MAG148 - Caso #0110304 - Sorveglianza estesa
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ELIAS
Buon pomeriggio, Detective.
[Basira lo attacca immediatamente.]
Ow!
BASIRA
Inutile pezzo di merda manipolatore!
ELIAS
- Detective, questo è piuttosto inutile -
[Suono arrabbiato]
[Ulteriore violenza]
BASIRA
Scusa, quello era inutile?
ELIAS
Ow!
BASIRA
Perché questo è stato il modo in cui sei stato di maggior aiuto fino ad ora!
A meno che tu non abbia un’altra crisi per me.
ELIAS
[Riprendendo fiato] No, no, no - va bene... Mi dispiace?
BASIRA
Oh, sì? Per cosa?
ELIAS
…tutto quanto?
BASIRA
Ci hai mandato al fottutissimo Polo Nord senza un maledetto motivo!
ELIAS
Un, um, errore di calcolo -
BASIRA
No, no, ne ho abbastanza dei tuoi giochetti -
ELIAS
È - Basira -
BASIRA
E quando di preciso avevi previsto di dirci che si sta nutrendo di innocenti?!
ELIAS
- Ho - Ho sempre ritenuto che le abitudini alimentari di un uomo siano affar suo -
BASIRA
Mm-hm.
ELIAS
- ma… posso capire perché forse avrei dovuto accennarlo.
BASIRA
O che eravamo pedinati da un’inquietante donna ragno? Non dirmi che non lo sapevi.
ELIAS
Uh, sì, beh, ad essere onesto io - vi consiglieri di lasciarla in pace quella.
BASIRA
Oh, sì?
ELIAS
Guarda, guarda - io è da moto che faccio questo, e se c’è una cosa che ho imparato sulla Ragnatela, è che gioca il suo gioco. Puoi solo sperare che non interferisca con quello che è il tuo piano. Perché il Ragno di solito vince.
Presupponendo che tu abbia un piano.
Hai un piano, Detective?
BASIRA
Perché lo fai? Che è?
ELIAS
Faccio cosa?
BASIRA
Mi chiami sempre ‘Detective’. Dovrebbe voler dire qualcosa?
ELIAS
Sinceramente, mi piace solo come suona.
BASIRA
[Rumore esasperato]
Allora: perché hai acconsentito a vedermi?
ELIAS
Mi mancavi.
BASIRA
Già. È per questo che hai rifiutato ogni mia visita da quando siamo tornati.
ELIAS
Pensavo che sarebbe potuta… essere un’idea lasciarti un po’ di spazio.
BASIRA
Oh? E come ti è andata?
ELIAS
Um, non nel migliore dei modi?
BASIRA
E adesso cosa? Un altro giro a vuoto? Più autocompiacimento sul ‘destino’ di Jon? Perché ora come ora, sto avendo seri problemi a capire perché non dovrei semplicemente dire loro di buttar via quel tuo piccolo accordo speciale, e vedere come te la cavi qui senza il trattamento speciale.
ELIAS
Voglio dire, hai moltissimi motivi per farlo, certo, ma non sono sicuro che abbiano motivo di darti ascolto.
BASIRA
Li farò ascoltare.
ELIAS
Davvero? Non sei più nella polizia. Gli hai fatto dei favori, ma anche loro ne hanno fatti a te. E credo scoprirai che le informazioni che gli ho dato io sono state di gran lunga più utili. Vuoi mandare un ultimatum? Prego. Non sono certo che di preciso andrà come speri.
E, um, niente più violenza, Detective. O potrei aver bisogno di chiamare le guardie.
BASIRA
Dunque questo è quanto, allora.
ELIAS
A quanto vedo, non sei interessata a qualsiasi cosa possa dirti, e forse sei venuta qui per sfogati un po’ - quindi, sì, questo probabilmente è tutto.
BASIRA
Sono sorpresa che tu non l’abbia previsto.
ELIAS
Beh, quello è sempre stato il mio problema. Sempre ottimista.
BASIRA
Sai, quando non avrai più informazioni utili e avranno finito con te -
ELIAS
Mi ammazzerai. Sì. Mi dispiace dirlo, Detective, ma stai diventando prevedibile.
