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#cecità e disegno
24hdrawinglab · 11 months
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Cecità nell'arte: possibilità creative
In un precedente articolo abbiamo accennato la storia di un paziente di Oliver Sacks, un artista affetto da Acromatopsia, ossia l’impossibilità di vedere i colori. In questo articolo analizziamo le diverse possibilità che possono aprirsi quando non abbiamo la possibilità di osservare. La cecità nell’arte può certamente aprire un nucleo di possibilità creative: un non vedente, infatti, può…
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susieporta · 7 months
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All’improvviso, come se un destino chirurgo mi avesse operato per una cecità antica ottenendo un grande successo immediato, alzo la testa dalla mia vita anonima verso la chiara conoscenza del come esisto. E vedo che tutto quanto ho fatto, tutto quanto ho pensato, tutto quanto sono stato, è una specie di inganno e di follia. Mi stupisco di quello che non sono riuscito a vedere. Mi sorprendo di quanto sono stato accorgendomi che in fin dei conti non sono.
Guardo, come in una distesa al sole che rompe le nuvole, la mia vita passata; e mi accorgo, con uno stupore metafisico, di come tutti i miei gesti più sicuri, le mie idee più chiare e i miei propositi più logici non siano stati altro che un’ebbrezza congenita, una pazzia naturale, una grande ignoranza. Non ho neppure recitato. Sono stato recitato. Non sono stato l’attore, ma i suoi gesti.
Tutto quanto ho fatto, ho pensato e sono stato, è una somma di subordinazioni, sia a un ente falso che ho creduto mio perché ho agito partendo da lui, sia di un peso di circostanze che ho scambiato per l’aria che respiravo. In questo momento del vedere, sono un solitario immediato che si riconosce esiliato nel luogo in cui si è sempre creduto cittadino. Nel più intimo di ciò che ho pensato non sono stato io.
Mi sopravviene allora un terrore sarcastico della vita, uno sconforto che va oltre i limiti della mia individualità cosciente. So che sono stato errore e traviamento, che non ho mai vissuto, che sono esistito soltanto perché ho riempito tempo con coscienza e pensiero. E la mia sensazione di me è quella di chi si sveglia dopo un sonno pieno di sogni reali, o quella di chi è liberato, grazie a un terremoto, dalla poca luce del carcere a cui si era abituato.
Mi pesa, mi pesa veramente, come una condanna a conoscere, questa nozione improvvisa della mia vera individualità, di quella che ha sempre viaggiato in modo sonnolento fra ciò che sente e ciò che vede.
È così difficile descrivere ciò che si sente quando si sente che si esiste veramente, e che l’anima è un’entità reale, che non so quali sono le parole umane con cui si possa definirlo. Non so se ho la febbre, come sento, se ho smesso di avere la febbre di essere dormitore della vita. Sì, lo ripeto, sono come un viaggiatore che all’improvviso si trovi in una città estranea senza sapere come vi è arrivato; e mi vengono in mente i casi di coloro che perdono la memoria, e sono altri per molto tempo. Sono stato un altro per molto tempo (dalla nascita e dalla coscienza), e mi sveglio ora in mezzo al ponte, affacciato sul fiume, sapendo che esisto più stabilmente di colui che sono stato finora. Ma la città mi è sconosciuta, le strade nuove, e la malattia senza rimedio. Aspetto dunque affacciato al ponte, che passi la verità, e che io mi ristabilisca nullo e fittizio, intelligente e naturale.
È stato un attimo, ed è già passato. Vedo ormai i mobili che mi circondano, il disegno della vecchia carta alle pareti, il sole attraverso i vetri polverosi. Ho visto la verità per un attimo. Sono stato per un attimo, coscientemente, ciò che i grandi uomini sono verso la vita. Ricordo i loro atti e le loro parole, e non so se non sono stati anche loro tentati vittoriosamente dal Demone della Realtà. Non sapere di sé vuol dire vivere. Sapere poco di sé vuol dire pensare. Sapere di sé, all’improvviso, come in questo momento lustrale, vuol dire avere subitamente la nozione della monade intima, della parola magica dell’anima. Ma una luce improvvisa brucia tutto, consuma tutto. Ci lascia nudi perfino di noi stessi.
È stato solo un attimo e mi sono visto. Poi, non so più dire ciò che sono stato. E, alla fine, ho sonno, perché, non so perché, penso che il senso è dormire.
Fernando Pessoa
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lamilanomagazine · 2 years
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Napoli, inaugurata mostra "Degas il ritorno a Napoli"
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Napoli, inaugurata mostra "Degas il ritorno a Napoli". È stata inaugurata nel fine settimana scorso, e resterà aperta sino al 10 aprile, la mostra dedicata a Edgar Degas. L’esposizione, realizzata da Navigare srl in collaborazione con il Comune di Napoli e curata da Vincenzo Sanfo, raduna quasi 200 opere in totale, delle quali 88 dell’artista francese, che visse a Napoli una delle più importanti tappe della sua vita e formazione artistica. È noto che il pittore e scultore Edgar Degas (1834 - 1917) coltivò sin dalla giovinezza uno stretto rapporto con l’Italia e con Napoli eppure mai, fino ad oggi, la città ha ospitato una mostra a lui dedicata. Per la prima volta in assoluto, dal 14 gennaio fino al 10 aprile, Degas, il ritorno a Napoli celebra finalmente quel legame, con una selezione di quasi 200 opere originali esposte nella Sala del Refettorio del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, a pochi passi da Palazzo Pignatelli di Monteleone, residenza del nonno paterno e di parte della famiglia, meglio conosciuto come Palazzo Degas. La mostra è stata realizzata e divisa in tre aree tematiche. La prima, riferita agli anni giovanili di Degas, ricostruisce le atmosfere della Napoli di fine Ottocento, attraverso immagini storiche e l’analisi del ritratto del nonno Hilaire De Gas, primo importante dipinto realizzato a Napoli dal futuro pittore impressionista, e quello della famiglia Bellelli, suoi parenti, proposti in mostra in una riproduzione multimediale. Con la seconda sezione, dedicata ai temi distintivi dell’arte di Degas: ballerine, prostitute, cavalli da corsa e café-chantant della Belle Époque, l’esposizione entra nel vivo con una galleria di disegni, studi preparatori, numerose incisioni tra monotipi, litografie e xilografie, e tre sculture in bronzo. Tali opere risultano fondamentali per comprendere a pieno l’arte del “pittore delle ballerine”.  L’attenzione alla forma e al segno, che si realizza attraverso lo studio, l’imitazione dei grandi maestri della pittura italiana oltre che del neoclassicista Ingres, insieme all’esercizio del disegno, lo accompagneranno fino alla morte. Il disegno, per Degas, rivela molto meglio della pittura la vera personalità di un'artista. Anche quando entrerà nel gruppo degli Impressionisti e si dedicherà al colore, Degas non abbandonerà questa convinzione. Accanto alla produzione di disegni e incisioni dell’artista, rappresentata dalle serie La Maison Tellier e La Famille Cardinal e, in facsimile, dal Carnet di disegni per Ludovic Halévy, spiccano in questa esposizione numerosi altri celebri artisti tra cui Pablo Picasso (acquaforte Degas e Desboutin, serie La Celestine) e Jules Pascin (disegni a inchiostro��Maison Close). A corredo dell’esposizione anche una selezione di volume d’epoca dedicati alla persona e all’artista Degas. La terza area tematica riguarda aspetti più mondani della vita di Degas, le sue frequentazioni con altri artisti e gli anni più tormentati della sua esistenza minata dalla cecità. In questa parte della mostra, sono esposte opere pittoriche e grafiche di artisti napoletani, come Filippo Palizzi, conosciuto alla Reale Accademia di Belle Arti di Napoli, con il quale Degas condivise il dissenso per l’insegnamento accademico. L’area ospita anche altri illustri artisti come Domenico Morelli, Frank Boggs, Giuseppe Canova, Ferdinando Pappacena e Édouard Manet, con il prezioso olio su cartoncino Vase de fleure. Infine, trentaquattro fotografie realizzate da Degas, provenienti dalla Bibliothèque Nationale de France, evidenziano l’interesse di Degas per la recente invenzione quale strumento di studio per il movimento del corpo umano e dei cavalli, accolta da molti Impressionisti. Degas, il ritorno a Napoli sarà visitabile sino al 10 aprile con orario continuato, giorni feriali dalle ore 9:30 alle 19:30 mentre sabato, la domenica e festivi dalle 9:30 alle 20:30. Costo biglietti a partire da 10 euro. 8 euro per i possessori del pass turistico Artecard, realizzato dalla società Scabec della Regione Campania per la promozione turistica della Campania. Biglietteria sul posto, e online con ticketone.it. Info e prenotazioni [email protected]... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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schizografia · 4 years
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Godere della natura! Sono contento di poter affermare di aver completamente perduto tale facoltà. Si dice che l’Arte ci faccia amare la Natura più di quanto l’amassimo prima, che ce ne riveli i segreti, e che, dopo aver studiato attentamente Corot e Constable, vediamo in essa cose che prima erano sfuggite alla nostra osservazione. Secondo la mia esperienza, più studiamo l’Arte, meno ci interessa la Natura. Quello che l’Arte ci rivela davvero è la mancanza di un disegno della Natura, le sue pecche curiose, la sua straordinaria monotonia, la sua condizione di assoluta incompiutezza. La natura ha buone intenzioni, naturalmente, ma, come disse una volta Aristotele, non riesce a realizzarle.
