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#corone di laurea
linguenuvolose · 1 year
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Tra poco ci sarà la mia cerimonia di laurea (un po tardi lmao) e mi dispiace un po’ che non avrò una corona di alloro. Mi sarebbe piaciuto
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Ho passato mezz'ora a guardare corone d'alloro e tesi di laurea? Sì
Sono anche solo un minimo vicino alla mia laurea? No
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eyelinerda3euro · 8 months
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vi giuro sto esplodendo di rabbia… non so come capire quanti crediti mi mancano alla laurea perché il sito dell’uni non tiene i conti giusti, i bonifici che faccio al landlord perdono dei soldi nella conversione euro corone, il landlord entra di nascosto nella nostra cantina e mi guarda nelle valige, sto aspettando da 2 mesi di avere il permesso lavorativo e il numero di sicurezza sociale per aprire un conto qua in norv ma serve il passaporto, mi faccio spedire il passaporto da mia madre ma il pacco rimane bloccato ad oslo perché sono dei rottinculi e vogliono che abbia un numero di sicurezza sociale per spedirmi le cose. voglio morire
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imponderabile · 1 year
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è arrivato quel periodo dell’anno in cui vedo solo corone d’alloro, tesi di laurea e mi verrebbe da andare da loro e chiedergli “okay bravo, e mo che fai?”
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Fatte da vittime di tratta corone d'alloro dei laureati Univpm
Corone d’alloro speciali per le neolaureate e i neolaureati dell’università politecnica delle Marche (Univpm) perché assemblate dalle giovani donne vittime di tratta accolte nella casa rifugio della Comunità Papa Giovanni XXIII guidata da don Aldo Buonaiuto. A raccontarlo è la testata online Interris.it.     La Cerimonia di laurea si è svolta il 27 e il 28 luglio ad Ancona in piazza Roma, alla…
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30 novembre 2022. Ultimo giorno per la consegna della tesi (qui si consegna e basta e successivamente viene controllata).
Lo sapevate che nel mondo germanofono non si festeggia la laurea? Niente corone di allora, niente papiro, niente di niente, solo un contratto da in media 2500 euro mensili entro tre giorni dal ritiro del diploma?
Io sono indecisa se festeggiare con un ricovero alla neuro o un buon Glühwein ai mercatini sta sera (che ne frattempo è arrivato a costare 7.90€ - con tre euro di deposito per la tazza, ma sticazzi comunque).
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coronedilaurea · 3 years
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"Non considerare mai lo studio come un dovere, ma come un'invidiabile opportunità." A.E
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corallorosso · 4 years
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Lauree in Albania, soldi scudati in Svizzera: quando “serve” la Lega diventa internazionale Di Giulio Cavalli Dice “prima gli italiani” ma la Lega ama l’estero, eccome se lo ama, e si riferisce a Paesi stranieri quando c’è da brigare affari di soldi e utilità. C’è la laurea di Renzo Bossi in Albania, all’Università albanese Kriistal di Tirana, che potrebbe essere la prima scena di questa brutta commedia all’italiana in cui gli odiati albanesi (quelli contro cui la Lega ha lanciato strali) sono gli stessi che poi incoronano il figlio dell’imperatore. Rimarrà negli annali anche la meravigliosa risposta del figlio del Senatur, che ai giornali disse di essersi laureato a sua insaputa. Ma Umberto Bossi e i figli Riccardo e Renzo sono finiti anche in un processo che ci porta addirittura in Tanzania, dove l’ex tesoriere del partito Francesco Belsito ha investito parte dei rimborsi elettorali, acquistato partite di diamanti e poi distribuito soldi alla famiglia del segretario della Lega. Il tesoriere genovese Franco Belsito alla vigilia di Capodanno 2012 fa partire da Genova il bonifico da 4,5 milioni di euro, destinati a finire in Tanzania, svelando il giro di mega prelievi, operazioni offshore, movimenti di assegni, vorticosi giri tra Africa e Cipro, milioni di corone norvegesi e pacchi di dollari australiani. La seconda scena della commediola in salsa leghista potrebbe essere quella Audi A6 che parte da Genova a Milano con undici diamanti e dieci lingotti d’oro nel bagagliaio da consegnare direttamente in via Bellerio. Si tratta del famoso processo dei famosi 49 milioni di euro (di cui Salvini continua a parlare come “parte lesa” dimenticandosi di diritti lesi dei cittadini italiani) che si è chiuso con un’inedita trattativa per cui il partito di Salvini pagherà in 76 comode rate annuali da 600mila euro l’una. Data di estinzione del debito: 2094, alla faccia dei cittadini abituati alle rateizzazioni di Equitalia. Poi c’è quell’incontro in Russia, con la visita a Mosca del leader leghista all’epoca ministro e vicepremier, in cui il suo ex portavoce Gianluca Savoini all’Hotel Metropoli il 18 ottobre del 2018 parla di alcuni fondi neri che dovrebbero arrivare al partito attraverso una fornitura di petrolio. L’inchiesta è ancora in corso ma la conversazione (al di là del fatto che Salvini sapesse o meno) l’abbiamo ascoltata tutti. Infine c’è il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, con il suo trust alle Bahamas con 5 milioni di euro, regolarizzati da uno scudo fiscale ma sulla cui origine nulla dice. Prima gli italiani, dicono, ma questi leghisti hanno le mani in pasta sui conti correnti in giro per il mondo.
