#bioindicatori
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Scopri il ruolo dei metodi microanalitici nella chimica moderna e nel monitoraggio ambientale. Un’analisi approfondita tra spettroscopia, sostenibilità e sicurezza. Scopri di più su Alessandria today.
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cinquecolonnemagazine · 11 months ago
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Palatino: foglie e licheni per la conservazione preventiva
Un team di esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), del Parco Archeologico del Colosseo, dell’Università di Siena (UniSI) e dell’Accademia Nazionale dei Lincei, ha caratterizzato il particolato metallico atmosferico dovuto al traffico veicolare di Via dei Cerchi, studiando la sua diffusione mediante il campionamento di foglie di varie specie arboree e arbustive presenti a Via dei Cerchi e nelle aree archeologiche del Palatino. I dati sulle foglie sono stati integrati con quelli derivanti dall’esposizione di trapianti lichenici posti a distanze crescenti da Via dei Cerchi, fino all’interno della Schola Praeconum, in questi mesi oggetto di un intervento di valorizzazione nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – Caput Mundi, e sulla sommità del Palatino. Foglie e licheni: lo studio Lo studio, dal titolo “Nature-based solutions for monitoring the impact of vehicular particulate matter and for the preventive conservation of the Palatine Hill archaeological site in Rome, Italy”, appena pubblicato sulla rivista ‘Science of the Total Environment’, ha dimostrato che la concentrazione delle particelle metalliche bioaccumulate dai licheni e dalle foglie dipende dalla distanza longitudinale dalla strada, con modesta influenza della quota rispetto al piano stradale. Pertanto, per fornire i migliori servizi ecosistemici di conservazione preventiva dei beni storici e culturali, gli alberi devono essere posizionati quanto più possibile vicino alla sede stradale. Le ricerche hanno impiegato sofisticate tecniche ambientali multidisciplinari, volte a determinare la diffusione delle cosiddette “polveri sottili”, il PM, fino all’area archeologica in esame. Il PM, notoriamente, crea strati scuri, abrasione e deterioramento nei beni culturali, con conseguente perdita artistica e danni permanenti. Le particelle metalliche veicolari accumulate da foglie e licheni derivano da una miscela di emissioni di scarico e di frenatura, dipendente, nelle proporzioni, dai diversi tipi di regime di traffico in Via dei Cerchi. I risultati hanno indicato che le foglie accumulano tutte le componenti del PM, limitando così gli effetti avversi delle sue frazioni, siano esse atmosferiche o legate al suolo e alla risospensione, mentre i licheni sono i migliori bioindicatori della sola componente aerodispersa del PM. Le parole degli scienziati “La partecipazione a questo progetto così interessante ed innovativo, è stata anche per noi tutti un’esperienza unica, che ci ha arricchito sia a livello professionale che umano. Oltre a fornire nuovi dati per la ricerca scientifica, abbiamo potuto comprendere i livelli e l’andamento dell’inquinamento da particolato atmosferico nel nostro sito, analizzando peraltro l'efficacia delle barriere arbustive piantate sul Palatino nel 2020 per il contenimento delle polveri inquinanti.  Sono davvero felice che tanto lavoro sia poi confluito in un importante articolo scientifico, un risultato davvero significativo che spero possa proseguire grazie alla ricerca interdisciplinare e condivisa” afferma Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo.  “Questo studio è stato realizzato nell’ambito del progetto di ricerca CHIOMA (Cultural Heritage Investigations and Observations: a Multidisciplinary Approach)”, il cui titolo è ispirato ai servizi ecosistemici di protezione ambientale forniti dagli alberi, dichiara Aldo Winkler, Responsabile del Laboratorio di Paleomagnetismo dell’INGV, che ha curato le indagini magnetiche. “Tale progetto, infatti, introduce le metodologie di biomonitoraggio magnetico in un’area archeologica di prestigio unico al mondo, fornendo preziose indicazioni sulla capacità delle foglie, in funzione della specie e della collocazione arborea, di accumulare il particolato inquinante, contribuendo così a limitarne la diffusione e gli effetti nocivi sui beni culturali.” L’esposizione lichenica e le indagini chimiche ”L’uso congiunto di foglie e licheni, abbinato a tecniche di analisi chimica e magnetica, permette di tracciare e quantificare gli inquinanti atmosferici, distinguendo le sorgenti emissive antropiche da quelle naturali. I licheni, ancora una volta, si sono dimostrati bioindicatori efficienti, soprattutto se impiegati come trapianti, permettendo di delineare l’accumulo e la tipologia di particolato inquinante in funzione di un design sperimentale ad alta densità spaziale e personalizzabile in funzione del contesto d’indagine, sottolinea Stefano Loppi, docente del Dipartimento di Scienze della Vita di UniSI, che ha curato l’esposizione lichenica e le indagini chimiche, insieme a Lisa Grifoni, dottoranda di ricerca UniSI e INGV. “Questo studio è nato nell’ambito dell’accordo quadro di collaborazione tra Parco archeologico del Colosseo e Accademia Nazionale dei Lincei, in qualità di istituzioni che condividono l’impegno comune per la ricerca e la diffusione della cultura. In tal senso, questo lavoro prosegue gli studi originariamente intrapresi a Villa Farnesina, sede di rappresentanza dell’Accademia Nazionale di Lincei, espandendo a un contesto archeologico l’utilizzo di tecniche chimiche e magnetiche per determinare l’impatto urbano antropico sui beni culturali”, aggiunge Antonio Sgamellotti, Socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei e co-autore dello studio. Sono in corso ulteriori studi sul biomonitoraggio dell’inquinamento atmosferico nei Musei di Buenos Aires, alla Cupola del Brunelleschi della Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze e presso il Metropolitan Museum of Art (Met) di New York, per conseguire, su tipologie differenti di contesti fortemente urbanizzati, dati originali di grande interesse per la conservazione preventiva dei beni culturali. Immagine di copertina: INGV Read the full article
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scienza-magia · 5 years ago
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Trovate microplastiche in gamberetti del Mar Artico
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Crostacei contaminati da microplastiche: la triste scoperta italiana nel mar Artico. Il team di ricercatori di Enea, Cnr e Università della Sapienza: "L’allarme è tanto più grave perché quest’animale marino è alla base dell’alimentazione di diversi uccelli e pesci che vivono nell’area". E' allarme microplastiche nel Mar Artico, uno dei luoghi considerati più incontaminati del pianeta. Un team di ricercatori di Enea, Cnr e Università di Sapienza ha scoperto frammenti di microplastiche in un piccolo crostaceo marino, l’anfipode Gammarus setosus, molto diffuso nelle isole Svalbard, nel mar Glaciale Artico. L’allarme è tanto più grave perché quest’animale marino è alla base dell’alimentazione di diversi uccelli e pesci che vivono nell’area; inoltre, la maggior parte delle microplastiche studiate è costituita da polimeri sintetici di vernici e rivestimenti antivegetativi, impermeabilizzanti e anticorrosivi utilizzati sia nelle imbarcazioni che nelle attrezzature da pesca. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista “Environmental Research” della piattaforma editoriale scientifica Science Direct. Read the full article
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captaindomy · 6 years ago
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Utilizzo di biomarker (organismi bioindicatori) per il biomonitoraggio dei siti contaminati.
Un biomarker può essere definito come un qualsiasi parametro in grado di evidenziare alterazioni dovute agli agenti inquinanti su componenti cellulari, biochimici e processi di un organismo o parte di esso.
Lo sviluppo di biomarker ha come scopo la protezione delle specie animali, della salute umana e ambientale.
