#bertucce
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elperegrinodedios · 2 years ago
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Mi sono sempre schierato fin da ragazzino, non ho mai seguito la massa, nè mai ho frequentato il branco, ho sempre scelto e forse è proprio per tale motivo che ho sempre avuto molti nemici e tante antipatie. Ed ecco, sto per farmene altre.
#cilasciamoguidaredachicisfrutta#
La politica, mi ha sempre dato la nausea, senso di schifo, che se me ne fossi occupato, è sicuro che sarei stato un rivoltoso e ho sempre odiato la parola diplomazia (per me, sinonimo di piede in due staffe). Chissà quanti mi darebbero torto specialmente oggi guardando i politici attuali la maggior parte dei quali, come è ormai noto già da molto tempo, hanno come alleati o sponsor, molti di quei giornalisti che per uno scoop sono disposti a prostituirsi e si venderebbero moglie e figli. Io questi l'ho sempre chiamati "bertucce".
#laportalargaèpiùfacileecomoda#
Lo stesso per la religione che non ho mai amato e nei confronti del quale, io sono un protestante laico, difensore e sostenitore della sana verità e della parola di Dio un fuorilegge insomma come lo era Gesù. Durante i miei ventennali cammini, mi è capitato delle volte di sostare in tante città note come luoghi di fede e assai impregnate di religiosità prettamente cattoliche e disponendo di tempo ho voluto percorrere la via dolorosa, la via della passione di Cristo, cosidetta via Crucis. Mentre a Lourdes, le stazioni con le varie scene sono rapprentate da statue tutte dorate, quindi non certo di buon gusto, in netta contradizione con l'umiltà e la scelta di povertà del Signore, a Gerusalemme sono riuscito a seguire solo parte della Crucis che dalla Basilica della flagellazione arriva sino al Santo Sepolcro e, udite udite, tutti la seguono recitando il rosario... incredibile! Una interminabile sfilza di ave Maria, su quell'infame strada che Gesù ha percorso tra insulti, frustate e sputi, con il peso della croce e insultato anche da quelli che prima avevano ricevuto miracoli da lui, grondande di sangue per la flagellazione che aveva già subìto e la testa e la fronte perlate del suo sangue, per la ignobile corona di spine che i soldati romani le avevano conficcato nella carne e quindi dicevo, la gente, guidata da alcuni frati, percorre tutto il tragitto recitando la sonnolenta cantilena del rosario anzichè l'eventuale e unica preghiera che Gesù stesso ci ha lasciato ovvero: "Il Padre Nostro". Ho resistito, ma è stata dura.
SELA...
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Sela... Rifletti... Discerni...
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Io sono figlio di Dio e solo Lui è mio Padre. Gesù è mio fratello maggiore lo seguo costantemente nei suoi insegnamenti. Abiterò una meravigliosa casa, mio Padre mi sta già preparando il posto e io sono grato a entrambi per il grande privilegio. Dunque non mi occorre nessun'altra scuola e nè egida da frequentare, io sono già all'Università e non necessito di altro, seguo già il corso dei due più grandi Insegnanti, che si possano mai avere su questa terra ed in questa vita, per mezzo del terzo che è lo Spirito Santo, il mio educatore, la mia grande Guida che mi consiglia, mi corregge e mi edifica ma soprattutto mi da discernimento per distinguere sempre il bene dal male e non a caso si chiama il Consolatore. Mi convertii solo quel giorno, in cui mi venne assicurato prima, e constatato dopo che potevo avere una relazione diretta con Gesù senza intermediari e credere in Lui mi avrebbe assicurato il perdono dei peccati e la salvezza. Peccati passati, i presenti e anche quelli futuri. Futuri?! Si e lo capii solo nel tempo come potesse accadere, rendendomi conto del mio cambiamento: io sono sempre lo stesso ma se prima qualche peccato lo pianificavo, ora no, seppure sia sempre lo stesso peccatore, adesso semplicemente cado, cedo alla tentazione si ma non pianifico più e non c'è più programmazione. Concludendo e ribadendo una volta ancora, che non sono cattolico e nè appartenente ad alcuna altra denominazione o egida, non frequento nè chiese fatte da mani d'uomo ma solo quelle che si riuniscono in spirito, noi dunque, come pietre viventi che come dice la Parola di Dio, poggiano su Cristo chè è la pietra angolare. Io e Dio uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo. E quando ho bisogno di alimentarmi, apro le Sacre Scritture, magari insieme agli altri fratelli e sorelle o faccio il numero 33.3 dove Geremia dice di rivolgersi in caso di necessità: "Invocami e io ti risponderò, e ti annunzierò cose grandi e impenetrabili che tu non conosci". Amèn e Amèn!!! Ecco, relazione e non religione. Salvezza e amore, non precetti.
lan ✍️
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togetherhearted · 2 years ago
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Se l'inviato del tiggì da bersagliare è Geppetto, aggiungi pure i miei urlacci! Istituiamo la Confraternita delle Bertucce Strillanti, orsù!
Massì dai,perché no!!
Venigni che disturba le dirette del Geppi portando banane di gomma giganti ed urlando
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jacopocioni · 2 years ago
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Osterie, strade, antichi mangiari a Firenze nel XV secolo.
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Nozze di Cana Duccio, particolare. Siamo a Firenze in un periodo di grande splendore e crescita e magnificenza sia economica che culturale. Magnificenza e opulenza che spesso si accompagnano a costumi non sempre morigerati come aveva voluto sottolineare Dante quando parlava della Firenze della cerchia antica: le osterie pullulano e prosperano tanto da meritare i versi di un grande del tempo: Lorenzo il Magnifico. Già il titolo esplicita una situazione evidente: I beoni, o più esattamente Capitoli d’una historia di beoni, una rassegna dei più famosi bevitori fiorentini del tempo  attribuita al Magnifico e da altri invece al suo copista. Quel che conta per la nostra indagine resta comunque il costume e la costumanza della Firenze della seconda metà del Quattrocento di bere e di sbronzarsi o comunque di apprezzare molto il buon vino, soprattutto la Malvasia o Malvagìa. Dai versi emergono oltre ai nomi dei grandi bevitori anche quelli delle osterie che offrivano non solo vino, ma anche assistenza dopo la sbronza e opportuno accompagnamento al bere con ottime pietanze.
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I beoni Nel testo del Magnifico o di chi per lui troviamo i nomi delle osterie più note: il Fico, il Buco e le Bertucce. Quest’ultima resistette nel tempo tanto a lungo da essere menzionata anche in composizioni di epoche successive e fu frequentata con assiduità dallo stesso Lorenzo: il Fico era nel chiasso Angolanti incorporato poi nell’edificio dell’Arciconfraternita della Misericordia e prendeva il nome dal ramo di fico dell’insegna; il Buco si trovava nei pressi di Santo Stefano di Ponte Vecchio e forse il Chiasso del Buco, nei pressi di via Lambertesca, prende il nome proprio da quella osteria; e le famose Bertucce? Situata all’inizio di via del Corso dal lato di via Calzaioli, a metà strada tra piazza Signoria e il Duomo, nei pressi della chiesetta di San Martino del Vescovo. Non solo bere e mangiare, ma soprattutto allegre brigate di artisti e uomini dotti dove si confezionavano o vivevano le burle raccontate dai novellieri del tre e del quattrocento.
