Tumgik
#braccio teso
unparadisoblu-22 · 10 months
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❤️⛱️.
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hemlockdrunk · 11 months
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"m-ma i palestinesi musulmani sono cattivi stuprano le donne e lapidano i gay" se foste voi cristiani a fare le stesse cose delle quali accusi i musulmani parteciperesti volentieri non prendiamoci per il culo
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angelap3 · 4 months
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Bellissima … Da leggere tutta
Il grande segreto di tutte le donne rispetto ai bagni è che da bambina tua mamma ti portava in bagno, puliva la tavolozza, ne ricopriva il perimetro con la carta igienica e poi ti spiegava: “MAI, mai appoggiarsi sul gabinetto!”, e poi ti mostrava “la posizione”, che consiste nel bilanciarsi sulla tazza facendo come per sedersi, ma senza che il corpo venisse a contatto con la tavoletta. “La posizione” è una delle prime lezioni di vita di quando sei ancora una bambina, importantissima e necessaria, dovrà accompagnarti per il resto della vita. Ma ancora oggi, ora che sei diventata adulta, “la posizione” è terribilmente difficile da mantenere quando hai la vescica che sta per esplodere. Quando “devi andare” in un bagno pubblico, ti ritrovi con una coda di donne che ti fa pensare che dentro ci sia Brad Pitt. Allora ti metti buona ad aspettare, sorridendo amabilmente alle altre che aspettano anche loro con le gambe e le braccia incrociate (è la posizione ufficiale da “me la sto facendo addosso”). Finalmente tocca a te, ma arriva sempre la mamma con la figlioletta piccola “che non può più trattenersi”, e ne approfittano per passarti davanti tutte e due!
A quel punto controlli sotto le porte per vedere se ci sono gambe. Sono tutti occupati. Finalmente se ne apre uno e ti butti addosso alla persona che esce. Entri e ti accorgi che non c’è la chiave (non c’è mai!); pensi: Non importa… Appendi la borsa a un gancio sulla porta e, se il gancio non c’è (non c’è mai!), ispezioni la zona: il pavimento è pieno di liquidi non ben definiti e non osi poggiarla lì, per cui te la appendi al collo ed è pesantissima, piena com’è di cose che ci hai messo dentro, la maggior parte delle quali non usi ma le tieni perché “non si sa mai’. Tornando alla porta, dato che non c’è la chiave devi tenerla con una mano, mentre con l’altra ti abbassi i pantaloni e assumi “la posizione”… Aaaaahhhhhh… finalmente… A questo punto cominciano a tremarti le gambe perché sei sospesa in aria, con le ginocchia piegate, i pantaloni abbassati che ti bloccano la circolazione, il braccio teso che fa forza contro la porta e una borsa di cinque chili appesa al collo. Vorresti sederti, ma non hai avuto il tempo di pulire la tazza né di coprirla con la carta, dentro di te pensi che non succederebbe nulla ma la voce di tua madre ti risuona in testa: “non sederti MAI su un gabinetto pubblico!”. Così rimani nella “posizione”, ma per un errore di calcolo un piccolo zampillo ti schizza sulle calze!!! Sei fortunata se non ti bagni le scarpe. Mantenere “la posizione” richiede grande concentrazione: per allontanare dalla mente questa disgrazia, cerchi il rotolo di carta igienica maaa, cavolo, non ce n’é!!! (Mai) Allora preghi il cielo che tra quei cinque chili di cianfrusaglie che hai in borsa ci sia un misero kleenex, ma per cercarlo devi lasciare andare la porta: ci pensi su un attimo, ma non hai scelta. E non appena lasci la porta, qualcuno la spinge e devi frenarla con un movimento brusco, altrimenti tutti ti vedranno semiseduta in aria con i pantaloni abbassati… NO!!! Allora urli: ‘O-CCU-PA-TOOO!!!’, continuando a spingere la porta con la mano libera, e a quel punto dai per scontato
che tutte quelle che aspettano fuori abbiano sentito e adesso puoi lasciare la porta senza paura, nessuno oserà aprirla di nuovo (in questo noi donne ci rispettiamo molto) e ti rimetti a cercare il kleenex, vorresti usarne un paio ma sai quanto possono tornare utili in casi come questi e ti accontenti di uno, non si sa mai. In quel preciso momento si spegne la luce automatica, ma in un cubicolo così minuscolo non sarà tanto difficile trovare l’interruttore! Riaccendi la luce con la mano del kleenex, perché l’altra sostiene i pantaloni, conti i secondi che ti restano per uscire di lì, sudando perché hai su il cappotto che non sapevi dove appendere e perché in questi posti fa sempre un caldo terribile. Senza contare il bernoccolo causato dal colpo di porta, il dolore al collo per la borsa, il sudore che ti scorre sulla fronte, lo schizzo sulle calze… Il ricordo di tua mamma che sarebbe piena di vergogna se ti vedesse così, perché il suo … non ha mai toccato la tavoletta di un bagno pubblico, perché davvero “non sai quante malattie potresti prenderti qui”. Ma la tortura non è finita… Sei esausta, quando ti metti in piedi non senti più le gambe, ti rivesti velocemente e soprattutto tiri lo sciacquone! Se non funziona preferiresti non
