Tumgik
#due lati della stessa medaglia
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Tra speranza e sofferenza.
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saintjust · 1 year
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diciamo che neppure loro sono più tanto giovani quindi mi consolo così, non siamo due lati della stessa medaglia, siamo proprio lo stesso lato di fallimento umano in quest’epoca che ci chiedeva tutt’altro
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susieporta · 1 year
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IMPARARE A DISCRIMINARE
Fra le tante funzioni presenti nell’Essere umano quella della discriminazione rimane un fattore di primaria importanza.
Dal dizionario Zingarelli, la parola discriminare significa: “Ciò che serve a separare. Distinguere una o più cose o persone dalle altre. Fare differenza.”.
Esempio: operare una discriminazione.
Nella fattispecie, nel lavoro su se stessi, la capacità di vedere e di discriminare sono due lati della stessa medaglia che a loro volta innescano delle variabili, non trascurabili, nel momento in cui dobbiamo prendere delle decisioni.
Discrimino se desidero vedere fino in fondo una situazione, me stesso, o qualsiasi altra cosa, ma attenzione: solo se desidero realmente vedere, solo se mi do il permesso di vedere e non di “interpretare” ciò che mi sta innanzi.
Molte persone sprecano il proprio tempo-energia e quello degli altri a causa della mancanza di discriminazione. In questo caso possiamo vedere la facoltà della discriminazione come ad esempio:
La capacità di separare l’utile dall’inutile.
La capacità di comprendere ciò che è di beneficio da ciò che può risultare dannoso.
La capacità di distinguere la causa, dalla condizione, dall’effetto in una situazione che si viene a presentare.
La capacità di discriminare ciò che deve essere fatto prima e ciò che deve essere fatto dopo.
Discriminare ci porta alla capacità di eseguire un compito con sufficiente chiarezza e precisione e soprattutto la possibilità di un’azione efficace.
L’opposto della discriminazione è la confusione e la mancanza di chiarezza, l’indecisione, il conflitto interiore ed esteriore, l’immaginario automatico, il non essere presenti a se stessi, l’identificazione, il non agire conformemente alla propria comprensione profonda, ma in base all’automatismo innescato dal condizionamento, ecc.
Se noi osserviamo consapevolmente una nostra giornata tipo, vedremo molto chiaramente quanto tempo passiamo a fare cose inutili e spesso senza senso (e questo lo sappiamo benissimo), così da aver la scusa della mancanza di tempo per le cose veramente importanti, quelle che potrebbero dare una svolta alla nostra vita.
Il tempo è contato.
Senza discriminazione rischiamo di buttare via la nostra vita e il nostro tempo.
La cosa peggiore e che abbiamo la tendenza di sprecare anche il tempo degli altri come se fossero lì solo per noi o a nostra disposizione.
Le persone “inconsapevoli” non sono in grado di rispettare la vita degli altri.
Se vi guardate attorno con uno sguardo disincantato, potrete notare che gli uomini e le donne non riescono ad essere felici, ma allo stesso tempo hanno troppa paura per cambiare.
La soluzione allora è parlare, immaginare, sognare a occhi aperti, così da aver la sensazione di fare qualcosa e di andare da qualche parte, spostando così il problema di oggi, lì nel futuro da qualche parte: “Un giorno le cose cambieranno”. “La speranza è l’ultima a morire”. “Domani sarà un giorno migliore”.
Sogni, dentro sogni, dentro sogni…
Se la “testa” non è ben collegata al corpo, ci saranno solo parole e pochi fatti.
Se il “cuore” non è ben collegato al corpo, ci saranno molte emozioni, ma non seguiranno dei fatti.
Vedere porta a discriminare e discriminare ti porta a decidere sul da farsi.
Un ottimo esempio l’abbiamo sotto il naso tutti i giorni nel campo della politica e dell’economia; tutti parlano e nessuno decide realmente e si prende delle responsabilità.
L’Uomo “razionale”, come egli si ama definire, in realtà e ben poco razionale, egli non è più in grado di pensare con efficacia e quindi di trovare soluzioni ai problemi che lo sommergono.
Uno dei meccanismi più perversi che osservo nelle persone è la loro capacità di mantenere costantemente operativa la loro “confusione”, per avere la scusa di non dover prendere decisioni e responsabilità.
Aspettano un miracolo o che qualcuno si faccia avanti e che prenda le redini in mano e che decida e pensi al posto loro.
Noi possediamo una mente fantastica ed un cuore immenso dalle mille potenzialità, ma una sola “malattia” come un cancro, che ha la capacità di radicarsi profondamente nell’animo, riesce a non farci avanzare di un solo passo, e questa è la… PAURA.
Tutto dipende unicamente da noi.
Avere “coscienza di sé” significa fare, decidere, essere fattivi nella propria vita, avere coraggio: “cambiare ciò che deve essere cambiato - armonizzare ciò che deve essere armonizzato - tagliare ciò che deve essere tagliato” e per questo usiamo il potere della discriminazione.
Ma se preferiamo solamente sognare…
Roberto Potocniak
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inesistenzadellio · 2 years
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Io inizio fortemente a rompermi di leggere e sentire discorsi che iniziano con "Gli uomini bianchi etero-cis..." e non perché sia contro l'argomento di fondo riguardante i privilegi di una cultura patriarcale che favoriscono questa categoria di esseri umani, ma perché mi sono rotto le palle di queste categorizzazione e dell'utilizzo passivo-aggressivo che se ne fa. Da una comunicazione rabbiosa si ottiene solo una reazione rabbiosa e benché io sia ben conscio del diritto e anche forse del dovere di essere arrabbiati quando si tratta di tutta la storia socio-culturale femminile praticamente dall'inizio della civiltà umana, sono anche consapevole del fatto, che quando decidi di portare avanti un cambiamento, bisogna farlo lasciando da parte l'ego personale e di gruppo, perché quello che vedo, già adesso, è tutta la devianza (Giorgia Meloni non si arrabbi se uso il termine in maniera propria) che un'acritica imposizione di idee partite da un presupposto giusto, stia portando nel discorso pubblico e nel comportamento sociale: tra le tante l'incapacità dei molti di capire che uguaglianza di diritti non vuol dire uguaglianza biologica e che prima di parlare di disforia, bisognerebbe sapere di cosa si parla, come quando si cita il narcisismo, la depressione, il bipolarismo. Invece qui mi pare si butti tutto in caciara, ma tanto l'importante è destrutturare la cultura patriarcale e chissene se con l'acqua sporca butti pure il bambino.
Il mondo desiderato da chi si rivolta facendo la guerra è esattamente lo stesso di quello ingiusto che si vuole cambiare. Sono due lati della stessa medaglia. L'uomo bianco etero-cis diventerà, iperbolicamente, la donna nera omo-trans di adesso, perché non si sta lottando davvero per un'uguaglianza, ma per un predominio e avoja a dire di no, ma state attenti ai discorsi e vedrete che su 10 discorsi femministi 3/4 sono già puntati in quella direzione.
Poi magari è giusto così, finisce un ciclo, ne deve iniziare un altro, ma certo io non sto vedendo nessun miglioramento quando si tratta della condizione generale dell'essere umano e invece dovrebbe essere proprio quello il risultato a cui puntare.
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neroegiallo · 2 years
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Il Lunedì Onirico
Il Fetish
Capitolo I
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“Perché il fetish? 
Perché ci sto sotto con le parole; perché amo fare ricerche; perché questo termine, nella sua accezione puramente contemporanea, è connesso ad ambientazioni in sintonia con una grossa fetta della mia anima.
La parola italiana che traduce il termine Fetish è “Feticcio”, un oggetto; in latino il suo significato è “fittizio, artificioso”. 
Questa parola porta con sé una storia, di tradizioni e superstizione, fino a diventare, nel linguaggio corrente, il sinonimo di pratiche sessuali.
Il termine è stato coniato qualche secolo fa, per descrivere gli oggetti che le tribù africane usavano come amuleti e talismani o nei loro rituali voodoo.
Un oggetto al quale si attribuivano poteri magici e soprannaturali; spesso erano usati per causare danno a persone, conferendo loro caratteristiche umane.
Come siamo arrivati al feticismo? Perché riporre un significato strettamente sessuale a una pratica tribale?
Per istinto, mi viene da rispondere con un classico: le culture occidentali, contaminate dal cristianesimo, hanno demonizzato tutto ciò che fosse tradizione popolare, culto, prima del suo avvento, creando il connubio demonio - sesso; il sesso ti separa da Dio.