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Quando osservo un paesaggio non posso fare a meno di notarne tutti i difetti. È comunque un bene per noi che la natura sia così imperfetta, altrimenti l’Arte non sarebbe mai esistita. L’arte è la nostra protesta vibrante, il nostro prode tentativo di insegnare alla Natura quale sia il suo ruolo. Per quanto concerne l’infinita varietà della Natura, si tratta di un puro mito. Tale varietà non risiede nella Natura, quanto piuttosto nell’immaginazione, o fantasia, o erudita cecità dell’uomo che la contempla.
Oscar Wilde, La decadenza della menzogna
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mezzopieno-news · 4 years
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LA SCULTRICE CIECA CHE INSEGNA A VEDERE
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Lucilla D’Antilio, artista e insegnate di disegno e arti grafiche di Roma, perde la vista ma riscopre un nuovo modo di fare arte e apre una scuola per artisti non vedenti. La sua vita è cambiata quando nel 1995 è stata colpita da una congiuntivite virale che l’ha portata alla totale cecità. La malattia la costringe a rinunciare al suo lavoro e alla sua passione, perché disegno e progettazione sono discipline che si basano principalmente sull’uso della vista. Ma Lucilla re-impara a comunicare con il mondo e a essere nuovamente autonoma. Grazie al centro regionale per ipovedenti Sant’Alessio di Roma ritrova nuovi mezzi per comunicare, segue un percorso per il recupero della manualità e affina altri sensi, come il tatto, riscoprendo un nuovo modo di fare arte: “Capii che le mani e gli altri sensi potevano ottemperare egregiamente alla mancanza della vista, pur non sostituendola. Ricordo l’emozione quando l’insegnante mi mise per la prima volta davanti un pezzo di creta, chiedendomi di realizzare la copia di un soggetto. […] Era come se avessi di nuovo una matita tra le mani”.
Oggi Lucilla è una scultrice affermata che apre il mondo dell’arte alle persone non vedenti organizzando percorsi di formazione anche per studenti non vedenti e per insegnanti. Con l’associazione Mano Sapiens, fondata con alcune amiche anch’esse non vedenti, promuove un nuovo rapporto con l’arte inclusivo e una cultura sempre più accessibile.
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Fonte: Redattore Sociale
Volonwrite per Mezzopieno
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chez-mimich · 5 years
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DANIEL HALÉVY, “DEGAS PARLA”
Daniel Halévy è stato uno storico, un saggista e un traduttore francese. Ma questo è il meno. Quello è che davvero notevole è che Daniel Halévy, aveva amici molto interessanti; in particolare uno di essi, Edgar Degas. Ludovic Halévy, padre di Daniel, ed Edgar Degas frequentarono lo stesso liceo parigino, il Lous-le-Grand e, benché molto più giovane, Daniel divenne uno dei migliori amici di Degas al quale lo univa, una forte affinità elettiva di tipo spirituale. Scrive Jean-Pierre Halévy nella prefazione di "Degas parla", il bel volume edito da Adelphi, uscito qualche mese fa: "Sono due autentici parigini, che non amano né la campagna, né la natura. E' noto che Degas, diversamente dagli impressionisti, si rifiutava assolutamente di dipingere "en plein air"ed entrambi si sentivano a loro agio solo a Parigi, di cui apprezzavano lo spirito ereditato dal Secondo Impero." Ed è proprio sulla figura di Degas che il giovane Daniel forma la sua idea di “grandezza”, tanto che, caso unico o quasi nella storia della letteratura diaristica, quello di Daniel Halévy è certamente un diario, ma della vita di un altro, di Edgar Degas appunto. Il testo è un rendiconto accurato e circostanziato di tutti gli incontri tra l’artista e il giovane Daniel. “Anche più volte alla settimana”, scrive Halévy, “Egli arrivava a casa nostra a mezzogiorno in punto e si sedeva a tavola. Lui parlava, io ascoltavo: fu una delle mie vie d’accesso alla vita...” Insomma, senza mezze misure, un diario di una vera e propria “educazione sentimentale”. Ma Degas non aveva affatto un carattere facile. Detestava i “letterastri” di Montmartre, come usava chiamare gli scrittori parigini del Secondo Impero, fu difensore di Alfred Dreyfus e visse una vita di amarezze anche a causa del disastro finanziario della famiglia, causato dai pessimi investimenti in borsa del fratello e, al termine della sua vita, fu visitato anche da una cecità che anziché fare di lui un moderno Tiresia, lo inacidì e lo fece chiudere in un feroce isolamento. Daniel Halévy, ci restituisce la figura di un artista e di un uomo, profondo ed irriverente, geniale e scontroso. “Smettetela di leggere, lo fate per pigrizia di pensare. Bisogna essere capaci di restare delle ore a contemplare il fuoco ardere, ruminando le idee predilette...” queste le parole di Degas, riportate da Daniel Halévy nel suo diario alla data del nove gennaio 1891. Un artista difficile da imbrigliare e al quale andava stretta ogni teorizzazione: “...Quando si ha talento, non c’è bisogno né della scienza profonda del disegno, né della prospettiva aerea...”. Un impressionista che amava l’Opera e il corpo delle danzatrici, più che i cieli “boulversé della campagna francese o i riflessi dell’acqua a Giverny. Ce n’è per tutti nel preciso rendiconto di Daniel Halévy, compreso per quel mostro sacro di Manet: “Sbaglia! Confonde tutto. Manet non aveva in mente la pittura ‘en-pleine-air’, quando ha fatto “Le Dejuner sur l’herbe”. Ha cominciato a pensarci solo dopo aver visto i primi quadri di Monet”. Ma con la vecchiaia, questa verve polemica e caustica, si trasformò in autoisolamento e la triste traccia della sua incapacità anche solo di tollerare gli altri, è riportata in questo magnifico diario “per interposta persona”. Scrive tristemente Halévy, “La nostra amicizia stava per finire all’improvviso e in silenzio. Ma vorrei far notare che essa morì senza scambiarci alcuna parola di cui in seguito qualcuno potesse pentirsi...” Magnifica lettura, come magnifica fu l’opera di un artista, che come Beethoven, morì privo del senso con cui riuscì a trasmetterci un intero universo.
