Tumgik
#edoardo porto
fandomslash · 5 months
Text
Tumblr media Tumblr media
583 notes · View notes
elparaisodetlaloc · 1 month
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
2 notes · View notes
lamilanomagazine · 1 year
Text
Pierfrancesco Favino: il primo ciak in Puglia per il nuovo film “Il Comandante”
Tumblr media
Pierfrancesco Favino: il primo ciak in Puglia per il nuovo film “Il Comandante”. Sono da poco iniziate le riprese del nuovo film di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino, chiamato a calarsi nei panni del Comandante Salvatore Todaro, considerato un vero eroe italiano, che nel 1940 salvò la vita di ben 26 uomini dopo l’affondamento del loro mercantile. In questi giorni, nel porto di Taranto è comparso un sommergibile di 73 metri, illuminato da un grosso faro e posto all’interno dell’arsenale della Marina Militare, dove è stato ricreato un vero e proprio set cinematografico, popolato da persone che ci proiettano direttamente agli anni Quaranta.   Sul set, anche il Presedente Michele Emiliano che ha voluto presenziare al primo ciak, incontrando e stringendo la mano al protagonista. “E’ un progetto di massimo livello. La produzione investirà sul territorio oltre 1,2 milioni di euro coinvolgendo professionisti e maestranze pugliesi, fornitori, case e alberghi che ospitano cast e troupe. Il cinema e l’audiovisivo, quindi, oltre a suscitare emozioni, sviluppano un indotto importante che fa crescere la nostra regione dal punto di vista economico, culturale e sociale”, sottolinea il governatore Emiliano.   Certo è, che il nome Todaro, non è un nome che dice molto al pubblico, ed è per questo che si crede, che la scelta da parte della regia, sia ricaduta proprio su uno degli attori più abili ed istrionici presenti oggi in Italia. Le passate prove attoriali di Favino, tra le quali una che gli è appena valsa la corsa agli Oscar 2023 con Nostalgia di Mario Martone, fanno ben sperare in una brillante restituzione dell’“ufficiale gentiluomo italiano”.   Chi è il Comandante Salvatore Todaro?   Todaro comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1940, mentre circumnaviga l’oceano Atlantico, un mercantile (Kabalo) che viaggia a luci spente, apre improvvisamente il fuoco contro l’equipaggio italiano. Scoppia una violenta battaglia in cui il Comandante affonda l’imbarcazione a colpi di cannone. Ed è in quell’esatto momento che Todaro compie l’atto destinato a passare alla storia: mettendo in salvo i 26 naufraghi belgi. Scegliendo di accoglierli sul suo sommergibile, sarà costretto a proseguire la rotta, in emersione, per i tre giorni consecutivi, rendendosi visibile e vulnerabile ai nemici, mettendo a rischio la sua vita e quella dei suoi uomini.   La sceneggiatura è stata scritta da Edoardo De Angelis insieme a Sandro Veronesi, prodotto da Pierpaolo Verga, Nicola Giuliano, Attilio De Razza e De Angelis, che hanno deciso di investire un budget da 14,5 milioni di euro. Il film verrà distribuito nelle sale nel 2023 da 01 Distribution.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
2 notes · View notes
Text
Processo Grillo jr, ultima udienza calvario per la ragazza
Il suo ‘calvario’ psicologico è iniziato a novembre 2023. Da allora e per sei udienze, l’ultima oggi, la studentessa italo-norvesegese che accusa Ciro Grillo e tre suoi amici genovesi, Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia, di averla violentata la notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019 nella villetta di Porto Cervo della famiglia Grillo dopo una serata trascorsa in discoteca, ha…
View On WordPress
0 notes
Text
Playlist 2023 Parte 1
Calore - Emma Andare via - Michele Bravi Vado via da te - Modà La distanza - Tiromancino Andrò via da qui - Luchè Non ti conosco - Venerus Antipatico - Salmo Io amo gli animali - Edoardo Agnelli Blues D'alcool - nyv Hai ragione tu - Vasco Rossi La scelta - Caparezza Passerà - Alessandro Baldi Tutto accade - Alessandra Amoroso Per sempre - Ligabue Partire - Ludwing Insieme - Mia Bella vita - Fedez Qualcosa di nuovo - Max Pezzali Se lo senti lo sai - Jovanotti Unica - Antonello Venditti Ti porto a cena con me - Giusy Ferreri Rose Rosse - Massimo Ranieri È tardi - Caparezza Vorrei ma non posto - Fedez e J-ax Temporale - Il Tre
0 notes
the-nightpig · 2 years
Text
IL VERO BUNGA BUNGA (by Jack Folla)
Tumblr media
Il grande scherzo del Bunga Bunga, non quello che pensate voi, fu escogitato per sputtanare l’imperialismo inglese. Allo scherzo, che ricoprì di ridicolo la Royal Navy, partecipò Virginia Woolf, l’intellettualissima, dolorosissima, impegnatissima scrittrice e pioniera del femminismo. Adesso immaginatevela travestita da principe abissino con baffi e turbante a dire “Bunga Bunga” e scordatevi che fosse carnevale.