BASIRA
[Suono esasperato]
ELIAS
Arrivederci, Detective. Mi mancheranno le nostre chiacchierate.
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ARCHIVISTA
Allora?
BASIRA
Solo autocompiacimento inutile. Come avevo detto che avrebbe fatto.
ARCHIVISTA
Avresti dovuto far venire anche me.
BASIRA
No. Tra l’altro, non mi avrebbe vista se lo avessi fatto.
ARCHIVISTA
Non riesco a credere che tu l’abbia visto per tutto questo tempo.
BASIRA
Oh, sì. È quello l’enorme segreto che ha minato la fiducia tra noi.
ARCHIVISTA
[huff] …Ne ha parlato…? Della mia, uh…
BASIRA
Oh, la tua nuova dieta? Niente di utile. Non ne sembrava troppo sconvolto.
ARCHIVISTA
Già.
BASIRA
Cosa.
ARCHIVISTA
Non so - cioè, non sappiamo ancora che cosa sia veramente Elias? Pensavo forse che se fosse stato più simile a me di quanto non ci fossimo resi conto…
BASIRA
Avrebbe avuto dei consigli?
ARCHIVISTA
È stupido, lo so…
BASIRA
Già. Jon. Ne abbiamo parlato. La chiave è non forzare le persone a servirti i loro traumi. Sai - non farlo e basta?
ARCHIVISTA
Non è così facile.
BASIRA
No. Lo è. Altrimenti ti abbatto.
ARCHIVISTA
…
Cioè, è a malapena -
BASIRA
Daisy ci sta riuscendo.
ARCHIVISTA
Daisy è... già. Ci sta riuscendo.
Ha detto qualcosa su Annabelle?
BASIRA
Non proprio. Sembra non essere troppo preoccupato, però. Dice di ignorarla e basta.
ARCHIVISTA
Già, buona fortuna per quello.
BASIRA
Sei riuscito a trovarla?
ARCHIVISTA
Non è che ci abbia provato davvero. Fare quel tipo di cosa volontariamente mi fa venire fame.
BASIRA
Oh, beh allora: trova una dichiarazione che sia di tuo gusto, e leggila.
ARCHIVISTA
Sì, sì, lo so, grazie.
...Basira?
BASIRA
Sì?
ARCHIVISTA
Volevo chiederti: la cassetta, quella della uh… mia vittima. Hai detto che te l’aveva data Martin.
BASIRA
Sì.
ARCHIVISTA
Come stava? Come sembrava - stava - uh -
BASIRA
[Interrompendo; con tono un po’ meno aspro] Non lo so. Non l’ho visto. L’ha solo lasciata sulla mia scrivania con un biglietto.
ARCHIVISTA
Oh. Giusto.
BASIRA
Già.
ARCHIVISTA
Posso chiedere che cosa diceva?
BASIRA
Um, sì. Diceva, uh. "Parlagli"
ARCHIVISTA
[Col respiro strozzato/ suono singhiozzante]
Vado a prendere qualcosa da mangiare.
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ARCHIVISTA
Dichiarazione di Sunil Maraj riguardo il suo lavoro come addetto alla sicurezza e la scomparsa del suo collega, Samson Stiller. Dichiarazione originale rilasciata il 3 aprile 2011. Registrazione audio di Jonathan Simms, l’Archivista.
Inizio della dichiarazione.
ARCHIVISTA (Dichiarazione)
Dunque ho perso il lavoro la scorsa settimana. Cioè, me ne sono andato, loro non mi hanno licenziato o altro. Ma sapete come a volte ti licenzi perché vuoi, e altre volte ti licenzi perché devi? Beh, questa era la seconda, anche se non farò finta di non essere stato felice di lasciarmi alle spalle quel posto.