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Chiasso del Buco
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Le Bertucce torna ad essere menzionata molto più tardi nei versi del grande astronomo Galileo Galilei che la menziona insieme ad altre famose al suo tempo: il Porco ad esempio o la Malvagìa. Il Porco prendeva o dava il nome al chiasso dove era ubicata e aveva per insegna la testa dell’animale e, colmo dei colmi, era condotta dalla famiglia Porcellini. Era famosa perché vi si preparavano piatti prelibati: i granelli, le frittelle, le tomaselle e le carbonate. Alcuni piatti sono ancora riconoscibili: i granelli, ovvero i testicoli di montone o di altri animali, erano fritti e sembra fossero stati per la prima volta cucinati a Firenze proprio nell’osteria del Porco; oggi possiamo trovarli tra i piatti maremmani anche grigliati o in padella con olio aglio e rosmarino. Le tomaselle erano invece polpette di pasta zuccherata e uova. Era detta “carbonata” la carne di maiale secca e salata cotta sui carboni o in gratella, altri invece intendono più precisamente con “carbonate” lunghe salsicce secche molto piccanti, cotte sulla brace. Come non bere con questi piatti? Tanto che qualcuno del tempo inserì tra le maggiori molestie il non bere mangiando proprio le carbonate. Fabio Borbottoni, L’arco dei Pecori Tante le osterie presenti a Firenze nel periodo tra il XV e il XVI secolo: abbiamo scelto le più rinomate o quelle con particolarità per i piatti o per la frequentazione. A differenza infatti dei periodi successivi, e più precisamente dai primi anni del Settecento in poi, le osterie vennero a perdere il loro ruolo di luoghi di ritrovo per i ceti elevati, artisti, conversazioni o burle alla toscana e lo acquisirono via via i Caffè. Tra le più frequentate del periodo in questione non possiamo dimenticare la Malvasia o Malvagìa dal vino apprezzato e gradito che vi si mesceva. Si trovava in prossimità dell’arco dei Pecori (oggi inesistente perchè distrutto). Fabio Borbottoni, l’arco dei Pecori visto da Piazza del Duomo. Un altro scorcio di Firenze che rimane solo nei dipinti degli artisti dell’epoca Il vino era ricavato da uve originarie dell’isola di Candia tanto che Candiotto era il nome di un’altra osteria dove si serviva lo stesso tipo di vino, citata nel Simposio o I beoni di Lorenzo il Magnifico (attribuito). Più famosa era l’osteria Vinegia, chiusa nel XVII secolo, rinomata per gli ottimi vini come il suo nome ricordava. Non dimentichiamo infatti che ai traffici nel Mediterraneo della Repubblica di Venezia si deve l’importazione di vari vitigni: si trovava in via Vinegia, strada cui lasciò in ricordo il nome, situata tra via dei Leoni e via dei Rustici. Ripercorrendo la storia di queste antiche osterie è capitato più volte di scoprire che la loro esistenza era tanto ridondante da dare o lasciare, come in questo caso, in eredità il toponimo legato al loro nome, come la già citata osteria il Buco nel chiasso omonimo.
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La copertina del Diario fiorentino Interessante osteria era quella detta Frascato. Presumibilmente derivava il suo nome da una copertura di frasche all’entrata. Rinomatissima, sembra fosse stata chiusa in seguito alle rigide regole savanaroliane e riaperta nel 1497, dopo tale parentesi. Situata vicino al Mercato Vecchio, presso la piazza sei Succhiellinai, era luogo di ritrovo dove si giocava e mangiava. Così ci tramanda Luca Landucci nel suo Diario fiorentino dal 1450 a 1516. Tra i vari mangiari ci soffermiamo sugli Zuchi: una sorta di frittelle fatte di pasta, avvolte in tondo sur un fuscello, e cotte coll‘olio nella padella, e perchè le più volte s‘immelano di sopra, si dicono zughi melati. E perchè hanno qualche somiglianza col membro virile … onde quando si dice a uno: Tu sei uno zugo si vuol dire che sei uno di quelli le allusioni per la forma che assumevano doveva scatenare le metafore più trite, probabilmente… https://tuttatoscana.net/storia-e-microstoria-2/microstoria-in-cucina-osterie-strade-antichi-mangiari-a-firenze-nel-xv-secolo/ https://tuttatoscana.net/storia-e-microstoria-2/microstoria-in-cucina-osterie-strade-mangiari-a-firenze-nel-xv-secolo/
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scuoladiviaggio · 6 years ago
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Le Bertucce della Foresta di Cedri #bertucce #scimmie #monkeys #monkeysforest #scimmiette #forest #azrou #monkey #marocco #atlante #cedar #cedarforest #nikon #nikond7000 #viaggiare #scuoladiviaggio @scuoladiviaggio www.scuoladiviaggio.it (presso Azrou) https://www.instagram.com/p/ByMdJn0o0iW/?igshid=1b02xgghorqii
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unastoriavera · 6 years ago
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Ti amerò senza alcun riguardo per le azioni dei nostri nemici o per le gelosie degli attori. Ti amerò senza alcun riguardo per l’indignazione di certi genitori o per la noia di certi amici. Ti amerò, non curandomi di cosa venga servito nelle caffetterie del mondo o di quale gioco venga giocato ad ogni ricreazione. Ti amerò, non importa quante esercitazioni antincendio saremo tutti costretti a sopportare, e non importa cosa venga scritto sulla lavagna con uno sfumato, noioso gessetto. Ti amerò nonostante tutti gli sbagli che faccio quando provo a ridurre le frazioni, e nonostante sia difficilissimo memorizzare la tavola periodica. Ti amerò incurante di quale fosse la combinazione del tuo armadietto, o di come decidessi di impiegare il tuo tempo nelle ore buche. Ti amerò senza considerare come si sia classificata la tua squadra di calcio al torneo, o quante macchie ci siano nella mia uniforme da cheerleader.
Ti amerò se non ti vedrò mai più, e ti amerò se ti vedrò ogni martedì. Ti amerò se ti taglierai i capelli, e ti amerò se taglierai i capelli degli altri. Ti amerò se smetterai di allevare pipistrelli, e ti amerò se ti ritirerai dal teatro per dedicarti ad altre occupazioni meno pericolose. Ti amerò se lascerai cadere il tuo impermeabile sul pavimento invece di appenderlo, e ti amerò se tradirai tuo padre. Ti amerò addirittura se annuncerai che la poesia di Edgar Guest è la migliore del mondo, e che l’opera di Zilpha Keatley Snyder è insopportabilmente noiosa. Ti amerò se lascerai il theremin e ti dedicherai all’armonica. Ti amerò se donerai le tue bertucce allo zoo e le tue raganelle a M.
Ti amerò come la stella marina ama la barriera corallina e come il kudzu ama gli alberi, anche se gli oceani si dovessero trasformare in segatura e gli alberi dovessero cadere nella foresta senza nessuno lì a sentirli. Ti amerò come il pesto ama le fettuccine e come il rafano ama il miyagi, come la tempura ama il caviale rosso e i peperoni amano la pizza. Ti amerò come il lamantino ama il cespo di lattuga, e quanto la macchia nera ama il leopardo, come la sanguisuga ama la caviglia di un uccello trampoliere e come un cadavere ama il becco di un avvoltoio. Ti amerò come il dottore ama il suo paziente più malato e il lago ama il suo nuotatore più assetato.