Adorare un oggetto come fosse Dio.. mi viene da sorridere pensando ai cattolici che ADORANO oggetti come le croci o le reliquie, in maniera estatica. Lo possiamo definire un feticismo?
Quello che è stato demonizzato non è il solo sesso ma la pulsione primordiale dalla quale scaturisce il sesso, che ne è una delle sue molteplici espressioni.
La creatività e non la riproduzione ma anche la paura, in termini di energia, pulsione appunto, hanno origine “lì sotto” e da lì si diffondono.
Nelle tradizioni orientali, “quel punto” viene associato al primo chakra; la spinta creativa, il radicamento e l’eros.
Perché la paura ha origine in quel luogo, dove si diffonde l’amore, la spinta creativa per eccellenza? 
Perché la paura e l’amore sono la stessa cosa, vista da lati opposti; sono entrambe le facce della stessa medaglia.. come dio e il suo antagonista (non il diavolo, ne satana “il maligno” ma “quella cosa” che risiede al centro del lago ghiacciato, dove la materia si condensa - che secondo alcune antiche tradizioni è il principio femmineo di dio, curioso - ).
Mi oppongo a una definizione legata a significati fuorvianti; ci sono oggetti che mi suscitano una tale emozione, che riproduce quella sensazione lì ma che non è finalizzata al sesso e, per me sono dei veri feticci.
Le scatole; le rotoballe (devono essere rotonde, quelle a forma di parallelepipedo non mi entusiasmano come quelle tonde) e le pale eoliche.
Quando mi trovo davanti a questi oggetti, inizio a pulsare laggiù; io le chiamo le sfregole.
Vivo la vista dell’oggetto in questione, come qualcosa di paradisiaco, di divino, estasi pura.
Come sono arrivata a considerare le sfregole per quello che sono, è una storia altrettanto lunga e la racconterò la volta successiva; le sfregole oggi sono divertenti e suscitano in me euforia e curiosità.
Per uno di questi oggetti, sono risalita alle dinamiche mentali per le quali mi emoziono così tanto; per gli altri due oggetti, non ancora.
Le scatole suggestionano il mio subconscio con il linguaggio simbolico: rendere ordinate le apparenze, sottraendo alla vista il caos. E’ una forma di controllo, che lascia una scappatoia.
Ha generato un gran conflitto, ai suoi tempi: la sensazione di non mettere mai veramente in ordine, nascondendosi, facendo finta. 
Con infinita pazienza, sto imparando a sistemare anche i contenuti delle scatole, riponendo ogni cosa al posto che merita; è più semplice fare ordine in comparti di dimensioni minori, se davanti agli occhi hai lo spazio sgombero dalla confusione totale.”
Le rotoballe e le pale eoliche restano un mistero.
Mi vuoi aiutare? Secondo te che significato simbolico possono avere?
E tu, hai dei feticismi? Quali sono?
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libro-dimenticato · 2 years
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La creazione è l’altra faccia della distruzione! La distruzione è l’altra faccia della creazione!
Distruzione e creazione sono i due lati della stessa medaglia! Distruggere per creare! Questa è la legge di tutto quanto l’universo!!
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stranotizie · 4 months
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- "Sicuramente uno degli outcome della COP28 è stato quello di rinforzare il commitment verso la transizione net zero, identificare e mettere al centro l'uscita dei fossil fuels, ma anche il riconoscimento che per fare la transizione abbiamo bisogno di tutte le tecnologie. In questo, la cattura della CO2 gioca un ruolo fondamentale e il gas naturale - per le sue caratteristiche - è il fuel di transizione". Lo ha affermato Stefano Venier, amministratore delegato di Snam, nella conferenza stampa di presentazione del piano strategico 2023-2027."Oggi come oggi è difficile riuscire a tracciare per ogni paese l'esatta traiettoria per il raggiungimento del net zero - ha spiegato - il mix di soluzione le costruiremo strada facendo, e in questo gioca un ruolo fondamentale il gas, in quanto è il fossil fuel a minore impatto, ha ampi utilizzi ed è la risorsa più flessibile"."Se il gas naturale gioca questo ruolo - ha proseguito - è fondamentale ricostruire un elemento essenziale per la sicurezza, che è la flessibilità. Come Europa abbiamo affrontato la crisi facendo leva sul contenimento della domanda, l'utilizzo delle infrastrutture esistenti di trasporto gas - anche ottimizzandone l'uso e penso a Norvegia e Algeria - la flessibilità intrinseca del GNL".Secondo Venier, "sicurezza e transizione sono due lati della stessa medaglia. L'infrastruttura che trasporta gas offre intrinsecamente una sua flessibilità, perché può portare altre molecole attraverso il ricondizionamento, che rispetto alla costruzione di nuove infrastrutture - come quelle di generazione elettrica - si fa a minor costo e con minor tempo. Il trasporto gioco ruolo fondamentale, perchè rispetto al trasporto delle CO2 nei campi di stoccaggio attraverso la nave ha un diverso impatto, e trasportare in forma gassosa nei nubi ha meno leakage rispetto alle navi". Fonte
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micro961 · 4 months
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This Is EllE - Il nuovo singolo “High Hopes”
Un’intensa rivisitazione del grande classico dei Pink Floyd sui digital stores e dal 5 gennaio nelle radio
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“High Hopes” è il nuovo singolo proposto dall’eclettica e poliedrica This Is EllE, sui principali stores digitali e dal 5 gennaio nelle radio in promozione nazionale. Produzione impeccabile dagli arrangiamenti attuali e di tendenza, ma che evidenziano la forte personalità dell’artista, una profonda maturità artistica raggiunta dopo tanti anni tra pubblicazioni e live in Italia e all’estero. Interpretazione vocale da brividi, autentica e sentita, dal forte impatto emotivo, che ben sposa la preziosa cura stilistica di un brano che ha fatto storia. “High Hopes”, famosissimo e meraviglioso brano dei Pink Floyd scritto da David Gilmour e dalla carismatica moglie Polly Samson, parla di come, crescendo, l’essere umano si ritrovi a non gioire più delle cose meravigliose che questa vita ci offre, dando spazio ad ansie, paure, desideri ed ambizioni sempre maggiori che portano solo a stare male e sempre più in solitudine: “L’erba era più verde, la luce era più luminosa, circondati di amici nella notte delle meraviglie”.
“Ascoltando queste parole viene voglia di fermarsi nel passato per non permettere al presente che attualmente stiamo vivendo, di andare a contaminare quella purezza tipica di quando siamo bambini, dove tutto è più vero, pieno di sogni e speranze senza i confini soffocanti che l’età adulta ci impone.” This Is EllE
Ascolta il brano
Storia dell’artista
This is EllE arriva così, dal nulla, da un passato di cui non scriveremo granché, perché crediamo che non abbia senso parlare di ciò che è stato, fuorviando il presente e più che altro, se vogliamo, anche perché il passato non ha vita alcuna! La sua voce rappresenta esattamente ciò che lei è: due lati di una stessa medaglia dove l’uno non può vivere senza l’altro, la notte e il giorno che si rincorrono nelle 24 ore. Dopo anni di salite e discese, andate e ritorni e forti esperienze, trova pace in questo suo progetto solista che racchiude un po’ ciò che finora è stato il suo viaggio, interiore ed esteriore, di vita artistica e non solo. Tutto ciò che c’è prima di questo è servito a This is EllE per arrivare qui dov’è, le numerosissime esperienze live e in studi di registrazione in Italia e all’estero, ogni singolo incontro con i vari musicisti e produttori, hanno segnato ed influenzato la sua vita accompagnandola fino ad oggi. L’uscita della cover dei Pink Floyd “High Hopes” segna l’inizio del suo primo lavoro ufficiale da solista totalmente autoprodotto (insieme al suo insostituibile compagno di avventure Matteo Petacca), carico di energia, emozioni, gioia, dolore e tutto ciò che si può citare quando davvero si dà tutto fino alla fine, una fine che in questo caso è solo l’inizio di un nuovo ed emozionante capitolo del libro della sua vita.
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levysoft · 1 year
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Sempre insieme, eternamente divisi. Finché il sole sorgerà e tramonterà. Finché ci saranno il giorno e la notte.
Ve la ricordate? E’ una delle frasi più potenti del film Ladyhawke. Sempre insieme, eternamente divisi, come due facce della stessa medaglia, o come due lati di uno stesso pianeta.