uscire più da quel bagno, che vergogna! Finalmente vai al lavandino: è tutto pieno di acqua e non puoi appoggiare la borsa, te la appendi alla spalla, non capisci come funziona il rubinetto con i sensori automatici e tocchi tutto finché riesci finalmente a lavarti le mani in una posizione da Gobbo di Notre Dame, per non far cadere la borsa nel lavandino. L’asciugamani è così scarso che finisci per asciugarti le mani nei pantaloni, perché non vuoi sprecare un altro kleenex per questo! Esci passando accanto a tutte le altre donne che ancora aspettano con le gambe incrociate e in quei momenti non riesci a sorridere spontaneamente, cosciente del fatto che hai passato un’eternità là dentro. Sei fortunata se non esci con un pezzo di carta igienica attaccato alla scarpa, o peggio ancora con la cerniera abbassata! A me è capitato una volta , e non sono l’unica a quanto ne so! Esci e vedi il tuo uomo che è già uscito dal bagno da un pezzo, e gli è rimasto perfino il tempo di leggere “Guerra e pace” mentre ti aspettava. “Perché ci hai messo tanto?”, ti chiede irritato. ‘C’era molta coda’, ti limiti a rispondere. E questo è il motivo per cui noi donne andiamo in bagno in gruppo, per solidarietà, perché una ti tiene la borsa e il cappotto, l’altra ti tiene la porta e l’altra ti passa il kleenex da sotto la porta; così è molto più semplice e veloce, perché tu devi concentrarti solo nel mantenere “la posizione” (e la dignità). Questo scritto è dedicato alle donne di tutto il mondo che hanno usato un bagno pubblico e a voi uomini… perché capiate come mai ci stiamo tanto dentro.
~(web)~
Art. dal web
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sciatu · 1 month
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LA VARA DI MESSINA - SECONDA PARTE: LO STRAPPO. – Passate le autobotti che hanno bagnato la strada per facilitare lo scivolamento della Vara, i carabinieri sgomberano la strada per evitare incidenti. Al segnale degli sbandieratori che indicano che le gomene sono allineate e al suono dei fischietti che danno il via libera a tirarle, i devoti posti alla testa delle grosse corde, incominciano a muoversi lentamente, aumentando la velocità gradualmente così che presto tutti i devoti tirano correndo. Nel mezzo delle due corde, vi sono i timonieri vestiti di giallo, gli sbandieratori e gli uomini della croce rossa per intervenire in caso di malori. Il caldo afoso, lo sforzo nel tirare e correre segnano presto i devoti che corrono tenendo un braccio teso sulla spalla di chi hanno davanti per spingerlo nel caso fosse in difficolta e proteggersi da un suo eventuale arresto improvviso che porterebbe a essere travolti da chi li segue. Le donne corrono in mezzo agli uomini, i figli accanto ai padri, i vecchi sorretti dai giovani, le riserve camminano di lato pronte ad intervenire nel caso accadessero inconvenienti come vi sono stati spesso, dal 1500 ad oggi. I devoti sono vestiti in bianco o azzurro, colori di Maria e quasi tutti hanno sulla testa una corda bianca e azzurra a definire il loro stato di tiratori. Quando i fischietti dicono di fermarsi molti dei devoti sono stravolti e si accasciano gli uni sugli altri contenti di aver tirato per un altro centinaio di metri.
THE VARA OF MESSINA - PART TWO: THE TEAR. – Once the tankers that have wet the road to facilitate the sliding of the Vara have passed, the carabinieri clear the road to avoid accidents. At the signal of the flag-wavers indicating that the ropes are aligned and at the sound of the whistles giving the green light to pull them, the devotees placed at the head of the large ropes begin to move slowly, gradually increasing their speed so that soon all the devotees are pulling while running. In the middle of the two ropes, there are the helmsmen dressed in yellow, the flag-wavers and the men of the Red Cross to intervene in case of illness. The sultry heat, the effort in pulling and running soon mark the devotees who run with an outstretched arm on the shoulder of the person in front of them to push them in case they are in difficulty and to protect themselves from a possible sudden stop that would lead to them being overwhelmed by those following them. The women run among the men, the sons next to the fathers, the old supported by the young, the reserves walk sideways ready to intervene in case of inconveniences as there have often been, from 1500 to today. The devotees are dressed in white or blue, colors of Mary and almost all have on their heads a white and blue rope to define their status as shooters. When the whistles say to stop many of the devotees are distraught and collapse on each other happy to have shot for another hundred meters.