Ti amerò come la barba ama il mento, e le briciole amano la barba, e il tovagliolo umido ama le briciole, e il documento importante ama l’umidità del tovagliolo, e l’occhio strabico di chi legge ama la stampa sbavata del documento, e le lacrime di tristezza amano l’occhio strabico quando legge male ciò che è scritto. Ti amerò come l’iceberg ama la nave, e i passeggeri amano la scialuppa, e la scialuppa ama il dente del capodoglio, e il capodoglio ama il sapore delle uniformi navali. Ti amerò come un bambino ama origliare le conversazioni dei suoi genitori, e i genitori amano le proprie voci che litigano, e come la penna ama scrivere le parole che queste voci mormorano in un diario, per mantenerle al sicuro.
Ti amerò come una tegola ama cadere da una casa in una giornata ventosa e colpire una persona accigliata sul mento, e come un forno ama smettere di funzionare mentre si sta cuocendo un tacchino arrosto. Ti amerò come un aereo ama cadere da un limpido cielo blu e come una scala mobile ama impigliare sciarpe costose nei propri meccanismi. Ti amerò come una salvietta bagnata ama essere appallottolata e lanciata sul soffitto del bagno e una gomma ama lasciare trucioli nelle acconciature della gente che parla troppo. Ti amerò come un gemello ama cadere dalla propria camicia ed esplorare la festa per conto suo, e come un paio di guanti bianchi ama scivolare delicatamente nella coppa da punch. Ti amerò come un taxi ama gli schizzi fangosi di una pozzanghera e come una biblioteca ama il ticchettio paziente di un orologio.
Ti amerò come un ladro ama una galleria e come un corvo ama un assassino, come una nuvola ama i pipistrelli e come un campo ama le colline. Ti amerò come la sfortuna ama gli orfani, come il fuoco ama l’innocenza e come la giustizia ama sedersi e stare a guardare mentre tutto va nel verso sbagliato. Ti amerò come un campo di battaglia ama i giovani uomini e come la menta piperita ama le tue allergie, e ti amerò come la buccia di banana ama la scarpa di un uomo che è stato appena colpito da una tegola caduta da un tetto. Ti amerò come un pompiere volontario ama correre dentro edifici che vanno a fuoco, e come gli edifici che vanno a fuoco amano inseguire chi esce, e come un paracadute ama lasciare un dirigibile e come uno che guida il dirigibile ama poi inseguirlo.
Ti amerò come un pugnale ama la schiena di una certa persona, e come una certa persona ama indossare tuniche a prova di pugnale, e come una tunica a prova di pugnale ama andare in una certa lavanderia, e come un certo impiegato di lavanderia ama stare sveglio fino a tardi con un binocolo, a guardare per ore una fabbrica di pugnali nella speranza di sorprendere uno scassinatore, e come uno scassinatore ama sgusciare alle spalle di persone con binocoli, realizzando improvvisamente di aver lasciato il pugnale a casa.
Ti amerò come un cassetto ama uno scomparto segreto, e come uno scomparto segreto ama un segreto e come un segreto ama far sobbalzare le persone, e come una persona che sobbalza ama un bicchierino di brandy per distendere i nervi, e come un bicchierino di brandy ama sfracellarsi a terra, e come il rumore del vetro che si rompe ama far sobbalzare qualcun altro, e come qualcun altro che sobbalza ama una scrivania vicina a cui appoggiarsi, anche se appoggiandosi spinge una leva che ama aprire un cassetto e rivelare uno scomparto segreto.
Ti amerò fino a quando tutti questi scomparti saranno stati scoperti e aperti, e fino a quando tutti i segreti saranno stati liberati sobbalzando nel mondo. Ti amerò fino a quando tutti i codici segreti e tutti i cuori saranno stati spezzati, e fino a quando ogni anagramma e ogni uovo saranno stati sciolti. Ti amerò fino a quando ogni incendio sarà stato domato e fino a quando ogni casa sarà stata ricostruita dal legno più bello e più sensibile, e fino a quando ogni criminale sarà stato ammanettato dal più pigro dei poliziotti.
Ti amerò fino a quando M. odierà i serpenti e J. odierà la grammatica, e ti amerò fino a quando C. si renderà conto che S. non merita il suo amore, e N. realizzerà di non meritare quello di V. Ti amerò fino a quando l’uccello odierà un nido e il verme odierà una mela, e finché la mela odierà un albero, e finché l’albero odierà un nido, e finché un uccello odierà un albero e una mela odierà un nido, anche se sinceramente non riesco in alcun modo a immaginare questa ultima evenienza. Ti amerò mentre diventiamo più vecchi, che è ciò che è appena successo, ed è successo ancora, ed è successo diversi giorni fa, in continuazione, e poi diversi anni prima, e continuerà ad accadere finché le lancette in moto di ogni orologio e le pagine voltate di ogni calendario segneranno lo scorrere del tempo, eccezion fatta per gli orologi che la gente ha dimenticato di caricare e i calendari che si è dimenticata di mettere in un punto molto visibile.
Ti amerò mentre ci troveremo sempre più lontani l’uno dall’altra, quando un tempo eravamo così vicini da poter infilare una pagliuzza ricurva e il lungo cucchiaio sottile rispettivamente fra le nostre labbra e le nostre dita. Ti amerò fino a quando le nostre opportunità di incontrarci per caso scenderanno da molto poche a zero, e fino a quando il tuo viso sarà annebbiato in un ricordo distante, e il tuo ricordo visto attraverso una nebbia distante, e la tua distanza distanziata dal ricordato ricordo di una nebbia nebbiosa.
Ti amerò senza pensare a dove andrai e a chi vedrai, senza pensare ai luoghi che eviterai e a chi non vedrai, e senza pensare a chi ti vedrà evitando i luoghi in cui andrai. Ti amerò qualsiasi cosa ti succederà, e qualsiasi cosa succederà a me nello scoprire cosa ti è successo, e qualsiasi cosa succederà a me quando scoprirò questo fatto, e in qualsiasi modo io verrò trovato dopo che ciò che mi succederà mi sarà successo per aver scoperto questo fatto.
Ti amerò se non mi sposerai. Ti amerò se sposerai qualcun altro - magari un tuo collega, o Y., o addirittura O., o chiunque da Z. ad A., persino R., anche se purtroppo credo che passerà un po’ di tempo prima che a due donne venga permesso di sposarsi - e ti amerò se avrai un figlio, ti amerò se avrai due figli, o tre figli, o anche di più, anche se personalmente trovo che tre siano già troppi, e ti amerò se non ti sposerai mai e non avrai mai figli, e passerai i tuoi anni a desiderare di aver sposato me, dopotutto, e devo dire che nelle fredde notti inoltrate questo è lo scenario che mi piace di più fra tutti quelli che ho menzionato.
Questo, Beatrice, è il modo in cui ti amerò, anche se il mondo continuerà ad andare avanti per la sua disgraziata via.