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paoloxl · 3 years
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9 Gennaio 1853 Anna Kuliscioff
Anna Kuliscioff nasce in Crimea, nel 1854. Nel 1871 si trasferì a Zurigo per proseguire gli studi di filosofia, poiché in Russia le donne non potevano frequentare l’università. Qui iniziò a maturare la sua coscienza politica.
Nel 1873, fu ordinato agli studenti russi di abbandonare l’università di Zurigo, pena la non ammissione agli esami in Russia. Rientrata, milita nel movimento rivoluzionario russo, periodo in cui la Kuliscioff, come reazione al dispotismo zarista, si convince della necessità dell’uso della violenza nella lotta politica. Aderisce alla cosiddetta “andata verso il popolo”, un movimento politico di massa, iniziato in Russia nel 1873, che raggiunse il culmine nell’estate del 1874, quando fu represso dal regime zarista. Migliaia di studenti lasciarono le città e si trasferirono nei villaggi per vivere a contatto dei contadini e portare la causa rivoluzionaria tra il popolo. Nel 1877 fu costretta a tornare in Svizzera, in seguito appunto alla repressione zarista e all’ondata di arresti che ne scaturirono. Tra il 1873 ed il 1877 ci furono almeno 1600 persone processate di cui 924 carcerati e carcerate o esiliati. Poi dalla Svizzera si trasferisce in Francia; nel 1878 viene arrestata ed espulsa. Da qui il trasferimento in Italia, dove proseguirà la sua attività rivoluzionaria, studiando e aderendo definitivamente al marxismo e militando nel movimento per l’emancipazione delle donne. Anche in Italia, dove venne etichettata come terrorista, subirà vari processi, arresti ed espulsioni.
Dal 1881 passa un periodo di isolamento, anche politico, quando si separa dal compagno Andrea Costa, di cui Anna non poteva condividere la mentalità maschilista, che, soprattutto dopo la nascita della figlia, la voleva relegata alla vita familiare. In questo periodo di isolamento, dovuto anche alla tubercolosi contratta nel carcere di Firenze, si iscrive alla facoltà di medicina in Svizzera, studiando in maniera accanita la sua malattia.
Nel 1888 Anna si laurea in ginecologia a Torino e con la sua tesi scopre l’origine batterica delle febbri puerperali, aprendo la strada per la salvezza di milioni di donne dalla morte post partum. Trasferitasi poi a Milano comincia la sua attività di “dottora dei poveri”, come la definivano i milanesi. Nello stesso tempo, nell’89, fonda con Turati e Lazzari, la Lega Socialista Milanese, per l’affermazione dell’autonomia del movimento operaio dalla democrazia borghese. Entra in contatto con le principali esponenti del femminismo milanese, Anna Maria Mozzoni, Paolina Schiff e Norma Casati, che nel 1882 avevano formato la Lega per gli interessi femminili. Da qui in avanti l’impegno di Anna Kuliscioff nella questione femminile.