È perché continuavo a chiedere di Samson, sapete? E su quello che avevo visto. E loro davvero, non volevano che alzassi un polverone per quello. Perché se fosse sparito un giorno, non si fosse presentato a lavoro, sarebbe stato okay - voglio dire, non okay per la sua famiglia ovviamente, o i poliziotti che avrebbero dovuto trovarlo, ma okay per l’azienda. Se fosse sparito a lavoro, però - se quello credo sia successo si anche solo avvicinasse a quanto è successo davvero - allora sono notizie davvero brutte per loro, e gli apre la possibilità di ogni genere di causa e responsabilità.
Voglio dire, va bene, posso trovare altri lavori, e non è come se voglio continuare a lavorare lì per davvero dopo tutto quello che è successo, ma vorrei solo che qualcuno prendesse tutto sul serio. È un casino, e sto faticando davvero molto a togliermelo dalla testa.
Dunque, lavoro per la sicurezza, okay? Prima era così, un’azienda o un negozio metteva assieme la sua piccola squadra della sicurezza, si occupavano di tutta la vigilanza nel negozio e delle telecamere a circuito chiuso. Adesso, però, è tutto centralizzato. Si tende ad avere un edificio o un centro commerciale che appalta tutto il lavoro di sorveglianza a una singola agenzia, che poi coprirà tutti gli uffici o negozi. È più facile, da un punto di vista centralizzato, e più economico, se è quello che piace ai proprietari.
Ma questo vuol dire che tende a esserci molta meno stabilità in come viene tutto organizzato, a livello di personale, per lo meno. Se avete fortuna, vi verrà assegnata una posizione e ci rimarrete per anni, imparerete a conoscere il luogo, i sistemi, i vostri colleghi. Se avete sfortuna, o se ci sono problemi col contratto, potreste facilmente ritrovarti a spostarvi in due o tre posti diversi in altrettanti mesi.
Questo fu più o meno il caso con me e Samson. Eravamo quelli di troppo sotto più punti di vista. Originariamente eravamo stati assunti per un grande edificio di uffici di una corporazione vicino a Liverpool Street, ma ci furono dei problemi e hanno dovuto chiudere tutto per mesi. Samson diceva che avevano trovato dell’amianto, io avevo sentito che era un problema con il leasing, ma non era importante davvero. Il punto è, ci avevano assunto per un incarico che non esisteva più.
Mi aspettavo che si sarebbero sbarazzati di noi e basta, ma per dargli credito, cercarono di fare la cosa giusta. Fecero del loro meglio per aggiungerci alle altre squadre di sicurezza; voglio dire, negli ultimi due anni ci siamo occupati di un paio di data center, un hub di marketing digitale - qualsiasi cosa sia - tre diversi edifici di uffici vicino a Kings Cross… il problema era che, ogni volta, quasi non appena arrivavamo, c’erano sempre dei cambi di personale, o contratti che scadevano, o qualche altra grana, e generalmente, in quanto gli ultimi due arrivati, eravamo sempre i primi a essere riassegnati. Iniziava a sembrare come se un po’ fossimo maledetti, sapete?
Samson la prendeva peggio che di me. Voglio dire, io sono giovane, mia madre ha un appartamento a Hackney, e ad essere onesto, passo la maggior parte delle serate fuori con gli amici o a casa a giocare a black ops, quindi spostarmi in giro non era poi un problema per me. Sam aveva un figlio di tre anni, però, e viveva giù a Morden, quindi essere sballottato da un posto all’altro tutto il tempo gli stava davvero dando fastidio. Aveva provato a parlarmene un paio di volte, ma onestamente non eravamo poi così vicini. O meglio, eravamo vicini perché avevamo sempre lavorato insieme, ma non avevamo moltissimo in comune. Voglio dire avevo provato a parlargli di calcio per un po’, ma credo avesse capito che stavo parlando a vanvera. In ogni caso, il punto è, quando siamo stati riassegnati a un centro commerciale a Stratford, non era di buon umore.
Ora, non sono sicuro di poter legalmente dire a voialtri il nome del centro commerciale in cui stavo lavorando, ma diciamo solo che non era il Westfield. Era vecchio, era decisamente in piedi da decenni, e il sistema di sicurezza lo dimostrava. Cioè, uno dei negozi aveva ancora gli allarmi originali dalla fine degli anni 70, e moltissimi avevano ancora videocamere che registravano in VHS, per l’amor di Dio.
