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fenicenera83 · 1 year
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MARIUS de ROMANUS APPRECIATION WEEK DAY 5
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Author's Note: Today I want to post in my native language, Italian. I hope you will forgive me, but these days I am very tired and felt overwhelmed. Writing in my native language helps me to recharge. I have been wanting to write something in Italian for the chronicles fandom for a long time.The English version is below - Thanks!
Un caro amico -
In quella notte appesantita da nuvole scure, sulla città di Firenze, non splendeva la luna, e le stelle erano un lontano riflesso avvolto nel tepore di quelle nubi scure. L'aria era opprimente e a poco serviva sperare nella brezza notturna, tutto era fermo, come prosciugato dell'esistenza. Marius, con passo deciso, si stava avvicinando alla bottega di quello che ormai era diventato per lui, un grande amico. Le suole dei suoi stivali rimbombarono nei vicoletti di pietra, Marius non se ne curò, amava fare le cose come se fosse ancora umano. Quell'epoca in cui si era risvegliato era piena di una bellezza carnale ed umana, di un mondo che metteva al centro l'uomo e il suo intelletto, la bellezza del vivere e l'opulenza dei sogni. Marius era innamorato, della vita, di tutta la bellezza intorno a lui, degli uomini di intelletto che si confrontavano per strada, degli artisti che studiavano il divenire delle cose, la bellezza dell'essere, dei filosofi che parlavano di meraviglie mai immaginate, di scrittori, poetie uomini di scienza, che donavano con il loro intelletto luce ad un mondo buio. I passi sicuri di Marius lo portarono di fronte al portone verde, scorticciato, che aveva imparato a conoscere e amare profondamente. Con delicatezza appoggiò la mano sul legno, prima di darvi tre colpetti secchi sopra. Quello era da tempo, il loro segnale, per riconoscersi. Un attimo dopo il portone si aprì cigolando, e due occhi castani vibranti e accoglienti fissarono Marius. Botticelli si scostò dalla porta con un sorriso delicato sul volto, lasciando a Marius spazio per entrare nel suo studio. Marius avanzò nella grande stanza, che profumava di olio e mistura di colori, di legno e vernici per rifinitura, un odore che risuonò in lui con amore e meraviglia.
Era chiaro, nella confusione tutto intorno, il lavoro e l'impegno dell'artista e dei suoi allievi. Ogni cosa sembrava lasciata al caso, offerta al tempo della notte, come richiamo alla musa della creatività, Clio, che avrebbe toccato con speranza e piacere, gli strumenti così cari agli artisti che li avevano lasciati lì. Pennelli e tavolozze, stracci sporchi, e barattoli, contenitori in vetro e pestelli, fogli e pergamene, pennini e gessetti. Ogni cosa in disordine, ogni cosa in ordine nel cuore dell'artista che l'aveva usato.
Botticelli sembrò accorgersi del disordine solo in quel momento, e grattandosi la testa, con un rossore sul volto, si lasciò sfuggire una risata nervosa. "Mi spiace, Marius, amico mio, i miei allievi hanno preso dal maestro, e il Dio nei cieli, sa, quanto sono pessimo in queste cose dell'ordine e della chiarezza di pensiero!" Sbottò il maestro allargando le braccia in un gesto di resa. Marius, lo guardò inarcando le sopracciglia, per poi ridere divertito:
" Hai la chiarezza nel cuore Maestro, poiché ogni colore che poni sui tuoi lavori, ogni cosa che nasce dalle tue mani, porge il tuo cuore al mondo. È un grande coraggio quello che hai, Maestro, e pochi uomini possono vantare la tua chiarezza di cuore. Molti possono imparare la chiarezza e la linea dritta del pensiero razionale, ma il pensiero del cuore, molti pochi fortunati come te, lo conoscono."
"Ah tu mi lusinghi, amico mio, mi lusinghi come non merito! Ma apprezzo il tuo buon cuore e la tua sincerità di parola, e questo lo sai." rispose Botticelli, sedendosi vicino al fuoco su uno sgabello di legno. Il Maestro fisso' la danza delle fiamme e sembrò pensieroso, quasi cupo, qualcosa che Marius non aveva mai conosciuto sul suo volto, da quando si erano conosciuti.
" C'è qualcosa che ti turba Maestro? Vuoi parlarmene affinché io possa provare ad alleviare i tuoi pensieri e la tua anima?" Chiese, Marius, d'improvviso preoccupato per quello stato d'animo, dell'amico. Botticelli portò i suoi occhi castani su Marius e con una mano lo invitò a sedersi davanti a lui, vicino al fuoco.
Marius scostò il suo lungo mantello di velluto rosso, e si sedette, aspettando con rispettoso silenzio le parole di Botticelli.
" Vedi mio caro amico, ho un amico che mi è prezioso. Si chiama Leonardo, ed è un artista d'animo immenso, un genio in ogni cosa. Pensa che in lui ho trovato quell'amico con cui condividere la mia passione immensa per la cucina! Riesci a crederci Marius? " Botticelli sembrò esitare poi, perché aveva provato a condividere quella sua passione con Marius, ma Marius sembrava sterile di fronte alle meraviglie del cibo. Marius annuì e sorrise, un invito a continuare, a dimostrare come era felice di quella scoperta, che aveva reso gioioso il suo amico.
Botticelli sorrise di rimando e continuò:" Vedi, Leonardo è un uomo focoso, passionale, carnale e dedito all'arte come alla vita. Tu sai Marius, come l'uomo facilmente si innamora, Leonardo non solo ama, da tutto se stesso, e soltanto una persona è riuscita a portarlo a essere suo e soltanto suo nel cuore e nell'anima."
Botticelli sembrò combattuto, triste ma con occhi sognanti proseguì:
" Questa persona è un suo allievo, tanto lo ama e tanto lui lo ama di rimando. Ma è... " Botticelli sembrò esitare ma poi prosegui:
"È un piccolo demonio! Tanto che Leonardo lo chiama Salai! È un ladro e bugiardo, un irrispettoso e mordace piccolo uomo! Una lingua di serpe e un sorriso da fauno! Capelli e occhi di Ganimede stesso! E Leonardo sa tutto questo... Ma lo ama comunque. E quello che è ancora più incomprensibile, Salai... ama Leonardo, questo è innegabile, lo adora, sono un anima e un cuore. È vero Leonardo può essere duro, a volte persino troppo, è vanitoso e orgoglioso, pretende molto perché da molto. Le sfide d'intelletto e d'amore fra loro sono come i discorsi degli innamorati che sanno come parlare al cuore dell'altro, ma a volte scelgono volutamente la via sbagliata. Sono preoccupato per Leonardo, questo amore che abbraccia il cuore e la mente di entrambi, questa immensa devozione, questa intensa passione fra loro, è bellissima ma anche difficile."
E Botticelli riportò il suo sguardo su Marius, dopo aver fissato le fiamme nel camino per tutto questo tempo, e quello che vide lo stupì e lo preoccupò allo stesso tempo. Marius stava sorridendo, un sorriso dolce e sognante, che lo rendeva bello in una maniera disarmante. Marius si riscosse, notando lo sguardo sorpreso di Botticelli. Da primo sembrò insicuro e timido, come se fosse stato sorpreso a prendere dei biscotti in cucina, poi Marius si ricompose:
" Non badare a me Maestro, non mi preoccuperei, però, per il tuo amico. Penso sia meraviglioso quello che la vita gli ha donato. Qualcuno che lo ama come mi racconti. Mi fa sognare che anche io possa trovarlo. Un amore che veda oltre me, oltre le mie mancanze e i miei difetti, un amore che sappia amarmi nonostante tutto ciò che sono. Un amore che possa insegnarmi e lasciarsi insegnare, anche in sfida, anche in rabbia, anche nel dolore, ma sempre con amore e dedizione, con passione e intensità. Cosa può desiderare il cuore di un uomo più di potersi mostrare a qualcuno per com' è? Più di poter raccontare la sua anima ad una creatura che sa guardarlo solo con amore? Anche nelle sue ombre, anche nel mostro che gli abita dentro. E amare quel mostro come ama l'uomo. No Maestro, il tuo amico, forse, conoscerà la soffrenza e dovrà imparare a convivere con essa, ma si sarà specchiato nel cuore di qualcuno che lo ama in tutto e per l'uomo che è, nella sua complessità e totalità. Con i suoi sbagli e i suoi difetti, la sua grandezza e il suo buon cuore." Botticelli rimase interdetto, poi sorrise:" È bello parlare conte Marius, amico mio, tu sai fare gioire il mio cuore anche quanto è pesante. Forse quello che dici è vero, io non ho aspirazioni sull'amore o sulla vita, solo sull'arte. E forse questo mi impedisce di capire questo nostro strano mondo. Ti ringrazio, però, adesso posso capire perché Leonardo ama così Salai, e perché Salai ama lui con l'immensa passione del suo cuore. Siamo strani non è vero? Complicati ma semplici allo stesso tempo."