Nel ‘90, studia e sviluppa il tema del rapporto uomo-donna, portandolo al circolo filosofico di Milano, riscuotendo numerosi consensi soprattutto da parte delle donne. Secondo la Kuliscioff, solo il lavoro sociale ed egualmente retribuito, potrà portare la donna alla conquista della libertà, mentre il matrimonio non fa che umiliarla e a toglierle l’indipendenza. «Non farò, tuttavia, una requisitoria – così esordisce la Kuliscioff al convegno milanese -. Non è una condanna ad ogni costo dell’altro sesso che le donne domandano; esse aspirano anzi ad ottenere la cooperazione cosciente ed attiva degli uomini migliori, di quanti, essendosi emancipati, almeno in parte, dai sentimenti basati sulla consuetudine, sui pregiudizi e soprattutto sull’egoismo maschile, sono già disposti a riconoscere i giusti motivi che le donne hanno di occupare nella vita un posto degno per averne conquistato il diritto».
Anna Kuliscioff sottolinea che sarebbe semplicistico attribuire la causa della condizione della donna all’egoismo e alla prepotenza maschile. È una condizione complicata e subdola, perché il passare del tempo e l’evoluzione intellettuale e morale dell’uomo ha “trasformato” l’antica condizione di schiavitù della donna ma non l’ha abolita.
Nel 1898, la polizia irrompe a casa di Anna Kuliscioff e Filippo Turati, che era anche la sede e redazione della rivista Critica Sociale, e viene arrestata, in seguito alla repressione per le sommosse dei moti di Milano del 1898, per “aver concertato o stabilito di mutare violentemente la costituzione dello stato, istigando la popolazione alla violenza”. Anna fu condannata a 2 anni di reclusione in carcere. Uscita mette appunto la legge sulla tutela del lavoro minorile e femminile, che viene portata ed approvata in parlamento. Nel 1908 decide di dedicarsi alla lotta per il suffragio femminile, tema su cui aveva avuto dei dubbi, interrogandosi sul valore del voto nella lotta per l’emancipazione della donna. Nel 1911 con il contributo della Kuliscioff nasce il comitato socialista per il suffragio femminile. Ma l’anno successivo il governo Giolitti dice no alle donne, concedendo il voto a tutti i maschi, anche analfabeti, adducendo poi l’analfabetismo femminile come causa della loro esclusione dal voto. Un duro colpo a cui Anna risponde fondando la rivista bimestrale «La Difesa delle Lavoratrici», che dirigerà per due anni. Nel 1914, dopo lo scoppio della guerra, le divergenze politiche con la redazione porteranno Anna Kuliscioff a ritirarsi dall’iniziativa editoriale, sulla quale, però, continuerà sempre a pesare con il suo giudizio. Dopo la fine della guerra e l’avvento del fascismo, la rivista non ebbe vita facile. Chiuse nel 1925, anno della morte di Anna Kuliscioff. Proprio mentre il fascismo si affermava lei si spense. Al suo funerale alcuni fascisti si scagliarono contro le carrozze strappando bandiere, drappi e corone.
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nanarcoticgirl · 3 years
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Vedere tutti quei bellissimi completi, corone di alloro, coriandoli e festeggiamenti per la laurea io mi sento sempre di più una fallita 🙃
Mannaggia a me.
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Corone di alloro per laurea
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comeilsoletramonta · 7 years
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Vado dalla fioraia, l'unica che abbiamo in paese, a sentire se fa le corone di alloro per le lauree. Entro in negozio, non faccio in tempo a dire cosa voglia che lei salta su: "Le coroncine di alloro da laurea, sì certo!". Resto di stucco: si vede così tanto che mi sto per laureare?
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giangig-blog · 7 years
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Lo stupido teorema della scrittura
Perché ho iniziato a scrivere?
Perchè non avevo meglio da fare forse.
Non decidi tu se iniziare a scrivere o meno. E' nel tuo destino.
Ho inziato scrivendo testi per le melodie che componevo.
Pensavo fosse impossibile quando altri musicisti mi dicevano di non riuscire a trovare delle parole per la propria musica e chiedevano a me di farlo. Musica e parole sono fottutamente collegate, come il cuore è collegato al cervello. Senza sentire l'opione di entrambi non potresti prendere una decisione.
Allora scrivevo i miei testi e scrivevo i testi degli altri.
Mi riusciva piuttosto facilmente. Venivano fuori da soli dopo aver ascoltato un paio di accordi.
Ho sempre adorato la musica. Mi ha sempre fottuto la musica.
Ero riuscito a far piacere a molti i miei testi e addirittura un tizio mi pagava affinchè  scrivessi per la sua combricola di talenti che sapeva cantare divinamente, ma non era in grado di scrivere o suonare.