L’ufficio della sicurezza era un casino. L’agenzia per cui lavoravo - di nuovo, non so se posso legalmente farne il nome, ma potete verificare, sapete - hanno un pacchetto dove sostituiscono tutte le vostre apparecchiature con la roba che usiamo noi. Non è a poco, ma ne vale la pena, anche solo per il fatto che sappiamo tutti di preciso come usare quelle cose.
Chiunque stesse gestendo il centro commerciale aveva di sicuro non optato per quel contratto in particolare. Voglio dire, le squadre prima di noi avevano fatto un prode sforzo nel centralizzare e integrare tutti i feed e i sistemi in un’unica sala di controllo, ma… diavolo, quel posto era un casino. Schermi al plasma accanto a vecchi monitor a tubo catodico in cui alcune videocamere dovevano trasmettere, vicino a ripiani di banchi di canali, e qualche raro vero e proprio computer, che tentava del suo meglio per forzare tutto in qualcosa che risultava essere quasi utilizzabile.
Lo trovavo davvero opprimente, quel posto non mi piaceva per niente. Ma Sam sembrò trovarcisi abbastanza bene quasi da subito. A quanto pare ai suoi tempi era stato un ingegnere, e qualcosa in tutti quei vecchi sistemi di sorveglianza, tutti annodati, tutti aggrovigliati gli uni attorno agli altri come un qualche strano nido di telecamere… sembrava piacergli davvero. La prima settimana lì passò quasi tutto il tempo a giocare con i sistemi e i cavi… lasciandomi a fare quasi tutto il lavoro da solo. Beh, voglio dire… c’erano gli altri ragazzi che lavoravano lì, certo, ma anche quelli che erano lì da un po’ iniziarono a capire come stavano le cose e dopo qualche giorno lasciarono a Samson un po’ di spazio.
Sembrava davvero aver riordinato un po’ il posto. Cioè, almeno una parte, solo lui capiva davvero, ma presto iniziò ad avere senso - cosa stavamo guardando e quando - e riuscì a eliminare un po’ di ritardo, quindi eravamo anche riusciti a prendere un paio di taccheggiatori.
C’era solo un pezzo dell’apparecchiatura che sembrava dargli dei problemi. Era questa vecchio registratore multicamera Tecton della fine degli anni ’80, che gestiva i filmati per uno dei vari discount di scarpe sul viale principale.
Non sembrava poi così complicato se lo guardavi e basta, ma provare ad usarlo era a dir poco un incubo. Nessuno dei bottoni sembrava fare di preciso quello che volevi facesse, e c’era ogni genere di sequenze in cui pigiare un bottone, tenerlo premuto, pigiarlo tre volte, tutte - facevano cose davvero diverse.
Sam passò quasi un mese intero a litigarci, prima di cedere e chiedere a Dave - il vecchio tizio con la barba che in un certo senso davamo tutti per scontato essere stato lì per più tempo - se avessero ancora qualcuno dei vecchi manuali d’istruzioni.
Ricordo l’odore di polvere di quando Dave aprì lo schedario nella stanza sul retro, prima di indicare nella direzione del cassetto e alzare le spalle. Voglio dire, io l’avrei lasciato perdere e basta, ovviamente, ma credo che Samson avesse preso tutta la faccenda di sapere come funziona il sistema come - una questione d’onore? Qualcosa che avrebbe potuto recuperare dalla situazione. Solo un modo per riprendere un po’ di controllo sulla sua vita, sapete?
Quindi trovò il manuale. Più un volantino, a dire il vero. Non saranno state più di dieci pagine in A5 in totale, ingiallito e sciupato dall’acqua. Consumato, però. Qualcuno ci aveva addirittura lasciato il proprio nome davanti, come se avesse avuto paura che la gente avrebbe rubato un lurido manuale delle istruzioni.
Comunque, Sam semplicemente non riusciva a metterlo giù. Voglio dire, erano tipo le 10 di mattina quando alla fine lo abbiamo trovato, e quando sono andato alle 14:00 a controllare se avesse già fatto la sua pausa pranzo, era ancora seduto lì, a fissarlo e basta. Voglio dire, io non sono un lettore veloce, o niente di simile, ma è troppo, giusto?
