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#cavalieri di malta
viaggiamocela · 4 months
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Osimo e la città sotterranea
Dopo aver visitato la zona di Civitanova Marche, ritorno nella provincia di Ancona e Macerata per visitare Osimo e Cingoli. Osimo Cingoli e Lago di Cingoli Quasi l’intera giornata è dedicata a visitare Osimo,  famosa per la vasta area dell’ipogeo che si nasconde sotto la cittadina, nel pomeriggio mi sposto nel borgo di Cingoli e al vicino lago.
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soaveintermezzo · 11 months
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Serratura del portone principale della Villa del Priorato dei Cavalieri di Malta, situata nella Piazza dei Cavalieri di Malta, sul Colle Aventino, Roma, Italia.
La sua particolarità è legata alla possibilità di guardare il Cupolone della Basilica di San Pietro, attraverso una galleria di alberi e di siepi che danno la sensazione di osservare il panorama come se si stesse usando un cannocchiale.
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sciatu · 15 days
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LA BATTAGLIA DI LEPANTO - Nel 1500 la distribuzione della popolazione siciliana era molto diversa dall’attuale. I grandi paesini presenti lungo la costa con la loro caotico agglomerato di case e palazzi, non esistevano a causa delle terribili scorrerie dei pirati turchi. I paesi e paesini fortificati, sorgevano nell’entroterra, spesso su colline o in luoghi ben difendibili. Lungo la costa vi era un sistema di sorveglianza con circa 600 torri che monitoravano il mare a scoprire per tempo la presenza dei temuti pirati. Nei grandi porti e presso i villaggi più grossi, vi erano forze d’intervento che dovevano attaccare le navi dei pirati appena avvistate o i turchi sbarcati che iniziavano una scorreria verso l’interno. I temuti pirati e le loro scorrerie erano una minaccia costante e imprevedibile.
Per questo motivo, quando papa Pio V chiamò alla Guerra Santa contro la flotta turca di Alì Pascià, per soccorrere la guarnigione Veneziana assediata a Cipro, l’adesione da parte dei siciliani fu immediata. Subito fu armata una flotta con i soldi delle città e dei nobili siciliani. Armare una galera all’epoca, non era una cosa semplice ed immediata. I turchi ed i veneziani avevano non solo enormi arsenali ma flotte già pronte conservate in enormi magazzini. Inoltre avevano un sistema di arruolamento collaudato e sicuro per cui non avevano problemi a trovare i rematori (che solo in piccola parte erano galeotti o prigionieri di guerra), gli equipaggi ed i soldati. È da notare quindi la velocità con cui la flotta siciliana (circa una decina di galee) fu allestita e armata, mentre quella spagnola dovette approntarsi con difficoltà recuperando dagli stati italiani materiale per le armi e gli scafi, rematori e marinai.
A Messina si riunì quindi nel luglio del 1571, la grande flotta di poco più di 200 galere formate da veneziani, pisani e genovesi sotto le insegne papali, quindi i cavalieri di Malta, gli spagnoli da Barcellona, quelli del regno di Napoli e la flotta siciliana guidata dall’ammiraglia, la Capitana di Sicilia. La flotta turca, conquistata Cipro nell’agosto di quell’anno, dopo aver messo a ferro e fuoco il basso Adriatico attaccando e conquistando le roccaforti veneziane nella Dalmazia e in Albania, si stava ritirando verso Lepanto, stanca e corto di munizioni, pronta a ricevere l’ordine di ritorno a Istanbul per porre le galere in darsena dato che non potevano affrontare le tempeste autunnali.
Quell’ordine però non arrivò mai.
La flotta della Lega Santa si diresse verso settembre contro la flotta nemica cercando di ingaggiar battaglia prima che il tempo peggiorasse. Le due flotte si ritrovarono a Lepanto, in una insenatura riparata, base dei turchi ma adatta al movimento delle duecento navi della Lega Santa che dovevano affrontare le circa trecento degli avversari. Disposti gli schieramenti gli uni di fronte agli altri, Alì Pascià prese l’iniziativa e puntò la prua direttamente contro la nave di Giovanni d’Austria. La flotta turca lo seguì muovendosi velocemente con il vento a favore. La sua ala destra, guidata dall’esperto capitano Shoraq detto Scirocco, si scontrò contro le navi veneziane e spagnole agli ordini del veneziano Barbarigo che in un primo tempo sembrò soccombere all’urto. Dopo l’arrivo delle navi di riserva venute in soccorso, i veneziani riuscirono a capovolgere la situazione e a catturare e uccidere il comandante avversario.
Sull’ala sinistra i turchi erano principalmente pirati algerini, astuti ed esperti che cercarono di circondare le navi dell’ammiraglio Doria che invece si defilò andando verso il mare aperto inseguito dai pirati che catturarono solo qualche nave rimasta indietro.
Ali Pascià notò che molto avanti rispetto alla linea su cui si era distribuita la flotta nemica erano state disposte sei grosse navi da trasporto chiamate galeazze, lente e tozze, con la murata tanto alta che ne impediva l’abbordaggio. Le galeazze erano scortate dalle galee con le vele rosse della flotta siciliana quasi che quel pugno di navi volesse fermare l’avanzata della potente flotta turca.
