Tumgik
#come le calze del resto
angelap3 · 4 months
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Bellissima … Da leggere tutta
Il grande segreto di tutte le donne rispetto ai bagni è che da bambina tua mamma ti portava in bagno, puliva la tavolozza, ne ricopriva il perimetro con la carta igienica e poi ti spiegava: “MAI, mai appoggiarsi sul gabinetto!”, e poi ti mostrava “la posizione”, che consiste nel bilanciarsi sulla tazza facendo come per sedersi, ma senza che il corpo venisse a contatto con la tavoletta. “La posizione” è una delle prime lezioni di vita di quando sei ancora una bambina, importantissima e necessaria, dovrà accompagnarti per il resto della vita. Ma ancora oggi, ora che sei diventata adulta, “la posizione” è terribilmente difficile da mantenere quando hai la vescica che sta per esplodere. Quando “devi andare” in un bagno pubblico, ti ritrovi con una coda di donne che ti fa pensare che dentro ci sia Brad Pitt. Allora ti metti buona ad aspettare, sorridendo amabilmente alle altre che aspettano anche loro con le gambe e le braccia incrociate (è la posizione ufficiale da “me la sto facendo addosso”). Finalmente tocca a te, ma arriva sempre la mamma con la figlioletta piccola “che non può più trattenersi”, e ne approfittano per passarti davanti tutte e due!
A quel punto controlli sotto le porte per vedere se ci sono gambe. Sono tutti occupati. Finalmente se ne apre uno e ti butti addosso alla persona che esce. Entri e ti accorgi che non c’è la chiave (non c’è mai!); pensi: Non importa… Appendi la borsa a un gancio sulla porta e, se il gancio non c’è (non c’è mai!), ispezioni la zona: il pavimento è pieno di liquidi non ben definiti e non osi poggiarla lì, per cui te la appendi al collo ed è pesantissima, piena com’è di cose che ci hai messo dentro, la maggior parte delle quali non usi ma le tieni perché “non si sa mai’. Tornando alla porta, dato che non c’è la chiave devi tenerla con una mano, mentre con l’altra ti abbassi i pantaloni e assumi “la posizione”… Aaaaahhhhhh… finalmente… A questo punto cominciano a tremarti le gambe perché sei sospesa in aria, con le ginocchia piegate, i pantaloni abbassati che ti bloccano la circolazione, il braccio teso che fa forza contro la porta e una borsa di cinque chili appesa al collo. Vorresti sederti, ma non hai avuto il tempo di pulire la tazza né di coprirla con la carta, dentro di te pensi che non succederebbe nulla ma la voce di tua madre ti risuona in testa: “non sederti MAI su un gabinetto pubblico!”. Così rimani nella “posizione”, ma per un errore di calcolo un piccolo zampillo ti schizza sulle calze!!! Sei fortunata se non ti bagni le scarpe. Mantenere “la posizione” richiede grande concentrazione: per allontanare dalla mente questa disgrazia, cerchi il rotolo di carta igienica maaa, cavolo, non ce n’é!!! (Mai) Allora preghi il cielo che tra quei cinque chili di cianfrusaglie che hai in borsa ci sia un misero kleenex, ma per cercarlo devi lasciare andare la porta: ci pensi su un attimo, ma non hai scelta. E non appena lasci la porta, qualcuno la spinge e devi frenarla con un movimento brusco, altrimenti tutti ti vedranno semiseduta in aria con i pantaloni abbassati… NO!!! Allora urli: ‘O-CCU-PA-TOOO!!!’, continuando a spingere la porta con la mano libera, e a quel punto dai per scontato
che tutte quelle che aspettano fuori abbiano sentito e adesso puoi lasciare la porta senza paura, nessuno oserà aprirla di nuovo (in questo noi donne ci rispettiamo molto) e ti rimetti a cercare il kleenex, vorresti usarne un paio ma sai quanto possono tornare utili in casi come questi e ti accontenti di uno, non si sa mai. In quel preciso momento si spegne la luce automatica, ma in un cubicolo così minuscolo non sarà tanto difficile trovare l’interruttore! Riaccendi la luce con la mano del kleenex, perché l’altra sostiene i pantaloni, conti i secondi che ti restano per uscire di lì, sudando perché hai su il cappotto che non sapevi dove appendere e perché in questi posti fa sempre un caldo terribile. Senza contare il bernoccolo causato dal colpo di porta, il dolore al collo per la borsa, il sudore che ti scorre sulla fronte, lo schizzo sulle calze… Il ricordo di tua mamma che sarebbe piena di vergogna se ti vedesse così, perché il suo … non ha mai toccato la tavoletta di un bagno pubblico, perché davvero “non sai quante malattie potresti prenderti qui”. Ma la tortura non è finita… Sei esausta, quando ti metti in piedi non senti più le gambe, ti rivesti velocemente e soprattutto tiri lo sciacquone! Se non funziona preferiresti non
uscire più da quel bagno, che vergogna! Finalmente vai al lavandino: è tutto pieno di acqua e non puoi appoggiare la borsa, te la appendi alla spalla, non capisci come funziona il rubinetto con i sensori automatici e tocchi tutto finché riesci finalmente a lavarti le mani in una posizione da Gobbo di Notre Dame, per non far cadere la borsa nel lavandino. L’asciugamani è così scarso che finisci per asciugarti le mani nei pantaloni, perché non vuoi sprecare un altro kleenex per questo! Esci passando accanto a tutte le altre donne che ancora aspettano con le gambe incrociate e in quei momenti non riesci a sorridere spontaneamente, cosciente del fatto che hai passato un’eternità là dentro. Sei fortunata se non esci con un pezzo di carta igienica attaccato alla scarpa, o peggio ancora con la cerniera abbassata! A me è capitato una volta , e non sono l’unica a quanto ne so! Esci e vedi il tuo uomo che è già uscito dal bagno da un pezzo, e gli è rimasto perfino il tempo di leggere “Guerra e pace” mentre ti aspettava. “Perché ci hai messo tanto?”, ti chiede irritato. ‘C’era molta coda’, ti limiti a rispondere. E questo è il motivo per cui noi donne andiamo in bagno in gruppo, per solidarietà, perché una ti tiene la borsa e il cappotto, l’altra ti tiene la porta e l’altra ti passa il kleenex da sotto la porta; così è molto più semplice e veloce, perché tu devi concentrarti solo nel mantenere “la posizione” (e la dignità). Questo scritto è dedicato alle donne di tutto il mondo che hanno usato un bagno pubblico e a voi uomini… perché capiate come mai ci stiamo tanto dentro.
~(web)~
Art. dal web
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Il grande segreto di tutte le donne rispetto ai bagni è che da bambina tua mamma ti portava in bagno, puliva la tavolozza, ne ricopriva il perimetro con la carta igienica e poi ti spiegava: “MAI, mai appoggiarsi sul gabinetto!”, e poi ti mostrava “la posizione”, che consiste nel bilanciarsi sulla tazza facendo come per sedersi, ma senza che il corpo venisse a contatto con la tavoletta. “La posizione” è una delle prime lezioni di vita di quando sei ancora una bambina, importantissima e necessaria, dovrà accompagnarti per il resto della vita. Ma ancora oggi, ora che sei diventata adulta, “la posizione” è terribilmente difficile da mantenere quando hai la vescica che sta per esplodere. Quando “devi andare” in un bagno pubblico, ti ritrovi con una coda di donne che ti fa pensare che dentro ci sia Brad Pitt. Allora ti metti buona ad aspettare, sorridendo amabilmente alle altre che aspettano anche loro con le gambe e le braccia incrociate (è la posizione ufficiale da “me la sto facendo addosso”). Finalmente tocca a te, ma arriva sempre la mamma con la figlioletta piccola “che non può più trattenersi”, e ne approfittano per passarti davanti tutte e due!
A quel punto controlli sotto le porte per vedere se ci sono gambe. Sono tutti occupati. Finalmente se ne apre uno e ti butti addosso alla persona che esce. Entri e ti accorgi che non c’è la chiave (non c’è mai!); pensi: Non importa… Appendi la borsa a un gancio sulla porta e, se il gancio non c’è (non c’è mai!), ispezioni la zona: il pavimento è pieno di liquidi non ben definiti e non osi poggiarla lì, per cui te la appendi al collo ed è pesantissima, piena com’è di cose che ci hai messo dentro, la maggior parte delle quali non usi ma le tieni perché “non si sa mai’. Tornando alla porta, dato che non c’è la chiave devi tenerla con una mano, mentre con l’altra ti abbassi i pantaloni e assumi “la posizione”… Aaaaahhhhhh… finalmente… A questo punto cominciano a tremarti le gambe perché sei sospesa in aria, con le ginocchia piegate, i pantaloni abbassati che ti bloccano la circolazione, il braccio teso che fa forza contro la porta e una borsa di cinque chili appesa al collo. Vorresti sederti, ma non hai avuto il tempo di pulire la tazza né di coprirla con la carta, dentro di te pensi che non succederebbe nulla ma la voce di tua madre ti risuona in testa: “non sederti MAI su un gabinetto pubblico!”. Così rimani nella “posizione”, ma per un errore di calcolo un piccolo zampillo ti schizza sulle calze!!! Sei fortunata se non ti bagni le scarpe. Mantenere “la posizione” richiede grande concentrazione: per allontanare dalla mente questa disgrazia, cerchi il rotolo di carta igienica maaa, cavolo, non ce n’é!!! (Mai) Allora preghi il cielo che tra quei cinque chili di cianfrusaglie che hai in borsa ci sia un misero kleenex, ma per cercarlo devi lasciare andare la porta: ci pensi su un attimo, ma non hai scelta. E non appena lasci la porta, qualcuno la spinge e devi frenarla con un movimento brusco, altrimenti tutti ti vedranno semiseduta in aria con i pantaloni abbassati… NO!!! Allora urli: ‘O-CCU-PA-TOOO!!!’, continuando a spingere la porta con la mano libera, e a quel punto dai per scontato
che tutte quelle che aspettano fuori abbiano sentito e adesso puoi lasciare la porta senza paura, nessuno oserà aprirla di nuovo (in questo noi donne ci rispettiamo molto) e ti rimetti a cercare il kleenex, vorresti usarne un paio ma sai quanto possono tornare utili in casi come questi e ti accontenti di uno, non si sa mai. In quel preciso momento si spegne la luce automatica, ma in un cubicolo così minuscolo non sarà tanto difficile trovare l’interruttore! Riaccendi la luce con la mano del kleenex, perché l’altra sostiene i pantaloni, conti i secondi che ti restano per uscire di lì, sudando perché hai su il cappotto che non sapevi dove appendere e perché in questi posti fa sempre un caldo terribile. Senza contare il bernoccolo causato dal colpo di porta, il dolore al collo per la borsa, il sudore che ti scorre sulla fronte, lo schizzo sulle calze… Il ricordo di tua mamma che sarebbe piena di vergogna se ti vedesse così, perché il suo … non ha mai toccato la tavoletta di un bagno pubblico, perché davvero “non sai quante malattie potresti prenderti qui”. Ma la tortura non è finita… Sei esausta, quando ti metti in piedi non senti più le gambe, ti rivesti velocemente e soprattutto tiri lo sciacquone! Se non funziona preferiresti non
uscire più da quel bagno, che vergogna! Finalmente vai al lavandino: è tutto pieno di acqua e non puoi appoggiare la borsa, te la appendi alla spalla, non capisci come funziona il rubinetto con i sensori automatici e tocchi tutto finché riesci finalmente a lavarti le mani in una posizione da Gobbo di Notre Dame, per non far cadere la borsa nel lavandino. L’asciugamani è così scarso che finisci per asciugarti le mani nei pantaloni, perché non vuoi sprecare un altro kleenex per questo! Esci passando accanto a tutte le altre donne che ancora aspettano con le gambe incrociate e in quei momenti non riesci a sorridere spontaneamente, cosciente del fatto che hai passato un’eternità là dentro. Sei fortunata se non esci con un pezzo di carta igienica attaccato alla scarpa, o peggio ancora con la cerniera abbassata! A me è capitato una volta , e non sono l’unica a quanto ne so! Esci e vedi il tuo uomo che è già uscito dal bagno da un pezzo, e gli è rimasto perfino il tempo di leggere “Guerra e pace” mentre ti aspettava. “Perché ci hai messo tanto?”, ti chiede irritato. ‘C’era molta coda’, ti limiti a rispondere. E questo è il motivo per cui noi donne andiamo in bagno in gruppo, per solidarietà, perché una ti tiene la borsa e il cappotto, l’altra ti tiene la porta e l’altra ti passa il kleenex da sotto la porta; così è molto più semplice e veloce, perché tu devi concentrarti solo nel mantenere “la posizione” (e la dignità). Questo scritto è dedicato alle donne di tutto il mondo che hanno usato un bagno pubblico e a voi uomini… perché capiate come mai ci stiamo tanto dentro.
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gabrydoll · 4 months
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Il dildo
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Era una giornata come tante, ma dentro di me, ribolliva il desiderio di qualcosa di più, di qualcosa che soddisfacesse la mia fame di femminilità. Gabriele era lì, nella mia mente, combattendo come sempre, ma questa volta ero io, ad avere il controllo. E così, con il cuore palpitante di eccitazione, decisi di esplorare un nuovo lato della mia sessualità, di provare qualcosa che mi facesse sentire donna fino in fondo.
Mi ricordo ancora il brivido che mi percorse la schiena quando, furtivamente, iniziai a navigare online in cerca di qualcosa che potesse aiutarmi nella mia missione. I miei occhi brillavano di eccitazione mentre esploravo sexy shop che offrivano una varietà di giocattoli sessuali, fino a quando non trovai quello che cercavo: un dildo realistico, lungo e possente, che mi prometteva sensazioni divine.
Cliccai sul pulsante "Acquista" con il cuore in gola. Sarei stata in grado di gestire una cosa del genere? La paura e l'eccitazione si mescolavano dentro di me mentre aspettavo impaziente che il mio nuovo giocattolo arrivasse.
Il giorno della consegna, il mio cuore batteva all'impazzata. Aprii la confezione con cura, rivelando il mio nuovo tesoro. Era perfetto, lungo e vigoroso, proprio come piace a me. Sentivo il mio corpo fremere di desiderio mentre lo toccavo, immaginando che fosse un uomo, virile e desideroso di me.
Mi preparai con cura, scegliendo un abito attillato che metteva in risalto le mie curve, calze autoreggenti nere e un paio di tacchi alti che allungavano le mie gambe. Mi truccai con attenzione, sottolineando le labbra con un rossetto rosso seducente. Guardarmi allo specchio, vedevo una donna desiderabile, e questo mi eccitava ancora di più.
Presi il dildo con entrambe le mani, sentendone il peso e la consistenza realistica. Lo avvicinai al mio corpo, sfiorando le mie cosce lisce e immaginando che fosse un uomo vero che mi desiderava. La punta toccò la mia entrata, e io gemetti di piacere, immaginando che fosse la punta di un grosso cazzo virile che mi penetrava.
Iniziai a muovermi lentamente, spingendolo dentro di me, gemendo di piacere mentre immaginavo di essere posseduta da un uomo potente. I miei movimenti divennero più intensi man mano che la mia eccitazione cresceva, immaginando di essere la schiava sessuale di un uomo dominante che mi usava per il suo piacere.
"Oh sì, prendimi," sussurrai, muovendomi più velocemente. "Voglio sentirti dentro di me, voglio che mi riempia con la tua forza."
Ci misi settimane per averlo finalmente dentro, per fortuna mi arrivò con un buona dose di lubrificante ed il tempo e la voglia fecero il resto.. Il piacere mi travolse come un'onda, e io gridai di estasi mentre raggiungevo l'apice, immaginando un uomo dentro di me. Il mio corpo tremava mentre la mia immaginazione correva selvaggia, dipingendo immagini di uomini dotati che si alternavano a usarmi per il loro piacere.
Quella fu la prima volta che provai un piacere così intenso e completo. Gabriella era viva, e il mio desiderio per il cazzo era stato soddisfatto in un modo che Gabriele non avrebbe mai potuto comprendere.
Gabriella
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weirdesplinder · 8 months
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E se Jane Austen fosse un vampiro?
Ho notato che i post che dedico a Jane Austen hanno sempre molto successo, è un argomento che evidentemente vi interessa, perciò ecco un nuovo post  a lei dedicato, o meglio dedicato ad alcune serie che la vedono protagonista in veste di vampiro però.
-Serie Immortal Jane Austen di Janet Mullany
Inedita in italiano
1. Jane and the Damned  
Link: https://amzn.to/3w0zIXf         
Trama:  Nel 1797, quando l'aspirante scrittrice Jane Austen diventa uno dei Dannati, i vampiri belli, alla moda e sexy dell'Inghilterra georgiana, la sua famiglia insiste affinché prenda le acque di Bath, l'unica cura conosciuta. Ma la città diventa un bagno di sangue quando i francesi invadono e i Dannati sono gli unici che possono rovesciare i francesi e salvare l’Inghilterra. Jane ora considera la sua trasformazione in vampiro come un dono. Rifiuta la cura e scopre un mondo di libertà, amore e avventura come vampiro. Ma essendo immortale, perde la capacità di scrivere e deve recidere i legami con la sua amata sorella Cassandra e il resto della sua famiglia. All'ombra della ghigliottina, Jane dovrà decidere se la vita eterna e l'amore sono un prezzo troppo alto da pagare per la perdita di ciò che significa di più per lei come mortale.
2. Jane Austen, Blood Persuasion, a novel
Trama: È il 1810 e i Dannati sono stati banditi dalla buona società di città e si sono rifugiati in campagna. I vecchi amici non morti di Jane Austen sono diventati quindi i suoi nuovi vicini, scatenando l'inferno nel suo tranquillo villaggio giusto in tempo per interrompere il lavoro di Jane su quello che sarà il suo capolavoro. All'improvviso la nipote di Jane flirta pericolosamente con i vampiri, e un'amica zitella, un tempo rispettabile, ha scoperto le gioie proibite del rapporto intimo con i Dannati (e prende in prestito le preziose calze di seta di Jane). Scrivere è semplicemente impossibile ora, con creature assassine che si aggirano per le viuzze un tempo pacifiche del villaggio. E con il ritorno delle sue caratteristiche di vampiro, una guerra civile che incombe tra le fazioni dei Dannati e un ex amante che intende trascorrere l'eternità incolpandola per il suo cuore spezzato, Jane si trova ad affrontare un anno davvero molto impegnativo.