Botticelli si alzò seguito da Marius:" Vieni, amico mio, voglio mostrarti ciò a cui sto lavorando. E ti prego non avere solo lodi per me questa volta! La tua opinione mi è cara, ma adesso che posso chiamarti amico, spero tu sappia che apprezzerò ogni cosa tu dica." E Marius seguì Botticelli verso un altra grande stanza.
La storia di Leonardo e Salai, continuò a risuonare nell'anima di Marius, fino al giorno in cui, il destino, o il tempo che scorre, o chissà quale sarcastica divinità, gli donò il suo Salai, quel suo angelo dai capelli castano rossi e gli occhi di fuoco. Colui che lo avrebbe amato come mai nessun altro e che lui avrebbe amato come mai nessun altro. Colui che adesso camminava di nuovo al suo fianco, colui che adesso, lo lasciava specchiarsi nel suo cuore e vedere solo un uomo. Un uomo che è amato, un uomo innamorato.
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A dear friend-
On that night weighed down by dark clouds, over the city of Florence, no moon shone, and the stars were a distant reflection shrouded in the warmth of those dark clouds. The air was oppressive, and there was little use hoping for a night breeze; everything was still, as if drained of existence. Marius, with determined step, was approaching the workshop of what had now become for him, a great friend. The soles of his boots rumbled in the stone alleys, Marius did not care; he loved to do things as if he were still human. That era in which he had awakened was full of a carnal and human beauty, of a world that put man and his intellect at the center, the beauty of living and the opulence of dreams. Marius was in love, with life, with all the beauty around him, with men of intellect who confronted each other in the streets, with artists who studied the becoming of things, the beauty of being, with philosophers who spoke of wonders never imagined, with writers, poetsand men of science, who gave light with their intellect to a dark world. Marius's confident steps brought him in front of the green, flayed doorway he had come to know and love deeply. Gently he placed his hand on the wood, before giving it three dry taps on it. That had long been, their signal, to recognize each other.
A moment later the door creaked open, and two vibrant and welcoming brown eyes stared at Marius. Botticelli flinched from the door with a gentle smile on his face, giving Marius room to enter his studio. Marius advanced into the large room, which smelled of oil and color mixture, wood and finishing varnish, a smell that resonated in him with love and wonder.
It was clear, in the confusion all around, the work and commitment of the artist and his students. Everything seemed left to chance, offered to the time of night, as a call to the muse of creativity, Clio, who would touch with hope and pleasure, the tools so dear to the artists who had left them there. Brushes and palettes, dirty rags, and jars, glass containers and pestles, sheets and parchments, nibs and chalks. Everything in disarray, everything in order in the heart of the artist who had used it.
Botticelli seemed to notice the disorder only then, and scratching his head, with a blush on his face, he let out a nervous laugh. "I'm sorry, Marius, my friend, my students take after the master, and the God in heaven, you know, how bad I am at these things of order and clarity of thought!" Blurted out the master, spreading his arms wide in a gesture of surrender. Marius, looked at him arching his eyebrows, then laughed in amusement:
"You have clarity in your heart Master, for every color you place on your work, every thing that comes from your hands, gives your heart to the world. It is a great courage you have, Master, and few men can boast of your clarity of heart. Many may learn the clarity and straight line of rational thought, but the thought of the heart, many a lucky few like you, know."
"Ah you flatter me, my friend, you flatter me as I do not deserve! But I appreciate your good heart and sincerity of speech, and this you know." replied Botticelli, sitting down by the fire on a wooden stool. The Master stared at the dance of the flames and looked thoughtful, almost somber, something Marius had not known on his face since they had met.
" Is something troubling you Master? Would you like to tell me about it so that I can try to ease your thoughts and your soul?" He asked, Marius, suddenly concerned about that state of mind, of his friend. Botticelli brought his brown eyes to Marius and with one hand invited him to sit before him, near the fire.
Marius shrugged off his long red velvet cloak, and sat down, waiting respectfully for Botticelli's words.
"You see my dear friend, I have a friend who is precious to me. His name is Leonardo, and he is an artist of immense soul, a genius in everything. Just think that in him I have found that friend with whom I can share my immense passion for cooking! Can you believe it Marius? " Botticelli seemed to hesitate then, because he had tried to share that passion of his with Marius, but Marius seemed barren before the wonders of food. Marius nodded and smiled, an invitation to continue, to show how happy he was with that discovery, which had made his friend joyful.
Botticelli smiled back and continued," You see, Leonardo is a fiery, passionate, carnal man who is as dedicated to art as he is to life. You know Marius, as man easily falls in love, Leonardo not only loves, he gives all of himself, and only one person was able to bring him to be his and only his in heart and soul." Botticelli looked conflicted, sad but with dreamy eyes continued:
" This person is his student, so much he loves him and so much he loves him back. But he is… " Botticelli seemed to hesitate but then continued:
"He is a little devil! So much so that Leonardo calls him Salai! He is a thief and liar, a disrespectful and biting little man! A serpent's tongue and a faun's smile! Hair and eyes of Ganymede himself! And Leonardo knows all this… But he loves him anyway. And what is even more incomprehensible, Salai..he loves Leonardo, this is undeniable, he adores him, they are one soul and one heart. It is true Leonardo can be hard, sometimes even too hard, he is vain and proud, he demands a lot because he gives a lot. The challenges of intellect and love between them are like the speeches of lovers who know how to speak to each other's hearts, but sometimes they deliberately choose the wrong way. I am worried about Leonardo, this love that embraces both their hearts and minds, this immense devotion, this intense passion between them, is beautiful but also difficult."
And Botticelli brought his gaze back to Marius, after staring at the flames in the fireplace all this time, and what he saw amazed and worried him at the same time. Marius was smiling, a sweet, dreamy smile that made him beautiful in a disarming way. Marius roused himself, noticing Botticelli's surprised look. At first he looked unsure and shy, as if he had been caught taking cookies in the kitchen, then Marius composed himself:
" Don't mind me Master, I wouldn't worry, though, about your friend. I think it's wonderful what life has given him. Someone who loves him as you tell me. It makes me dream that I can find him too. A love that sees beyond me, beyond my shortcomings and flaws, a love that can love me despite all that I am. A love that can teach me and be taught, even in defiance, even in anger, even in pain, but always with love and dedication, with passion and intensity. What more can a man's heart desire than to be able to show himself to someone as he is? More than being able to tell his soul to a creature who can only look at him with love? Even in his shadows, even in the monster that dwells within him. And love that monster as he loves man. No Master, your friend, perhaps, will know suffering and have to learn to live with it, but he will have mirrored himself in the heart of someone who loves him in all and for the man he is, in his complexity and totality. With his mistakes and his flaws, his greatness and his good heart."
Botticelli was interjected, then smiled:" It is good to talk Count Marius, my friend, you know how to make my heart rejoice even how heavy it is. Perhaps what you say is true, I have no aspirations about love or life, only about art. And maybe that prevents me from understanding this strange world of ours. I thank you though, now I can understand why Leonardo loves Salai so much, and why Salai loves him with the immense passion of his heart. We are strange aren't we? Complicated but simple at the same time."
Botticelli stood up followed by Marius:" Come, my friend, I want to show you what I am working on. And please don't have only praise for me this time! Your opinion is dear to me, but now that I can call you friend, I hope you know that I will appreciate everything you say." And Marius followed Botticelli to another large room...
The story of Leonardo and Salai, continued to resonate in Marius' soul, until the day when, fate, or the passing of time, or who knows what sarcastic deity, gave him his Salai, that angel of his with red brown hair and eyes of fire. The one who would love him like never anyone else and whom he would love like never anyone else. The one who now walked by his side again, the one who now, let him mirror himself in his heart and see only a man. A man who is loved, a man in love.
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vento-del-nord · 2 years
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Il mio occhio s'e' fatto pittore ed ha tracciato
L'immagine tua bella sul quadro del mio cuore; il mio corpo e' cornice in cui e' racchiusa,
Prospettica, eccellente arte pittorica, Che attraverso il pittore devi vederne l'arte Per trovar dove sia la tua autentica immagine dipinta,Custodita nella bottega del mio seno, Che ha gli occhi tuoi per vetri alle finestre.
Vedi ora come gli occhi si aiutino a vicenda: I miei hanno tracciato la tua figura e i tuoi Son finestre al mio seno, per cui il Sole Gode affacciarsi ad ammirare te. Pero' all'arte dell'occhio manca la miglior grazia: Ritrae quello che vede, ma non conosce il cuore
SONETTO 24 W. SHAKESPEARE
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[TRAD ITA] 230224 STORIA INSTAGRAM DI RM:
“@matthieu_blazy*”
Traduzione immagine:
“Caro RM, sono contento di averti qui a Milano, con noi, e conoscerti finalmente. Con amore, Matthieu”
(N/B: *direttore creativo di Bottega Veneta)
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Sarah)
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greenbor · 2 years
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Il mio occhio s'e' fatto pittore ed ha tracciato
L'immagine tua bella sul quadro del mio cuore; il mio corpo e' cornice in cui e' racchiusa,
Prospettica, eccellente arte pittorica, Che attraverso il pittore devi vederne l'arte Per trovar dove sia la tua autentica immagine dipinta,Custodita nella bottega del mio seno, Che ha gli occhi tuoi per vetri alle finestre.