Alì Pascià, decise di ignorare quel che considerò un diversivo e si diresse prontamente contro l’ammiraglia della flotta nemica. Le navi che lo seguirono approcciarono le galeazze scoprendo che, contrariamente all’uso di allora, quelle grosse e goffe navi erano dotate di cannoni disposte lungo tutto il loro perimetro. Con una potenza di fuoco superiore di sei o sette volte quella di una normale galera, le galeazze incominciarono a bombardare dall’alto i vascelli nemici, distruggendo e affondando navi su navi e scompigliando la flotta turca che perse slancio e forza. A bordo delle galeazze Giovanni d’Austria aveva fatto collocare gli archibugieri che decimarono gli equipaggi di ogni nave nemica che si avvicinava a loro.
Le galeazze, seguite dalla flotta siciliana, incominciarono a girare in tondo rendendo il tratto di mare vicino a loro, un inferno. La Sultana, l’ammiraglia turca raggiunse velocemente Giovanni d’Austria che vedendo arrivare i nemici, lanciò la sua nave contro quella di Alì Pascia così che la sua guardia personale, il Tercio de Cerdena, una compagnia formata da veterani di Castiglia ed Estremadura di base in Sardegna, andò all’arrembaggio della nave avversaria. I castigliani si trovarono di fronte gli giannizzeri turchi, un corpo scelto formato da slavi cresciuti ed addestrati ad Instabul.
Lo scontro fu durissimo.
Per tre volte gli spagnoli andarono all’arrembaggio e furono cacciati indietro, Giovanni d’Austria fu ferito e spesso sul punto di soccombere. Le navi nemiche si concentrarono intorno alla loro ammiraglia, lo stesso fecero quelle della Lega Santa. Ormai era una lotta all’ultimo sangue.
Gli esperti soldati combattevano ormai all’arma bianca, i marinai, i rematori che spesso erano uomini della strada o gente di campagna arruolata a forza o per debiti, si erano uniti a loro e lottarono con rabbia e determinazione. Ormai tutti combattevano per sopravvivere tra i morti e i feriti, in un intreccio di legni rotti, carni tranciate, sangue e fumo di polvere da sparo.
La grande santa battaglia diventò una caotica, sanguinosa, terribile carneficina.
Le navi dell’ala sinistra turca, vedendo l’inutilità di inseguire l’ammiraglio Doria tornarono su i loro passi e veleggiarono verso l’ammiraglia a darle manforte. Se avessero raggiunto il groviglio di navi nel centro della formazione, le truppe spagnole avrebbero avuto la peggio. Fu questo quello che pensò Giovanni Cardona, capitano dell’ammiraglia siciliana, che subito lasciò le terribili galeazze e incrociò con la sua Capitana, le navi nemiche attaccandole, incurante della superiorità numerica, del mitragliare delle archibugiate e del fuoco delle cannonate. Ferito più volte con i suoi uomini riuscì a fermarle spingendole lontano dalla mischia.
In quel momento, le navi pisane, vittoriose sull’ala destra dei turchi, riuscirono a farsi largo tra il groviglio di remi rotti e alberi maestri tranciati dai cannoni ed arrivarono nella mischia delle ammiraglie, buttandosi all’arrembaggio di quella. Ebbero la meglio sui giannizzeri sopravvissuti agli scontri con i castigliani e catturarono, uccidendolo, Alì Pascià. Alla vista della testa del loro ammiraglio che dondolava sul pennone della sua ammiraglia, le navi turche superstiti (ormai poche e malconce) si dileguarono, o almeno ci provarono a causa delle galeazze che le aspettavano al varco, lasciando dietro di loro un mare di relitti e di sangue.
La vittoria fu una di quelle più pubblicizzata dei suoi tempi. Libri, poesie, grandi quadri, narrazioni epistolari si sparsero per tutta Europa a raccontare la grandiosa vittoria e l’immensa carneficina. I turchi rallentarono la loro pressione via mare ed aumentarono quella via terra dirigendo le loro truppe alla volta di Vienna.
In Sicilia l’evento ebbe una grande risonanza. Prova ne è la descrizione della battaglia rappresentata negli stucchi di Santa Cita e persino nelle carceri dello Speri dove un giovane condannato disegnò la battaglia su indicazione di un veterano. Messina, che era una porta del mediterraneo orientale, grata a Giovanni d’Austria, fece fondere una statua in bronzo che lo ricordasse e celebrasse. Le galeazze cambiarono il modo di concepire la guerra per mare. Presto vascelli dalle alte murate e con un gran numero di cannoni sostituirono le galere ed i pirati turchi furono pian piano eliminati, cosa che permise lo sviluppo dei paesi costieri siciliani e, ai Principi di Palermo, di iniziare a costruire le bellissime ville di Bagheria.
