Tumgik
#diritto processuale civile
likarotarublogger · 2 years
Text
Tumblr media
Avv. Prof. Giovanni Bonato uno dei pochissimi avvocati italiani cassazionisti che è anche avvocato in Brasile e che si occupa di cittadinanza italiana per brasiliani.
Tumblr media
Formazione accademica Laurea in Giurisprudenza con lode nel 2001 presso l'Università La Sapienza di Roma. Ha superato l'esame per l'esercizio della professione forense in Italia (2004), in Francia (2012) e in Brasile (2018). Ha conseguito il dottorato di ricerca in diritto processuale civile nel 2007 presso l'Università La Sapienza di Roma e l'Università di Parigi. Attualmente è professore di ruolo in diritto processuale e comparato presso l'Università di Parigi Nanterre. Visiting professor in varie Università brasiliane, tra cui l'Università di San Paolo - USP.
Tumblr media
Indirizzo dell'uffici: Avenida Augusto de Lima, 1800, Barro Preto, Belo Horizonte - MG, Cep: 30190-916, sala 1803.
Tumblr media
BELO HORIZONTE . BRASILE
La nostra più grande differenza è avere il Prof. Avv. Giovanni Bonato, italiano, avvocato con piena e indipendente attuazione in Italia e Brasile, che partecipa dall'inizio alla fine del tuo processo, offrendo sicurezza per te e per i tuoi familiari. Abbiamo uffici in Brasile in San Paolo e Belo Horizonte, a Roma in Italia e a Parigi in Francia, fornendo un servizio dedicato, serio e affidabile per ottenere la cittadinanza italiana.
Tumblr media
ROMA.ITALIA
Tumblr media
PARIGI. FRANCIA
Tumblr media
SAN PAOLO. BRASILE.
Tumblr media
BELO HORIZONTE. BRASILE
Tumblr media
Belo Horizonte è una città brasiliana, la capitale dello stato di Minas Gerais. La sua popolazione stimata dall'IBGE per il 1 luglio 2021 era di 2.530.701 abitanti,[4] essendo il sesto comune più popoloso del paese, il terzo nella regione sud-est e il primo nel suo stato.[8] Con una superficie di circa 331 km², ha una geografia diversificata, con colline e pianure. Con una distanza di 716 chilometri da Brasilia, è la seconda capitale dello stato più vicina alla capitale federale, dopo Goiânia.
Tumblr media Tumblr media
Belo Horizonte, Brasile città dove il nostro connazionale Avv. Prof. Giovanni Bonato tra lavoro e l'amore ha scelto di vivere qui insieme alla sua bellissima famiglia.
Tumblr media Tumblr media
Avv. Prof. Giovanni Bonato, nato a Roma, trasferito per lavoro a Belo Horizonte, in Brasile, dopo poco ha trovato la sua anima gemella che ora è sua moglie, la dottoressa di chirurgia plastica Melissa Queiroz, insieme al bellissimo bambino Leonardo, che è il frutto del loro amore.
youtube
Per contattare avv. prof Giovanni Bonato :
Telefono :005511959177209
Tumblr media
Famiglia Bonato & Queiroz.
Tumblr media
Avv.Prof Giovanni Bonato la sua moglie Dottoressa Melissa Queiroz insieme alla fashion blogger Elena Rodica Rotrau
L'articolo di @elenarodicarotaru-blog @likarotarublogger
4 notes · View notes
Note
Diritto processuale civile
concordo, fa più paura il tuo!
2 notes · View notes
notiziariofinanziario · 6 months
Text
Manna dal cielo per i conti di Telecom Italia
Tumblr media
Telecom Italia si ritrova con un miliardo di euro in più senza senza colpo ferire. In realtà è una storia giuridicamente poco edificante che dice moltissimo del sistema legislativo italiano, con una figuraccia anche della giustizia amministrativa, in testa il Consiglio di Stato. La corte d’appello del tribunale civile di Roma ha dato ragione all’ex monopolista sui canoni di licenza per l’anno 1998 indebitamente versati al ministero dell’Economia e che ora si vedrà restituire: 528 milioni di euro, più interessi e conguagli che dovrebbero portare la cifra finale a circa un miliardo di euro (più spese legali che partono da 550mila euro). A pagare sarà la Presidenza del Consiglio dei ministricostituita in giudizio e difesa dall’avvocatura di Stato. La notizia, anticipata da Bloomberg nel tardo pomeriggio, ha fatto schizzare il titolo di Tim in Borsa che ha chiuso con un rialzo del 5,19% dopo settimane di passione e crolli innescati dal nuovo piano industriale che prevede la cessione della rete al fondo Usa Kkr. Un piano non proprio gradito al mercato visto che i livelli di debito che resteranno più elevati del previsto. Palazzo Chigi ha annunciato ricorso e la richiesta di sospendere il pagamento, che è subito esecutivo. La vicenda processuale è un vero gioco dell’oca durato 25 anni ed è una delle prime volte in cui viene condannata la presidenza del Consiglio dei ministri per una sentenza del Consiglio di Stato considerata errata. Nel 1998 l’allora Telecom si vede costretta a versare il canone di licenza (386 milioni per Telecom Italia e 143 milioni di euro per l’ex Tim, oltre agli interessi) a causa di norme nazionali che avevano prorogato l’obbligo di pagamento di un anno nonostante una direttiva Europea del ’97 lo avesse annullato a seguito della liberalizzazione del settore. Tim ricorre al Tar del Lazio, che rimanda la questione alla Corte di Giustizia europea che – siamo già arrivati a febbraio 2008 – gli dà ragione visto che la direttiva ha eliminato il canone. Il Tar però ignora la decisione e dà ragione al Tesoro: il canone va versato. Tim fa di nuovo ricorso ma il Consiglio di Stato nel 2009 dà ragione al Tar e conferma la sentenza. Sul fronte amministrativo il caso si chiude. A quel punto il colosso si rivolge al tribunale civile chiedendo mezzo miliardo di danni a Palazzo Chigi per “violazione manifesta del diritto comunitario dei magistrati del Consiglio di Stato”, ai sensi della legge 117 del 1998. A quel punto parte il vaglio di ammissibilità per valutare la competenza del tribunale di Roma a decidere sulla questione. Il tribunale prima dichiara inammissibile la domanda di Tim, poi in appello la decisione viene ribaltata e