Vedi ora come gli occhi si aiutino a vicenda: I miei hanno tracciato la tua figura e i tuoi Son finestre al mio seno, per cui il Sole Gode affacciarsi ad ammirare te. Pero' all'arte dell'occhio manca la miglior grazia: Ritrae quello che vede, ma non conosce il cuore
SONETTO 24 W. SHAKESPEARE
Tratto dal blog di https://www.tumblr.com/vento-del-nord
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lamilanomagazine · 2 years
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Milano, a Palazzo Reale la mostra di Vincent Peters “Timeless time” 
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Milano, a Palazzo Reale la mostra di Vincent Peters “Timeless time”.    Dal 12 gennaio al 26 febbraio, Palazzo Reale porta a Milano gli scatti senza tempo del fotografo Vincent Peters con la mostra a ingresso gratuito dal titolo “Timeless Time”, una selezione di novanta lavori in bianco e nero in cui la luce è protagonista nel raccontare le storie dei soggetti ritratti. La mostra, promossa da Comune di Milano-Cultura, prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Nobile Agency, è curata da Alessia Glaviano, Curator & Head of Global PhotoVogue. Christian Bale, Kim Basinger, Monica Bellucci, Vincent Cassel, Laetitia Casta, Cindy Crawford, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Matt Dillon, Michael Fassbender, Scarlett Johansson, Milla Jovovich, John Malkovich, Charlize Theron, Emma Watson sono solo alcuni dei personaggi famosi i cui ritratti, realizzati tra il 2001 e il 2021 da Vincent Peters, sono esposti a Palazzo Reale. Quello ritratto da Vincent Peters è il mondo delle star e delle celebrities, un moderno Olimpo in cui i ritratti sfumano in un’atmosfera da cinema neorealista italiano. I suoi scatti sono infatti composti da un sovrapporsi di strati che dialogano tra loro completandosi: ciascun elemento che converge e si condensa in ogni suo singolo scatto, forma uno strato che non perde mai la propria identità e distinzione. È proprio nell’incontrarsi di questi strati singolari che ogni immagine di Peters arriva a raccontare una storia, fino a diventare un film in un solo fotogramma. Nel percorso della mostra, grazie a Cinecittà, sono esposti anche i primissimi scatti del progetto “Timeless Talent”, un racconto fotografico realizzato da Peters dei mestieri e dei talenti degli storici studi cinematografici che, oggi come in passato, ne fanno punto di riferimento della creatività del cinema e della televisione nazionale e internazionale. Un progetto di valorizzazione del talento dell’art department, dei falegnami, degli operai, pittori, macchinisti, elettricisti, tecnici dello sviluppo della pellicola e di tutti gli artigiani di Cinecittà, che da dietro la macchina da presa e al fianco dei registi, contribuiscono alla creazione dei capolavori realizzati negli studi. Con uno stile senza tempo, i lavori di Vincent Peters esposti nell’ Appartamento dei Principi al piano nobile di Palazzo Reale sono valorizzati da un allestimento curato da Silvestrin & Associati che esalta le potenti immagini in bianco e nero e al tempo stesso sposa la bellezza delle signorili sale quattrocentesche che lo ospitano. Vincent Peters Nato a Brema, in Germania, nel 1969, all’età di vent’anni si trasferisce a New York per lavorare come assistente fotografo. Tornato in Europa nel 1995, ha lavorato per diverse gallerie d'arte e su progetti personali e nel 1999 ha iniziato la sua carriera presso l'agenzia di Giovanni Testino come fotografo di moda. Negli anni Vincent Peters si specializza nei ritratti di celebrità, scattando campagne leggendarie per riviste di tutto il mondo, distinguendosi con il suo stile cinematografico. Il suo portfolio comprende lavori per brand come Armani, Celine, Hugo Boss, Adidas, Bottega Veneta, Diesel, Dunhill, Guess, Hermes, Lancome, Louis Vuitton, Miu Miu, Netflix, solo per citarne alcuni. Le sue opere sono state esposte in gallerie d'arte internazionali tra cui, ad esempio, Camera Work a Berlino, Fotografiska a Stoccolma e il prestigioso Art Basel in Svizzera. Info Ingresso gratuito, da martedì a domenica, dalle 10 alle 19.30 (ultimo ingresso ore 19), giovedì apertura serale fino alle 22.30 (ultimo ingresso ore 22). Lunedì chiuso palazzorealemilano... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Author's Note: Today I want to post in my native language, Italian. I hope you will forgive me, but these days I am very tired and felt overwhelmed. Writing in my native language helps me to recharge. I have been wanting to write something in Italian for the chronicles fandom for a long time.The English version is below - Thanks!
Un caro amico -
In quella notte appesantita da nuvole scure, sulla città di Firenze, non splendeva la luna, e le stelle erano un lontano riflesso avvolto nel tepore di quelle nubi scure. L'aria era opprimente e a poco serviva sperare nella brezza notturna, tutto era fermo, come prosciugato dell'esistenza. Marius, con passo deciso, si stava avvicinando alla bottega di quello che ormai era diventato per lui, un grande amico. Le suole dei suoi stivali rimbombarono nei vicoletti di pietra, Marius non se ne curò, amava fare le cose come se fosse ancora umano. Quell'epoca in cui si era risvegliato era piena di una bellezza carnale ed umana, di un mondo che metteva al centro l'uomo e il suo intelletto, la bellezza del vivere e l'opulenza dei sogni. Marius era innamorato, della vita, di tutta la bellezza intorno a lui, degli uomini di intelletto che si confrontavano per strada, degli artisti che studiavano il divenire delle cose, la bellezza dell'essere, dei filosofi che parlavano di meraviglie mai immaginate, di scrittori, poetie uomini di scienza, che donavano con il loro intelletto luce ad un mondo buio. I passi sicuri di Marius lo portarono di fronte al portone verde, scorticciato, che aveva imparato a conoscere e amare profondamente. Con delicatezza appoggiò la mano sul legno, prima di darvi tre colpetti secchi sopra. Quello era da tempo, il loro segnale, per riconoscersi. Un attimo dopo il portone si aprì cigolando, e due occhi castani vibranti e accoglienti fissarono Marius. Botticelli si scostò dalla porta con un sorriso delicato sul volto, lasciando a Marius spazio per entrare nel suo studio. Marius avanzò nella grande stanza, che profumava di olio e mistura di colori, di legno e vernici per rifinitura, un odore che risuonò in lui con amore e meraviglia.
Era chiaro, nella confusione tutto intorno, il lavoro e l'impegno dell'artista e dei suoi allievi. Ogni cosa sembrava lasciata al caso, offerta al tempo della notte, come richiamo alla musa della creatività, Clio, che avrebbe toccato con speranza e piacere, gli strumenti così cari agli artisti che li avevano lasciati lì. Pennelli e tavolozze, stracci sporchi, e barattoli, contenitori in vetro e pestelli, fogli e pergamene, pennini e gessetti. Ogni cosa in disordine, ogni cosa in ordine nel cuore dell'artista che l'aveva usato.
Botticelli sembrò accorgersi del disordine solo in quel momento, e grattandosi la testa, con un rossore sul volto, si lasciò sfuggire una risata nervosa. "Mi spiace, Marius, amico mio, i miei allievi hanno preso dal maestro, e il Dio nei cieli, sa, quanto sono pessimo in queste cose dell'ordine e della chiarezza di pensiero!" Sbottò il maestro allargando le braccia in un gesto di resa. Marius, lo guardò inarcando le sopracciglia, per poi ridere divertito:
" Hai la chiarezza nel cuore Maestro, poiché ogni colore che poni sui tuoi lavori, ogni cosa che nasce dalle tue mani, porge il tuo cuore al mondo. È un grande coraggio quello che hai, Maestro, e pochi uomini possono vantare la tua chiarezza di cuore. Molti possono imparare la chiarezza e la linea dritta del pensiero razionale, ma il pensiero del cuore, molti pochi fortunati come te, lo conoscono."
"Ah tu mi lusinghi, amico mio, mi lusinghi come non merito! Ma apprezzo il tuo buon cuore e la tua sincerità di parola, e questo lo sai." rispose Botticelli, sedendosi vicino al fuoco su uno sgabello di legno. Il Maestro fisso' la danza delle fiamme e sembrò pensieroso, quasi cupo, qualcosa che Marius non aveva mai conosciuto sul suo volto, da quando si erano conosciuti.
" C'è qualcosa che ti turba Maestro? Vuoi parlarmene affinché io possa provare ad alleviare i tuoi pensieri e la tua anima?" Chiese, Marius, d'improvviso preoccupato per quello stato d'animo, dell'amico. Botticelli portò i suoi occhi castani su Marius e con una mano lo invitò a sedersi davanti a lui, vicino al fuoco.
