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#con il cappellino
samshinechester · 6 months
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Buona vigilia from the one and only Nataschnello! 👀❤️
Ommioddio 😭è bellissimo! Grazie <3
Nataschnello, mi sento male.
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chiusadentrose · 2 years
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cosa manderei oggi al mio cane se avesse un telefono
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sofysta · 4 months
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Sanremo si, Sanremo no. Io lo guardo, a me non piace preferirei morire, a me piace finchè non m'annoia ( non la cantante in abito da sposa), io lo preferivo una volta, ma scherzi? Molto meglio adesso, più liberale, meno costruito, più spontaneo. Mah che dirti, non saprei; so solo che quel cantante che danno come vincitore(?), ma si quello che canta in Napoletano, capito chi? Eh quello, quello a me non piace. Ma hai visto John Travolta che ballava il ballo del qua qua? Com'è caduto in basso? Io l'ho trovato carino, è stato autoironico ma con una gran faccia di cazzo! Macchè era tutto organizzato, lui sapeva già cosa gli avrebbero fatto fare! Amadeus non avrebbe dovuto lasciarglielo fare! No ma che c'entra? L'idea è partita da Fiore, sai quant'è figlio di una buona donna quel siciliano no? Vabbè comunque in tutto sto casino ho adorato la co-conduzione di Mengoni e Giorgia, la Mannino diciamo che poteva portarsela meglio da comica non mi ha fatto granché ridere. Faceva più ridere il vestito di Big Mama della prima serata! Smettila questo è bullismo e non dovresti parlare così di lei. Oh ma se non mi è piaciuto? Io non sto a sindacare sul suo brano,ma da esteta ti dico che le stava una merdina. Io invece adoro Big mama è autentica e qualsiasi cosa indossa le sta bene perchè lei è una donna libera. Si perchè un pò come la libertà del Maestro Allevi quando s'è tolto il cappellino per mostrare i suoi capelli bianchi dopo la sua aspra lotta contro il cancro, la libertà e la sua voglia di vivere e di esprimersi ancora sui tasti dopo aver toccato la morte con le mani. Si ok però è stato troppo prolisso e sdolcinato! E quindi ? Lui può è un Maestro. Potrei scrivere all'infinito su questa kermesse.
Chi lo ama e chi lo odia ma checché se ne parli Sanremo è Sanremo.
A Parigi lo amano, ogni casa ha una TV accesa perchè la ns musica Italiana li manda letteralmente in estasi
Sofysta
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piccolaaa3 · 5 months
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02.20 Completato il cappellino con orecchiette lavorato all'uncinetto.
Ora posso finalmente dormire felice
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#me
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orotrasparente · 8 months
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prima sono andato a comprare delle cose all’eurospin e mi sono trovato davanti alle casse d’acqua con un altro ragazzo, un po’ più grande di me mi sa, entrambi col cappellino in testa, la barba di chi non ha la voglia di usare il rasoio e la faccia di chi non ricorda qual era la marca di acqua da prendere
io ero tipo:
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3nding · 1 year
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A Roma, gira che ti rigira, quartiere che vai usanza che ritrovi, i tipi di bar che puoi incontrare sono fondamentalmente quattro, vediamone due:
Il Bar dei Cinesi: Senza nome, situato in zone semi periferiche, è il simbolo di quartieri come Tor Pignattara, Quadraro, Tuscolano. Tendenzialmente non è davvero gestito da cinesi, o comunque non sempre. I gestori possono essere bengalesi, pakistani, moldavi, rumeni: per il circondario cresciuto a pane e critica neocoloniale il solo fatto di non avere un italiano al bancone lo renderà comunque automaticamente “er bar dei cinesi”. Il caffè è sempre bruciato, il Book of Ra ha i tasti consumati, le sambuche cominciano ad essere servite intorno alle 9:20 del mattino e il parco avventori è costituito da un melting pot di 40-50enni che farebbero la felicità di Daniel Pennac. Ai tavoli del Bar dei Cinesi, in un qualunque martedì mattina, è infatti possibile ascoltare insulti a cristo e catcallate potenti in almeno 12 lingue differenti.