- Jane bites back, di Michael Thomas Ford
Inedito in italiano
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Trama: Duecento anni dopo la sua morte, Jane Austen è ancora circondata dalla letteratura che ama, ma ora è perché è la proprietaria di Flyleaf Books in una sonnolenta città universitaria nello stato di New York. Ogni giorno guarda i suoi romanzi volare via dagli scaffali, insieme a dozzine di sequel, spin-off e adattamenti non autorizzati. Jane può anche essere un vampiro non morto, ma i suoi libri hanno acquisito una vita propria. A peggiorare le cose, il manoscritto che ha terminato poco prima di essere trasformata in vampiro è stato rifiutato dagli editori ben 116 volte. Jane desidera far sapere al mondo chi è, ma quando un improvviso scherzo del destino la riporta sotto i riflettori, deve nascondere la sua vera identità e respingere un uomo oscuro del suo passato mentre si destreggia tra due corteggiatori moderni. Riuscirà l'inimitabile Jane Austen a mantenere la calma in questa commedia di buone maniere, o mostrerà a tutti cosa può fare una donna con uno spirito acuto e una serie di zanne ancora più affilate?
 -Vampire Darcy's Desire: A Pride and Prejudice Adaptation, di Regina Jeffers
Inedito in italiano
Link: https://amzn.to/3vV5wN3
Trama: Immaginate la trama di Orgoglio e pregiudizio ma con qualche sostanziale variante come il fatto che Darcy per colpa di una maledizione di famiglia sia un dhampir metà umano metà vampiro. Immmaginate poi che Wickham sia un vero vampiro di duecento anni che odia Darcy per colpa di ciò che gli fece un suo antenato, e immaginate che anche l’antenata di Elizabeth fosse una sua conoscenza.
- Mr. Darcy, vampiro, di Amanda Grange  
Edito da Tea
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Trama:  Bè il titolo dice già tutto, no? L'autrice ha deciso di aggiungere  al  fanstico mondo di Jane Austen un pizzico di paranormale. Mr. Darcy,  Vampyre inizia dove Orgoglio e pregiudizio finiva e introduce un'oscura  maledizione di famiglia…….Pericolo, oscurità e amore immortale, i punti  forti di questo libro. Da leggere solo se siete particolarmente amanti  della Austen e del gusto gotico, se amate il paranormal lasciate stare  perchè qui di paranormal in realtà c’è ben poco.
- Altra autrice che ha dedicato una serie di libri a Jane Austen è Carrie Bebris. Ogni  romanzo della serie è la rivisitazione in chiave lievemente, e ripeto  lievemente, parnormal di una delle opere della Austen, quella dedicata  ad Orgoglio e pregiudizio è:
Orgoglio e preveggenza
Edito Tea
https://amzn.to/3m3xO0I
Trama:  È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso  di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.“ Ed è una  verità cui non si sottrae Mr. Frederick Parrish, ricco e affascinante  gentiluomo americano, che sta per convolare a nozze con Caroline  Bingley. Un'atmosfera di festa avvolge i fidanzati e il matrimonio pare  suggellare la promessa di una vita serena e felice. Ma presto la gioia  s'incrina e la coppia è turbata da una serie di strani episodi: fenomeni  di sonnambulismo, cavalli imbizzarriti senza una ragione, uno  spaventoso incendio e misteriosi incidenti. Qualcuno sta perseguitando i  Parrish, ma la pericolosità della situazione pare sfuggire a tutti. A  tutti tranne a Elizabeth e Darcy, amici della giovane donna e anch'essi  sposi novelli, che mettono da parte i progetti per la luna di miele per  aiutare Caroline.
- La Harpercollins Italia, ha reso  disponibili in ebook tre dei quattro racconti che quattro autrici  famose hanno creato per  omaggiare Jane Austen,  tre storie ispirate ai  suoi romanzi, ma con un pizzico di paranormal. In lingua originale i 4 racconti sono stati raccolti in una antologia intitolata Bespelling Jane Austen. Mentre da noi in Italia tre dei racconti sopracitati, quelli di Mary Balogh, Susan Krinard e Colleen Gleason, sono disponibili singolarmente in versione ebook:
Titolo: Incantevole Persuasione
di Mary Balogh
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Avevano  cercato di farle dimenticare quel pomeriggio quando, bambina, Jane  aveva dichiarato di essere stata, in una vita precedente, la giovane  figlia del curato. Ma il ricordo era rimasto lì, pronto ad affiorare e  ora finalmente, grazie a quel giovane e avvenente capitano, tutto  riemerge in superficie.Ci conosciamo da una o dieci vite. Da sempre, a  dire il vero… sono le parole che lui ha pronunciato, rivelandole una  verità inconcepibile, eppure inconfutabile. Perché il Capitano Mitford  altri non è che il suo amato perduto. Ma in tutte le vite passate la  loro storia d'amore è finita tragicamente. Sono destinati a non veder  coronato il loro amore, o forse esiste una speranza che, un giorno, il  sentimento trionfi sul crudele destino?
Titolo: Il castello di Northanger
di Susan Krinard
https://amzn.to/3g0CUXK
Caroline  Merrill nutre una passione davvero smodata per i libri e in particolare  per le novelle popolate di vampiri, castelli e buie notti di luna.  Caroline ha anche una sfrenata fantasia, che la porta ad ambientare  storie in ogni luogo che visita e a fare di ogni persona che colpisce la  sua curiosità la protagonista di un racconto. Non ha idea di quanto  possa essere pericolosa questa sua innocente passione, almeno finché non  inizia a sospettare che l'affascinante Mr. Blanchard sia uno di quei  succhiasangue che popolano le storie che tanto ama.
Titolo: Vampiri, orgoglio e pregiudizio
di Coleen Gleason
https://amzn.to/3yON4lE
Non  c'è niente di peggio di un uomo arrogante e presuntuoso!, considera  Lizzie Bennet subito dopo aver conosciuto Mr. Darcy. E poi… che razza di  nome è Fitzwilliam? E da dove esce quel suo modo di parlare affettato,  tutto fatto di Miss Elizabeth, lunghi silenzi e parole ricercate, quasi  lui fosse un damerino nel bel mezzo di un salone da ballo del 1800  invece che un giovane a una festa aziendale nel Ventunesimo secolo. In  effetti, però, quando si ritrovano vestiti entrambi in abiti Regency  durante la festa di Halloween, lui sembra proprio calato nel suo  elemento. E sembrano adatti alla notte delle streghe anche quegli occhi  dalla sfumatura rossiccia e quei denti aguzzi ben mascherati dalle  labbra sensuali, che lasciano immaginare storie oscure di zombie,  vampiri e…
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anja-anja · 2 years
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Da qualche anno, mio figlio si è sposato.Purtroppo non abita vicino a casa mia.Per fortuna, inizio dell’anno si è trasferito nel mio paese per lavoro.La situazione di cui vado orgogliosa, è il rapporto che ho con mia nuora.Mia nuora Silvia, con i suoi trentanni, un caratterino piccante e un corpo bellissimo.Tra noi è scattato subito il feeling, e col passare del tempo abbiamo consolidato un rapporto tra nuora e suocera, a sorella maggiore e sorella minore.Abbiamo venticinque anni di differenza, ma ho un corpo molto giovanile che mi permette di sembrare molto giovane, questo ci fa sembrare due sorelle.Perché la complicità in tutto è nata quasi immediatamente.Ci siamo raccontate la nostra vita prima del matrimonio, cose belle, tristi.Delle attese, dei dolori, di tutto.Ebbene anche del sesso, vissuto prima del matrimonio e dopo.Delle nostre fantasie e dei nostri sogni nel cassetto.Una cosa che ci accomuna ulteriormente da inizio anno, sia mio marito e figlio lavora in una società petrolifera, per cui 6-7 mesi l’anno sono costretti fuori di casa.Ci consideriamo belle vedove bianche.Siamo in contatto con i rispettivi coniugi, mediante telefono o mail.Lei principalmente con i PC.
Telefonicamente, io ci vado a nozze.Bene anche quest’anno l’8 marzo è arrivato e noi sole non sapeva cosa fare.Restare a casa a deprimerci, pensando alle consimili che escono sballandosi.Non non è il nostro mondo.Ciò che cerchiamo, era una serata diversa, pazza bè perché no?
Mia nuora si attacca a internet e dopo breve ricerca scova nella città poco distante alcuni locali che propongono cene con strip man.Cene rosa con finali particolari.Questo non è ciò che vogliamo, troppo classico e scontato.Quest’anno essendo il primo insieme, volevamo trasgredire, uscendo dagli schemi, che qualsiasi donna può immaginare.  Silvia manda una mail al marito, mio figlio, in cui spiega la cosa …Pochi minuti e la risposta e unanime, padre e figlio concordano per la vostra festa.
Uscite.
Rispondiamo che andremo a cena fuori con strip maschile finale.Risposta, dei nostri mariti, divertitevi ma toccate poco.Seguono le faccine di parecchi baci.Mi apparto e con il cellulare chiamo mio marito e anch’io spiego la cosa, spiegandogli che sarebbe comunque stata una festa tra nuora e suocera che controlla.Mio marito mi augura una buona serata, sapendo che e in buone mani, il resto sa che ho testa.
Felice 8 marzo, mi augura.
Chiusa questa parte, mia nuora Silvia, propose un ristorante con strip.Io consigliai di andare da Lorenzo, ristorantino tranquillo, e si mangia bene e in certe situazioni ha una cura dei particolari.Si balla, poi anche lì c’è lo strip.
Silvia concorda.
Silvia, parte va a casa per prendere i vestiti per cambiarsi a casa mia, cosi non dovranno fare due viaggi.Sono le diciassette sento suonare, Silvia sale, posa il borsone e mi spiega che voleva pazzie per la serata.Silvia prese il borsone e si dirige in stanza da letto, sparpagliano sul lettone il contenuto diverse gonne calze camicette vari slip mini di forma e dimensione, alcuni veramente micro.Si spoglia e va in bagno a farsi la doccia, ne esce venti minuti dopo.Lasciandomi sbigottita quando usci.Era completamente liscia senza peluria, mostrando una figa rasata, un seno da invidia, non per le dimensioni che sarà una terza, ma per i capezzoli che puntano in alto.M’invita a entrare in doccia, lasciandomi il posto.Sotto la doccia, vedo la lametta, che ha usato, in un attimo ho pensato di eliminare la peluria come aveva fatto Silvia.Uscita dalla doccia Silvia esclama un gridolino di entusiasmo per il mio corpo liscio come lei.Sono le 19.30, pulite e profumate manca solo il vestiario io indosso un paio di pantaloni.
NOOOOO fa Silvia, scusa cambia un po’ dai mettiti questa gonna (abbiamo quasi la stessa taglia, lei quarantaquattro io 46) scampanata che mi arriva a meta coscia con elastico alla vita quindi indossabilissima per me.Mi fa cambiare gli slip con un tanghino (a chiamarli slip è un’utopia, sento l’aria sulle chiappe) beige e reggiseno coordinato (non abbiamo mai avuto problema a metterci nude).Calze nere autoreggenti e infine i miei decolleté nere lucide, con tacco da 12 cm..
Camicia bianca un pochino trasparente.Si guardandomi allo specchio a cinquantacinque anni, posso ancora dire che sono piacente.Silvia indossa una mini di jeans un tanghino che è solo un’idea di capo intimo, un paio di calze chiassose ma che le valorizza le gambe.Ho notato che non indossa reggiseno, ha la grande fortuna di avere una terza, turgida e dura con due bei capezzoli all’insù, beata lei …Sopra un maglioncino traforato che se non sta attenta le spuntano i capezzoli, per cui la rimprovero, forse sono esagerati questi indumenti.Serata pazza ma sì, divertiamoci a stuzzicare sti maschi, che ci vedono solo come donne da monta.Rido divertita, e mi accodo all’idea.
Ore 20.30 siamo davanti al Ristorante, c’è la coda.Quando esce il ragazzo del Ristorante tavolo da quattro persone? Noi siamo in due, dietro di noi una voce maschile, con le signore siamo in quattro.Ci giriamo due maschi sulla quarantina soli, che con gentilezza ci spingono all’ingresso e invitandoci a seguire il cameriere, i quali ci indicano il posto lasciandoci il tempo di accomodarci.
Allibite.
Silvia sta per partire a inveire contro gli sconosciuti.
Quando (lo chiamerò Franco uno e Marco l’altro).
Franco, subito si giustifica, eravamo in due come voi, la coda bhé la vedete, perché non approfittare della situazione, poi a farci perdonare offriamo noi la cena.
Anche in omaggio dell’8 marzo se non vi offendete, e qui si presentano.
Silvia si calma pur senza dire la sua, accettiamo ben volentieri premettendo che la serata terminerà col caffè.
Si ordina, ci si scambia le nostre opinioni, Marco fa presente che lui e Franco sono fratelli.
Sono seduti Franco, Elisabetta, Marco, e Silvia.
Lei mi guarda negli occhi e se ne esce.
Io sono Silvia e lei Elisabetta la mia sorellona.
I nostri genitori dopo anni si sono sbagliati ed è arrivata lei.
La fulmino, ma che cazzate spara? Lei mi tocca un piede.
Reggi il gioco dai.
Sembra, che voglia dire cosi, vabbè tanto siamo distanti da casa e non li conosciamo.
Poi dopo ogni uno per casa sua.
E sì la mia sorellina PICCOLINA questa sera è in vena di pazzie.
Quando rientreremo a casa, mi sentirà.
Loro ridono dello scambio di battute e introducono il discorso dell’8 marzo.
Siamo al caffè . compare anche il limoncello, gli animi sono allegri, e arriva la fatidica domanda che io non avrei voluto che arrivasse.
Franco, con un sussurro di voce. Allora ragazze che fate, vi buttate anche voi in un posto a vedere uno strip maschile?
Silvia perché non possiamo noi donne.
Marco ma scusate.
Perche andare a pagare per uno strip quando potreste averlo gratis, fatto addirittura da due fratelli?
E qui casca l’asino, accenno a rientrare dicendo a Silvia dei bambini, lei è intenta a parlare con Marco, e non mi ascolta.
Franco, guarda che non è una richiesta, è una proposta buttata li.Senza secondi fini, venite, con la vostra macchina, se poi qualcosa non va o se non vi sentite a vostro agio siete libere di andare, nessun limite alla vostra liberta.
Silvia mi guarda … due biglie blu che luccicano stanno lanciando segnali ……… buttiamoci, buttiamoci, buttiamoci……
Franco chiede il conto, paga, e sul retro del biglietto scrive indirizzo e numero di cellulare.
Ci alziamo e usciamo, fuori scambio di baci sulle guance.
A te sorellona che hai più testa, qui ci sono indirizzo e numero, è a un quarto d’ora da qui.
Noi andiamo se sarete sotto chiamate che apriamo.
A dopo spero.
Ci lasciano nel parcheggio Silvia guarda il biglietto e mi guarda.
Che facciamo.
Andiamo, tanta mica può succedere.
No dai ci vediamo due maschietti che si spogliano poi, li lasciamo lì col cazzo duro e ce ne andiamo. – Silvia non sarà pericoloso?
E se poi ci provano?
Dai ma se ci provano, diremmo di no e basta.
Silvia mi chiama sempre ma quando ci sono argomenti scottanti, per avere la mia approvazione.
Ok fa come vuoi, ma sappi che è sbagliato.
Effettivamente quindici minuti ed eravamo sotto casa loro.
Silvia li chiama, tutto ok saliamo da loro.
Hai inviato
Un grazioso appartamento, pulito e ordinato, la musica soft ci accoglie come l’intenso profumo pathciuly, il classico profumo degli anni 70, ci fanno accomodare su un divano basso mentre loro vanno in camera a cambiarsi.
Rientrano e al suono della musica iniziano lo spogliarello.
Marco in pantaloni e torso nudo, non è niente male, prende dei vassoi con due bicchieri una bottiglia di limoncello e versa il liquore freddo, che al contatto con le nostre bocche si scalda.
Scaldando anche lo stomaco.
Lo strip prosegue lento, accattivante onestamente.
Franco mi chiede di slacciare la cintura e sfilarla, poi m’invita ad aprire la patta.
Imbarazzata e rossa, ma nella penombra non si vede, lo faccio con un leggero tremolio.
Idem per Marco con Silvia lei pero più deciso e con mano ferma.
I pantaloni volano, restano in boxer, e il rigonfiamento racchiuso è abbastanza notevole.
Sono ormai solo in boxer quando Franco m’invita a ballare lì sul tappeto, subito imitato da Marco, mi lascio trascinare al centro e abbracciare.
Franco lo fa dolcemente, senza stringere troppo, il suo profumo muschiato mi arriva alle narici, mi piace, e abbandono la testa sulla sua spalla, il contatto si fa più ravvicinato ora sento il cazzo premere contro la pancia e le budella ritorcermi.
Il lento continua, poi con Silvia ci troviamo a schiena a schiena, sento che si gira, e mi accarezza la schiena, mi giro e la osservo, è senza maglioncino, il seno gli svetta duro verso l’alto, abbasso lo sguardo e non vedo più la sua gonna, solo le calze.
Mio dio la cosa sta precipitando Lei mi guarda fissa negli occhi mi pare di leggere ….
Che cazzo di serata sta venendo fuori lei mi mette le mani sulle spalle mi si avvicina e sempre fissandomi mi bacia sulla Bocca.
La lingua cerca di forzare le labbra, resisto, ma lei insiste, sino a che per forza mi tocca cedere.
La sua lingua incontra la mia la stuzzica, me la fa girare in bocca, ora ha iniziato ad accarezzarmi il seno.
Mi piace la cosa, ormai non posso più tirarmi indietro.