Non me ne fregava un cazzo per chi scrivessi.
Lo facevo e basta.
La maggior parte delle volte mettevo solo parole a caso, poi le rileggevo e magicamente avevano senso.
Probabilmente vado in una sorta di trans agonistica quando scrivo o forse è un modo come un altro per drogarsi ed essere dipende da qualcosa.
Non mi sono mai piaciute le droghe. Le sigarette poi le odio, non trovo il senso pratico nel fumare. Deve essere stata l'invenzione di qualche coglione che si sentiva solo e allora ha deciso di fumare tabacco per cercare compagnia.
Non so se l'ha trovata, sicuramente ora ha un sacco di soldi.
Anche l'alcol mi fa schifo, ma bevo ugualmente. Un singolo individuo deve avere almeno una dipendenza. Io ho quella e le donne. Forse le donne sono la dipendenza peggiore.
Ho sempre pensato che la mia immaginazione sia dovuta a questa fottuta estrema sensibilità che mi ritrovo. Purtroppo riesco a capire le emozioni delle persone che mi circondano solo standogli accanto. Per alcuni è un dono, per me è una condanna.
Semplicemente non me ne frega un cazzo di sapere come stai.
Mi sono fidato di persone sbagliate quando sono entrato nel mondo della musica.
Volevano che scrivessi per loro cose a comando che a me non piacevano. Offuscavano il mio stile. Mi hanno solo fottuto un sacco di soldi che non rivedrò mai.
Non do totalmente la colpa a questi tizi, la maggior parte è mia. Sono stato troppo ingenuo.
Qualche genio, che realmente stimo, ha detto che è praticamente impossibile non apprezzare la puzza della propria merda.
Per me, questa regola non vale. So che la mia merda è un capolavoro, ma non riesco ad essere convinto che profumi.
Forse mi lascio troppo coinvolgere da quello che potrebbe essere il giudizio degli altri.
Sono un cazzo di insicuro in realtà, è questo il mio vero problema.
Faccio finta di dire quello che penso, quando invece uso l'ironia per mascherare le mie paure. Questa cazzo di vita mi fa paura. Non temo la morte, la morte mi è amica, abbiamo parlato diverse volte. La vita mi spaventa.
Allora vado a giro dicendo di essere pazzo. Preferisco che gli altri pensino che sia pazzo. Perchè fa meno male che dire "ho paura".
Voi leggete tutte le mie stronzate, leggete che mando a fanculo tutti o tutte le volgarità che escono dalla mia testa, sappiate che è solo una cazzo di coperta che uso per proteggermi dalle mie paure di merda.
E' come quando devi andare a letto. Spegni la luce ed improvvisamente ti ritrovi circondato dal buio più totale. La paura schizzofrenica ti assale perchè ha il fottuto dubbio su cosa ci sia realmente intorno a te. Allora ti infili subito sotto le coperte e chiudi gli occhi. In quel momento ti senti protetto dalle illusioni che vivono dentro la tua testa. In pochi secondi i tuoi occhi si abitueranno al buio e ti renderai conto che conoscevi perfettamente tutto quello che ti circonda e che non ti spaventa per niente. Perchè è la tua cazzo di camera.
Capite la metafora?
Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo le cose più strane che possano esistere. Questa fottuta testa non mi fa riposare neanche quando dormo. La maggior parte delle mie storie provengono proprio da lì.
Voi, cari lettori, non fate altro che leggere la cronaca confusa dei miei incubi.
Dopo aver iniziato a scrivere canzoni mi sono reso conto che non mi bastava. Allora ho provato a disegnare. Ero bravo da piccolo, mia madre me lo diceva sempre.
Disegnavo pagliacci colorati che avevano uno sguardo folle o teschi che indossano corone spezzate.
Molti credevano fossero disegni infantili di un bambino con grosse potenzialità artistiche. Ma quasi nessuno ha mai capito i messaggi folli e profondi che si nascondevano dietro di loro.
Un paio di quei disegni li ho anche venduti.
Tutta la merda che tocco rimane merda, non riesco ad essere un re Mida.
Non mi bastava neanche disegnare.
Sentivo di dover scrivere racconti o storielle.
Ho iniziato scrivendo cose leggere che parlavano di amore, cose stupide e scontate.
Non ho mai amato i lieto fine. Penso sia stupido far credere che esistano.