I test comunemente più utilizzati sono:
Microtox su fase solida con l’impiego del…
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masseria-u-jumintaru · 3 years ago
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Uno sciame di #api ci ha regalato questi fantastici scatti poggiandosi sul ramo di un albero di carrube. Ancora una volta abbiamo la conferma di come un'agricoltura sostenibile sia vicina alle esigenze di questi preziosi insetti che hanno l'importantissimo compito di fungere da bioindicatori. . . . #resilienza #agricolturabiologica #agricolturasostenibile #agricolturaconsapevole #savethebees #apicoltura #miele #siciliabedda #Sicilia #bee #sicily #caltanissetta #masseriaujumintaru (presso Masseria u Jumintaru) https://www.instagram.com/p/CO5MLymponb/?utm_medium=tumblr
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retegenova · 4 years ago
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Progetto Alcotra BIODIV’ALP GEBIODIV – Avviato nel Parco il monitoraggio dei Sirfidi, importanti insetti impollinatori
Progetto Alcotra BIODIV’ALP GEBIODIV – Avviato nel Parco il monitoraggio dei Sirfidi, importanti insetti impollinatori
Parco Naturale Alpi Liguri: Progetto Alcotra BIODIV’ALP GEBIODIV – Avviato nel Parco il monitoraggio dei Sirfidi, importanti insetti impollinatori I Sirfidi come bioindicatori – Protocollo degli alpeggi “Alpages Sentinelles” Nell’ambito del Piano Integrato Tematico BIODIV’ALP GEBIODIV, per la gestione degli spazi protetti alpini (Programma di Cooperazione Transfrontaliera ALCOTRA), il Parco…
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trasimenolake · 7 years ago
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repost @arpaumbria ・・・ La #ScuolaDiSostenibilità a #IsolaPolvese continua al Centro #ArpaUmbria "Cambiamenti climatici e biodiversità in ambiente lacustre e aree umide" per lo studio dei #Bioindicatori. #EducazioneAmbientale #Sostenibilità #Umbria #CuoreVerde . . . #natura #ambiente #ecologia #scuola #trasimeno #trasimenolake https://ift.tt/2IA9JYW
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lospeakerscorner · 4 years ago
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PSC, gli amici pipistrelli
PSC, gli amici pipistrelli
A Villa Fernandes un nuovo incontro del Portici Science Cafè sui pipistrelli, vero capolavoro di ingegneria evolutiva e eccellenti bioindicatori  di Stanislao Scognamiglio PORTICI | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI  – Dal civettuolo atrio di Villa Fernandes, in via Armando Diaz n. 144 di Portici, dalle 17.30 di mercoledì 24 marzo, in diretta streaming attraverso le pagine Facebook del Portici…
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art-now-italy · 6 years ago
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IL FIORE E LA FARFALLA, Massimo Campagna
There are not many insects that we can claim to be as loved as butterflies. Emblems of beauty and delicacy. The butterflies capture our imagination, satisfy our senses and are "bioindicators": their presence or absence is in fact an important sign of the health of an environment. Hermann Hesse used to say "you must be blind or extremely dry if you do not feel joy at the sight of a butterfly, a fragment of childish enchantment, a shiver of Goethean amazement". Non ci sono molti insetti che possiamo affermare di essere amati quanto le farfalle. Emblemi di bellezza,e delicatezza. Le farfalle catturano la nostra immaginazione,soddisfano i nostri sensi e sono dei "bioindicatori" la loro presenza o assenza rappresenta infatti un importante segnale dello stato di salute di un ambiente. Diceva Hermann Hesse " bisogna essere ciechi o estremamente aridi se alla vista di una farfalla non si prova una gioia,un frammento di fanciullesco incanto, un brivido dello stupore goethiano".