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andreamontanaroph · 4 years
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Edgard Degas
1 - La bevitrice di assenzio Il più famoso dipinto di Edgar Degas è una rappresentazione del crescente isolamento sociale della Parigi dei suo tempo. Raffigura una donna a fissare il vuoto con un bicchiere di assenzio. Un uomo probabilmente alcolizzato siede accanto a lei. https://libreriamo.it/arte/le-5-opere-piu-famose-di-degas/ 
2 - Le Stiratrici Degas guarda alla classe operaia senza sentimentalismi o facili pietismi, ma ritraendo la fatica che rende la loro vita dura e socialmente emarginata. Non c’è passione, né ardore, né eroismo nel comportamento delle due stiratrici; in un certo senso, si potrebbe pensare che il quadro sia solo una banale fotografia del reale e, invece, proprio in questo sta la sua forza, come ne “I mangiatori di patate” di Van Gogh, dove però in questo caso viene ritratta tutta la miseria del vivere quotidiano dei contadini, mentre ne “Le Stiratrici“, non c’è una denuncia sociale ma solo un’attenzione per un momento particolare della giornata delle due donne. Degas non utilizza il suo solito stile pittorico, ma carica ogni pennellata rendendo l’impasto dei colori più spesso e quindi togliendo omogeneità alla distribuzione del colore. L’effetto irregolare rende alcune parti del quadro più intense e rende molto bene il movimento di entrambe le stiratrici.
3 - La “Ballerina verde” Il movimento che la scena produce agli occhi dello spettatore, pone due questioni: l’influenza che la pittura giapponese aveva su Degas, che possiamo osservare vedendo come il centro della pittura sia spostata, e lo scopo dell’artista nel mostrare una realtà mutevole, in movimento e che cambia continuamente. E’ una scena veloce, che sembra cambiare mentre osserviamo il quadro e più immaginiamo che il ballo si compia più la scena si ripete. La tecnica a pastello, che Degas utilizzò abbondantemente, aiuta l’effetto frammentato e transitorio della realtà rappresentata. Gli impressionisti si avvalsero di questa tecnica, riprendendola dagli artisti che nell’Ottocento si dedicavano al ritratto, per ricreare un tratto rapido e audace che richiama l’istantaneità del movimento e dell’attimo fuggente.
4 - Cavalli da corsa davanti alle tribune Degas ricrea l’atmosfera di una corsa di cavalli prima che la gara inizi, quando il pubblico osserva il proprio fantino e i cavalli passeggiano avvicinandosi agli spettatori o raggruppandosi verso la linea di partenza. Tutto è dipinto nei minimi dettagli: l’incedere dei quadrupedi verso i punti di fuga del dipinto, con l’ultimo che chiude l’opera ponendosi alla fine, gli spettatori che li osservano vicino alle staccionate, e le forme dei cavalli e la postura dei fantini che permettono a Degas di sperimentare uno studio libero delle forme e del movimento. Il disegno dei soggetti e l’ombra che si sviluppa dai cavalli, sono due esempi opposti dell’altissimo livello di sperimentazione che Degas raggiunge con questa tela. La luce che diventa un elemento importante in quegli anni, permette a Degas di raggiungere una propria interpretazione di come la luce debba essere riportata su un quadro. Il momento della giornata in cui sta avvenendo quella scena non può essere rappresentato che in quel modo, con quella particolare luce, che Degas interpreta in modo straordinario, posizionandola da destra mentre colpisce i fantini che si preparano ad affrontare la gara.
5 - signora-seduta La presente composizione ha uno specifico significato: una tipica rappresentazione del modello umano, inteso come fattore di subordinazione all’intero contesto della tela: si osservi la cura delle stesure per la raffigurazione del tavolo, del predominante vaso con i fiori in primo piano e della spalliera del divano. La mano appoggiata su quest’ultima è espressa con un’eccezionale presa tattile, probabilmente derivata dalla cecità della signora De Gas, di cui l’artista ha voluto darne accenno percorrendo altre vie.
6 - Testa femminile https://www.frammentiarte.it/2014/105-testa-femminile/ Gli studiosi sono concordi nel sostenere che il presente ritratto è fra le opere più  espressive ed intense di Degas che, con una eccezionale naturalezza, attraverso l’impiego di un semplice cromatismo fatto di toni morbidi e smorzati, riesce a conferire calore armonia e movimento all’intero contesto.
7 - L'etoile Della ballerina si vede una sola gamba, il che le dà un aspetto del tutto instabile, ma questo espediente aumenta la sensazione della dinamica in corsa e dà la sensazione di un movimento fermato nel suo divenire, mettendo in risalto sia la modernità della tematica sia una raffinata versione formale. Colori atmosferici, ariosi e sfumati, tanto da far disperdere il bagliore della danzatrice fin sulla scena illuminata in primo piano. Sul fondo un sapiente gioco di ombre, ottenuto con colori più scuri stesi a tratti veloci e sommari, ci suggerisce la confusione delle altre danzatrici che si intravedono in attesa dietro le quinte. https://www.artonweb.it/artemoderna/quadri/articolo94bis.htm
8 - Prova generale di balletto in scena Il quadro venne esposto per la prima volta nel 1874 e attirò subito l’attenzione di molti critici, non solo per l’uso del colore bianco, che rendeva gli abiti delle ballerine visibilissimi al contatto con la luce del teatro, dando un senso di movimento che accompagnava tutta la visione dell’opera, ma soprattutto per la bellezza del disegno. Proprio la scelta di una gradazione del bianco, che quasi diventa trasparente, rende il dipinto simile ad un disegno e lascia un effetto ambiguo in chi lo osserva, come se l’opera non fosse compiuta. Inoltre, la dinamicità della danza è resa tale proprio perché il disegno è molto preciso. L’opera, infatti, doveva servire per un incisione. La magia del quadro Prova generale di balletto in scena, infatti, non è il soggetto ma il modo in cui Degas riesce a rappresentare il movimento e la dinamicità del passaggio fra le ballerine che stanno provando e quelle che sono in attesa di debuttare.
https://biografieonline.it/biografia-edgar-degas
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Non essere saggia sii bella e triste, e questo è il discorso di Baudelaire, ma io non so davvero quale sia il punto. Devo dire che è venuto fuori un bell’articolo, credo di essere bravo, nel senso, non banale. Poi insomma, è evidente che gli antifascisti laureati in scienze della comunicazione hanno più successo di me, perché in fondo la vita non è così pesante, quest’isola dostoevskijana con appena lo spazio sufficiente per tenere stretti i piedi, l’oceano tutt’intorno, cecità indotta, appagamento del nulla. Da qualche parte ho letto che le falene non sono attratte dalla luce ma dal buio dietro. Non capisco come potrebbe essere, ma è letteratura. Anch’io sono letteratura e nebbia, come Augusto Pérez, che poi la descrizione su IBS dice: Separato dai traffici della vita, il giovane, benestante Augusto Pérez, gran passeggiatore e giocatore di scacchi, conduce la sua esistenza oziosa perennemente avvolto nella vibrante atmosfera delle sue fantasticherie E non è così lontano dai fatti, se sostituite agli scacchi i miei wargame in ragione del progresso tecnologico sopravvenuto nel mentre. Anche il dettaglio della non esistenza ci accomuna. Non ricordo dove ho visto questo disegno di don Chisciotte, che è poi lo spirito-guida di Unamuno, e c’era don Chisciotte morente sul letto e una processione di cavalieri e draghi che gli usciva dalla testa e volava in cielo. Se ci penso mi fa ancora piangere. Ma certo, la vita non è così pesante e immagino ci sia una specie di diritto ad essere banali e sciogliere i nodi finché rimane un quasi niente, una materia spugnosa e antibiotica, immagino ci sia il diritto di chiamare felicità questo impiastro analgesico, a tagliarsi via pezzi di spirito con l’ottusità positivista di un medico vittoriano. Le volte che ho visto, voi non sapete, qualcuno che mi era caro, qualcuno che avevo riconosciuto, restringersi al punto che rimanevano solo i confini del corpo. E anche se continuo a non sapere quale sia il punto, sento una grande pena e una grande rabbia perché ho ancora fede nella meraviglia, nello splendore delle parole, nella precipitosa irreparabilità dell’esistenza umana, nel momento abbagliante in cui ci si riconosce e per niente al mondo si smetterebbe di essere nell’intrico vitale del racconto, di scambiarsi lettere come polline. Ho ancora fede nella complessità, e se fossi precipitato in mezzo a milioni di altri identici, come avete fatto voi, mi vergognerei di me stesso.
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pensieri-vaganti · 6 years
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Pensieri notturni
Stanotte, è una di quelle notti.
