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#devianza
autunnocaldissimo · 2 years
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Penso sia una devianza il credere ancora e ancora che capitalismo, ideologie, liberalismo, democrazia, riforme, partiti e potrei continuare (tutti funzionali al primo elencato) possano davvero essere una soluzione al momento storico ed epocale in cui viviamo
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contrastingsouls · 1 year
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Le persone diventano cattive generalmente per tre motivi: devianza, pessima educazione o sofferenza.
E di quest'ultima, ne siamo circondati.
M. Baldinelli
(XV/XII/XXII)
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gregor-samsung · 2 years
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“ Ada, la bambinaia di Marco, non dette, a dire il vero, segni di una vera e propria pazzia. Ogni tanto se ne andava senza salutare i padroni e rimaneva lontano intere settimane. Un giorno, proprio nel mezzo della cucina, preso Marco, che era ancora in gonnellino, lo lanciò in alto verso il soffitto lasciandolo cadere senza riprenderlo a tempo. Per poco il bimbo non morì di colpo. Quando Marco fu più grande, Ada, che era rimasta nella casa come donna di servizio, lo divertì leggendogli libri d'avventure e raccontandogli fatti meravigliosi. Fu lei a narrargli la storia di suo fratello Ardito, l'altro pazzo. Ardito era fuggito di casa quando il padre era ancora in vita, e aveva girato il mondo. Perfino in Africa e a Pechino, era stato. Portava sul corpo le testimonianze del suo eterno vagabondare : tatuaggi raffiguranti draghi, case, palazzi, negri e cinesi. In verità Ardito era uno di quegli avventurieri creati, come spesso accade, dalla immaginazione dei concittadini e le sue avventure si riducevano a parecchie truffe, le sue peregrinazioni alle conseguenti permanenze in carcere. Marco però se lo era raffigurato quale glielo aveva descritto Ada : bizzarro viaggiatore col corpo dipinto come un pappagallo. Quando Marco andò ad abitare in città dai nonni, nella casa dei pazzi viveva soltanto la vecchia madre. Cercò di sapere dove fossero Ada, che si era licenziata da due anni e che non aveva più veduta, e Ardito, ma nessuno, neppure la loro madre, lo sapeva. Fantasticò a lungo su questa misteriosa, lontananza. Parlava spesso di Ada e di Ardito anche con la mamma ed essa gli raccontava di loro cose a lui sconosciute. Un giorno mentre si divertiva in giardino vide nel profondo e piccolo cortile dei pazzi un uomo ancor giovane, vestito dei soli pantaloni di tela e sdraiato in terra a prendere il fresco ; aveva la pelle del torace bruna con le più strane figure. Non c'era alcun dubbio : quel giovane era Ardito. Marco cominciò ad osservarlo attentamente, incuriosito : poteva infine conoscere la persona che, più di ogni altra, aveva occupato e occupava i suoi pensieri. A un tratto Ardito balzò in piedi e, rapidamente, arrampicandosi su per il muro, arrivò all'altezza del giardino, a pochi metri da Marco. Il ragazzo scoprì sul suo dorso il disegno di un lungo pugnale. Ardito ripiombò nel cortile e si sdraiò di nuovo in terra. Egli era stato veramente il protagonista delle innumerevoli avventure narrate da Ada ; la sua prodigiosa agilità e la figura del pugnale sembrarono a Marco le prove più certe. Però egli n'ebbe una pungente paura. La notte Ardito apparve costantemente in un sogno in cui si tentava di rapirgli la mamma. Da quella sera, prima di andare a letto, volle accertarsi che la porta del giardino fosse bene sprangata. “
Romano Bilenchi, Dino e altri racconti, Vallecchi editore, Firenze, giugno 1944²; pp. 58-61.
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divulgatoriseriali · 4 months
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Monografie seriali: Ezzedine sebai, il serial killer delle vecchiette
Ben Mohammed Ezzedine Sebai, noto come il serial killer delle vecchiette, fu un serial killer disorganizzato, alcolista edonista sessuale. Nato in Tunisia e immigrato in Italia, è noto come il serial killer delle vecchiette. Fatti ed eventi che lo contraddistinguono descrivono l’infanzia di un bambino dal carattere recalcitrante, indesiderato e stigmatizzato, allevato tra violenza e abusi, dalla…
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isabeil · 1 year
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L'omofobia, la misoginia, il maschilismo, la xenofobia, il razzismo e lo schiavismo, sono forme di discriminazione, di pregiudizio, spesso legate a ideologie e gruppi di destra, ma non possono essere considerati "valori" in senso positivo.