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kon-igi · 9 months
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LA PUNTUALIZZAZIONE CHE AL MERCATO MIO PADRE COMPRÒ
A proposito di polarizzazione dicotomica, ho dovuto sfoltire parecchio i nuovi follower che avevano preso a seguirmi dopo essermi sbilanciato sulla strage di civili che Israele sta perpetrando nella striscia di Gaza. Evidentemente per molti vale anche il contrario di quanto da me precedentemente affermato ('Se non stai con Israele allora sei un terrorista di Hamas che stupra e brucia ebree')...
Se parli male degli ebrei allora sei un camerata quindi vieni qua a braccio teso ad aiutarmi a lucidare i forni.
La cosa dissonante a livello cognitivo è che questi omuncoli (mi spiace solo che non mi leggano perché li ho bloccati) ballano sulle gambe come marmocchi che si stanno pisciando addosso nell'indecisione di fare una scelta precisa sul proprio nemico... mi si nota di più se odio gli arabi teste-di-straccio e gioisco dei loro morti oppure se me la prendo con gli ebrei che controllano il mondo grazie ai poteri forti di Bilderberg?
Ti si noterebbe di più se smettessi di farti allacciare gli scarponi da tua mamma.
Comunque, la metto qua e invoco gentile diffusione affinché meno persone possibile in futuro mi costringano a controllare il loro tumblr in cerca di minchiate dopo che cominciano a seguirmi.
Il popolo israeliano ha una cultura religiosa millenaria non secolarizzata e che quindi conserva dogmi molto forti e impermeabili a influenze esterne. Va bene così ed è ingiusto e razzista attribuire a questa ortodossia le persecuzioni che hanno subito nei secoli. È indubbio che una resistenza ai cambiamenti culturali esterni porti malumore in chi ha a che fare con te e il fatto di ritenerti l'Unico Popolo Degno e tutti gli altri merde di sicuro ha rovinato più di un banchetto tra ambasciatori ma noi s'è sempre fatto allo stesso modo, solo che dopo un po' le persone si stufano e loro invece persistono senza cedere.
E va bene così.
Quello che non va bene è che si vendichino uccidendo 9000 bambini in tre mesi e mutilandone dieci al giorno.
Perché comunque noi ci s'ha il mare migliore, la costituzione più bella, la vera e unica pizza, il tricolore più colorato, una donna presidente del consiglio e abbiamo vinto quattro mondiali di calcio. E il papa è simpatico e ama i gay.
P.S. Per cortesia, se credi che le donne stiano esagerando con questa storia del patriarcato e che adesso non si possa più nemmeno essere uomini senza essere accusati di violenza sessuale, fammi il piacere di non rebloggare i miei post per un tuo personale bias di conferma da sfigato ma, dopo aver impugnato ben stretto il tuo cazzetto piccolo, vattene affanculo così veloce da lasciare la sgommata sull'asfalto. Grazie.
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autolesionistra · 21 days
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Pur sapendo che non dovrei fare facili ironie sul tema (praticamente tutti i miei coetanei si dividono in quelli che han messo su gli occhiali-da-vicino e quelli che quando leggono qualcosa la tengono lontana a braccio teso, io sto aspettando rassegnato che la cosa mi tocchi), uno dei miei hobby estivi è stato sbirciare i lettori di libri elettronici altrui e vedere chi aveva il carattere più grande. La classifica si è per lo più popolata di pensionati a pari merito con caratteri a corpo 72 staccati da una vincitrice assoluta che così ad occhio riusciva a visualizzare non più di 10 caratteri per schermata rendendo la lettura di una parola tipo supercalifragilistichespiralidoso un'operazione da tre pagine.
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b0ringasfuck · 9 months
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Aspettative di sinistra
Convinto da @le0noraddio mi sono guardato un pezzettino di intervista a Schlein via internet.
E io già mi domandavo come fosse riuscita a diventare segretario, perchè è impacciata o non è capace di recitare.
Che può anche essere che sia la ragione per cui è stata scelta, per quell'idea di genuino che può dare. Ma per fortuna non siamo ancora in aria di guerra civile e non si vince convincendone molto bene una minoranza. L'altra ipotesi è che il PD, con un segretario sbandierato come "estremista" da gente come Renzie sia stato appositamente scelto per perdere e convincere il proprio elettorato che sia necessario votare al centro.
E tra tutte le persone di sinistra in Italia, così come quando si sceglie una cattedra in università o un posto come sottosegretario, un direttore della RAI, è impossibile credere che non si potesse scegliere gente migliore, per lo meno per il lavoro che deve fare un segretario di un partito, quindi anche le interviste... o i video con la Nutella.