Il Bar Italiano Anonimo: Si chiama Gecko Bar, Bar 2000, Bar Incontro, Bar Sport o una combinazione dei precedenti. A volte spiazza il pubblico con un misterioso nome tipo “l’Elefante”. Si trova ovunque, dalle piazze di Roma centro fino ai vicoli di Ostia. Interni bianchi, neon, televisore acceso fisso sulle tv delle radio che mandano in diretta i deejay che parlano (format misterioso). Serve il peggior caffè che l’essere umano abbia mai concepito, ma lo propone in versioni dal prezzo ingiustificatamente maggiorato tipo “nocciolino”, “crema pistacchiella”, “coattello”. Chi ci lavora non è MAI chi lo gestisce, e i banconisti hanno un turnover rate più asfissiante di quello che si trova in consulenza. Non ha clientela fissa ma è amatissimo dalle forze dell’ordine, che incoraggiano la popolazione locale all’uso di mezzi di circolazione alternativi all’auto bloccando con la volante l'intera carreggiata
Il Bar col Cognome Plurale: Appannaggio e quasi essenza spirituale, a volte proprio zeitgeist, dei primi municipi (in ognuno ce n’è uno, secondo gli avventori sempre il migliore bar di Roma), questo tipo di esercizio gioca sull’inconscio, sul non detto ma sull’evocato. Per esempio: da quanto è aperto? Nessuno lo sa, tutti lo ricordano presente nelle loro vite da sempre. Ti ci portava nonno a prendere il cucciolone, ma a sua volta tua madre ti racconta che ce la portava sua nonna a prendere il mottarello e così via in una catena infinita di avi sempre più remoti e gelati sempre più sconosciuti (il tuo trisavolo ci portava la tua bisnonna a prendere una Gran Coppa Mazzini al Maraschino). Al bancone hanno livrea e cappellino e sono sempre nervosissimi, come fossero nel pieno di un servizio da Marchesi. Dietro alla cassa spicca una pagina di quotidiano incorniciata su cui un cronista locale, in cambio dello stralcio di un conto lunghissimo mai saldato, ha decantato a tre colonne storicità e clientela vip del locale (è il preferito di Lino Banfi). La qualità è effettivamente alta, ma non tanto da giustificare prezzi, file per lo scontrino (in cui ci si trova a sgomitare con le creature più grottescamente stronze che l’urbe abbia mai partorito) e l’insistente namedropping che ne fanno i romani nei loro discorsi per ostentare uno stile di vita da generone orbitante in area vip. Non battono uno scontrino dall’83. Il Bar dei Vecchi: Ha direttamente il nome proprio, tutt’uno tra esercizio e proprietario, tra macchina e uomo: Bar Nello, Bar Franca, Bar da Pino, Al Bar da Vittorio e così via. Sempre più raro, lo trovi in luoghi assurdi, a volte incassato ai bordi di una consolare tra sprawl urbanistici fuori controllo come la casa del vecchio di Up!, ultimo baluardo di un’epoca in cui ci si rifugiava al bar per leggere i giornali sul pozzetto dei gelati, per telefonare coi gettoni o per sfuggire alle responsabilità domestico-familiari. Al bancone c’è un anziano segnatissimo, coi baffi se maschio o coi capelli corti e la parannanza se femmina, con le rughe che me c’è voluta na vita pe fammele veni’ come la Magnani e allenatissimo a dirti, col tono più cinico del mondo, che l’articolo che hai richiesto è terminato. “Un magnum grazie” “n c’avemo”, “una coca grazie” “n c’avemo”, “un tramezzino” “n c’avemo”. In pratica al Bar dei Vecchi puoi prendere tre cose: caffè&cornetto, freddolone alla menta e rigorosamente UN articolo assurdo e casuale che varia da bar a bar. Solero shots rimasto in frigo dal 2003, wackos al formaggio e cipolla, Kinder merendero, coppa malù. Sul cartello di lamiera dei gelati algida c’è una croce lapidaria su ogni prezzo, e ad ogni ora di ogni giorno, non importa quando entrerai, mattina pomeriggio o sera troverai sempre la nipotina del titolare a un tavolo in fondo che fa i compiti sotto a uno specchio promozionale coca-cola del 67. - via fb
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nonamewhiteee · 1 year
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equinozio di primavera: sono sul solito regionale schifoso e puzzolente, il cielo è completamente grigio e il mio cappellino giallo da pescatore sembra completamente fuori luogo. vorrei sentire il profumo dei fiori che iniziano a sbocciare, stare seduto sull'erba fresca di un parco verde a fumare marijuana buona, bere una birra fresca, chiacchierare del più e del meno con musica leggera di sottofondo al fruscio delle foglie degli alberi. ho i capelli che stanno crescendo più del dovuto, forse dovrei anche aggiustare un po' la barba, mi ripeto che non ho voglia e che arriverà il momento in cui mi vedrò bene per andare dal barbiere. e poi dopo il parco passare da casa, mettere un film dal titolo strano, e dalla trama contorta come attorcigliate possono essere due anime che si iniziano a conoscere e non danno più importanza al filo della trama del film. aspettare la pizza e farne su una di 'cali' e poi dormire in un lungo, tenero abbraccio.
#me
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wolfman75 · 2 months
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Richard Ramirez, all'anagrafe Ricardo Leyva Muñoz Ramírez (El Paso, 29 febbraio 1960 – Greenbae, 7 giugno 2013), è stato un serial killer statunitense.
Soprannominato dai media "Night Stalker", il cacciatore della notte, uccise almeno 16 persone dal 10 aprile 1984 al 24 agosto 1985.