Il razzismo non è un'opinione, ma odio irrazionale, senza alcun motivo logico, che crea disagio e difficoltà sociali in chi ne viene investito (chi è considerato 'inferiore'). È necessaria una norma che porti il Paese a comportamenti Civili e abbassi i conflitti sociali.
Il razzismo, poiché odio irrazionale, rappresenta la prova inconfutabile di essere cresciuti in un ambiente familiare, genitoriale, sociale, disfunzionale. Tale psicosi può essere superata soltanto tramite corretto trattamento sanitario, rivolgendosi ad un buon psicologo.
L'Italia è un Paese omofobo, misogino, maschilista, xenofobo, razzista; questa inciviltà è direttamente collegata all'educazione cattolica, poiché essa fa apologia di tali disvalori, producendo politicamente usi, costumi, norme che fomentano, volontariamente, attrito sociale.
È la setta cristiana ad impedire, in Italia, il matrimonio di persone dello stesso sesso. Il principio 'ognuno è libero' per tale setta di stregoni non è concepibile, quanto per gli ignoranti che corrono dietro a tali stregoni.
Il grosso problema oggettivo di un conservatore è che nella sua vita l'unica realtà che ha visto va dalla porta di casa sua alla porta della chiesa, e tutto ciò che vede di 'strano' non lo comprende - e lo etichetta come 'devianza', perché è un Ignorante.
Sono i conservatori, i tradizionalisti, a dividere le persone in modo binario (solo maschi e femmine eterosessuali), per convinzioni religiose (superstizione, cialtroneria).
L'omosessualità rientra pienamente nelle regole dell'attrazione, della nostra specie umana; sappiamo che scientificamente si può nascere omosessuali, essere attratti da persone che sono dello stesso sesso e desiderare anche la maternità - esattamente quanto un eterosessuale.
Siamo un Paese laico; nonostante ciò, subiamo un'invasione religiosa anche nel modo in cui sono concepite le norme sulla famiglia. Come in passato, i conservatori, poiché Ignoranti, 'puntano i piedi', con immotivato timore, creando mostri e ghetti: fomentando odio sociale.
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guidosaraceni · 2 years
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Considero devianza
Considero devianza la carbonara con la panna, la birra piccola, “il dolce non lo prendo, assaggio il tuo”. Considero devianza la pizza con l’ananas, la nutella light, il parmigiano sulla pasta col tonno. Considero devianza lo spoiler a tradimento, il tentativo di parlare a qualcuno che si è appena svegliato, i vocali che superano i tre minuti. Considero devianza “scrivi amen e condividi”, le…
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xenomorfoalieno · 2 years
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LA DEVIANZA
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dominousworld · 2 years
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AI DEVIATI, AI DEVIANTI, E AI SOSTENITORI DELLA DEVIANZA
a cura di Patrizia Cordioli In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del…
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istruireilfuturo · 2 years
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La lingua fascista batte dove il dente duole
La lingua fascista batte dove il dente duole
La storia ci ha insegnato che, pur avendone già fatto esperienza, non si ha mai la garanzia di poter riuscire a prevedere un determinato esito, soprattutto se l’esperienza è lontana nel tempo. Questo è vero soprattutto per quelle società che rischiano l’analfabetismo democratico perché non hanno saputo mantenere efficiente la memoria di fatti accaduti molto tempo addietro, in modo particolare per…
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falcemartello · 8 months
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IL CONCETTO DI NORMALITÀ (aspetto giuridico)
Leggendo i commenti pubblici e nei social sul libro di Vannacci ho capito che esiste un equivoco di fondo sul concetto di normalità e del suo contrario.
La quasi totalità delle persone utilizza un concetto "clinico" del termine, abbandonato peraltro dagli stessi psichiatri.
Secondo questo canone la normalità è la sanità e il comportamento socialmente approvato, mentre il suo opposto sarebbe la malattia, ovvero la devianza.