Lentamente Franco inizia a spogliarmi, pochi gesti e mi ritrovo in mutande.
Silvia scende con la mano e la insinua nello slip, il micro slip, raggiungendo il taglio ormai umido e inizia a stuzzicare il clitoride …
Lo slip si tende e come per magia si rompe (carogna lo sapeva e me lo ha fatto indossare apposta) scendono i baci di Franco, partono dai polpacci per salire al culo.
Poi alla schiena e al collo, il cazzo duro e nudo struscia sulle natiche.
Silvia oramai ha la lingua che mi gira tra le labbra.
Il limonare di Silvia ora e convulso e contraccambiato da me ormai in preda a forti emozioni.
Le mani di Franco iniziano a stuzzicare le mie tette, mi strizza gentilmente i capezzoli, la libidine sale mie malgrado e la risposta è nella mano di Silvia, un primo schizzo di voglia.
Marco ci afferra per mano e ci fa sdraiare sul piumino che ha appena steso sul tappeto.
Silvia ed io continuiamo a baciarci mentre Franco inizia a lapparmi la fica ormai fradicia di umori.
Marco insinua il cazzo tra le bocche nostre ed entrambe iniziamo a leccare la punta poi Silvia lo ingoia sino alla radice e dopo averlo voluttuosamente risucchiato, me lo passa per ripetere l’operazione che compio con l’ausilio della sua mano che mi spinge da dietro la nuca.
Mi arriva in gola, quasi soffoco ma resisto anche per dimostrare che non sono da meno, poi mi sta venendo su nuovamente la voglia di godere quella lingua.
Silvia si stacca e scende con la lingua piano piano sino all’inguine e inizia a giocare con le grandi labbra mordicchiandole e passando sopra la clito con la punta delicatamente.
Sento due dita introdursi nell’orifizio strappandomi gemiti di piacere.
Ti piace è sorellona ?
Questo è solo l’inizio, Franco ora mi sta baciando il collo mentre sento la punta del suo cazzo molto vicino alla fica lingua e cazzo mi sta facendo impazzire …
Poi Silvia estrae le dita sento che armeggia la punta del cazzo di Franco è sull’incavo della fica.
Silvia mi apre le gambe mentre Franco affonda fino alle palle un gridolino di piacere.
Soffocato dal cazzo di Marco che mi entra in Bocca.
Succhio avidamente, sin che si toglie si stende sul tappeto mentre Silvia gli sale impalandosi con forza grugnendo di piacere.
Lo spettacolo è forte e mi lascio andare a un altro orgasmo contenuto, non voglio sembrare una troia da letto, la lenta scopata continua per lunghi minuti nei quali vengo a raffica sento Silvia godere poi gridare.
Hai inviato
Mi raccomando non venirmi dentro per carità.
Marco allora si toglie prima del peggiore, Silvia gli prende il cazzo e lo stringe alla base bloccando il meato nell’uscita, stimolando cosi il prolungamento dell’erezione.
Dopo alcuni minuti mi viene vicino e ricomincia a baciarmi in bocca toccandomi seno e fica, poi mi fa mettere carponi e scendendo sotto mi lappa violentemente la fica, mentre Franco mi pompa sempre più furiosamente.
Lo sento sino in pancia, la bocca dell’utero è schiacciata dai colpi poderosi mentre gli orgasmi si susseguono.
Due dita mi frugano il buco del culo.
Silvia non ci provare, lascia stare, mmmm.
Le mani di Silvia mi prendono le chiappe e le aprono lasciando a bella mostra il buco del culo, ormai anch’esso in preda a spasimi di godimento.
Franco estrae il cazzo e senza darmi il tempo di reagire me lo pianta brutalmente dentro.
Mentre Silvia mi tiene ferma.
Il lancinante dolore della penetrazione mi toglie il fiato mentre mordo il piumone, Franco lo estrae e lo riaffonda ..una, due, tre, dal dolore al piacere il passo e breve e mi ritrovo ad incitarlo a dare più forte sino a.
Dai sfondami il culo porcone fammelo grande per la mia sorellina.
Il ritmo aumenta, come aumenta la forza dei colpi, ormai è aperta rotta sfondata …
Franco inizia a rantolare e lo sento irrigidirsi nello sfintere mentre la cappella pulsando emette il seme caldo con forza facendomelo salire dentro il colon sinché mi cade sulla schiena stremata
Marco mi entra sotto e mentre Franco è ancora dentro il culo me lo caccia in fica, un po’ di bordate ed anche lui si scarica inondandomi la fica di sborra, calda e appiccicosa, Silvia torna a limonarmi sorridendo furbescamente, ed alitandomi all’orecchio.
Non prendo niente al momento e non volevo rischiare.
Tu sei protetta?
Di rimando.
Bastardina l’hai fatto apposta cosi se ….
Dopo facciamo i conti.
Intanto gli ricambio la limonata con forza e voluttà.
Ormai esausti ci ricomponiamo, Silvia ed Io ci rivestiamo e ci accingiamo a lasciare i nostri due torelli dell’8 marzo.
Franco ci lascia il cellulare se per caso ne avessimo ancora voglia, cosa che Silvia strizzandogli l’occhio lascia intendere fattibile.
Credo valga anche per me.
Poi nel corridoio Franco ci ferma.
Dobbiamo farvi una confessione Marco ed io non siamo fratelli spero non vi spiaccia.
Sulla porta mentre usciamo Silvia afferra per il collo Marco baciando e guardando Franco.
Anche noi abbiamo una cosa da confessarvi.
Elisabetta è mia suocera.
Impossibile descrivere la faccia di entrambi.
Un Bacio al volo ….
Ciao ragazzi ….
Alla prossima io esco sempre con Elisabetta.
Ci avviamo alla macchina, apre, auto e mi guarda, mi bacia con un bacio passionale, infilando la lingua in fondo, Elisabetta andiamo c’è un favoloso letto che ci attende
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gregor-samsung · 2 years
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“ Mia madre è la forza e la tempesta, ma anche la bellezza, la curiosità per il mondo, l’apripista sulla strada verso il futuro, che mi dice di non aver mai paura di niente e di nessuno. Combatte contro tutti, i fornitori e i cattivi clienti del suo negozio, i canali di scolo ostruiti della nostra via e lorsignori che tenteranno sempre di schiacciarci. Si porta in scia un uomo dolce e trasognato, dalla parlata pacata, con la tendenza a rabbuiarsi per giorni alla minima contrarietà, ma che conosce un’infinità di barzellette e di indovinelli,­ qual è il contrario di melodia, cosa fa un chicco­ di caffè sul treno, e canzoni che mi insegna mentre lui si occupa del giardino e io raccolgo vermi da gettare nel recinto delle galline: mio padre. Dentro di me non faccio distinzioni tra i due, semplicemente sono la bambolina di pezza di lei, il tacchino di lui, per entrambi sono il frutto del ripensamento, ed è a lei che devo assomigliare perché sono una bambina, e come lei anch’io un giorno avrò il seno, farò la permanente, indosserò calze di nylon. La mattina, in classe, papà-va-al-lavoro, mamma-resta-a-casa, sbriga-le-faccende, prepara-un-pranzetto-coi-fiocchi, io farfuglio, ripeto insieme alle altre senza stare lì a questionare. Ancora non mi vergogno di non avere dei genitori normali. Il mio, di padre, la mattina non esce, e se è per questo nemmeno il pomeriggio. Resta a casa. Sta al bancone del caffè-drogheria, lava i piatti, cucina, sbuccia le verdure. Lui e mia madre gestiscono la stessa attività, con il viavai di uomini dalla parte del bar, di donne e bambini dalla parte dell’alimentari, le persone che costituiscono tutto il mio mondo. I miei genitori condividono le competenze, le preoccupazioni, il registratore di cassa che lui svuota ogni sera, mentre lei lo osserva contare. Dicono, lui o lei, «giornata magra», altre volte, «oggi bene, dai». L’indomani uno dei due andrà a depositare il denaro sul conto in posta. Non svolgevano esattamente le stesse mansioni, esisteva pur sempre una divisione di ruoli, ma non aveva nulla di tradizionale, eccezion fatta per i panni, da lavare e da stirare, di cui si incaricava mia madre, e la manutenzione dell’orto, compito di mio padre. Tutto il resto sembrava essere dettato dai gusti e dalle inclinazioni di ciascuno. Lei si occupava soprattutto della drogheria, lui del caffè. Da una parte la ressa di mezzogiorno, i minuti contati, alle clienti non piace aspettare, vieni che c’è gente, e con richieste d’ogni tipo, una bottiglia di birra, un pacchetto di forcine, una folla di donne diffidenti, da rassicurare in continuazione, vedrà che questa marca è la migliore, parola mia. Arte della persuasione, lingua sciolta. Mia madre era esausta e appagata, usciva raggiante da una giornata in negozio. Dall’altra parte i bicchieri di vino tirati in lungo per ore, uomini placidamente seduti al tavolino, un tempo sospeso, senza orologio. Nessun motivo di correre, di tessere le lodi dei prodotti né di fare conversazione, bastavano già gli avventori a chiacchierare per due. Fa al caso suo, lunatico com’è, così dice mia madre. E poi i clienti del bar gli lasciano il tempo per un mucchio di altre attività. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹; pp. 15-17.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
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parmenida · 2 years
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Simpatica...e vera
😅✌️🤣😂
Il grande segreto di tutte le donne rispetto ai bagni è che da bambina tua mamma ti portava in bagno, puliva la tavolozza, ne ricopriva il perimetro con la carta igienica e poi ti spiegava: ‘MAI, MAI appoggiarsi sul gabinetto!’, e poi ti mostrava ‘la posizione’, che consiste nel bilanciarsi sulla tazza facendo come per sedersi, ma senza che il corpo venisse a contatto con la tavoletta. ‘La posizione’ è una delle prime lezioni di vita di quando sei ancora una bambina, importantissima e necessaria, dovrà accompagnarti per il resto della vita. Ma ancora oggi, ora che sei diventata adulta, ‘la posizione’ è terribilmente difficile da mantenere quando hai la vescica che sta per esplodere. Quando ‘devi andare’ in un bagno pubblico, ti ritrovi con una coda di donne che ti fa pensare che dentro ci sia Brad Pitt. Allora ti metti buona ad aspettare, sorridendo amabilmente alle altre che aspettano anche loro con le gambe e le braccia incrociate (è la posizione ufficiale da ‘me la sto facendo addosso’). Finalmente tocca a te, ma arriva sempre la mamma con la figlioletta piccola ‘che non può più trattenersi’, e ne approfittano per passarti davanti tutte e due!
A quel punto controlli sotto le porte per vedere se ci sono gambe. Sono tutti occupati. Finalmente se ne apre uno e ti butti addosso alla persona che esce. Entri e ti accorgi che non c’è la chiave (non c’è mai!); pensi: ‘Non importa…’. Appendi la borsa a un gancio sulla porta e, se il gancio non c’è (non c’è mai!), ispezioni la zona: il pavimento è pieno di liquidi non ben definiti e non osi poggiarla lì, per cui te la appendi al collo ed è pesantissima, piena com’è di cose che ci hai messo dentro, la maggior parte delle quali non usi ma le tieni perché ‘Non si sa mai’. Tornando alla porta, dato che non c’è la chiave devi tenerla con una mano, mentre con l’altra ti abbassi i pantaloni e assumi ‘la posizione’… Aaaaahhhhhh… finalmente… A questo punto cominciano a tremarti le gambe perché sei sospesa in aria, con le ginocchia piegate, i pantaloni abbassati che ti bloccano la circolazione, il braccio teso che fa forza contro la porta e una borsa di 5 chili appesa al collo. Vorresti sederti, ma non hai avuto il tempo di pulire la tazza né di coprirla con la carta, dentro di te pensi che non succederebbe nulla ma la voce di tua madre ti risuona in testa: ‘Non sederti MAI su un gabinetto pubblico!’. Così rimani nella ‘posizione’, ma per un errore di calcolo un piccolo zampillo ti schizza sulle calze!!! Sei fortunata se non ti bagni le scarpe. Mantenere ‘la posizione’ richiede grande concentrazione: per allontanare dalla mente questa disgrazia, cerchi il rotolo di carta igienica maaa, cavolo, non ce n’é!!! (Mai) Allora preghi il cielo che tra quei 5 chili di cianfrusaglie che hai in borsa ci sia un misero kleenex, ma per cercarlo devi lasciare andare la porta: ci pensi su un attimo, ma non hai scelta. E non appena lasci la porta, qualcuno la spinge e devi frenarla con un movimento brusco, altrimenti tutti ti vedranno semiseduta in aria con i pantaloni abbassati… NO!!! Allora urli: ‘O-CCU-PA-TOOO!!!’, continuando a spingere la porta con la mano libera, e a quel punto dai per scontato che tutte quelle che aspettano fuori abbiano sentito e adesso puoi lasciare la porta senza paura, nessuno oserà aprirla di nuovo (in questo noi donne ci rispettiamo molto) e ti rimetti a cercare il kleenex, vorresti usarne un paio ma sai quanto possono tornare utili in casi come questi e ti accontenti di uno, non si sa mai. In quel preciso momento si spegne la luce automatica, ma in un cubicolo così minuscolo non sarà tanto difficile trovare l’interruttore! Riaccendi la luce con la mano del kleenex, perché l’altra sostiene i pantaloni, conti i secondi che ti restano per uscire di lì, sudando perché hai su il cappotto che non sapevi dove appendere e perché in questi posti fa sempre un caldo terribile. Senza contare il bernoccolo causato dal colpo di porta, il dolore al collo per la borsa, il sudore che ti scorre sulla fronte, lo schizzo sulle calze… Il ricordo di tua mamma che sarebbe piena di vergogna se ti vedesse così, perché il suo … non ha mai toccato la tavoletta di un bagno pubblico, perché davvero ‘non sai quante malattie potresti prenderti qui’. Ma la tortura non è finita… Sei esausta, quando ti metti in piedi non senti più le gambe, ti rivesti velocemente e soprattutto tiri lo sciacquone! Se non funziona preferiresti non uscire più da quel bagno, che vergogna! Finalmente vai al lavandino: è tutto pieno di acqua e non puoi appoggiare la borsa, te la appendi alla spalla, non capisci come funziona il rubinetto con i sensori automatici e tocchi tutto finché riesci finalmente a lavarti le mani in una posizione da Gobbo di Notre Dame, per non far cadere la borsa nel lavandino. L’asciugamani è così scarso che finisci per asciugarti le mani nei pantaloni, perché non vuoi sprecare un altro kleenex per questo! Esci passando accanto a tutte le altre donne che ancora aspettano con le gambe incrociate e in quei momenti non riesci a sorridere spontaneamente, cosciente del fatto che hai passato un’eternità là dentro. Sei fortunata se non esci con un pezzo di carta igienica attaccato alla scarpa, o peggio ancora con la cerniera abbassata! A me è capitato un
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orasola · 2 years
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Giorno 1.
Sabato 31 dicembre 2022.
Ultimo giorno dell’anno. Tutti facciamo resoconti su resoconti, forse anche io lo farò. A modo mio sicuramente.
Non farò nulla di eclatante stasera, ma sicuramente qualcosa di speciale. Starò con N, la mia ragazza, staremo in casa e forse dopo andremo a ballare. Non vedo l’ora. Come non vedevo l’ora arrivasse la sera di Natale per andare da lei. È così sempre, non vedo l’ora di passare gli eventi speciali con lei, forse non solo quelli speciali ma qualsiasi momento. Mi ha fatto capire in pochi mesi quanto tiene a me e cosa voglia dire avere una persona che ti ama al proprio fianco. Non potevo sicuramente chiedere di meglio, se potessi tornare indietro sicuramente quel cuore lo rimetterei altre 100 volte. La distanza mi uccide, soprattutto in questo periodo, per il lavoro la vedo molto poco e soprattutto come vogliono i turni del lavoro, non potendomi autogestire come voglio. Mi manca sempre e non poterla vedere come mi pare e piace, mi rende triste.
Ma non pensiamo a questo, pensiamo a questo dannato resoconto annuale, noioso, doveroso e che comunque avrà al centro sempre lei perché è l’evento più bello e importante (😂).
Inizio l’anno nuovo persa, senza troppe pretese è quasi annoiata perché so benissimo che sarà di nuovo un anno privo di sorprese. Scorrono i mesi e prendo il magico covid, la prima sera che vado a ballare in discoteca dopo tempo, discoteca tra l’altro orribilmente piccola è discutibile, nel mentre studio per un esame che riesco anche a passare (sorprendente). Proseguono i mesi continuo nella noia e nella monotonia, inizio tirocinio per l’università in una biblioteca, nella quale mi trovo molto molto bene e mi piace anche come lavoro.. chissà. Casualmente un giorno mi arriva una notifica mentre ero in autobus che tornavo a casa dopo il tirocinio appunto, era N, iniziamo a parlare, scherzare, mi fa i complimenti per le calze a rete che avevo in una foto ed io le dico che voglio che se le metta anche lei per vedere come sta e lei risponde che non è proprio il tipo, mi incuriosisce sta cosa e non capisco perché. Nel caso comunque decidiamo di vederci. Ma non crediamo troppo nella gioia e quindi una mattina di giugno mi spaccano un vetro della macchina, così a caso per rubarmi proprio niente. I piani saltano ed io vado in crisi perché volevo proprio vederla questa persona, ne avevo bisogno. Fatto sta che riusciamo a vederci e passiamo dei bellissimi momenti insieme e per il resto si sa come è finita. Conosco sua mamma, lei la mia e si conoscono anche le due mamme (mi ha fatto sentire parte di una famiglia molto grande, non so come spiegare è una sensazione strana anche se bellissima). Nel mentre finisco il tirocinio e trovo lavoro a Bologna dove sono anche adesso. Riusciamo ad incastrarci il meglio possibile e questo ci fa stare bene. Questo è quanto. Che cosa mi aspetto dal 2023? Sinceramente non saprei, mi accontento di poco. Mi accontento di quello che ho adesso. Di come mi fa sentire e di quello che stiamo costruendo, chissà se riusciremo a fare tutto quello che abbiamo in mente.
Lo spero.