quindi il ricorso diventa ammissibile. A marzo 2015 però arriva l’ennesima giravolta e la sentenza di primo grado dichiara la domanda della società inammissibile. Tutto finito? Nemmeno per sogno perché Tim fa ricorso: la decisione era attesa per il 2 aprile 2019, invece è stata rinviata di anno in anno fino ad oggi, quando la Corte d’appello di Roma ha dato ragione a Tim: quei soldi non erano dovuti. La sentenza parla di “macroscopicità della avvenuta violazione del diritto comunitario”. I giudici della Corte scrivono che “i termini della prospettata violazione ad avviso di questa Corte paiono come detto integrare addirittura una ‘negligenza inescusabile’ tenuto conto del grado di chiarezza delle norme violate, della esistenza di una giurisprudenza della Corte di Giustizia che ha chiarito la illegittimità degli oneri pecuniari quali il canone concessorio”. Tutto questo a 25 anni dai fatti contestati. Come detto, Palazzo Chigi in una nota fa sapere che farà ricorso e chiederà nel frattempo di sospendere il pagamento. Stando a quanto risulta al Fatto, durante il governo Draghi sarebbe stata scartata l’ipotesi di una transazione intorno ai 350 milioni per chiudere la vicenda. Adesso il conto per lo Stato è di un miliardo, soldi che andranno ad alleviare i conti del gruppo guidato da Pietro Labriola, gravato da un maxi debito da oltre 20 miliardi che obbliga a bruciare cassa ogni giorno. Se la condanna verrà confermata in Cassazione, la palla potrebbe anche passare alla Corte dei conti per possibili danni erariali. Read the full article
0 notes
lamilanomagazine · 6 months
Text
Trentino Altro Adige: entrano in servizio 7 nuovi giudici di pace e 18 tirocinanti
Tumblr media
Trentino Alto Adige: entrano in servizio 7 nuovi giudici di pace e 18 tirocinanti "A settembre entreranno in servizio quattro nuovi giudici di pace nella sede di Trento, due uomini e due donne, mentre in quella di Bolzano dovrebbero entrare a regime tre nuove unità (due donne e un uomo) entro la fine dell'anno". È quanto ha dichiarato il Presidente della Regione Arno Kompatscher nel dare il via al rinnovo della convenzione triennale con la facoltà di giurisprudenza dell'università di Trento per la formazione dei nuovi giudici di pace nelle materie del diritto civile, penale, diritto processuale civile e penale nonché sulle tecniche di conciliazione, sull'ordinamento giudiziario e sulla deontologia professionale. "Verso i primi di maggio inizieranno il tirocinio 18 candidati del concorso bandito lo scorso anno che aspirano a diventare giudice di pace – ha annunciato Kompatscher – che andranno così a colmare, almeno in parte, le lacune presenti nel nostro sistema regionale". I nuovi tirocinanti saranno così suddivisi: cinque a Bolzano, uno a Silandro e due a testa per le sedi di Merano, Cavalese, Cles, Mezzolombardo, Pergine Valsugana e Rovereto. Ad oggi sono nove i giudici di pace stabilmente in funzione su tutto il territorio del distretto: cinque donne e quattro uomini. In particolare, in Alto Adige sono tre in servizio nella sede del giudice di pace di Bolzano, uno in quella di Bressanone e una nella sede di Egna, mentre in Trentino un giudice di pace è assegnato alla sede di Trento, come pure un giudice è in servizio in ciascuna delle sedi di Tione, Borgo Valsugana e Riva del Garda. Dopo che lo scorso febbraio è venuta a mancare la giudice della sede di Rovereto, l'ufficio è coperto temporaneamente dal giudice di pace di Riva del Garda. In attesa dei nuovi arrivi, per sopperire alle vacanze, in Trentino sono altresì operativi tre giudici onorari di tribunale (ex GOT) nella sede del giudice di pace di Trento e altri due che coprono due sedi ciascuno, rispettivamente Cavalese e Mezzolombardo il primo, Cles e Pergine Valsugana il secondo. In Alto Adige i cinque giudici di pace in servizio coprono, in supplenza, le sedi di Brunico, Vipiteno, Silandro e Merano. "Queste nuove assunzioni associate a una attenta e professionale formazione – ha concluso Kompatscher – riteniamo che siano elementi essenziali per garantire il servizio alla cittadinanza in tutta la nostra regione e il rispetto delle norme vigenti nei procedimenti giudiziari".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
vorticimagazine · 8 months
Text
Codice dell'innovazione tecnologica
Tumblr media
Nelle scorse settimane noi di Vortici.it, vi abbiamo parlato in maniera approfondita di Intelligenza Artificiale, dal punto di vista tecnologico. Occorre però riflettere, su alcuni aspetti legislativi e/o burocratici. Quest’articolo a firma di Mauro Nicastri (Presidente Fondazione Aidr), ci orienta a riguardo, grazie ad alcune osservazioni e riflessioni. L’utilizzo speculare della burocrazia e la digitalizzazione in Italia che anche questa volta non parte di Mauro Nicastri*Mentre la politica discute sulla scelta dell’Autorità a cui affidare la supervisione del settore dell'intelligenza artificiale, c’è la percezione dei cittadini che seguono il settore della digital trasformation che malgrado tutti gli sforzi politici e gli incentivi statali, l’innovazione in Italia anche questa volta non parte. Tante possono essere le ragioni ma una di queste è sicuramente l’utilizzo speculare della burocrazia interna per ottenere sempre più potere; in un mondo sempre più veloce la burocrazia ingiustificata è una zavorra che frena lo spirito d’iniziativa, schiaccia la creatività e inibisce l’assunzione di rischi. Viviamo in un'epoca di trasformazione digitale senza precedenti, in cui le tecnologie stanno rivoluzionando ogni aspetto della nostra vita. Queste trasformazioni portano con sé grandi opportunità, ma anche sfide complesse e rischi che necessitano di una riflessione politica approfondita e di una regolamentazione generale adeguata ai tempi.