Marius scostò il suo lungo mantello di velluto rosso, e si sedette, aspettando con rispettoso silenzio le parole di Botticelli.
" Vedi mio caro amico, ho un amico che mi è prezioso. Si chiama Leonardo, ed è un artista d'animo immenso, un genio in ogni cosa. Pensa che in lui ho trovato quell'amico con cui condividere la mia passione immensa per la cucina! Riesci a crederci Marius? " Botticelli sembrò esitare poi, perché aveva provato a condividere quella sua passione con Marius, ma Marius sembrava sterile di fronte alle meraviglie del cibo. Marius annuì e sorrise, un invito a continuare, a dimostrare come era felice di quella scoperta, che aveva reso gioioso il suo amico.
Botticelli sorrise di rimando e continuò:" Vedi, Leonardo è un uomo focoso, passionale, carnale e dedito all'arte come alla vita. Tu sai Marius, come l'uomo facilmente si innamora, Leonardo non solo ama, da tutto se stesso, e soltanto una persona è riuscita a portarlo a essere suo e soltanto suo nel cuore e nell'anima."
Botticelli sembrò combattuto, triste ma con occhi sognanti proseguì:
" Questa persona è un suo allievo, tanto lo ama e tanto lui lo ama di rimando. Ma è... " Botticelli sembrò esitare ma poi prosegui:
"È un piccolo demonio! Tanto che Leonardo lo chiama Salai! È un ladro e bugiardo, un irrispettoso e mordace piccolo uomo! Una lingua di serpe e un sorriso da fauno! Capelli e occhi di Ganimede stesso! E Leonardo sa tutto questo... Ma lo ama comunque. E quello che è ancora più incomprensibile, Salai... ama Leonardo, questo è innegabile, lo adora, sono un anima e un cuore. È vero Leonardo può essere duro, a volte persino troppo, è vanitoso e orgoglioso, pretende molto perché da molto. Le sfide d'intelletto e d'amore fra loro sono come i discorsi degli innamorati che sanno come parlare al cuore dell'altro, ma a volte scelgono volutamente la via sbagliata. Sono preoccupato per Leonardo, questo amore che abbraccia il cuore e la mente di entrambi, questa immensa devozione, questa intensa passione fra loro, è bellissima ma anche difficile."
E Botticelli riportò il suo sguardo su Marius, dopo aver fissato le fiamme nel camino per tutto questo tempo, e quello che vide lo stupì e lo preoccupò allo stesso tempo. Marius stava sorridendo, un sorriso dolce e sognante, che lo rendeva bello in una maniera disarmante. Marius si riscosse, notando lo sguardo sorpreso di Botticelli. Da primo sembrò insicuro e timido, come se fosse stato sorpreso a prendere dei biscotti in cucina, poi Marius si ricompose:
" Non badare a me Maestro, non mi preoccuperei, però, per il tuo amico. Penso sia meraviglioso quello che la vita gli ha donato. Qualcuno che lo ama come mi racconti. Mi fa sognare che anche io possa trovarlo. Un amore che veda oltre me, oltre le mie mancanze e i miei difetti, un amore che sappia amarmi nonostante tutto ciò che sono. Un amore che possa insegnarmi e lasciarsi insegnare, anche in sfida, anche in rabbia, anche nel dolore, ma sempre con amore e dedizione, con passione e intensità. Cosa può desiderare il cuore di un uomo più di potersi mostrare a qualcuno per com' è? Più di poter raccontare la sua anima ad una creatura che sa guardarlo solo con amore? Anche nelle sue ombre, anche nel mostro che gli abita dentro. E amare quel mostro come ama l'uomo. No Maestro, il tuo amico, forse, conoscerà la soffrenza e dovrà imparare a convivere con essa, ma si sarà specchiato nel cuore di qualcuno che lo ama in tutto e per l'uomo che è, nella sua complessità e totalità. Con i suoi sbagli e i suoi difetti, la sua grandezza e il suo buon cuore." Botticelli rimase interdetto, poi sorrise:" È bello parlare conte Marius, amico mio, tu sai fare gioire il mio cuore anche quanto è pesante. Forse quello che dici è vero, io non ho aspirazioni sull'amore o sulla vita, solo sull'arte. E forse questo mi impedisce di capire questo nostro strano mondo. Ti ringrazio, però, adesso posso capire perché Leonardo ama così Salai, e perché Salai ama lui con l'immensa passione del suo cuore. Siamo strani non è vero? Complicati ma semplici allo stesso tempo."
Botticelli si alzò seguito da Marius:" Vieni, amico mio, voglio mostrarti ciò a cui sto lavorando. E ti prego non avere solo lodi per me questa volta! La tua opinione mi è cara, ma adesso che posso chiamarti amico, spero tu sappia che apprezzerò ogni cosa tu dica." E Marius seguì Botticelli verso un altra grande stanza.
La storia di Leonardo e Salai, continuò a risuonare nell'anima di Marius, fino al giorno in cui, il destino, o il tempo che scorre, o chissà quale sarcastica divinità, gli donò il suo Salai, quel suo angelo dai capelli castano rossi e gli occhi di fuoco. Colui che lo avrebbe amato come mai nessun altro e che lui avrebbe amato come mai nessun altro. Colui che adesso camminava di nuovo al suo fianco, colui che adesso, lo lasciava specchiarsi nel suo cuore e vedere solo un uomo. Un uomo che è amato, un uomo innamorato.
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A dear friend-
On that night weighed down by dark clouds, over the city of Florence, no moon shone, and the stars were a distant reflection shrouded in the warmth of those dark clouds. The air was oppressive, and there was little use hoping for a night breeze; everything was still, as if drained of existence. Marius, with determined step, was approaching the workshop of what had now become for him, a great friend. The soles of his boots rumbled in the stone alleys, Marius did not care; he loved to do things as if he were still human. That era in which he had awakened was full of a carnal and human beauty, of a world that put man and his intellect at the center, the beauty of living and the opulence of dreams. Marius was in love, with life, with all the beauty around him, with men of intellect who confronted each other in the streets, with artists who studied the becoming of things, the beauty of being, with philosophers who spoke of wonders never imagined, with writers, poetsand men of science, who gave light with their intellect to a dark world. Marius's confident steps brought him in front of the green, flayed doorway he had come to know and love deeply. Gently he placed his hand on the wood, before giving it three dry taps on it. That had long been, their signal, to recognize each other.
A moment later the door creaked open, and two vibrant and welcoming brown eyes stared at Marius. Botticelli flinched from the door with a gentle smile on his face, giving Marius room to enter his studio. Marius advanced into the large room, which smelled of oil and color mixture, wood and finishing varnish, a smell that resonated in him with love and wonder.
It was clear, in the confusion all around, the work and commitment of the artist and his students. Everything seemed left to chance, offered to the time of night, as a call to the muse of creativity, Clio, who would touch with hope and pleasure, the tools so dear to the artists who had left them there. Brushes and palettes, dirty rags, and jars, glass containers and pestles, sheets and parchments, nibs and chalks. Everything in disarray, everything in order in the heart of the artist who had used it.
Botticelli seemed to notice the disorder only then, and scratching his head, with a blush on his face, he let out a nervous laugh. "I'm sorry, Marius, my friend, my students take after the master, and the God in heaven, you know, how bad I am at these things of order and clarity of thought!" Blurted out the master, spreading his arms wide in a gesture of surrender. Marius, looked at him arching his eyebrows, then laughed in amusement:
"You have clarity in your heart Master, for every color you place on your work, every thing that comes from your hands, gives your heart to the world. It is a great courage you have, Master, and few men can boast of your clarity of heart. Many may learn the clarity and straight line of rational thought, but the thought of the heart, many a lucky few like you, know."
"Ah you flatter me, my friend, you flatter me as I do not deserve! But I appreciate your good heart and sincerity of speech, and this you know." replied Botticelli, sitting down by the fire on a wooden stool. The Master stared at the dance of the flames and looked thoughtful, almost somber, something Marius had not known on his face since they had met.
" Is something troubling you Master? Would you like to tell me about it so that I can try to ease your thoughts and your soul?" He asked, Marius, suddenly concerned about that state of mind, of his friend. Botticelli brought his brown eyes to Marius and with one hand invited him to sit before him, near the fire.
Marius shrugged off his long red velvet cloak, and sat down, waiting respectfully for Botticelli's words.
"You see my dear friend, I have a friend who is precious to me. His name is Leonardo, and he is an artist of immense soul, a genius in everything. Just think that in him I have found that friend with whom I can share my immense passion for cooking! Can you believe it Marius? " Botticelli seemed to hesitate then, because he had tried to share that passion of his with Marius, but Marius seemed barren before the wonders of food. Marius nodded and smiled, an invitation to continue, to show how happy he was with that discovery, which had made his friend joyful.