Il 31 agosto 1985 è stato catturato ed affidato nelle mani della giustizia. È stato condannato nel 1989 alla camera a gas per 41 crimini, tra cui 16 omicidi. La sua esecuzione doveva avvenire tramite gas letale nell'estate 2006, ma la Corte suprema nel 2007 ha accolto l'ultimo appello di Ramirez, facendo slittare l'esecuzione in data da designarsi, esecuzione mai avvenuta vista la prematura morte dell'assassino. Anche Ramirez ha trascorso gli anni in prigione, come John Wayne Gacy, dipingendo quadri.
Julian e Mercedes Ramirez ebbero cinque figli, e il quinto nato fu Richard Ramirez. La madre era cattolica, e suo padre un ex poliziotto in seguito passato a lavorare come operaio sull'autostrada di Santa Fe. Il padre di Richard credeva fermamente nelle punizioni corporali come metodo educativo. Era molto legato alla sorella Ruth Ramirez.
Ramirez potrebbe essere stato influenzato verso l'assassinio da suo cugino, Mike, un veterano della Guerra del Vietnam che spesso si vantava con lui di aver ucciso e torturato decine di nemici, mostrandogli anche delle foto Polaroid delle vittime. Queste includevano immagini di svariate teste decapitate di donne vietnamite, con le quali in altre foto Mike praticava del sesso orale. Ramirez era presente la notte in cui Mike sparò alla moglie, uccidendola. Richard aveva 13 anni all'epoca.
Il 10 aprile 1984 qualcosa fece scattare nella mente di Ramirez voglia di uccidere e di intraprendere una lunga mattanza che lo vede come protagonista fino al 31 agosto 1985, giorno della sua cattura. Nell'hotel dove lavorava vide una bambina con il fratello più piccolo che piangeva perché aveva perso una banconota. Ramirez attirò la bambina nel seminterrato facendole credere di aver visto la banconota, la violentò, la uccise e appese i suoi vestiti su un tubo di aerazione. Il caso non fu preso in considerazione ma, dopo l'arresto di Ramirez, nel 2009 gli investigatori attribuirono l'assalto come responsabilità di Ramirez, portando il numero delle vittime a 16.
Il 28 giugno 1984 Ramirez decise di intraprendere la furia omicida nuovamente e di spostarsi a Glassell Park, una zona a nord di Los Angeles. Forzò una porta e fece cos�� spaventare Jennie Wincow, una anziana donna. La assalì, la torturò, la uccise e scappò di fretta. A causa della poca risonanza mediatica questo caso fu poco preso in considerazione e, ancora oggi, sono in corso accertamenti dalla parte della polizia per cercare di attribuire questo delitto atroce a Ramirez.
Il 20 febbraio 1985 Ramirez attaccò due donne in età avanzata nella loro casa a Telegraph Hill nella contea di Los Angeles, pugnalandole a morte.
Il 17 marzo 1985, Ramirez attaccò la ventiduenne Maria Hernandez fuori dalla sua abitazione, sparandole prima di entrare nella casa della ragazza. Dentro trovò Dayle Okazaki, 34 anni, che Ramirez uccise immediatamente. La Hernandez invece sopravvisse. Il proiettile sparatole da Ramirez era rimbalzato sopra le chiavi di casa che la ragazza aveva istintivamente portato al petto per proteggersi dal colpo.
Dopo circa un'ora dall'omicidio della Okazaki, Ramirez colpì nuovamente all'interno del Monterey Park. Sulla scena del delitto fu ritrovato un cappellino da baseball con il logo degli AC/DC.
Assalì la trentenne Tsai-Lian Yu, trascinandola fuori dalla sua auto e sparandole due colpi di arma da fuoco prima di fuggire. La ragazza venne ritrovata ancora in vita da un poliziotto, ma spirò poco prima dell'arrivo dell'ambulanza. I due omicidi ebbero una grossa risonanza nei media locali, scatenando il panico tra i residenti delle zone colpite.
Il 27 marzo Ramirez sparò a Vincent Zazzara, 64 anni, e a sua moglie Maxine, 44. Il corpo della signora Zazzara fu violentato e mutilato con diverse coltellate e le venne incisa la lettera T sul seno sinistro, mentre le furono cavati anche gli occhi. I cadaveri di Vincent e Maxine furono scoperti nella loro abitazione di Whittier dal figlio della coppia, Peter. L'autopsia determinò che le varie mutilazioni erano avvenute post-morte. Ramirez lasciò delle impronte di scarpe da ginnastica marca Avia sul luogo del delitto, che la polizia fotografò ed archiviò. All'epoca questi erano gli unici indizi in possesso della polizia. I proiettili trovati sulla scena del crimine furono confrontati con quelli rinvenuti durante i precedenti omicidi, e gli agenti capirono di trovarsi di fronte ad un assassino seriale. Gli omicidi erano infatti opera della stessa persona.