https://www.saatchiart.com/art/Painting-IL-FIORE-E-LA-FARFALLA/715569/4468599/view
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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DIVERSI SGUARDI SULL'ACQUA: Da aprile un ciclo di seminari sull'ecosistema urbano dei canali di Padova
L’Università di Padova organizza dal 3 aprile al 5 giugno “Diversi sguardi sull’acqua”, un ciclo di incontri pubblici sull’ecologia, la storia e la valorizzazione dei canali urbani. Scopri di più su Alessandria today. Il Dipartimento di Biologia, quello di Ingegneria civile, edile e ambientale e di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità dell’Università di Padova, in collaborazione con la…
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tmnotizie · 7 years ago
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ROMA  – Lo smog? Ora in Italia si controlla con le api, grazie ad arnie-laboratori per misurare la qualità dell’aria. Facendo seguito alla Prima Giornata Mondiale delle Api, indetta dalle Nazioni Unite lo scorso dicembre e celebratasi ieri in 115 Paesi, in Italia si presentano oggi i dati del rivoluzionario progetto «BEE-Kaeser» (www.AJ-Com.Net/bee.html).
L’indagine, durata un anno, ha visto collaborare la start-up romagnola «BEEing», che sviluppa strumenti digitali per gli apicoltori professionisti ed urbani, «Kaeser»,multinazionale che si occupa di compressori e di aria pulita, e «Legambiente Emilia-Romagna», che ha fin dall’inizio aderito al progetto.
Da Milano a Palermo, da Napoli a Bolzano, da Torino a Lecce, da Bologna a Cuneo, e così via, lo studio si è focalizzato sulla presenza di piombo, nichel, cadmio e cromo nei campioni di miele prodotti nelle  20 città italiane interessate dal progetto.
Dopo un anno di lavoro e di studio basati sull’uso delle api come bioindicatori, i risultati indicano che la qualità dell’aria in queste zone produttive è buona: in tutte le città è stata rilevata una presenza di cadmio minore di 0,005 mg/kg tranne che a Palermo, dove il campione rilevato indica comunque una quantità non pericolosa.
Il nichel è stato rilevato in tutte le città in quantitativi inferiori a 0,15 mg/kg, tranne che in tre città dove comunque è stato rilevato in una quantità non pericolosa. In tutti i campioni delle 20 città sono state rilevate tracce di piombo in una quantità inferiore a 0,05 mg/kg, e tracce di cromo in una quantità inferiore a 0,02 mg/kg. I dati raccolti in questo primo anno verranno confrontati con quelli che emergeranno nei prossimi 12 mesi durante i quali il progetto «BEE-Kaeser» consentirà di consolidare uno storico di dati da analizzare per identificare i trend di andamento.
Le api sono dei bioindicatori naturali della qualità dell’aria, proprio per questo sono così importanti per il nostro ecosistema. Per queste ragioni la Kaeser ha deciso di investire energie e risorse nell’obiettivo di generare innovazione nell’ambito delle bio-tecnologie. «Le api e la Kaeser condividono gli stessi colori e lo stesso focus su temi come il ridotto impatto ambientale, la qualità dell’aria e l’operosità» spiega Giovanni Micaglio, amministratore delegato di Kaeser Italia.
Per comprendere l’importanza delle api per l’ecosistema terrestre basti pensare che l’80% del cibo del quale l’uomo si nutre esiste perché esistono le api, gli insetti pronubi per eccellenza. Prime vittime dell’inquinamento atmosferico, oggi le api sono anche oggetto di furti sempre più frequenti, ragione che ha favorito la nascita di «BEEing» che ha fatto il suo ingresso sul mercato proprio con un antifurto per arnie collegato ad una app di geolocalizzazione.
La storia dell’azienda, fondata da due giovani imprenditori romagnoli poco più che trentenni, ha tra l’altro affascinato Volvo Car Italia che ha deciso di realizzare, per la propria campagna Taste of Volvo, un video che raccontasse la storia di «BEEing».  “Volvo ha fatto dell’innovazione nel rispetto della tradizione un elemento essenziale del proprio percorso. Per questo motivo riteniamo importante sostenere progetti basati su questa visione» spiega Chiara Angeli direttore vendite e marketing di Volvo Car Italia.