Botticelli smiled back and continued," You see, Leonardo is a fiery, passionate, carnal man who is as dedicated to art as he is to life. You know Marius, as man easily falls in love, Leonardo not only loves, he gives all of himself, and only one person was able to bring him to be his and only his in heart and soul." Botticelli looked conflicted, sad but with dreamy eyes continued:
" This person is his student, so much he loves him and so much he loves him back. But he is… " Botticelli seemed to hesitate but then continued:
"He is a little devil! So much so that Leonardo calls him Salai! He is a thief and liar, a disrespectful and biting little man! A serpent's tongue and a faun's smile! Hair and eyes of Ganymede himself! And Leonardo knows all this… But he loves him anyway. And what is even more incomprehensible, Salai..he loves Leonardo, this is undeniable, he adores him, they are one soul and one heart. It is true Leonardo can be hard, sometimes even too hard, he is vain and proud, he demands a lot because he gives a lot. The challenges of intellect and love between them are like the speeches of lovers who know how to speak to each other's hearts, but sometimes they deliberately choose the wrong way. I am worried about Leonardo, this love that embraces both their hearts and minds, this immense devotion, this intense passion between them, is beautiful but also difficult."
And Botticelli brought his gaze back to Marius, after staring at the flames in the fireplace all this time, and what he saw amazed and worried him at the same time. Marius was smiling, a sweet, dreamy smile that made him beautiful in a disarming way. Marius roused himself, noticing Botticelli's surprised look. At first he looked unsure and shy, as if he had been caught taking cookies in the kitchen, then Marius composed himself:
" Don't mind me Master, I wouldn't worry, though, about your friend. I think it's wonderful what life has given him. Someone who loves him as you tell me. It makes me dream that I can find him too. A love that sees beyond me, beyond my shortcomings and flaws, a love that can love me despite all that I am. A love that can teach me and be taught, even in defiance, even in anger, even in pain, but always with love and dedication, with passion and intensity. What more can a man's heart desire than to be able to show himself to someone as he is? More than being able to tell his soul to a creature who can only look at him with love? Even in his shadows, even in the monster that dwells within him. And love that monster as he loves man. No Master, your friend, perhaps, will know suffering and have to learn to live with it, but he will have mirrored himself in the heart of someone who loves him in all and for the man he is, in his complexity and totality. With his mistakes and his flaws, his greatness and his good heart."
Botticelli was interjected, then smiled:" It is good to talk Count Marius, my friend, you know how to make my heart rejoice even how heavy it is. Perhaps what you say is true, I have no aspirations about love or life, only about art. And maybe that prevents me from understanding this strange world of ours. I thank you though, now I can understand why Leonardo loves Salai so much, and why Salai loves him with the immense passion of his heart. We are strange aren't we? Complicated but simple at the same time."
Botticelli stood up followed by Marius:" Come, my friend, I want to show you what I am working on. And please don't have only praise for me this time! Your opinion is dear to me, but now that I can call you friend, I hope you know that I will appreciate everything you say." And Marius followed Botticelli to another large room...
The story of Leonardo and Salai, continued to resonate in Marius' soul, until the day when, fate, or the passing of time, or who knows what sarcastic deity, gave him his Salai, that angel of his with red brown hair and eyes of fire. The one who would love him like never anyone else and whom he would love like never anyone else. The one who now walked by his side again, the one who now, let him mirror himself in his heart and see only a man. A man who is loved, a man in love.
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patrizio-ag · 2 years
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I volatili sono delle #grottesche, non un rifacimento pseudo-naturalistico di una specie, perché questa è praticamente impossibile da determinare persino cercando di identificare la codificazione stilistica delle forme adottate, le quali appaiono caotiche e contraddittorie.
Il collo lungo e ansato ricorda quello di un #pavone o di un #cigno, ma la coda non è certamente quella del primo né il becco è sufficientemente esaltato da suggerire il secondo. Delle figure sono dipinte anche le zampe (terminanti in blu) che non hanno certo la postura di due animali solitamente riprodotti con sontuosità ed eleganza.
Piuttosto è la #decorazione centrale a suggerire altro, per esempio che l’origine del disegno possa provenire da una #pitturamurale, un #affresco o anche altra tecnica figurativa come il #mosaico o persino la #scultura, che qualche maestro #ceramista del recente passato di #Deruta prese a modello per la costruzione di una nuova immagine del #Raffaellesco. Oppure il pittore lo creò montando e disponendo gli elementi che erano parte delle sue conoscenze assodate.
Il settore della #maiolicatradizionale è fondato una serie di modelli e di conoscenze diffuse tra tutti gli artisti di un luogo, quindi è naturale trovare il caso in cui questo genere di Raffaellesco sia dipinto da più di una #bottega. Io l’ho visto esattamente identico in un altro #piatto, ritratto in una foto quando veniva consegnato come dono per una particolare celebrazione locale. Quindi chi volesse questo pezzo si metterebbe in casa un prodotto di punta della €maiolica #umbra.
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jacopocioni · 2 years
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Skuzi, dofe esere casa ti Dante?
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Difficile scrivere la pronuncia di un tedesco che parla italiano, quindi immaginate la giusta pronuncia leggendo. Quello che vi racconto è una storia vera, successa nel cuore di San Frediano, in Piazza Tasso. Il protagonista è un falegname, il Sodi Franco, per gli amici Franchino. Il Sodi ha lavorato e vissuto tutta la vita in San Frediano. Addirittura si racconta che la mamma dei due fratelli Sodi non avesse mai attraversato l'Arno in vita sua.  Il Sodi aveva bottega in via Romana fino a non molto tempo fa e la gestiva con il fratello purtroppo morto. Artigiano e fiorentino vecchio stampo il Sodi. Di storie come questa è piena Firenze, si dovrebbe avere la pazienza di farsele raccontare dai vecchi fiorentini per non perderle nella memoria "come lacrime nella pioggia". Un giorno Franchino passeggiava in piazza Tasso, era circa intorno agli anni 70, e una macchina con 4 tedeschi si fermò a chiedere informazioni. «Skuzi, dofe esere cassa ti Dante?» Un guizzo nella mente del Franchino. «La 'asa di Dante?» rimarcò il Sodi «Più avanti, 'un manca miha tanto, l'è in via di Leone» rispose il Sodi, e continuò... «... ma i' Dante unno trovate miha, ell'è morto, però la su' moglie l'è ancora viva!» I tedeschi con occhi pallati «Ancova vifa?» E il Sodi. «Lei si, i' su' marito Dante ell'è morto quarche anno fa'» «... ma, tu parla di Cemma Donati?» «Come la si chiama e uno so', ma viva l'è viva, Dante il renaiolo no, ell'è morto!» I' Sodi ha poi ripreso la sua passeggiata, sul volto un ghigno che era tutto un programma. I tedeschi, mezzi imbambolati, avranno chiesto ad altri, sperando di non incontrare un altro Franco Sodi.
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edicoladelcarmine · 2 years
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EDICOLE VOTIVE DEDICATE ALLA MADONNA DEL CARMINE
Al di sopra del portale della Cappella privata di Cifelli-Gravante, sita in Via Fiume, nel Comune di Castelpetroso (IS), è stata ricavata una edicola votiva con immagine dipinta su maiolica della Madonna del Carmine e Anime del purgatorio. Il dipinto è stato realizzato da un artista sconosciuto ma di bottega molisana, nel 1881. Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/EdiCastelpetroso.html Per aggiungere informazioni: [email protected]
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mxdvs · 7 years
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Lizette Pinto e Melo shot by Bottega Immagine
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likarotarublogger · 3 years
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Capri è l’isola dell’amore! Un viaggio tra l’arte, gastronomia e la vendemmia caprese.
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Capri, isola di rara bellezza, ricca di natura e cultura, è stata ed è tutt’oggi la meta più amata da vip e turisti provenienti da tutto il mondo. Caratterizzata da squarci naturalistici unici e da un mare cristallino, spicca agli occhi di chi la osserva per i suoi faraglioni, alti scogli che hanno resistito all’erosione della costa.
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Costanzo Vuotto detto “Conny “ il suo lavoro è avvocato, ma la sua passione da anni è quella in cucina soprattutto di preparare dolci “la torta caprese”(torta alle mandorle), un ricetta di dolce che proviene da Capri . Sull’isola tutti lo chiama “la torta alle mandorle” ma fuori si chiama “la torta caprese “. La sua moglie ogni volta che prepara la torta si innamora di più perché si ricorda la loro storia d’amore .
Certo ancora di più li fa piacere mangiarla insieme alle loro figlie. Conny è molto importante sull’isola oltre il suo lavoro avvocato si occupa anche della l’amministrazione comunale, a Conny i piace molto di collaborare e organizzare un set cinematografico, esempio per noi Pandataria Film è stato bravissimo ad mettere in movimento tutta l’isola diciamo è un bravissimo manager. Grazie mille per la tua disponibilità Conny. Tornerò preso a Capri ad mangiare la tua dolcissima torta!