Crediamo sia arrivato il momento di varare un “Codice dell'Innovazione Tecnologica” snello, operativo, sempre pronto ad essere aggiornato rispetto all’evoluzioni della tecnologia e che individui un unico soggetto pubblico-privato al quale affidare tutta la governance dell’innovazione tecnologica italiana, come formula vincente per sconfiggere l’utilizzo speculare della burocrazia. 
Per fortuna viviamo in una Nazione che è già dotata di aziende di Stato tra le prime nel settore dell’innovazione tecnologica a livello europeo ed internazionale, come Poste Italiane, Sogei, Leonardo, IPZS, PagoPA, etc. Per fare tutto ciò diventa indispensabile l'istituzione di una commissione parlamentare unica, che si faccia supportare da esperti di tecnologie, comunicazione, diritto, medici e altri professionisti di settori chiave, con il compito di analizzare a 360 gradi l'impatto dell'innovazione tecnologica sulla nostra società e di varare, in tempi brevi, un Codice dell'Innovazione Tecnologica. Il Codice dell'Innovazione Tecnologica dovrebbe essere un documento completo e articolato, in grado di contenere disposizioni di diritto civile, penale e amministrativo, nonché norme giuridiche di diritto processuale di rilievo generale e norme incriminatrici. Dovrebbe essere uno strumento agile e flessibile, in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti tecnologici, ma allo stesso tempo solido e capace di fornire un quadro normativo chiaro e sicuro per cittadini, imprese e istituzioni. L’istituzione della commissione parlamentare e l’individuazione di un’azienda di Stato rappresenterebbe un segnale forte e concreto del Governo italiano e dei due rami del Parlamento a favore dell'innovazione responsabile e della trasformazione digitale della Nazione. Sarebbe un passo avanti decisivo per garantire che l'Italia possa cogliere appieno le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale, proteggendo al contempo i diritti e la sicurezza dei cittadini.*Presidente Fondazione AidrImmagine di copertina: - Premio Fondazione Aidr trasparenza ed etica nella PA (AIDR) Read the full article
0 notes
elmas-66 · 8 months
Text
Poesie e Silloge poetica di Stefania Giammillaro presentata dal poeta Fabio Petrilli, pubblicazione di Elisa Mascia da San Giuliano di Puglia -Campobasso
Note BiograficheStefania Giammillaro (Messina, 1987). Avvocato e Dottoranda in diritto processuale civile all’Università di Pisa. Ha all’attivo due pubblicazioni: Metamorfosi dei Silenzi, Edas, Messina, 2017, e L’Ottava Nota – Sinfonie Poetiche, Ensemble, Roma, 2021. L’unica sua novella Nuncintedda è stata pubblicata, con altri suoi componimenti, nell’antologia I Blu Books – Quaderni Collettivi,…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
stefanoligorio · 1 year
Text
Tumblr media
Alcuni articoli, di Stefano Ligorio, su: Deontologia Forense e Medica.
Legge e Diritto – Verità, precisione, e onestà, non solo da parte dell’avvocato, ma anche del cliente…
Legge e Diritto – La responsabilità professionale dell’avvocato ai sensi degli artt. 2230 (e seguenti),1176, 1218, 2236, e 2946, del codice civile.
Legge e Diritto – Codice deontologico forense (testo).
Legge e Diritto – Codice di deontologia medica (testo).
(brevi note su legge e diritto) – Ai sensi dell’art. 88 c.p.c. l’illecita condotta processuale dell’avvocato impone al giudice di segnalarlo all’autorità disciplinare.
(brevi note su legge e diritto) – La parte ammessa al gratuito patrocinio non deve pagare il compenso al proprio legale nemmeno in caso di composizione stragiudiziale della lite.
(brevi note su legge e diritto) – L’avvocato non deve introdurre e/o utilizzare nel procedimento prove, elementi di prova, o documenti, che sappia essere falsi -art. 50 del codice deontologico forense-.
(brevi note su legge e diritto) – L’inosservanza dei termini di durata massima della custodia cautelare costituisce grave violazione di legge idonea ad integrare illecito disciplinare.
(brevi note su legge e diritto) – L’avvocato che chiede soldi al proprio cliente, al quale gli è stato riconosciuto il gratuito patrocinio, commette reato.
0 notes
scienza-magia · 1 year
Text
Assunzioni per concorso presso l'Agenzia Entrate
Tumblr media
L’agenzia delle Entrate cerca 4.500 funzionari: nuovi concorsi per attività tributaria e servizi immobiliari. Secondo il direttore Ernesto Maria Ruffini gli ingressi, dopo anni di tagli e di spending review, consentirebbero di «superare la boa della sopravvivenza» L’agenzia delle Entrate rinforza i propri ranghi e sta cercando circa 4.500 nuovi funzionari. Un avviso dell’agenzia indica che i concorsi saranno banditi quest’anno, in linea con il piano triennale dei fabbisogni di personale. I profili ricercati sono quelli di funzionario per attività tributaria e funzionario per servizi di pubblicità immobiliare. Il piano generale Il programma complessivo, indicato dal direttore dell’agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nei mesi scorsi è di 11mila assunzioni entro la fine del 2024, delle quali circa 6 mila quest’anno. Questi ingressi, dopo anni di tagli e di spending review, consentirebbe all’agenzia di «superare la boa della sopravvivenza», secondo il direttore. Attività tributaria Per accedere ai nuovi concorsi da funzionario è necessario almeno un diploma di laurea triennale giurisprudenza oppure (ma solo nel caso dei funzionari per l’attività tributaria) in economia e in scienze politiche. I funzionari per attività tributaria sono responsabili dell’attività in materia fiscale, dall’assistenza agli utenti sugli adempimenti fino all’elaborazione della modulistica e all’attività di analisi e ricerca dei fenomeni illeciti. Le prove per selezionarli partiranno dal diritto tributario ed elementi di teoria dell’imposta. Tra le materie d’esame ci saranno anche il diritto civile e commerciale, il diritto amministrativo, la contabilità aziendale ed elementi di diritto penale, con particolare riferimento ai reati con la pubblica amministrazione e i reati tributari. Servizi di pubblicità immobiliare Un profilo diverso è quello dei funzionari per servizi di pubblicità immobiliare, che si occupano dei registri immobiliari che consentono di risalire alla titolarità dei beni e all’eventuale presenza di pesi o vincoli che ne limitano il godimento, come ad esempio le ipoteche. I loro compiti includono, tra gli altri, l’assistenza e consulenza agli utenti e l’attività di aggiornamento e conservazione delle banche dati. In questo secondo caso i concorsi tratteranno temi di diritto civile, diritto amministrativo, elementi di diritto processuale civile, elementi di diritto tributario ed elementi di diritto penale. Ruffini: Il Fisco del futuro? Semplificato e meno ostile Read the full article
0 notes
Text
Post per me, per farmi forza come feci ormai 3 anni fa per la maturità.