Scrivevo, ma avevo uno stile banale. A nessuno piacciono le cose banali.
Allora sono andato in biblioteca. Ho fatto la tessera per prendere in prestito i libri. Comprarli per metterli su una mensola e buttare via soldi, per far vedere che sono una persona che legge o è acculturata non mi è mai interessato.
O come direi io: non me ne fotte un cazzo di farti vedere che so leggere.
Ero diverso da tutti quelli che  frequentavano la biblioteca della mia città.
Di solito ci andavano gli universitari profumati e vestiti per bene con le cartelle ordinate. Sembrava di essere ad una sfilata di moda contemporanea più che in un luogo dove si studia.
Li trovavi alla macchinetta del caffè o fuori a fumare, parlando di come sarà difficile il prossimo esame che dovranno svolgere o di dove potrebbero andare a fare l'aperitivo la sera.
Io ero diverso. Andavo vestito con la tuta e la faccia distrutta per la stanchezza o per il dopo sbornia. Prendevo il libro che mi interessava, ringraziavo la vecchietta che ci lavorava e mi levavo dalle palle. Meno mi guardavano e meglio era.
Tornavo nel negozio dove lavoravo e cominciavo a leggere.
Ho sempre avuto la presunzione di pensare di avere più cultura io che 10 ragazzi presenti in aule universitarie intenti a fare finta di ascoltare il professore di turno.
Molti hanno cultura, altri hanno intelligenza. Se questi due fattori si mischiano diventa un casino.
Lo stesso vale per la stupidità e l'ignoranza.
E' pià facile seguire uno stupido/ignorante che un intelligente/acculturato. La storia è piena di questi esempi. Prendete le elezioni americane del 2016 o il Brexit.
Ma come ho sempre detto, stimo chi vuole prendere una laurea. Io non ho mai avuto le palle di farlo. Sarei stato un ottimo psicolofo.
Come potete notare il minimo comune moltiplicatore è sempre lo stesso: la paura.
Ovviamente, in molti criticano il mio modo di scrivere. Non li biasimo.
Una volta, un tizio mi chiese: "Perchè non fai mai una descrizione dettagliata dei luoghi in cui ti trovi nei tuoi racconti? Tutti gli scrittori lo fanno". Io risposi: "EH?!".
Non ho mai frequentanto corsi di scrittura creativa o avuto professori che mi dicessero "così è sbagliato, devi fare in quest altro modo".
Ho frequentato ragioneria e in quella scuola la cosa più importante erano i numeri, non le lettere.
In realtà facevo schifo anche in matematica. In classe sono sempre stato più occupato a vivere nella mia testa mentre i professori spiegavano. Le mie fantasie erano più interessanti delle loro lezioni.
Dunque non avendo un'istruzione accademica, cerco di ispirarmi a quello che secondo me è il più grande scrittore del 900.  
Non nego che"Storie di ordinaria follia" o "Donne" abbiano segnato profondamente il mio stile.
Ne sono rimasto affascinato dalla prima lettura che ho dato.
Non scimmiotto Bukoswki perchè non ho una mia identità.
Penso solo che rispecchi il mio modo di esprimere concetti o sentimenti.
Considero il vecchio Hank come il maestro che non ho mai avuto.
Andando avanti nel tempo penso di aver trovato un mio personale stile di scrittura.
Via via che si fa pratica si riesce a creare una propria identità.
Ora essenzialemente scrivo per far si che la depressione non prenda il totale controllo su di me. Ho pensato spesso al suicidio e scriverlo mi rende meno autodistruttivo.
E' più una terapia che una passione.
Mi riesce comunque naturale scrivere.
Per me è più facile scrivere che correre.
Non ho le gambe adatte per correre. Sono in grado di camminare velocemente e mi piace farlo, ma non chiedetemi di correre. Non sono in grado.
Invece so usare le mani bene, per quanto penso che la testa lavori da sola.
Anche in questo momento sto solamente facendo in modo che le mie mani riportino ciò che la mia mente pensa. E voi state leggendo le cazzate di un depresso egocentrico con complessi di inferiorità.
Quindi per rispondere alla domanda 'perché hai iniziato a scrivere?', la risposta è: 'scrivo perché è l'unica cazzo di cosa che so fare'.