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ilcontroverso · 1 year
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Il mistero del Caravaggio rubato
Dipinta da Caravaggio nel 1609, «Natività con i santi Lorenzo e Francesco» fu rubata nel 1969 e da allora mai più ritrovata. Un articolo di Antonia Cattozzo che racconta l'infittirsi del mistero legato all'artista meneghino. #IlControVerso #notizie
In seguito ad una violenta rissa, per la quale fu incarcerato e che lo vide coinvolto con alcuni Cavalieri dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, Caravaggio nell’ottobre 1608 giunse in Sicilia dopo essere fuggito. A dicembre dello stesso anno, l’artista cominciò a lavorare a Messina: per il ricco commerciante genovese Giovan Battista Lazzari realizzò La resurrezione di Lazzaro, pala destinata alla…
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lamilanomagazine · 6 months
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Giubileo: in corso i lavori di riqualificazione e sostituzione delle pavimentazioni storiche
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Giubileo: in corso i lavori di riqualificazione e sostituzione delle pavimentazioni storiche Sono in corso i lavori di riqualificazione e sostituzione dei sanpietrini in via dell'Ara Massima di Ercole e Clivo dei Publicii nel quartiere Aventino. Il cantiere è coordinato dal Dipartimento dei Lavori pubblici ed è suddiviso in due diversi interventi che saranno terminati entro l'estate. Questa mattina il Sindaco Roberto Gualtieri e l'Assessore Ornella Segnalini hanno visitato i due cantieri per constatare l'avanzamento dei lavori. Al termine delle lavorazioni, saranno posati oltre 100mila sanpietrini per valorizzare la storica passeggiata che dal Circo Massimo porta all'Aventino, passando dal Roseto comunale, dal Giardino degli Aranci e dalle Basiliche di Santa Sabina e Santi Bonifacio e Alessio, arrivando fino a Piazza dei Cavalieri di Malta. Via dell'Ara Massima di Ercole circa 300mila euro di fondi capitolini per la riqualificazione dei sanpietrini già presenti. Si tratta di circa 62mila blocchetti che sono stati tolti per effettuare la sistemazione del fondo e riposizionarli. L'intervento prevede anche la sistemazione dei cigli e dei marciapiedi. Le lavorazioni fanno parte dell'appalto di via dei Cerchi ereditato dalla precedente Amministrazione e non portato a termine. I lavori sono in conclusione. Clivo dei Publicii (fase 1): circa 400mila euro del Giubileo. È il primo degli interventi di eliminazione dell'asfalto a favore dei sanpietrini, posati oltre 50mila sanpietrini. La specialità dell'intervento è anche il riutilizzo dei materiali. Il cambio viene eseguito a bilanciamento zero: i 50mila sanpietrini che il Csimu sta posizionando provengono da via della Piramide Cestia. La prima fase dell'intervento in Clivo dei Publicii terminerà a luglio. La seconda fase riprenderà dopo i lavori Pnrr della Soprintendenza di Stato nell'area intorno al Giardino degli Aranci. I cantieri mettono a sistema due tipologie di intervento: riqualificazione della pavimentazione in sanpietrini e sostituzione dell'asfalto con i sanpietrini; e due linee di finanziamento: fondi del Giubileo per Clivo dei Publicii e di fondi capitolini per via dell'Ara Massima di Ercole. È stato scelto di far collimare i due interventi per evitare il più possibile interferenze con la vita cittadina. "Con oltre 100 mila sanpietrini e un importante lavoro di riqualificazione faremo rinascere una straordinaria passeggiata storica che dal Circo Massimo porta all'Aventino. L'Assessora Segnalini e il Dipartimento Csimu stanno portando avanti un lavoro eccezionale per il Giubileo, ma soprattutto per Roma: sono lavori fatti per durare a lungo. Abbiamo una grande opportunità per rendere la città sempre più vivibile e stiamo attuando una riqualificazione che la Capitale non vedeva da anni. Vogliamo rendere più sicure le nostre strade e, al tempo stesso, aumentare il valore storico di luoghi unici come quello presentato oggi". Così il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. "Andiamo avanti spediti nel programma di riqualificazione e valorizzazione dei percorsi pedonali e dalle pavimentazioni storiche" commenta l'assessore ai Lavori pubblici Ornella Segnalini. "Il piano giubilare da 31 milioni riguarda 14 km di strade, un'opera di razionalizzazione che passa da sanpietrino ad asfalto, dove transitano molte automobili, e da asfalto a sanpietrino, dove invece è possibile valorizzare il valore estetico dei luoghi. I lavori sono eseguiti con tecniche innovative, in grado di far durare di più la strada, come accade anche a via dei Corridori nei pressi del Vaticano. In questo caso interveniamo su una passeggiata storica dove, solo in questa fase iniziale, posiamo oltre 100mila sanpietrini. Questi lavori hanno un duplice valore" spiega Segnalini "sicuramente aumentare il livello di decoro anche nell'ottica del Giubileo. Ma al tempo stesso strade risanate sono più sicure sia per il transito delle auto, sia per i pedoni. Lo scopo è rendere Roma più vivibile e più bella, anche dopo il Giubileo".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Da vedere almeno una volta nella vita❤️
Chiunque sia stato a Roma non ha potuto fare a meno di vedere la Cupola di San Pietro, tempio della cristianità e il simbolo principale della Città del Vaticano. Non tutti sanno però che è possibile ammirarla dal buco della serratura. Sì, proprio così, dal buco della serratura del Priorato di Malta, non molto distante da dove si trova il Giardino degli Aranci. La serratura da cui è possibile osservare la Cupola di San Pietro si trova sulla parte più alta dell'Aventino, tra il Giardino degli Aranci e la residenza del Priorato di Malta, nella zona del Circo Massimo. Il portone non si trova a portata di mano, ci dovrete andare appositamente, ma una volta raggiunta Piazza dei Cavalieri di Malta e spiando dalla serratura del Portone dei Cavalieri assisterete a un fenomeno particolarmente affascinante: vedrete in lontananza la Cupola di San Pietro, immersa nel verde. Un panorama davvero mozzafiato. Lo spettacolo che si paleserà davanti ai vostri occhi è sempre suggestivo, che sia di giorno o di sera, molti però sostengono che al tramonto sia il momento ideale. Il luogo è meta di pellegrinaggi continui di turisti che desiderano vedere la Città del Vaticano da questa prospettiva.