Due mesi dopo l'uccisione degli Zazzara, Ramirez attaccò una coppia di cinesi: Harold Wu, 66 anni, e sua moglie, Jean Wu, 63. L'uomo venne ucciso con un colpo di pistola alla testa, mentre la donna venne picchiata, legata, e ripetutamente violentata. Per ragioni sconosciute, Ramirez decise di lasciarla in vita. Gli impulsi omicidi di Ramirez si facevano di giorno in giorno più violenti. Lasciava dietro di sé sempre più indizi, e fu in questo periodo che venne soprannominato "The Night Stalker" dai mass media. Le vittime sopravvissute descrivevano il killer come un uomo alto di etnia ispanica con lunghi e ricci capelli neri, il viso scarno e allungato e la dentatura in pessime condizioni.
Il 29 maggio 1985 Ramirez assaltò Malvial Keller, 83 anni, e la sorella disabile di lei, Blanche Wolfe, 80 anni, picchiandole entrambe con un martello. Ramirez cercò anche di violentare la Keller, senza però riuscirvi. Utilizzando un rossetto disegnò un pentacolo sulla parete della stanza da letto e su una coscia dell'anziana donna. Blanche sopravvisse all'attacco. Il giorno seguente, Carol Kyle, 41 anni, fu legata, picchiata e sodomizzata da Ramirez, mentre il figlioletto undicenne della donna era stato rinchiuso nell'armadio dal killer.
Durante giugno e luglio, altre tre donne furono uccise. Due ebbero la gola tagliata, una picchiata a morte, tutte e tre furono assalite nelle loro case. Il 26 giugno Ramirez rapì di notte prelevandola dalla sua stanza la piccola Anastasia Hronas, una bambina di 6 anni; dopo averla ripetutamente violentata la lasciò libera abbandonandola nei pressi di un benzinaio.
Il 5 luglio Whitney Bennett, 16 anni, e Linda Fortuna, 63, furono attaccate da Ramirez, ma riuscirono entrambe a sopravvivere. Il 20 luglio Ramirez colpì addirittura due volte nello stesso giorno. A Sun Valley sparò, uccidendolo, a un uomo di 32 anni, Chitat Assawahem, mentre la moglie Sakima, 29 anni, fu picchiata e costretta ad un rapporto orale. Ramirez sodomizzò anche il figlioletto di 8 anni della coppia davanti agli occhi della madre. Più tardi lo stesso giorno assalì una coppia a Glendale, Maxson Kneiding, 66 anni, e sua moglie Lela, anche lei 66 anni; entrambi furono uccisi e i cadaveri mutilati.
Il 6 agosto Ramirez sparò sia a Christopher Petersen, 38, sia alla moglie di lui, Virginia, 27. Miracolosamente, sopravvissero entrambi. L'8 agosto seguente, Ramirez colpì a Diamond Bar, uccidendo Ahmed Zia, 35 anni, e poi violentò la moglie dell'uomo, Suu Kyi, 28 anni.
Successivamente Ramirez lasciò la zona di Los Angeles, e il 17 agosto, uccise un uomo di 66 anni a San Francisco, picchiando e sparando anche alla moglie dell'uomo. La donna riuscì a sopravvivere e fu in grado di identificare il suo assalitore dagli identikit preparati dalla polizia. Sulla scena del crimine, Ramirez utilizzò un rossetto per disegnare un pentacolo e scrivere le parole "Jack the Knife" sul muro della stanza da letto, poi, dopo aver rubato del cibo dal frigorifero, vomitò sul pavimento in cucina e si masturbò sul tappeto del salotto.
La svolta decisiva nel caso ebbe luogo il 24 agosto 1985, Ramirez viaggiò per cinquanta miglia dal sud di Los Angeles a Mission Viejo, ed irruppe nell'appartamento di Bill Carns, 29 anni, e della fidanzata, Inez Erickson, 27. Ramirez sparò in testa a Carns e violentò Erickson. La costrinse ad inneggiare a Satana e poco dopo, la forzò ad un rapporto orale. Poi la legò e se ne andò. Erickson riuscì a strisciare fino alla finestra e a scorgere l'auto di Ramirez, una Toyota station wagon di colore arancio. Fu inoltre in grado di dare una descrizione dettagliata del criminale alla polizia. Un adolescente identificò l'auto della quale aveva sentito parlare al notiziario, e si segnò la targa del veicolo. L'auto rubata venne rinvenuta il 28 agosto, e la polizia riuscì ad ottenere le impronte digitali dell'assassino prelevandole dal finestrino di una portiera dell'auto. Le impronte si rivelarono quelle del già schedato Richard Muñoz Ramirez, descritto come un venticinquenne ispanico con una lunga serie di precedenti per stupro e spaccio di droga.
Due giorni dopo, la sua foto segnaletica venne trasmessa in televisione e stampata sui principali quotidiani della California. Ramirez fu riconosciuto, circondato e quasi linciato da una folla di passanti a East Los Angeles mentre stava cercando di rubare un'auto. Gli agenti accorsi sul posto dovettero disperdere la folla per impedire che i cittadini inferociti uccidessero Ramirez.