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vefa321 · 4 years
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Epifania...
Quest'anno appena trascorso ne ha conosciuto più di una in effetti.
Questo nuovo ancora non si pronuncia, i Re magi sono arrivati, i doni, le strenne spero ci siano per tutti.
La befana a me è tanto cara, perché di fatto è tutte noi, arruffata, scapigliata, calze rotte, struccata, invecchiata e scontrosa e si, ci avete riconosciute solo adesso dopo aver fatto la quarantena...
Lei per fortuna solo per un giorno, io tutto il resto dell'anno, non fidatevi di quelle perfettine dalla sera alla mattina.
Siamo un po' tutte scarpe col tacco e scarpa da ginnastica ( per passeggiare s'intende). Il cuscino stampato sul viso alle sei del mattino, i capelli stropicciati come un vestito di lino, siamo quelle che crollano sul divano alle dieci di sera, che cominciano un film e poi...lo guardate solo voi.
Amate la befana che dorme sul divano la domenica di pioggia, quella che esce della doccia col turbante in testa e quella freddolosa che indossa il pigiamone...ma soprattutto quella che stamattina vi ha fatto trovare la calza piena di sorrisi e magari due caramelle.
Ringraziatela se ha omesso il carbone, che nessuno di noi è migliore degli altri, e quest'anno più che mai, ci meritiamo il dolce che siamo stati tutti bravi chi più chi meno non fa differenza.
Per l'amaro... già lo sapete...non si tratta di una punizione, anzi il caffè premia pure i dormiglioni.
Buona befana 2021, grandi e bambini, che oggi le feste si porta via e speriamo insieme... non solo quelle.
@vefa321
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anja-anja · 2 years
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Passarono i giorni e le settimane e il pensiero di Samuel continuava a fare capolino nella mia testa. Sapevo che la mia voglia di lui era sempre lì che aspettava di uscire. Ma non sapevo come fare, io vivevo ancora con i miei, mentre lui stava in un appartamento con altri ragazzi che era sempre occupato.
Finalmente arrivò l’occasione che aspettavo: un paio di amiche, studentesse fuori sede andavano a casa per le vacanze di Pasqua e mi prestarono casa loro.
Chiamai Samuel e lo invitai ad uscire. Mi disse che mi avrebbe portato in un posto dove servivano cibo africano, poi avremmo deciso che fare, anche se io avevo già il mio programma. Ci vedemmo in centro per l’ora dell’aperitivo. Avevo indossato un lungo abito grigio, sotto il quale avevo messo un intimo da urlo, un perizoma minuscolo, un reggiseno di pizzo e un paio di calze autoreggenti nere; un paio di scarpe con un po’ di tacco completavano l’opera. Dopo l’aperitivo andammo a cena, dove mangiammo molto bene, con Samuel che mi raccontava la sua vita, sempre in giro per il mondo, a seguito del lavoro di suo padre, che era immigrato in Francia dal Senegal molti anni prima ed era riuscito a farsi una posizione sociale di un certo tipo, grazie alle sue capacità. Lui si sentiva francese a tutti gli effetti, ormai, nato e cresciuto in Francia, del suo paese conosceva solo le tradizioni che gli erano state raccontate e ciò che aveva visto quando andava a trovare i parenti che erano rimasti là. Stava per laurearsi in medicina e non escludeva in futuro di andare ad alleviare le sofferenze dei popoli africani. Chissà, forse un giorno, diceva e io lo ammiravo, quella pelle liscia e scura, quei suoi occhi altrettanto scuri, il suo italiano quasi perfetto, “macchiato” solo da qualche inflessione francese.
Finimmo la cena e proposi una passeggiata per digerire, il clima era piacevole, la primavera stava arrivando a Bologna e la città si risvegliava dopo il torpore dell’inverno, come sempre in quella stagione. Ovviamente lui non lo sapeva, ma la mia passeggiata era scientificamente diretta a portarci all’appartamento delle mie amiche, dal quale ero passata nel pomeriggio, avevo fatto un letto con le mie lenzuola e avevo lasciato una buona dose di preservativi. Mi fermai esattamente a pochi passi dal portone della casa, lo fissai negli occhi (cosa non semplice, vista la differenza di altezza) e cercai la sua bocca per baciarlo. C’era già stato qualcosa fra di noi e questo ci permise di saltare tutti quei convenevoli che di solito si frappongono a un bacio. La sua grande mano passò dietro il mio collo, quasi a volermi sostenere la testa, le sue labbra si appoggiarono alle mie e le nostre lingue fecero il resto. In mezzo a quei baci e a quell’intrecciarsi di lingue gli sussurrai “Voglio fare l’amore con te” e lui ripose “Anch’io, ma dove andiamo?”.
Feci il gesto di chiudergli gli occhi e gli dissi piano “Fidati di me. Chiudi gli occhi” e lo presi per mano, entrando nel portone del palazzo dove stava l’appartamento delle mie amiche.
Salimmo le scale ed entrammo in casa e senza che nemmeno potesse chiedersi dove fossimo ricominciai a baciarlo furiosamente. In un attimo le sue possenti mani stavano esplorando il mio corpo, infilandosi sotto il vestito, mentre io gli sbottonavo la camicia scoprendo quel torace nero e liscio. Poi mi inginocchiai, gli slacciai i pantaloni e liberai dalle mutande quello stupendo arnese. Stavolta lo vedevo bene e devo dire che era veramente enorme. Lo misi in bocca e cominciai a succhiarlo, mano a mano che cresceva nella mia bocca mi rendevo conto delle sue dimensioni. Mi guardava e ad un certo punto mi disse “Spogliati per me”.
Mi staccai da lui, feci un paio di passi indietro e lo guardai con lo sguardo più malizioso che mi venne, poi iniziai a togliere il vestito, rimanendo in mutandine, reggiseno e autoreggenti. Lo vidi trasalire, mentre si toglieva i pantaloni e i boxer e ancora di più quando mi tolsi il reggiseno e poi il perizoma, rimanendo solo con le autoreggenti e le scarpe, che tolsi sdraiandomi sul letto. Lo guardai e gli dissi “Vieni… Ma prima metti questo” e gli passai un preservativo. Allargai le gambe e mi preparai a ricevere quella meraviglia nera. Lui lo appoggiò piano alle mie labbra e poi mi prese. Lasciai partire due urli di piacere, anche se in realtà sulle prime provai un po’ di dolore, che se ne andò in fretta sotto i suoi potenti colpi. Ero eccitatissima, lo sentivo dentro di me, mi sembrava di essere spaccata in due, il mio respiro era affannoso, i miei rantoli di piacere sempre più forti, finché non raggiunsi il piacere, sottolineato da un urlo roco che Samuel si affrettò ad attutire mettendo la sua mano davanti alla mia bocca.
Mi aveva fatto godere, si sfilò e si sdraiò sul letto supino. Rimasi per un attimo ad ammirare quella specie di obelisco nero e ci salii a cavalcioni, girata in modo da guardarlo negli occhi. In quella posizione ho sempre provato un piacere incredibile, ora poi che sentivo le sue mani sulle mie natiche che mi guidavano su e giù stavo impazzendo. Reclinai il busto in avanti e mi sdraiai sul suo petto, baciando ogni centimetro della sua pelle che mi capitava a tiro. Lo vidi che stava per godere e infatti di lì a poco lo sentii che che veniva nel preservativo dentro di me. Da parte mia queste sensazioni mi fecero perdere completamente il controllo e raggiunsi un altro orgasmo assieme a lui.
Rimanemmo un po’ lì abbracciati, poi andammo in bagno e poco dopo eravamo di nuovo a letto. Accarezzavo il suo petto, ma non riuscivo a resistere e mi misi a giocherellare con il suo membro, sentendo che stava ritornando duro. Mi fece girare supina e si mise sopra di me, porgendomelo da leccare. Nel frattempo le sue mani si prendevano cura di me, facendomi bagnare senza difficoltà. Presi un altro preservativo, glielo misi, poi mi sfilai da sotto, mi misi alla pecorina e gli dissi: “Dai, prendimi….”.
Lo sentii che si appoggiava e poi scivolava dentro. Le sue mani mi afferrarono dai fianchi e cominciò a spingere con decisione. In quella posizione lo sentivo che entrava prepotentemente dentro di me fino in fondo, mi sentii completamente in balia di quell’uomo tanto gentile quanto possente. I suoi colpi mi davano la sensazione di aprirmi a metà, sentivo il suo corpo sbattere contro il mio mentre le sue mani mi stringevano decise. Sentii l’orgasmo montare prepotentemente dentro di me e venni con un altro urlo che soffocai mettendo la testa sul cuscino.
Lui non ne aveva ancora abbastanza, era venuto poco prima e adesso aveva ancora voglia. Mi fece girare su un fianco e, mettendosi accanto a me, ricominciò a possedermi, mentre le sue mani si allungavano a toccare i miei seni. Sembrava instancabile, proseguiva con foga a battere i suoi colpi dentro di me, mi toccava, e io sapevo che a breve avrei goduto di nuovo. Avevo la vista annebbiata, copiosi umori scendevano lungo le mie gambe e sentii che stava arrivando il momento del piacere, che infatti non tardò, facendomi contorcere come una serpe e urlare di nuovo.
Quando fui di nuovo in grado di parlare dissi: “Ti voglio in bocca”. Mi fece sdraiare e si mise sopra di me, gli tolsi il preservativo intriso dei miei umori e ricominciai a succhiarlo.
Non passò troppo tempo quando lo sentii dire “Si, vengo….” e prenderlo in mano per riversare una quantità enorme di sperma sul mio viso e nella mia bocca che, aperta davanti a lui, lo attendeva. Sembrava non finire più, cercavo di prenderlo tutto ma era tantissimo, avevo il viso mezzo coperto dalla sua crema che cercavo di raccogliere con la lingua, avidamente, mentre leccavo anche la sua asta nera per ripulirla da ogni goccia del suo piacere.
Andammo in bagno e poi tornammo a letto, deve ci addormentammo nudi e abbracciati. Ci eravamo donati reciprocamente un piacere intenso e profondo e rimanemmo così fino al mattino.
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Marco era nella sua camera quando ricevette la chiamata.
Era pomeriggio e quegli idioti dei suoi amici si erano autoinvitati nel suo appartamento con la scusa di voler studiare tutti insieme per l’esame di Astrofisica Stellare. Nel momento in cui Andrea e Lorenzo si erano presentati alla sua porta con dodici bottiglie di Ichnusa, Marco aveva capito che un pomeriggio di studio sui processi di cattura neutronica non era mai stato nei piani di quegli imbecilli dei suoi compagni di corso. 
Aveva provato a sbattergli la porta in faccia, eccome se lo aveva fatto, ma Tamara era stata più svelta ed era sgattaiolata all’interno dell’appartamento stringendo tra le braccia due pacchi di patatine alla paprika. Marco si era distratto solo due secondi per cercare di bloccarla mentre correva verso la cucina, ma Azzurra ne aveva approfittato per spalancare la porta d’ingresso ed entrare con Andrea e Lorenzo al seguito.
“Levatevi dalle palle, devo studiare”.
“Suona come un tuo problema” gli aveva risposto Andrea mentre toglieva dal frigo le bottiglie d’acqua per fare posto alla birra. 
“È sabato” Tamara gli si era parata davanti, le mani premute sui fianchi e i grandi occhi neri intenti a fissarlo con decisione. “Ti proibisco di studiare”. 
E Marco aveva ceduto. Cedeva sempre quando si trattava di Tamara.
Stava giocando alla PlayStation, impegnato in una partita di Smash Bros contro Andrea che gli sedeva a fianco sul pavimento della camera. Alle sue spalle Tamara parlava entusiasta di qualcosa e Azzurra la incitava a continuare offrendo qualche commento sporadico. Erano sedute sul letto. Marco le aveva detto di non farlo.
Era così concentrato sullo schermo della televisione che non aveva nemmeno sentito il suo telefono squillare la prima volta.
“Marco, ti stanno chiamando” gli disse Tamara.
“Lascialo suonare”.
“Sicuro? È tuo padre”.
“Se è urgente richiamerà”.
Il padre di Marco lo chiamò altre due volte prima di ricevere risposta. 
“Pronto” rispose, ma dall’altra parte della linea sentì solo un rumore di respiri profondi e controllati. “Oh pa’, ci sei? Mi chiami tre volte per non dire un cazzo?”
“Marco” la voce di suo padre era solo un sussurro. Marco sentì lo stomaco chiudersi, le sue interiora strisciare a disagio all’interno della pancia.
“Cos’è successo?”
Davanti a lui, alla sedia della scrivania, Lorenzo alzò lo sguardo dal telefono e fece cenno ad Andrea di spegnere la Play. La musica del gioco smise di suonare e il resto della stanza cadde nel silenzio. Anche Tamara aveva smesso di parlare.
“Tua madre...” cominciò suo padre, ma la voce gli si ruppe e tutto ciò che Marco sentì dopo non furono altro che parole sconnesse strozzate dal pianto. 
La forza di gravità perse la presa intorno alle sue caviglie. 
“Stava tornando a casa”. 
Marco cadde; cadde in caduta libera. 
“Un camion”.
Stava volando. In alto, sopra l’atmosfera. 
“I soccorsi sono arrivati subito, ma non...” 
Era nell’ozonosfera e stava bruciando. Si stava disintegrando, pronto a scomparire. Ogni prova della sua esistenza sulla Terra stava svanendo nel nulla.
“Marco,” un respiro profondo, un’eternità di silenzio: “non ce l’ha fatta”.
La voce di suo padre cedette a un pianto incontrollato. Marco non potè fare altro che restare in linea, ascoltare gli orribili suoni di suo padre e fissare il poster appeso alla parete azzurra sul fondo alla camera: un anello di luce rossa immerso nel buio nero, l’ombra del buco nero supermassiccio al centro della galassia Messier 87.
Un fenomeno assurdo, i buchi neri. Nascono soltanto dalle stelle più grandi, da quelle che hanno bruciato più intensamente, fino a dieci volte più del Sole. Quando una super stella muore, implode su se stessa, tutta la sua massa viene risucchiata al centro. Non esiste alcuna forza in grado di contrastare la gravità di un buco nero: qualunque cosa viene attirata al suo interno, persino la luce. 
“Ok” disse Marco. Con la coda dell’occhio vide Andrea spegnere la televisione, Lorenzo si era spostato sul letto e stava sussurrando qualcosa all’orecchio di Azzurra. Tamara si avvicinò a Marco con il passo muto delle calze sul parquet.
“Puoi tornare a casa?” gli chiese suo padre.
“Ok”.
Quando riattaccò, Marco non si mosse. L’iride incandescente del buco nero continuava a fissarlo dal fondo della stanza. 
"Marco?" 
Tamara gli mise una mano sulla spalla. In un’altra occasione, con qualunque altra persona, Marco si sarebbe liberato di quel tocco scuotendo malamente il braccio. In quel momento, però, non riusciva a sentire il tocco di Tamara sopra la maglietta. Non riusciva a sentire niente. 
"Cosa dice tuo padre?"
Distolse lo sguardo dal poster e lo puntò su Tamara, occhi neri lo fissarono attenti sotto all’ordinata frangia rossa. Gli erano sempre piaciuti i capelli di Tamara: lisci, morbidi e rossi. Gli ricordavano l’ombra del buco nero. 
Scostò la mano di Tamara e uscì dalla stanza. Attraversò il corridoio ed entrò in cucina. Aprì la credenza, prese un bicchiere e si versò dell’acqua.
"Oi, bro’". 
Andrea prese dei bicchieri dall'armadietto vicino al frigo, oltre a Marco era l’unico abbastanza alto da arrivarci senza doversi alzare in punta di piedi. Gli lanciava delle occhiate veloci distogliendo lo sguardo appena incrociava quello immobile di Marco.
Una presa intorno al polso attirò la sua attenzione. Una mano pallida con le unghie dipinte di nero lo stringeva delicatamente. Di solito era Azzurra quella con le unghie nere.
"Marco, è successo qualcosa?" 
Sì, era Azzurra quella davanti a lui. Un liscio caschetto nero, eyeliner e ombretto nero, un corpo minuto stretto in vita da un braccio muscoloso ricoperto di tatuaggi. 
"Bro', mi stai preoccupando" gli disse Lorenzo che posò il mento sulla nuca della sua ragazza. Azzurra odiava quel vizio del suo fidanzato, ripeteva sempre che la faceva sentire bassa, eppure non si scostò.
Tamara era silenziosa di fianco ad Azzurra. Un miracolo dato che, da quando l’aveva conosciuta, Marco l’aveva sentita tacere solamente le volte in cui si era addormentata durante le lezioni di Fisica Generale.
“Marco, perchè hai preso una tazza?”
Fra le mani, Marco stringeva una tazza chiaramente fatta a mano. Aveva una forma per nulla omogenea, piena di curve e rigonfiamenti che nessun negozio degno di tale nome avrebbe mai pensato di mettere in vendita. Lo smalto blu era venuto via nella parte in cui il manico si attaccava alla tazza, scoprendo la ceramica marrone sotto allo strato di colore. Disegnate con il bianco c’erano due figure, puntini collegati tra di loro con delle linee sottili: la costellazione del toro e quella del leone, il segno zodiacale di sua madre insieme a quello di Marco e suo padre.
La madre di Marco aveva avuto un periodo di fissazione per la ceramica qualche anno prima. Per il suo sessantesimo compleanno aveva chiesto in regalo tutti gli strumenti necessari: aghi di ogni forma, formine di tutti i tipi e persino un tornio, perchè: “senza tornio qual è il bello della ceramica?”. Il padre di Marco le aveva regalato tutto, incapace di dirle di no anche una singola volta. Anche quando gli aveva chiesto di imitare la famosa scena di Ghost, il padre di Marco aveva assecondato la moglie alzando gli occhi al cielo e nascondendo a stento un sorriso sotto ai baffi grigi.
La tazza con le costellazioni era stato uno dei primi esperimenti di sua madre. Gliel’aveva regalata quando Marco era stato ammesso al corso di Astronomia dicendo che, anche se non era perfetta, quello era un giorno troppo importante per non essere commemorato da un regalo. Era l’unico ricordo di sua madre che Marco si era portato nella nuova casa.