Lemony Snicket - Lettere a Beatrice (traduzione mia)
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congez · 7 years ago
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L’Italia guida la task force per salvare le Bertucce
Una guida della Lav per informare gli operatori e prevenire il commercio clandestino. Il 65% delle scimmie finiscono nelle abitazioni di privati che amano gli animali esotici. Il contrasto dei Carabinieri Forestali
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Eccolo Rocket nei boschi della Maremma, ospite del centro di recupero di Semproniamo, provincia di Grosseto. Non sarà proprio come ritrovarsi nelle foreste di conifere e querce del Marocco, ma almeno é libero e può riprendersi dopo il lungo viaggio. E’ un maschio di Bertuccia sequestrato a giugno in Calabria, nel Comune di Cosenza, introdotto illegalmente in Italia dopo aver attraversato la Tunisia ed aver raggiunto Napoli a bordo di un furgone. Per tenerlo tranquillo i suoi rapitori l’hanno imbottito di uno sciroppo calmante per bambini.
Riabilitazione
Se non fosse stato intercettato dai Carabinieri Forestali, sarebbe finito a casa di un privato con la passione di animali esotici(succede nel 65% dei casi) e avrebbe trascorso il resto della vita in cattività. Dopo la riabilitazione a Semproniano, sede di un centro di recupero per animali esotici (Crase), Rocket verrà abituato a rientrare nel suo habitat, in un ambiente protetto. Disavventure come la sua purtroppo sono frequenti e non tutte hanno lo stesso epilogo, il salvataggio.
Record
L’Italia é infatti assieme alla Spagna lo Stato dell’Ue col record negativo di importazione di questo primate da Marocco e Algeria, gli unici territori dove sopravvive dopo essersi estinto in Tunisia. La Bertuccia o Macaco sylvanus é nell’elenco dei protetti della Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate dall’estinzione,firmata a Washington nel 1973. Detenzione, commercio, possesso e donazione sono vietate con l’obiettivo di tutelare una popolazione che negli ultimi 40 anni é arrivata a contare 7mila esemplari, dai 21mila esistenti. La nostra penisola é crocevia del traffico illegale, una delle attività della criminalità organizzata, al quale si stanno opponendo i Carabinieri Forestali col sostegno di Lav, la lega antivivisezione, e due associazioni internazionali nell’ambito del progetto Born to Be Wind. Il 90% delle scimmie provengono dal Marocco.
Informazione
«Studi dell’università di Utrecht dimostrano che il traffico é gestito dalla criminalità organizzata. Esiste una rete per vendere questo mammifero, il più richiesto sulla rotta Nord Africa-Europa. Per stroncare il fenomeno occorre fare molta informazione», dice il vicepresidente Lav, Roberto Bennati. Lav ha preparato il «Manuale per la gestione del sequestro e della confisca di Bertuccia» proprio per aumentare la consapevolezza negli agenti di polizia giudiziaria e anche negli acquirenti di cosa significa imbattersi in questi animali intelligenti, rapidi, pronti a difendersi dalla cattura.
2mila euro
I cuccioli di scimmia (da adulti hanno le dimensioni di cani di media taglia) vengono importati in condizioni terribili. Anestetizzati e nascosti in valige o borse o scomparti della vettura. Il viaggio a volte avviene in aereo e in questo caso i piccoli passeggeri vengono chiusi in bagagli consegnati al check in e diretti alla stiva. L’acquirente arriva a pagare 2mila euro per ogni animale. A volte il commercio avviene via web, prezzo medio 450-600 dollari. Il manuale insiste sui rischi sanitari. Le Bertucce hanno denti affilati e possono trasmettere malattie infettive attraverso il morso. Ecco perché.
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hirokazukoreeda · 6 years ago
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hola! sigo pensando en ese post sobre como zama se aleja de una estructura clasica y que es de un tipo de cine que no goza de mucha popularidad. me jodio mucho no poder disfrutarla porque conozco mucha gente que la amó. si no te molesta, qué tipo de peliculas recomendarías para empezar a entender el cine menos clasico? sobre todo en lo que se refiere a cine argentino.
qué bueno que dialoguemos!! en mi experiencia la mayoría de las pelis argentinas que vi siguen una estructura clásica, lo que no significa que imiten el cine de hollywood, ni tampoco que por ser clásicas gocen de popularidad. Pero definitivamente no se acercan tanto al cine de Lucrecia. En mi opinión ella es la mejor de acá en lo que hace, aunque como dije antes La Ciénaga es mi favorita. Si no viste cine de ella, empezá por sus pelis. La Niña Santa, La Mujer Sin Cabeza. Te aseguro que no son lo mismo que Zama.
Las películas que me sirvieron a mí para empezar a ver cine no-clásico no fueron argentinas, y al principio también me resultaban pesadas, por eso te entiendo perfectamente cuando decís que para vos Zama fue un embole.
Cuando era chica estaba obsesionada con el cine de Jim Jarmusch. Creo que fue uno de los primeros directores que vi que se alejaran de la estructura clásica (en sus primeras películas). La primera que alquilé fue Vacaciones Permanentes, que coincide con su primer película, pero eso yo no lo sabía. Mi primer recuerdo es que me pareció una porquería, al igual que vos con Zama. Estaba enojada porque sabía que Jim Jarmusch era un director ya conocido y consagrado, y sabía que él estaba diciendo algo y yo me lo estaba perdiendo. La volví a ver y la volví a ver, no porque no entendiera su significado, más bien porque no entendía qué veían los demás que yo no veía, por qué para otros era buena y para mí no. La película me terminó venciendo, como una canción que no te gusta pero de tantas veces que la escuchaste de golpe un día te encanta. Y para cuando alquilé Stranger Than Paradise, yo ya había incorporado algo del lenguaje de Jim Jarmusch que ni siquiera me había dado cuenta, e inmediatamente sentí otra cosa. 
Creo que eso es lo primero que pasa con estas películas. Despiertan un lado sensorial que, sobre todo, cuando no estás acostumbrado a verlas, hacen que te olvides por completo de qué es lo que te quieren decir y empieces a aceptar que la obra a veces es simplemente la sensación que te genera y los sentimientos que te deja. Lo que no quiere decir que no te hayan querido decir algo, que la película sea inconexa como decíamos, o que no tenga un sentido buscado por el realizador, un mensaje. Simplemente que pareciera que no es lo que más importa. Al menos hasta que aprendés a leer el cine de otra manera.
También me crucé con el cine de Buñuel sin querer y mucho antes de estar preparada para verlo, porque leía mucho a Federico García Lorca y obviamente eso me llevó a Dalí, y obviamente eso desencadenó en Buñuel. Sus películas sí que parecen casi demenciales, pero demenciales como cualquier obra de arte surrealista. Cuando aprendés que el cine tiene esa capacidad de despliegue, también entendés que la podés ver con cualquier parte del cuerpo, y no sólo desde lo racional. Como cualquier obra de arte. 
Otro cine que me sirvió mucho fue el de Alain Resnais, especialmente Hace un año en Marienbad, una de las primeras películas que vi que me dejaron completamente enamorada de la estructura no-clásica, y de delphine seyrig :-) 
Otros realizadores que me sirvieron mucho en cuanto a esta narrativa pero que, en mi opinión, son muy diferentes entre sí (como para que veas si alguno no te gusta, tal vez otro sí): Tarkovsky, Jean Cocteau, Agnes Varda, Ignmar Bergman, Peter Greenaway (PG trabaja con Sacha Vierny, en mi opinión uno de los mejores cinematógrafos, que además trabajó en un montón de películas de Alain Resnais, en Belle de Jour de Buñuel y en al menos dos de Marguerite Duras. Y si pudiste apreciar lo visualmente hermosa que es Zama, seguramente vas a poder como mínimo apreciar lo mismo de estas películas!).
