mio viso. Non l’ho guardata bene, ma di sicuro non era una che ricordo aver scattato. Non che questo avrebbe reso meno strano il fatto che fosse stampata in un vecchio manuale delle CCVT risalente a quando ero ancora in fasce. E non me lo sto inventando, giuro.
Poi Samson si è voltato, e mi ha guardato, e non so, mi sono davvero spaventato. I suoi occhi erano tutti - incasinati. Tipo, strani. E vitrei. Era davvero, davvero spaventoso, e mi sono solo girato e sono uscito di lì. Quello non è stato tutto, però. Se lo fosse stato allora, okay, forse avrei lasciato perdere come uno strano sogno, dove io ero semplicemente stanco o qualcosa del genere, ma no. Da quel punto, Samson è semplicemente diventato sempre più inquietante.
Per prima cosa, è sempre a lavoro. Voglio dire, non siamo sempre nello stesso turno, quindi mi ci è voluto un po’ per notarlo, ma quando glielo chiedo, dice solo che i nostri orari devono essersi sincronizzati in modo strano. Ma ogni volta che arrivavo, era lì, a fissare gli schermi, a controllare il viavai di persone, le sue pupille dilatate come se stesse studiando tutto. E ogni volta che rimanevo tardi, ed era il mio turno chiudere, diceva sempre che era felice di occuparsene lui, diceva che io potevo andare via qualche minuto prima.
Quindi, non l’ho mai visto andarsene. Ho provato a rimanere una volta, dissi che dovevo farlo io di persona, ma lui si è fatto zitto, come… davvero zitto, e mi ha fissato.
Il gruppo di schermi era dietro di lui, e io sto cercando di trovare qualcosa da dire, per farlo parlare… e uno per uno, iniziarono semplicemente a spengersi, diventando neri.
E mi è venuta questa sensazione, in fondo allo stomaco, che se l’ultimo schermo si fosse spento, allora mi sarebbe successo qualcosa di veramente brutto. Era uno di quei vecchi set CRT, grande e voluminoso, e le immagini non apparivano mai così nitide, ma per un istante è sembrato come se ci fossi io. Fissavo me stesso mentre gli schermi diventavano lentamente neri, facendosi sempre più e più vicini. Il volto sullo schermo sembrava totalmente terrorizzato, come stavo iniziando a sentirmi io stesso.
Quindi ho provato a sorridere e basta, gli ho detto di non preoccuparsene, e sono uscito più velocemente possibile. Le gambe mi stavano tremando così tanto che uscendo sono quasi caduto.
Poi c’erano le telecamere vere e proprie. Voglio dire, se lavori in un centro commerciale, ovviamente ci compri delle cose. Ero solito prenderci il pranzo, per esempio, e ovviamente prendevo alcune delle cose base di cui avevo bisogno. A volte, se mi sentivo davvero a pezzi ed era il giorno di paga, mi sarei potuto comprare una maglia nuova, o un gioco, o qualcosa.
E ovviamente, perché lavoro nella sicurezza, so dove sono tutte le telecamere. Quali aree coprono, anche come si muovono. Molte sono completamente immobili, fisse su un unico punto. Ma gradualmente, ho iniziato a notare qualcosa mentre facevo compre. Come un formicolio, una sensazione che mi striscia sul collo. Come se fossi osservato.
Quindi inizio a guardare le telecamere con la coda dell’occhio quando sono nei negozi, e sapete cosa, ho ragione. Mi stanno seguendo. Ogni volta che le guardo - non importa in quale direzione dovessero puntare - sono sempre mirate su di me.
Continuo a fissarle, muovendomi in giro, e quelle semplicemente si spostano per tenere le loro lenti puntate su di me. Ma non sono mobili, non hanno un motore o una base rotante si… muovono e basta. Puntate proprio su di me.
Una volta, quando nessun altro nel negozio stava guardando, ho tirato una bomboletta di deodorante a una di quelle. L’ho centrata in pieno. Samson ha indossato degli occhiali da sole per i due giorni seguenti, e quando l’ho visto di striscio senza, c’era una crepa proprio al centro del suo occhio.
Ho provato a parlarne agli altri. Sono abbastanza sicuro che anche loro stessero notando stranezze simili. Erano tutti tesi e nervosi in quegli ultimi mesi. Ma ero noto come l’amico di Sam. Eravamo arrivati insieme e tutti avevano più o meno dato per scontato che fossimo vicini. Quando ho iniziato a fare domande, su quanto stesse succedendo, si sono tutti chiusi a riccio come se stessi cercando di farli finire nei guai. Avevo i nervi a fior di pelle.