Nell’universo esistono pianeti molto vicini alla loro stella, e a causa di ciò, la gravità li lega ad essa a tal punto che sono costretti a guardarla sempre in volto, sempre uno negli occhi dell’altra. Come in una storia d’amore tormentata. E quando si parla di stelle, non si va tanto per il sottile. Questo fenomeno si chiama risonanza mareale. Una parte sempre in ombra, l’altra sempre in luce. Pianeti di questo tipo sono particolarmente comuni perché esistono attorno a stelle che costituiscono circa il 70% delle stelle viste nel cielo notturno, le cosiddette stelle nane M, che sono relativamente più deboli del nostro sole. Esiste però una zona di equilibrio, come un porto franco fra due fazioni in guerra, un’area speciale chiamata terminatore, che è un anello circa a metà, dove le condizioni sono più accettabili. Né troppo caldo, né troppo freddo. Né troppa luce, né solo ombra. E queste condizioni sono essenziali se si ricerca uno degli ingredienti essenziali per la vita: la presenza di acqua allo stato liquido. Infatti, nel lato oscuro dei pianeti in risonanza mareale, la notte perpetua produrrebbe temperature molto basse che causerebbero il congelamento dell’acqua mentre il lato del pianeta sempre rivolto verso la stella potrebbe essere troppo caldo perché l’acqua rimanga a lungo prima di divenire vapore. In queste condizioni, la vita è difficile che si riesca a sviluppare. Non impossibile, ma difficile. In un nuovo studio, Ana Lobo, ricercatrice di post-dottorato presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’UCI e Aomawa Shields, professore associato di fisica e astronomia dell’UCI, hanno condotto delle simulazioni per comprendere meglio il comportamento del clima dei pianeti in risonanza utilizzando un software specifico per modellare il clima del nostro pianeta, ma con alcuni aggiustamenti, come, ad esempio, il fatto che la rotazione del pianeta è rallentata dalla vicinanza della stella madre. Il risultato è stato che, effettivamente, questi pianeti possono sostenere climi abitabili confinati in questa regione terminatore.
Questo studio ci racconta che non sono soltanto i pianeti con oceani a poter ospitare la vita, ma anche i pianeti le cui condizioni medie non sono proprio ottimali, ma che nascondono al loro interno, delle vere e proprie oasi. Anche se non possiedono oceani diffusi, potrebbero avere laghi o altri specchi più piccoli di acqua allo stato liquido.
Acqua. Si torna sempre all’acqua. Ovviamente, se il pianeta è per lo più coperto d’acqua, allora l’acqua rivolta verso la stella probabilmente evaporerebbe e coprirebbe l’intero pianeta in uno spesso strato di vapore mentre se c’è molta terra sul pianeta, lo scenario è proprio quello descritto in precedenza. Ed il clima adatto alla vita, nella zona del terminatore, potrebbe anche essere stabile.
Questo però significa che la vita, non essendo distribuita sulla loro intera superficie, si concentrerebbe in una ristretta fascia, con la conseguente presenza di biofirme solo in parti specifiche dell’atmosfera del pianeta.
Quello che è certo è che questo lavoro aiuterà anche a selezionare i target futuri per i telescopi come il James Webb Space Telescope o il Large Ultraviolet Optical Infrared Surveyor telescope, attualmente in fase di sviluppo alla NASA, ed aumentare le possibilità di trovare e identificare correttamente un pianeta abitabile.
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gomesadventures · 2 years
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Due lati della stessa medaglia💚 ————————— #lezionidivita #consapevolezza #consapevolezze #consapevole #crescitainteriore #miglioramentopersonale #frase #frasedelgiorno✔️ #aforisma #aforismadelgiorno #aforismario #pensiero #pensierodelgiorno #pensierofisso #filosofiamoderna #filosofiadivita #riflettici #rifletti #scriverechepassione #scriveresempre #scrittura #scritturacreativa #gomes_adventures https://www.instagram.com/p/CerDihooy78/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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ishirodono · 3 years
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Quanti di voi conoscono la leggenda del filo rosso ? Racconta che ognuno di noi nasce con un filo rosso invisibile legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati: il grande amore, per noi occidentali la nostra anima gemella. Le due persone così unite, sono destinate a incontrarsi, non importa il tempo che dovrà passare, le circostanze o le distanze che le separano. Il filo rosso, sarà lunghissimo e fortissimo e non si spezzerà mai. Sarà lo stesso destino a tenerlo saldo e unito finché esse non s’incontreranno. È un tema affrontato in molte opere di animazione, film, libri e oggi vi propongo la mia rivisitazione dell’anime “Your Name” realizzato Makoto Shinkai. Personalmente apprezzo molto anche il pensiero di Matt Damon ne “I guardiani del destino”. Impersonando David Norris, non si arrende alla piano impostogli dal destino e decide di lottare per stare con Elise, arrivando a sfidare leggi al di sopra dell’umana concezione. "Molte persone vivono seguendo il cammino scelto da noi, perchè troppo timorosi per esplorarne altri. Ma ogni tanto arrivano persone come voi, che superano gli ostacoli che mettiamo lungo la strada. Persone che capiscono che il libero arbitrio è un dono che non si sa mai come usare, fino a quando non si lotta per ottenerlo. È questo il vero piano del presidente, e cioè che un giorno non saremo noi a scrivere il piano, ma voi." Ergo condivido entrambe le linee di pensiero, in quanto due lati della stessa medaglia 😊 E voi, da che parte state ? Fatemi sapere !! #yourname #makotoshinkai #anime #manga #disegno #drawing #sketch #filorosso #redthread #iguardianideldestino #taki #mitsuha #ipad #apple #applepencil (presso Asti) https://www.instagram.com/p/CQN8JTDLLik/?utm_medium=tumblr
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love-nessuno · 4 years
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LA MALINCONIA DEL NATALE
“Le coincidenze nel calendario non sono mai casuali, come non lo sono i simboli di cui è tessuta la trama dei giorni” [Alfredo Cattabiani, Calendario, p.66]
Pensare il Natale equivale pensare giorni di letizia e frenesia.
I supermercati sono gremiti, la convulsione consumistica ci consuma, i preparativi sono appassionati, e finalmente si festeggia tutti insieme, immersi tra luci, doni e giochi.
Ma sicuro che il Natale sia solo questo?
Guardo fuori di me e vedo tutta l’esteriorità. Guardo dentro di me e vedo il buio, l’angoscia, la depressione, il freddo, una sottile malinconia saturnina che mi accompagna per tutto il periodo natalizio.
Il Natale è un rovesciamento saturnino. Il buio diventa luce, il povero diventa ricco di doni, la morte diventa nascita, il freddo diventa il caldo della famiglia.
Il Natale porta con sé una malinconia Saturnina che non posso ignorare.
Questo articolo vuole scoprire la motivazione di questo sentire, di questa sorta di schizofrenia natalizia. Per fare ciò ho analizzato la figura iconica del Natale, ovvero Babbo Natale.
[Per gli junghiani più appassionati preciso che non parlerò di opposti ma di rovescaimenti. Il rovescio di una medaglia non è un opposto. L’opposto si oppone e guarda in faccia l’altro. Il rovescio si gira e subentra all’altro. Sono due dinamiche totalmente differenti]
NASCE BABBO NATALE
È il 1863 e nasce il moderno Babbo Natale. Thomas Nast, disegnatore tedesco, per la rivista Harper’s Weekly rappresenta, per la prima volta, la moderna icona del vecchio rubicondo che consegna i doni.
La nuova figura di Babbo Natale è una commistione di culture e archetipi: gli elfi della cultura celtica, la cultura greco-romana e la religione cristiana.
Ma la consacrazione definitiva dell’immagine di Babbo Natale lo dobbiamo alla CocaCola [1930] e ai suoi disegnatori Fred Mizen e Michigan Haddon Sundblom.
Il modello per Babbo Natale era un amico di Michigan, un certo Lou Prentiss, un venditore in pensione.
Già dalla rappresentazione dell’immagine di Babbo Natale vediamo la commistione di due aspetti: l’aspetto religioso, fantastico, spirituale e profondo e l’aspetto della superficie, della speculazione e del commercio.
Babbo Natale è una figura che porta con sé una profonda ricchezza archetipica.
SATURNALIA
Ho imparato da Henry Corbin che quando voglio capire un’immagine devo andarne all’origine, ovvero compiere un’azione di Ta’will.