Y ya que menciono a Marguerite Duras: no puedo decir que haya visto muchas de sus pelis porque lamentablemente me cuesta mucho conseguirlas, pero en youtube hay algunas que podés encontrar. Lo mismo con Chantal Akerman.
En fin, películas de cine no-clásico, o cine experimental, o de arte y ensayo, o como quieran llamarle, hay miles y miles. Lo que yo te nombro acá es lo que a mí me sirvió para romper con lo otro. Seguramente descubrirás cuáles te simpatizan y cuáles no, y también te darás cuenta que el cine no-clásico tiene muchísimas posibilidades, con lo cual los resultados siempre son muy variados, entonces no te des por vencida si alguna de estas películas no te gustan o te aburren. Eso no significa que te vaya a pasar lo mismo con las demás!
Con respecto a las películas argentinas (y esto es lo último, perdón por no callarme): lamentablemente es muy difícil acceder a muchísimo contenido nacional. Donde yo vivo hay dos cines, cuando (y si) estrenan películas nacionales generalmente no son las que yo me inclino por ver (léase: adrián suar o corazón de león), pero cuando estrenan algo que me llama un mínimo la atención intento Siempre ir a verla. De las últimas películas nacionales que pude ver en el cine, “nadie nos mira” de Julia Solomonoff y “la reina del miedo” de Valeria Bertucceli fueron dos de mis favoritas! (diría que las dos tienen una narrativa más bien clásica -especialmente la de julia-, pero ninguna alcanzó el nivel de popularidad que para mí se merecían, siendo que ambas tuvieron premios y nominaciones).
En play.ar están todas o casi todas las pelis de Leonardo Favio! películas que jamás fueron nominadas por la academia (tampoco sé si fueron presentadas?) pero que sin dudas representan lo mejor del cine nacional.
Creo que también está Hombre Mirando al Sudeste, La Antena, Historias Mínimas.
Y películas de mujeres, porque felizmente podemos decir que argentina tiene un porcentaje de realizadoras mujeres muy grande en relación a otros países: Anahí Berneri (en play ar está Por tu Culpa que es muy buena), Celina Murga (Ana y los Otros), de Julia Solomonoff está El último verano de la boyita, que amo.
Me falta ver un montón de cine experimental (y no experimental) de argentina! recién estos últimos años empecé a involucrarme más con el cine nacional, porque erróneamente juzgaba por lo que veía que era popular y lo que se estrenaba en el cine, razón por la que me parece tan importante que se empiece a cambiar el foco. Muchas personas ni siquiera saben que existen estas películas y directoras. A muchas personas les vas a escuchar decir que odian y no ven cine nacional, porque piensan que “el fútbol o yo” es todo lo que podemos ofrecer. Tengo muchas películas en mi watchlist que quiero ver y no consigo, play ar no hace trabajo de remasterización y muchas películas se ven súper mal. Ojalá esto cambie y ojalá se nos facilite mucho más el acceso. Me parece que tenemos un cine nacional increíble, que hay un montón de realizadores jóvenes haciendo cosas geniales, que los resultados son variados y que hay un montón de potencial. No me interesa que argentina gane oscars, me interesa que la gente que tiene ese potencial tenga la posibilidad de seguir realizando, y para eso necesitás apoyo y plata. Los premios te abren esa puerta, y esa es básicamente la razón por la que me estuve quejando.
A este punto ya sé que me odiás porque no paro de escribir así que me callo! ojalá algo de lo que dije te sirva, y descubras nuevas obras que te lleven a otras obras, y a otras y a otras. Es difícil recomendar cuando no sabés nada de la otra persona, así que traté de ser lo más amplia que pude. Espero que algo de todo lo que mencioné te termine gustando :-) saludos amigue
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scienza-magia · 3 years ago
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Fauna preistorica del Pleistocene medio a Basso Garda
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Quando mammut e rinoceronti pascolavano in riva al Garda. Grandi predatori come tigri dai denti a sciabola, leoni e giganteschi orsi. Con i mammut, gli elefanti, rinoceronti e persino tantissime scimmie. Questi erano solo alcuni degli animali protagonisti del Basso Garda nel Pleistocene medio, un periodo interglaciale di oltre 300 mila anni fa, quando il ghiacciaio profondo 1,5 chilometri ha lasciato posto a una foresta caldo-temperata. Uno scenario che continua a sorprendere anche gli esperti. Il territorio a est di Brescia era una distesa di latifoglie e il lago di Garda aveva già la forma attuale. Ma la fauna era più simile a quella dell’Africa odierna. «Era un patrimonio faunistico immenso - spiega il paleontologo e archeozoologo Fabio Bona, che ha collaborato agli scavi del sito Unesco del lago Lucone a Polpenazze -.
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Il mammut: una delle presenze accertate e documentate nel passato remoto del territorio del GardaScimmie simili alle bertucce furono tra gli abitanti delle rive del lago Lo studio degli animali antichi del territorio è ancora lontano dall’essere svelato, alcune specie si sono estinte, altre sono sopravvissute fino all’epoca moderna, siamo intenzionati ad approfondire la ricerca». L’Homo Erectus già c’era. Non essendo stati trovati resti non si può sapere se si trattasse dell’Homo Heidelbergensis o del Neanderthal (o di entrambi), ma le punte di selce confermano la sua presenza. I resti di alcuni animali macellati confermano che cacciava in gruppo ed era parecchio temerario: non temeva di fronteggiare né l’orso delle caverne (un carnivoro grande il doppio dell’orso bruno) e nemmeno il mammut lanoso (che comparirà sul Garda 50 mila anni fa). Erano tempi duri per gli ominidi del paleolitico medio, che se la dovevano vedere anche la temutissima tigre dai denti a sciabola: un feroce felide dai lunghissimi canini superiori presente nel Bresciano, l’ultimo ritrovamento è stato fatto a Nuvolento. «Abbiamo trovato resti di una specie di leone, elefanti senza pelo,, c’erano di sicuro rinoceronti e anche una temuta specie di leone. I cavalli selvatici erano un po’ più piccoli, il cinghiale un po’ più grande, l’elefante non era peloso era simile a quello africano ma aveva denti dritti e c’erano anche tantissime macache, scimmie simili alla bertuccia - racconta Bona che collabora regolarmente con lo scavo del Lucone -. Sono specie estinte, non a causa dell’intervento antropico, gli ominidi non c’entrano. Forse il flusso genico, legato a piccole mutazioni ambientali è terminato». Cervi e daini, anatre e germani ci sono sempre stati, passando anche dal periodo del bronzo medio, quando i palafitticoli li cacciavano in un’epoca faunistica ben diversa: i cani erano addomesticati, i gatti c’erano ma erano piccole linci selvatiche e si allevavano, maiali, capre e bovini, l’ultima scoperta estiva del Lucone è un luccio identico a quelli che nuotano oggi nel lago. Ma i reperti che scoprono questo scenario poco conosciuto sono nei magazzini del museo della Scienza di Brescia che espone in mostre temporanee solo l’alce impagliato. •. Read the full article
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parconaturaviva · 3 years ago
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Sabato 5 marzo riapre il Parco Natura Viva!