Non ero a lavoro la settimana in cui è sparito. Mi ero dato malato con una qualche stronzata su un problema allo stomaco. Avevo solo bisogno di una pausa, un po’ di tempo per rimettere a posto la testa. Era quasi lavoro, sapete? Un po’ di distanza, un po’ di spazio per rilassarmi. Stavo iniziando a sentirmi meglio.
Poi ho ricevuto la chiamata da Dave. Era fuori di sé.
Non sono riuscito a capire metà di quanto stava dicendo con la linea disturbata, ma continuava a ripetere il nome di Samson. Chiedendomi se “lo sapessi,” se lui “me lo avesse detto.”
Non avevo idea di che cosa stesse parlando, ma continuava a urlarmi. Continuava a dire che io dovevo saperlo, che lui mi doveva aver detto cosa stava succedendo. Continuava a dire, “che cosa facciamo con i suoi occhi?”
Voglio dire, non sapevo cosa diavolo dire, sono solo rimasto a sentire Dave in silenzio quando ha iniziato a singhiozzare al telefono.
“Non la smette,” ha detto. “Non riusciamo a sbarazzarci della sua faccia.”
Ho attaccato. E Dave se n’era andato quando sono tornato. Lo erano in diversi, avevano tutti mollato all’improvviso. Volevo chiedere a loro, scoprire che cosa fosse successo, ma a dire il vero non eravamo amici, e non conoscevo nessuno dei loro recapiti.
Non ho più neanche rivisto Samson. Però, ho trovato la vecchia maglietta che indossava a lavoro nello stanzino. Era ridotta a brandelli, avvolta attorno a quel vecchio manuale d’istruzioni. L’ho rimesso nello schedario, e ho tirato via la maglia.
Ho provato a rimanere, a fare il mio lavoro, ma stavo facendo troppe domande secondo quelli dei piani alti, credo. Volevo sapere perché Samson non aveva timbrato il cartellino d’uscita prima di sparire. Perché, non importa chi provasse a resettare il sistema, faceva sempre login con il suo nome.
Perché, ogni volta che guardavo gli schermi da solo, lo vedevo sempre su quel vecchio monitor a tubo catodico. Che mi fissava. Che in silenzio m’invitava ad unirsi a lui.
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione.
[Espira] Hm. Meglio.
Leggere una dichiarazione del Perenne Osservatore conta come una specie di auto-cannibalismo, mi chiedo? O una specie di rigurgito di paura come negli uccelli? Ri-consumare terrore di seconda mano.
Qualunque sia l’analogia, mi sembra sempre più difficile ignorare il calo di rendimento - quanto meno soddisfacente sia una dichiarazione. Il mio desiderio di indagare, di cercare conferme, di… [Risatina frustrata] digerire in modo corretto - l’esperienza, continua a diminuire.
Onestamente non m’interessa se il signor Maraj sia stato inseguito e consumato dal suo vecchio amico guardone, o se si sia dimenticato tutta la faccenda, vivendo in beata ignoranza.
Semplicemente la mente si fa già domande sulla prossima dichiarazione, nella speranza che non sarà così stantia.
Fine della registrazione.