Il Natale nell’antica Roma era rappresentato dai Saturnalia, ovvero un periodo di festa in onore al dio Saturno/Cronos.
Durante i Saturnalia i ruoli si invertivano, i poveri diventavano ricchi e i cattivi diventavano buoni.
Il primo giorno veniva nominato in ogni comunità un Rex Saturnaliorum che regnava per una settimana fra banchetti, giochi d’azzardo (proibiti nel resto dell’anno) e danze che spesso sconfinavano in orge, mentre i ruoli sociali s’invertivano: gli schiavi potevano burlarsi del padrone e farsi servire a tavola. [A.Cattabiani, Calendario, p.60]
L’origine dei Saturnali è avvolta nel mistero e non può essere esplicitata attraverso le parole, bensì risiede nell’oscurità dell’inconscio e del mondo infero, lì dove lo sguardo non può arrivare.
Macrobio ci ricorda che grazie a quel principe (Saturno) ci elevammo da una vita informe e oscura alla luce e alla conoscenza delle arti liberali. [Macrobio Teodosio, I Saturnali, I, 7, 32]
Il Natale/Saturnalia è il momento in cui si incontrano e si mescolano i due lati della medaglia. Infatti così come in Saturno sono presenti depressione ed età dell’oro, anche nel Natale sono presenti contemporaneamente la luce e il buio.
Sembra quindi che il Natale sia un’esigenza Psichica, un rovesciamento che proviene dall’interiorità.
Il Natale è il ritorno di Saturno, e quando regnava Saturno nel mondo era presente l’aurea aetas, ovvero la mitica età dell’oro.
Nel periodo più buio dell’anno si sente l’esigenza di accendere quante più luci possibili. Nel periodo più freddo ci si vuole riscaldare.
Sono abruzzese e non posso dimenticarmi il film famoso in tutto il mondo girato proprio nelle nostre montagne presso Roccacalascio: Ladyhawke. In questo film i due amanti falco e lupo sono “sempre insieme ma eternamente separati”. C’è solo un piccolo momento della giornata in cui possono incontrarsi solo per pochi attimi.
Il Natale è archetipicamente proprio questo: il luogo d’incontro delle parti di un archetipo che sono sempre insieme ma eternamente separate: il buio della notte e la la luce della coscienza.
In Saturno abbiamo la presenza contemporanea della depressione plumbea e dell’età dell’oro. La stessa cosa vale per il Natale.
BABBO NATALE È SATURNO
“La funzione di Saturno si ritrova, secondo Margarete Riemscheider, in San Nicola o nei personaggi omologhi che distribuiscono doni in dicembre. Che per distribuire i doni ai nostri bambini scomodiamo un incolore Babbo Natale o invece un burbero Knecht Ruprecht o san Nicola o il Pelzickel, dietro tutte queste figure sta sempre l’invernale Saturno.” [Alfredo Cattabiani, Calendario, p.65]
Babbo Natale è quindi Saturno, con i suoi doni, la sua età dell’oro e anche con i giochi d’azzardo. Infatti Saturno era legato anche a questi. Non a caso durante il Natale facciamo festa con i vari giochi della tradizione.
Babbo Natale ha in sé questo aspetto malinconico saturnino e aureo.
La Malinconia del Natale è la malinconia di Babbo Natale/Saturno. Saturno porta con sé l’età dell’oro e il Natale, ma al tempo stesso ci fa soffrire di una plumbea pesantezza.
Sia Ficino che Hillman individuano in Saturno la depressione e la ricchezza:
Un giorno Hillman, durante una conferenza in un’università. Fu interrogato sulla depressione. Com’è – si chiedevano gli studenti – che la sua psicologia si riferisce così spesso alla depressione come sostenendola? Tanto che alcuni critici pensano che lui e i suoi seguaci debbano essere dei tipi depressi. La replica di Hillman fu che la depressione è una risposta al diffuso attivismo maniacale, e che è un morire al mondo selvaggio del letteralismo. Sentendoci abbattuti e pesanti, siamo costretti a spostarci verso il dentro, a rivolgerci alla fantasia invece che all’azione letterale dell’Io. E questo spostamento verso l’interno è necessario per l’anima perché crea uno spazio psichico, un contenitore per una riflessione più profonda, dove l’anima cresce e la superficie degli eventi diventa meno importante. [… ] Saturno ci sospinge ai margini, dove le nostre immagini diventano primordiali, affinate e lontane dai nostri consueti schemi di riflessione, dalle nostre immagini abituali e dai riferimenti personali. [T.Moore, Pianeti Interiori, p.199]
Cristo, Erode e Babbo Natale
Il Natale, il 25 Dicembre, è il vero inizio che porta con sé la nascita. Esistono vari tipi di calendari con i loro inizi, ma ciò che li accomuna tutti è il Natale.
È appena finito l’autunno ed è cominciato l’inverno, la stagione più buia, il momento più oscuro dell’anno. Ed è proprio in questo momento che “avviene” il Natale.
In questo giorno Cristo si incarna.
Il Natale è la festa Cristiana che più di tutte ha radici profonde nell’antica Roma.
Natus est Christus in Betlem Judae 354 d.C.
In precedenza l’imperatore Aureliano aveva fissato per il 25 Dicembre il Natale del Sole Invitto, il Sol Invictus.
Molti cristiani erano attirati da quelle feste spettacolari; e la Chiesa romana, preoccupata dalla straordinaria diffusione dei culti solari e soprattutto del mitraismo che, con la sua morale e spiritualità non dissimili al cristianesimo, poteva frenare se non arrestare la diffusione del Vangelo, pensò di celebrare nello stesso giorno il Natale del Cristo come vero Sole. [Alfredo Cattabiani, Calendario p.70]
Il Natale quindi, in questo intreccio di religioni, porta sempre con sé una nascita.
La nascita della cultura che mi è più vicina è quella di Gesù Cristo. Il Figlio di Dio è simbolo dell’archetipo del fanciullo, ovvero del puer.
Spesso crediamo nell’innocenza e nella purezza del bambino e in particolare del Fanciullo divino. Questo è una scotomizzazione dell’archetipo. Il bambino è un archetipo, ed innocente significa che non arreca danno, da nocere, nocens, far danno, nuocere. Innocente è parola negativa, significa qualcosa che non è, in questo caso che non arreca danno. È molto strano che a fronte di un simbolo archetipico sia stata posta una parola che significa che esso “non può arrecare danno”. Se non è una difesa questa, non so proprio cosa lo sia. Ciò che io non voglio che sia, non può essere. Con il simbolo del bambino innocente si afferma immediatamente che questo archetipo non può apportare alcun danno, non può nuocere. La mitologia cristiana ci presenta le cose in modo diverso. Erode fu indotto ad essere assassino di bambini in conseguenza della nascita del Bambin Gesù. Come può un fanciullo essere innocente, non nuocere, quando induce in un re uno sconvoglente panico omicida? Erode appartiene tanto al simbolo dell’archetipo del fanciullo quanto al Bambin Gesù, l’ombra appartiene sempre alla luce. Non è cosa psicologica scindere i simboli. [A.Guggenbühl–Craig, La parte nascosta, p.136/137]
Guardando il Natale quindi non possiamo solo apprezzarne la nascita, ma dobbiamo costatarne anche la morte.
Babbo Natale è spesso accostato all’immagine dei tre Re Magi: Caspar, Baltasar e Melchior, i portatori di doni. Ma questa è un’analisi superficiale e riduzionistica. Infatti Babbo Natale porta con sé un altro tipo di archetipo.
Ogni figura archetipica ha diverse sfaccettature. La stessa cosa vale per il vecchio rubicondo Babbo Natale.
Babbo Natale è una figura spietata. Riesce a dividere il mondo in bene e male; divide i bambini in bambini buoni e bambini cattivi.
Non dona regali a qualsiasi bambino, bensì solo a quelli buoni.
Questo tipo di comportamento ricalca proprio Erode. Erode come Babbo Natale, di fronte ad una nascita, va alla ricerca dei bambini.
Entrambi iniziano un percorso che li conduce a suddividere i bambini in buoni e cattivi, andando casa per casa. In particolare Erode fa un censimento per suddividere i bambini in “buoni e cattivi”, secondo il suo punto di vista.
Chi informa Erode della nascita di Cristo? I Re Magi. Vediamo come il lato che divide (Erode) e il lato che dona (I Re Magi) sono fusi tra di loro.