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tmnotizie · 7 years
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SAN BENEDETTO – “Lauree in Piazza” a San Benedetto del Tronto, mercoledì 19 luglio 2017 alle ore 18.00, i 22 laureandi in Economia Aziendale del corso di laurea triennale dell’Università Politecnica delle Marche verranno proclamati dottori e dottoresse in Piazza Sacconi. Alle 17:30 è prevista la convocazione dei dottori in piazza. Le corone di alloro saranno distribuite gratuitamente prima della cerimonia che avrà inizio alle 18:00. Dopo il benvenuto del Rettore dell’Univpm Sauro Longhi, ci sarà il saluto del sindaco Pasqualino Piunti, l’intervento del Presidente del Consiglio Studentesco Leonardo Archini e poi la consegna delle pergamene con la proclamazione dei laureati e il lancio delle corone.
“La Laurea è un evento speciale- scrive il rettore Sauro Longhi– il primo importante traguardo della Vostra vita dopo un percorso costruito con impegno e determinazione. In Piazza Sacconi mercoledì l’Università e la cittadinanza avranno il piacere e l’orgoglio di condividere questo momento solenne e al tempo stesso di festa con Voi e con le Vostre famiglie. In attesa di congratularmi personalmente con ognuno di Voi, Vi auguro un futuro di generosità e coraggio”.
Sono 510 gli studenti Univpm iscritti a San Benedetto del Tronto dove sono attivi il Corso di laurea triennale di Economia Aziendale e il corso di laurea magistrale di Management pubblico e dei sistemi socio-sanitari. Il Corso di laurea in Economia Aziendale è un corso internazionale con rilascio del doppio titolo e risponde alle esigenze professionali e lavorative del territorio di riferimento.
Soprattutto nel terzo anno si approfondiscono materie per profili professionali nella Gestione d’Impresa, Economia del Territorio e del Turismo. Mentre la Laurea Magistrale di Management pubblico e dei sistemi socio-sanitari  si propone di dare risposte alle nuove e più articolate esigenze del sistema di welfare del nostro paese. I laureati potranno svolgere funzioni manageriali nell’ambito dei Servizi Sociali e Socio-sanitari, delle Aziende Sanitarie e della Pubblica Amministrazione.
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/03/28/nardo-via-belisario-acquaviva/
Nardò, via Belisario Acquaviva
di Armando Polito
                    Spesso mi chiedo se abbia un senso intitolare una via, e il discorso vale per qualsiasi nucleo abitato, dalla frazione alla metropoli,  ad un personaggio che in qualche modo abbia avuto un rapporto con essa, quando la grafia stessa del nome suscita non poche perplessità: emblematico, per restare in casa, per Lecce il caso di via a. da taranto (http://www.fondazioneterradotranto.it/2016/07/06/archita-da-taranto/) e, per restare ancora più in casa …, per Nardò quello di via Scapigliari (http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/10/01/la-scapece-e-una-forse-indebita-illazione-toponomastica/). E se per a. da taranto  c’è forse l’alibi dei troppi secoli trascorsi e per Scapigliari un’idiota esigenza di nobilitazione, per personaggi più recenti come, faccio un solo esempio, Foscolo, avanza l’alibi dell’ignoranza (da non escludere a priori, anzi da sommare a quello del tempo trascorso nei casi appena ricordati …), che assume aspetti macroscopici quando il personaggio in questione ha una duplice fama, nazionale, per così dire, e locale.
In fondo, forse, è meglio così: la lettura sulla targhetta viaria di via Ugo Foscolo non evocherà, distraendolo,  al pedone o all’automobilista il carme Dei sepolcri, propiziando, nel caso in cui l’uno o l’altro passi con il rosso di propria competenza, quel funerale che di regola precede la tumulazione …
Continueremo, così, a dare con gli stessi inconvenienti procedurali un nome alle nuove vie anche con i nomi nuovi che la storia fatalmente ci proporrà, con la stessa logica, in fondo, delle giornate, la cui celebrazione (ormai con soli 365 giorni a disposizione, restano, credo, pochi giorni da dedicare, per cui saremo costretti nel giro di qualche anno ad attribuire due o tre dediche alla stessa giornata …) non è servita certo, almeno fino ad ora, a ridimensionare sensibilmente i problemi connessi con il tema volta per volta celebrato; con la stessa logica delle altre feste che avremmo il dovere di sopprimere  in un empito di responsabile coerenza.