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
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popolodipekino · 4 months
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prima impressione
Per la prima volta in vita sua vide uno spicchio di quello che si definiva con il terribile nome di "gran mondo". Già da un pezzo, per certe sue particolari considerazioni, inclinazioni e viste, anelava a penetrare in quella cerchia incantata, e perciò la prima impressione che doveva riceverne destava in lui grande interesse. Questa sua prima impressione fu addirittura fantastica. Gli parve subito che tutta quella gente fosse nata apposta per trovarsi insieme, che in casa Epancin quella sera non ci fosse una "serata", che quelli non fossero invitati, ma tutta "gente di casa", e che lui stesso fosse già da lungo tempo un loro devoto amico e compagno d'idee, tornato ora fra loro dopo un recente distacco. I modi squisiti, la semplicità, l'apparente cordialità di quelle persone avevano un fascino quasi magico. Non poteva nemmeno passargli per la mente che tanta cordialità e signorilità, che tanto spirito e una si alta dignità potessero non esser altro che una magnifica creazione artificiale. La maggioranza degli invitati, nonostante l'imponente apparenza, era formata di gente piuttosto vuota, che del resto ignorava essa stessa, nel suo presuntuoso autocompiacimento, come molto di quel che aveva di buono fosse una creazione artificiale, di cui per giunta non aveva merito alcuno, perché le era toccata in eredità senza che ne avesse coscienza. Ma questo il principe, tutto preso dall'incanto della sua prima impressione, nemmeno lo voleva sospettare. da F. Dostoevskij, L'idiota
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crossroad1960 · 5 months
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Credo di avere già confessato qui la mia passionaccia per le grandi battaglie del Codacons e –quando ne ho letto l’appello per la messa fuori commercio delle canzoni di rapper e trapper con testi violenti, incitanti al femminicidio, all’uso di armi, al consumo di droga – mi ero ripromesso di scandagliare la memoria alla ricerca di poco raccomandabili hit dei tempi miei. Per fortuna ho perso tempo e mi ha preceduto Michele Bovi, impareggiabile enciclopedia umana della musica leggera. Per fortuna perché, a differenza sua, non avrei saputo citare un Elvis Presley del 1955: «Ragazzina, preferirei vederti morta piuttosto che con un altro uomo», verso poi ripreso né più né meno dai Beatles in Run For Your Life. E neppure conoscevo il Piero Ciampi sinceramente pentito d’aver sferrato un pugno sul naso della fidanzata, ma in fondo ebbro nel guardarglielo e riguardarglielo perché «l’ho fatto io e non Dio». Tuttavia gorgoglio di autocompiacimento nel rifilare una chicca trascurata da Bovi, dal repertorio di Edoardo Bennato: «Conterò fino a venti / e se tu non ti arrendi / dopo io ti sparerò / però però / dopo anch’io mi sparerò». Spero così si sia data una mano al Codacons, sebbene l’impresa si prometta mastodontica: credo in tre quarti della produzione italiana sia rintracciabile qualcosa che non va (c’è chi trova maschilista pure Bocca di Rosa di Fabrizio De André). Forse si farebbe prima a mettere fuorilegge le radio, i dischi, lo streaming e persino le schitarrate in spiaggia per dare finalmente ragione a Massimo Troisi: la rovina dei giovani è cominciata coi capelloni, la minigonna e pure un po’col grammofono. (Mattia Feltri) post scriptum per gli affetti da dissonanza cognitiva: è un editoriale ironico.
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sime667 · 11 months
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Io sono meglio, parte due
Poi cresci e realizzi:
tutti gli errori che detesti negli altri li fai anche tu.
Sei un ipocrita. Poche prese di coscienza sono altrettanto scioccanti.
Ripensi a quanto ti piace sentirti superiore. A quella bella sensazione di autocompiacimento, tu ancora l'eroe della storia, loro il cattivo - o soltanto una comparsa.
L'immenso, sconfinato piacere di sentirti dalla parte della ragione. Di condannare il tuo prossimo per qualche peccato, come se questo fosse compito tuo. Il disprezzo per la loro amoralità, dozzinalità, esistenza. Loro. La gente. Gli altri.
Poi capisci che con la tua presunta moralità alimenti solo il tuo ego. Che la usi per ferire e puntare il dito, al canto di "gne gne gne sono meglio di te." Che gli errori degli altri non dovrebbero importarti, che dovresti tornare al Vangelo quando parla di pagliuzze e travi.
Quasi quarant'anni per imparare qualcosa che avevi già sentito quando ne avevi sei.
E sì, forse gli altri sbagliano davvero. Non fanno del mondo un posto migliore. Ma se usi i loro errori per sentirti superiore a loro, non sei affatto il grande uomo che ti immagini.
Se lo fossi, cercheresti di aiutarli.
E ti ricorderesti di quanto sbagli tu,
di quanto detesti ammetterlo,
e di quanto meriteresti compassione
tanto quanto la merita chi ti sta dinanzi.
Però oh, hai vinto anche stavolta. Congratulazioni.
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bergamorisvegliata · 11 months
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...dal web...
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MASTURBAZIONI MENTALI FEISBUKIANE
C'è una cosa che molti tra i miei contatti hanno fatto e fanno sempre più spesso ed è pubblicare l'invito "se pensate questo toglietemi l'amicizia" quando non un meno oxfordiano "toglietevi dai coglioni".
È una cosa che non capisco e che mi fa molto riflettere sul ruolo che noi assegniamo alle reti sociali.
In primo luogo questa selezione dei contatti in base alle idee mi puzza lontano un parsec di coda di paglia, la persona si sente punta sul vivo sui capricci personali come "il cane è il mio bambino", "love is love", "Salvini capitano" e come un bambino che ha paura di perdere minaccia di rovesciare il gioco per terra.