L'udienza preliminare per il caso iniziò il 22 luglio 1988, e si concluse il 20 settembre 1989 con Ramirez ritenuto colpevole di 13 omicidi, 5 tentati omicidi, 11 violenze sessuali, e 14 furti con scasso.
Durante la fase penale del processo, il 7 novembre 1989, Ramirez fu condannato a 19 pene di morte. Il processo di Richard Ramirez fu uno dei più lunghi e complessi procedimenti giudiziari della storia americana. Più di 100 testimoni furono chiamati a deporre durante i dibattimenti, e mentre alcuni faticavano a ricordare precisamente avvenimenti accaduti quattro anni prima, altri si dissero sicuri che l'assassino fosse proprio Richard Ramirez, il quale si presentò in aula con un pentacolo tatuato sul palmo di una mano esclamando "Ave Satana!".
Il 3 agosto 1988 il Los Angeles Times riportò la notizia che alcune guardie carcerarie avevano raccontato di aver sentito Ramirez che diceva di voler sparare al procuratore distrettuale in aula, con una pistola che intendeva contrabbandare in tribunale di nascosto.
Di conseguenza, venne installato un metal detector all'entrata dell'aula e furono disposti severi controlli. Il 14 agosto il processo fu interrotto perché uno dei giurati, tale Phyllis Singletary, non si presentò in aula. Più tardi quello stesso giorno la donna venne rinvenuta cadavere nel suo appartamento, uccisa da un colpo di arma da fuoco. La giuria rimase terrorizzata dall'evento; nessuno sapeva se Ramirez aveva avuto indirettamente qualcosa a che fare con l'omicidio, orchestrando il tutto dalla sua cella. In realtà Ramirez non era responsabile della morte della Singletary: la donna era stata uccisa dal suo fidanzato, che in seguito si suicidò.
All'epoca del processo, Ramirez aveva numerose fan che gli scrivevano appassionate lettere d'amore in carcere. A partire dal 1985, la giornalista freelance Doreen Lioy gli scrisse circa 75 lettere durante la sua incarcerazione. Nel 1988 Ramirez le propose di sposarlo, e il 3 ottobre 1996 la coppia si sposò nel carcere di San Quintino. La Lioy ha ripetutamente affermato che si sarebbe suicidata il giorno in cui Ramirez fosse stato giustiziato.
Richard Ramirez è morto per insufficienza epatica nel giugno 2013 all'età di 53 anni, mentre era detenuto nel Carcere di San Quintino.
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mchiti · 2 months
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no ragazzi dimarco con il cappellino dimash su dazn ve lo giurop sono a terra...........
mettilo in vendita che me lo compro.....
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stocatzo · 11 months
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Oggi in spiaggia, mentre giocavo con mia nipote (5anni e mezzo) in un pista con le biglie abbiamo trovato da dire. Non sa perdere e deve vincere sempre lei, senza se e senza ma. Non ci sono regole perché se le inventa man mano che si gioca e quindi se si trova in svantaggio le lacrime sono assicurate.
La nostra discussione non ha cambiato nulla, eravamo pur sempre un quarantacinquenne con un cappellino da baseball con la visiera al contrario e una quasi seienne in lacrime a discutere su cosa sono le regole, chi abbia barato o meno e su come si parla alle persone. Sono stato molto più paziente di quello che potevo aspettarmi, non invidio i genitori, in generale non quelli di mia nipote. Deve essere un "lavoro" difficilissimo che non ammette distrazioni.
Tutto questo solo per dire che anche a biglie sono troppo il migliore 😎
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nebbiaprofumata · 1 year
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Mi sono svegliata dal mio pisolino di bellezza in un bagno di sudore.
Ho radunato le forze e mi sono buttata in doccia in cerca di refrigerio, con la consapevolezza che il mio senso di sollievo e benessere sarebbe durato tra i 5 e i 10 minuti.
Sotto il tiepido getto rassicurante della doccia ho fatto quello che normalmente si fa in questa breve parentesi di distacco dal mondo circostante: ho pensato.
Ho pensato alle persone come la mia collega Valentina che si definisce freddolosa e viaggia con il cappellino di lana fino a giugno inoltrato, quando il resto del mondo ha già abbandonato da un pezzo le maniche lunghe. Ho pensato a Valentina che la scorsa settimana, in un torrido pomeriggio in cui la croce della farmacia segnava, sprezzante, la temperatura di 37 gradi, si è presentata indossando un cardigan leggero e mi ha salutato allegra cogliendomi nella mia spasmodica ricerca di un pezzo di carta dalla consistenza adeguata a un funzionale sventolamento mentre mi lamentavo del fatto che l'aria condizionata non stesse facendo il suo dovere.
Ho pensato a Valentina e ho concluso che, evidentemente, è di persone come lei il regno dei cieli; perchè solo chi riesce ad affrontare queste temperature infernali con il sorriso e le maniche lunghe può essere stato accarezzato dalla mano divina.
Noi altri possiamo soltanto vivere in una disperazione profonda, in cui ci sono concessi solo brevissimi attimi di tregua, tra una doccia e l'altra.