Daje A. stringi i denti per queste 2 settimane, pensa che il 4 luglio comunque vada finalmente ti sarai tolta questo esame che è diventato il tuo maggior incubo portandotelo dietro e tendendo a rimandarlo sempre più in là. Oramai non hai scelta questa è la data, entro questa data devi essere pronta per superarlo.
È solo un esame ed è il penultimo.
Ce la stai facendo.
Ogni esame dal primo che hai fatto ti sembrava impossibile da superare eppure li hai passati tutti al primo colpo e tutti alla grande.
Ora so che sei stanca, che inizi a pensare di non avere più cassetti vuoti nel cervello da riempire con queste ennesime nozioni e norme, ma metticela tutta.
Ripeto sono solo 2 settimane
Fai un countdown se ti può fare stare meglio e non farlo se ti mette più ansia di quella che hai già.
Non ti imporre di dover sapere tutto alla perfezione ma cerca di comprendere il senso di ciò che stai studiando.
E soprattutto non farti divorare dai sensi di colpa se vedi di non esserti mossa molto nello studio i primi giorni.
Devi solo trovare quello stimolo, quell'attacco e poi parti in quarta.
Lo hai fatto anche con lo scorso esame, primi giorni massimo 5 o 10 pagine e poi bam a botte di 40 alla volta.
Tranquilla riuscirai a superarlo
Non pensare che quelle sono le domande ricorrenti perché non è detto che ti chieda quelle stesse domande
Vai avanti come hai sempre fatto senza saltare nessun argomento ma senza fermarti troppo su nessuno
Piano piano anche se il tempo è poco ce la farai.
Credo in te.
Per darti la massima carica ti voglio ricordare i successi fin'ora ottenuti superando gli esami universitari:
- teoria dell'interpretazione e argomentazione giuridica 28
- storia del diritto medievale e moderno 30
- filosofia del diritto 27
- diritto privato 27
- idoneità lingua francese ✓ (a detta della prof un'inidoneità che vale 30)
- economia politica 24
- istituzioni di diritto romano 23
- diritto costituzionale 23
- gestione delle risorse umane 30
- diritto amministrativo 23
- diritto internazionale 30
- diritto pubblico dell'ambiente 30
- diritto commerciale 24
- informatica 30
- diritto privato comparato 30
- diritto tributario 30
- diritto sindacale 28
- ragioneria 30
- diritto del lavoro 30
- diritto penale 30
Ora mancano solo 2 trofei da portare a casa :
- diritto processuale civile
- diritto dell'UE
E poi potrai pensare con calma (mentre svolgi i tirocini) a preparare l'ultimissimo step la tesi di laurea.
Una cosa alla volta!
10 notes · View notes
corallorosso · 5 years
Text
Funeral Party
di Marco Travaglio Quando, tra qualche anno, le università studieranno la morte del giornalismo, non potranno prescindere dalla fine del 2019. In quei giorni – spiegherà il prof ai suoi attoniti studenti – la prima notizia sui principali quotidiani era un tragico ma ordinario incidente stradale, identico a quelli che accadono ogni giorno in tutte le metropoli del mondo. I loro siti trasmettevano in diretta streaming i funerali delle giovani vittime, falciate nottetempo da un giovane automobilista alticcio mentre attraversavano a piedi una strada buia col semaforo rosso, in una specie di roulette russa piuttosto diffusa nella zona. E l’indomani le prime pagine aprivano con l’omelia del parroco, dai contenuti davvero sconvolgenti: tipo che non bisogna guidare sbronzi. Negli stessi giorni l’Italia rischiava di darsi un sistema processuale semi-civile, adottando il sistema di prescrizione vigente da sempre nei paesi sviluppati: se lo Stato non dà un nome e un volto al colpevole di un reato, dopo tot anni il reato si prescrive; ma, se lo Stato individua il presunto colpevole, il processo arriva in fondo senza più prescrizione che tenga: se il tizio è innocente verrà assolto, se è colpevole verrà condannato e le vittime avranno giustizia. Questa norma di minima civiltà era stata invocata per 20 anni da tutti gli esperti in buona fede, scandalizzati da quell’amnistia selettiva, classista e censitaria che consentiva ai colpevoli ricchi e potenti di farla franca allungando ad arte i tempi dei processi con ricorsi, eccezioni, cavilli, ricusazioni, rimessioni e impedimenti pretestuosi fino alla prescrizione, magari dopo due condanne e un giorno prima della terza e ultima, con tanti saluti alle loro vittime. Così, negli ultimi 10 anni, si erano prescritti 1,5 milioni di processi, cioè l’avevano scampata oltre 2 milioni di colpevoli (i processi di solito hanno più imputati) ed erano rimaste senza giustizia almeno 3 milioni di vittime. La prescrizione, infatti, è riservata ai colpevoli: gli innocenti il giudice è tenuto ad assolverli, non a prescriverli (se non c’è reato, non c’è nulla da prescrivere). Per vent’anni i maggiori quotidiani avevano raccontato e deplorato questo sistema scandaloso, che aveva miracolato addirittura due ex premier: Andreotti (prescritto per mafia) e Berlusconi (9 volte prescritto per corruzione di giudici, senatori e testimoni, finanziamenti illeciti a politici, falsi in bilancio e frodi fiscali). E avevano ospitato giuristi e magistrati che chiedevano di riportare la prescrizione al suo spirito originario: se a un reato non segue un processo, dopo un po’ si volta pagina; ma se il processo è partito, deve arrivare alla fine. La Stampa, che un tempo ospitava gli editoriali di grandi giuristi come Alessandro Galante Garrone e magistrati come Giovanni Falcone, pareva la parodia degli house organ berlusconiani, con titoli del tipo: “Prescrizione, per salvare Conte il Pd cede alla riforma dei 5Stelle. Gli avvocati prevedono una pioggia di ricorsi: norma punitiva,così si