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Dopo due anni durissimi, il Parco Natura Viva riapre le porte al pubblico il prossimo sabato 5 marzo. Ci sono aspettative di speranza per l’anno che dovrebbe tornare ad ospitare scuole e centri estivi, mentre non si sono mai fermati i progetti per la conservazione delle specie a rischio di estinzione né la quotidiana vita degli animali. Sono già iniziati i lavori per la realizzazione di quello che è stato ribattezzato “l’albergo degli ibis eremita”, ovvero il primo e l’unico luogo in Italia di accoglienza e riparo per ibis eremita selvatici. Dotato di tutti i comfort (pareti rocciose, nidi, cibo e assistenza veterinaria), gli esemplari in migrazione potranno utilizzarlo per sostare, rifocillarsi e ripartire a proprio piacimento. Messi qualche giorno fa su un volo intercontinentale invece 5000 microchip diretti all’arcipelago delle Seychelles. Destinazione finale isola di Mahè, dove il Parco Natura Viva e Green Teen Team, la fondazione della Principessa Theodora von Liechtenstein, hanno contribuito a comprare le strumentazioni necessarie per realizzare il primo censimento nazionale delle testuggini giganti delle Seychelles di proprietà privata. Finora mai dotate di un registro anagrafico, queste tartarughe verranno “microchippate” anche in natura, in modo da monitorarne anche il commercio illegale. “Sono stati mesi davvero duri - spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico - e ringraziamo tutti i nostri operatori che non hanno mai perso la speranza, oltre ai cittadini e alle aziende che ci hanno sempre supportato. E’ anche grazie a loro che abbiamo potuto non interrompere mai la nostra attività di conservazione delle specie a rischio in ogni angolo del Mondo. Il ritorno delle visite all’aria aperta sarà l’occasione non solo per un momento di svago ma anche per imparare valori della biodiversità e approfondire temi della conservazione. Soprattutto per i ragazzi”. NUOVI NATI E NUOVI ARRIVI Grande gioia per i progetti di reintroduzione in natura più importanti: a soli tre mesi di vita, il piccolo bisonte europeo Eracle nato da mamma Penelope e papà Zeus è già candidato a tornare sui Carpazi meridionali mentre in incubatrice si stanno custodendo due uova di gipeto, che non è detto però possano arrivare alla schiusa. L’elenco dei nuovi nati si allunga con la preziosa nascita di tre piccoli pappagalli kea ancora nel nido, tra gli uccelli più intelligenti del regno animale e vulnerabile di estinzione. Anche questo, unico lieto evento d’Italia. Per tutto il periodo d’incubazione, papà Nestore si è preso cura di mamma Violet che nel frattempo covava mentre in questa fase, si occupa di portarle il cibo per nutrire i piccoli. Poi, sarà solo Nestore ad occuparsi dei pulcini fino a quando non saranno in grado di cibarsi da soli. La fattoria invece ha salutato la nascita di quattro agnellini di pecora brogna, unica razza autoctona delle montagne veronesi quasi scomparsa dagli allevamenti moderni. Tra gli arrivi illustri, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES) ha approvato la donazione al Parco Natura Viva da parte di un privato di tre femmine di ara rubrogenys, pappagallo boliviano in pericolo di estinzione. D’ora in poi questi esemplari non saranno più di proprietà privata ma inseriti nel circuito europeo per le specie minacciate che arricchiranno grazie al loro patrimonio genetico. Attesissima entro l’anno una nuova specie: arriveranno due fagiani di Edwards, uccello vietnamita criticamente minacciato di estinzione. RICERCA SCIENTIFICA Questo secondo anno di Covid ha visto l’interruzione anche dei tirocini degli studenti universitari. Il che ha però consentito di dedicarsi alla pubblicazione scientifica dei dati raccolti negli ultimi tempi e di ottenere 11 articoli scientifici. Gatti selvatici, tamarini, bertucce, pappagalli ara, lupi, fenicotteri e scimpanzé del Parco, così come testuggini delle Seychelles sia del Parco sia alle Seychelles e indri, una specie di lemure criticamente minacciata di estinzione, presente solo in Madagascar. Questi i protagonisti di
un’attività di studio che in questi anni, ha visto il coinvolgimento di 9 Università italiane e 4 straniere. L’OFFERTA PER GRANDI E PICCOLI “Nonostante le diffcoltà e i rincari generalizzati - spiega Maria Ordinario, direttore marketing e comunicazione - il Parco Natura Viva ha mantenuto per i due anni precedenti la stessa offerta di prezzo, per supportare le famiglie e i più piccoli nella visita all’aria aperta. Sempre più partecipativo lo zoccolo duro dei fedelissimi abbonati, che hanno dimostrato in questi 24 mesi di supportare con una generosità incredibile la mission del Parco”. Novità green per incentivare il riciclo e la riduzione della plastica: “Invitiamo i nostri abbonati a riportarci le vecchie tessere del Parco che non sono più in corso affinché noi possiamo rigenerarle ed evitare la produzione di nuovi rifiuti. Chi compirà questo gesto recandosi alla cassa, riceverà un gadget del Parco”. Da quest’anno inoltre, entrano nelle attività prenotabili i laboratori per bambini piccoli e grandi (dalle materne alle elementari) fino ai 10 anni. E poi talk con i keeper ed eventi speciali da tenere d’occhio sul sito www.parconaturaviva.it
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kon-igi · 8 years ago
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LA FISICA NUCLEARE È COMPLETAMENTE SBAGLIATA PERCHÈ HA DISCONOSCIUTO L'ETERE COSMICO MODULATORE DELLA MATERIA INFINITESIMALE E DELL'UNIVERSO CHIUSO E CICLICO, CHE EQUIVALE A TEORIZZARE IL VOLO DEGLI UCCELLI IGNORANDO L'ARIA, O IL NUOTO DEI PESCI IGNORANDO L'ACQUA. • La fisica moderna, basata sui quattro pilastri della stupidità umana: Illuminismo, Positivismo, Scientismo, Evoluzionismo ancora presenti in tutte le scienze, ha creduto a quel geniaccio di Einstein, che ha sparato due fantasiose fesserie matematiche, una più grande dell’altra, quali la velocità assoluta della luce, che è stata nascostamente superata, e la teoria della relatività generale, dove il tempo è diventato la quarta dimensione dello spazio, quindi un parametro fisico che può andare avanti e indietro (spazio-tempo). Anche l’apparente equazione E = mC^2 è completamente sbagliata, perché non è una equazione ma una astrusa identità matematica equivalente a un punto che ritorna sempre nello stesso punto qualunque sia il suo percorso, mentre la massa non è un ammontare di materia così come la scienza concepisce, ma un complesso fenomeno di natura frattale. • Poi dalla relatività generale è scaturita la bufala del Big Bang, concepito come un punto caldissimo costituito da una sostanza super compressa, che dopo essere esplosa si è raffreddata gradatamente durante la sua espansione, auto-evolvendosi casualmente nei noti elementi chimici, trasformati successivamente nella materia a noi sensibile attraverso i sensi, anch’essi auto-evoluti negli esseri viventi. Ad un certo punto l’espansione dell’Universo sarebbe cessata a causa della forza di gravità ad essa contrapposta, conferendo quindi staticità all’Universo (concezione di Einstein), oppure contrazione inversa alla sua espansione conseguente al raffreddamento continuo dell’Universo espanso, fino a collassarsi su se stesso (Big-Crunch). Anche in questo caso i geni della scienza dissero le solite fesserie, come quelle dei politici, perché con grande meraviglia rilevarono che invece l’Universo si espande in continuazione, mentre la velocità degli astri aumenta invece di calare, mandando così a quel paese la costante cosmologica di Albert Einstein, teorizzata per giustificare la staticità dell’Universo. • Poi un altro genio ha inventato la meccanica quantistica, dove gli elettroni saltellano da un’orbita e all'altra secondo il loro contenuto energetico, definendo quindi la loro posizione orbitale mediante il calcolo delle probabilità, anche se ufficialmente in disaccordo con la relatività di Einstein. • Sicuramente Dio non ha creato l'atomo, così come lo concepisce la fisica moderna, che sembra un vero mago perché il suo nucleo centrale racchiude forzatamente delle particelle (protoni) che si respingono fortemente tra loro, pur rimanendo unite assieme ad altre particelle neutre (neutroni). Questo atomo sembra anche un sorprendente giocoliere che fa ruotare le sue particelle (elettroni) su diverse orbite con un perfetto ordine probabilistico (meccanica quantistica). • Un altro super-genio della fisica moderna ha dimostrato matematicamente una banalità: il principio di indeterminazione di Heisenberg, che anche uno sprovveduto capisce, se detto con queste parole: è impossibile rilevare con precisione un fenomeno dinamico, misurandolo dal suo inizio alla sua fine (sarebbe come voler rilevare le dimensioni di un armadio mentre infuria un terremoto). • Ma quel geniaccio di Darwin, ha meritato davvero il primo premio dalla infinita stupidità scientifica. Infatti dopo aver teorizzato l’auto-evoluzione casuale delle specie viventi, è riuscito a far credere che le belle donne sono delle bertucce evolute, senza peraltro tenere conto della mancanza degli anelli evolutivi intermedi tra una specie e l’altra, ma anche dell’estrema complessità e perfezione della materia e della vita tra loro interagenti, che necessitano assolutamente l'intelligenza e la potenza creatrice di Dio. • Su Youtube e possibile visualizzare la sconvolgente teoria sulla "Modulazione Eterea della materia infinitesimale e dell'Universo chiuso e ciclico" e un avanzato prototipo di Turbina Eterea alimentata da energia cosmica sconosciuta, che gira e oscilla vorticosamente conformemente alla precessione e nutazione della Terra.