Inoltre il lato che divide il modo in bene e male è anch’esso un aspetto saturnino; infatti Cronos con la sua falce ha la capacità di tagliare e dividere.
Babbo Natale accade da un lato attraverso la figura dei tre Re Magi che consegnano doni ai bambini, dall’altro attraverso Erode che suddivide il mondo in buono e cattivo.
BABBO NATALE / S.NICOLA
Un altra figura legata a Babbo Natale che non possiamo ignorare è S.Nicola.
San Nicola è una figura universale. Visitando le chiese d’Europa si può facilmente cogliere quanto questo santo sia amato, e quanto sia diffuso il culto di questo grande taumaturgo, vero ponte tra Oriente e Occidente, che nell’appellativo “taumaturgo”, “che compie meraviglie”, vede riconosciuta la potenza della sua intercessione. [F e G.Lanzi, Come riconoscere i Santi e i Patroni, p.111]
Nel medioevo S.Nicola era Sanctus Nicolàus, dal greco nikolaos, nikan [vincere] e laos [popolo] ovvero vincitore fra il popolo.
Gli olandesi in seguito lo chiamarono Santa Claus.
La notte di Natale, oltre la nascita, porta con sé sempre buio e violenza. Saturno che divora i figli che nascono o Erode che commette la “strage degli innocenti”. Ogni nascita è portatrice di innocenza e violenza. Nella cultura Germanica, dalla canna fumaria poteva scendere Babbo Natale con i doni, ma anche un demone selvaggio che smembrava i bambini.
Anche la mitologia si S.Nicola porta con sé questo lato oscuro dell’archetipo natalizio. In particolare si ricorda che fece liberare tre ufficiali bizantini accusati ingiustamente di tradimento e condannati a morte: le storie li chiamano “innocentes”, innocenti, e poiché gli innocenti per eccellenza sono i bambini, nei racconti e nelle iconografie divennero i tre bambini. Si diffuse così la leggenda dei tre bambini fatti a pezzi e messi in salamoia da un oste malvagio: ciò che sarebbe accaduto proprio la notte di Natale. Nicola se ne accorse e li resuscitò. [F e G.Lanzi, Come riconoscere i Santi e i Patroni, p.112]
CONCLUSIONI
Babbo Natale è una figura completa, porta con sé demoni e doni. In molte culture infatti è seguito da una sorta di corteo dionisiaco fatto di creature demoniache. Babbo Natale è Saturno in tutta la sua ricchezza, ma anche Erode, i Re Magi e San Nicola.
Il Natale stesso è morte e nascita, povertà e ricchezza, freddo e calore. In particolare è il luogo nel quale si incontrano le immagini sempre insieme ma eternamente separate. Il Natale è il tempo di questa unione.
La superficie e il mondo infero si guardano negli occhi e si amano. Nel film LadyHawke, che ho precedentemente citato, il Falco e il Lupo sono condannati a stare insieme solo in un preciso momento, ovvero in una notte senza il gorno e un giorno senza la notte, quando luna e sole si sovrappongono incontrandosi.
Il falco è il messaggero del dio Apollo, diventato in seguito il Sol Invictus e il Dio/Cristo. Simbolo quindi del giorno e della coscienza, di tutti gli aspetti superficiali ed aurei del Natale.
Il lupo invece, in tutti i miti antichi, è simbolo delle potenze oscure, degli istinti e dell’inconscio, quindi dell’aspetto plumbeo e malinconico del Natale.
I due amanti, la coscienza e l’incoscienza, si amano ma non possono incontrarsi se non in pochi attimi fuggenti. Durante l’anno questo momento è rappresentato dal Natale.
Il Natale è una notte senza il giorno e un giorno senza la notte. Babbo Natale è l’immagine che incarna questo tempo e questo luogo dell’incontro impossibile dei due amanti divisi dal destino.
Nella nostra psiche questo momento Natalizio è importante perché è il momento in cui è possibile l’incontro di parti di noi inaccessibili e di conseguenza del cambiamento.
Accogliere la parte solare e la parte notturna e demoniaca del Natale, significa accogliere in sé un cambiamento.
Tanti Auguri di buon natale!
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susieporta · 1 year
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WAKE UP!
Amore, sofferenza, confusione...
Chiunque è in grado di distinguere una gioielleria da una bigiotteria, ma solo l’orefice sa distinguere l’oro vero dall’oro falso.
Rifletti...
Per quale motivo ti lamenti di aver attirato nella tua vita delle persone sbagliate, incapaci di affetto, incapaci di amore e di rispetto?
Quante volte le hai giustificate queste persone per poter giustificare te stesso/stessa... per non sentirti in colpa per aver fatto una scelta sbagliata; perché di fatto, neanche tu conosci l’armonia, la pace, la delicatezza ed il rispetto che sorgono dall’Essere, perché neanche tu riesci a distinguere l’amore dalle emozioni, sopratutto da quelle disturbate.
E tutto questa sofferenza inutile accade, per il semplice motivo, e non serve stare a girarci tanto intorno, che tu non conosci l’amore, e di conseguenza, tu non sei in grado di riconoscerlo neanche in un altro, se ha amore in se stesso, e se è capace di amare o meno, perché neanche tu conosci e riconosci l’amore...
Neanche tu sei collegato/collegata alla sorgente d'amore che si trova in te stesso/stessa nel profondo, come in tutti quanti gli esseri umani, altrimenti, avresti compreso già da tempo, fin dai primi istanti, che quella persona era incapace d’amare.
Se non hai amore in te stesso e per te stesso, come farai a riconoscerlo negli altri?
Osserva...
Non esistono persone sbagliate, ma esistono persone che hanno perso il contatto con se stesse e con la loro ANIMA.
Da qui tutta la Sofferenza e tutta la confusione nel mondo.
Ma nessuno è sbagliato...
E’ la mancanza d’amore in uno stesso che produce i fattori di compensazione che ben conosciamo come: avidità, arroganza, vanità, orgoglio, egoismo, controllo, autocontrollo, sete di potere, aggressivita, depressione, ecc.
Rilassati che nessuno ti ha imbrogliato...hai solo imbrogliato te stesso/stessa.
Rifletti...
Perché solamente l’orefice sa distinguere l’oro vero dall’oro falso.
Perché solamente chi vive in uno STATO DI AMORE REALE sa distinguere l’amore dalle emozioni disturbate.
E quando riesci a trovare mille giustificazioni e razionalizzazioni per continuare a stare con chi ti tratta male, questo è solo perché non sai niente sull’amore, ma cerchi, giustificando l'altro, di giustificare te stesso/stessa che non ti ami, che non ti accetti, e che non ti rispetti.
Per questo motivo che tu accetti, tuo malgrado, che ci sia qualcuno nella tua vita che non sia capace di amarti, di accettarti e di rispettarti.
Rifletti...
L’oro costa caro, ma si può avere della bella bigiotteria ad un prezzo ragionevole, ma non puoi sperare che, come per magia, che la bigiotteria un giorno si possa trasformare in oro.
Quindi...
Ricomincia da te stesso.
Ritrova il tuo centro interiore, la sorgente D’AMORE REALE e di CONSAPEVOLEZZA che si trova al tuo interno.
Consapevolezza e amore sono due lati della stessa medaglia, per questo motivo che, chi vive in uno stato di AMORE REALE, STATO DI COSCIENZA SUPERIORE, non può essere stupido, infantile, piagnucoloso, debole, impressionabile, condizionabile e facile da ingannare...
Nessuno può rendere schiavo, dipendente o vittima, chi vive in uno stato di AMORE REALE, perché amore reale significa che tu non dipendi più dall’amore di qualcun altro, tu dipendi solo da te stesso, dal tuo ESSERE AMORE E CONSAPEVOLEZZA.
Nessuno, in uno stato di amore reale ‘cade innamorato’ sotto la soglia di coscienza ordinaria finendo vittima nelle mani di qualcun altro.
È quando entrano in campo le dinamiche psicologiche al posto dell’AMORE REALE, e la relazione si trasforma in un gioco perverso di tipo vittima e carnefice, che questa è la prova ultima dell’assenza di amore nella nostra vita.
E non chiedete sul come dovete comportarvi con lui o con lei che vi tratta male, perché non è questione di comportamento, ma è questione di RISVEGLIARSI A SE STESSI, RISVEGLIARSI AL PROPRIO POTENZIALE INTERIORE.