Ma soprattutto mi rendo conto che in questa scatola virtuale si cerca solo l'approvazione reciproca. Ogni tema scottante diventa occasione per bloccare o escludere dalle presunte "amicizie" persone che la pensano diversamente su un singolo tema in modo da avere una lista di contatti via via più omogenea in cui tutti la pensino allo stesso modo. L'effetto grottesco è quello di pubblicare pensieri e scambiarsi articoli in cui ognuno approva ciò che dice l'altro ed esprime il proprio apprezzamento dando a ciascuno l'idea di avere ragione.
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Se a ciò aggiungiamo che comunque la tendenza, oltre alla selezione, è comunque quella di avere più cosiddetti "amici" possibile, arriviamo a immense camere dell'eco in cui centinaia se non migliaia di voci alla fine dicono la stessa cosa cantandosela e suonandosela a vicenda.
Nessun confronto, nessun attrito, nessuna volontà di far arrivare il proprio pensiero a chi vede le cose in altro modo, ossia colui che piu di tutti dovrebbe essere il nostro destinatario.
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Solo miserrimo autocompiacimento nel vedere come tutti in fondo siano come noi e quindi siamo nel giusto.
Ossia, masturbazione mentale.
-Simone-
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sounds-right · 1 year
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19 e 20 aprile '23: From Malta with love allo Spazio Teatro No'hma - Milano
Proseguono gli appuntamenti No'hma dedicati alla danza. Mercoledì 19 e giovedì 20 aprile, nella settimana della Design Week 2023, lo Spazio Teatro No'hma ospita lo spettacolo From Malta with love, pièce di danza contemporanea della maltese Moveo Dance Company, nona concorrente del Premio Internazionale "Il Teatro Nudo" di Teresa Pomodoro.
From Malta with love si compone di due atti, ciascuno incentrato su una diversa tematica legata alla società contemporanea. In The traitor, il "traditore" è l'anticonformista, l'individuo che sceglie di non adeguarsi alla mentalità dominante. I performer interagiscono con una struttura metallica scomponibile, il cui design delimita e delinea, di volta in volta, lo spazio delle dinamiche sociali evocate in scena. "I am Alex", seconda parte della perfomance, mira invece a esplorare il concetto di ego e autocompiacimento tipico dell'odierna cultura narcisistica. Le musiche alternano pezzi della tradizione greca a brani contemporanei.
Si segna così un'altra tappa del percorso di danza inaugurato dagli artisti napoletani di Memento: «La danza, linguaggio universale, occupa un posto particolare nella Stagione di quest'anno, lungo un filo che unisce le eccellenze e le realtà più creative e innovative da tutto il mondo» afferma con orgoglio la Presidente del Teatro Livia Pomodoro. E aggiunge: «Tra la ricchezza degli appuntamenti del Fuorisalone 2023, No'hma offre la possibilità di gettare uno sguardo sull'attuale panorama culturale di Malta, isola al centro del nostro Mar Mediterraneo e nodo, nei secoli, degli scambi tra popoli e culture, proprio ciò che ambisce a a essere No'hma con il suo Premio».
Moveo Dance Company è tra le principali compagnie di danza di Malta. Dorian Mallia, suo direttore artistico e fondatore, coinvolge attivamente tutti i performer, di provenienza nazionale e internazionale, nel processo creativo di ogni suo lavoro. L'ethos artistico di Moveo Dance Company si evolve intorno alla ricerca del nuovo e di ciò che può suscitare ambiguità nella performance; anche lo studio costante del corpo in movimento è essenziale.
 LA RASSEGNA
Ogni anno il Premio Internazionale dedicato a Teresa Pomodoro, fondatrice di No'hma, ospita a Milano quattordici compagnie da tutto il mondo, valutate dalla Giuria degli Spettatori e dalla Giuria Internazionale degli Esperti. Nel corso delle sue quattordici edizioni, a partire dal 2009, il Premio Internazionale è progressivamente cresciuto in termini di risonanza, raggiungendo numeri sempre più considerevoli: ad oggi si contano oltre 60 Paesi partecipanti e 143 spettacoli per un totale di più di 80.000 spettatori, che grazie allo streaming e all'Onlife sono sparsi in tutto il mondo. 
Spettacoli mercoledì 19 e giovedì 20 aprile, ore 21.