Facebook e l’orrore di avere una persona così accanto sull’interregionale Milano-Taranto.
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hellomavipitty · 6 years ago
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Styx è infatti il nome greco dello Stige, il mitologico fiume degli inferi che separa i vivi dai morti
Styx è stato girato quasi interamente in mare aperto, eccetto qualche scena su un set ricreato a Malta: nulla di improvvisato, tutto rigorosamente scritto, niente effetti speciali, perfino la tempesta che travolgerà Rike è reale.
Lo sono i soccorritori, i medici, i naufraghi e anche le scimmie che invadono il campo all'inizio del film: "Sono le tipiche bertucce di Gibilterra, la leggenda dice che quando spariranno, Gibilterra tornerà alla Spagna.
Sono molto protette, c'è anche un ministero dedicato a loro, se ne colpisci una è un problema", racconta Wolfgang Fischer durante la presentazione del film a Roma. "Mi piaceva che la scena iniziale si svolgesse proprio lì, alle Colonne d'Ercole, dove finisce l'Europa e comincia un altro mondo.
Nella sequenza d'apertura le scimmie vagano per la città senza nessun essere umano, come se la natura avesse ripreso il suo posto e il mondo si fosse sbilanciato al contrario".
Fischer prende in prestito i canoni della tragedia greca per raccontare quella contemporanea dei profughi e indagare un senso di colpa che ogni giorno chiede il conto alla società Occidentale: "Volevo fare un film che parlasse di noi stessi, di chi siamo, di come viviamo oggi e di chi vogliamo essere domani.
Ma soprattutto desideravo aprire un dialogo con il pubblico e creare un impatto emotivo sullo spettatore, in modo che alla fine si chiedesse: 'Cosa avrei fatto al posto della protagonista?'", spiega il regista. "Ho voluto creare un personaggio che avesse l'obbligo del giuramento di Ippocrate, che sapesse bene come salvare una persona, così che le sue scelte non potessero essere giustificate dall'ignoranza: qualsiasi cosa faccia Rike ha un peso.
Dobbiamo imparare ad affrontare le conseguenze delle nostre scelte. Se ci troviamo davanti a un incidente, cosa facciamo? Ci fermiamo a prestare occorso o andiamo avanti?".
Una donna da sola in mare aperto diventa metafora del nostro mondo disumanizzato, silente, confuso: "Da sola Rike non riesce a risolvere il problema, pur con tutte le competenze e le conoscenze necessarie, e questo vale anche per i vari paesi europei: soltanto se restiamo uniti possiamo trovare una soluzione", dice Fischer. "I soldi, i dati sono internazionali, ma gli essere umani no: mi chiedo se è giusto salvare una persona in base alla nazionalità e non in base al fatto che sia un essere umano. Mi piaceva l'idea di descrivere la paura di essere soli, non quella di affondare".
Styx è un film lucido e niente affatto ricattatorio sulla frontiera, sul dubbio morale, sull'uomo, sulla sua solitudine e miseria, e passa per i corpi: quello dell'attrice protagonista provato dalla tempesta e colto nel tentativo estremo di salvare qualcuno, e quello sfinito, ustionato, esanime di chi si affida all'ultimo disperato atto di sopravvivenza. La salvezza per Fischer (aiutato dal montaggio severo di Monika Willi) passa per un corpo a corpo memorabile, non ha nulla di eroico, è fatica, coraggio, lotta, carne straziata dallo sforzo, muscoli tesi, mani che afferrano. È quell'invisibile confine che separa i vivi dai morti.
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Fischer prende in prestito i canoni della tragedia greca per raccontare quella contemporanea dei profughi e indagare un senso di colpa che ogni giorno chiede il conto alla società Occidentale: "Volevo fare un film che parlasse di noi stessi, di chi siamo, di come viviamo oggi e di chi vogliamo essere domani.
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jacopocioni · 2 years ago
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Il cibo della povera gente: bettole, osterie e trattorie
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La prima osteria di cui si abbia notizia certa è quella delle "Bertucce", secondo il Carocci esisteva già nel 1400 ed apparteneva alla famiglia Lapi, dalla quale discendeva il celebre architetto e scultore Filippo di Ser Brunellesco Lapi; questa trattoria era già vecchia quando era frequentata con assiduità da Lorenzo il Magnifico. Altra osteria notissima, ancora esistente nel 1700 era quella del "Porco", così chiamata perché aveva per insegna una bella testa di maiale e fu condotta per molto tempo dalla famiglia Porcellini; era celebre per i granelli (cibreo), frittelle e carbonate (bistecche).
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C'erano poi l'osteria del Fico, della Malvagia, di Vinegia, della Cervia, dell'Agnolo e molte altre ancora; il mangiare era buono, ma più che altro erano "mescite", dove si gustavano ottimi vini. I fiorentini più umili si fermavano di solito dal pizzicagnolo a mangiare pane e stufatino con le patate, oppure dagli ambulanti: i friggitori del Porcellino, il famoso Martini che vendeva maccheroni freddi in piazza del Granduca, la rosticceria Fila in Mercato Vecchio.