E io sono tipo - okay, questo è il punto in cui crederete di sicuro che vi sto prendendo in giro, ma onestamente non è così, sono serissimo. Perché ho visto alcune delle pagine da oltre la sua spalla, e su una di quelle, c’era una mia foto.
Tipo una foto in bianco e nero del mio viso. Non l’ho guardata bene, ma di sicuro non era una che ricordo aver scattato. Non che questo avrebbe reso meno strano il fatto che fosse stampata in un vecchio manuale delle CCVT risalente a quando ero ancora in fasce. E non me lo sto inventando, giuro.
Poi Samson si è voltato, e mi ha guardato, e non so, mi sono davvero spaventato. I suoi occhi erano tutti - incasinati. Tipo, strani. E vitrei. Era davvero, davvero spaventoso, e mi sono solo girato e sono uscito di lì. Quello non è stato tutto, però. Se lo fosse stato allora, okay, forse avrei lasciato perdere come uno strano sogno, dove io ero semplicemente stanco o qualcosa del genere, ma no. Da quel punto, Samson è semplicemente diventato sempre più inquietante.
Per prima cosa, è sempre a lavoro. Voglio dire, non siamo sempre nello stesso turno, quindi mi ci è voluto un po’ per notarlo, ma quando glielo chiedo, dice solo che i nostri orari devono essersi sincronizzati in modo strano. Ma ogni volta che arrivavo, era lì, a fissare gli schermi, a controllare il viavai di persone, le sue pupille dilatate come se stesse studiando tutto. E ogni volta che rimanevo tardi, ed era il mio turno chiudere, diceva sempre che era felice di occuparsene lui, diceva che io potevo andare via qualche minuto prima.
Quindi, non l’ho mai visto andarsene. Ho provato a rimanere una volta, dissi che dovevo farlo io di persona, ma lui si è fatto zitto, come… davvero zitto, e mi ha fissato.
Il gruppo di schermi era dietro di lui, e io sto cercando di trovare qualcosa da dire, per farlo parlare… e uno per uno, iniziarono semplicemente a spengersi, diventando neri.
E mi è venuta questa sensazione, in fondo allo stomaco, che se l’ultimo schermo si fosse spento, allora mi sarebbe successo qualcosa di veramente brutto. Era uno di quei vecchi set CRT, grande e voluminoso, e le immagini non apparivano mai così nitide, ma per un istante è sembrato come se ci fossi io. Fissavo me stesso mentre gli schermi diventavano lentamente neri, facendosi sempre più e più vicini. Il volto sullo schermo sembrava totalmente terrorizzato, come stavo iniziando a sentirmi io stesso.
Quindi ho provato a sorridere e basta, gli ho detto di non preoccuparsene, e sono uscito più velocemente possibile. Le gambe mi stavano tremando così tanto che uscendo sono quasi caduto.
Poi c’erano le telecamere vere e proprie. Voglio dire, se lavori in un centro commerciale, ovviamente ci compri delle cose. Ero solito prenderci il pranzo, per esempio, e ovviamente prendevo alcune delle cose base di cui avevo bisogno. A volte, se mi sentivo davvero a pezzi ed era il giorno di paga, mi sarei potuto comprare una maglia nuova, o un gioco, o qualcosa.
E ovviamente, perché lavoro nella sicurezza, so dove sono tutte le telecamere. Quali aree coprono, anche come si muovono. Molte sono completamente immobili, fisse su un unico punto. Ma gradualmente, ho iniziato a notare qualcosa mentre facevo compre. Come un formicolio, una sensazione che mi striscia sul collo. Come se fossi osservato.
Quindi inizio a guardare le telecamere con la coda dell’occhio quando sono nei negozi, e sapete cosa, ho ragione. Mi stanno seguendo. Ogni volta che le guardo - non importa in quale direzione dovessero puntare - sono sempre mirate su di me.