Questo concetto ha una valutazione morale intrinseca e perciò non è più usato.
I giuristi, che per lavoro devono definire i concetti per poterli applicare, un po' come dei filosofi, ma più pratici 😉, hanno da secoli trovato una definizione che viene normalmente applicata, ad esempio per definire una presunzione giuridicamente rilevante: la normalità è l' "id quod plerumque accidit, ovvero "quello che di solito accade".
Questa definizione non ha valenza morale e il suo contrario è ciò che accade raramente, ovvero la particolarità, l'eccezione.
Messa in questi termini tutta la questione della "non normalità" di chi ha comportamenti sociali o sessuali diversi viene ricondotta a un semplice fatto statistico: generalmente un uomo è attratto da una donna e viceversa, questo è l'id quod plerumque accidit e non può essere messo in discussione. Ogni pulsione diversa è particolare, eccezionale, il che non dà ad essa alcuno stigma.
Dire pertanto che gli lgbtq+ non siano "normali" è una semplice constatazione, perché semplicemente non sono l'id quod plerumque accidit, ciò che di solito accade. Questo in una società "normale" non rende "speciali" né gli uni, né gli altri, nel senso di avere diritto a privilegi o trattamenti di favore, cosa che invece paradossalmente accade attualmente per chi è particolare.
Io credo che il senso di ciò che ha voluto dire Vannacci sia questo. E per me non ha così torto.
(Luigi Pecchioli)
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criptochecca · 6 days
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«La diffusione sistematica della violenza ha determinato anche negli stessi detenuti la maturazione di un’idea di normalità della stessa».
Talmente “normale” che in previsione del prossimo pestaggio i ragazzi mettevano in atto le solite “misure preventive”. «Ci eravamo coperti con tanti vestiti a strati perché così avremmo sentito meno le botte».
Il sistema di tortura era talmente “normale” da aver destinato alcune celle ai pestaggi più violenti; erano senza telecamere interne, di modo che non potesse restarne traccia video (avevano capito, dopo Santa Maria Capua Vetere, che quelle fornivano “prove”).
Una notte «mi hanno svegliato e mi hanno picchiato mentre ero in cella con un altro, mi hanno portato giù in una stanza singola e lì mi hanno ancora picchiato in faccia, sul naso, che mi faceva tanto male. Mentre mi picchiavano dicevano ‘sei venuto ieri…e fai così, sei un bastardo, sei un arabo zingaro’».
Un concentrato di sadismo e razzismo, che sintetizza un fondo “ideologico” comune a molti corpi militari o assimilati. E pure a diversi partiti politici, immaginate quali…
[...]
I difensori istituzionali dei presunti “tutori dell’ordine” hanno immediatamente imbracciato il mitra retorico che riduce scandali del genere a responsabilità individuale o di gruppo di “poche mele marce”.
Noi ci limitiamo a constatare che solo negli ultimi due anni abbiamo avuto episodi come quello di Santa Maria Capua Vetere, dove i video delle telecamere mostrano che tutto il personale del carcere partecipava ai pestaggi, distinguendosi individualmente solo per il dosaggio di violenza o entusiasmo partecipativo.
Molto più grave quello che è avvenuto a Modena, in piena pandemia, quando ben nove detenuti sono morti in circostanze mai chiarite e anzi frettolosamente derubricate a “overdose di farmaci”. In quel caso le telecamere interne erano state tutte spente e gli agenti hanno avuto piena libertà di azione. Niente prove, se non le testimonianze dei detenuti sopravvissuti, praticamente identiche a quelle dei ragazzi del Beccaria, ma considerate in quel caso dai magistrati come “poco credibili”.
Il rapporto dell’associazione Antigone ricorda che nel 2023 sono state almeno 70 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto di pena. Nei primi mesi del 2024, almeno 30. “Almeno” – sottolinea l’associazione – perché numerosi sono i decessi con cause ancora da accertare, tra i quali potrebbero quindi celarsi altri casi di suicidio. Seppur in calo rispetto all’anno precedente, i 70 suicidi del 2023 rappresentano un numero elevato rispetto al passato. Il più elevato dopo quello del 2022. Guardando agli ultimi trent’anni, solo una volta si è andati vicini a questa cifra con 69 suicidi nel 2001”.