Sto sudando di nuovo.
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fatalquiiete · 2 years
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Lui è uno degli uomini più ricchi al mondo, con un cellulare di qualità media, scatta alcune foto sfuocate, dopo essere andato a piedi con la moglie fino in cima ad una montagna. Lei con il berretto che le hanno regalato al panificio e lui con quello che gli hanno regalato in macelleria. E tu che guadagni 1.300 euro al mese , hai un iPhone 12 che pagherai a rate per 72 mesi con gli interessi e hai il cappellino di Louis Vuitton, che non vuoi indossare per non sudare, rischiando di rovinarlo. Qualcosa non torna ! [ autore sconosciuto ]
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la-novellista · 10 months
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Madame Monet
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....il giorno dopo scoprii di essere a Parigi. Chiesi di farmi scendere dalla carrozza, volevo passeggiare come facevano le signore del tempo, sfoggiando il mio cappello legato con un bel fiocco e l' ombrellino. Dopo i primi momenti di indugio mi abituai a tutto. Era tutto così pazzescamente fantastico e la cosa più divertente fu quando un uomo con il cappellino di paglia mi si avvicinò e dopo un elegante baciamano esordì:" Madame, mi perdoni l' ardire, mi presento sono Claude Monet…" Li' ebbi come una folgorazione, " Il mio Claude Monet? " pensai. Dovevo aver fatto una faccia strana perché sorridendo riprese a dire:" Mi perdoni ancora, non volevo importunarla, volevo solo chiederle se mi potesse concedere l' onore di farmi da modella…" " Qui Monsieur?" " Oui! Sì, la ritrarro' con l' ombrellino aperto. C'è una luce fantastica. Me lo concede?" " Oui Monsieur Monet…" Mi disse come preferiva stessi in posa ed io ubbidii. Era imbarazzante essere ritratta mentre tutti passeggiavano fermandosi a valutare la somiglianza tra la modella ed il quadro. Tra tutti si fermo' un uomo, distinto che prese a parlare con Monet, quel poco che capii era che era interessato al quadro e la sensazione fu come se lo conoscesse già, se lo avesse già visto, come lo conoscevo io del resto, ma la cosa più strana fu quando iniziò a fissare me. Ebbi una sensazione particolare, come se sapesse che io non fossi del tempo e guardandolo bene anche lui sembrava fuori epoca, ma la cosa più buffa fu che mi pareva che ci conoscessimo. Non disse niente aspettò in religioso silenzio che il maestro finisse l' opera e chiese il prezzo. A quel punto mi sentii libera di lasciare la scena, Monet mi ringrazio' calorosamente visto la fortuna della vendita e mi congedai ritornando alla carrozza. Non feci in tempo a fare qualche passo che l' uomo del quadro disse: " Madame scusi..Madame!" Mi voltai e prese a dire: "Ci incontriamo di nuovo. In qualsiasi epoca ci troviamo siamo destinati ad incontrarci" vide che lo guardavo perplessa, allora continuo' : "Non mi riconosce? E se le dicessi che io so qualcosa che gli altri non sanno?" A quel punto chiesi a cosa si riferisse e lì capii. Mi venne spontanea una risata per come eravamo vestiti e per la situazione e gli dissi " Beh adesso ci siamo incontrati, ma credo che sarà per un biglietto di un giorno poi sarà nuovamente diverso Monsieur…" " Sarà diverso. Ma adesso è qui e vorrei avere l'onore di passeggiare insieme a lei Madame…fino a sera. Me lo concede?" Gli sorrisi mentre lui mi porse il braccio. Eravamo buffi e forse fuori tempo e luogo, ma eravamo ciò che avevamo entrambi chiesto come desiderio inconsapevoli l' uno dell' altro della medesima richiesta. Il mattino dopo mi svegliai ed in cucina non c'era più nessuno ad attendermi se non un messaggio sul telefono. Lo aprii e vidi la foto del quadro di Monet accompagnata da queste parole :" Buongiorno Madame Monet adesso sarà sempre con me qui. La mia Madame!"
Art. Monet " La donna con il parasole"
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paolocorre · 5 months
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Questo è quello che mi fa stare bene.
Il primo e unico ultratrail che avevo corso prima di domenica 28 Gennaio era stato “Translagorai Classic” e, per dovere di cronaca, è stato per ora, il mio miglior DNF.
Che poi non c’è niente di male, capita e, anzi, non aver terminato TLC è un’ottima scusa per tornare a Trento, rivedere un po’ di amici e tentare nuovamente la traversata del Lagorai per portarmi a casa l’adesivo più desiderato della storia dell'Ultrarunning italiano.
In quell’occasione mi ritirai al rifugio Cauriol (non ringrazierò mai abbastanza Letizia e Chiara per avermi recuperato), letteralmente svuotato di ogni energia dopo circa 50km e più o meno 3000 D+ (che i più esperti mi correggano) ma, non lo saprò mai con certezza perché il mio GPS pensò bene di abbandonarmi dopo 12 ore (più o meno tra i laghetti di Lagorai ed il Cimon de la Sute).