E non deve essere superman, basta una persona equilibrata con alcune caratteristiche, anche in queste scelte non ci si deve allineare all'iconografia della destra di un uoma sola al comando.
Ma questa è stata la prima impressione.
Quando poi un giornalista del Foglio, dopo la tipica e falsa premessa da "liberale" di schifare il fascismo con anche la scenettina in cui diceva che a quelli di Acca Laurentia andrebbero staccate le braccia, o qualche cosa di simile, ha detto che insomma, in Parlamento, nell'alveo della Costituzione, c'era stato pure l'MSI.
E Schlein ha balbettato. Che dico c'erano 1000 + 1 maniera per mandare affanculo lui, il suo giornale e l'MSI e indipendentemente dalle capacità di retorica... proprio LE BASI... LE BASI, senza nemmeno perderci troppo tempo.
E appunto se ne parlava e ho dovuto chiarire che però sono fedele a quello che dico. Politica attiva la faccio e cercherò di convincere la gente che in mancanza di alternativa per cui votare, convincerò la gente a votare quelli di Schlein, perchè quelli di Schlein almeno non spostano così tanto l'asticella di quello che viene ritenuto accettabile, come per esempio Acca Laurentia o i continui riferimenti alle cose belle di quando c'era LVI da parte di membri del parlamento e dell'esecutivo, senza dimenticare che pure Violante ha fatto la sua parte a sdoganare questa merda.
Però mi toccherà dire che finchè non si fa politica attiva, che non è solo spiegare alla gente le cose, ma anche sapere che ci sono sacrifici da fare, e quindi essere disposti a usare i propri soldi e il proprio tempo per avere realmente la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e non gente cooptata, o essere disposti a fare scioperi, insomma a mettere sul piatto della bilancia almeno la minaccia di far pagare all'attuale classe dirigente un prezzo più alto di quello che gli costerebbe la repressione, bisogna avere delle aspettative molto basse.
Delle aspettative così basse da aspettarsi per certo che il ciclo si ripeta, che una sinistra cooptata vada in parlamento per approvare merda come la Fornero e il Jobs Act, con le stesse proposte economiche e sociali della destra ma senza il braccio teso e che la gente poi finisca per abboccare alle promesse della destra con il braccio teso in maniera ancora più convinta.
E lo so che suona funereo dover fare sacrifici in un paese dove sono 30 anni che non crescono le retribuzioni ed è meno attraente delle promesse che vi vengano tolte le accise o di un nuovo Rinascimento italiano, ma è una prospettiva più realistica di diventare un paese intero di veline, calciatori e influencer o di essere ex commercialisti felici diventati rider o cameriere che diventano fondatrici di catene di poke... o comunque tutti quei discorsi falsi sulla meritocrazia fatti da chi si è fatto imbucare in Ferrari e dei sacrifici per avere successo, che invece vi hanno abituato ad accettare come gli stage gratis o lavori pagati 2 Euro/h o la pensione che non arriva mai.
E comunque è un bene che guardi la TV solo su segnalazione, non solo mi evita un trapianto di fegato, ma amplifica la sensazione di straniamento tutte le volte che vedo quelle facce da culo prendere in giro la loro audience in maniera così sfacciata.
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falcemartello · 1 year
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Oggi Berizzi si è accorto cosa succede ad una coppia di gay se esce dalla ZTL di Bologna per andare in quartiere multiculturale.
Si è dimenticato di menzionare la composizione multiculturale del branco che ha preso di mira i procioni. Se uno del gruppo avesse avuto un prozio che nel 95 ha alzato il braccio teso per chiamare un taxi avrebbe gridato al “pericolo fassista”.
Benvenuto nella realtà, Paolo.
@Cazzaccimiei1
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Il grande segreto di tutte le donne rispetto ai bagni è che da bambina tua mamma ti portava in bagno, puliva la tavolozza, ne ricopriva il perimetro con la carta igienica e poi ti spiegava: “MAI, mai appoggiarsi sul gabinetto!”, e poi ti mostrava “la posizione”, che consiste nel bilanciarsi sulla tazza facendo come per sedersi, ma senza che il corpo venisse a contatto con la tavoletta. “La posizione” è una delle prime lezioni di vita di quando sei ancora una bambina, importantissima e necessaria, dovrà accompagnarti per il resto della vita. Ma ancora oggi, ora che sei diventata adulta, “la posizione” è terribilmente difficile da mantenere quando hai la vescica che sta per esplodere. Quando “devi andare” in un bagno pubblico, ti ritrovi con una coda di donne che ti fa pensare che dentro ci sia Brad Pitt. Allora ti metti buona ad aspettare, sorridendo amabilmente alle altre che aspettano anche loro con le gambe e le braccia incrociate (è la posizione ufficiale da “me la sto facendo addosso”). Finalmente tocca a te, ma arriva sempre la mamma con la figlioletta piccola “che non può più trattenersi”, e ne approfittano per passarti davanti tutte e due!