E quanto vale, ritornando al Foscolo, per tante città d’Italia, perché lo stesso non dovrebbe valere per Nardò a proposito di Belisario Acquaviva con la via che reca il suo nome?
Ma io in questo momento sto in casa, comodamente seduto e, perciò, posso permettermi senza correre rischi la distrazione che sto per sottoporre alla vostra attenzione. Spero solo che non mi leggiate mentre guidate o attraversate …
Debbo notare che la lunghezza della via (credo sia la più lunga di Nardò) è congrua al personaggio che, per cominciare con i titoli, fu duca di Nardò dal 1516 al 1528. Di lui mi sono già occupato in http://www.fondazioneterradotranto.it/2016/04/25/ho-scritto-un-libro-ma-non-trovo-il-prefatore/ e quanto sto per dire può essere considerato integrazione di quel post.
Non capita a tutti di essere celebrati quando si è ancora in vita e questo anche ai tempi del nostro Belisario era riservato a personaggi veramente eccezionali, tanto più quando l’autore della celebrazione era, a sua volta, famoso.  E la stessa celebrazione, quand’era in versi1, assumeva, com’è facile intuire, un rilievo tutto particolare. All’esame delle più significative è dedicato questo post.
Camillo Querna, De bello Neapolitano, Sultzbach, Napoli, 1529: Non Aquivivus abest Belisarius, optima pandens/virtutis monimenta suae. Fidissima magni/corda gerens Caroli titulis, discedere numquam/Partenope voluit, tanta est constantia fortis/,et virtus animi, nullo sub tempore pallens (Non manca Belisario Acquaviva, che mostra ottime testimonianze del suo valore. Mostrando fedelissimo affetto alla corona di Carlo mai volle andar via da Napoli, tanto grandi sono la costanza e il coraggio del forte animo, che non impallidiscono in nessuna circostanza). 
Girolamo Carbone (1465-dopo il 1527) in due versi (18-19; li cito dall’edizione dei Carmina curata da P. de Montera, Ricciardi, Napoli, 1935= di un’elegia (carme XXX) indirizzata ad Agostino Nifo: Namque videre iuvat duplici sua tempora fronde,/et Phebi, et Martis, Dux Aquavive, premi (E infatti, duca d’Acquaviva, piace vedere che le sue tempie sono premute da una duplice fronda e di Febo e di Marte).
Giovanni Matteo Toscano, Peplus Italiae, Morelli, Parigi, 1578, p. 42: Quam non Marte minus Musae sint principe dignae,/gentis Aquivivae gloria bina docet./Frater uterque suis cumularunt sceptra tropheis,/
ornavit libris frater uterque suis./Nunc calamo est gravis, ense manus nunc rite colore/tingitur hic rubro, tingitur ille nigro./Classica nunc animos stimulans, nunc barbita mulcent:/quodque caput cassis, mox sua serta tegunt./Duplex ergo tuum gemini decus Adria fratres/nobilitantque sago, nobilitantque toga (Quanto le muse siano degne di Marte non meno che di un principe, lo insegna la duplice gloria della famiglia Acquaviva. Entrambi i fratelli con i loro trofei accrebbero il potere, entrambi i fratelli lo adornarono con i loro libri. Ora la mano è affaticata per la  penna,  ora per la spada e si tinge in questo caso di colore rosso, nell’altro di nero. Ora c’è la tromba che stimola gli animi, ora la cetra che li accarezza: quella testa che gli altri coprono con vari oggetti, subito la  ricoprono le loro corone. Dunque i due fratelli, o Atri, nobilitano il tuo duplice decoro con il sago, lo nobilitano con la toga).
Pietro Gravina (1452/1454-1528 circa) celebrò il valore militare e letterario di Belisario in un epigramma in distici elegiaci tramandatoci da Giammaria Mazzucchelli in Gli scrittori d’Italia, Bossini, Brescia, 1753, volume I, parte I, p. 121: Qui populis dare iura suis non destitit umquam/qui Patriae toties profuit ore potens,/non minus aeratas ductando in proelia turmas, /fortiter austerum Martis obivit opus,/Palladis amplexus Numen veniente senecta,/ipse docet, quales convenit esse Duces (Colui che mai desistette dal dare diritti alle sue genti, che con la forza della sua voce giovò tante volte alla patria, non di meno guidando nei combattimenti le schiere armate con forza andò incontro alle severe fatiche di Marte, dopo avere abbracciato al sopraggiungere della vecchiaia la divinità di Pallade, proprio lui  insegna quali condottieri conviene essere).