Ma torniamo a noi e ai dubbi che mi assalgono la sera di sabato 27. Dopo aver viaggiato, ritirato i pettorali e cenato insieme a Dario, Marco e Carletto, arriva il momento di andare a letto ed è lì che mi aspettavano i dubbi:”Ma domani, ce la farò? Sul Lagorai sono arrivato più o meno al 50° km con circa 3000 D+, distrutto e dopo una quantità di ore che nemmeno ricordo bene. Ricordo però che dopo 12 ore quando il GPS si spense, ero sì e no al 41° o 42° km e forse il dislivello era simile a quello che mi aspetta domani… saranno 45 km e 2300 D+ ed il tempo limite sarà di 10 ore. Sono più allenato, forse… certo non ho mai corso su dei dislivelli simili… ma ho tentato di fare del mio meglio…”
Per fortuna non sono il tipo che si fa togliere il sonno dai dubbi e così arriva finalmente il momento che aspettavamo.
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Siamo lì, tutti e quattro schierati sulla linea di partenza, visibilmente felici ed eccitati, maglia del Team, zainetto contenente tutto il materiale obbligatorio che nessuno ha mai controllato: cappellino, guanti, collo e manicotti. Ci guardiamo, ci scambiamo un doppio cinque ed un “in bocca al lupo” promettendoci di rivederci alla fine e… cinque, quattro, tre, due, uno VIAAAAAAAAAAAA! Si parte, ed è come al solito una grande emozione.
Dopo poco più di un km ci siamo già persi di vista, ma fa parte del gioco e ci va bene così, l’obiettivo è quello di rivederci al traguardo. In fondo “non importa a nessuno quando si va forte, l’importante è soffrire tutti allo stesso modo” (cit. TRC).
I primi km sono tra le strade del paese, mi sento bene. anzi, mi sento in gran forma! Dei dubbi della sera prima nemmeno l’ombra e va benissimo fino al terzo km, quando sento un dolore intenso dietro la coscia sinistra. Dario che era con me si rende conto che qualcosa non va e mi chiede se voglio fermarmi. Cammino qualche secondo, qualcosa dev'essere successo ma no, non voglio fermarmi, non posso ritirarmi ora al terzo km, non se ne parla. Arriviamo al primo ristoro, poi si vedrà.
Da lì in poi è tutto un tira e molla, prima è avanti Dario poi sono avanti io e via così fino al 21° km attraverso paesaggi fantastici e correndo su terreni di ogni tipo affrontando salite, sentieri tecnici di roccia, salite, single track nel sottobosco, ancora salite, forestali fangose, sempre salite, canyon di roccia e di nuovo salite.
Sono stupito. nonostante il dolore che mi porto dal km 3 sto andando bene, non mi sento particolarmente affaticato e quando sono quasi al trentesimo km, ecco davanti a me il ristoro che dovrebbe trovarsi tra il km 29 ed il km 30. Sono lì che inizio a tirar fuori il bicchierino da trail, quando dal sottobosco esce un cane, anche lui corre verso il ristoro, peccato che non mi veda ed infilandosi tra le mie gambe mi fa volare a terra.
Per fortuna non è niente di grave (un livido e qualche escoriazione), vengo immediatamente soccorso dai volontari del ristoro ed in 5 minuti sono di nuovo in strada. Ancora qualche km e mentre sono lì a ragionare sul dislivello che manca e i km che devo ancora percorrere prima di raggiungere il traguardo, entro in una sorta di trance senza rendermi nemmeno conto di percorrere altri 7 km. Torno al presente e sono al 37° km, sono passate poco meno di 5 ore, non manca molto, circa 8 km e 500D+, sono un po’ stanco, ripenso al Lagorai ed ho voglia di riscatto. Con questo pensiero tiro dritto ignorando il dolore che mi porto dal terzo km, la fatica che inizia a farsi sentire ed i quadricipiti che ormai mi insultano per lo sforzo a cui sono sottoposti (sia in salita che in discesa).
Arriverò al traguardo in 6h11’31” felice come un bambino che ha passato una giornata nel miglior parco giochi del mondo e come se non bastasse scopro che qui, alla Ronda Ghibellina, hanno un’usanza diversa dal solito: al posto della solita medaglia da finisher ti danno un boccale di ceramica, pieno di birra!
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Non mi resta che sedermi vicino all’arrivo, sorseggiare la birra ed aspettare i miei compagni per festeggiare il loro di arrivo.
Il primo ad arrivare sarà Marco, seguito da Dario ed a chiudere il gruppo, Carletto.
Queste sono le avventure che ci piacciono, questo è quello che mi fa stare bene.