Continuo a fissarle, muovendomi in giro, e quelle semplicemente si spostano per tenere le loro lenti puntate su di me. Ma non sono mobili, non hanno un motore o una base rotante si… muovono e basta. Puntate proprio su di me.
Una volta, quando nessun altro nel negozio stava guardando, ho tirato una bomboletta di deodorante a una di quelle. L’ho centrata in pieno. Samson ha indossato degli occhiali da sole per i due giorni seguenti, e quando l’ho visto di striscio senza, c’era una crepa proprio al centro del suo occhio.
Ho provato a parlarne agli altri. Sono abbastanza sicuro che anche loro stessero notando stranezze simili. Erano tutti tesi e nervosi in quegli ultimi mesi. Ma ero noto come l’amico di Sam. Eravamo arrivati insieme e tutti avevano più o meno dato per scontato che fossimo vicini. Quando ho iniziato a fare domande, su quanto stesse succedendo, si sono tutti chiusi a riccio come se stessi cercando di farli finire nei guai. Avevo i nervi a fior di pelle.
Non ero a lavoro la settimana in cui è sparito. Mi ero dato malato con una qualche stronzata su un problema allo stomaco. Avevo solo bisogno di una pausa, un po’ di tempo per rimettere a posto la testa. Era quasi lavoro, sapete? Un po’ di distanza, un po’ di spazio per rilassarmi. Stavo iniziando a sentirmi meglio.
Poi ho ricevuto la chiamata da Dave. Era fuori di sé.
Non sono riuscito a capire metà di quanto stava dicendo con la linea disturbata, ma continuava a ripetere il nome di Samson. Chiedendomi se “lo sapessi,” se lui “me lo avesse detto.”
Non avevo idea di che cosa stesse parlando, ma continuava a urlarmi. Continuava a dire che io dovevo saperlo, che lui mi doveva aver detto cosa stava succedendo. Continuava a dire, “che cosa facciamo con i suoi occhi?”
Voglio dire, non sapevo cosa diavolo dire, sono solo rimasto a sentire Dave in silenzio quando ha iniziato a singhiozzare al telefono.
“Non la smette,” ha detto. “Non riusciamo a sbarazzarci della sua faccia.”
Ho attaccato. E Dave se n’era andato quando sono tornato. Lo erano in diversi, avevano tutti mollato all’improvviso. Volevo chiedere a loro, scoprire che cosa fosse successo, ma a dire il vero non eravamo amici, e non conoscevo nessuno dei loro recapiti.
Non ho più neanche rivisto Samson. Però, ho trovato la vecchia maglietta che indossava a lavoro nello stanzino. Era ridotta a brandelli, avvolta attorno a quel vecchio manuale d’istruzioni. L’ho rimesso nello schedario, e ho tirato via la maglia.
Ho provato a rimanere, a fare il mio lavoro, ma stavo facendo troppe domande secondo quelli dei piani alti, credo. Volevo sapere perché Samson non aveva timbrato il cartellino d’uscita prima di sparire. Perché, non importa chi provasse a resettare il sistema, faceva sempre login con il suo nome.
Perché, ogni volta che guardavo gli schermi da solo, lo vedevo sempre su quel vecchio monitor a tubo catodico. Che mi fissava. Che in silenzio m’invitava ad unirsi a lui.
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione.
[Espira] Hm. Meglio.
Leggere una dichiarazione del Perenne Osservatore conta come una specie di auto-cannibalismo, mi chiedo? O una specie di rigurgito di paura come negli uccelli? Ri-consumare terrore di seconda mano.
Qualunque sia l’analogia, mi sembra sempre più difficile ignorare il calo di rendimento - quanto meno soddisfacente sia una dichiarazione. Il mio desiderio di indagare, di cercare conferme, di… [Risatina frustrata] digerire in modo corretto - l’esperienza, continua a diminuire.
Onestamente non m’interessa se il signor Maraj sia stato inseguito e consumato dal suo vecchio amico guardone, o se si sia dimenticato tutta la faccenda, vivendo in beata ignoranza.
Semplicemente la mente si fa già domande sulla prossima dichiarazione, nella speranza che non sarà così stantia.
Fine della registrazione.
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
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