UN APPROFONDIMENTO PER FARE CHIAREZZA:
Amore, emozioni e confusione...
Non è l’amore a creare dipendenza, ma sono le emozioni...
Confondiamo l’amore, che è uno stato di coscienza individuale ed indipendente, come lo è la consapevolezza, la compassione e la saggezza, con le emozioni che gli altri riescono a suscitare in noi, emozioni come reazioni a qualcosa di esterno che ci tocca, che ci colpisce.
A) “L’amore non è una reazione a qualcosa, o a qualcuno, ma è la nostra natura reale ed intrinseca, l’amore esiste già al nostro interno, nascosto solto molti veli oscuri”.
B) ”Le emozioni invece, sorgono e si manifestano in quanto a reazione”.
1. Ci attacchiamo a chiunque riesca a suscitare in noi la gamma di emozioni che più ci piacciono e che ci fanno sentire più vivi, più presenti...interessanti, attraenti, importanti, meritevoli, capaci, riconosciuti, amati, accettati, ecc.
2. Ci attacchiamo a chiunque riesca a suscitare in noi la gamma di emozioni a cui siamo stati maggiormente esposti ed educati a provare nella prima infanzia, e che fanno tanto casa, sicurezza, protezione, confort... comprese le emozioni violente, i sensi di colpa, i giochi di potere e le manipolazione, perché anche queste fanno molto “casa” quando siamo abituati a viverle in famiglia fin da piccoli.
L’amore non vincola mai.
L’amore è sempre equilibrato, aperto ed armonico, perché non lo si può separare dagli altri suoi aspetti intesi come: consapevolezza, equanimità, compassione e saggezza.
Roberto Potocniak
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jazzluca · 5 years
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TOROX [TANTRUM] Power of the Primes / SHARP BLADE Wei Jiang
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E finalmente posso parlare dei Predacons Power of the Primes, con leggero ritardo, ok, dato che sono usciti come Titan nel loro gestalt Predaking lo scorso anno... solo che questi che sto prendendo NON SONO gli originali Hasbro, ma una versione di una casa 3P o 4P che dir si voglia, la Wei Jiang, che ha riproposto lo stampo ma con qualche miglioria estetica sparsa... un po' come fece la Takara col suo Devastator, il Combiner Titan precedente, solo che stavolta non si è sprecata l'azienda ufficiale giapponese ma l'ha "dovuto fare" una ditta cinese.
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Oltre alle migliorie, a spingermi a prendere questa versione non originale è stato il prezzo complessivamente dimezzato o più, ma anche il poterli acquistare singolarmente piuttosto che non l'enorme gifset in un colpo solo. Per questo sono quindi potuto partire dal mio preferito, Tantrum, ora ribattezzato TOROX, come l'appellativo usato in Italia da Gig per il personaggio, probabilmente per il solito discorso di perdita di copyright sui nomi.  
( Il nome farlocco di questo KO è invece SHARP BLADE, che onestamente non c'entra nulla col personaggio od il suo alt mode, vabbè ^^' )
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Il ROBOT appare ad un primo sguardo una buona versione moderna del giocattolo originale, equilibratamente antropomorfo nelle misure e con alcuni dei tratti caratteristici ovviamente conservati come i "serbatoi" ai lati dei polpacci, l'ampio torso e le corna dietro la testa, mentre sono assenti gli avambracci da Braccio di Ferro, con delle braccia più sottili, a causa, come vedremo poi, della trasformazione diversa dall'originale.
La colorazione si rifà più al primissimo giocattolo che non al settei visto nel cartone, con quindi anche le tibie delle gambe nere come le cosce anzichè tutte grigie, così come solo un pannello centrale dei serbatoi è grigio, mentre il resto è nero ed arancio, idem le braccia, tutte nere tranne che per la parte interna di polsi e pugni.
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Tantrum Potp è bello alto, una testa buona in più di un Constructicon Titan medio, ed con il collega Headstrong è pure fra i due più alti del suo team; a proposito di Constructicon CW, maneggiandolo si rieccheggia la sensazione di quei primi "giganteschi" combiner, sopratutto Miximaster, belli grandi sì ma anche leggeri per la loro massa, ma non per questo fragili.
Ricordiamo che gli Excavator CW avevano qualche limitazione di articolazioni per la loro stazza, in parte ovviata dalla succitata versione Takara, ma qui oltre alle caviglie snodate abbiamo, finalmente!, la rotazione del bacino... però costava tanto pure metterci quella dei polsi, per fare l'en plein? Vabbè.
Il robot insomma non è male esteticamente, con dettagli dipinti iconici e nuovi pure scolpiti, solo che... ok, ci arriviamo... il proverbiale elefante nella stanza, si potrebbe dire... ovvero l'ENORME modulo rettangolare nero che dalla schiena sporge fin poco oltre le ginocchia!
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Ovviamente, conoscendo la storia del personaggio, si evince subito che si tratta della coscia e dell'anca del gestalt Predaking: l'idea innovativa, sulla carta brillante, della combinazione di questo Predaking è che, per rendere tutti i componenti della stessa stazza, i componenti degli arti dovessero letterlamente accollarsi le parti "esterne" del torso, per rendere, come vedremo, il gestalt il più antropomorfo possibile.
Per i due componenti che divengono le gambe la soluzione è sobbarcarsi pure la massa di cosce e parte del bacino, notoriamente formate di solito dalle gambe del robot che diviene il torso. A pensarci, l'idea ha senso, dato che di solito appunto i vari combiner tipo Scramble divengono solo le parti inferiori delle gambe, non le gambe intere, mentre finalmente per la prima volta abbiamo un membro del team che divente l'effettiva gamba, non solo una parte.
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... Il rovescio della medaglia, però, è appunto ritrovarsi appeso sto popo' di rettangolone dietro la schiena: vabbè, passi per un po' di zaino, non sia mai, ma sarebbe stato più digeribile almeno la sola coscia dietro la sola schiena, mentre la mazzata è pure la parte esterna del bacino che arriva fino alle ginocchia.
Ora, vabbè, diciamo che dato che è la prima volta che usano questa soluzione, gliela si passa, ma è un peccato che non siano riusciti a trovare una maniera per rendere meno ingombrante il rettangolone, magari ripiegandolo lateralmente, anche se presumo che la grandezza e quindi il peso del gestalt abbia bisogno di articolazioni solide e non che si aprano facilmente causa trasformazioni accorcianti o che.
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O potevano almeno staccargli il pezzo di bacino e renderlo un'arma? Già perchè il nostro Torox come arma ha solo l'enorme cannone bicanna che, come nel G1, diviene poi il piede di Predaking, ma a differenza del giocattolo originale, ora il nostro robot può utilizzarlo, montato lateralmente sopra la spalla destra.
E... basta. Sappiamo che i Predacon G1 avevano, 4 su 5 almeno, ciascuno due fucili laser ed una spada, ma questi sono stati perlopiù omessi nei Potp, e quindi il nostro Torox, ma anche Headstrong, ha solo il lanciamissilone da spalla... ma la mancanza di ulteriori armi si fa sentire ulteriormente in questa mia versione "singola" KO, che appunto già che vendevano i robot uno "sfusi", il fatto che abbiano solo quell'accessorio è sprecato, e già che c'erano potevano riproporre le armi dei G1.
( Esiste, di questo set, una spadona che si scompone in 5 armi bianche, ma questa è venduta a parte... )
Dicevamo però delle migliorie, e a parte qualche lieve dettaglio colorato come tutta la cornice rossa sul petto e non solo la parte interna di quello che era il pannello mobile del G1, abbiamo rifatti gli snodi dei gomiti, non più su semplici balljoint, e rifatte le gambe, con le cosce ora piene internamente, così come hanno aggiunto un pannellino nei polpacci altrimenti vuoti dell'originale Hasbro.
E ancora, strano che già che c'erano che hanno rifatto gli avambracci, non hanno pure aggiunto i pugni che ruotavano... vabbè, "fedeltà" all'originale, potremmo dire.
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La TRASFORMAZIONE in toro ricalca quella originale, con la testa del robot che ruota di 180°, le braccia che ora non si diventano solo i serbatoi anteriori ma direttamente le zampe, mentre le gambe non spariscono dentro il corpo come nell'originale ma si ripiegano alla maniera di Scrapper e Hook CW, appunto, non prima di aver ripiegato all'interno i pannelli esclusivi del KO, con le zampe posteriori che spuntano serbatoi mentre il modulo coscia + bacino di Predaking si nasconde alla bell'e meglio sotto il corpo.