Al netto del mio non saper scrivere, mi rendo perfettamente conto di quanto, questo breve racconto non possa rendere giustizia all’avventura che abbiamo vissuto, che si è completata nel preciso momento in cui stanchi, sudati ed ammaccati ci siamo abbracciati subito dopo aver oltrepassato la linea del traguardo.
Mi chiedo se abbia senso tentare di trasmettere ciò che ho sentito e vissuto in questa giornata. Ho corso, questo è poco ma sicuro, ma forse la vera essenza, la bellezza di quello ho sentito, non può essere rccontata a parole. Resterà tutto custodito dentro di me, nei miei muscoli, nei miei tendini, nel mio cuore e nei miei polmoni ma, di una cosa sono sicuro e questa ve la posso dire:”è in giornate come queste, passate fuori a correre e a faticare che riesco a far pace con la vita”
Ci vediamo lungo la strada!
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Sono sul Treno.
C'è una ragazza carina che riposa nel sedile affianco e notavo una cosa.
Ha in mano un cappellino di lana stretto a se.
Quel cappellino è identico al mio, ed è dello stesso identico colore, Giallo..
Uno di quei cappelli che si alzano le orecchie.
Mi è venuto in mente Ted, l'ombrello giallo, e la serie "How I Meet Your Mother".
Eh niente, non farò nulla comunque.
Però cavolo se ha dei bellissimi occhi.
Ma nel 2024 chi mi manda a iniziare a parlare con una sconosciuta (?) Sono più i rischi che le possibilità di conoscere qualcuno di simile.
Eh niente. Prima sorridevo per la cosa, per il cappellino buffo.
Adesso sono triste perché nonostante sembrino segni con una bassissima probabilità di casualità comunque non voglio dar fastidio.
La cosa assurda è che si tratta anche qui di un treno e di attesa.
C'è sempre un treno che fa la differenza.
Mi chiedo quando arriverà quello giusto per il mio cuore.. 💔
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logorroicomentale · 9 months
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Altro esperimento:
sono le 21:30 e con tono ironico nella mia testa << mi accingo a tirare le somme della giornata>> hahahaha no dai seriamente.
Mi sveglio, vedo l'ora, mi accorgo che è l'ora di pranzo, sapevo che avrei fatto tardi ma avevo bisogno di dormire, così un po' nello scazzo un po' nella sonnolenza mi alzo, più o meno. Vado in cucina a vedere come sta la situazione e capire se ci fosse qualcuno (no, quindi io contento), prendo le cose per fare una sigaretta, vado in bagno, e lì boh stavo rinato quindi mi sono messo a pulire la cucina che l'ho preparata per riordinare tutto, come solo il mio disturbo ossessivo compulsivo per l'ordine sa fare, sennò quando è spento boh, ho delle bottiglie sul comodino che devo buttare da una settimana, figuriamoci. Comunque, pulisco la cucina, mi vesto, preparo, tutto vestito di nero, cappellino giallo, e zaino boh mi fa sembrare una tavolozza. Vado al bar "Friends" (non c'entra niente con la serie), mi siedo ed entro dentro al bar; non curante del fatto che stavo lasciando sul tavolo e le sedie tipo il 70% delle mie cose, tra cui la chiave della mia camera, nonostante ciò chiedo un caffè e che la barista scegliesse una cosa da mangiare per me a sua scelta. Mi risiedo al tavolo fuori, perché il Bar è strutturato a forma di T, in cui la linea verticale è il bar, alla fine della T c'è il bancone dove ordini, lungo la linea i tavoli ai lati e fuori c'è il tratto orizzontale dove ci sono altri tavoli. Dicevo: mi risiedo al tavolo ed ho fatto un piccolo sospiro di sollievo rivedendo tutte le mie cose la', la barista arriva col caffè ed una fetta di crostata i frutti di bosco. Mi godo il caffè, nel mentre che me lo preparo faccio le mie solite cose come guardarmi attorno, le persone, dettagli, la luce, il posto, i ricordi che ho in quel posto cose così, mi metto la musica, riproduzione casuale nella mia intera libreria, infatti ero molto confuso da ciò che ascoltavo, caos puro.
Passo da musica classica a brani odierni, vagando tra i generi che boh, manco Ant man nell'armatura di Tony, mi metto a studiare storia e qui, e qui io calo, muoio proprio. Perché la storia contemporanea per quanto bella è, mi fa cadere le palle a leggere e rileggere tutto ciò che ha fatto il genere umano, mi fa veramente schifo, poi però boh ci sdrammatizzo, rido e scherzo perché come ho scritto precedentemente, io amo le persone, stanno diventando sempre più interessanti ai miei occhi, e ci spero, ci spero che l'uomo prima o poi sarà capace di fare la cosa giusta, ma boh probabilmente non ci riuscirà mai, ma io zitto zitto continuo a sperare nel mio. (Non ho mai analizzato la causa di questa mia speranza ma su due piedi direi che è perché spero che tale cambiamento abbia effetto pure su di me). In conclusione è stata una giornata tranquilla, ho scritto un po' oggi, ho studiato, piccola giornata produttiva.
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