L’Emilia Romagna è la tra le prime regioni per numero di start up (ben 894) e con i percorsi in “Silicon Valley”, dove la Regione ha l’unico presidio istituzionale italiano, offre moltissime opportunità per sviluppare idee imprenditoriali che poi vengono realizzate sul territorio, collaborando con grandi aziende su progetti di innovazione sostenuti con appositi bandi, con il servizio «Emilia Romagna Startup» curato da Aster, nonché con finanziamenti e corsi di formazione che la Regione Emilia-Romagna offre e di cui «BEEing» ha goduto.
«La storia e l’evoluzione di questa start up testimonia l’impegno della Regione per aiutare i giovani ad intraprendere. Il progetto Bee-Kaeser incontra il nostro impegno per promuovere all’interno delle aziende azioni imprenditoriali di responsabilità sociale, innovazione e green economy e questa collaborazione le intreccia in un modo virtuoso» commenta Palma Costi, assessore regionale alle Attività Produttive e alla Green Economy.
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biosphaera-blog · 8 years ago
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A #scuola di #natura con le #guide #biosphaera. Analisi dei macroinvertebrati acquatici, importanti bioindicatori. Flora e fauna delle sorgenti del Bacchiglione (VI). #life #retenatura2000 #vanessaatalanta http://ift.tt/2p2UHl0
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captaindomy · 6 years ago
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Ecotossicologia ambientale: metodi d'indagine
Ecotossicologia ambientale: metodi d’indagine
La tossicologia studia gli effetti che le sostanze chimiche hanno sugli organismi; l’ecotossicologia si può considerare un settore della tossicologia che studia gli effetti biologici che i composti tossici hanno sia sugli organismi sia sugli ecosistemi.
I metodi di indagine tossicologica si basano sull’utilizzo di organismi bioindicatori o sentinella che devono essere rappresentativi…
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giagre · 9 years ago
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Impatto del cambiamento climatico sugli ecosistemi marini: ecco le cozze robot
Impatto del cambiamento climatico sugli ecosistemi marini: ecco le cozze robot
Il monitoraggio ambientale, sempre più importante per la valutazione degli impatti sugli ecosistemi, sia a livello di inquinamento locale che a livello di cambiamenti climatici su scala globale, rappresenta la base fondamentale conoscitiva per lo studio delle fenomenologie. Si tratta infatti del nutrimento essenziale ed insostituibile per una modellistica matematica sempre più articolata e…
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retegenova · 5 years ago
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Quando le alghe raccontano la salute del mare: il monitoraggio Carlit
Quando le alghe raccontano la salute del mare: il monitoraggio Carlit
Arpal: Quando le alghe raccontano la salute del mare: il monitoraggio Carlit Arpal, nella sua opera di tutela del mare e delle coste liguri, effettua diversi tipi di monitoraggio, affidandosi anche all’utilizzo dei bioindicatori. Proprio in questi giorni, i biologi dell’Agenz … Fonte Arpal
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retegenova · 7 years ago
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ACQUARIO DI GENOVA E MILANO BICOCCA INSIEME PER SAGGIARE LA BIODIVERSITÀ MARINA NEL MEDITERRANEO
Grazie all’ambiente controllato sono allo studio modelli di tracciamento del DNA in natura
  L’Acquario di Genova si unisce all’innovativo progetto dell’Università di Milano-Bicocca sul monitoraggio molecolare della biodiversità marina attraverso lo studio del DNA ambientale (eDNA). La ricerca dell’Università Bicocca studia le tracce biologiche rilasciate nell’ambiente marino dagli organismi che lo popolano e grazie alle quali è possibile stimare la presenza e l’abbondanza delle diverse specie presenti in uno specifico tratto di mare.