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Tra i cibi che andavano per la maggiore, allora come oggi, c'erano la minestra in brodo, il baccalà al pomodoro, la trippa al sugo, pasta e fagioli, che si potevano gustare nelle numerose osterie: nel vicolo del Buco, nel chiasso dell'osteria della Palla, nel vicolo delle Bertucce, presso via dei Succhiellinai o, poco lontano, nell'Osteria della Malvagia, ecc. Famosa l'osteria del Lunghino a porta S. Frediano, mentre nel 1795 era in costruzione in via Frusa, fuori porta alla Croce, un'osteria di proprietà della Comunità, per i frequentatori del vicino mercato dei maiali.
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Un panino e un bicchier di vino si potevano mangiare anche nelle bettole e nella "canove" di vino: in via del Parione ce n'era una condotta da una donna che abitava nella vicina via delle Terme, che gettava rifiuti ed altre "piacevolezze" dalla finestra. Solo col passare degli anni le trattorie divennero luoghi caratteristici, ricercati soprattutto dai forestieri: tra le molte esistenti, ricordiamo quella antica della Cervia in via degli Speziali; quella della Tinaia alle Cascine; del Dottore, specializzata in pesce fritto, alla Piagentina, dopo le Molina sull'Arno.
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Venendo a tempi più recenti, quando Firenze era capitale (1865 - 1871), i locali più in voga erano il "Doney et Neveux", aperto dal signor Thompson, e il restaurant "Leonzi" in Via Panzani. In Via Calzaioli c'erano molte trattorie: la Toscana, La Fenice, la Stella, la Patria e la fiaschetteria Melini; la migliore era considerata la Luna, in via Condotta; ottimo anche Gigi Porco (ricordato persino dal Carducci) in via de' Pucci; e poi ancora le Antiche Carrozze in borgo SS. Apostoli, la Vecchia Vespa in via del Parioncino (oggi c'è il Coco Lezzone). Ricordiamo ancora il ristorante Paoli (tuttora esistente), fondato nel 1824 e il ristorante Giovacchino (1894) in via Tosinghi. Erano state aperte anche le "buche" ricavate dagli scantinati dei palazzi e delle case. La prima fu la Buca del Lapi in via del Trebbio (fondata nel 1879), poi vennero la Buca Mario, La Buca di San Giovanni, la Buca Niccolini e La Buca di San Ruffillo in piazza dell'Olio.
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Ricordiamo, infine, la bottiglieria ristorante Aglietti, in piazza Vittorio Emanuele II (piazza della Repubblica), fondata nel 1867 da Giuseppe Aglietti, frequentatissimo e celebre per i suoi ottimi vini; al mercato settimanale di Piazza della Signoria, tra mediatore e fattore, nel corso della trattativa per vendere il vino non era raro udire frasi come: "questo vino potrebbe figurare dall'Aglietti".
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Gabriella Bazzani Read the full article
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abr · 8 years ago
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"I bambini stanno rovinando il mondo", esordisce sul Washington Post la giornalista Christine Emba, “almeno stando a uno studio di questa settimana". I catastrofisti del sovrappopolamento sono tornati. (…) I ricercatori hanno calcolato che, almeno in occidente, la scelta di non avere un altro figlio significa ridurre le emissioni annue di anidride carbonica di 58 tonnellate.  (...) Tutti vogliamo rendere il mondo un posto migliore, più vivibile. (...) Per chi stiamo lottando per salvare il pianeta, se non per le generazioni future? Che cos’è il mondo se non c’è nessuno che lo abiti?”
http://www.ilfoglio.it/esteri/2017/09/04/news/i-bambini-inquinano-non-facciamoli-150840/
Questi stanno lottando per il futuro delle folaghe, casuari e bertucce, per quello dei neri e dei verdi; in generale per il futuro di qualunque cosa NON gli somigli.  Chissà qual’è il problema. 
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paolotoretto · 8 years ago
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Vediamo se ho capito bene: un uomo con cui uscite deve venirvi a prendere e riportarvi a casa perché é giusto così, deve pagarvi qualunque cosa, anche la ceretta perché é buon costume non estirpare se non per un uomo, il resto della vita si é di diritto delle bertucce, deve scrivervi per primo la mattina e per ultimo la sera, deve dirvi che siete degli splendori del cielo quando vi sentite più brutte di un dispiacere, senó diventate delle pazze maniaco-depressive. Ma, fenomene vi siete accorte che é uno con cui uscite e non vostro padre, si?
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in-marocco-con-laura · 4 years ago
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Dopo il tour di una settimana e quello di un Week end oggi vi racconto il tour delle città imperiali Per le città imperiali , senza includere il deserto consiglio sempre almeno 8 giorni .. se volete anche fare il deserto almeno 12/15 giorni Le distanze sono importanti e le cose da vedere moltissime Rischiate di vedere il Marocco dall' auto e perdervi la meraviglia di questo paese . Altra cosa importantissima è prenotare il volo con arrivo in una città e partenza da un altra, per ottimizzare i tempi Ma ecco un tour delle città semplice con arrivo a Marrakech e ritorno da Casablanca Visitare le 4 Città Imperiali del Marocco è il miglior modo di conoscere il paese. Marrakech, Fès, Meknès e Rabat sono tutte state, in diversi periodi della storia, capitali del Marocco, e ognuna di loro ha un carattere e un fascino particolari. Il primo giorno si arriva a marrakech e si inizia ad esplorare la citta Il secondo giorno sara dedicato tutto alla visita della citta rossa con palazzo bahia palazzo bedie le tombe sadiane il souk ebreo della mellah e il souk arabo degli artigiani . Imperdibili nel pomeriggio i giardini majorelle. Nei giorni successivi partiremo da Marrakech in direzione nord-est e ci dirigeremo alle impressionanti Cascate di Ouzoud. Dopo aver visto questo spettacolo della natura, ripartiremo verso la città di Béni Mellal. Per chi vuole includere il deserto invece si farà la strada che dalle cascate di ouzoud porta a Merzouga passando dalle montagne dell' Atlas, passo tiska a 2260 mt , kasba ait ben haddou, Ouarzazate, le gole di dades dove alloggeremo una notte, le gole di todra, fino ad arrivare a Merzouga dove ci aspetta la Cammellata al tramonto e un indimenticabile notte nelle dune del Sahara Ci rimetteremo in viaggio verso Fès attraverso le montagne del Medio Atlante e faremo una sosta nelle località di Ifrane e Azrou. Percorrendo le foreste di cedri, potremo scorgere le scimme di Barberia o Bertucce di Gibilterra. I giorni successivi saranno dedicati a esplorare Fès, la città imperiale più antica del Marocco, . .. continua sulla pagina Facebook in marocco con laura ... https://www.instagram.com/p/CQI4t4nnTDU/?utm_medium=tumblr
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cenacolo-jung-pauli-blog · 7 years ago
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Le menti illuminate, gli ultimi giapponesi e lo stridulo coro delle bertucce
EINSTEIN E LA TELEPATIA
 http://www.entanglement.it/9978-menti-illuminate.html
 Nel 1930 lo studioso Upton Sinclair pubblicò una delle sue opere più famose, Mental Radio, nella quale descriveva gli esperimenti fatti nel campo della telepatia. Pochi sanno che l'edizione tedesca comprendeva una prefazione scritta da Albert Einstein che iniziava con queste parole: “Ho letto con grande interesse il libro di Upton Sinclair e sono convinto che sia meritevole della più grande considerazione”. (continua)
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