A quel punto controlli sotto le porte per vedere se ci sono gambe. Sono tutti occupati. Finalmente se ne apre uno e ti butti addosso alla persona che esce. Entri e ti accorgi che non c’è la chiave (non c’è mai!); pensi: Non importa… Appendi la borsa a un gancio sulla porta e, se il gancio non c’è (non c’è mai!), ispezioni la zona: il pavimento è pieno di liquidi non ben definiti e non osi poggiarla lì, per cui te la appendi al collo ed è pesantissima, piena com’è di cose che ci hai messo dentro, la maggior parte delle quali non usi ma le tieni perché “non si sa mai’. Tornando alla porta, dato che non c’è la chiave devi tenerla con una mano, mentre con l’altra ti abbassi i pantaloni e assumi “la posizione”… Aaaaahhhhhh… finalmente… A questo punto cominciano a tremarti le gambe perché sei sospesa in aria, con le ginocchia piegate, i pantaloni abbassati che ti bloccano la circolazione, il braccio teso che fa forza contro la porta e una borsa di cinque chili appesa al collo. Vorresti sederti, ma non hai avuto il tempo di pulire la tazza né di coprirla con la carta, dentro di te pensi che non succederebbe nulla ma la voce di tua madre ti risuona in testa: “non sederti MAI su un gabinetto pubblico!”. Così rimani nella “posizione”, ma per un errore di calcolo un piccolo zampillo ti schizza sulle calze!!! Sei fortunata se non ti bagni le scarpe. Mantenere “la posizione” richiede grande concentrazione: per allontanare dalla mente questa disgrazia, cerchi il rotolo di carta igienica maaa, cavolo, non ce n’é!!! (Mai) Allora preghi il cielo che tra quei cinque chili di cianfrusaglie che hai in borsa ci sia un misero kleenex, ma per cercarlo devi lasciare andare la porta: ci pensi su un attimo, ma non hai scelta. E non appena lasci la porta, qualcuno la spinge e devi frenarla con un movimento brusco, altrimenti tutti ti vedranno semiseduta in aria con i pantaloni abbassati… NO!!! Allora urli: ‘O-CCU-PA-TOOO!!!’, continuando a spingere la porta con la mano libera, e a quel punto dai per scontato
che tutte quelle che aspettano fuori abbiano sentito e adesso puoi lasciare la porta senza paura, nessuno oserà aprirla di nuovo (in questo noi donne ci rispettiamo molto) e ti rimetti a cercare il kleenex, vorresti usarne un paio ma sai quanto possono tornare utili in casi come questi e ti accontenti di uno, non si sa mai. In quel preciso momento si spegne la luce automatica, ma in un cubicolo così minuscolo non sarà tanto difficile trovare l’interruttore! Riaccendi la luce con la mano del kleenex, perché l’altra sostiene i pantaloni, conti i secondi che ti restano per uscire di lì, sudando perché hai su il cappotto che non sapevi dove appendere e perché in questi posti fa sempre un caldo terribile. Senza contare il bernoccolo causato dal colpo di porta, il dolore al collo per la borsa, il sudore che ti scorre sulla fronte, lo schizzo sulle calze… Il ricordo di tua mamma che sarebbe piena di vergogna se ti vedesse così, perché il suo … non ha mai toccato la tavoletta di un bagno pubblico, perché davvero “non sai quante malattie potresti prenderti qui”. Ma la tortura non è finita… Sei esausta, quando ti metti in piedi non senti più le gambe, ti rivesti velocemente e soprattutto tiri lo sciacquone! Se non funziona preferiresti non
uscire più da quel bagno, che vergogna! Finalmente vai al lavandino: è tutto pieno di acqua e non puoi appoggiare la borsa, te la appendi alla spalla, non capisci come funziona il rubinetto con i sensori automatici e tocchi tutto finché riesci finalmente a lavarti le mani in una posizione da Gobbo di Notre Dame, per non far cadere la borsa nel lavandino. L’asciugamani è così scarso che finisci per asciugarti le mani nei pantaloni, perché non vuoi sprecare un altro kleenex per questo! Esci passando accanto a tutte le altre donne che ancora aspettano con le gambe incrociate e in quei momenti non riesci a sorridere spontaneamente, cosciente del fatto che hai passato un’eternità là dentro. Sei fortunata se non esci con un pezzo di carta igienica attaccato alla scarpa, o peggio ancora con la cerniera abbassata! A me è capitato una volta , e non sono l’unica a quanto ne so! Esci e vedi il tuo uomo che è già uscito dal bagno da un pezzo, e gli è rimasto perfino il tempo di leggere “Guerra e pace” mentre ti aspettava. “Perché ci hai messo tanto?”, ti chiede irritato. ‘C’era molta coda’, ti limiti a rispondere. E questo è il motivo per cui noi donne andiamo in bagno in gruppo, per solidarietà, perché una ti tiene la borsa e il cappotto, l’altra ti tiene la porta e l’altra ti passa il kleenex da sotto la porta; così è molto più semplice e veloce, perché tu devi concentrarti solo nel mantenere “la posizione” (e la dignità). Questo scritto è dedicato alle donne di tutto il mondo che hanno usato un bagno pubblico e a voi uomini… perché capiate come mai ci stiamo tanto dentro.