  La struttura genovese gestita da Costa Edutainment, da sempre impegnata in progetti di conservazione e tutela delle risorse marine in natura e in ambiente controllato, ha messo a disposizione dei ricercatori della Bicocca alcune delle vasche per la raccolta di campioni grazie ai quali saranno sviluppati i modelli da utilizzare in natura.
  Il campionamento effettuato consiste nella raccolta di un cospicuo quantitativo di acqua – circa 15 litri – da vasche di varia tipologia, sia per dimensioni che per composizione della fauna ospitata al loro interno, con particolare riferimento a delfini, lamantini, squali, foche e pinguini. La scelta di queste specifiche vasche è dovuta al fatto che i vertebrati marini costituiscono il target principale del campionamento che verrà effettuato in mare aperto: trovandosi ai vertici della catena alimentare, rappresentano infatti degli ottimi bioindicatori dello stato di salute del nostro mare.
  “Certo verrebbe da chiedersi: come può una struttura che si affaccia sul mare, ma che da esso è di fatto separata, giocare un ruolo importante in questo progetto? – commenta la dottoressa Elena Valsecchi dell’Università Bicocca, ideatrice e coordinatrice del progetto -. La possibilità di avere accesso ad ambienti marini controllati, quali quelli rappresentati nelle numerose vasche dell’Acquario di Genova, offre in realtà un’opportunità unica per la messa a punto e standardizzazione della migliore strategia di campionamento di DNA ambientale (eDNA) in ambienti marini naturali. Quanto spesso ed in quali quantità viene rilasciato l’eDNA dai vari organismi marini? Che periodo di persistenza ha questa molecola prima di andare incontro a degradazione? Con quale sensibilità l’analisi molecolare riuscirà ad identificare la presenza di una specie che sappiamo con certezza assoluta essere stata a contatto con il nostro campione d’acqua? Queste sono solo alcune delle molte domande a cui riusciremo più facilmente a dare una risposta grazie alla raccolta dei campioni da ambiente controllato e grazie alla disponibilità ed entusiasmo mostrato dallo staff dell’Acquario di Genova”.
  “Uno degli scopi fondamentali dell’Acquario di Genova, oltre la missione divulgativa nei confronti del grande pubblico, è la ricerca finalizzata alla conservazione delle specie – commenta Guido Gnone, Coordinatore della ricerca scientifica dell’Acquario di Genova -. L’Acquario è da sempre un osservatorio privilegiato dove negli anni è stato possibile studiare la biologia e l’etologia di diverse specie grazie alla loro osservazione e alla loro gestione quotidiana arrivando a importanti scoperte su diverse di esse. La collaborazione con l’Università Bicocca di Milano, al pari di quella con altri importanti enti e istituti di ricerca nazionali e internazionali, è per noi uno sbocco naturale che ci consente di dare un contributo fattivo alla studio e alla conservazione delle risorse marine”.
    Terminata la fase di standardizzazione dei modelli di campionamento, il progetto prosegue con la raccolta dei campioni marini effettuata da traghetti di linea, ideali piattaforme di campionamento grazie alle rotte di navigazione costanti nel tempo, che consentono di effettuare un monitoraggio comparativo tra le stagioni e gli anni. Il campionamento in mare aperto è già iniziato grazie alla collaborazione con Corsica e Sardinia Ferries che ha accolto con molto entusiasmo tale iniziativa, grazie anche alla collaborazione con la Dr Antonella Arcangeli (ISPRA), coordinatrice dei progetti Fixed Line Transect Mediterranean Monitoring Network e MEDSEALITTER.
  Emanuela Ratto
Responsabile ufficio stampa
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ACQUARIO DI GENOVA E MILANO BICOCCA INSIEME PER SAGGIARE LA BIODIVERSITÀ MARINA NEL MEDITERRANEO ACQUARIO DI GENOVA E MILANO BICOCCA INSIEME PER SAGGIARE LA BIODIVERSITÀ MARINA NEL MEDITERRANEO Grazie all’ambiente controllato sono allo studio modelli di tracciamento del DNA in natura…
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