torna al Medioevo”, “Zingaretti si arrende al giustizialismo”, “I dem sperano nella Consulta” (come se farla franca fosse un diritto costituzionale). Il Corriere della sera, facendo rivoltare nella tomba le sue grandi firme del passato nemiche della prescrizione, da Vittorio Grevi in giù, si affidava ai delirii di Angelo Panebianco: il noto giurista per caso sosteneva, restando serio, che bloccare la prescrizione “è quanto di più vicino ci sia all’introduzione della pena di morte” (che dunque vige in tutto il resto d’Europa all’insaputa dei più); vìola “il principio di non colpevolezza” (ma agli innocenti si dà l’assoluzione, non la prescrizione); infrange “l’equilibrio fra potere politico e ordine giudiziario” (ma la prescrizione riguarda tutti i reati, mica solo quelli dei politici: forse per Panebianco tutti i politici sono colpevoli?). E lanciava uno straziante Sos alla Consulta (senza precisare quale articolo della Costituzione imporrebbe la prescrizione fino all’ultimo grado di giudizio). Ma il meglio, come sempre, lo dava Repubblica: dopo aver pubblicato migliaia di articoli per chiederne lo stop, affidava l’encomio solenne di Santa Prescrizione a Luigi Manconi, che la definiva “prezioso istituto di garanzia del singolo”, scavalcando a destra persino B. e bollando di “populismo penale” vent’anni di battaglie del suo giornale. Poi definiva la prescrizione “uno dei maggiori fattori di accelerazione del processo” (infatti gli avvocati, quando manca poco alla decorrenza dei termini, chiedono al giudice di fare udienze a oltranza, anche di notte, inclusi i festivi, per scongiurarla). E, dopo un corso accelerato di diritto presso il Divino Otelma, spiegava agli stupefatti lettori di Repubblica che, con la “sciagurata” norma Bonafede, “potrà succedere che chi sia stato assolto dopo 29 anni e mezzo dall’accusa infamante di voto di scambio, venga condannato al limbo dell’incertezza processuale per un altro lustro”. Cioè restare imputato per 35 anni. Peccato che il voto di scambio, punito dai 10 ai 15 anni con la riforma del 2018, si prescriva dopo 18 o 19: la metà di 35. I funerali dell’informazione si svolgeranno in luogo e data da destinarsi. In diretta streaming sui siti dei migliori quotidiani, ça va sans dire.
8 notes · View notes
paoloxl · 5 years
Text
Manca sul serio poco al 1° gennaio 2020, giorno in cui entrerà in vigore la contestata riforma della prescrizione penale, fino a quella data continuerà a trovare applicazione la disciplina oggi vigente, come risultante dalla c.d. riforma Orlando, realizzata con la l. 23 giugno 2017, n. 103. Una scelta resa addirittura impellente, non avendo seguito la sospensione a marzo 2020, così come accaduto per la riforma delle intercettazioni.
A inaugurare il nuovo anno, tra lo sconforto immenso dei penalisti italiani, sarà la previsione inserita esattamente un anno fa nella legge 9 gennaio 2019, n. 3, recante "Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici" (cd. legge Spazzacorrotti). La novella prevede la sospensione del corso della prescrizione dalla data di pronuncia della sentenza di primo grado (sia di condanna che di assoluzione) o dal decreto di condanna, fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o alla data di irrevocabilità del decreto penale.
Le astensioni delle Camere Penali sul punto sono state numerosamente accolte, da ottobre a dicembre migliaia di Avvocati italiani hanno condiviso le ragioni della protesta estendendola anche a settori della giustizia civile e amministrativa. Ciononostante il Ministro della Giustizia Alfonso Buonafede non è arretrato di un millimetro, ignorando le richieste di modifiche della legge avanzate dal mondo dei giuristi tutto, avvocati, magistrati e professori universitari di procedura penale di tutt’Italia.
La riforma sconvolgerebbe di fatto il mondo del processo penale. Ma in primis, è utile spiegare, che cos’è l’istituto della prescrizione e qual è la sua ratio nel nostro ordinamento.
Come noto, la prescrizione è legata al trascorrere del tempo, e in diritto penale determina l’estinzione del reato. Le norme del codice penale a riguardo sono inserite nel Titolo IV “Della estinzione del reato e della pena” agli artt. 157 e ss. Il fondamento razionale di tale istituto sta nel venir meno dell’interesse punitivo dello Stato: non avrebbe molto senso perseguire il reato per il quale sia scomparso ogni allarme sociale e sia trascorso un tempo tale da far venire meno ogni carattere di prevenzione speciale.
La prescrizione è interconnessa saldamente a diversi principi cardine del nostro sistema penale. In primis, il diritto di difesa dell’imputato: affinché il medesimo non sia sottoposto permanentemente a un processo infinito, oltre che, sul piano processuale, per non violare il medesimo diritto data la difficoltà precipua di reperire prove a propria discolpa, per via di un lasso temporale considerevole ormai trascorso. Il principio di non colpevolezza: la Costituzione stessa specifica all’art. 27 comma 2 che “L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”, considerando il processo quale unico mezzo mediante il quale alla presunzione d’innocenza si sostituisce quella di colpevolezza. Il principio di rieducazione della pena: il trascorrere del tempo potrebbe infatti compromettere la necessità di un processo di reinserimento sociale del reo. Infine il rispetto del principio della ragionevole durata del processo: positivizzato nell’art.111 della Costituzione che rimanda espressamente all’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti Umani.