(web)
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aitan · 5 months
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È un mio testo del 2017, ma non mi pare che ci siano aggiornamenti di rilievo da fare. Solo che quello che prima era un fascismo strisciante, ora marcia alla luce del sole col petto in fuori, un braccio teso e un altro a protezione dei co*l*oni.
Poi, se non la conoscete questa canzone di Fausto Amodei, è il momento di ascoltarla.
Ha più di 50 anni, ma li porta fin troppo bene.
youtube
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thecatcherinthemind · 5 months
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Per il suo compleanno gli ho fatto un braccialetto stupido con le perline perché sono tornata a casa troppo tardi da lavoro, ma volevo comunque fargli scartare qualcosa di simbolico. Ho usato perline verdi chiare e qualcuna azzurra sparsa. Poi ho messo una tortina sul tavolo e ho preparato uno stuzzicadenti da usare come candelina, perché non ne avevo.
Quando è arrivato, ha teso il braccio con una bottiglia di vino rosso che fa la sua famiglia. "Non ricordavo se preferissi il bianco, ma i caprioli hanno deciso che preferiamo il rosso. Si sono sbranati tutta l'uva bianca".
Io ho teso il braccio con il pacchettino: "Io non sapevo se preferissi un regalo convenzionale o meno, ma i caprioli hanno deciso che oggi dovevo uscire dall'ufficio tardi e si sono sbranati tutto il tempo per prenderti qualcosa di decente".
Quando l'ha aperto aveva gli occhi lucidi "forse per te non ha senso ma ci ho messo una punta di azzurro" gli ho detto
"E secondo te non l'avevo capito?"
Da quando ci conosciamo sostiene che l'azzurro nei suoi occhi lo abbia visto solo io. Siamo rimasti ore a parlare di qualsiasi cosa e quando è tornato a casa si è addormentato secco. Stamattina ricevo un messaggio "Solitamente prima di dormire tolgo tutto, compreso l'orologio quando ce l'ho, perché dopo nemmeno mezz'ora mi sento fastidio ai polsi e mi leverei anche la pelle. Non mi ero nemmeno accorto di avere il tuo braccialetto, ma ho dormito secco dodici ore e nemmeno l'ho sentito".
Perfetto, allora ancora auguri.
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vintagebiker43 · 5 months
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Un merito va riconosciuto a Berlusconi: aver portato alla luce il razzismo, l'omofobia e il disprezzo per i "diversi" che sono insiti nel DNA di almeno un terzo degli italiani, quelli che adesso non si vergognano a sfilare con le camice nere e il braccio teso; loro, quelli che "io non sono razzista, però ..." e "ho anche amici gay ...", quei poverini che, fino a qualche anno fa, almeno un po' si vergognavano di essere così pervicacemente disgustosi.
Adesso possono ostentarlo con orgoglio.
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libero-de-mente · 7 months
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Era una sera d'estate. Faceva caldo e il sole ritardava a tramontare del tutto. Scesi in strada per portare, a fare i suoi bisogni, un'allora giovanissima Minù. Era una sera d'estate in cui camminando stavo pensando a cosa ne sarebbe stato di me. Carico di preoccupazioni e pensieri.
Fu durante quel mio alienarmi dalla realtà, immerso nelle mie riflessioni, che venni riportato nel mondo reale da una voce.
Ero sul marciapiede e un'automobile con a bordo una coppia si accostò a me: - Mi scusi - mi disse la donna seduta dal lato passeggero - Mi scusi, saprebbe dirmi dov'è la Via Roma?
Immediatamente il mio pensiero andò a tutte quelle persone che nella vita mi avevano chiesto informazioni stradali. Mi sono da sempre chiesto che fine abbiano fatto. Finite in una terra di mezzo che sta tra la provincia di Bergamo e l'Islanda. Scomparsi.
Ero nel panico, mi sentivo carico di responsabilità.
- Mi scusi, lei sa dov'è la Via Roma? - incalzò nuovamente la donna, riportandomi di nuovo alla realtà.
- S-sì, sì l'ho sentita ancora questa via, ma adesso mi sfugge dove sia...
- Non è del posto lei?