“Marco”.
La voce di Tamara lo riportò al presente all’improvviso, facendolo sussultare per la sorpresa. Lo smalto liscio scivolò contro i polpastrelli di Marco e la tazza cadde, atterrando sulle piastrelle bianche del pavimento con l’inconfondibile suono di qualcosa che si rompe e si frammenta in mille pezzi.
Tamara imprecò sottovoce e si chinò per raccogliere i cocci più grandi.
“Mia madre è morta”.
Per un secondo non riconobbe nemmeno la sua stessa voce. Per un minuscolo secondo, si chiese se si fosse immaginato di aver parlato. Perchè, se lo aveva solo immaginato, allora aveva solo sognato di essere entrato in cucina, di essere stato in camera con i suoi amici, di aver parlato al telefono con suo padre…
Ma no. La tazza, quello che ne rimaneva, se ne stava a pezzi sul pavimento. Cocci blu erano volati fino a sotto al tavolo, infilandosi tra le fughe delle piastrelle. Non aveva immaginato nulla.
Un braccio gli cinse la vita e Tamara lo abbracciò premendo il viso contro il suo petto, capelli rossi gli sfiorarono la barba che non aveva avuto il tempo di rasare quella mattina.
“Mi dispiace” gli disse piano. “Mi dispiace tantissimo”.
Gli altri gli si avvicinarono con cura e lo strinsero delicatamente nello stesso abbraccio. Andrea gli circondò le spalle, Lorenzo gli accarezzò la schiena e Azzurra premette la fronte contro il suo braccio.
“Tam,” lei gli strinse le braccia intorno alla vita: “perchè non riesco a piangere?”
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acquavite
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A | Rimane in cucina in attesa della Grifondoro mentre i fumi dell’alcol si impossessano dell’ultimo millimetro di dignità residua non ancora annegato nei bicchieri da shot. Le giunge in lontananza l’eco dei passi di Merr, che accoglierà in cucina con un « Morgana avadata, cento volte meglio farsi depilare la calotta cranica con una pinzetta che stare a sentire sto st*onzo » con un palese riferimento a Waleystock. « Vié qua sis, fregatene, non ti merita » e manca solo il ‘questo programma è stato offerto da Mediaset’ perché il cringe c’è tutto. Se ne sta lì ubriaca lercia con la t-shirt che puzza di alcol manco avesse trascorso i nove mesi di gestazione dentro un barile di Acquavite; i talloni poggiati cafonamente sul tavolo, ricoperti dai rombi delle calze a rete come il resto delle gambe, sono talmente freddi e cadaverici che se solo non aprisse bocca ogni tre per due siamo certe che due tastatine al collo per sincerarti dell’effettività del suo battito cardiaco ogni tanto gliele daresti, Merrow cara. « Che poi che volevi mica farci? Ti può venire padre, cade a pezzi! Ce rischi che se gli pigli la mano e fate due passi magari ti fai cento metri ancorata solo alle sue falangi perché il resto l’hai perso per strada senza accorgertene » colpetto di singhiozzo che la lascia retrocedere automaticamente da donna vissuta che elargisce perle di una saggezza del tutto infondata sugli uomini a neonato nel momento del ruttino post-poppata « ce hai tanti di quei manzi ai tuoi piedi » non risulta però troppo convincente nel dirlo, al punto da sentirsi in dovere di correggersi. Solleva l’indice con l’aria da maestrina « okay, so cosa stai per dire » cioè tipo niente, però lei va avanti come un treno ugualmente « MAAAAA poi, chi se ne fo*te? » facendo spallucce. « MAAAA POI, che dire amici? » congiungendo i palmi delle mani in un sonoro applauso « di bere abbiamo bevuto » si alza in piedi con uno scatto « Merlinobono che c***o di caldo, di bere abbiamo divertit- » si corregge biascinando le ultime sillabe « di divertirci ci siamo bevute » fermi, non ha capito il gioco, o sono solo gli effetti del saltello che le ha portato su la bellezza di settordici ettolitri di solfiti ed acido. « Merr, brodi » tipo 'bro', ma a modo suo « basta, andiamocene a dormire, c***o » è in piedi ma barcolla, l’orlo della maglia nera che le sfiora i quadricipiti torniti dagli allenamenti, la matassa di capelli biondi scompigliata e le palpebre cariche di ombretto nero ripetutamente strizzate come ad indicare che è semplicemente in procinto di stramazzare al suolo. Fine — quasi — delle trasmissioni.
M | Torna dalla Coleman con lo stesso cipiglio di Medusa pietrificatrice d'Eroi […] Le parte uno scoppio di risata improvviso alla visione d'un Waleystock decrepito appresso a lei: che voleva farci? Spallucce « Ma che ne so. Niente forse. O forse si, sis non me le penso sempre ste cose.. cioè vado a braccio. Teso. Sui denti, di solito. » L'arte del rimorchio by Merrow, primo volume [...] La Coleman fa saltini e tutte cose, e prima di passare al ballo dei Mooncalf, quello che fa lei è avvicinarlesi appena dichiara che "si sono bevute" per andare ad allargare le braccia e cercare di serrargliele in vita stile innamoratini. Se non fosse che poi sforza gambe e schiena per tirar su la Corvonero, facendone oscillare in aria le gambe secche come un pendolo per qualche istante mentre sbuffa « Si, sis. Leviamoci dal Gramo. E domani una bella fumiga- » attacca il risolino mentre se ne uscirebbe con lo stecchino della Coleman tenuta sollevata dalla vita, per farle fare un altro saltino e chiudere la destra a pugno attorno al polso destro sotto il fondoschiena altrui « fimiga- no fig-No » attacca a ridere a metà atrio, e quello che succede non appena giungono alle scale è che lei non riesce più a parlare da quanto le scappa da ridere. Addome contratto, vista offuscata, primo gradino che viene fatto a metà ed inciampo del piede. Ricetta perfetta per il disastro: sbatte contro il secondo gradino e per poco non si ammazzano in due, motivo per cui con un braccio regge a costo della vita la Coleman che finirebbe di schiena sulle scale, e con l'altro attutisce il dolore d'entrambe, che caracollano come sacchi di sabbia sui gradini, facendosi male ma non troppissimo. « Ahahahahha o-ora si che siamo a le-ehehetto! » Seh ciao, sta in botta piena, e supina cercherebbe d'allungare l'avambraccio verso di lei, probabilmente colpendola ad altezza occhi « Ohu » eh « OHU! » è importante ascoltami « Sei una m*da. » Ah, pure [...]. Di nuovo, con voce più alta ed urgente « Zizi, non te ne andare ok? » tipo mai, in generale « Resta nella mia cucina in calze a rete a fare lo schifo per mangiare la marmellat-hic » singhiozzino « Ok?! » A voce più alta di nuovo « NON DEVI MOLLARE LA MIA C*ZZO DI MANO, OK?! » Glielo urla in faccia a due centimetri, con gli occhietti velati di sbronza e forse altro, prima di sorridere beota e contentina «Dormiamo qui? » Ora col tono d'un cucciolo, accomodando la testolina dalla chioma nera e folta, sul petto inesistente di Haze. È pazza. Si, pazza di lei « È comodo. » Come no, scale, migliori amiche dei chiropratici.
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oceanodi-libri · 4 years
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Clark,
quando leggerai questa lettera saranno passate alcune settimane (anche considerando le tue inaspettate capacità organizzative, dubito che tu sia riuscita a raggiungere Parigi prima dell'inizio di settembre). Spero che il caffè sia buono e forte e i croissant freschi, e che ci sia ancora un po’ di sole per stare seduta fuori su una di quelle sedie di metallo sempre traballanti sul marciapiede. Non è male, il Marquis. Anche la bistecca è buona, se ti va di tornare per pranzo. E se guardi più avanti lungo la strada, alle tua sinistra, dovresti vedere L'Artisan Parfumeur dove, dopo aver letto questa lettera, ti consiglio di andare a provare un profumo che mi pare si chiami Papillons Extrême (non ricordo bene). Ho sempre pensato che sarebbe stato delizioso su di te. Okay, istruzioni terminate. Ci sono alcune cose che ti volevo dire e che ti avrei detto di persona, ma a) ti saresti messa a piangere e b) non mi avresti lasciato finire. Hai sempre chiacchierato troppo. Dunque: l’assegno che hai trovato nella prima busta che ti ha consegnato Michael Lawler non era l’intera somma, ma solo un regalino per aiutarti ad affrontare le prime settimane da disoccupata e farti arrivare a Parigi. Quando tornerai in Inghilterra dovrai portare questa lettera a Michael nel suo ufficio a Londra, e lui ti darà i documenti necessari per aver accesso a un conto intestato su mia richiesta. Sul conto c’è quanto basta per sceglierti un bel posticino dove vivere e per pagare l’università e le spese correnti per mantenerti durante il periodo di studi a tempo pieno.
I miei genitori saranno messi al corrente di tutto. Spero che questo, insieme all’apporto legale di Michael Lawler, faccia sì che ci sia meno trambusto possibile. Clark, già ti vedo andare in iperventilazione. Non cominciare a farti prendere dal panico e non tentare di svincolare. Tutto questo non sarà sufficiente per farti restare seduta in panciolle per il resto della tua vita, ma dovrebbe almeno regalarti la libertà, sia da quella claustrofobica cittadina che entrambi chiamiamo casa, sia dal tipo di scelte che finora ti sei sentita in obbligo di fare. Non ti sto dando questo denaro perché voglio che tu pensi a me con nostalgia o mi sia riconoscente o lo veda come un ingombrante ricordo. Te lo dono perché non ho più molti motivi per essere felice, ma tu sei uno di questi. Sono consapevole che conoscermi ti ha causato sofferenza e dolore, e mi auguro che un giorno, quando sarai meno arrabbiata con me e meno sconvolta, capirai non solo che non avrei potuto fare altrimenti, ma anche che questo ti aiuterà a vivere una vita davvero bella, una vita migliore di quella che avresti vissuto se non mi avessi incontrato. Per qualche tempo ti sentirai a disagio nel tuo nuovo mondo. Ci si sente sempre disorientati quando si viene sbalzati fuori dal proprio angolino rassicurante. Ma spero che tu sia anche un po’ elettrizzata. Il tuo viso quando sei tornata dall’immersione mi ha detto tutto: c’è fame in te, Clark. Audacia. L’hai soltanto sepolta, come fa gran parte della gente. Non ti sto dicendo di buttarti da un grattacielo o nuotare con le balene o cose del genere (anche se in cuor mio mi piacerebbe che lo facessi), ma di sfidare la vita. Metticela tutta. Non adagiarti. Indossa quelle calze a righe con orgoglio. E se proprio insisti a volerti sistemare con qualche tizio strampalato, assicurati di mettere in serbo un po’ di questa vitalità. Sapere che hai ancora delle possibilità è un lusso. Sapere che potrei avertele date io è stato motivo di sollievo per me. Così stanno le cose. Sei scolpita nel mio cuore, Clark, fin dal primo giorno in cui sei arrivata con i tuoi abiti ridicoli, le tue terribili battute e la tua totale incapacità di nascondere ogni minima sensazione. Tu hai cambiato la mia vita molto più di questo denaro potrà mai cambiare la tua. Non pensare a me troppo spesso. Non voglio pensarti in un mare di lacrime. Vivi bene. Semplicemente, vivi. Con amore,
Will
Io prima di te, Jojo Moyes
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erosioni · 4 years
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Non era colpa di nessuno
Decisamente non era colpa di nessuno. Un venerdì qualunque di febbraio. Troppo freddo per uscire dopo il lavoro. Chiamo un’amica per vedere se vuole venire a farmi un po’ di compagnia? Ma invece sto qui a bere e leggere Montaigne. Sto invecchiando? Beh, stare da soli è uno dei piaceri di invecchiare. Il trillo del cellulare alle otto di sera non dice niente di buono. Fanculo, l’avrei dovuto solo spegnere. Poi un numero sconosciuto. - Papà, sono Anja La voce di mia figlia che non sentivo da mesi mi fece sussultare, per di più aveva un tono allarmato. - Anja! Che cosa succede! - Sono a Parigi, per piacere, vienimi a prendere! Ho freddo e sono in giro da ore! - Ma che ci fai a Parigi? Nessuno mi dice mai un cazzo qua! - Papà… per piacere… Ci pensai per un secondo. – Ma tua madre lo sa dove sei? - Papà ti spiego dopo, per favore…
Sentivo dalla voce che stava per mettersi a piangere. Questa è una cosa che non posso sopportare, già aveva pianto abbastanza per colpa mia. – Anja, dammi l’indirizzo preciso, ti mando un taxi, mi spieghi quando arrivi. Dall’indirizzo, col traffico del venerdì sera, ci avrebbe messo una mezz’ora per arrivare da me. Mi versai un mezzo bicchiere di Bordeaux aspettando. 
La mia ex moglie e mia figlia vivevano in Italia. Il mio matrimonio era durato poco. Quando Anja aveva tre anni ci eravamo separati e mi ero trasferito a lavorare in Francia. Io e sua madre avevamo rapporti del cazzo da sempre. Quando Anja era piccola avevo cercato di essere più presente durante le vacanze o per telefono, ma l’adolescenza ci aveva dato il colpo di grazia. Si era messa anche lei contro di me. Da qualche anno poi i rapporti con la mia ex, Sonja, erano terrificanti. Insomma le sentivo molto poco. Non era stata colpa di nessuno.
Mi chiesi: - devo avvisare Sonja? - Meglio aspettare di saperne di più. Prima di tutto me la immaginavo isterica come al solito. Poi magari non ne sapeva nulla, altrimenti perché Anja aveva chiamato me? Il citofono mi riscosse dai miei pensieri. Erano quattro anni che non vedevo mia figlia se la sua faccia non faceva capolino da qualche riquadro di internet. Quando varcò la porta di casa saggiai le dimensioni del tempo che avevo rimosso. C’era un’adolescente tenera e un po’ stronza e invece ora una ragazza con la faccia malinconica e preoccupata. Ci abbracciammo forte. Volevo che si sentisse al sicuro perché era evidente che qualcosa non andava. Tremava.
- Anja, si può sapere che succede? - Papà per piacere, non mi subissare di domande: ho fame, c’è qualcosa da mangiare? - Subissare… Dammi il cappotto e mettiti vicino al termosifone. Ti porto qualcosa… Mi passò una specie di soprabito di H&M che sarebbe potuto andare bene per la primavera e non per i -5 che c’erano fuori. Sotto aveva ancora meno, maglioncino fin troppo scollato, mini e calze evidentemente smagliate. - Cristo, Anja! - Papà che c’è? - Ma come cazzo ti sei vestita? Stavi andando a ballare? Fuori c’è un freddo del cazzo. 
Non mi rispose, ma si rannicchiò ulteriormente sulla poltrona accanto al radiatore. Ok, non subissare. - Le donne sono come dei gatti - mi venne in mente. Battuta sessista di mio padre, ma non aveva tutti i torti. Non era colpa di nessuno. Tirai un respiro. Andai in cucina e misi in un vassoio paté, formaggio, baguette e burro. Presi il mio bicchiere di vino e la bottiglia e mi sedetti davanti ad Anja guardandola mangiare. Voleva fare l’offesa ma evidentemente aveva troppa fame per fare la distaccata. Sorrisi inconsapevolmente. - Dopo ti faccio anche la pasta, se vuoi, sarà sicuramente la migliore di Parigi… - Perché non mi versi un bicchiere di vino? - Anja, ora bevi anche? - Insomma papà, sono maggiorenne. - Sì, da tre mesi. Ti ho fatto anche gli auguri. – ammisi a malincuore. Le versai il vino rosso nel bicchiere da acqua che aveva già svuotato. Feci il gesto di brindare e lei disse solo – Mh. – e poi si bevve l’intero bicchiere. - Guarda che è un Bordeaux riserva, non è del discount… almeno fai finta di sorseggiarlo… - Uff. 
Le riempì di nuovo il bicchiere. Stavolta sorseggiò. Lasciai passare ancora del tempo, ma non parlava. Allora andai al giradischi e misi su un disco di Miles Davis. Cominciai a preparare la pasta sulle note di Ascenseur pour l'échafaud. Anja sembrava si fosse rilassata. La sentivo girare per il salotto, toccare i miei libri e i dischi. Cambiò lei il disco quando finì e mise su Keith Jarret. - Non credevo che una dell’età tua conoscesse Keith Jarret – dissi ad alta voce dalla cucina. - Infatti, non so chi è, mi piaceva la copertina. Sono belli i tuoi dischi… anche i libri sono belli. Sobbalzai perché era appoggiata alla porta della cucina dietro di me. 
- Ah ecco che la gattina ha ritrovato la parola… la pasta è quasi pronta comunque, ti dovrai accontentare di un pesto in barattolo. Anja mi abbraccio e si mise a semplicemente a piangere. Cristo Dio – avrei voluto dire, ma invece la abbracciai di nuovo. Il corpo era caldissimo e morbido. Respinsi il pensiero di quanto era gradevole (troppo) e la misi a sedere. - Anja, ti verso un altro bicchiere di vino, ok? - L’ho bevuto tutto, papà… - Il Bordeux? – In faccia mi si doveva vedere un certo sconcerto… - Papà, mi dispiace, mi dispiace… - Mi venne quasi da ridere mentre lei ricominciava a piangere. - Dai, Anja, ma che cosa ti dispiace: guarda ne apriamo un’altra di bottiglia. La Francia non rimarrà tanto presto a secco di vino… Finalmente riuscì a strapparle un sorriso. Non era colpa di nessuno se mia figlia aveva preso da me. 