È inoltre ormai consolidata la valenza “sostanziale” e non più processuale dell’istituto, facendone valere il principio ex art. 2 comma 3 c.p. sulle successioni di leggi penali nel tempo ed il correlato principio del favor rei. Nel silenzio della riforma, data l’inesistenza di un regime transitorio, si direbbe, secondo i principi espressi dalla Sentenza Taricco, che potrà essere invocata, successivamente al 1° gennaio, il principio di irretroattività del regime più sfavorevole per chi abbia commesso reati prima di tale data, ma di questa questione intertemporale sarà certamente investita la Corte Costituzionale nei prossimi mesi.
A conti e spiegazioni fatti, la prescrizione non deve essere intesa come “uno strumento difensivo per ricavare l’impunità degli imputati che delinquono”, così come inopportunamente sbandierato dal movimento politico ideatore della riforma.
Una domanda normale da porsi in questa sede è su quanto incida la prescrizione nei processi penali italiani. Secondo l’ultima rilevazione effettuata da Eurispes con la collaborazione dell’Unione delle Camere Penali e resa nota nell’ottobre 2019, la prescrizione è un motivo di estinzione del reato che incide per il 10% sui procedimenti arrivati a sentenza e rappresenta poco più del 2% del totale dei processi monitorati (quasi 14.000).
Le vere motivazioni della lunga durata dei processi in Italia hanno tutti a che fare con le disfunzioni degli Uffici di Procura o degli organi giudicanti, con la mancanza di personale addetto, con l’inesistenza di strumenti all’avanguardia e con la perenne penuria di risorse dell’apparato di Giustizia: nessuna attività difensiva contribuisce dunque al tempo della prescrizione.
Appare inoltre chiaro che la legge 3 del 2019 è assolutamente inadeguata a diminuire i tempi dei processi, come pacificamente inteso anche dalle forze di Governo che hanno stabilito ad hoc un incontro (il 7 gennaio 2020). Da come strutturata, tale riforma inciderebbe criticamente solo sulle posizioni delle persone sottoposte a processo penale, ma attenzione, non si parla solo di coloro condannati in primo grado, ma anche di quanti assolti, frustando altresì anche la domanda di giustizia proveniente dalle vittime, che la riforma vorrebbe invece soddisfare, riducendo il numero dei reati caduti in prescrizione.
La riforma, in parole povere, non è nient’altro che una “pezza” volta a coprire l’inefficienza di uno Stato che non riesce a garantire i giusti tempi per il processo, che avrebbe necessitato, unicamente e prima di ogni qualsivoglia riforma di tal stregua, di nuovi strumenti volti a snellire i tempi processuali, che ad oggi vengono rimandati al nuovo anno, nella già applicazione della nuova legge.
Non aver rimandato l’applicazione di tale riforma, rende chiaro quale sia il fine inseguito dal Ministro Buonafede e dal MoVimento 5 stelle: il consolidamento di un mantra demagogico e populista, che invoca la giustizia e la certezza della pena per chi delinque, in maniera assolutamente autoritaria, in barba ad ogni concezione del Giusto Processo.
8 notes · View notes
come-farfallee · 6 years
Photo
Tumblr media
Mi manca casa, mi manca Penny, sicuramente non mi manca diritto processuale civile
5 notes · View notes
goodbearblind · 6 years
Photo
Tumblr media
“UNO DUE TRE VIVA VIVA PINOCHET, QUATTRO CINQUE SEI A MORTE GLI EBREI, SETTE OTTO NOVE IL NEGRETTO NON COMMUOVE!” COSÍ CANTAVANO LE FORZE DELL’ORDINE MENTRE TORTURAVANO I CIVILI INERMI NELLA CASERMA DI BOLZANETO Il 19 luglio comincia il G8 di Genova. I dimostranti bloccati nelle varie giornate, alcuni feriti che avevano lasciato i propri dati al pronto soccorso, manifestanti che stavano ai margini dei cortei, fotografi, giornalisti, persone che cercavano rifugio nei pochissimi bar aperti, sono centinaia le persone fermate nel corso del forum. I principali centri di raccolta per i manifestanti sono due. Uno è gestito dalla polizia penitenziaria e si trova nella zona nord di Genova: è la caserma di Bolzaneto. Gli arrestati, secondo la legge italiana, dovrebbero solo essere immatricolati, visitati e poi portati in sede carceraria. Ma questo non avviene. I fermati vengono accolti dal grido “benvenuti ad Auschwitz” e ci mettono poco a capire che quello che li aspetta è una situazione di sospensione di ogni elementare diritto degna dei peggiori regimi totalitari. “Qualcuno dovrà morire”, dicono le guardie. “Puttana” è l’epiteto rivolto alla donne in stato di fermo, oggetto di incessanti minacce di stupro. Molti degli arrestati vengono lasciati in piedi per ore e poi messi faccia al muro, con la testa inclinata. Infine vengono costretti a voltarsi, a fare il saluto romano mentre gli agenti gli urlano sorridenti “guarda ora come sono belli questi comunisti”, cantano canzoncine (titolo) e inneggiano a Mussolini. Anche il personale sanitario non è da meno. I fermati vengono visitati spesso completamente nudi, in stanze sovraffollate, trattati come fossero internati di un lager. E poi ci sono le violenze fisiche. Sigarette spente sui corpi, arti fratturati, dita divaricate fino a scarnificare le ossa, schiaffi, calci, pedate, anche sui genitali. C’è puzza a Bolzaneto. Puzza di sangue raffermo dei feriti, di urina figlia della paura, di vomito, di morte. “Pensavamo ad un golpe, ad un colpo di stato” diranno in molti. E invece no, sono agenti della Repubblica italiana quelli che torturano civili inermi. E lo fanno sistematicamente, lasciando emergere un substrato culturale che dovrebbe far tremare ognuno di noi. Almeno 100 reati, secondo la pubblica accusa di uno dei processi per i fatti di Bolzaneto, sono compiuti contro circa 200 fermati da più di 40 agenti di polizia. Alla fine di un lungo iter processuale, che aveva visto in appello 44 condanne, la Cassazione emetterà solo sette condanne definitive. Il grosso dei reati nel 2013 era già caduto in prescrizione. Qualcuno ha detto che quello che è accaduto a Bolzaneto “è stato indegno di un paese civile”, che al G8 di Genova “c’è stata la più grave violazione di diritti umani in un paese democratico dal dopoguerra in poi”. Per noi non è sufficiente. Quello che è accaduto a Bolzaneto è un crimine contro l’umanità, per cui non c’è mai stata giustizia. Cannibali e Re
3 notes · View notes
stefanoligorio · 1 year
Text
Tumblr media
Alcuni articoli, di Stefano Ligorio, su: Codice Penale, Codice di Procedura Penale, Giurisprudenza, Procedimento e Processo Penale…
Legge e Diritto – La frode processuale art. 374 c.p.