- Eeeh... - volevo dire di no che ero forestiero, ma sarei stato un grande bugiardo. Da quando sono nato ho sempre vissuto in quella zona - Guardi è una via che ho sentito - risposi con voce flebile mentre mi gratto la testa - Ma ora non mi ricordo... forse è un po' più in giù - indicando in maniera poco convinta con il braccio teso e l'indice ondivago.
- Va bene - mi rispose garbatamente lei - La ringrazio lo stesso.
L'automobile ripartì con quella velocità classica di chi, dal suo abitacolo, cerca di leggere i cartelli delle vie urbane.
Proseguii il cammino con Minù, volevo riprendere i miei crucci. I pensieri tediosi. Ma un tarlo girava nel mio cervello "Via Roma" continuavo a ripetermi. In realtà il nome di quella via del mio paese non mi era affatto nuova. Anzi, ero abbastanza sicuro una qualche relazione con la mia vita quella via l'avesse.
Camminavo con Minù al guinzaglio e il capo chino per quel tarlo.
"Via Roma".
Un lampo passò nei miei occhi, ne sono sicuro perché lo sentii chiaramente.
Alzai la testa. Avevo voglia di urlare eureka. Ma non lo feci.
Anzi, quando rividi quell'automobile transitare dall'altro senso di marcia alzai la mano per attirare l'attenzione.
L'auto si fermò e questa volta fu l'uomo alla guida che mi chiese: - Si è ricordato dev'è la Via Roma?
- Si, certo! Ora me lo sono ricordato - risposi fiero di me stesso.
- Bene - mi disse sorridendo - Allora dove si trova?
- È questa! - risposi con tono solenne.
- Come questa...
Credo che a quel punto il tizio cominciasse a nutrire qualche dubbio sulla mia affidabilità, infatti poi aggiunse - Ma ne è sicuro?
- Certamente - ribattei con tono solenne - Vede quella casa lì? Ecco è casa mia, il mio indirizzo è Via Roma. Quindi questa è Via Roma.
Mi ricordo, mentre l'automezzo si allontanava, il suono delle risate di pancia della tipa in auto.
Fu ascoltandole che divenni rosso e compresi che avevo appena fatto una figura barbina.
Ma del resto questo è anche il mio mondo, l'universo di un neurodivergente.
Che può perdersi in un bicchiere d'acqua, ma sa anche trovare soluzioni per sopravvivere in un oceano di neurotipici competitivi. In un mondo, quello attuale, dove si usano i navigatori e non ci si ferma più a chiedere dove si trova una via, una piazza o un vicolo.
Che era un modo anche per conoscere le voci delle persone e la loro gentilezza.
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gcorvetti · 9 months
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Fine settimana col...gelo.
Sembra che questa ondata di gelo ci farà compagnia ancora 3 giorni, il meteo dice che da lunedì le temperature torneranno intorno allo zero, ma per oggi abbiamo max -17 e min -24. La cosa anomala non è il freddo, di solito è normale, è che sta nevicando tantissimo da ieri, di solito quando la temperatura scende sotto i -15 non nevica.
Stamane tanto per ho aperto ansa e google news, giusto per farmi 2 risate e di tutte le notizie ne prendo due al volo di carattere 'musicale'. La prima è che Britney Spears non farà più 'musica', era ora direi dopo che è stata masticata a dovere dallo show biz americano. L'altra è che c'è aria di scioglimento nei maneskin, sempre se sia vero e non una di quelle notizie salvagente, la cosa non mi tange onestamente, si sono sciolte band molto più importanti di loro, ma nel mainstream odierno fa più notizia questo che il fatto che fanno cagare e che non si dicono le cose come stanno, cioè che portano soldi in tasca ai soliti noti e che di loro fotte sega una volta spenti i riflettori e tutto andrà a ridursi a "A quelli la? Bah".
Poi leggo, e questa la dico giusto per critica, che la melona ha sospeso il pistolero, fossi stata in lei l'avrei licenziato anche per fare capire che le cazzate in casa braccio teso devono essere serie, ma la critica che voglio fare a voi italiani è che lei è figlia (politicamente parlando) di berlusconi, nel senso che ha imparato a mena dito le sue lezioni di come levarsi la merda dalle scarpe senza sporcarsi, lei e tanti altri e non solo di destra.