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giuseppepiredda · 1 year
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L’ombra della massoneria sulle Assemblee di Dio in Italia (ADI): 13) E le ADI si appoggiarono ad un importante esponente dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, che è intrecciato con la Massoneria [ATTENZIONE! Leggete anche la mia nota finale]
L’ombra della massoneria sulle Assemblee di Dio in Italia (ADI): 13) E le ADI si appoggiarono ad un importante esponente dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, che è intrecciato con la Massoneria Su The Pentecostal Evangel del 4 Dicembre 1948 in un articolo dal titolo ‘C’è Maggiore Libertà in Italia’, si legge tra le altre cose: ‘I credenti Italiani stanno godendo di molta più libertà che nel…
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taruntravell · 1 year
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5 Hidden Spots To Explore When You Visit Rome
Rome is a city steeped in history and culture, and while its famous landmarks like the Colosseum, Vatican City, and the Trevi Fountain are must-visit attractions, there are also hidden gems and lesser-known spots that offer a unique and more intimate experience of the city. Here are five hidden spots to explore when you visit Rome:
Aventine Hill: This tranquil residential area offers a peaceful escape from the bustling city. Stroll through the charming streets and discover the keyhole view at the Piazza dei Cavalieri di Malta. Through this keyhole, you'll get a picturesque view of St. Peter's Basilica perfectly framed by the garden hedges. It's a hidden gem that many tourists overlook.
Villa Borghese Gardens: While the Borghese Gallery is a well-known attraction, the gardens surrounding it are often less crowded and equally delightful. You can rent a rowboat on the lake, visit the Temple of Aesculapius, or simply take a leisurely walk among the greenery. It's a peaceful oasis in the heart of the city.
Basilica di San Clemente: Located near the Colosseum, this basilica is a hidden gem of Rome. What makes it unique is that it's a three-tiered archaeological treasure trove. The current basilica sits atop a 4th-century church, which in turn was built on top of a 2nd-century Roman house. You can explore all three levels and see the layers of history that Rome is built upon.
Coppedè Quarter: This is a lesser-known neighborhood in Rome known for its whimsical and eclectic architecture. The buildings in Coppedè are a blend of various architectural styles, including Art Nouveau, Baroque, and Medieval, making it feel like you've stepped into a fairy tale. Stroll through the streets and admire the intricate facades, archways, and sculptures.
The Appian Way (Via Appia Antica): Escape the crowds and take a walk along the ancient Appian Way. This historic road, lined with ancient tombs, ruins, and countryside, offers a serene contrast to the hustle and bustle of central Rome. You can rent a bike or simply walk and explore the history that surrounds you.
These hidden spots in Rome offer a chance to escape the crowds and discover a quieter, more authentic side of the city while still experiencing its rich history and culture. Don't forget to bring your camera, as these hidden gems are often as picturesque as the more famous attractions in Rome.
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Trasimeno Music Festival 2023: Samuel West e Angela Hewitt al Castello dei Cavalieri di Malta Il Trasimeno Music Festival ha regalato al pubblico una serata indimenticabile di poesia e musica sull'amore presso il suggestivo Castello dei Cavalie...
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jacopocioni · 1 year
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Famiglia Carnesecchi
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PARTE PRIMA Nome particolare di una antica famiglia fiorentina. In origine si chiamavano Duranti. Sono conosciuti anche con il nome di Carnesecchi dal Centauro. Furono molto attivi nella politica cittadina e nella loro storia ebbero 49 Priori, 11 Gonfalonieri, 8 Senatori, un Cavaliere di Malta, e alcuni Cavalieri dell’insigne sacro militare ordine di Santo Stefano Papa e martire. Intorno agli anni 1594 – 1600, per ordine del Granduca allora regnante Cosimo II, lo scultore Giambologna scolpì il gruppo Ercole che uccide il Centauro Nesso. La scultura venne posta al Canto dei Carnesecchi. I Duranti, in seguito furono conosciuti con il nome di Carnesecchi dal Centauro.
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Questa famiglia compare per la prima volta nella storia della città di Firenze nel 1297 con il taverniere Durante di Ricovero, gestore con i figli di diverse taverne nel popolo di Santa Maria Maggiore. Nei primi decenni del quattordicesimo secolo fondò una Compagnia commerciale insieme ad alcuni dei suoi tanti figli. Piero uno dei suoi figli esercitò il mestiere di Beccaio (macellaro) e pizzicagnolo, venne eletto una sola volta Priore pur avendo una intensa attività politica, fece parte molte volte dei Consigli. Per il suo mestiere era conosciuto con il nome di Piero “Carnesecca”. Con passare del tempo cambiarono il cognome in Carnesecchi, con il quale vennero chiamati in seguito. I figli di Piero; Braccino e Filippo furono per 5 volte eletti Priori. Al tempo della tirannia di Gualtieri di Brienne, Braccino era Priore, con altri tentò di opporsi alle mire del Duca. Berto di Grazzino e Filippo vennero eletti per cinque volte Priori. Berto di Grazzino di Durante, era immatricolato all’Arte dei Medici e Speziali, esercitando la professione di Speziale, fu il primo della famiglia ad essere eletto Gonfaloniere nel 1358. Anni dopo non c’è notizia dei Carnesecchi nella vita politica, anche se all’epoca avevano avuto l’elezione di un gonfaloniere e di otto Priori. Un Duranti venne eletto Priore nel 1381, suo figlio Niccolò di Matteo di Durante assunse definitivamente il cognome di Carnesecchi, a ricordo di Piero detto “Carnesecca”.