L'ingresso sarà come sempre gratuito e lo spettacolo sarà trasmesso in diretta streaming.
La prenotazione è obbligatoria ed effettuabile tramite il sito Eventbrite, oppure mandando una mail a [email protected] o chiamando il numero 02/45.48.50.85.
From Malta with love
coreografie di
Diane Portelli e Dorian Mallia
musiche di 
Mario Sammut e Albert Garzia
ballerini
Charlotte Carpentier, Cindelle Bouard, Gabriele Farinacci, Victor Hermundstad e Irene Nocella
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19 e 20 aprile '23: From Malta with love allo Spazio Teatro No'hma - Milano
Proseguono gli appuntamenti No'hma dedicati alla danza. Mercoledì 19 e giovedì 20 aprile, nella settimana della Design Week 2023, lo Spazio Teatro No'hma ospita lo spettacolo From Malta with love, pièce di danza contemporanea della maltese Moveo Dance Company, nona concorrente del Premio Internazionale "Il Teatro Nudo" di Teresa Pomodoro.
From Malta with love si compone di due atti, ciascuno incentrato su una diversa tematica legata alla società contemporanea. In The traitor, il "traditore" è l'anticonformista, l'individuo che sceglie di non adeguarsi alla mentalità dominante. I performer interagiscono con una struttura metallica scomponibile, il cui design delimita e delinea, di volta in volta, lo spazio delle dinamiche sociali evocate in scena. "I am Alex", seconda parte della perfomance, mira invece a esplorare il concetto di ego e autocompiacimento tipico dell'odierna cultura narcisistica. Le musiche alternano pezzi della tradizione greca a brani contemporanei.
Si segna così un'altra tappa del percorso di danza inaugurato dagli artisti napoletani di Memento: «La danza, linguaggio universale, occupa un posto particolare nella Stagione di quest'anno, lungo un filo che unisce le eccellenze e le realtà più creative e innovative da tutto il mondo» afferma con orgoglio la Presidente del Teatro Livia Pomodoro. E aggiunge: «Tra la ricchezza degli appuntamenti del Fuorisalone 2023, No'hma offre la possibilità di gettare uno sguardo sull'attuale panorama culturale di Malta, isola al centro del nostro Mar Mediterraneo e nodo, nei secoli, degli scambi tra popoli e culture, proprio ciò che ambisce a a essere No'hma con il suo Premio».
Moveo Dance Company è tra le principali compagnie di danza di Malta. Dorian Mallia, suo direttore artistico e fondatore, coinvolge attivamente tutti i performer, di provenienza nazionale e internazionale, nel processo creativo di ogni suo lavoro. L'ethos artistico di Moveo Dance Company si evolve intorno alla ricerca del nuovo e di ciò che può suscitare ambiguità nella performance; anche lo studio costante del corpo in movimento è essenziale.
 LA RASSEGNA
Ogni anno il Premio Internazionale dedicato a Teresa Pomodoro, fondatrice di No'hma, ospita a Milano quattordici compagnie da tutto il mondo, valutate dalla Giuria degli Spettatori e dalla Giuria Internazionale degli Esperti. Nel corso delle sue quattordici edizioni, a partire dal 2009, il Premio Internazionale è progressivamente cresciuto in termini di risonanza, raggiungendo numeri sempre più considerevoli: ad oggi si contano oltre 60 Paesi partecipanti e 143 spettacoli per un totale di più di 80.000 spettatori, che grazie allo streaming e all'Onlife sono sparsi in tutto il mondo. 
Spettacoli mercoledì 19 e giovedì 20 aprile, ore 21.
L'ingresso sarà come sempre gratuito e lo spettacolo sarà trasmesso in diretta streaming.
La prenotazione è obbligatoria ed effettuabile tramite il sito Eventbrite, oppure mandando una mail a [email protected] o chiamando il numero 02/45.48.50.85.
From Malta with love
coreografie di
Diane Portelli e Dorian Mallia
musiche di 
Mario Sammut e Albert Garzia
ballerini
Charlotte Carpentier, Cindelle Bouard, Gabriele Farinacci, Victor Hermundstad e Irene Nocella
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ideeperscrittori · 2 years
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– Cosa fai nei momenti liberi?
– In passato stavo semplicemente sul divano, ma ho affrontato un percorso di crescita personale per arricchire la mia vita.
– E cosa fai ora?
– Giaccio sul divano, crogiolandomi in un edonistico, ozioso e gratificante autocompiacimento.
FINE
[L'Ideota]
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