Tra le cause dei tanti suicidi si fa spesso riferimento al sovraffollamento, ma poche volte si menziona il clima di terrore e violenza con cui vengono gestite tutte le carceri di questo paese. E sembra davvero incredibile che gli “spazi ristretti” siano giustamente considerati come una causa di depressione, mentre la frequenza dei pestaggi e la sensazione di essere in balia di torturatori sarebbero praticamente ininfluenti.
Eppure anche l’induzione al suicidio è un reato, no?
Lo “sfondo ideologico”, come si può notare, è quello ben noto di un “liberismo” che colpevolizza la povertà e l’emarginazione sociale, massimamente sugli immigrati. Un liberismo che affida poi la “gestione concreta” della presunta “devianza” alla disinvolta capacità di un personale “fascista nell’anima” di praticare la violenza ad libitum. Al riparo da sguardi indiscreti.
Tortura, omicidio, violenza sessuale. Nulla viene escluso. E’ il tenore della “guerra interna”, che riflette il clima di quella esterna, che è “nell’aria”. Dal Beccaria a Gaza.
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massimoognibene · 2 years
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- Sofia, nascere è una devianza?
- Nascere è un inconveniente, Paolo. Nascere e diventare fascisti è una devianza.
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palmiz · 2 years
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Adesso hanno pure gli sponsor ben collusi, hanno un simbolo e dei nomi. non è solo per caccia di voti.
"Quando il rispetto dei politically corrects supera se stessi e diventa OSSESSIONE, anche il crimine più odioso trova una collocazione culturalmente accettabile nell'immaginario comune.
Pur di ottenere voti anche la "politica radical sick" strizzando l'occhio si è rivolta a questo genere di devianza criminale conoscendo a fondo l'alta percentuale di utenti.
Stiamo vivendo un medio evo oscurantista contemporaneo peggiore del precedente.'
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Oggi la si chiama "resilienza", una volta la si chiamava "forza d´animo", Platone la nominava "tymoidés" e indicava la sua sede nel cuore.
Il cuore è l´espressione metaforica del "sentimento", una parola dove ancora risuona la platonica "tymoidés".Il sentimento non è languore, non è malcelata malinconia, non è struggimento dell´anima, non è sconsolato abbandono. Il sentimento è forza. Quella forza che riconosciamo al fondo di ogni decisione quando, dopo aver analizzato tutti i pro e i contro che le argomentazioni razionali dispiegano, si decide, perché in una scelta piuttosto che in un´altra ci si sente a casa. E guai a imboccare, per convenienza o per debolezza, una scelta che non è la nostra, guai a essere stranieri nella propria vita.
La forza d´animo, che è poi la forza del sentimento, ci difende da questa estraneità, ci fa sentire a casa, presso di noi. Qui è la salute. Una sorta di coincidenza di noi con noi stessi, che ci evita tutti quegli "altrove" della vita che non ci appartengono e che spesso imbocchiamo perché altri, da cui pensiamo dipenda la nostra vita, semplicemente ce lo chiedono, e noi non sappiamo dire di no.
Il bisogno di essere accettati e il desiderio di essere amati ci fanno percorrere strade che il nostro sentimento ci fa avvertire come non nostre, e così l´animo si indebolisce e si ripiega su se stesso nell´inutile fatica di compiacere agli altri. Alla fine l´anima si ammala, perché la malattia, lo sappiamo tutti, è una metafora, la metafora della devianza dal sentiero della nostra vita. Bisogna essere se stessi, assolutamente se stessi.
Questa è la forza d´animo. Ma per essere se stessi occorre accogliere a braccia aperte la nostra ombra. Che è poi ciò che di noi stessi rifiutiamo.
Quella parte oscura che, quando qualcuno ce la sfiora, ci sentiamo "punti nel vivo". Perché l´ombra è viva e vuole essere accolta. Anche un quadro senza ombra non ci dà le sue figure. Accolta, l´ombra cede la sua forza.
Cessa la guerra tra noi e noi stessi. Siamo in grado di dire a noi stessi:
"Ebbene sì, sono anche questo". Ed è la pace così raggiunta a darci la forza d´animo e la capacità di guardare in faccia il dolore senza illusorie vie di fuga.