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Nel quindicesimo secolo non emersero più nella vita politica e economica. I rappresentanti maschili furono molto scarsi, forse in tutto una decina fra i discendenti di Grazzino e Matteo. I discendenti di Piero non risultavano, tanto da considerare il ramo estinto. I figli di Grazzino di Durante ne presero in quel periodo il posto nella politica cittadina. Emerse politicamente un altro rappresentante della famiglia; Paolo di Berto di Grazzino. Più volte venne eletto alla carica di Console dell’Arte dei Medici e Speziali. Fu un ricco commerciante ed una importante carriera politica. Eletto due volte Gonfaloniere e tre volte Priore. Si ricorda per essere stato il primo ad apporre una firma per girata su una cambiale. A Masaccio e Masolino da Panicale fece affrescare la cappella di famiglia nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore. Nel 1428 vi lavorò il pittore Paolo di Dono detto Paolo “Uccello”.
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Nella città di Montpellier viveva il ricco mercante, Bernardo di Cristofano di Berto Carnesecchi, la sua flotta percorreva il mare fra la città di Pisa e la Francia, la Spagna e il Portogallo. Insieme a Luca degli Albizzi e Piero Vespucci, nel 1427 stipulò un trattato con il regno del Portogallo. È anche il committente del tabernacolo Carnesecchi, al pittore Domenico Veneziano, per il Canto dei Carnesecchi intorno al 1440. Il tabernacolo è conservato alla National Gallery di Londra. Nel quattordicesimo secolo, i Carnesecchi, si trovavano a Lione come banchieri. Ci sono tracce della famiglia anche in Lituania, ma i documenti accertanti la loro presenza sono pochi. In questo periodo emergono i figli Paolo e Simone, di Zanobi di Berto. Francesco di Berto, era uno degli uomini più ricchi di Firenze. Il figlio di Bernardo Andrea è famoso per aver fatto parte di armeggerie (parate di cavalieri chiamate anche bagordo) importanti corse per la città, Non ci sono notizie sulle attività svolte.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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personal-reporter · 1 year
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Custodi di arte e fede: Chiesa di San Rocco a Voghera
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A Voghera una chiesetta, ben nascosta nel centro storico, racconta la storia della devozione della cittadina del Pavese al santo dei viandanti, San Rocco… Le prima fonti sulla chiesa di San Rocco risalgono all’XI secolo, quando i pellegrini dell’Europa nei viaggi verso i luoghi sacri usavano la vecchia rete stradale tracciata dall’Impero Romano ed una delle arterie principali era la via Postumia, da Piacenza a Genova, successivamente nominata via Emilia, che passava per Clastidium (Casteggio) e Foro Juli Iriensum ( Foro Giulio Iriense­) distrutta dagli Unni nel 452 e riedificata dai Goti nel VI secolo con il nome di Vicus Iriae quindi Vicheira e infine  Voghera. Nel  X  secolo a causa delle guerre in Medio Oriente dovute all’intransigenza dei Turchi verso le altre religioni, si sviluppò il pellegrinaggio verso Roma sull’antica via Postumia, cuiò portò la creazione di numerosi luoghi di sosta lungo il percorso ad opera sia di enti religiosi sia di città all’interno e all’esterno delle mura cittadine. A Voghera un ospizio dove venivano alloggiati i pellegrini era l’ospedale di San Enrico o del Salvatore con una Chiesa che si trovava lungo la via Emilia all’interno della cerchia muraria cittadina presso porta Rossella, una delle cinque porte di accesso alla antica Viqueira, che delimitavano l’abitato dandogli una conformazione perimetrale simile ad una pera ancora oggi esistente. La gestione dell’ospedale fu affidata ad alcuni frati senza ordine religioso detti ospitalieri, che erano membri di associazioni civili, religiose, militari, impegnati a fornire ospitalità ai pellegrini ma che appartenevano al capitolo di San Lorenzo al quale spettava la sovrintendenza dell’ospedale. Presso l’ospedale intorno all’anno 1020 fu eretta una chiesa per riconoscenza della cittadinanza all’imperatore Enrico II da qui il nome ospedale di San  Enrico o del Salvatore. Nel XII e  XIII secolo ci fu l’uso generico di San Enrico sia per la Chiesa che per l’ospedale gestite dagli ospitalieri ai quali seguirono,all’epoca di Carlo V, i Cavalieri di Malta. Nel  XV secolo l’ospedale , le chiese di San Enrico, Santa Maria della Pietà San Giovanni Battista, Santa Maria della Rossella, assieme alle loro rendite e beni furono ceduta all’ordine dei Domenicani  che avevano già un cospicuo patrimonio. Quando nel  XVI secolo  ritrovate parte delle spoglie a Voghera cominciò la venerazione di San Rocco e, con le offerte dei fedeli,  iniziò la costruzione della nuova chiesa,  in onore del Santo, concepita come ampliamento e trasformazione di una  precedente. Le offerte non bastavano anche perché i domenicani dirottarono parte dei soldi per il completamento del dormitorio del loro convento, ciò era consentito a causa di una bolla papale che si rifaceva al concilio di Trento, dove ogni beneficio avrebbe dovuto essere devoluto alla fondazione del Seminario per nuovi chierici. Così la costruzione