Legge e Diritto – Il privato cittadino (ai sensi dell’art. 383 c.p.p.) ha il potere di arrestare, in flagranza di reati perseguibili d’ufficio (di cui all’art. 380 c.p.p.), il presunto colpevole.
Legge e Diritto – La corruzione: male comune più insidioso delle mafie…
Legge e Diritto – In tema di reato di detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, o psicotrope, quando qualificare il reato da comma 1 o da comma 5 ai sensi dell’art. 73 del D.P.R. n. 309/1990?
Legge e Diritto – Reato di falsa perizia e di falsa testimonianza: chi è parte offesa?
Legge e Diritto – In tema di falso ideologico (art. 479 c.p.), falso materiale (art. 476 c.p.), e soppressione e distruzione di atti veri (art. 490 c.p.), i registri nosologici (ambulatoriali) sono equiparati alla cartella clinica, e alla sua valenza medico legale.
Legge e Diritto – La registrazione -anche di nascosto e, dunque, senza autorizzazione degli altri interlocutori- di un colloquio ad opera di una delle persone che vi partecipino attivamente, o che comunque siano ammesse ad assistervi, è del tutto lecita e legittima.
(brevi note su legge e diritto) – Elemento soggettivo del reato di maltrattamenti in famiglia – dolo specifico o solo generico?
(brevi note su legge e diritto) – Ricettazione: l’ipotesi attenuata.
(brevi note su legge e diritto) – Reato di falsa perizia (art. 373 c.p.) nel processo civile – punibilità.
(brevi note su legge e diritto) – Deposito documenti probanti in sede di udienza camerale.
(brevi note su legge e diritto) – Reato di falsa perizia – il dolo del perito.
(brevi note su legge e diritto) – Lasciare da solo l’anziano genitore, incapace di badare a se stesso, è reato.
(brevi note su legge e diritto) – Prendere a parolacce il coniuge è reato.
(brevi note su legge e diritto) – Ai sensi dell’art. 1587 c.c. le molestie ai condomini, da parte del conduttore, legittimano la risoluzione del contratto di locazione.
(brevi note su legge e diritto) – Reato di corruzione in atti giudiziari la promessa o la dazione di denaro rivolta al teste e da questi accettata.
(brevi note su legge e diritto) – E’ reato di maltrattamenti, art. 572 c.p., usare la violenza per educare i figli.
(brevi note su legge e diritto) – Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 319-ter c.p. è ‘atto giudiziario’ anche l’atto, funzionale a un procedimento giudiziario, del funzionario di cancelleria.
(brevi note su legge e diritto) – E’ violenza sessuale costringere la moglie ad avere rapporti sessuali.
(brevi note su legge e diritto) – E’ reato di violenza privata bloccare un’altra auto.
(brevi note su legge e diritto) – E’ reato (art. 490 c.p.) coprire la targa della propria auto.
(brevi note su legge e diritto) – Fattispecie aggravata del reato di falso in atto pubblico -art. 476, co. 2, c.p.-.
(brevi note su legge e diritto) – Anche il disprezzo nei confronti del coniuge integra il reato per maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.).
(brevi note su legge e diritto) – Reato di falsa testimonianza (art. 372 c.p.).
(brevi note su legge e diritto) – Nel reato di falsa testimonianza parte offesa è unicamente lo Stato-collettività.
(brevi note su legge e diritto) – Il reato è improcedibile se nella querela non viene esposta la volontà punitiva.
(brevi note su legge e diritto) – Impossessarsi di un cellulare smarrito integra il reato di furto.
0 notes
Text
Breve video soddisfacente ... per me lo è sicuramente 🤣
4 notes · View notes
giancarlonicoli · 4 years
Link
19 mar 2021 16:30
“IL LIBRO-INTERVISTA DI PALAMARA? HA DETTO AGLI ITALIANI QUELLO CHE LA GRANDE STAMPA NON HA NEPPURE ACCENNATO” - FEDERICO TEDESCHINI, DOCENTE DI DIRITTO PUBBLICO ALLA “SAPIENZA” DI ROMA: “IL SISTEMA GIUDIZIARIO HA TUTTI DIFETTI DI UN SISTEMA POLITICO. CON UNA DIFFERENZA NON DA POCO. I POLITICI, SE ESAGERANO, NON VENGONO RIELETTI. I MAGISTRATI RESTANO IN RUOLO - L’INCHIESTA “RINASCITA SCOTT” (BY GRATTERI)? MOLTI IMPUTATI SONO FINITI IN CARCERE E POI LA MAGGIORANZA DI LORO È STATA LIBERATA, NEL SILENZIO DEI MEDIA. L’EUROPA CI CORREGGE: LE INTERCETTAZIONI SARANNO CIRCOSCRITTE E AUTORIZZATE DAL GIUDICE”
-
Intervista esclusiva (di Antonello Sette) all’avvocato Federico Tedeschini, già docente di Diritto Pubblico all’Università “La Sapienza” di Roma
Professor Tedeschini, partiamo dalla strettissima attualità. La Corte europea ha circoscritto il ricorso alle intercettazioni solo ai casi più gravi. E’ la fine di un abuso?
C’è molto di più rispetto a quello che lei mi dice. La Corte europea, ha stabilito, una volta per tutte, senza possibilità di diverse interpretazioni, che l’utilizzo delle intercettazioni deve essere autorizzato solo da un giudice e non dal pubblico ministero, che difende per sua natura i diritti dell’accusa. Sinora, nella stragrande maggioranza dei casi avveniva esattamente il contrario, con l’abusata scusa dell’urgenza.