Una di quelle in cui non dormi, i pensieri si amplificano nella tua testa e si espandono in tutta la stanza, esplodendo fino a farti girare la testa.
Sono tanti forse, anzi, decisamente troppi.
Sei così tu, pensi troppo!
Certi giorni parli troppo, altre volte nei tuoi momenti dove stai più male il silenzio ti avvolge e quasi ti spegne, ma alla fine trovi un modo per nascondere tutto ciò in un sorriso, una cazzata, o una risata.
Sei così tu, se c'è un modo per fare le cose semplici e dirette tu scegli quelle più incasinate e poi ti maledici per non aver fatto le cose bene... Ed infine ti ritrovi a pensare che quel "fare le cose bene" in fondo è mediocre, perché non ti avrebbe dato così tante emozioni, che seppur contrastanti, sono un esplosione per i tuoi sensi...
Sei così tu, hai sempre bisogno di stimoli nuovi e ne hai un appetito assurdo, infinito, e se non le hai ti spegni e ti allontani un po da tutto e da tutti... Anche da te.
Succede questo a chi ha sempre fame di emozioni, sopratutto quelle forti.
Si, e non voglia, ma fame... Delle voglie bene o male ne puoi fare a meno o ti costringi a fare ciò ma della fame no, perché la ti mangia dentro proprio come le emozioni e, appunto, se non le si hanno inevitabilmente ci si spegne dopo un po.
Ci sono piccole cose che ti salvano ogni volta e ti fanno recuperare quella voglia di andare avanti e scoprire cosa c'è oltre ciò che possiedi ora, quella forza che ti fa venire voglia di non mollare e vedere fino a dove arrivi anche se a l'estremo delle tue forze.
Sono cose che molti chiamerebbero insignificanti ma tu se non hai neanche quelle, finisci che ti perdi un po di più.
Possono essere svariate, diverse per ogni persona, ma le accomunano tutte quante così tanto!
Un piccolo esempio: la voglia di amare, qualcuno che ti porti al mare, essere amati, stimati,  riconosciuti, ricevere un complimento anche se hai fatto la cosa più semplice del mondo.
Mille altre piccole cose che sembrano tanto grandi da diventare insignificanti per molti.
Come quando c'è una riga nera in un muro bianco.
Quella riga dovrebbe essere un richiamo agli occhi, semplicemente perché è su un muro con lo sfondo bianco, risalta.
Ma tu ci passi tutti i giorni e te la ritrovi davanti sempre, non la noti mai, fino a che un giorno alzi gli occhi e guardi con più attenzione ciò che hai davanti e vedi quella riga nel muro.
Inzizi a chiederti da quanto tempo è lì, perché non l'hai notata prima, come mai è lì da non sai quanto tempo e la noti solo ora.
E da quel fatidico giorno in poi c'è che si accorge ogni giorno della riga e involontariamente sente il suo richiamo, così passando tutte le volte lì davanti gli da un'occhiata.
C'è chi quella riga, al posto di guardarla e basta, la porta a l'evoluzione e crea un disegno fantastico partendo da quella riga.
E c'è anche chi invece, quella riga, non la nota con tanta naturalezza e torna alle origini quasi dimenticandosi, di quell'attimo in cui l'ha notata.
"Quasi" solo perché prima o poi, anche senza volerlo, la noterà di nuovo a distanza di giorni, mesi o almeno finché sarà lì, e chissà se la scelta cambierà.
Per questo dobbiamo trovare gli occhi che brillino in nostra presenza, dovremo alzare in nostri e guardarci intorno...
Magari sono proprio lì, davanti a noi che gridano a polmoni aperti di essere notati.
Però come trovarli?
Semplicemente osservando chi per noi fa tutte quelle cose che nella nostra cecità momentantea, nel nostro torpore, non abbiamo notato prima.
Quegli occhi lì,
non mentiranno.
Perciò alza lo sguardo,
forse sono davanti ai tuoi occhi,
continua a cercarli,
abbine cura.
- PagineStrappate -
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erik595 · 5 years
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La scrittura di Derrida, indagando il tema della cecità in un fitto reticolo compositivo a forma di dialogo, decostruisce l'idea di una visione chiara e distinta. Una luce di tenebra attrae e avviluppa lo sguardo del lettore il quale, per mezzo del ricco apparato iconografico, ripercorre un cammino negli abissi della memoria, dove il disegno di ogni esistenza si traccia oscuramente. Lo svolgersi degli eventi e delle argomentazioni ricorda da vicino le atmosfere oniriche di Kafka o quelle allucinate e spettrali di Dostoevskij. Con "Memorie di cieco" Derrida raggiunge uno dei vertici più alti del suo pensiero maturo: in un unico tessuto narrativo confluiscono i ricordi di un'intera esistenza, declinati attraverso una capacità impressionante di "utilizzo" di campi e metodologie disciplinari che spaziano dalla iconologia alla psicoanalisi, dalla storia dell'arte alla poesia. Il risultato è un testo straordinario che straborda in ogni direzione, travalicando ogni genere letterario canonico: autobiografia, romanzo di formazione, confessione, saggio filosofico, critica d'arte, libro per immagini. #jacquesderrida #derrida #libro #libri #libros #book #books #bookstagram #autore #scrittore #filosofo #filosofia #francese #francia #consiglidilettura #libriconsigliati https://www.instagram.com/p/Bvrh-YblfTi/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1tvnrfaps3gf3
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lamilanomagazine · 2 years
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Napoli, Degas ritorna in città con una mostra al Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore
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Napoli, Degas ritorna in città con una mostra al Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore.   È stata presentata ieri mattina alla stampa, e si è aperta oggi sabato 14 al pubblico, la mostra dedicata a Edgar Degas. L’esposizione, realizzata da Navigare srl in collaborazione con il Comune di Napoli e curata da Vincenzo Sanfo, raduna quasi 200 opere dell’artista francese che visse a Napoli, una delle fondamentali tappe della sua vita artistica. È noto che il pittore e scultore Edgar Degas (1834 - 1917) coltivò sin dalla giovinezza uno stretto rapporto con l’Italia e con Napoli, eppure mai, fino ad oggi, la città ha ospitato una mostra a lui dedicata. Per la prima volta in assoluto, dal 14 gennaio fino al 10 aprile, Degas, il ritorno a Napoli celebra finalmente quel legame, con una selezione di quasi 200 opere originali esposte nella Sala del Refettorio del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, a pochi passi da Palazzo Pignatelli di Monteleone, residenza del nonno paterno e di parte della famiglia, meglio conosciuto come Palazzo Degas. La mostra è stata realizzata e divisa in tre aree tematiche. La prima, riferita agli anni giovanili di Degas, ricostruisce le atmosfere della Napoli di fine Ottocento, attraverso immagini storiche e l’analisi del ritratto del nonno Hilaire De Gas, primo importante dipinto realizzato a Napoli dal futuro pittore impressionista, e quello della famiglia Bellelli, suoi parenti, proposti in mostra in una riproduzione multimediale. La seconda sezione è dedicata ai temi distintivi dell’arte di Degas: ballerine, prostitute, cavalli da corsa e café-chantant della Belle Époque, qui l’esposizione entra nel vivo con una galleria di disegni, studi preparatori, numerose incisioni tra monotipi, litografie e xilografie, e tre sculture in bronzo. Tali opere risultano fondamentali per comprendere a pieno l’arte del “pittore delle ballerine”.  