della nuova Chiesa si fermò, poi in collaborazione con i domenicani  nacque la Confraternita del Santissimo Nome di Gesù, successivamente confraternita di San Rocco, che ebbe il sostegno di alcuni vogheresi. Con la riedificazione delle mura del XVI e XVII secolo ci fu la sepoltura delle ossa di San Rocco nella chiesa del vecchio ospedale e fu creata una piazzetta sull’attuale sagrato. L’antico ospedale vide la sua fine con l’occupazione francese, quando  i locali furono adibiti a deposito di sale, le amministrazioni e gli ordini religiosi degli ospedali furono soppressi,  i domenicani  furono estromessi  mentre  l’oratorio e la chiesa erano  in carico alla confraternita che rese omaggio all’ingresso in città di Napoleone sul piazzale della chiesa nel  1804. Dopo le guerre di indipendenza  l’ex ospedale e la chiesa sconsacrata furono trasformati in centro di transito e di sosta per le truppe sino all’unità d’Italia. Alla fine del  XIX secolo  la confraternita chiese una seconda parrocchia a Voghera, così nel 1924 la sovrintendenza ai monumenti della Lombardia  dichiarò la chiesa di San Rocco monumento sottoposto a vincolo e nel 1938 viene eretta la nuova Parrocchia, mentre cadeva il settimo centenario della morte di San Rocco, simbolo della forte fede dei cittadini. Read the full article
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DOVDH - Hoofdstuk 54-56
Hallo lezers,
Dit is wat ik tot nu toe heb gelezen in de ontdekking van de hemel:
Hoofdstuk 54, p 742
De volgende ochtend ging Quinten naar het adres, dat Onno hem had opgegeven. Ze ontmoette elkaar in zijn verblijfplaats, dat een rotzooi was. Onno vertelde over Edgar en zijn avonturen. ("De wereld is nu voorgoed ook de Maxloze wereld." Zei Onno. Dit stukje raakte me toen ik het las. Ik mis Max.) Onno stelde voor aan Quinten om bij hem te verblijven. Quinten was super blij geworden: "Eindelijk was het zover, hij woonde bij zijn vader."
Quinten had nooit zoveel tijd met zijn vader besteed. Elke dag gingen ze de stad in. Ze gingen naar kerken basilieken, musea etc.. Onno hiel zijn zoon met latijnse zinnen te vertalen en Quinten vond het gewoon leuk om met zijn vader tijd door te brengen. Ze gingen onder andere ook naar de Piazza de' Cavalieri di Malta, waar Quinten ineens terug dacht aan de Burcht. Onno dacht iets over zijn 'zoon' dat hij nooit dacht te denken: "Er schuilt iets onverbiddelijks in die jongen. Iets onmenselijk. Een vleug interstellaire kou."
Ze gingen ook naar Forum Romanum. Het deed Quinten weer denken aan de Burcht. Dat gevoel vond hij vervelend en lastig. Ze praatte vervolgens verder over de katholieke invloed op Italie.
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-> Forum Romanum en Michelangelo's Mozes
De volgende dag gingen ze naar San Pietro in Vincoli, naar het beeld van Mozes van Michelangelo. Vervolgens legde Onno het verhaal uit over Mozes en waarom hij zo belangrijk is. Onno is nieuwsgierig over wat Quinten zoekt, maar hij zegt er niks over en beslist om verder te kijken naar het beeld.
Hoofdstuk 55, p 758
Vandaag gingen ze naar de Piazza San Giovanni in Laterano. Een plek dat Quinten herkende uit Themaat zijn tekeningen en schetsen. Ze praatte over hoe zij de wereld zien in hun ogen en hoe dat te samen gaat met het joodse geloof. ze gingen vervolgens naar het Sancta Sanctorum waar de Heilige Trap zig bevindt. Mensen gelove dat de Heilige trap uit Pilatus' Burcht Antonia komt, maar Onno gelooft daar niks van. Quinten vind dat het gebouw een soort verhaal vertelt, maar zijn vader denkt dat hij in raadsels aan het praten is. In een ongeblik wist Quinten er alles van en vertelde het aan zijn vader. Ze wouden weten of de trap nu echt uit Jeruzalem naar het Lateraan was gebracht of niet.
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Ze stonden even stil bij een schilderij van een lateraans paleis (acheiropoeton), geschilderd door een engel. Ineens toen Quinten naar het plafond keek om de hangsloten te bekijken gebeurde er iets. op het moment dat hij het zag, werd hij overweldigd door ontzetting. Waar was hij? Droomde Hij? Hij was doodsbleek geworden. Was dat paleis zijn Burcht?
Hoofdstuk 56, p 770
Ze liepen uit de Sancta Sanctorum naar buiten. Onno eiste dat Quinten moest uitleggen wat er daar juist met hem gebeurde. Onno elegde eerst iets uit over de Sancta Sanctorum, dat Heilige der Heiligen betekent dat niet voorkomt in christelijk eredienst, maar wel in die van de joden. Het Heilige der Heiligen was een ruimte in de voormalige tempel van Jeruzalem. Dat was een rechthoekig complex, dat uit vier delen bestond. Eerst het Voorhof, waar alleen joodse mannen mochten komen en daar stond het brandofferaltaar. De toegang tot het eigenlijke tempelgebouw dat werd geflangkeerd met twee pilaren: Jachin en Boas. was volgens de Hebreeuwse Bijbel een kubusvormige ruimte in de tabernakel, en later de Joodse tempel in Jeruzalem, waar de ark van het verbond was geplaatst. Het allerheiligste werd door een gordijn of voorhangsel afgescheiden van de rest van de tabernakel/tempel en mocht slechts een keer per jaar, op Jom Kipoer (Grote Verzoendag), bezocht worden door de hogepriester, die dan het zoenoffer voor de zonden van de Israëlieten bracht.