In un porto sulla Manica era ancorata la “Senza Paura”, una corrazzata fiore all’occhiello della Marina inglese. Il 6 febbraio 1910 il comandante riceve un telegramma dal Ministero degli Esteri. Lo si invita ad accogliere a bordo con tutti gli onori militari l’imperatore dell’Abissinia (oggi Etiopia) Menelik II (quello che nel 1896 aveva sconfitto gli italiani a Adua) e i suoi alti dignitari di corte.
Il comandante va in fibrillazione, perché fra cento bandiere gli manca proprio quella abissina, e fa issare sui pennoni, chissà perché, quella di Zanzibar. E così, davanti agli alti ufficiali schierati in pompa magna, mentre la banda militare suona, salgono sulla passerella Menelik II, che in realtà era un famoso campione di cricket, la scrittrice Virginia Woolf, che un falso dirigente del ministero presenta come il principe Mendex (era stata lei a inventarsi il nome storpiando il latino Mendax che vuol dire bugiardo).
Gli altri dignitari abissini, tutti barba e baffi finti e sontuosi abiti orientali, sono il poeta Horace Cole (uno dei più grandi scherzomani della Gran Bretagna che i magistrati puniranno con svariate frustate sul sedere, vero, giuro!) poi il figlio di un magistrato, il celebre pittore Grant, un militare e un avvocato. Tutti amici, e tutti, visitando la nave, parlano una lingua posticcia, la stessa di Dario Fo per capirci, citano versi dell’Eneide in latino miscelandoli con suoni gutturali privi di senso, che per il comandante e i suoi ufficiali sono, ovviamente, abissino puro.
Ma quando al gruppo viene mostrato dal comandante con orgoglio un nuovo modello di cannone o un eroico ufficiale che ha compiuto un atto di valore, Menelik II e i principi abissini, in coro, esclamano stupefatti “Bunga Bungaaa!”. Solo in quel caso Virginia Wolf si unisce al coro, per il resto il principe Mendex sarà l’unico a tacere, per non tradirsi con la sua voce femminile.
Arriva l’ora di pranzo e il Comandante invita l’imperatore e la sua corte a un pasto sontuoso. A questo punto, panico! Il truccatore teatrale li ha avvertiti di non mangiare qualcosa di caldo, guai, altrimenti la colla si squaglia e baffi e barbe finte cadrebbero nella minestra. Così l’imperatore Menelik s’inventa che a quell’ora gli abissini pregano stesi lunghi per terra, anzi, se non lo fanno incorrono in una maledizione divina. Lo chef della nave si vorrebbe ammazzare perché si era inventato un menu prelibato, mezzo britannico mezzo abissino, la banda suona, la bandiera di Zanzibar sventola invano, l’inviato del ministro degli Esteri s’inchina e ringrazia, la banda di amici scende sulla passerella e si dilegua.
E poi, qualche giorno dopo, il re, quello vero, Edoardo VI, imperatore d’India, apre il Daily Mirror e ci trova la foto degli antenati di “Amici miei”, il film di Monicelli, travestiti da abissini, con il comandante della corrazzata che fa il saluto militare a quella banda di matti che con uno splendido scherzo hanno preso per i fondelli il trionfalismo colonialista della marina inglese.
Cinque anni dopo, in piena guerra mondiale, quella stessa corrazzata speronò e affondò il sommergibile tedesco U-29, che l’aveva attaccata. Il comandante May, proclamato eroe nazionale, fu subissato da congratulazioni e telegrammi delle autorità.
Uno solo era anonimo. C’erano scritte due parole: “Bunga Bungaaa!”.
(Nella foto: Virginia Woolf è il primo “abissino” a sinistra)
1 note · View note
bigarella · 2 years
Link
Imperia: uno scorcio di mare davanti a Porto Maurizio Ai due s'accostarono poi altri: Guido Edoardo Mottini, segretario all'intendenza di F...
0 notes
diceriadelluntore · 2 years
Photo
Tumblr media
La Potěmkinovy Schody  è lunga ben duecento gradini, porta di ingresso di Odessa per chi arriva dal mare, il simbolo della città ucraina; é famosa perchè compare in una delle scene centrali del film La corazzata Potëmkin di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn (1925). A costruirla fu nel 1834 un architetto italiano, Francesco Carlo Boffo.
In questi tragici momenti Odessa, la perla del Mar Nero, è uno dei punti nevralgici della contesa militare in atto data la sua posizione sul lago, ed essendo il maggior porto su quello specchio d’acqua. 
Pochi lo sanno, ma Odessa fu fondata nel 1794 dall’ufficiale napoletano Giuseppe de Ribas e l’intera architettura della città ucraina rappresenta un omaggio al neoclassico italiano. Ricchissima di arte, ha un magnifico Teatro dell’Opera e del Balletto di stile barocco, e il Museo d’Arte Occidentale e Orientale,  dove è conservata una delle più belle e sorprendenti collezioni di arte straniera in Ucraina, al suo interno vi è dedicata anche una sezione all’arte italiana e vi sono esposte opere del Guercino e del Canaletto.