L’attenzione alla forma e al segno, che si realizza attraverso lo studio, l’imitazione dei grandi maestri della pittura italiana oltre che del neoclassicista Ingres, insieme all’esercizio del disegno, lo accompagneranno fino alla morte. Il disegno, per Degas, rivela molto meglio della pittura la vera personalità di un artista. Anche quando entrerà nel gruppo degli Impressionisti e si dedicherà al colore, Degas non abbandonerà questa convinzione. Accanto alla produzione di disegni e incisioni dell’artista, rappresentata dalle serie La maison Tellier e La Famille Cardinal e, in facsimile, dal Carnet di disegni per Ludovic Halévy, spiccano in questa esposizione numerosi altri celebri artisti tra cui Pablo Picasso (acquaforte Degas e Desboutin, serie La Celestine) e Jules Pascin (disegni a inchiostro Maison Close). A corredo dell’esposizione anche una selezione di volumi d’epoca dedicati alla persona e all’artista Degas. La terza area tematica riguarda aspetti più mondani della vita di Degas, le sue frequentazioni con altri artisti e gli anni più tormentati della sua esistenza minata dalla cecità. In questa parte della mostra, sono esposte opere pittoriche e grafiche di artisti napoletani, come Filippo Palizzi, conosciuto alla Reale Accademia di Belle Arti di Napoli, con il quale Degas condivise il dissenso per l’insegnamento accademico. L’area ospita anche altri illustri artisti come Domenico Morelli, Frank Boggs, Giuseppe Canova, Ferdinando Pappacena e Édouard Manet, con il prezioso olio su cartoncino Vase de fleure. Infine, trentaquattro fotografie realizzate da Degas, provenienti dalla Bibliothèque Nationale de France, evidenziano l’interesse di Degas per la recente invenzione quale strumento di studio per il movimento del corpo umano e dei cavalli, accolta da molti Impressionisti. Degas, il ritorno a Napoli sarà visitabile sino al 10 aprile con orario continuato, giorni feriali dalle ore 9:30 alle 19:30, mentre sabato, la domenica e festivi dalle 9:30 alle 20:30. Costo dei biglietti a partire da 10 euro. 8 euro per i possessori del pass turistico Artecard, realizzato dalla società Scabec della Regione Campania per la promozione turistica della Campania. Biglietteria sul posto, e online con ticketone.it. Info e prenotazioni: [email protected]  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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naivet-e · 6 years
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stamattina ho speso 50 euro per un vestito di carnevale -cinquanta.euro- e poi presa dal senso di colpa ho pensato di rubarli e forse l’avrei anche fatto ieri ho speso altrettanto per una borsa che non mi serviva e ho speso ore e ore a cercare maschere per il viso come un’invasata davanti al pc. cosa vi pare di questa compulsione? e se invece la raccontassi così: tra pochi giorni parto, carnevale a Cadiz, incontrerò lì tutti i miei amici sparsi per la Spagna e avevamo deciso di fare un travestimento di gruppo “le principesse Disney” e io ci tenevo, amo molto travestirmi più di quanto mi sia mai concessa di credere; la borsa è stato un colpo di fulmine perché l’avevo vista indosso ad una ragazza a Parigi, una ragazza così leggera e elegante, non era una di quelle solite borse giuste e alla moda, poi l’ho rivista sulla mensola di una dottoressa in ospedale e ho incominciata a crearla nella mia realtà e infatti ieri sono entrata in una friperie e l’ho vista lì, vera pelle, mantenuta bene nonostante il secondhand, di una marca costosa..un affare! ed era lì come se l’avessi messa io; e infine la maschera.. vedere la mia pelle piena di cicatrici dopo questi 4 anni di acne non è facile, vorrei esistesse la formula magica in una crema che è recensita con 5 stelline, vorrei prendermi cura del mio viso e il solo pensiero di stenderla sulle guance mi reca un sollievo interiore. ecco.. guardatemi ora, con la lente profonda. tutto l’ovvio apparente non esiste. Eppure la storia è davvero doppia, la psiche si sdoppia, la compulsione si insinua in quei momenti della vita in cui si ha bisogno di cecità.  cosa nasconda tutto questo mio affanno verso cose da poco -perché rimangono tali- lo riesco a scorgere da lontano, una nuvola grigia sopra un campo di grano.  sento le mie solitudini e i miei vizi odiosi. ora so che non sono la superdonna ma l’eremita incallita o forse anche qui la psiche si sdoppia. e non conosco il confine, quando mi proteggo? quando voglio allontanare? quando spingo via solo per il ritorno elastico? quanto e quando la mia vita è una performance innestata da altri? quando la mia compulsione è un bisogno di carezza o una detestabile nevrosi perché la mia vita si distanzia dal mio disegno. E infine è davvero falso/vero il dualismo? un anima che comprenda tutto...
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aldociambra-blog · 7 years
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You are here: Home / RISVEGLIO SPIRITUALE RISVEGLIO SPIRITUALE  . Viviamo nell’Era del risveglio spirituale. Un numero crescente di persone sente l’anelito ad allargare il proprio orizzonte di percezione, a cambiare stili di vita e ridefinire priorità, bisogni e relazioni. Lo sviluppo della consapevolezza può ora essere nutrito da un vasto numero di stimoli, che volendo sono alla portata di tutti, cosa nuova nella storia spirituale dell’umanità su questo pianeta. Siamo inoltre beneficiati da vibrazioni elevate provenienti da altre dimensioni, con le quali stiamo imparando a interagire per il nostro massimo bene. Sorgono allora spontanee delle domande. Dove stiamo andando? A che serve tutto ciò? Che cos’è il risveglio spirituale? A cosa ci porta? Chiarire questi punti servirà forse a farci prendere consapevolezza del momento che stiamo vivendo, di quanto ne siamo coinvolti, e del perchè siamo qui proprio ora. Per il CORSO INTENSIVO DI RISVEGLIO clicca QUI direttamente. . 1. Risveglio spirituale: che cos’è? Il risveglio spirituale è un insieme di fenomeni che comportano un cambiamento di percezione: l’individuo si sente chiamato a contattare realtà o aspetti di sé e dell’universo, ai quali prima non dava importanza, o dei quali ignorava completamente l’esistenza. Dapprima intuisce, e poi realizza pienamente, che la vita vera non è la piccola vita ristretta così come ce l’hanno insegnata, non è la vita meschina dettata da abitudini e gesti meccanici; la vita vera si svolge in un altro ambito: quello dell’Essere, dell’unità, della presenza, della crescita; la vita vera è quel fiume sotterraneo silenzioso che scorre pieno d’energia, in unione con tutti gli esseri, e che finalmente può essere contattato, visto, esplorato, fino a essere riconosciuto come il fulcro, il SE’, il Divino. E’ completamente risvegliato chi ha conseguito l’illuminazione spirituale e percepisce, vive, interagisce da quello spazio. Colui che è in un cammino di risveglio spirituale intuisce di vivere simultaneamente in più dimensioni di esistenza, “sente” che è un essere multidimensionale, e che il cammino stesso serve a estendere via via la consapevolezza alle molte, infinite, dimensioni che si intersecano e danno forma alla sua percezione. Letteralmente, risveglio spirituale significa “risveglio dello spirito”: attenzione cioè posta sul senso spirituale dell’esistenza; ciò attiva l’interesse e la capacità di vedere oltre le apparenze, e di aprire il cuore e la coscienza a far esperienza di una vita più piena e ricca di senso. . 2. Svegliarsi da un sonno Cosa significa risveglio? Il termine stesso indica che prima stavamo dormendo. Chi ha un’esperienza di risveglio lo comprende senz’altro: non puoi accorgerti che fino a un istante prima stavi dormendo, finché non ti svegli! Non è possibile che tu ti accorga di dormire, continuando a dormire. Sembra una banalità, invece è un’evidenza importante da considerare, per comprendere che cos’è il risveglio spirituale, di che cosa si tratta. Ciò ti è utile per riconoscere dove sei, per renderti conto se ti stai risvegliando, e per inquadrare nell’ottica giusta certi fenomeni, che altrimenti saresti portato a giudicare negativamente. Quindi ricorda: quando incominci a renderti conto di quanto sia profondo il tuo sonno, vuol dire che ti stai risvegliando; quando inizi a diventare consapevole di certe auto-limitazioni assurde, di certe cecità, e le lasci andare, è perché ti stai stiracchiando e stai uscendo dal sonno; quando incominci a imboccare con slancio la strada del tuo cambiamento, sei desto. Il timore di risvegliarsi e non accorgersene, è infondato, perché è proprio lo stato di risveglio che ti fa accorgere di te e che ti da la giusta misura di ciò che ti sta succedendo. Sì, funziona proprio come quando ti svegli al mattino: poco prima dormi, sei incosciente, non ti accorgi di te stesso, di ciò che accade, sei immerso nel sonno, e poco dopo sei sveglio; un istante prima le tue funzioni vitali sono a riposo, vanno al minimo, e un istante dopo si attivano per permetterti di interagire col mondo: sei passato dallo stato di sonno allo stato di veglia, dall’incoscienza alla coscienza. Il risveglio spirituale è il passaggio dallo stato di sonno spirituale allo stato di illuminazione spirituale. Quale parte di noi dorme o dormiva? Di che tipo di