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Da Anna’s Wool per scoprire i segreti del brand caprese ispirato ai colori dell’isola azzurra
Quando hai cominciato?
Ho coltivato questa passione per la maglia fin da piccola. Avevo solo 14 anni e andavo ogni giorno da una vicina di casa per imparare a usare i ferri, poi ho iniziato a fare la gavetta e con i primi soldi ho acquistato una macchina per fare la maglia che ho ancora. Guai a chi me la tocca. La mia carriera è iniziata così, senza tutorial dai quali apprendere. E dura ancora, dopo 35 anni.
Come nasce Anna’s wool?
Arriva in un secondo momento della mia vita. Prima di sposarmi lavoravo tantissimo per le boutique griffate dell’isola e avevo aperto un negozio in via Sopramonte. Quando è nata mia figlia Chiara ho scelto di tenere solo il laboratorio, non avrei mai potuto rinunciare a quella mia parte creativa. Lì confezionavo capi di maglieria originali e variopinti e li spedivo in giro per il mondo. Nel 2015 poi ho deciso di tornare in campo: ho aperto Anna’s Wool e lanciato uno dei primi e-commerce sull’isola.
Crea modelli esclusivi e ne cura lavorazione e rifinitura.
Sì, realizzo scialli e stole, ma anche borselli e borse, kefie, scaldacollo, collane e cappelli. Confeziono tutto rigorosamente a mano come vuole la tradizione artigianale. Le borse realizzate all’uncinetto, ad esempio, richiedono moltissime ore di lavoro ma ne vale davvero pena.
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Patrizia Costante è là migliore amica di Anna Cavaliere che sempre si fanno cambio di regali (sandali tipinti da Patrizia e poncho in lana o Chasmir di Anna’s).
Patrizia racconta un po’ la tua storia?
Ho iniziato a dipingere all’età di 15 anni e a 17 ho fatto la mia prima tela, ho fatto mostre di pittura in tutta Italia e poi ho vinto un prestito d’onore e ho aperto un laboratorio di ceramica. L’idea di dipingere i sandali è nata dalla mia passione di dipingere qualsiasi cosa, ho dipinto anche maglie per Missoni e jeans per la Levi’s in passato, quindi mi piace dipingere un po’ ovunque. Volevo dare un immagine moderna al famosissimo sandalo caprese, ma proporlo già montato così come si mette una cornice al quadro e quindi completo. Credo che se l’idea verrà presa in considerazione anche dagli artigiani del Sandalo caprese e non respinta possa diventare un innovazione che continuerà e farà moda, se questo non accadrà continuerò a proporlo nei negozi di alta moda e gioielleria dove già lo capiscono e lo vendono. I materiali che uso per i sandali: sono di prima qualità e made in Napoli, i colori atossici e indelebili. Per le scarpe l’idea è nata in collaborazione con Silvio Staiano con Capri Watch e le scarpe sono in pelle e made in Napoli e sempre dipinte e personalizzate spesso con le richieste dei clienti con colori indelebili.
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Da Costanzo é il storico calzolaio di Capri.
Costanzo Ruocco a Capri è una vera istituzione. In 67 anni ha saputo conquistare la stima e l'affetto di clienti di tutto il mondo tra cui la first lady Jacqueline Kennedy, la giunonica Sophia Loren e il fascinoso Clark Gable, figure mito degli anni 60. Nella bottega a pochi passi dalla celebre Piazzetta, si trovano ancora i vecchi arnesi usati per realizzare la tipica calzatura caprese; sandali su misura creati in pochi minuti ma con la cura più assoluta.Perle, pietre dure, strass dalle fogge più svariate e dai mille riflessi rendono i sandali sempre più preziosi, eleganti e ricercati.L'amore con cui Costanzo realizza queste opere d'arte cresce ogni giorno di più ed oggi il figlio Antonio porta avanti la tradizione di famiglia con altrettanta passione e competenza.
Infatti Antonio sta trasmettendo la sua tradizione,passione e la forza di lavorare proprio alla sua figlia più piccola Francesca che ora ha 26 anni mettere la sua sorella Martina,è più portata per i social si occupa della pagina instagram.
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Francesca ci puoi raccontare come hai iniziato a lavorare?
Ho iniziato "seriamente" un weekend di 3 stagioni fa dove i miei erano fuori dall isola sempre per motivi di lavoro e per non perdere vendite mi sono lanciata ed ho scoperto che tutti gli anni a guardare papà farli qualcosa avevo imparato.
Non posso dire si essere già ai suoi livelli per quello ho ancora tanto bisogno di pratica ma mi piace e soprattutto amo quella sensazione di grande soddisfazione quando finita un "opera" scopro di averla fatta bene o meglio ancora papà mi dice che sono stata brava.
Tuo padre ti ha insegnato qualcosa?
Lui non mi ha mai veramente insegnato il lavoro, poi col tempo ho capito che il motivo era perché neanche il nonno la vera fatto con lui voleva che guardavo e imparato da sola.
Francesca il tuo lavoro è una passione tramandata?
Quindi è una vera e propria arte tramandata di generazione in generazione in tutti i sensi.
Lo stile caprese si sintetizza in queste piccole opere d'arte create nella bottega Da Costanzo sull'isola di Capri. Sandali capresi originali per una calzatura che ama farsi notare sia in vacanza che in città.
•Sandali capresi non infradito modello ciabattina.
•Creati in esclusiva per Da Costanzo Capri
•100% pelle arancione
•Suola in cuoio toscano
•Tacco 1,5 cm basic
•"Indossali e sarà come camminare per le stradine di Capri!"
Si tratta di un articolo realizzato a mano, pertanto i tempi di attesa per evadere quest'ordine potrebbero variare da uno a cinque giorni lavorativi.
Eventuali micro imperfezioni di questo articolo sono da considerarsi un pregio e non un difetto.
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Telefono:081 837 8077
http://www.bbcapri.com/
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Il pane quotidiano di Mario Pollio non manca sull’isola è la cosa migliore per la sua numerosa famiglia e gli amici di Capri.
La focaccia di Mario appena sfornata con olio di oliva, rosmarino e salame di maiale fatto di Mario e la sua famiglia è la colazione salata è una specialità del giorno caprese.
Mario due volte a settimana prepara pane e focaccia con lievito madre che solo la sua moglie Rita sa come si fa,invece il suo figlio Antonio appassionato di animali domestici,ha la sua fattoria -La bella Annacapri 🧜🏽‍♀️
Via Timpone, 2, 80071 Anacapri NA
349 610 5888 https://g.co/kgs/66PS
L’ultima tappa del viaggio lavorativo continua grazie a mio amico Conny che ha organizzato da suo caro amico Antonio Di Stefano la vendemmia caprese tradizione.
Il pranzo della vendemmia caprese di Antonio e la sua moglie Nunzia è molto deliziosa, certo preparato con dei prodotti locali, il punto dell’evento è la specialità di Nunzia una ricetta leggendaria che fu tramandata dalla zia di Antonio la pizza ‘Monacone’
Oggi Antonio per te e la tua famiglia è un bellissimo evento, mi potresti dire qualcosa?
La vendemmia nella mia famiglia e una tradizione che va avanti da diverse generazioni, io ricordo molto bene le vendemmie con i miei nonni,io ho incominciato con il mio papà Michele che era molto nominato per il suo vino all'età di circa sette anni come mio nipote Andrea che è già il secondo anno e ha sette anni e mezzo,noi avevamo un vigneto circa due kilometri distante da casa e portavamo l'uva in cesti trasportati a spalle ,era veramente una faticaccia,poi papà ha installato il vigneto qua a casa nostra con filari di viti e diversi pergolati e così la grande fatica e diventata una giornata piacevolmente "faticata"per il resto questa tradizione e passione l'ho trasmessa a mio figlio Michele e ultimamente a mio nipote,mi auguro di poter trasmettere a loro ancora per molto la mia esperienza maturata sul campo e di continuare a sentire questo profumo che sprigiona la terra e continuare a condividere con la famiglia e tutti gli amici tutto questo ben di nostro Signore ci offre attraverso solo il sole fatica e tanta passione.
Antonio, la moglie Nunzia, il nipote Andrea, il fratello Peppino, il cugino Luigi,Michele è il suo amico Conny hanno concluso la giornata con tanto affetto e amore che poi tutto questo evento si vedrà il prossimo anno!
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L’articolo di Elena Rodica Rotaru @likarotarufashion @elenarodicarotaru-blog
Instagram Elenarodicarotarufficial_79
Il mio desiderio da tanti anni era proprio quello di arrivare sull’isola dell’amore ❤️ Capri ❤️, mi ricordo sempre il famoso film ‘mCapri’ che all’epoca si vedeva in tv della Romania.
Tutti pazzi per vederlo !