Il TORO ( o bisonte, o bufalo ... ) robotico arancione e rosso con tocchi di nero è un bel bestione, abbastanza evocativo dell'originale, tranne che per qualche dettagio cromatico come zampe anteriori non rosse come le posteriori ma nere, per via che divengono le braccia del robot, e sempre quel nero "comtamina" la parte centrale dei serbatoi sempre anteriori, ma per il resto non c'è di che lamentarsi, con le zampe comunque un po' snodate tutte e quattro e la possibilità di aprire la bocca della bestia.
Peccato per la mancanza di una coda, assente pure nel G1 giocattolo, ma immancabile la possibilità di piazzare il cannonazzo bicanna, ma sopratutto il modulone nero qui serve a dare un po' di massa nella parte inferiore del bestione, anche se poi verso indietro ne da pure troppo di massa, ritornando al discorso che se si limitavano alla sola coscia di Predaking era meglio, ma almeno il modulone nella bestia da molto meno fastidio che nel robot.
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Come sempre, dalla bestia la trasformazione in GAMBA del gestalt è intuitiva, con le zampe posteriori che si accorciano, si ruota e solleva la testa per poter estrarre il modulone che diverrà coscia e parte del bacino ( quest'ultima ruota e si raddrizza ), mentre le zampe anteriori si ripiegano a coprire parte del vuoto lasciato, ed immancabilmente il piedone si infila, tramite un apposito perno fra le gambe ripiegate di Torox, un po' come faceva il perno dei pugni nel Predaking originale.
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Che dire, intanto, di questa gamba destra di PREDAKING? Semplicemente che evoca benissimo l'originale, con la testa di toro come ornamento della ginocchiera, con il piedone che può inclinarsi e con l'articolazione del bacino del robot che aggiunge la possibilità di ruotare il piede ( anche se ruota metà della tibia, vabbè ), così come è geniale, ripetiamolo, il discorso della robot che forma TUTTA la gamba del gestalt, anche se magari l'anca potevano risparmiarla che poi nel robot stesso va ad appesantirlo, ma again, la prima volta si può pure perdonare questo errore, magari dovuto anche alla stazza del gestalt stesso.
Infine, globalmente un buon Tantrum, ma in generale si sente troppo che si sta guardando più al gestalt, dato che le arme singole sono state omesse; per la versione KO specifica, ovviamente sono gradite le migliorie estetiche, con tanto di adesivi applicabili a parte, ma già che c'erano se aggiungevano pure i fucili del G1 non era male, anche se i pugni di questo Torox KO sono troppo stretti e non possono impugnare le normali armi medie dei Transformers, compreso il piedone bicanna con la sua impugnatura apposita.  
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thewikigreg · 5 years
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Coez non vi sta neanche più ad ascoltare
Negli anni '90 su Topolino c'era un tipo di storia particolare, la storia a bivi; praticamente, se avete visto Bandersnatch, è appunto l'episodio interattivo di Black Mirror messo nero su bianco. La peculiarità di questo tipo di storia è quella di poter esplorare i diversi finali, i diversi percorsi, sapendo qualcosa in più ogni volta che torni a un bivio precedente e fai un'altra scelta per arrivare infine a esplorare tutte le conclusioni possibili. In qualche modo, mi piace pensare che una cosa simile sia successa anche a Coez quando ha iniziato a scrivere il suo nuovo disco, il quarto del suo "nuovo periodo", È sempre bello.
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Dopo essere uscito dalla FIMI col carrello pieno di ori e platini sarebbe stato facile proseguire sulla stessa falsariga del disco che lo ha lanciato definitivamente al grande pubblico, ma la scelta del ritornellaro più famoso d'Italia è quella di prendere una strada diversa anche se non del tutto nuova; con Niccolò Contessa, produttore dell’album, prende le esperienze di Niente che non va e Faccio un casino, le mette insieme, le rielabora e quello che nasce è un disco che suonerebbe bene come seguito diretto sia dei due sopracitati ma anche di Non erano fiori. È come se il nuovo album fosse nato senza una precisa collocazione temporale, con evidenti richiami a un cantautorato da sempre nelle corde di Coez e la volontà di non accontentarsi ma, anzi, di perdersi nel cielo e allargare i propri confini.
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Musicalmente la presenza di Contessa assicura una raffinatezza assoluta nei suoni sin dall'attacco di Mal di gola, con alcune perle pregevoli come Domenica e Aeroplani, che potrebbe essere il brano migliore scritto nel post Non erano fiori (precisazione doverosa perché La strada è mia farà sempre un campionato a parte). Proprio in Domenica troviamo una delle caratteristiche più particolari dell'album e della crescita costante di Coez, ovvero l'alternanza di ciò che sembra e ciò che davvero è, un equilibrio perfetto tra una delle citazioni a Vasco presenti in È sempre bello e una sonorità totalmente opposta rispetto a quella che ci si potrebbe aspettare da un omaggio al rocker di Zocca. Il citazionismo è uno dei punti cardine del disco, come in Vai con Dio, dove si unisce anche una scrittura à la Dalla che esalta quel "se ti hanno visto bere a una fontana / ero io" in uno dei pezzi maggiormente ricchi di riferimenti più o meno velati all'amore fisico, raccontato (contrariamente ad altre occasioni) più per immagini e doppi sensi abbastanza espliciti per tutto il disco, senza mai però cambiare davvero il registro linguistico selezionato.
La scelta di Bandersnatch iniziale, in fondo, è anche questa: le esperienze trionfali (perché solo di trionfo si può parlare) degli ultimi dischi hanno dato una marcia in più a livello di consapevolezza ed esperienza, una capacità migliore di selezionare parole e punti di riferimento, scostandosi quasi del tutto dal primo periodo della sua carriera per proseguire con una evoluzione sinceramente pazzesca. Resta, chiaramente, qualche medaglia rap su un petto pieno di riconoscimenti: il contrasto con le forze dell'ordine è giocoforza diverso da quello che può vivere un Massimo Pericolo, ma aver trovato nel vinile il posterone di "AMARE TE È FACILE COME ODIARE LA POLIZIA" è a maggior ragione simbolico di come le barriere musicali siano sinceramente poca cosa per chi ha fatto un casino che sta sconvolgendo da mesi la musica italiana.
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C'è una cosa in È sempre bello che mi ha spiazzato, ed è l'assenza di una "difficoltà" che sottolineavo nella recensione di Faccio un casino, perché c'è una scissione profonda adesso nella vita musicale di Coez e in alcuni lati personali che non hanno probabilmente neanche più bisogno di essere cantati, ma le tasche sembrano davvero più leggere a distanza di anni. È forse anche per questa almeno apparente spensieratezza che le autocitazioni riescono anche ad assumere una nuova vita (il coltello di Non erano fiori in Fuori di me, o quella ironica di Jet in Gratis) e il mood resta quello di un viaggio verso una meta felice. Un viaggio magari guardando le nuvole, come fossimo su un aeroplano, ed è con questo pessimo stratagemma linguistico che mi collego al finale del disco, che coincide con il suo punto più alto.
La prima volta che ho ascoltato Aeroplani mi sono sentito strano. Era chiaramente la prima volta che finivo il disco e pensavo che il tappeto sonoro ipnotico mi avesse fatto perdere qualche passaggio del testo, per cui l'ho rimessa da capo. La sensazione è rimasta la stessa anche dopo il secondo ascolto, e tuttora quando l'album finisce è sempre spiazzante, come se ci fosse qualcosa di nascosto tra quelle righe, un detto-non detto che probabilmente potrà essere capito appieno solo dopo tanti ascolti—se effettivamente decifrabile. Una sensazione che impreziosisce, e molto, il lavoro di un artista diventato ormai grande, che non ha voluto accontentarsi di un successo facile neanche ora che avrebbe fatto almeno un altro platino proponendo una replica di Faccio un casino (che poi, dopotutto, "Ho alzato un gran casino e dopo tutto 'sto casino / come mai non sto bene?"). Coez ha ripreso un bivio precedente scegliendo un'altra strada ed esplorando un altro finale, un'altra conclusione, e conquistando un altro successo con un disco decisamente meno immediato ma di profondo impatto. È sempre bello va bene per l'ascolto in macchina mentre vai a mare ma è ottimo per quel venerdì sera in cui ti chiudi in camera con te stesso per provare a decriptare i perché della tua vita, quando ti senti "in isolamento / ma con un'isola dentro". È un disco che resta attaccato sulla pelle, sotto pelle, nel cervello, nell’anima; definitivamente un altro gioiello dell'artista che sta cambiando le regole della musica italiana ridendo su quell’odio che non vi fa mica bene.