Dopo un’altra mezza bottiglia di Bordeaux ci spostammo sul divano e cominciò a parlare anzi a straparlare come un’onda in piena. Aveva deciso di fare un viaggio con il suo ragazzo. Quindi mia figlia aveva un ragazzo e non lo sapevo, qui ero in forte disaccordo. Il suo ragazzo era uno stronzo. E come padre ero d’accordissimo. Avevano mentito a Sonja. Qui ero d’accordo come essere umano: lo facevo anche io. Invece di andare un paio di giorni in campagna dai nonni si erano imbarcati per un weekend a Parigi. E qui come francofilo incallito ero d’accordo, ma già un po’ meno come padre. Anja non aveva idea di dove fosse il posto di merda dove li avevano ospitati, ma non avevano tanti soldi. Era casa di un amico francese del ragazzo stronzo che aveva subito offerto da fumare. Come consumatore entusiasta non potevo essere in disaccordo, però invece dissi: - Cazzo, Anja! – perché insomma il ruolo è il ruolo e mica posso dirle che nel cassetto del comodino ho un tozzo di hashish grosso come un meteorite. 
Anja riprese a piangere, ma parlava fra i singhiozzi. Mentre si preparavano per andare al famoso club dove poi chi sa come cazzo sarebbero entrati, fumavano e bevevano. Poi ragazzo-stronzo e amico-pusher avevano litigato, forse per questioni di soldi. Anja non lo sapeva. Io ero molto in disaccordo come padre e come conoscitore di figli di mignotta, ma stavolta ho solo stretto i denti. All’improvviso sembrava che per mettersi d’accordo dovessero fare una cosa a tre. Anja aveva cominciato a sentirsi angosciata mentre ragazzo-stronzo la pressava dicendole che invece era una cosa molto figa. Come gran porco in teoria non ero in disaccordo, ma approfittarsi dei più deboli è da merde e poi mi giravano i coglioni: non so se più come padre, come difensore dei deboli o che altro cazzo. 
Quando se li era sentiti addosso tutti e due Anja aveva iniziato a dire – No! – ad alta voce e amico pusher era diventato aggressivo. Fuga precipitosa di lei, poco vestita, senza valigia. Cellulare senza soldi e panico che la inseguissero. Non conosceva Parigi e aveva girato due ore vergognandosi e piangendo. Finalmente si era calmata e il freddo le aveva suggerito che prima di crepare poteva ancora chiamarmi. Era entrata in una brasserie dove fortunatamente l’avevano lasciata telefonare. 
- Anja – Cominciai con la voce severa prendendola per le spalle – ti rendi conto che ti potevano stuprare? Quanto sei stata stupida? Quanto? Ti levavano il cellulare, ti ammazzavano e nessuno sapeva più dove cazzo stavi! - Papà… - era soffocata dai singhiozzi – hai ragione, mi vergogno tanto. Sono stata una stupida. Per favore non mi disprezzare. Non riesco a sopportare che mi consideri una troia. Non mi disprezzare… Il pianto soffocò tutto il resto. Era molto scossa e anche io.
(continua più tardi o domani, mocciosetti...)
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⭕ Le 𝐯𝐞𝐫𝐫𝐮𝐜𝐡𝐞 sono escrescenze, benigne, della pelle che possono svilupparsi su diverse parti del corpo e assumere varie forme, ma solitamente tendono ad invadere le aree calde e umide e comparire su mani e piedi.
👨‍⚕️ Sono causate dal virus della famiglia del papilloma virus umano (HPV), molto 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐠𝐢𝐨𝐬𝐞 e possono comparire anche a distanza di mesi dal contagio. Di solito le verruche non sono dolorose, ma se compaiono in zone del corpo soggette a movimenti o contatti continui (come ad esempio le piante dei piedi) possono risultare molto fastidiose.
𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐦𝐞𝐭𝐭𝐨𝐧𝐨?
Le verruche possono trasmettersi per contatto diretto con le verruche di un’altra persona o con le proprie, oppure per contatto indiretto, attraverso la condivisione di oggetti contaminati.
Nello specifico, sono fattori di rischio per lo sviluppo di verruche:
✔️ Camminare scalzi: in luoghi pubblici e umidi (come palestre o piscine).
✔️ Condividere oggetti: ad esempio asciugamani, accappatoi, ciabatte e strumenti per la cura delle unghie.
✔️ Lesioni cutanee: sono la principale porta d’ingresso del virus e si localizzano maggiormente nelle zone più soggette ai traumi (mani e piedi). Anche mangiarsi le unghie (onicofagia) può predisporre allo sviluppo di verruche periungueali
✔️ Sistema immunitario indebolito: a causa di stress, HIV, chemioterapia, trapianti, malattie debilitanti, cattiva alimentazione
✔️ Fattori genetici: ci sono persone che sono più predisposte di altre a sviluppare le verruche, poiché il sistema immunitario di ogni persona risponde in modo diverso al virus
✔️ Indossare calzature e/o calze inadeguate: ad esempio quelle realizzate con materiali sintetici e non traspiranti
✔️ Indossare calze o scarpe bagnate: la causa è l’umidità che si sviluppa
✔️ Scarsa igiene cutanea
𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐢 𝐜𝐮𝐫𝐚𝐧𝐨?
Generalmente sono innocue e tendono a scomparire senza alcun trattamento nel giro di mesi o anni (1-5 anni). Tuttavia, a causa della loro origine virale sono contagiose, quindi si rende necessaria una cura.
𝐓𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐫𝐫𝐢𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐭𝐨𝐩𝐢𝐜𝐢
✅ Acido salicilico (da solo o in combinazione con acido lattico): è il trattamento di prima scelta e deve essere applicato direttamente sulla verruca per circa 12 settimane. Questo trattamento, che non deve mai essere utilizzato sul viso, agisce distruggendo e rimuovendo gli strati di cellule della verruca un po’ alla volta
✅ Acido tricloroacetico: la verruca deve essere prima raschiata e poi viene applicato l’acido. Il trattamento deve essere ripetuto ogni settimana e può essere piuttosto fastidioso.
𝐌𝐞𝐭𝐨𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢
✅ Crioterapia con azoto liquido: viene sfruttata l'attività congelante dell'azoto liquido, spruzzato direttamente sulla verruca o applicato con un tampone, da ripetere ogni 1-2 settimane fino alla completa scomparsa. Questo metodo però, anche se efficace è molto doloroso e potrebbe lasciare una cicatrice, oppure causare lo scolorimento della pelle nell’area trattata.
✅ Alcune verruche isolate possono essere rimosse con il cucchiaio tagliente, detto Curette, che è in grado di staccare la verruca dal resto della pelle.
✅ Le verruche genitali possono essere distrutte con l’ago elettrico o applicando un estratto vegetale detto Podofillina.
✅ In alcuni casi problematici si ricorre alla Terapia Fotodinamca cioè all’utilizzo di un foto sensibilizzante e la luce.
fonte: HUMANITAS Research Hospital
𝘍𝘢𝘳𝘮𝘢𝘤𝘪𝘢 𝘽𝙧𝙪𝙣𝙤
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eddy77x · 3 years
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Tortura divina
 Marzia e Stefano ormai erano sposati da 5 anni , ed erano una coppia feticisticamente parlano perfetta , lei padrona assoluta , lui schiavo convinto . Si conobbero in una festa fetish , e da li non si separarono mai .
Marzia aveva 35 anni , fisico perfetto , alta 1,70 per 60 kg , era una maniaca della forma fisica , seni non grandissimi ma ben fatti , e tutto il suo corpo era tonico . Anche Stefano era un bel ragazzo , ma non era un patito della forma fisica , aveva 37 anni portati discretamente . Logicamente per un feticista del piede come lui , la parte che prediligeva della moglie erano appunto i piedi , misura 39 , sempre curatissimi , lo smalto sembrava naturale , non li aveva mai visti senza , tanti colori diversi , ma sempre presente , su quelle dita affusolate , non vi era la minima imperfezzione . Marzia amava farseli leccare e baciare , spesso non li lavava sapendo le preferenze del marito , che riusciva a raggiungere l'orgasmo solo annusandoli , e più l'odore era intenso e più aumentava il piacere . Da brava padrona era lei a dire a Stefano quando poteva venire , se per sbaglio anticipava i tempi , doveva sottostare ad una infinità di punizioni . L'unica cosa che Marzia teneva nascosto al marito era la sua infedeltà , amava andare con altri uomini , e non aveva mai avuto il coraggio di confessarlo , non sapeva quale reazione Stefano potesse avere . Non amava infliggere dolore , per lei la dominazione , consisteva nel rendere il suo uomo totalmente dipendente da lei , e completamente sottomesso ai suoi desideri e ordini . Più volte aveva desiderato dire al marito delle sue scappatelle , e più volte aveva sognato di vederlo soffrire per quello ma costretto ad accettare per soddisfare la sua padrona . Più andava avanti , e più quel desiderio diventava una necessità , pensava che era il massimo della dominazione , far accettare ad un marito il suo ruolo di schiavo cornuto , il tutto per il piacere della Divina , così si faceva chiamare da Stefano .
Quel week-end , decise di realizzare la sua fantasia , ed escogitò un piano diabolico , perverso , e molto malvaggio .
Venersì sera Stefano già era in piena eccitazione , sia lui che sua moglie avevano davanti due giorni tutti per loro , non lavoravano nessuno dei due .
Dopo cena fu Marzia a prendere l'iniziativa
< Spogliati e vai in camera , la tua Divina ha preparato una bella sorpresa.....>
Stefano come un cagnolino che riceve il suo biscottino corse in camera da letto , in pochi secondi era completamente nudo sul letto , in attesa della sua padrona .
I rumori dei tacchi anticipavano l'arrivo di Marzia , che entrò in camera con la sua eleganza , indossava un vestito nero attillato , che metteva in risalto tutte le sue grazie , ai piedi due scarpe color rosso fuoco , aperte sul davanti , smalto stessa tinta, tacco da 10 centimetri , che davano risalto alle sue caviglie esili ed erotiche . Stefano notò che la moglie teneva in mano due paia di manette , e delle calze , si mise subito in posizione , non era la prima volta che veniva da lei legato . E così fu , Marzia mise le manette ai polsi del marito , assicurandolo ai ferri della spagliera del letto in ottone , mentre le calze le legò alle caviglie ed ai pomelli agli estremi del letto . Stefano era nudo come un verme , con mani e piedi legati e divaricati , nella posizione dell'”uomo di Leonardo” . Era eccitato in attesa di ciò che la moglie aveva preparato per lui .
Marzia si avvicinò sensualmente e cominciò a passare le unghie delle sue mani su tutto il corpo del marito , provocandogli dei brivisi
< Il mio schiavo , legato come un verme , ora la Divina ti fa eccitare un pò.....>
le unghie passarono lungo tutte le braccia , poi sul petto , scese sulla pancia , saltò il pene che cominciava ad eregersi , graffiò entrambe le cosce , poi tornò su , passò le sue unghie laccate anch'esse di rosso su tutta l'asta , il pene ebbe un sussultò e lei prontamente lo schiaffeggiò
< Non ti ho ordinato di muoverlo , non farlo più....!!!>
Stefano lo trovò molto complicato , mentre l'unghia della moglie si conficcò delicatamente nel suo buco del pene , cercò di controllare gli spasmi istintivi
< Bravo così , non ti azzardare a muoverlo....>
poi Marzia ,si allontanò , prese una poltrona vicino al letto ,e la posizionò difronte al marito .
Lui già moriva dalla voglia di toccarsi , ma non poteva farlo , già non vedeva l'ora di essere liberato . Ma Marzia aveva in mente altri programmi .
Cominciò a spogliarsi lentamente , era una visione sublime , il vestitino cadde a terra , il suo intimo nero di pizzo era terribilmente eccitante , il reggiseno fece compagnia al vestito , il seno balzò fuori nella sua perfezione , i seni erano distanti uno dall'altro , e Stefano aveva sempre amato quello spazio sembrava perfetto per il suo pene , e poi quelle mammelle scure , sembrabano disegnate da Giotto , i capezzoli erano turgidi , segno della sua eccitazione .
Marzia si muoveva con estrema lentezza e malizia , era di quanto più sensuale una donna potesse rapresentare . Il perizoma lo tolse dando le spalle al marito , che alla vista di quel sedere tondo e sodo ebbe un altro sussulto del pene , ormai completamente eretto , quando la moglie si voltò potè solo ammirare la perfezione del disegno che i peli pubici creavano .
Si sfilò entrambe le scarpe , si avvicinò al marito e le posizionò vicino al suo viso , una a destra ed una a sinistra , Stefano fu subito invaso da un afrore estasiante , provava a leccarle , ma lei le aveva intenzionalmente messe ad una distanza da non farlgiele raggiungere . La tortura cominciava a prender vita , e Stefano cominciò a soffrire della situazione .
Marzia si sedette sulla poltroncina , divaricò le gambe , sollevandole un pò , con le mani si allargò le grandi labbra
< Ecco , puoi solo guardarla , ti piace vero??>
Stefano che fissava quella vagina umida cominciò ad implorare
< Oddio Divina , ti prego , scioglimi , fammela leccare , la renderò felice!!>
lei si passò un dito tra dal basso verso l'alto , accarezzandosi tutta la vagina
< Zitto , non mi servi per la mia felicità , io sto bene anche così.....>
poi alzò totalmente le gambe , piegando le ginocchia al petto , e mise in bella mostra le sue piante
< Guardami i piedi schiavo , li vorresti leccare vero ??>
Stefano
< Siii sii Divina , voglio leccarle la prego , sono stupende....>
più le guardava e più gli aumentava l'acquolina in bocca .
Marzia si cominciò a toccare le piante , passando i palmi sotto le piante
<mmmm....sono sudatissime , dovresti sentirle>
lui
< Sii voglio toccarle...>
poi avvicinò le mani al naso e inalando disse
< Puzzano molto , come piacciono al mio schiavo...!!>
lui
<la suplico divina , me li faccia almeno annusare....>
lei con sguardo austero e maligno
<no , oggi le annuso io guardami bene...>
afferrò una caviglia con entrambe e mani , portò il piede verso il suo viso , piegò il busto in avanti ,
spostò una mano sul dorso del piede e abbassando la testa cominciò ad annusarsi la pianta , per Stefano era una visione troppo eccitante , muoveva le mani cercando di strappare le manette , logicamente senza successo . Marzia guardava il marito mentre respirava la sua puzza , era molto intensa
< Ti piacerebbe sai , puzzano da morire , vuoi sapere anche il loro sapore???>
lui che moriva dalla voglia di masturbarsi
< Mi fai soffrire così....>
non si preoccupò di rispondere al marito , aprì la bocca e cominciò a succhiarsi l'alluce , poi tirò fuori la lingua e la passò lungo tutta la pianta , e mentre guardava Stefano se la cominciò a succhiare emettendo indecenti rumori
<sscsccsccsscccsccscs......>
Stefano stava impazzendo
< Basta ...ti prego>
lei per nulla impietosita continuò a succhiarsi la pianta , assumendo delle espressioni di godimento , si spostava per far vedere meglio al marito la sua lingua che leccava tutto il piede , poi disse
< Mmmmmm....hanno una sapore buonissimo , sai scarpe misto a sudore , ti farebbe sborrare solo leccandoli , ma non pui , ti piacerebbe vero??>
Stefano continuando a dimenarsi per provare a toccarsi disse
< Basta Marzia....sto soffrendo..>
Marzia con tono arrabbiato e dittatoriale disse
< Mi devi chiamare Divina , non ti azzardare più a sbagliare....>
lui remissivo
< Scusa Divina....ti prego liberami...>
lo sguardo di Marzia era diabolico
< Non ci penso , abbiamo solo iniziato....>
si alzò avvicinandosi ad un armadio , aprì un cassetto all'interno e quando si voltò stringeva in mano un fallo di gomma , era di circa 30 cm , Stefano non sapeva che la moglie ne possedesse uno
<ma quello cosè??Da quando cell'hai??>
era solo una delle tante cose che lui non sapeva e che lentamente avrebbe conosciuto , questo fu il pensiero di Marzia che tranquillamente rispose
< L'ho sempre avuto , che pensi che il tuo mi basti??E poi quando sto sola e mi prende voglia non sai quanto mi è utile , ma ora lo vedrai!!>
Stefano era incredulo , un misto si stupore e di eccitazione , non sapeva se provare un senso di gelosia oppure un senso di inettitudine , del resto aveva sempre creduto che soddisfacesse la moglie in pieno , ma evidentemente non era così .
Marzia si risedette sulla poltrona e divaricò indecentemente le gambe , adagiandosi sullo schienale , si leccò una mano e poi la passò lungo tutta la fica , fissando il marito piena di voglia . Cominciò a passare il fallo di gomma stra le sue grandi labbra , poi lentamente lo cominciò ad inserire , prima la cappella , poi lentamente tutta l'asta
<aaaaaaassssssss....questo si che è un cazzoooo....aaaaaa.....>
se lo cominciò a stantuffare all'interno , lentamente ed in profondità guardando fissa il marito , che la osservava incredulo , ma ormai eccitato
< Divina , mi eccita vederti masturbare con quel fallo , ma vorrei essere io al suo posto>
Marzia nel pieno del piacere non ebbe pietà
<aaaaass.s.s.ss.sSSSSS.....non mi servee il tuoo cazzetto....ora voglio questoooo..>
Stefano era normodotato , ma sentirsi dire cazzetto stranamente lo eccitava ancor di più .
La vagina di Marzia strabordava di umori , il fallo era fracico , e Stefano vedeva dei rigagnoli scendere fino alla poltrona .
D'improvviso Marzia tolse il fallo dalla fica e disse
< Basta....mi devo conservare , non voglio godere...>
Stefano era contento , pensò che era giunto il suo momento , perchè la vide alzarsi ed avvicinarsi a lui , ancora col fallo in mano .