Deze hele stituatie liet hun denken aan het Sancta Sanctorum waar ze nu waren: Buiten op het plein saat de obelisk van Thoetmozes, dat is dus de Voorhof, dan krijg je een portaal, dan de Heilige trap, dat is dus het heilige, en dan het Sancta Sanctorum. Maar wat er hier vreemd was is dat de christenen nooit een aardsgebouw hebben: In de evangelien staat bijvoorbeeld, sat in de tempel het voorhangsel tussen het Heilige en het Heilige der Heilige scheurde op het moment dat Jezus stierf, - openspleet staat er eigenlijk in het grieks, -en dat werd dan zo uitgelegd, dat Christus met zijn kruisdood en opstanding het Heilige der Heiligen, dat wil zeggen de hemel, constant toegankelijk had gemaakt voor iedereen, als een soort superhogepriester. Bij de Joden stond er de Ark des verbonds.
Vervolgens legde Onno de tabernakel en de drie achtereenvolgende tempels van Jeruzalem uit en hoe de tempel van Salomo verwoest werd door Nebukadnezar en dat er van dat toen, vanaf dat moment, de Ark verdween. Een tweede tempel werd hierdoor gebouwd en een derde iets later ook. Beide werden ook verwoest, de derde door Titus.
Hierdoor kwamen ze tot de conclusie dat de ark des verbonds acter het Sancta Sanctorum moest liggen. Titus moest het aan Vespasianus moeten hebben gegeven en hij dan aan Constantijn, waarna hij het dan in het diepste geheim aan de pausen heeft gegeven. in de ark des verbonds zou de twee stenen tafelen van Mozes inzitten met de tien geboden.Ze gingen vervolgens naar de middeleeuwse kapel, San Lorenzo.
De volgende ochtend gingen ze naar Via Omero om daar naar het Instituto Storico Olandese te gaan om daar een nederlandse bijbel te vinden. Ze zoeken naar het 'Oude verbond' tussen God en Israel. Zo zijn te weten gekomen hoe groot de ark de verbonds was: evengroot als het altaar in Sancta Sanctorum.
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siciliatv · 2 years
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Orgoglio favarese. Oggi l'investitura a Cavaliere dell'arch. Antonio Campanella
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Un nuovo orgoglio per la comunità favarese. Da oggi il noto e stimato professionista favarese, l'arch. Antonio Campanella, fa parte dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cavaleri Ospitalieri. La solenne cerimonia di investitura a Cavaliere è avvenuta questo pomeriggio, giovedì 2 febbraio 2023, ad Acireale, sotto la Carta Reale e la Costituzione di Re Pietro II di Jugoslavia, alla presenza del priore di Malta. Location dell'importante evento è stata la Chiesa di San Benedetto di Acireale, di via Davì. Con l'ingresso del Cavaliere arch. Antonio Campanella, la città di Favara può contare adesso ben tre confratelli dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cavaleri Ospitalieri. Oltre al neofita Campanella avevano già avuto in precedenza l'onore di essere nominati Cavalieri Ospitalieri, Francesco Morgante (che ha assistito all'investitura del confratello in collegamento in videoconferenza da Roma) e Antonio Iacolino (che era presente sul posto).  Assieme all'architetto Campanella, questo pomeriggio, sono entrati a far parte dell'ordine altre due persone. L’Ordine Ospitaliero di San Giovanni è certamente il più antico tra gli ordini equestri nati nel medioevo. La sua nascita risale agli anni intorno al 1050. La serata si è conclusa con festeggiamenti nella stessa città di Acireale. Read the full article
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luispascualok · 2 years
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lamilanomagazine · 11 months
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Siracusa: si conclude stasera la terza edizione del Cine Oktober Fest 2023.