sonno stiamo parlando? E’ evidente che non si tratta del sonno fisico, ma di un sonno spirituale: apparentemente si vive, apparentemente al mattino ci si sveglia e si affronta la giornata, si fa quel che si può e si “tira a campare”, ma la nostra vita non è completa, e lo si può vedere nell’insoddisfazione e nei problemi che affliggono la coscienza dormiente. Intanto che ci si muove appiattiti nel solito “tran tran”, la Vita Vera si sta svolgendo da un’altra parte, e finché si dorme non si sa dove sia. Sonno spirituale è oblio della Vita Vera, è vivere una vita solo apparente, svuotata però di energia e quindi priva di senso, di direzione e di gioia. Lo stato di sonno spirituale fino a pochi decenni fa era considerato “normale”, accettato socialmente; il risveglio accadeva a pochissimi, per alcuni si trattava di sprazzi di luce che presto si interrompevano per lasciar posto al sonno di sempre, i più dormivano sonni beati. Ora le cose stano cambiando perché sempre più persone si stanno risvegliando, anche grazie alla Nuova Energia e alla maturazione della coscienza collettiva. Ci stiamo avvicinando alla cosiddetta “massa critica”: ben presto essere risvegliati sarà considerato normale, e non più una stravaganza di pochi individui fuori dal coro. . 3. La sveglia Il risveglio fisico che ti succede ogni mattina, avviene o spontaneamente dopo che ti sei fatto una bella dormita, o in seguito allo squillo di una sveglia. Allo stesso modo il risveglio spirituale può accadere spontaneamente quando l’anima è matura e ha trascorso diverso tempo nella condizione di sonno, oppure può essere provocato da una sveglia: sopraggiunge un evento, esterno o interno a noi, che crea una discontinuità. Può essere un lutto, un brusco cambiamento, una malattia, un rovescio di fortuna, o anche un incontro; può essere una nuova disponibilità a guardarsi dentro, accorgersi che qualcosa si accende e richiede attenzione…. Sono esempi di cesura, di nuovo inizio: sono sveglie di cui l’Universo, o se preferite il Divino, si serve per ridestarci dal sonno spirituale. Gurdjeff chiama la sveglia “shock addizionale”, altre tradizioni spirituali utilizzano la vibrazione del gong per indicare la coscienza che risveglia se stessa. L’antichissimo simbolo dell’OM raffigura 4 stati: la veglia, il sogno, il sonno profondo, e lo stato di risveglio spirituale o suprema realizzazione, che trascende i precedenti. L’intensivo di illuminazione è una potente sveglia: un corso finalizzato a risvegliare la tua consapevolezza e a farti addentrare nel tuo risveglio spirituale qualora tu sia già risvegliato o abbia già avuto esperienze o sintomi di risveglio. Un sonno lungo molte vite può richiedere più sveglie: non è raro oggigiorno incontrare persone che raccontando di sé e di come è cambiata la loro vita, riferiscono di più fatti concomitanti che hanno contribuito a risvegliare una nuova prospettiva con cui vedere le cose, un nuovo sentire, nuove attitudini. Chi si sta risvegliando è facilitato dalla sincronicità dell’esistenza: scopre via via sempre più profondamente che nulla accade per caso, che tutto è governato da un disegno divino che conduce al massimo bene. . 4. Risveglio della consapevolezza Da quanto detto sinora, appare chiaro che per sonno spirituale si intende quello stato in cui dorme la nostra parte spirituale: la consapevolezza, la facoltà umana più elevata, quella in grado di farci evolvere, di liberarci e di farci cogliere un senso nell’essere qui sulla terra. Il risveglio spirituale è il risveglio della consapevolezza: è l’auto-riconoscimento che sei un essere di luce, che sei Dio, e che tra te e Dio non c’è differenza, non c’è separazione. Questo auto-riconoscimento non è una semplice informazione, non è un’idea o una convinzione. La consapevolezza non è fatta di concetti presi a prestito, ma è qualcosa di assolutamente originale, di vivo e di unico. La consapevolezza non è fatta di pensieri, ma di verità. Quando la consapevolezza si risveglia, tu sai, perché finalmente percepisci, e ciò forma la tua stessa strada. Il corso intensivo di illuminazione è chiamato anche “intensivo di consapevolezza” per indicare che l’intensificazione del lavoro di consapevolezza è la strada verso il risveglio. . 5. Cambiamento della percezione Il risveglio spirituale è un processo di cambiamento del modo di percepire se stessi e il mondo. Si comincia a vedere le cose da un’angolazione diversa: la prospettiva cambia perché mentre si dorme si considera con la mente, quando si è risvegliati si guarda con la consapevolezza. La mente nel suo gradino più basso, la mente condizionata, è un meccanismo automatico che va avanti per conto suo e ti tiene addormentato. La mente che mente ti fa credere che la tua vita possa scorrere felicemente senza di te, mentre tu dormi. E così nello stato di sonno spirituale alla guida della tua vita vi è una sorta di “pilota automatico” che non hai programmato tu, pertanto non sai dove ti sta portando e perché: ne derivano sofferenze di ogni tipo. La mente condizionata è stata programmata da tutti tranne che da te: come puoi fidarti? Essa è stata programmata da genitori, avi, insegnanti, preti, figure influenti, società… essa è il frutto di tutti i condizionamenti e le memorie di tutte le vite che hai vissuto nelle tue incarnazioni. La mente condizionata esige che tu permanga nello stato di sonno, perché sa bene che non appena ti svegli, non appena ci sei, si accende in te la tua facoltà più alta, la tua consapevolezza, l’unica in grado di fermare l’automatismo e rimettere le cose a posto. Nello stato di sonno i vari fenomeni appaiono casuali e sconnessi gli uni dagli altri, e tu tenti di capirli attraverso ciò che ti hanno insegnato gli altri e che credi sia frutto del tuo pensiero, invece non lo è: tant’è vero che ogni conoscenza a cui puoi arrivare mentre sei addormentato è una conoscenza parziale, confusa e contraddittoria. Se fosse davvero farina del tuo sacco, non avresti tutta quella confusione, non saresti preda del dubbio, del conflitto, dell’ignoranza e della presunzione. Un attimo prima credi di aver stabilito qualcosa di certo, un attimo dopo affermi esattamente il contrario e magari non te ne rendi neanche conto. Questo succede perché nello stato di sonno non percepisci le cose come realmente sono, ma attraverso la distorsione del condizionamento: stai sognando, esattamente come quando dormi nel tuo letto. E’ evidente che il sogno -sia quello notturno che quello spirituale- non ha alcun valore di verità; può contenere delle tracce di verità, che possono essere colte solo da una consapevolezza sveglia, ma non ha valore di verità oggettiva. Nello stato di risveglio tutto appare chiaro e connesso: c’è lucidità perché finalmente ci sei, sei presente. La consapevolezza è il tuo nucleo divino, e quando è desta è in grado di unificare i fenomeni, collocare ogni cosa al suo posto e nel giusto rapporto con tutto il resto: sei finalmente in grado di percepire dal tuo centro. La vera conoscenza è la visione consapevole e integrata, che avviene ad un piano superiore rispetto a quello in cui dormivi. “Ubi maior, minor cessat”: laddove la consapevolezza è risvegliata, cessa la mente in quanto interferenza. La mente sopravvive come struttura funzionale alla vita sulla terra, ma non spadroneggia più su di te; la mente risvegliata impara a servirti, apprende dalla consapevolezza. E’ ciò che si intende parlando di “mente amica”, ed è ciò che nel Buddhismo Tibetano si intende col termine “chiara mente”. Con il risveglio spirituale ha inizio un processo di addestramento della mente, che viene riprogrammata a partire da ciò che si è realizzato con la consapevolezza. Il vecchio programma, fatto di schemi ripetitivi e frammentari, viene via via lasciato andare a livelli sempre più profondi, viene cancellato e sostituito col nuovo, che utilizza alcune delle forme precedenti, arricchite però di una funzione e di un significato completamente diverso. E’ ciò che si intende quando si dice che un individuo che ha conseguito l’illuminazione spirituale usa la personalità: non modifica se stesso, non ce n’è bisogno, il “trucco” del cambiamento positivo è tutto nella consapevolezza, più ti risvegli a te stesso, più sei in grado di utilizzare nel modo migliore ciò che già hai.