Nell'altalena della temperatura ieri sono salito nello studio e dopo 5 minuti ho mollato perché essendo sotto tetto c'è parecchio freddo, quindi diciamo che la ripresa sarà un pò lenta, speravo di partire a bomba col nuovo anno ma niente. In compenso ho trovato un midi controller (tastierino) di seconda mano ad un prezzo molto vantaggioso ma dovrò aspettare comunque la prossima settimana perché il tizio non è in città. Non ho molto da scrivere oggi e vi lascio con uno dei miei compositori preferiti di questo periodo Xenakis
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lunamarish · 3 months
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Conta le mandorle, conta ciò che era amaro e ti teneva sveglia, conta anche me: io cercavo il tuo occhio, allorché tu lo sbarrasti e nessuno ti vide, io intrecciavo quel filo segreto e su di esso la rugiada da te pensata scorse giù alle urne di che è custode un detto che al cuore di nessuno trovò un varco. Lì soltanto entrasti tutta nel nome che è tuo, lì accedesti a te con passo sicuro, le campane liberate pulsarono nella cella del tuo silenzio, ciò cui avevi teso l’udito ti fu appresso, ciò che era morto cinse anche te col suo braccio, e voi andaste, attraversando, voi tre, la sera. Fammi amaro. Conta con le mandorle anche me.
Paul Celan
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chez-mimich · 5 months
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ANSELM
Non so se “Anselm” (titolo originale Anselm - Das Rauschen der Zeit) sia un capolavoro, perché girato da un geniaccio del cinema come Wim Wenders, oppure se lo sia perché infarcito dei capolavori di uno dei più grandi artisti contemporanei, Anselm Kiefer. Non so dare, e non voglio, un giudizio obbiettivo, per il semplice fatto che sono un estimatore assoluto ed assolutista dei due grandi artisti, ma se avrete la pazienza di leggere questa poche righe cercherò di dirvi perché “Anselm”, uscito nelle sale lo scorso 30 aprile, non è un film che si possa perdere ; girato in 3D, non è un documentario sull’opera di Kiefer, ma un film a tutti gli effetti. Anzi è una poesia filmica che la tecnologia, per una volta usata “cum grano salis”, e non per stupire o per frastornare lo spettatore, permette una esperienza immersiva, come si usa dire oggi, nell’opera di Anselm Kiefer, anzi regala allo spettatore il fantasma della consistenza materica della sua opera. Se non conoscete Kiefer, potrebbe essere una buona occasione per farlo, ma ricordando che questo è il Kiefer di Wenders e che inevitabilmente in questo film, la somma è più dell’insieme delle parti. Personaggio tra i più fraintesi della storia dell’arte contemporanea, Kiefer è l’artista della rovina, a cominciare dalla più grande rovina che ha accompagnato la sua vita. Nato nel 1945, ha conosciuto il secondo dopoguerra in Germania, la tragedia della guerra e ovvero quella ancora più grande, da un punto di vista morale, il giustificazionismo verso il nazismo. Possiamo partire dagli anni Settanta quando Kiefer, ventiquattrenne, percorre l’Europa per un viaggio fotografico dove si fa ritrarre con la divisa del padre, ufficiale dell’esercito tedesco, col braccio teso nell’inequivocabile gesto del saluto romano, simbolo ormai di tutti i fascismi. Ma, naturalmente, il gesto era solo il tentativo di richiamare, alla memoria molto difettosa dei tedeschi, l’immane tragedia provocata dal colpevole silenzio di quel popolo. Wenders non ricostruisce una cronologia dell’opera di Kiefer, ma utilizza il flash-back in maniera continua e fa iniziare il film dall’atelier di Bajrac nel sud della Francia, dove l’artista delle rovine ha costruito la sua rovina il più grande, un gigantesco sito-deposito-atelier mai costruito prima da un artista. Qui, ma anche in Germania, Wenders mostra un Kiefer al lavoro: un lavoro duro, sporco, fatto di fusioni di piombo, fiammeggianti interventi su vari materiali, molto spesso stoppie, girasoli, terre abrase, tronchi. Anche la natura entra a tutto titolo nelle rovine di Kiefer, non c’è mai in lui una natura pacificata, ma solo ed esclusivamente una natura macerata, dormiente, morta. E la crosta che ricopre tutto, città, torri, girasoli, libri pietrificati, cave abbandonate, è la Memoria. La memoria che c’è, come quella che non c’è più o che rischia di scomparire. “Vogliamo essere quelle senza nome, quelle dimenticate, ma noi non dimentichiamo nulla”, sembrano sussurrare le “Frauen der Antike” dalla campagna dell’atelier di Bajrac, nella sequenza iniziale di una bellezza struggente; vesti candide di antiche divinità dalla teste multiformi e che in realtà non contengono alcun corpo. Kiefer percorre in bicicletta anche l’altro grande atelier quello di Croissy-Beaubourg, a est di Parigi, come un surreale archivista alla ricerca di un documento misterioso. Negli scaffali tonnellate di tele gigantesche, operate, abrase, lacerate, incollate, rammendate, disciolte. Un archivista-alchimista che costruisce reperti di memoria, per chi memoria sembra non averne, un mitografo che cerca di raccontare il più grande mito, l’uomo stesso. Wenders è semplicemente sublime nel raccontare “der Stand der Dinge” dell’opera di Kiefer.
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