Jacopo Sannazzaro (1457-1530), Epigrammi, II, XXXVIII:
De lauro ad Neritonorum ducem
Illa Deum laetis olim gestata triumphis,/claraque Phoebaeae laurus honore comae,/iampridem male culta, novos emittere ramos,/iampridem baccas edere desierat./Nunc lacrimis adiuta tuis revirescit; et omne/frondiferum spirans implet odore nemus./Sed nec eam lacrimae tantum iuvere perennes;/quantum mansuro carmine quod colitur./Hoc debent, Aquivive, Duces tibi debet et ipse Phoebus; nam per te laurea silva viret  
(Intorno alloro al duca di Nardò
Quell’alloro un tempo recato ai trionfi lieti degli dei e famoso per l’onore della chioma di Febo, già da prima mal coltivato aveva smesso di emettere nuovi rami, già da tempo di produrre bacche. Ora aiutato dalle tue lacrime rinverdisce e respirando riempie di  profumo ogni frondoso bosco. Ma ad esso non giovarono tanto le perenni lacrime quanto ciò che viene onorato da un canto destinato a rimanere. Questo ti devono, o Acquaviva, i condottieri  e lo stesso Febo; infatti grazie a te verdeggia la selva d’alloro).
Ecco cosa scrive Giovanni Bernardino Tafuri in Istoria degli scrittori nati nel regno di Napoli, Mosca, Napoli, 1748, v. II, pp. 53-54: Il celebre Belisario Acquaviva, uno degli assidui, e dotti Accademici dell’Accademia del Pontano nel 1506, ne fondò una in Nardò sotto il titolo del Lauro, la quale, e per gl’insigni Personaggi, che la componevano, e per la condizione de’ versi, e degli eruditi Ragionamenti, co’ quali era coltivata, si rendè chiara, e rinomata in quella Stagione, onde Jacopo Sannazzaro ebbe co’ seguenti versi a lodare l’Acquaviva fondatore della medesima …  
Osservo che, seguendo pedissequamente il Tafuri, la storiografia successiva ha attribuito a Belisario la fondazione delle neretina Accademia del lauro. Appare, però, strano  che di un’accademia presumibilmente vissuta fino alla morte del suo fondatore, dunque per ben ventidue anni, non resti cenno alcuno nei contemporanei (a parte quello,  presunto, del Sannazzaro), mentre minore peso avrebbe senz’altro il fatto che nessuna testimonianza esista né manoscritta, né a stampa (per quest’ultima, però, con uno sponsor come Belisario quale ostacolo economico sarebbe stato invalicabile? …), di una produzione, anche in versi, che, secondo l’affermazione del Tafuri, sarebbe stata ragguardevole?
E la dedica del Sannazzaro, allora? A nessuno è venuto il dubbio che il lauro, che compare fin dal titolo, non contenga riferimento  alcuno ad un’accademia, ma sia proprio l’albero in radici, rami, tronco e foglie (se fosse stato un animale avrei detto in carne ed ossa …) da sempre simbolo della poesia? E che, dunque, il Sannazzaro celebri Belisario non come fondatore di un’accademia ma come ispiratore di poesia (scritta da altri) con le sue gesta militari e pure con i suoi trattati?
E con questo ennesimo dubbio suscitato dalla storiografia tafuriana quando essa, come troppe volte succede, non è suffragata da uno straccio di fonte o, come nel nostro caso, è supportata da una discutibilissima interpretazione dell’unica esistente (per non parlare di quelle truffaldinamente  inventate …), chiudo con via Belisario Acquaviva ma lascio aperto un sentiero, sia pur debolmente tracciato, per chi vorrà approfondire …
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1 Per quanto riguarda, invece la prosa, oltre a quanto riportato nel post citato all’inizio, mi sembra doveroso informare il lettore che Antonio De Ferrariis detto il Galateo gli dedicò l’opera Argonautica de Hierosolymitana peregrinatione dichiarando espressamente all’inizio: Nos somniamus quotidie Argonautica. Tu Dux nostre eris Iason … (Noi sogniamo ogni giorno le Argonautiche. Tu, nostra guida, sarai Giasone …).
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coronedilaurea · 3 years
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"Se tu segui tua stella, non puoi fallire a glorioso porto, se ben m'accorsi nella vita bella".
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