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cartofolo · 7 years
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Tu dici: "Ogni cosa ha un suo scopo e si innesta in un disegno perfetto che rende in atto, nel relativo, il Sentire Assoluto. Quindi, non vi sono sbagli o percezioni errate, ma solo comportamenti limitati derivati da sentire limitati. La morale, il giudizio, il giusto e lo sbagliato, fanno parte di una costruzione artificiosa, fatta dagli uomini, intorno a una verità trascendente che non sono in grado di capire". Ho letto con molta attenzione il tuo scritto..e' un'analisi giusta ed equilibrata...che porta a riflettere intensamente...ma devo confessarti che,aihme',non riesco proprio a concepire l'atto di un assassino...di un pedofilo....di uno stupratore...
.............................. Infatti non devi concepirlo come giusto. Chi lo dovesse fare dimostrerebbe la stessa cecità nella considerazione degli altri. Se il tuo livello di sensibilità ti porta a respingere quel comportamento, è sacrosanto che tu lo combatta e lo giudichi per quello che senti. Sono le persone che non possono essere condannate nè giudicate. Ogni individuo esprime e vive i propri limiti, i quali non gli consentono di concepire la realtà se non per quella che scaturisce dalla propria sensibilità; e le azioni saranno nella misura e nella qualità che questa visione gli permette. Non è una colpa, ma un limite che, solo grazie alle esperienze, potrà essere superato.
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becomixdatabase · 5 years
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[Il gioco di contrasti nell'Ispettore Coke di Dino Battaglia](https://blog.becomix.me/il-gioco-di-contrasti-nellispettore-coke-di-dino-battaglia/ "https://blog.becomix.me/il-gioco-di-contrasti-nellispettore-coke-di-dino-battaglia/")
ARTICOLO DI FRANCESCO IESU
La carriera di Dino Battaglia è stata prolifica e variegata, partendo dai lavori su testi altrui, passando per gli adattamenti dei classici della letteratura e proseguendo con storie create totalmente da lui o in collaborazione con la moglie Laura De Vescovo.
Un errore solito nel descrivere la carriera di Battaglia è quello di considerare l’ispettore Coke come l’unico personaggio ricorrente realizzato nel corso degli anni. Si dimenticano così i vari Marc Fury, El Kid (su testi di Gian Luigi Bonelli), Pecos Bill (di Guido Martina). L’ispettore Coke svetta sui citati per il fatto che l’incompiutezza della sua terza storia è legata indissolubilmente alla scomparsa dell’autore veneziano e soprattutto perché le storie vedono Dino coadiuvato ai testi da Laura De Vescovo, compagna artistica e di vita.
Il debutto avviene nei numeri dal 9 al 12 del 1982 della rivista Alter Alter (nata come AlterLinus), pubblicazione parallela a Linus dedicata prettamente al fumetto maturo di genere avventuroso e fantastico. È proprio in questo solco che si svolgono le indagini di Coke.
I delitti della Fenice, prima indagine in ordine temporale (inspiegabilmente pubblicata successivamente alla Mummia dalla Npe), vede l’ispettore di Scotland Yard districarsi sugli efferati crimini commessi da quello che viene considerato da tutti un rapace di dimensioni enormi, persino dalle vittime prima di esalare il loro ultimo respiro. La risoluzione del caso è ancorata alla realtà, a partire da un flebile collegamento tra le vittime e a un lutto che ha segnato la vita dell’assassino. La Fenice della storia, da animale mitico simbolo di rinascita come dichiarato dai testimoni dei crimini, si rivela come invenzione dovuta al progresso delle arti sotto la chiara influenza di Jules Verne. È così che si cominciano a vedere i collegamenti che l’ispettore di Battaglia ha con il sottotesto culturale della lettura di fine ‘800.
A partire dall’influenza che Edgar Allan Poe, con il suo Auguste Dupin, esercita nel delineare la figura del protagonista. Coke è fallibile in quanto uomo, talvolta guidato da antipatie personali (caratteristica che lo accompagna anche nella seconda storia) che lo portano anche fuori strada. Si ritrova sempre a dover rincorrere gli eventi e gli omicidi, che accadono sempre quando lui non può far nulla.
Ecco che così è il disegno di Battaglia a farci da tramite con le figure tetre che si susseguono nelle storie. Le scene degli omicidi della Fenice sono epiche nella resa, con un gioco di inquadrature e bianchi e neri tali da rende viva l’incombenza e ineluttabilità dei misfatti.
Solamente il primo omicidio e la resa finale sfuggono a questa descrizione. Lo sfortunato incontro delle prime due vittime avviene fuori campo, sia per fare immaginare al lettore l’efferatezza dell’atto e far concentrare il lettore sulle onomatopee del gracchiare del rapace rendendo credibile la pista dell’animale, ma soprattutto come dichiarato a fine storia: quello era il primo volo, con tanto di inesperienze.
Mentre per quanto concerne la cattura essa spezza il gioco d’inquietudine che Battaglia aveva sapientemente creato: se i restanti omicidi avvenivano di notte con questa figura che compariva dal nulla, la resa finale avviene di giorno con tanto di possibilità per i poliziotti di ferirla e bloccarla con relativa semplicità. Questo cambio di registro attuato dalla semplice scelta di abbandonare il nero in favore del bianco come elemento caratterizzante le vignette è fondamentale nel portare noi lettori verso una chiarificazione della vicenda, abbandonando le piste del sovrannaturale.
_La Mummia_ invece è il secondo caso di cui si occupa il nostro sebbene non vi risulterà alcuna traccia negli archivi di Scotland Yard, questo per la piega sovrannaturale che la faccenda porta in dote. Pubblicata nei numeri 8, 10, 11, 12 del 1983 di Alter Alter è l’ultima fatica pubblicata da Dino Battaglia quand’era ancora in vita.
In quest’avventura Coke si trova a dover indagare tra i delitti e assalti dello sfregiatore (epigono del più rinomato Jack lo Squartatore) e tra le morti dovute al “Morbo della Cometa”. Se il primo caso è su un assassino seriale che importuna le prostitute londinesi, il secondo è su una serie di persone completamente dissanguate ad opera di quella che a conti fatti è la mummia, appena arrivata a Londra e risvegliatasi a seguito di una profezia. Battaglia stavolta non contrappone l’ipotesi sovrannaturale con quella razionale, bensì fa scorrere le due indagini di pari passo, non limitandosi alla soluzione del singolo caso ma di entrambi.
La risoluzione però del secondo è chiaramente inaccettabile dall’ispettore e lo sarebbe anche per l’opinione pubblica. Alla fine della storia è lo stesso Coke a parlare della vicenda come di un incubo e a insabbiare tutto per paura di essere preso per pazzo. Stessa cosa viene fatta dai medici che definiscono ogni caso come morte per arresto cardiaco pur di non fare diffondere il panico fra la gente. In questo si caratterizza il messaggio delle storie, non è l’affermarsi della ragione sulla cecità delle credenze ma l’imposizione di una falsa realtà data l’improbabilità dell’esperienza vissuta.
L’incipit della storia si mostra ancorato alla egyptmania che catalizzava l’interesse dell’opinione pubblica britannica del periodo, dove il commercio delle mummie ed il loro disvelamento costituivano eventi mondani per le classi benestanti. L’approccio gotico diventa fondamentale a cominciare dall’evidente richiamo al Dracula di Bram Stoker per quanto concerne la sete di sangue della Mummia, arrivando alla scelta di svolgere quasi tutte le scene di notte a meno di quelle che coinvolgono il caso dello sfregiatore. Questa dicotomia caratterizza il racconto, dove il fantastico prende il sopravvento sul raziocinio. Ed è proprio il bianco ad essere l’elemento che lo caratterizza. Nella nebbia avvengono i delitti della Mummia, e dalla nebbia proviene il pericolo.