"Tutto quello che non mi fa morire, mi rende più forte", scrive Nietzsche.
Ma allora bisogna attraversare e non evitare le terre seminate di dolore.
Quello proprio, quello altrui. Perché il dolore appartiene alla vita allo stesso titolo della felicità. Non il dolore come caparra della vita eterna, ma il dolore come inevitabile contrappunto della vita, come fatica del quotidiano, come oscurità dello sguardo che non vede via d´uscita. Eppure la cerca, perché sa che il buio della notte non è l´unico colore del cielo.
Di forza d´animo abbiamo bisogno soprattutto oggi perché non siamo più sostenuti da una tradizione, perché si sono rotte le tavole dove erano incise le leggi della morale, perché si è smarrito il senso dell´esistenza e incerta s´è fatta la sua direzione. La storia non racconta più la vita dei nostri padri, e la parola che rivolgiamo ai figli è insicura e incerta.
Gli sguardi si incontrano solo per evitarsi. Siamo persino riconoscenti al ritmo del lavoro settimanale che giustifica l´abituale lontananza dalla nostra vita. E a quel lavoro ci attacchiamo come naufraghi che attendono qualcosa o qualcuno che li traghetti, perché il mare è minaccioso, anche quando il suo aspetto è trasognato.
Passiamo così il tempo della nostra vita, senza sentimento, senza nobiltà, confusi tra i piccoli uomini a cui basta, secondo Nietzsche: "Una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute".
Perché ormai della vita abbiamo solo una concezione quantitativa. Vivere a lungo è diventato il nostro ideale. Il "come" non ci riguarda più, perché il contatto con noi stessi s´è perso nel rumore del mondo.
Passioncelle generiche sfiorano le nostre anime assopite. Ma non le risvegliano. Non hanno forza. Sono state acquietate da quell´ideale di vita che viene spacciato per equilibrio, buona educazione. E invece è sonno, dimenticanza di sé. Nulla del coraggio del navigante che, lasciata la terra che era solo terra di protezione, non si lascia prendere dalla nostalgia, ma incoraggia il suo cuore. Il cuore non come languido contraltare della ragione, ma come sua forza, sua animazione, affinché le idee divengano attive e facciano storia. Una storia più soddisfacente.
Umberto Galimberti
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abr · 1 year
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Libertà
Il concetto di LIBERTA' moderno si plasma in Occidente, dal Cristianesimo: la Buon Novella è che ci si può Salvare davvero ma solo uno a uno, non come "popolo ebraico"; non basta neppure la Sottomissione, ciò che salva uno e non l'altro non è il Karma o il Fato ma la Volontà INDIVIDUALE. Dopo questo abbrivio il concetto viene ulteriormente forgiato, nutre e si nutre, sempre in Occidente, con lo sviluppo dell'analisi Razionale Scientifica in PLURIME direzioni (Libertà di Pensiero).
Facciamo un esempio: Libertà in Occidente è, per un feticista dei tacchi alti, trovare una esibizionista di scarpe e ingaggiarsi reciprocamente in uno scambio VOLONTARIO PRIVATO mutualmente soddisfacente; la Comunità di cui fanno parte rispetta la loro libertà, non perché sian tutti feticisti omologati uguali o perché il feticismo sia considerato "buono", ma per RISPETTO DELLE SACRE SCELTE INDIVIDUALI.
Questo nella misura in cui il singolo non tenti di esibire o peggio imporre il suo gusto a chi non ne voglia sapere ("leave me alone" bidirezionale). Il pre-requisito per la libertà di tutti e ognuno infatti è il rispetto formale e sostanziale di usi costumi e tradizioni della Comunità di cui si fa parte, se Occidentale cioè avanzata: è il rispetto ai genitori e agli Anziani, è ciò che ci plasma, che ci ha portato dove siamo, è il punto di partenza. Tutto il resto è fatto privato nostro, nessuno lo può sindacare. Cade quindi l'ipocrisia bigotta: non si finge, ognuno sa che ognuno si fa i fatti propri e nel contempo rispetta la tradizione gli usi e costumi generali, le regole condivise, perché gli conviene, gli han portato frutti, benessere, opportunità.