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Siracusa: si conclude stasera la terza edizione del Cine Oktober Fest 2023. Si conclude stasera con uno Special dedicato al cinema di John Carpenter, la terza edizione di Cine Oktober Fest, edizione 2023. Un excursus video-musicale realizzato in occasione del quarantacinquesimo anniversario dell’uscita statunitense del film cult “Halloween”(1978), chiuderà all’Urban Center e al Biblios Cafè quella che per molti è stata la manifestazione più ricca di veri e propri documenti storici della cinematografia mondiale. Una terza edizione impegnativa, “titanica” – come la definisce il direttore artistico Giuseppe Briffa, per quanto riguarda i mezzi, i tempi e le risorse impiegate, ma che “ mi ha permesso comunque – ha dichiarato Briffa - di mettere a punto un programma di ampio respiro in tutte le sezioni trattate”. Che sono state definite su quattro linee direttrici: Scandinavian, Anniversary, Silent ImAge e Post-Horror Wave. Diversi e intensi sono stati gli incontri organizzati nel contesto della manifestazione, primo fra tutti quello con Remo Romeo, fondatore nel 1995 del Museo del Cinema di Siracusa e che oggi guarda con occhio vigile alla conservazione dell’inestimabile quantità di reperti storici consegnati al Comune di Siracusa in quello che è il nuovo museo a lui dedicato nell’antica chiesa dei Cavalieri di Malta. A Giuseppe Briffa, Remo Romeo ha più volte mostrato la sua gratitudine per avere speso tutto il suo impegno e dedizione nell’allestimento della mostra permanente, ora affidata alla Pro-Loco di Siracusa. Altro momento di condivisione e grande partecipazione è stato con la scuola media Quasimodo di Floridia; ai ragazzi, attenti e preparati, è stata offerta un’intensa e dettagliata lezione sulla storia del cinema, da Giuseppe Briffa e Ludovico Leone, vice presidente dell’associazione Post-Cinema che rappresenta la struttura portante del Cine Oktober Fest. “La cosa che mi premeva di più e credo la più apprezzata – ha commentato oggi prima della serata finale Giuseppe Briffa – è stata la scelta di lanciare per la prima volta una corrente di per sé contradditoria come il Post-Horror, che resta un diamante grezzo e poco comprensibile tutto da approfondire”. Perché, lo spiega ancora Briffa, “ quando si butta sul tavolo un nuovo format o come in questo caso una nuova corrente cinematografica sostenendo presuntuosamente che sia l’ultima avanguardia che la settima arte stia offrendo da 23 anni a questa parte, qualche rischio sicuramente si corre”. E già si pensa alla quarta edizione 2024. “Vorrei trattare – annuncia Briffa – gli angoli remoti del globo, come la Malesia, l’Iran o l’Islanda e omaggiare il nostro ormai storico Gotico e Macabro italiano che tanto ci manca. Penso ad Avati, Bava, Fulci, Fellini, quest’ultimo poco noto al grande pubblico per le sue indubbie virate nel regno esoterico ed oscuro: perché, come nel mio slogan e sempre più convinto, Il Cinema del Passato è il nostro Futuro”. Oggi 31 ottobre, come accennato in apertura, l’ultimo doppio appuntamento con il Cine Oktober Fest all’Urban Center, alle 21 con The Cinema of John Carpenter: un excursus filmografico su uno dei più grandi outsider della storia del cinema hollywoodiano della seconda metà del Novecento. Un Maestro, un uomo che ha sovvertito le leggi del cinema – come si legge nelle note diffuse da Post-Cinema – cambiando la forma da cui attingeva - fra cui Hitchcock, Ford, Segal – e che nonostante il suo continuo ed incessante andar contro l’establishment è riuscito a diventare mitologico nelle sue semplici ed immersive visioni di un mondo controllato dal capitalismo. La peculiarità dell’opera carpenteriana è anche nella sua duale funzione: di regia e composizione elettronica della synthwave per eccellenza. Stasera si affronteranno nove capolavori del Maestro con introduzioni, contributi editati ad hoc e musicati dal vivo come egli stesso propone nei suoi concerti in tutto il mondo. Alle 23, a seguire, Halloween- La notte delle streghe (1978): in occasione del 45esimo anniversario dell’uscita di un film considerato un’icona per le sue caratteristiche minimali e radicali nella forma stilistica. Girato in modo semi-indipendente, l’opera di Carpenter resta una pietra miliare della settima arte nel cinema di tutti i tempi. Musicazione dal vivo con Noemi Barbera, Chiara Pino e Ludovico Leone. Cine Oktober Fest ha partecipato con un focus sulla Scandinavia al Nordic Festival – I Boreali e la casa editrice Iperborea, che si è svolto all’Urban Center dal 27 al 29 ottobre, proponendo quattro pellicole stra-ordinarie firmate da Roy Anderson, Joachin Trier, Ingmar Bergman, Carl Theodor Dreyer e Ari Asher. Hanno partecipato con letture e brevi performances teatrali gli attori dell’associazione culturale V.A.N. ( Verso Altre Narrazioni), Ornella Matranga e Riccardo Rizzo, che contribuiscono con il loro impegno a rendere più ricca e produttiva d’idee la Post-Cinema che oggi si regge – oltre che in autonomia e in autofinanziamento – sul contributo di giovani colti e volenterosi, tra i quali Claudio Pavia, grafico, Gianandrea Cama per la ricerca di sponsor e finanziamenti, e Davide Carnemolla per la critica. L’evento cinematografico siracusano è ideato e diretto da Giuseppe Briffa, presidente di Post-Cinema e dal vice presidente Ludovico Leone (musicista, graphic designer e regista indipendente); Cine Oktober Fest è patrocinato dal Comune di Siracusa in partnership con Siracusa Città educativa, Urban Center e Biblios Cafè Ortigia con la insostituibile collaborazione di Paola Tusa.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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**Il buco della serratura più famosa di Roma.**
Sapete che a Roma esiste un buco della serratura che è talmente famoso da dover far la fila insieme a turisti e romani per guardarci dentro?
La particolarità di questa serratura è legata alla possibilità di guardare il Cupolone della Basilica di San Pietro, attraverso una galleria di alberi e di siepi che danno la sensazione di osservare il panorama come se si stesse usando un cannocchiale.
Il risultato finale è davvero sorprendente e vale la pena, almeno una volta nella vita, fermarsi qualche minuto per sbirciare da questa serratura.
E’ un paesaggio romantico, come solo Roma sa esserlo, ed è incredibile la perfezione con cui porta e giardini sono centrati sull’obiettivo principale, quasi come se fossero stati costruiti appositamente per esaltare la bellezza della Cupola di San Pietro.
La serratura è quella della portone principale della Villa del Priorato dei Cavalieri di Malta, situata nella Piazza dei Cavalieri di Malta, sul Colle Aventino, a pochi passi da un’altra attrazione romantica: il Giardino degli Aranci.
By mondovagandosenzameta
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