Marzia si sedette sul letto , al fianco del marito , adagiando i suoi piedi vicino all'ascella di lui , col fallo bagnato cominciò ad accarezzare l'asta di Stefano , che fu attraversato da brividi di piacere , poi alzò una gamba e strofinò la sua pianta sul naso di lui , pigiandola con forza
< Annusa. Ti piace vero??>
lui
<siii...che odore>
lei
< Il mio schiavo , la puzza della Divina diventa odore , bravo ....!!>
poi spinse il piede sulle labbra , che lui aprì subitò iniziando a dare delle piccole succhiate
< Sono buone divina....>
lei
< Lo so , leccale senti come sono aspre...>
mentre il suo alluce era risucchiato nella bocca del marito , con due dita afferrò il pene , lentamente lo scappellò , lo fece per tre volte , Stefano era già sul punto di venire , ma Marzia di fermò
< Non ci sperare , è ancora molto presto...>
lui
< Divina sto esplodendo....>
lei cominciò a succhiare il fallo di gomma , simulando un bocchino da film hard , visione che fece andare in disibilio Stefano
< Siii...leccami il mio Divina..>
lei
<non ci sperare, lo sto solo preparando per te....!!!>
nemmeno il tempo di capire a cosa si riferisse che il fallo fu inserito da Marzio nell'ano del marito , lo fece con molta forza e senza pietà , un urlo riempì la stanza
<aaaaaaaaaaaaaaaaa>
lei lo tenne fermo all'interno .
Attese che Stefano si placò
< Ora calmati schiavo , ora la divina ti fa il culetto....!!>
lui terrorizzato
<fermati...sei matta..mi fai malissimo..NOOOOOOo>
era come parlare ad un muro , lentamente Marzia cominciò a muovere il fallo roteandolo all'interno , poi ne estrasse una pezzo , e subito lo rimise dentro , cominciò a farlo ripetutamente
< Ecco ....come ci si sente ad essere una puttanella....>
ci volle un pò perchè il dolore divenne piacere , Stefano si vergognava quasi ad ammetterlo , ma quella sensazione gli piaceva
<aaaa.A..A......ODIDIOOO...DIVINAAAA....DIVINNAAAAA.....>
lei
< Ti piace vero.??Puoi dirmelo!!>
lui
< Siiii..sisiisi...Ma faii piannoooo...toccammi toccamiiiiiii>
lei sfiorò il pene del marito , illudendolo , poi si bloccò
< Ci speravi vero??Ma guardati , ti sto inculando e godi , sei propio una schiavo depravato ...>
poi infilò il fallo tutto dentro , e lo lasciò , e disse
< Bè ora la Divina ha da fare, devo uscire , a dopo>
il marito si ritrovava col pene eretto ed un fallo di gomma nell'ano , ed oltre all'eccitazione non soddisfatta ora lo assalì una curiosità morbosa
< Ma dove vai , che fai ...mi lasci così , ma sei eccitata lo so , lo vedo , dove vai ...Marzia>
mentre si stava rivestendo guardò il marito incenerendolo
< Scusa...scusa... Divina volevo dire Divina , dove vai??>
lei
< Ora non ti interessa , ma lo saprai , tranquillo , lo saprai ....>
ormai completamente vestita voltò le spalle e uscì dalla camera , Stefano sentì il rumore dei tacchi allontanarsi , poi la porta di casa si aprì per richiudersi . Era davvero uscita ?, stava solo giocando ?, sarebbe tornata a breve ? , erano le mille domande che frullavano per la testa di Stefano , che si ritrovava eccitato come non mai ,ma anche invaso da un senso di gelosia , che mai aveva provato prima .
Il rumore della porta svegliò Stefano , sentì il rumore dei tacchi avvicinarsi .
Marzia entrò in camera nella sua maestosità ,fissò il marito che disse
< Dove sei andata?? Che ore sono??>
la prima cosa che lei notò era il fallo di gomma sul letto , il marito era riuscito ad espellerlo contraendo l'ano
< Mi deludi schiavo , chi ti ha detto di toglierlo??>
lui
< Marzia ora basta dove sei andata??Che ore sono>
lei indispettita
<ancora Marzia , non ci siamo propio capito , per ora dove sono andata non ti interessa , e sono le 6 sono stanca, vado a riposare>
lui disperato
<divina....Divinaaaa!!Dove vai???Aspetta!!>
suppliche inutili , lei uscì ed andò a dormire nella stanza degli ospiti .
Verso le 11 Marzia tornò nella camera da letto , guardò il marito che stava dormendo , si sentiva completamente dominante , più andava avanti quella situazione e più la sua eccitazione aumentava .
Indossava un completo rosso , e le scarpe erano nere , sempre con tacco a spillo , l'inverso del giorno prima , si avvicinò al letto . Tolse le scarpe e si distese affianco al marito , nel verso opposto , col piede nudo , cominciò ad accarezzargli il viso . Non si era ancora lavata i piedi , l'afrore svegliò Stefano , che istintivamente annusò a pieni polmoni la fragranza erotica di quella splendita pianta
< Divina...dimmi dove sei andata??>
un sorriso malvagio si stampò sul volto della moglie che spinse il piede sulle labbra del marito
< Sccc...silenzio , lo saprai , non avere fretta , ora lecca , ne ho voglia>
Stefano cercò di reprimere la sua morbosa curiosità , aprì la bocca ed assaporò il piede della moglie , il sapore , come l'odore , era molto più intenso del giorno prima , il suo pene si rizzò all'istante
< Bravo il mio schiavo puliscili , ne hanno bisogno...!!>
quando la lingua di Stefano le passò tra le dita , un sapore dolciastro lo insospettì , nella sua bocca si insinuò un frammento gelatinoso , era piccolo , ma sufficiente per percepirlo , non riuscì a sputarlo , perchè Marzia premeva il suo piede sulle sue labbra , poi riuscì a dire
< Divana??ma cosa hai fatto??>
un dubbio atroce si fissò nella sua mente
< Perchè??Cosa hai sentito??>
lui quasi terrorizzato a dirlo
<divina , tra le dita hai un sapore strano , e mi sembra che c'è qualcosa di gelatinoso??dimmi che è una qualche tua crema???>
l'idea che suo marito avesse intuito cosa fosse la fece bagnare
< Non ho messo nessuna crema , dall'odore dovresti capirlo!!>
lui
< E allora cos'è??>
lei
< Il mio schiavo curioso !! Ci sei venuto sopra tante volte , ancora non sai riconoscere la sborra??>
Stefano sprofondò in uno stato di angoscia
< Ma io ieri non ci sono venuto , non me lo hai permesso....>
lo sguardo di Marzia era freddo e perverso
< Ho detto solo che è sborra , ma non che è la tua....!>
Stefano cominciò a sputare , approfittando di un attimo di libertà , subito Marzia gli chiuse le labbra col piede
< Che fai ??E sempre sui miei piedi divini , non ti permetto di sputare, non fare il bambino!!>
lui quasi in lacrime
< Ma che vuol dire ??Di chi è??Cosa hai fatto ieri sera???Ti sei impazzita>
Marzia si alzò e contrariata disse
< Da come reagisci ancora non sei pronto a sapere cosa ho fatto ieri sera , vado a fare una telefonata , tornerò>
lui alzando la voce
< Dove vai???Vieni qui?Cosa hai fatto con i miei piedi????>
mentre si incamminava fuori dalla stanza si voltò e corresse il marito
< Vorrai dire I MIEI PIEDI!!! Tu ne sei solo il loro schiavo , e quello che faccio per ora non ti deve interessare ....>
uscì lasciando Stefano nel pieno dello sconforto ,sentendosi totalmente impotente , per via anche della sua prigionia .
Dopo mezz'ora Marzia tornò in camera
< Oggi alle cinque ti toglierai un pò delle tue curiosità!!>
Stefano stava impazzendo
<che vuol dire??cosa succederà alle cinque??>
lei
< Abbi un pò di pazienza e vedrai!!>
senza aggiungere altro si cominciò a denudare , gli occhi del marito nonostante lo stato d'animo , furono rapiti dal suo corpo , non riusciva a contenere l'eccitazione .
Quando fu totalmente nuda salì sul letto , si mise in piedi , divaricò le gambe mettendosi sopra al marito , sembrava una gigantessa , con le mani aprì la sua vagina , che era all'altezza del ventre di Stefano , lui ammirava quel sesso perfetto ed eccitante .
Marzia si accarezzò lentamente il clitoride , e disse
< Lo schiavo ora diventa il mio cesso...!!>
mentre finì la frase un getto di urina calda uscì dalla vagina , Stefano sentiva il calore colargli sulla pancia , poi sul petto , sembrava non finesse mai di urinare , lei lo guardava divertita , non l' aveva mai fatto prima , e se ne pentì lo trovava molto eccitante
< Il mio cesso personale....!>
Stefano si stupì di se stesso , gli piaceva sentire la pioggia dorata della sua divina , ma era sconvolto dai comportamenti della moglie , troppe novità
<cosa ti sta succedendo ???>
lei prima di rispondere aspettò che tutta l'urina fu uscita poi rispose
<succede che la divina , ha voglia di essere se stessa....>
si voltò , si inchinò , e mise la sua vagina sulla faccia del marito
< Ora puliscimi , che per le cinque devo essere pulita...>
a Stefano non rimase che leccare la vagina della moglie , riempiendosi la bocca di umori e urina , il sapore era acido , ma il suo pene reagì indurendosi all'inverosimile , anche per via delle piante dei piedi di Marzia che si strinsero sulle guance di Stefano .
Lei abbassò il busto e cominciò ad accarezzare il pene del marito , lo scappellò totalmente , e con l'altra mano passò il palmo sopra il glande umido , Stefano comicniò a godere , e leccava con più vemenza
<mmmm...bravo lecca...aaaasss...così....>
lui avrebbe voluto toccarla , ma quelle manette erano un supplizio .
Marzia strinse il pene con foraza , e lo cominciò a masturbare velocemente , Stefano era prossimo all'eiaculazione , ma come se lei lo sentisse si bloccò
< Non ancora!!!>
lui implorante
< Ti supplico non ce la faccio più!!>
lei si alzò
< Bè vedi di farcela , ora ho fame>
uscì dalla stanza per nulla impietosita , Stefano cominciò a temere che quella situazione durasse all'infinito .
Marzia pranzò con tutta calma , senza preoccuparsi del marito legato a letto , non si degnò di portargli nulla da mangiare , finito il pranzo , andò a riposarsi .
Anche Stefano ,stremato si addormentò , capì che non poteva fare altro .
Fu svegliato dal suono del campanello della porta , sentì i passi della moglie , e poi lei che salutava qulcuno , era una voce da uomo . I passi erano diretti da lui , vide la porta aprirsi , Marzia entrò con un uomo , alto più di lei , capelli brizzolati , sulla cinquantina
< Stefano ti presento Marco>
il marito contrariato
< E chi cazzo è??>
lei con tono severo
< Non ti azzardare ad usare questo tono con un ospite....>
Marco rincarò la dose
< Ma sopratutto non è il modo di rispondere alla Divina...>
Stefano fu invaso da collera e gelosia , solo lui pensava di poter chiamare Divina sua moglie , ma era una delle tante cose che scoprì in quei giorni
< Allora chi sarebbe quest'uomo>
Marzia semplicemente rispose
< Un mio amico >
poi uscendo dalla stanza disse
< Ora arrivo voi fate conoscenza , sai Marco mio marito è molto curioso di sapere ieri sera dove ero...>
quando uscì Stefano si scagliò contro l'uomo , logicamente solo verbalmente
< Chi cazzo sei , vattene , cosa.....>
Marco lo interruppe
< Scusami ma non credo che sei nella posizione di prendere decisioni , non puoi muoverti , la mogliettina ti ha conciato per le feste , la Divina è propio cattiva quando ci si mette....>
Stefano
< Non chiamarla così , non ti permetto....io solo posso , sono suo marito....>
Marco ridendo
< Caro mio , è una vita che vuole che la chiamo così , non mi farai smettere nemmeno tu , e poi nemmeno sai dove andata ieri ...lo vuoi sapere???>
Stefano
< Dove , dov'era...>
Marco
< Con me...>
fu interrotto dall'ingresso di Marzia
< Non dire altro Marco , ora faremo vedere al mio schiavo cosa ho combinato ieri sera....>
Stefano vide la moglie entrare in camera completamente nuda , era anche scalza
< Marzia ....che fai...copriti ...che cazzo fai???>
lei
< Vedo che andiamo sempre peggio..>
Marco
< Divina , lo scusi , è ancora giovane....>
lei
< Già , oggi forse imparerai qualcosa....>
si mise seduta sulla poltrona , sempre difronte al marito , accavallò le gambe , e disse
< Marco ho camminato scalza , ho i piedi sporchi , fai vedere a mio marito come sai pulirli bene>
Marco senza dire nulla si inginocchiò a terra , e mettendosi a quattro zampe cominciò a leccare la pianta di Marzia , un pò sporca , ma con un odore sempre più forte , lei in maniera sadica fissava suo marito , che incredulo la supplicava
< Smettila...smettetela....perchè mi fai questo???PErchèèèè??>
lei che si iniziò a far leccare l'altro piede
< Semplicemente perchè è giunto il momento che tu sappia cosa amo , e cosa voglio , e prima o poi , con le buone o con le cattive , dovrai accettarlo .....>
Marco era totalmente concentrato sui piedi di Marzia , e non gli importava di quello che i coniugi dicevano , sapeva molto bene quanto quella donna poteva essere crudele , non voleva certo indispettirla .
Marzia si ritenne soddisfatta della pulizia dei suoi piedi , con un cenno fece alzare Marco
< Ora fai federe a mio marito le tue doti nascoste...>
senza obiettare l'uomo tirò fuori il suo pene , era eretto , e di dimensioni notevoli , lei lo afferrò con la mano destra , lo strinse , e cominciò a segarlo lentamente
<guarda cazzetto , è questo che piace alla tua divina , non solo il tuo , amo cambiare sopratutto se sono così grossi!!!Ti piace vero vedermi segare un altro uomo...>
Stefano gridò
<noooo....NOOOOO SMETTILAAAA.....SMETTILA TI PREGOOO!!>
lei sorridendo e continuando a masturbare Marco
< Dalla reazione del tuo cazzetto non si direbbe,....>
in effetti il marito era in piena erezione , e lui solo in quel momento si rese conto , che in effetti la vista di sua moglie con il membro di un altro uomo in mano lo eccitava .
Ancora non appagata disse
< Marco questa notte mi ha posseduta , oggi non ho voglia , altrimenti te lo avrei fatto vedere !!Marco , ti è piaciuto sta notte??>
Marco
< Ooo si Divina , come sempre!!>
lei
< Già , lo facciamo spesso , sai Stefano , Marco , ma non solo , ha un debole per il mio culetto!!>
Stefano
< Ma che dici , dimmi che non è vero!!>
Marco
< Perchè a te non piace???Io amo possederlo , e ieri mio caro amico mi ci ha fatto venire due volte...>
oltre quelle parole , Stefano si sentiva ferito dal sorriso soddisfatto della moglie .
La confusione di Stefano era totale , era eccitato , geloso , sconvolto , e sopratutto inerme .
Marzia fece sdraiare Marco sul letto , tra le gambe aperte del marito , con i piedi che toccavano per terra , lei si avvicinò con tutta la poltrona e disse
< Ora saprai di chi era quel sapore dolciastro ed appiccicoso che mi hai tolto dal piede questa mattina...>
appena finì la frase alzò le gambe , e mise i piedi sul membro di Marco .
Cominciò a muoverli , accarezzando tutto il pene , Stefano anche se sconvolto , era rapito dalla vista di sua moglie , che segava con i piedi un altro uomo , era come vedere un film porno , con protagonista quella che fino a pochi giorni prima era la sua cara e fedele mogliettina .
I piedi di Marzia afferrarono il pene , lo stringeva tra le sue arcate plantari , con movimenti lenti , ma esperti lo cominciò a scappellare
< Mmm...guarda schiavo , ti piace come lo sego , pensa che se accetterai il tuo ruolo di cornuto potrai averlo anche tu , un bel servizietto con i piedi della tua Divina...>
Stefano
< Ti prego...fallo solo a me....caccia quest'uomo....>
lei
< Mi spiace che ancora non capisci , ma sono fiduciosa , so che prima o poi non mi deluderai,...>
i suoi piedi continuavano a segare Marco incessantemente .
La bravura di Marzia era risaputa , masturbava con i piedi , come se fossero mani , sapeva tutti i segreti per provocare piacere , usava sapientemente le piante , le dita , i dorsi , ed in quel momento Marco si sentiva un privilegiato .
Una cosa che Marzia amava , e far raggiungere l'orgasmo a comando , lo considerava un atto di estrema sottomissione , era lei che doveva decidere quando lo schiavo poteva liberare il suo liquido , ne prima ne dopo , ma nel momento esatto che lei diceva
< Ora devi venire , dai schizza,...!!>
Marco che sapeva benissimo la regola non deluse la sua Divina , afferrò il suo membro , lo scappellò per due volte e cominciò a schizzare tutto lo sperma sui piedi della donna , le piante , le dita ed i dorsi furono ricoperti di liquido bianco
<aaaaaaa:....ECCCOMIIIII DIVINAAAAAAAAAA!!!>
lei era soddisfatta
< Bravo il mio schivo .....fai vedere a mio marito come si fa>
la vista dei piedi della moglie coperti di sperma non suo lo fece sobbalzare , in realtà in quel momento soffriva più per non potersi masturbare , che del fatto che la moglie si era fatta sborrare da un altro uomo .
Il pene di Stefano era gonfio e dolente , non resisteva più
<divina..io ...Divina ora a me..>
lei liquidò come un oggetto vecchio Marco
< Tu ora sparisci , voglio rimanere sola con mio marito , ci sentiamo poi...>
mentre Marco usciva dalla stanza senza nemmeno pulirsi e mettere dentro ai pantaloni il pene , in Stefano crebbe la speranza .
Una volta soli Marzia disse
< Allora , ti piace ??che ne pensi , accetti di dividermi con altri?>
Stefano ancora non era pronto
< No...non posso..sei mia...perchè mi fai questo....>
lei contrariata si alzò , si mise sul letto , era seduta vicino al suo bacino
< Io sono così , e voglio farlo apertamente , caro mio l'ho sempre fatto , ma voglio che tu lo sappia , e diventi a me totalmente devoto e succube...>
Stefano
< Sei matta..non lo farò mm....>
la sua bocca fu chiusa dai piedi della moglie , lo sperma che li ricopriva si spalmò sul viso di Stefano , che provava a divincolarsi ma senza successo , lei li passò su tutto il suo viso
< Come osi ...non mi vuoi soddisfare , leccali , puliscili , avrai solo questo se non mi concederai la tua abnegazione..>
premeva talmente forte sulla bocca del marito , che lui fu costretto ad aprirla , e leccale i piedi , assaporando tutto lo sperma di Marco.