L’abuso delle intercettazioni da parte dei pubblici ministeri è anche frutto di quel corto circuito malagiustizia-informazione che lei ha più volte denunciato senza mezzi termini…
Io penso che i grandi problemi della giustizia italiana, non solo di quella penale, derivino dal consolidamento di un pactum sceleris fra i mezzi di informazione e i magistrati, intesi come un potere dello Stato rappresentato soprattutto dal Csm. Un patto scellerato in base al quale, in cambio della fornitura, a richiesta, di scoop e notizie della più varia natura, la stampa nasconde le inefficienze e gli errori, spesso drammatici, di tutto il sistema giudiziario. Inefficienze che, per quanto riguarda il diritto penale, nascono soprattutto dalla confusione che si fa nell’ambito della magistratura tra pubblico ministero e giudice.  E non c’è dubbio che la scelta della Corte europea di riservare al giudice l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni, apra uno squarcio di luce e di aria pulita su una deriva barbarica. E’ stato, infatti finalmente chiarito che il pubblico ministero non è un giudice. E’ solo una parte del processo.
A proposito di corto circuito giustizia-informazione è di strettissima attualità anche lo scalpore per il processo calabrese “Rinascita Scott” contro alcune cosche della ndrangheta, celebrato, prima ancora di iniziare, su Rai Tre, nel programma Presadiretta…
Sul processo in corso non mi pronuncio. E’, però, inquietante che, altri non abbiano ritenuto di osservare altrettanto silenzio. In un processo contro trecento persone, molti imputati sono finiti in carcere e successivamente la maggioranza di loro è stata liberata, nel silenzio dei media, dalla Corte di Cassazione. Si sbattono i mostri in prima pagina. Poi si scopre che mostri non erano, ma è troppo tardi, perché per l’opinione pubblica restano per sempre i mostri che erano descritti sui titoli dei giornali.
Questa consolidata barbarie riguarda non solo “Rinascita Scott”, ma un’infinità di altri processi. E’ di strettissima attualità anche il caso dei manager dell’Eni. Per anni, molti giornali hanno promosso le loro vendite sul cosiddetto scandalo della corruzione internazionale per le tangenti, che sarebbero state riscosse in Nigeria. Ora si è accertato, una volta per tutte, che quelle tangenti erano un’invenzione. Mi domando chi risarcirà le persone colpite e affondate a livello mediatico. Io non dico che la giustizia non debba fare il suo corso, ma la gogna mediatica, per di più preventiva, è una vergogna inaccettabile in un Paese civile.
Tornando a Rinascita Scott, le pare ragionevole che un programma televisivo di grande ascolto dia quasi tutto lo spazio all’accusa e quasi nessuno alla difesa, contrabbandando le tesi dell’accusa come delle verità, senza ricordare che quelle verità devono essere ancora accertate nel processo.
Con l’aggravante che l’evento mediatico in questione è stato celebrato da un’emittente che dovrebbe per sua natura svolgere un servizio pubblico. In un Paese civile avrebbero già mandato a casa i vertici della Rai. C’è stato, invece, un sostanziale silenzio generale, a partire dalla Commissione di Vigilanza, salvo qualche intervento spot che lascia il tempo che trova.
E’ tutto un sistema incompatibile con le regole europee sulla tutela delle libertà fondamentali. Dobbiamo decidere, una volta per tutte, se noi nel processo ci crediamo o no. Se decidiamo di non crederci, basta abolirlo.
Le verità dell’accusa non sono ancora la verità processuale. Oltretutto, una volta sbandierate sui giornali, creano un clima di legittima suspicione, perché tutti quelli chiamati a giudicare saranno stati nel frattempo condizionati da quello che hanno letto sui giornali. Lo squilibrio fra accusa e difesa viola palesemente l’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Del rapporto perverso fra i pubblici ministeri, giornali e tv ha parlato anche Luca Palamara nel libro-intervista di Alessandro Sallusti, da tempo in testa a tutte le classifiche di vendite. Ha letto il libro?
Un testo di contenuto tecnico, che viene stampato in trecentocinquantamila copie, è diventato un contraltare alla grande stampa. Io vi leggo, innanzi tutto, la prova dell’abbandono da parte del nostro sistema di quel fondamentale principio, secondo cui l’esercizio del potere implica sempre una responsabilità.
Un principio di civiltà giuridica, che vale per tutti, meno che per i magistrati. Ci sono state molte indignate smentite, qualche querela, ma nulla di più. Il libro è servito a spiegare agli italiani quello che la stampa non aveva neppure accennato. Gli italiani hanno potuto capire che il sistema giudiziario ha tutti difetti di un sistema politico. Con una differenza non da poco. I politici, se esagerano, non vengono rieletti. I magistrati restano, invece, in ruolo.
La tanto invocata e mai realizzata riforma del Csm potrebbe essere utile?
Lo dicono tutti, anche quelli che vorrebbero mantenerla così come è. Sarebbe necessaria perché si potrebbe rompere il sistema delle correnti. Qualcuno dovrebbe spiegarmi come quel sistema sia compatibile con il principio della certezza del diritto. Come può un giudice dispensare serenamente giustizia se appartiene a questa o a quella corrente portatrice di interessi diversi da quelli delle altre?
Che cosa l’ha fatta più arrabbiare?
La stessa cosa. Da sempre. Non accetto che i cittadini siano in balia dei pubblici ministeri, e anche purtroppo dei Tribunali della Libertà, senza potersi in alcun modo difendere. Uno stato di soggezione, prostrazione e frustrazione, incompatibile con il sistema disegnato dalla Corte europea dei diritti dell’umo. Ma ci stiamo arrivando.
A che cosa stiamo arrivando?
A renderci finalmente conto, nonostante il contributo nullo della grande stampa, della necessità di riformare il nostro sistema per renderlo uguale a quello degli altri Paesi europei. Una delle condizioni, imposteci dall’Europa per l’accesso al Recovery Fund, è la riforma della giustizia. E, anche a questo proposito, la stampa omette di scrivere che l’Europa vuole una giustizia non solo efficiente, ma soprattutto “giusta”. La giustizia italiana non è una giustizia garantista. E’ sotto gli occhi di chi voglia vedere. Oltre che guardare.
0 notes