Prima il nazifasciocomunismo socialista, oggi il wokismo affirmative social benecomunista han tentato e stanno indefessamente tentando di svellere tutto questo. Non a caso il primo bersaglio è la RADICE DI TUTTO cioè il Cristianesimo e la sua realizzazione pratica cioè la Civiltà Occidentale.
Secondo tali aggressori, la libertà individuale come sopra descritta è una illusione o peggio, è un inganno per giustificare i privilegi di pochi. La vera libertà si può perseguire solo in modo collettivo.
In tal modo, sentili bene, anche chi ha il potere sarà obbligato a esercitare il suo ruolo in conformità al "sistema" (regole e valori) che vale indistintamente uguale identico per tutti, quindi nemmen loro saranno individualmente perniciosamente "liberi" fuori da quanto concesso a tutti. Peccato che in cambio chi comanda ricavi privilegi e benessere, si faccia ELITE assieme a chi li serve e compiace: quindi si rimpiomba nell'inganno del PRIVILEGIO che si voleva eradicare - ma questo è solo uno sfortunato dettaglio.
Nel benecomunsimo woke, bigotti ipocriti son tenuti ad esserlo tutti: tutti DEVONO Credere nel medesimo set di valori e regole, la devianza è malattia mentale o crimine. Mal comune, mezzo gaudio: la massa gode tantissmo a veder puniti "i troppo furbi".
Il prerequisito del benecomunismo wokista è SPOGLIARSI DI TUTTO ("non avrai nulla, nemmeno la privacy perché tutto va esibito, e sarai felice"), consegnandolo alla "società" qualunque cosa essa sia. Ricorda l'ingresso ai campi di concentramento: l'individuo consegna tutto quello che gli resta, anche i capelli e i denti d'oro ed entra nudo, FINALMENTE UGUALE col suo barcode stampato sul braccio, per realizzarsi collettivamente "nel lavoro che rende liberi".
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lisia81 · 3 months
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Gennaio 2024
Se dovessi dare un titolo dramoso a questo mese sarebbe BL Koreano. Tra film(che poi sono drama uniti) e drama ne ho visti 7.
Credo di aver soddisfatto per tutto l’anno il mio interesse su questo settore o forse no
Che devo dire. Capisco chi lo guarda, sono dolcissimi, hanno una tenerezza che spesso non trovi nei drama classici.
Mi è piaciuto che la società consideri normale l’amore tra due uomini. L’importante è volersi bene.
Una cosa però non è che mi è andata tanto giù. Ogni storia parte da un trauma psicologico. Come se quello fosse la giustificazione della “devianza”.
E non capisco se sia un escamotage o un modo di pensare diffuso.
Per il resto ci sono dei dramma che mi sono piaciuti di più, drammi con storie banalissime, drammi che mi hanno fatto piangere, drami che mi hanno fatto discutere con @dilebe06 più della lunghezza del drama stesso 🤣
E comunque A shoulder to cry mi rimarrà nella testa per un bel po.
Per quello che poteva essere e non è stato, per quello che, per motivi oscuri lo hanno ridotto ad essere. Per il bullismo, l’autolesionismo, la semplice parola che ti può cambiare la vita. Per come questi argomenti potevano con una puntata in più essere gestiti meglio.
Spoiler
Ho odiato letteralmente l’ultima puntata per come è stata girata. Non mi è mancato il bacio come a molti, ma l’atteggiamento che hanno fatto avere ai due lead. Se mi piazzi temporalmente questa puntata subito dopo il loro ri avvicinamento ci sta il timore, timidezza e imbarazzo, il rapportarsi in una nuova maniera. Se me la piazzi dopo altri 2 anni e’ priva di ogni senso logico.
Vuoi non fargli avere troppi contatti fisici perché nella realtà sono idol dello stesso gruppo? Mi sta bene, sfumi e lasci intendere. L’immaginazione a volte è meglio di 100 fotogrammi. Non me li mostri così. Quando specialmente al liceo avevano da amico tutta un altra intesa.
Era allora meglio fermarsi alla puntata precedente. O usarla quello spazio per sviluppare meglio alcune tematiche.
Comunque, In ordine di bellezza:
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