Ho girato il mondo 🌎 ma a Capri fino questo anno sono riuscita arrivare,ora si,si due volte grazie al mio amico Alfonso Ottomana di Cetara e a Conny Costanzo Vuoto! Elena❤️🎬
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Lo spettacolo del mare fa sempre una profonda impressione. Esso è l’immagine di quell’infinito che attira senza posa il pensiero, e nel quale senza posa il pensiero va a perdersi . I❤️Capri
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paper---airplane · 4 years
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Il mio occhio si è fatto pittore e ha tracciato
la forma della tua bellezza sulla tavola del mio cuore.
Il mio corpo è la cornice in cui essa è tenuta,
e, fatta in prospettiva, essa è la migliore arte del pittore:
perché attraverso il pittore devi vedere la sua maestria,
per scoprire dove sia la tua fedele immagine dipinta,
che sempre pende nella bottega del mio petto,
nelle cui finestre si specchia il vetro dei tuoi occhi.
Ora vedi che bei servigi gli occhi hanno reso agli occhi:
i miei hanno ritratto la tua figura, e i tuoi per me
sono finestre sul mio petto, attraverso cui il sole
si diletta a sbirciare, per ammirare, là dentro, te.
Ma agli occhi manca l'abilità che dia grazia alla loro arte:
ritraggono solo ciò che vedono, non conoscono il cuore.
Sonetto 24, William Shakespeare
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strengthandhonor · 5 years
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Il mio occhio s'è fatto pittore ed ha tracciato
L'immagine tua bella sul quadro del mio cuore;
il mio corpo è cornice in cui è racchiusa,
Prospettica, eccellente arte pittorica,
Ché attraverso il pittore devi vederne l'arte
Per trovar dove sia la tua autentica immagine dipinta,
Custodita nella bottega del mio seno,
Che ha gli occhi tuoi per vetri alle finestre.
Vedi ora come gli occhi si aiutino a vicenda:
I miei hanno tracciato la tua figura e i tuoi
Son finestre al mio seno, per cui il Sole
Gode affacciarsi ad ammirare te.
Però all'arte dell'occhio manca la miglior grazia:
Ritrae quello che vede, ma non conosce il cuore.
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lamilanomagazine · 1 year
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ZaLiZaZa. Inventario di famiglia, la mostra alla galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea arriva da settembre a novembre a Milano
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ZaLiZaZa. Inventario di famiglia, la mostra alla galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea arriva da settembre a novembre a Milano. La galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea, in Via Solferino 44, a Milano, è lieta di presentare ZaLiZaZa. Inventario di famiglia, a cura di Francesca Pellicciari, una mostra di artisti appartenenti alla stessa famiglia: il fotografo Miro Zagnoli (Za), l’artista Emi Ligabue (Li) e le loro due figlie: l’illustratrice Olimpia Zagnoli (Za), già di casa in Galleria, e la costumista Emilia Zagnoli (Za). La mostra sarà allestita dal 27 settembre al 19 novembre 2023. Gli ZaLiZaZa sono una famiglia modernissima eppure d’altri tempi: se non si occupassero di manufatti diversi, li si potrebbe immaginare affaccendati in una bottega a conduzione familiare di stampo rinascimentale, o barocca, nell’intento di sperimentare nuove tecniche pittoriche, rivoluzionare gli stili o a prenderne d’esempio e farli propri; creare delle maestose quinte sceniche, abbigliati nel loro stile classico ed eccentrico al tempo stesso. D’altronde questa immagine non si discosta molto da ciò che gli ZaLiZaZa fanno adesso, nel XXI° secolo, ciascuno nel suo ambito – ambiti contigui e molto spesso sovrapposti – costantemente alle prese con le proprie ricerche e sperimentazioni, forti di un linguaggio comune, di un vero e proprio lessico familiare. Il percorso della mostra, un inventario di opere di ogni genere e specie – disegni e fotografie, libri di legno, collages, oggetti/sculture, stoffe, paraventi e scatole magiche – è un dialogo fitto di corrispondenze in cui le quattro voci si alternano e si susseguono senza ordine cronologico; un dialogo accompagnato da una selezione di apparati (schizzi, appunti, cartoline, fotografie di famiglia) che ne documentano il metodo progettuale e al contempo richiamano la presenza costante dell’arte nella vita privata degli ZaLiZaZa. Non è dunque un caso che molti soggetti siano analoghi negli ZaLiZaZa. Se da decenni il design pervade l’opera fotografica e i set tuttora analogici di Miro (Za), lo si ritrova spesso anche nelle opere di Emi (Li), che si tratti del Cicognino di Albini, della vita e dell’opera di Charlotte Perriand o di un design anonimo trovato in vendita online: “non ho tabù, non ho nessun tipo di rispetto né di norma”. Lo stesso ricorso a materiali anonimi e poco convenzionali che si trova nella serie di abiti “Souvenir” di Emilia (Za), realizzati a partire da strofinacci turistici con la mappa del Belpaese, così come certi archetipi ricorrono nelle migliaia di righe tracciate da Olimpia (Za), sempre alla ricerca della sintesi perfetta tra l’idea e la sua rappresentazione. Oltre a ciò, oltre al design, alle montagne, alle figure, ai corpi, ai ritratti, ai chiaroscuri, ai balconi, persiste, nelle diverse generazioni degli ZaLiZaZa ciò che Matisse disse un giorno a Picasso, e che Emi (Li) ha ricordato: “In fondo, Picasso, non dobbiamo fare i furbi. Voi siete come me: quel che tutti noi cerchiamo di ritrovare in arte, è l’atmosfera della nostra prima comunione”. Il guardare sempre il mondo con gli occhi del bambino, lo sguardo degli ZaLiZaZa. L'inaugurazione si terrà mercoledì 27 settembre, dalle ore 18:00 alle 20:30.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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pangeanews · 4 years
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Libero arbitrio, arbitrarietà e ricerca del “capro espiatorio”: ecco perché è necessario, oggi, rileggere la “Storia della Colonna Infame” di Manzoni
Nel 1842 Alessandro Manzoni pubblica un breve saggio storico, dal titolo Storia della Colonna Infame. L’opera, nata in seno al Fermo e Lucia, sviluppata come appendice ai Promessi sposi e infine diventato titolo autonomo, narra il processo iniziato a Milano nel 1630 contro l’ispettore della sanità Guglielmo Piazza e il barbiere Gian Giacomo Mora. È ancora oggi considerato uno degli scritti più importanti della produzione manzoniana, in particolare per la diversità del tono narrativo, ben lontano dall’ironica pacatezza dei Promessi sposi, e per il suo carattere anti-romanzesco. I tratti interessanti di questa opera, però, non si limitano soltanto agli aspetti stilistici.
*
Com’è già stato detto, siamo nel 1630. A Milano e in buona parte d’Italia imperversa il morbo della peste, gli abitanti sono terrorizzati e le istituzioni sono assolutamente impreparate ad affrontare un’emergenza di queste dimensioni. Manzoni, avvalendosi principalmente degli scritti storici del Ripamonti, comincia a narrare la diffusione della peste nel territorio lombardo a partire dal capitolo XXXI dei Promessi sposi: i governanti spagnoli, in un primo momento, si limitarono a ignorare la diffusione del morbo, non ascoltando le allarmanti notizie dei testimoni; si risolsero a intervenire solo quando la malattia aveva già mietuto molte vittime, e si contavano contagiati anche tra le fila dei nobili. Pur di non ammettere l’errore commesso, però, le istituzioni si allinearono al parere che stava maturando in seno alla popolazione, e che era già molto diffuso in tutto il resto d’Europa (dove parimenti erano scoppiati gravi focolai di peste), ovvero che la malattia fosse frutto di «arti venefiche, operazioni diaboliche» (Promessi Sposi, Cap. XXXI) operate da persone malvage. Ad avvalorare questa tesi stregonesca, vi fu il seguente fatto: la mattina del 18 maggio i cittadini di Milano videro in molte parti della città mura e porte delle case cosparse di una strana sostanza oleosa e giallognola. Chi fosse stato l’autore di tutto ciò è ancora oggi un mistero, fatto sta che tale imbrattamento fu visto dal popolo come la prova concreta che la peste si stesse propagando a causa di qualche stregoneria. A seguito di questo avvenimento in tutta la città si scatenò la caccia all’“untore”, ed è proprio in questo clima di giustizia sommaria che si svolge il processo narrato all’interno della Storia della Colonna Infame.