Quando Marzia si ritenne appagata , si alzò
< Ora vado a farmi una doccia , sta sera devo essere perfetta...>
lui
<ma dove vai??TI prego rimani....fai qualcosa al mio cazzo , non resisto più , e poi dove vai mi vuoi fare impazzire??>
lei
< Non ricordi che giorno è oggi??>
a lui venne subito in mente
< Ma è Sabato , 22 , dobbiamo andare al Fetish Party in villa...>
lei
< Devo andare , mi sembra propio che tu non puoi...>
lui
< Ma è da un mese che stiamo programmando di andarci , e poi non sei mai andata da sola , ci devo stare io con te...>
lei rise malvagiamente
< Non preoccuparti troverò compagnia...ti giustificherò io , dirò che hai la febbre , che ti tiene legato al letto..AAaaahhaahahahah!!!>
uscì dalla camera diretta in bagno , la testa di Stefano fu invasa di mille pensieri , pensava di impazzire .
Quel giorno non vide più la moglie , l'ultima cosa che sentì era la porta che si chiuse , ed i suoi passi che si allontanavano , sicuramente la immaginò vestita provocante , con tacchi altissimi.
Stefano fu svegliato dal tacco della scarpa di sua moglie , che picchiettava sempre più forte sulla sua fronte .
Aprì gli occhi e vide Marzia che lo fissava , lo sguardo era sempre più sadico , si sentiva un peso sulla pancia , guardò in basso , e vide il pc portatile appoggiato sul suo ventre
<e questo ???ora che cosa c'entra???Cos'altro ti sei inventata??Cosa hai combinato alla villa??>
Marzia senza il minimo segno di pietà
<questo è propio per te!!Saprai cosa ho fatto questa notta alla villa , visto che non sei potuto venire , ho pensato che un pò di foto di tua moglie alla festa ti avrebbe fatto piacere vederle ....>
un senso di angoscia pervase Stefano , aveva paura di vedere cosa la moglie aveva fatto in sua assenza .
Il pc era già acceso , lei si sedette vicino al marito e cominciò a manovrare con mouse e tastiera
< Ora vedrai che bella festa ti sei perso , e tutto perchè non accetti il tuo ruolo , ma credo che sarai felice di vedere che mi sono divertita anche per te....>
lui inquieto e arrabbiato
< Smettila , liberami ora basta....!!>
Marzia col tacco della scarpa colpì il marito con forza
<zitto , non ti permettere , devi tacere!!!!>
Stefano capì non doveva contrariare la moglie , rischiava di dover stare legato ancora per molto
<scusa Divina....>
vide sul pc , una cartella con scritto “Divina alla festa”, mentre la moglie l'apriva vi erano tre sotto cartelle , “Festa” era una poi “Privè1” e “Privè 2” , queste ultime attirarono l'attenzione di Stefano , che poteva solo immaginare cosa potessero contenere .
Marzia cominciò a far scorrere sul monitor delle foto
<ecco ora ammira tua moglie , guarda come sono bella....>
era vero , indossava un abito cortissimo , con stivali , era molto seducente .
Le foto scorrevano e Stefano le guardava , la gelosia cresceva lentamente , la moglie era contorniata da altri uomini , ma il culmine lo raggiunse quando Marzia era immortalata su una poltrona , e una fila di uomini pronti ad adorarle i piedi nudi
<ecco qui la festa prende vita , guarda quanti schiavi avevo...>
Stefano non riusciva a parlare , le foto continuavano a scorrere sul monitor , e lui sprofondva sempre più nell'angoscia .
Guardava la moglie mentre si faceva leccare , annusare , e succhiare i piedi , dalle foto si vedeva che ne traeva godimento
<perchè lo fai???prima ti bastavo io , l'ho sempre fatto io....>
Marzia
< Come sei sciocco , non hai ancora capito , non mi sei mai bastato , ho sempre fatto queste cose , con molti schiavi , ora zitto e guarda.....>
le foto erano tantissimi , anche i primi piani dei suoi piedi , con diverse bocche a servirli , erano numerose .
Stefano anche se turbato , non potè evitare di eccitarsi , cosa che Marzia notò , e con sadica soddisfazione , continuava ad infierire sul marito
< Ora però ti faccio vedere altre foto , sai la festa era organizzata benissimo , vi era la possibilità di fare anche dei privè...>
finendo la frase aprì la cartella con scritto “Privè1” la prima foto che apparì era di lei adagiata su un letto .
Le foto andarono avanti , il corpo di Marzia si denudava ad ogni foto di più , fino ad arrivare al suo corpo totalmente messo in mostra , Stefano col timore della risposta non potè evitare di dire
< Ma chi ti ha s**ttato le foto??>
lei
< Pazienta Stefano , ora lo vedrai....>
altre foto di lei nuda si susseguirono , dove metteva in mostra tutto ciò che poteva , i seni , la vagina , il sedere , e poi i piedi , ma nulla in confroto alle successive foto .
Un uomo venne fotografato vicino a lei , era giovane , e con solo gli slip addosso .
Stefano vedeva sua moglie leccata totalmente da quel ragazzo , i seni , i glutei , la vagina , e poi i piedi , si sentiva sempre più impotente
<vedi schiavo , come mi leccava , ora arrivano le mie preferite...>
andava avanti con la scansione delle foto , fino ad arrivare a quelle più pornografiche .
Mariza nelle foto era intenta a giocare col pene del ragazzo , lo toccava , lo leccava e succhiava , lo prendeva in ogni pertugio , veniva posseduta prima davanti e poi dietro , Stefano era eccitato a quella vista , ma allo stesso tempo sconvolto , pensava di impazzire , non sapeva più cosa pensare della moglie . Anche Marzia riguardando quelle foto si eccitò , poi quando arrivò alle ultime disse
<ora schiavo ammira dove mi è voluto venire....>
come sospettava il marito , nelle foto era inquadrato il pene del ragazzo intento a schizzare lo sperma sui piedi della moglie , le foto erano molte , mille angolazioni , tutte a riprendere l'atto in cui lei lo masturbava con i suoi magnifici piedi , e lui la inondava di sperma .
Prima che Stefano potesse dire qualcosa , Marzia aprì l'altra cartella “Privè2” e disse
< Questa ti piacerà molto....>
nelle foto era presente sempre Marzia , ma in un'altra stanza , e in sua compagnia vi era una signora sulla cinquantina . Marzia faceva scorrere le foto , e arrivò in una dove sia lei che la donna erano completamente nude
< Guarda che bel corpo nonostante l'età ??>
Stefano
< Ma chi vi fotografava??>
lei
< Il marito della signora , lui si che è un vero uomo , che ama sua moglie , si divertono motlo insieme , ed è quello che presto farai anche tu....>
il silenzio di Stefano diede conferma a Marzia che lentamente stava cedendo .
Nelle foto che susseguirono Stefano ammirava sua moglie impegnata a leccare e farsi leccare dalla donna , le pose erano delle più erotiche che si potevano vedere , verso la fine vi furono una miriade di foto sulle loro estremità , la signora leccava quelle della moglie e viceversa , cosa che incuriosì Stefano
< Ma anche tu le hai leccato i piedi?>
Marzia
< Certo , sono molto belli , e sia il sapore che l'odore ti sarebbe piaciuto , molto intenso ed erotico , e poi guarda come li usava bene...>
le foto successive si vedeva la signora intenta a masturbare con i piedi la vagina di Marzia , visibilente colma di piacere .
Stefano non resisteva più , il pene era di nuovo alla massima erezione , con uno spostamento del bacino fece cadere il pc e disse
<non resisto , basta....ti prego aiutamiiii!!>
Marzia prese il pc e lo tolse , guardò il marito e disse
< Ti sei convinto a soddisfare i miei desideri , ad essere il mio schiavo cornuto....>
Stefano non ebbe il coraggio di rispondere , e Marzia contrariata disse
< Ok , ti concedo l'ultimo tentativo di metterti sulla strada buona , più tardi ti sottoporrò ad un'altra prova , o ti convinci ad essere ciò che voglio , oppure rimarrai legato a vita.!!!!>
Stefano vide uno sguardo colmo di sadismo , che mai aveva visto prima negli occhi della moglie .
Marzia uscì dalla camera , lasciando nello sconforto il marito , che si cominciò a domandare quale altra tortura lo aspettasse , la sua fermezza cominciò a vacillare , pensava che forse doveva arrendersi all'evidenza , ed accettare il suo ruolo di schiavo cornuto .
Marzia sempre più determinata a raggiungere il suo obbiettivo , decise di portare l'eccitazione del marito ad un punto tale da farlo cedere .
Il suono della porta svegliò Stefano , che per la stanchezza si era addormentato , dei passi erano diretti verso la sua camera .
Marzia entrò per prima e disse
< Ecco la tua ultima possibilità , vedrai che sarai felice di essere il mio schiavo cornuto...>
entrò nella camera la signora delle foto , Stefano ne fu sorpreso .
Era una donna di 54 anni , più bassa di Marzia , ma con il fisico molto tonico , Stefano la guardò attentamente , indossava un abito di pelle attillatissimo e dei stivali sempre neri , con tacco a spillo .
Le due avanzarono verso di lui , e la donna sconosciuta disse
<bene bene...tua moglie mi ha detto tutto... vedrai che insieme riusciremo a farti cambiare idea , mio marito è felice di avermi come moglie , e lo sarai anche tu con la tua ...>
Stefano
< Ma lei chi è??Divina cosa sta succedendo??>
Marzia
< La potrai chiamare Signora , e succede che scoprirai la bellezza di condividere l'esperienze con più persone possibili....>
la confusione di Stefano era totale , ma anche la curiosità , da quel preciso momento lui non ebbe più il coraggio , e la forza di parlare , decise di lasciarsi trasportare dalle due donne , anche perchè la situazione si stava facendo molto intrigante .
Le due donne cominciarono ad assumere attegiamenti molto sensuali , si toccavano ed accarezzavano in maniera provocante , Stefano credeva di essere il protagonista di un film hard , il suo pene si indurì all'istante .
Vedere la moglie che si spogliava , era eccitante , ma vederlo fare insieme ad un'altra donna era un sogno . Il corpo della Signora era molto meglio dal vivo che in foto , era entrambe totalmente nude , la voglia di toccarsi era fortissima , e il non poterlo fare devastava la mente di Stefano .
La Signora si sedette sulla poltrona , e Marzia si inginocchio sollevandole i piedi , li fece vedere molto bene a Stefano , erano più piccoli di quelli della moglie , ma perfetti , visibilmente maturi , ma surati , con dita smaltate di rosso fuoco , e quando Marzia li annusò , il pene di Stefano cominciò ad essere invaso di contrazioni , e la moglie disse spietatamente
<ummmm...dovresti sentire che odore....anzi , che puzza, molto forte...>
la Signora incarò la dose
<tua moglie mi ha detto quanto ami l'odore dei piedi , e sono due giorni che non li lavo , ho calzato questi stivali propiò perchè me li fanno puzzare da matti , vorresti annusarli??>
Stefano
<siiii>
Marzia
< Magari più tardi....>
finendo la frase aprì la bocca , e cominciò a succhiare tutta la pianta
<mmmm....sudata...sapore acre....molto erotica , vorresti leccarla schiavo??>
Stefano
<siii..siiii>
Marzia lo fissò
<come sarebbe??vorresti leccare i piedi di un'altra donna???>
lui era confuso , capì cosa la moglie voleva provare , che come lei lui voleva tradirla
< Se accetti il tuo ruolo , potrò concederti qualche piccolo strappo alla regola....>
lui rimase in silenzio , non sapeva cosa fare , il pene gli faceva male , aveva troppa voglia di godere , ma ancora non se la sentiva di cedere . Marzia lo conosceva troppo bene , sapeva che era prossimo a diventare totalmente in suo potere , guardò la Signora e disse
<forse mio marito ha bisogno di un piccolo incoraggiamento....>
il sorriso delle due era malizioso e sadico , poi la donna si alzò e si diresse verso Stefano , mentre Marzia si mise in piedi ad osservare il marito .
La Signora si distese sul letto , mettendo i piedi sopra il petto di lui, erano caldi , sudati ed appiccicosi , lentamente salirono , un afrore invase le narici di Stefano , e quando li ebbe sotto il naso , cominciò ad annusare , il loro odore lo mandò in estasi , forse era quasi meglio di quello della moglie , ma non lo disse .
La Signora cominciò a spingere le piante sulle labbra di Stefano , che da bravo schiavo guardò la moglie , in attesa di un cenno di consenso
< Se vorrai leccarle i piedi , sai cosa devi fare???accetti??>
lui era completamente sfinito , non aveva più forze per res****re
<si Divina , voglio essere il suo schiavo cornuto , ma la prego , mi conceda un po di piacere, sono distrutto.....!!>
Marzia pienamente soddisfatta con sguardo malizioso fece si col capo , dando il consenso al marito , e lui aprì subito la bocca e si deliziò di quelle piante saporite , molto intense , classico sapore di sudore misto al cuoio degli stivali . Marzia si avvicinò a Stefano e si sedette sul letto , mentre osservava suo marito intento a leccare e succhiare i piedi della Signora , afferrò il pene , che mai era stato così eretto , e lentamente lo scappellò
<ora potrai godere , d'ora in poi farò tutto ciò che voglio , e tu saprai sempre cosa faccio , con chi , se mi piace e non , potrai fotografarmi e riprendermi , e tu potrai andare solo con chi vorrò io e quando vorrò io!!!>
lui come ipnotizzato
<si mia Divina , tutto ciò che desidera.....>
il suo schiavo meritava una ricompensa .
Anche lei si distese sul letto , e mise anche i suoi piedi sul volto di Stefano , il quale pensava di sognare , quattro piedi puzzolenti sul suo volto , quattro piante da annusare e leccare , solo per lui , era felice di aver accettato il suo ruolo , non gli importava se la moglie avesse avuto 1000 amanti , in fondo lui capì che ne traeva eccitazione , dovette per l'ennesima volta riconoscere che la sua Divina aveva sempre ragione .
Mentre leccava ed annusava tutti e quattro i piedi , le due donne cominciarono a giocare con il suo pene , lo toccavano , lo palpavano , lo scappellavano , poi gli accarezzavano il glande , stava per esplodere . Dopo un piccolo gesto di intesa le due malvage si fermarono , e Marzia disse
< Potremmo fermarci , o portarti al piacere , ora voglio per l'ultima volta sapere se sei veramente convinto , e se posso considerarti il mio schiavo cornuto..!!??>
Stefano non aveva scelta , e non aveva intenzione di deludere la sua Divina
<si , si Divina , sono il suo schiavo cornuto , per sempre , per tutta la vita lo giuro!!>
Marzia fu convinta dal marito , guardò la sua amica e disse
<penso che sia sincero!!>
la Signora
<si ne sono convinta!!>
Marzia
<si merita una bella ricompensa !!>
la Signora
<bè penso che quello che abbiamo fatto ieri a mio marito gli possa piacere,....>
Marzia sorridendo
< Ne sono convinta...>
mentre le due si spostarono Stefano ebbe ancora un senso di gelosia , pur non sapendo cosa gli stessero per fare , il pensiero che l'avevano già fatto ad un altro uomo non gli piaceva , ma si sforzò di accettare, ormai sarebbe stata la sua permanente condizione .
Marzia e la Signora si misero una difronte all'altra con il bacino di Stefano tra loro due , alzarono i piedi e con grande maestria comiciarono a masturbare l'uomo a quattro piedi .
Era bellissimo per Stefano , sentire il suo pene toccato da quattro piante , vedere i piedi che si intrecciavano sinuosi su di lui , vedere e sentire le dita solleticargli i testicoli , vedere le due donne che lo fissavano austere e maligne , era il sogno di una vita . Non resisteva più , il massimo lo raggiunse quando la pianta destra di sua moglie schiacciò il suo pene contro la pianta sinistra della Signora , le due muovendosi all'unisono cominciarono a scappellarlo lentamente , erano perfettamente sincronizzate , le dita gli solleticavano la punta , sentiva sulla pella il sudore delle due piante , sentiva il pene schiacciato , era sublime .
Dopo poco un getto prepotente di sperma schizzò verso l'alto , sembrava un pozzo di petrolio , l'eiaculazione di Stefano fu abbondante e poderosa , e non riuscì a trattenere le grida di piacere
<aaaaaaaaaa.....SIIIIIIIIIIIIIIIIIIII...VENGOOOOOOOOOOOO....GODOOOOO!!>
le due donne non si fermarono , lo sperma ricopriva i loro piedi , e anche quando ormai Stefano era completamente vuoto , le due coninuavano a masturbarlo .
Le due sembravano molto esperte , ed abituate a certe pratiche , insieme misero i piedi sporchi di sperma sul viso di Stefano , e Marzia ordinò
<puliscili schiavo cornuto....>
lui senza obiettare cominciò a leccare i piedi delle due donne , ripulendo completamente il suo sperma , la sua mente ormai era completamente annichilita , capì che era come un pupazzo nelle mani della moglie .
Rimase per un pò solo , Marzia aveva accompagnato alla porta la Signora , ebbe modo di ripensare a tutta la situazione , ancora non accettava a pieno il suo nuovo ruolo , ma sapeva di non avere alternativa , ed era fiducioso , che ne avrebbe tratto un forte eccitamento .
Marzia lo liberò , delle fitte di dolore attraversarono tutto il corpo di Stefano , ormai braccia e gambe erano completamente intorpidite , si rannicchiò in posizione fetale , la moglie lo guardò e per nulla impietosita disse
<spero di non trovarmi più costratte a fare certe cose per farti capire che mi devi obbedire senza nessuna riserva....>
Stefano con un filo di voce
<si divina , non dovrà più farlo....>
la soddisfazione di Marzia era alle stelle
<bene , fatti una doccia , che questa sera mi serve un fotografo , sono stata invitata da un gruppo di amici....>
6/7/2021                                       andrea farnese
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