_Il mostro del Tamigi_ invece è la terza e ultima storia, rimasta incompiuta e pubblicata monca sul volume antologico Omaggio a Dino Battaglia pubblicato nel Dicembre del 1983 per le Edizioni L’isola Trovata come supplemento n.1 alla serie Gli Albi dell’Orient Express.
Stavolta il Tamigi è il centro dell’azione e le imbarcazioni le sue vittime. Infatti quello che viene definito come mostro dai superstiti dei naufragi delle imbarcazioni viene subito mostrato come invenzione umana tramite l’invio di lettere enigmatiche alla polizia. Il fulcro del racconto non diviene più il confronto tra ragione e superstizione bensì la ricerca del colpevole e il salvataggio del suo prossimo bersaglio. Proprio mentre viene mostrato per la prima volta il “mostro” e il suo conducente il racconto disegnato si interrompe per i problemi di salute sopraggiunti a Battaglia. Nel riassunto del continuo viene detto il vero obiettivo del criminale e l’epilogo avventuroso della vicenda. Se Coke nel primo racconto era spettatore dei fatti, man mano che proseguono le vicende si trova coinvolto non solo nella loro soluzione ma si trova persino nel ruolo di eroe.
Il gioco di contrasti che ha caratterizzato il lavoro di Battaglia stavolta è meno presente. Le scene notturne sono solo quelle iniziali e man mano che si prosegue il racconto il bianco diventa elemento dominante. Un bianco che stavolta serve a mostrare il predominio della componente investigativa e razionale.
In conclusione le tre diverse storie che costituiscono la serie dell’ispettore Coke si mostrano l’una differente all’altra partendo da un canovaccio comune. La sapiente costruzione dell’atmosfera della Londra vittoriana catalizzano l’attenzione sebbene la parte dello svolgimento della sceneggiatura è egregia, non fosse per alcune farraginosità in alcuni scambi di battute. La scomparsa di Dino Battaglia è stata una grave perdita per il mondo del fumetto italiano, soprattutto considerando quanto l’autore e il suo personaggio potevano ancora offrire.
L'originale è stato pubblicato su [https://blog.becomix.me/il-gioco-di-contrasti-nellispettore-coke-di-dino-battaglia/](https://blog.becomix.me/il-gioco-di-contrasti-nellispettore-coke-di-dino-battaglia/ "Permalink")
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risenled89-me-blog · 7 years
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Via leggero pericolo di luce blu si ha? Gli esperti suggeriscono che "un po 'punto di f
   Shenzhen Risen OPTO Co., Ltd, ha condotto il fornitore chiaro RGB in Cina,fornitori di illuminazione esterna a led,ha portato il fornitore dispositivi della lampada.      Guidare di notte spesso bisogno di giocare lo spirito di dodicesimo, una colpa lieve può causare incidenti. Secondo il controllo del traffico statistiche reparto mostrano che la notte e la mattina presto è un incidente rilevante periodo chiave frequente. scarsa visibilità, affaticamento che guida, non in conformità con le disposizioni del uso di luci a distanza e così via influenzerà condizione di guida del conducente. Tuttavia, vi è una quasi dieci anni prima della nascita di guida notturna pericolo nascosto facilmente trascurato, che è, luci a LED determinata da rischi di luce blu.      Per migliorare la visione, molte città strade, autostrade e viadotti sono stati dotati di luci a LED. Soprattutto sezioni occupato del veicolo, l'impostazione di lampioni riduce notevolmente la possibilità di incidenti stradali. Rispetto alle lampade al sodio ad alta pressione tradizionali, luci con risparmio energetico, deperimento chiaro, lunga durata, bassi costi di manutenzione e molti altri vantaggi del LED, ma ci sono le luci a LED difetti inevitabili - pericoli Blu-ray.      Via leggero pericolo di luce blu si ha? Gli esperti suggeriscono che "un po 'punto di freddo, buio"       Blu-ray non significa la luce blu, ma si riferisce alla lunghezza d'onda è compresa tra alta energia a onde corte luce blu 400nm-480nm, con elevata penetrazione. La lunghezza d'onda di luce blu all'interno della regione maculare aumenta la quantità di tossine, morte cellulare fotosensibile, riduzione dell'acuità visiva, o anche indurre cecità causata da una grave minaccia per la salute del fondo. luce blu quotidiano può essere visto ovunque, ma la proporzione è generalmente entro la normale gamma di salute, minore impatto sulla visione. Tuttavia, un gran numero di luce blu sullo schermo a LED, luci a LED, lampade fluorescenti e altra luce artificiale, lungo il contatto si sentirà "occhi caldi", gli occhi hanno difficoltà a riparare i danni.     L'American Medical Association (AMA) ha recentemente accettato una dichiarazione politica formale sulla illuminazione stradale: freddo e buio. Nella sua dichiarazione, la temperatura del colore non deve superare i 3000 Kelvin (K) per la notte l'illuminazione esterna, in particolare l'illuminazione stradale. Più alta è la temperatura di colore, la luce più bianca, mentre il più alto è il contenuto di luce blu, bianco e temperatura di colore lampadina a LED di solito può raggiungere 4000K-5000K, contenente la dannosa luce blu superiore.      LED bianco lampione oltre a minacciare la salute, ma anche facile da disturbare il campo visivo del conducente. A causa dell'elevato contenuto di energia di luce blu, incontrato nell'aria di piccole particelle di alto tasso di diffusione casuale, guida notturna nella visione soggetta a variazioni di luminosità, causando disagio visivo e perdita di fenomeno chiarezza abbagliamento. Come con la luce abbagliante, la visione del conducente e la visibilità di un impatto molto grande, un po 'di disattenzione può facilmente portare a incidenti stradali.      D'altra parte, la luce visibile giornaliera nel fuoco dell'occhio dopo la formazione di differenza distanza focale, che è la ragione principale per la formazione di visione offuscata, e iniezione luce blu aumenta la differenza di distanza di messa a fuoco e ambiguità visiva, facilmente portare a affaticamento visivo, l'osservazione del traffico driver e l'attenzione alla guida. LED bianco di notte per sopprimere l'effetto della melatonina che la lampada tradizionale sodio ad alta pressione a cinque volte superiore. La melatonina soppressione significa che l'insonnia e il ritmo circadiano sono disturbati.      Se guardi direttamente presso l'indicatore LED sul elettrodomestico, vi sentirete subito gli azzurri "occhi caldi". Come con l'utilizzo a lungo termine di prodotti digitali, Blu-ray farà l'affaticamento visivo digitale, illuminazione stradale porterà anche lo stesso impatto, la guida pericoli per la sicurezza.      Come evitare la guida notturna luce blu causata da danni? AMA in questa ultima dichiarazione politica incoraggia l'uso di temperatura di colore di 3000K o meno come un illuminazione stradale e altri lotti di illuminazione esterna. Tutti i LED devono essere protetti, l'impatto sul corpo umano e l'ambiente al minimo. Si raccomanda inoltre di ridurre la luminosità dei LED durante le ore non di punta.      Per il conducente, prima di tutto per evitare prolungato affaticamento che guida, per mantenere il tempo adeguato riposo, evitare l'affaticamento fisico e affaticamento visivo. Inoltre, se la strada è spesso più sezioni della strada, la migliore in piedi un paio di occhiali leggeri anti-blu per ridurre i danni della luce blu per gli occhi.      Migliorare l'efficienza energetica è indispensabile, ma la cattiva illuminazione e abbagliamento causato dal ritmo fisiologico e altri rischi personali sono interrotti, anche deve essere ridotto al minimo. Finché un disegno ragionevole, ritengo tecnologia LED potrà portare sia la soluzione ottimale. Maggiori informazioni si prega di digitare:http://www.outdoorlightingsupplier.com/
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