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La giustizia cittadina, anziché intraprendere la via della ragione, si fa travolgere dalla corrente delle passioni popolaresche, assecondandole. In virtù di questo, i giudici accolgono una congettura fatta da un’umile donna di nome Caterina Rosa come fosse la chiara testimonianza di un delitto: la signora, dalla finestra della sua casa, aveva infatti notato un signore camminare rasente le mura di via della Vetra de’ Cittadini con una strana boccetta tra le mani, e da ciò aveva ipotizzato che fosse un untore. Poco dopo i commissari scoprirono che l’uomo in questione si chiamava Guglielmo Piazza, e non tardarono a condurlo dai giudici. Interrogato da questi, il Piazza rispose tranquillamente delle sue azioni, ignaro della colpa che pendeva sulla sua testa. I giudici dichiararono «inverosimili» le sue deposizioni e per questo lo condannarono per ben due volte alla tortura. L’intento di queste torture era ovviamente quello di estorcere una confessione all’imputato; entrambe le volte, però, il Piazza non dette alla Giustizia ciò che questa gli richiedeva, anche perché ignorava l’accusa. La “confessione” arrivò poi, a seguito di una falsa promessa di impunità: il poveretto, vedendo la possibilità di concludere i suoi tormenti, dette ai giudici quello che volevano, e dato che questi volevano i nomi dei presunti complici, fornì loro il primo nome che gli venne in mente, quello del barbiere Gian Giacomo Mora. Anche lui fu arrestato e torturato al fine di estorcergli una confessione. La narrazione del Mora, però, non coincideva perfettamente con quella del suo accusatore, perciò i due furono ampiamente torturati e minacciati, al fine di far uscire dalle loro bocche una storia coerente. In conclusione, però, i due malcapitati furono condannati a morte con atroci tormenti; in più, la bottega del Mora fu rasa al suolo, e al suo posto fu innalzata la Colonna Infame, in memoria di quella spietata sentenza.
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Quello portato alla luce da Manzoni è un chiaro caso di ricerca di un “capro espiatorio”: i governanti si rendono conto di aver commesso dei gravi errori di valutazione e, invece di correre ai ripari, pensano a come riabilitare la propria immagine agli occhi del popolo, offrendogli ciò che vuol vedere, ovvero dei colpevoli. A tali affermazioni, però, sarebbe facile ribattere che, come si è precedentemente scritto, quella degli untori fosse una credenza molto diffusa in Europa e che, data la difficoltà del momento, non sarebbe stato semplice per nessuno non incorrere in un simile errore. Per quanto riguarda l’estorsione delle confessioni tramite tortura e promesse di impunità si può anche qui affermare che erano costume del tempo. Insomma i giudici hanno commesso degli errori, dovuti però in larga parte ai tempi oscuri in cui vivevano, quindi in buona fede. È questa, ad esempio, la posizione di Pietro Verri, che tratta il caso di questo processo prima di Manzoni, come lui stesso ricorda, e che scaglia le sue invettive proprio contro le oscure credenze del tempo e contro la pratica della tortura, individuate dal pensatore illuminista come le vere responsabili della condanna dei due innocenti.
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Manzoni, pur lodando più volte l’opera d’ingegno dimostrata dal Verri, non è molto convinto di queste sue conclusioni: accusare la cultura, accusare le pratiche giuridiche del tempo, non equivale a sollevare i giudici dalle loro effettive responsabilità? Con questa posizione, si badi bene, Manzoni non intende ignorare il contesto in cui tali decisioni sono state prese: sarebbe anch’esso, infatti, un grave errore di percezione. Al netto, però, dell’ambiente storico-culturale della vicenda, è davvero giusto affermare che i giudici hanno agito in buona fede? I fatti raccolti dall’autore dimostrano, in effetti, il contrario.
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Per quanto riguarda il processo, Manzoni dimostra più volte che, nonostante ci fosse, al tempo, una grande confusione dello studio e nell’applicazione del diritto, per arrivare alla confessione del Piazza e del Mora i giudici si avvalsero di mezzi ritenuti scorretti anche dai contemporanei. Basti pensare, ad esempio, che le confessioni ottenute sotto tortura non erano considerate valide ai fini di una condanna. Eppure la confessione del Mora avvenne proprio tramite tortura e i giudici non esitarono a considerarla valida. Inoltre le confessioni dei due imputati erano piene di incongruenze. Lo sforzo di renderle coerenti e di crederle verosimili è stato sicuramente maggiore rispetto a quello che si sarebbe dovuto impiegare per ammettere la realtà dei fatti, ovvero che quelle storie erano state totalmente inventate.
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Per quanto riguarda la superstizione, si guardi il proseguire del processo. I due presunti untori, più altri da loro accusati per salvarsi dalle torture, avevano fatto il nome di don Giovanni de Padilla, accusandolo di essere il mandante dell’unzione. Il Padilla era il figlio di un importante signore locale e gli avvocati difensori avevano esortato probabilmente i loro clienti a fare questo nome nella speranza che, tirando all’interno di quello scandalo un personaggio rinomato, potesse questo, nel farsi assolvere, far assolvere anche gli altri. La strategia, purtroppo, non ripagò. Il Padilla, sebbene dopo un processo assai lungo, fu assolto mentre gli altri furono condannati. Quel che colpisce Manzoni, però, è la differenza di trattamento ricevuto dal Padilla: nessuna tortura, nessuna forzatura giuridica, nessuna prevaricazione. Di fronte a un’autorità nobiliare, quindi, le credenze e le superstizioni si attenuarono, mentre la mente dei giudici si fece più razionale.
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Era quindi possibile, al di là dei limiti del tempo, svolgere un processo regolare. Cosa ancora più sconcertante fu l’assoluzione del Padilla: questo avrebbe dovuto portare anche alla revisione degli altri processi, che tuttavia non fu fatta. Diventa chiaro, quindi, che in questo caso non ci si può appellare al contesto, non ci si può appellare alla cultura: la colpa sta nelle scelte dei singoli. Contestualizzare è una pratica positiva, se non abusata. Nel caso specifico, ridurre le scelte dei giudici al frutto dell’ambiente socio-culturale in cui sono vissuti, ha l’effetto di sollevare loro da tutte le responsabilità, e di condannare, invece, tutta la popolazione del XVII secolo. Questo è profondamente ingiusto, poiché esistono luminosi esempi di bontà anche in quel periodo che certamente meritano riscatto. È il caso di Gaspare (uno degli accusati dal Mora e dal Piazza), che, pur torturato più volte, si rifiuta di dichiararsi colpevole e, soprattutto, di accusare qualcun altro di essere untore, risparmiando così quelle torture ad altri innocenti. In questo caso ci tiene a precisare Manzoni, Gaspare dà una lezione di etica non solo ai giudici, ma anche agli altri accusati, che non avevano invece esitato a far nomi casuali nel disperato tentativo di salvarsi. Se effettivamente è sbagliato colpevolizzare il Piazza e il Mora, è certo necessario porre Gaspare su un piano più alto: i primi sono vittime, mentre il secondo è un martire. La differenza che passa tra queste due parole è fatta dal libero arbitrio, pratica che la contestualizzazione eccessiva dei fatti finisce irrimediabilmente per negare.
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Appellarsi ai tempi difficili suona alle orecchie di Manzoni, come una troppo comoda giustificazione: è vero che la peste stava dilagando, ma è anche vero che il governo spagnolo lo ha permesso, negandone la diffusione finché è stato possibile; è vero che esistevano oscure credenze popolari, ma questo non legittima la giustizia a far diventar legge le parole di una signora ignorante come Caterina Rosa. Oltre la contestualizzazione c’è la scelta che determina la buona fede dell’individuo. Questo, infine, è il messaggio di Manzoni, sempre attuale e sempre scomodo: il libero arbitrio esiste ed è sempre esistito, ed è sulla base di questo che le nostre azioni saranno giudicate.
Nicolò Bindi
*Questo articolo è stato pubblicato in origine su “Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee”
L'articolo Libero arbitrio, arbitrarietà e ricerca del “capro espiatorio”: ecco perché è necessario, oggi, rileggere la “Storia della Colonna Infame” di Manzoni proviene da Pangea.
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myborderland · 5 years
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Nel 1976 esce presso le edizioni La Nuovo Foglio un volume di ritratti fotografici di Carlo Gajani intitolato Ritratto, identità, maschera. Tra i vari personaggi presenti nel volume c’è anche Calvino. Lo scrittore ha conosciuto Gajani attraverso Gianni Celati; due volumi narrativi e sperimentali dell’autore di Comiche, Il chiodo in testa del 1974 e La bottega dei mimi del 1977, contengono fotografie di Gajani. Questi si è dedicato alla fotografia e alla pittura dopo aver esercitato la professione di medico, e prima ancora aveva studiato pianoforte al Conservatorio. L’artista bolognese è tra i primi che indaga il tema del ritratto fotografico, non solo attraverso i suoi scatti, ma interrogando, secondo lo spirito proprio dell’epoca, i suoi soggetti fotografici: propone un questionario a tutti. Dopo averli fissati in immagine li sollecita con alcune domande. Dal canto suo, in quel periodo Calvino si sta interrogando sul medesimo tema. Ne tratta in due testi, quello intitolato “Identità” (1977), che ora si legge nei Saggi dei Meridiani, e questo di risposta all’artista bolognese che potete leggere qui di seguito. 
Scrive in “Identità”, effetto anche di un seminario collettivo diretto da Lévi-Strauss, da lui seguito a Parigi: “È il fuori che definisce il dentro, nell’orizzontalità dello spazio così come nella dimensione verticale del tempo”.
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