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kawaiimiraclecloud · 6 years
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Ciclismo!AU
Ok, la visione prolungata degli europei mi ha portata a plottare roba sportiva sui metamoro.
Non è niente di che, eh.
Non che ci sia chissà quanta descrizione sportiva, quindi eventuali cavolate su regolamenti o posizionamenti dovrebbero essere quasi nulle (ma correggetemi pure se notate roba).
Anyway, buona lettura =)
Mancano poco meno di 2 ore quando gli giunge all'orecchio che Danilo si è sentito male
Niente di grave, per fortuna, solo un virus gastro-intestinale
Ma rimane il fatto che non potrà prendere parte alla gara e la squadra non può partecipare con un elemento in meno
E Fabrizio è sì preoccupato per l'amico, ma è anche nero, perché si è allenato insieme agli altri con dedizione e, insomma, sa che poteva giocarsela una medaglia
Così si aggira per l'albergo tutto scazzato in cerca dell'allenatore per sapere cosa faranno e, quando lo trova, viene sgridato perché non è ancora pronto per raggiungere il luogo della gara
Fabrizio non capisce come possano partecipare con un uomo in meno, ma si fida di Conti e si fa trovare pronto in un paio di minuti
E durante il viaggio vorrebbe parlare con lui, per capire che succede, ma non riesce a salire sulla stessa navetta della sua squadra e si trova in quella successiva
Quella degli spagnoli, a quanto pare dalle bandiere sulle divise
E quindi passa 20 minuti di viaggio a spostare la testa da un lato all'altro ad osservare gente che parla una lingua a lui ignota
E che probabilmente sta ridendo della sua espressione spaesata...
Anyway
Appena arrivato al punto di raccolta si riunisce alla sua squadra e nota una testa riccia che non aveva mai visto prima
Ma non ci fa troppa attenzione, visto che deve controllare se la sua bici è a posto e manca davvero poco allo start
Quando, però, nota che il ricciolo si posiziona con gli altri della sua squadra ai posti di partenza rimane un attimo spiazzato
E poi si maledice mentalmente, perché era ovvio che Conti avesse convocato una riserva per salvare la loro partecipazione alla gara
Così cerca di guardarlo per bene, per capire se lo ha già rivisto
Ma il caschetto e gli occhiali non lo aiutano
Può solo notare dei lineamenti delicati, che lo spingono a far indugiare il suo sguardo più a lungo di quanto avesse preventivato
Si riprende giusto in tempo per non far notare il suo interesse per il ragazzetto
Non è che ci farebbe una bella figura a farsi beccare mezzo girato all'indietro ad osservare un suo compagno di squadra, eh
Così si rimette composto ad aspettare che venga sparato il colpo di inizio e decide di non prestare attenzione al novellino se non per monitorarne l’andamento di gara
Ma poi la gara inizia e il riccioletto gli si posiziona bellamente davanti
E non può fare a meno di notare il sedere del suo nuovo compagno di squadra
Non che lo osservi di proposito, eh
Ci mancherebbe
È che è proprio davanti a lui e deve stare attento a non andargli addosso, ecco
E così, per diversi chilometri, alterna lo sguardo tra la strada, gli altri ciclisti e il sedere sodo del riccioletto che si muove da un lato all'altro del sellino ad ogni pedalata
Poi, non sa come, si ricorda che sta partecipando agli europei e sì, se si concentrasse sulla gara e non su altro magari potrebbe anche giocarsi un posto medaglia
Si mette quindi a pedalare con più vigore e fa segno alla squadra che devono partire all'attacco del gruppo di testa
Tutti lo seguono, anche il riccioletto che, a quanto pare, è piuttosto bravo per essere solo un novellino
Pian piano recuperano posizioni e si vanno a infilare in mezzo al gruppo di testa
E Fabrizio non può fare a meno di sorridere, perché riesce a posizionarsi tra i primi quattro della fila e, quando lancia uno sguardo indietro, vede che i suoi compagni sono là a dargli man forte
Il riccioletto primo fra tutti, nota con stupore, e, tornando a pedalare, si ripromette di conoscere quel novellino tanto in gamba
E dal sedere tanto sodo...
Anyway
Mentre sfreccia chino sul manubrio della bici, sente il pubblico ai lati della strada fare il tifo per i vari ciclisti e, tra i tanti nomi, sente anche il suo
E lo sa che è considerato la punta della squadra italiana, ma sentire la gente incitarlo in quel modo lo fa quasi piangere dall'emozione
Gli ultimi chilometri gli sembrano non finire mai
Poi, quando nota in lontananza l'arrivo, stringe i denti e pedala con tutta la sua forza
E quando sfreccia sotto l'arco d'arrivo per primo non può fare a meno di lasciarsi andare ad un grido di trionfo
Insomma, ha appena vinto una medaglia d'oro europea quindi oh, ci sta
Così, quando poi smonta di bici, inizia ad abbracciare e a dispensare bacetti a tutti quelli che gli capitano a tiro
E si ritrova a stringere e sbaciucchiare in breve tempo: Conti e la sua assistente, il loro fisioterapista, un giornalista che gli si è avvicinato per chiedergli le sue impressioni a caldo e, infine, il riccioletto che, tra quelli della sua squadra, è il primo ad arrivare
E andrebbe tutto bene, se non fosse che, nell'entusiasmo del momento, sbaglia mira e si ritrova a stampare un bacio sulle labbra del novellino
Le labbra estremamente morbide del novellino
E se non fosse che viene reclamato dai supervisori della gara per la predisposizione del podio non sa cosa avrebbe fatto
...
Ok, lui sa cosa avrebbe fatto
Il punto è che manco lo conosce quel riccioletto, non sa nemmeno come si chiama
Però un altro bacetto glielo avrebbe dato volentieri
Anche due, eh
Famo tre e la chiudiamo qua
Ed è così preso da questi pensieri che quasi non si gode la consegna della medaglia e l'applauso che il pubblico gli dedica quando lo speaker pronuncia il suo nome
Si riprende solo quando Conti gli assesta qualche pacca sulla schiena e gli sorride tutto saputo e ammiccante
"Allora, come la festeggiamo questa vittoria? Uscita di gruppo? O preferisci festeggiare in solitaria con Ermal?"
E Fabrizio è confuso, perché, insomma, chi è sto Ermal?
Poi segue lo sguardo di Conti e vede che sta osservando il riccioletto, che, appena nota il suo sguardo su di sé, gira il viso e arrossisce
"Non hai perso tempo, eh? Guarda come lo hai ridotto con un semplice bacio!"
E ci prova anche a dire che è stato un errore di calcolo, ma Carlo si è già allontanato verso gli altri
Ci mette qualche attimo di troppo a sbloccarsi e, sotto lo sguardo dei suoi compagni, che lo perculeranno sicuramente per tutta quella situazione, si avvicina al novellino
"Oh, ricciolé. Scusa per prima, ero un po' sovreccitato e me so confuso sulla mira."
"Ah no, figurati nessun problema."
E Fabrizio sorride, perché sì, insomma, la reazione del novellino lo fa ben sperare
"È che di solito ci esco con una persona, prima di baciarla. Quindi..."
E qui si blocca, perché la sua insicurezza deve sempre fare capolino nei momenti meno opportuni
Ma Ermal lo capisce, benedetto ricciolino, e gli sorride tutto malizioso
Fabrizio.exe perché dai, non è legale vedere quella luce illuminare un viso così angelico
Apparentemente angelico
Ermal accetta il suo invito smozzicato e, prima di lasciarlo solo in mezzo ad una nuova ondata di giornalisti, gli stampa un bacio all'angolo della bocca
Fabrizio.exe parte seconda
Si riprende solo quel tanto che basta per rispondere in modo sensato ai giornalisti e, nel frattempo, non stacca praticamente mai gli occhi dal riccioletto
E quando tornano in albergo Fabrizio non può fare a meno di sorridere tutto soddisfatto e sornione
Insomma, quella giornata era iniziata a singhiozzo e adesso si ritrovava con una medaglia d’oro europea ed un appuntamento con il sexy novellino della squadra
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