E c’è una curiosità davvero particolare: ‘O sole mio, la canzone italiana più celebre al mondo, è stata composta proprio a Odessa: era infatti in villeggiatura lì nel 1898 Edoardo Di Capua, ispirato da un bellissimo sole caldo che nasceva sul Mar Nero. 
Con la speranza che in questo momento di totale follia, esista una soluzione per quanto possibile indolore a tutta la popolazione di quelle terre.
133 notes · View notes
fandomslash · 10 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
680 notes · View notes
elparaisodetlaloc · 1 month
Text
0 notes
lamilanomagazine · 12 days
Text
Napoli, I leoni della Fontana degli Incanti rinvenuti nelle segrete del Maschio Angioino: recuperati ed avviati al restauro.
Tumblr media
Napoli, I leoni della Fontana degli Incanti rinvenuti nelle segrete del Maschio Angioino: recuperati ed avviati al restauro.  La Fontana degli Incanti, in piazza Salvatore di Giacomo, riacquisterà il suo antico fascino grazie ad un intervento di restauro che prevede anche la ricollocazione dei leoni dei quali, per anni, si era persa memoria. Gli elementi decorativi sono stati rinvenuti, dopo quarant'anni, nelle segrete del Maschio Angioino. L'individuazione nei mesi scorsi, grazie al lavoro di squadra tra il Servizio Arredo urbano e mobilità sostenibile, il Servizio Arte e beni culturali e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli. Con i lavori di restauro della Fontana degli Incanti, infatti, è stata avviata anche un'opera di ricerca bibliografica e archivistica nell'ambito della quale sono stati effettuati dei sopralluoghi nei depositi comunali. Grazie al materiale documentale è stato quindi possibile affermare che i grandi frammenti ritrovati a Castel Nuovo, dei quali era incerta l'attribuzione, erano proprio parte degli antichi leoni. Ieri le statue sono state trasferite in laboratorio per il completo restauro e la sistemazione nella collocazione originaria. Nel frattempo, in piazza Salvatore di Giacomo sono già in corso i lavori a cura della ABC per la sistemazione dell'impiantistica della fontana. "Stiamo portando avanti da mesi il restauro delle fontane cittadine, non solo per l'aspetto funzionale e decorativo che rivestono – ha sottolineato il sindaco Gaetano Manfredi – Quasi sempre esse rappresentano testimonianze significative di storia urbana e  crediamo che le fontane vadano recuperate, quando è possibile, per come erano un tempo. Nel caso della Fontana degli Incanti potremo presto tornare ad ammirarla come ormai la si poteva vedere solo in qualche foto di mezzo secolo fa". "Lungo la costa sono già state restaurate la Fontana del Gigante in via Partenope, la Fontana della Sirena in piazza Sannazzaro e la Fontana del Sebeto a largo Sermoneta – ha ricordato l'assessore alle Infrastrutture Edoardo Cosenza – Nel caso della Fontana degli Incanti il restauro si completa con il recupero dei leoni che sono stati per anni 'dimenticati'. Ringrazio l'architetto Valeria Palazzo, dirigente del Servizio Arredo Urbano, e quanti stanno lavorando a quest'intervento che ci consentirà di restituire alla fontana la sua integrità artistica". La fontana degli Incanti, disegnata da Giovanni da Nola per volere del viceré Pedro de Toledo nel XVI secolo, fu inizialmente posizionata in piazza dell'Olmo, poi divenuta piazza del Porto o del Mercato di Porto, sita a metà tra le attuali piazza Bovio e piazza Municipio, ovvero nella attuale Via Alcide de Gasperi. Durante i tumulti di Masaniello venne fortemente danneggiata, e riparata più volte nel corso del XVIII secolo, finché nel 1834, l'architetto Pietro Bianchi (l'autore della basilica di San Francesco di Paola) la ricostruì del tutto. La fontana, nel periodo del Risanamento, venne poi smontata dalla sua posizione originaria e ricollocata nella piazza Salvatore di Giacomo all'inizio del XX secolo. È chiamata "degli Incanti" perché una leggenda narra che una potente strega della città, usasse  l'acqua di quella fonte per i suoi "incanti"; ma è anche detta della Cöccövàja perché nel XVI secolo, quando al vertice della fontana fu scolpito lo stemma del viceré, al popolo la sagoma parve identica a quella di una civetta che, in latino, si traduce appunto "cocovaja".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
corallorosso · 3 years
Photo
Tumblr media
“Mi hanno violentata”: ecco cos’è successo quella notte nella villa di Grillo in Sardegna. “Così mi hanno violentata”: a fornire una ricostruzione di ciò che è accaduto nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 nella villetta a Cala di Volpe, in Sardegna, è la ragazza che accusa Ciro Grillo, figlio di Beppe, e i suoi amici di stupro. La testimonianza della ragazza, agli atti dell’inchiesta, viene riportata in un articolo di Gianluigi Nuzzi per La Stampa, in cui si ripercorrono sia i momenti precedenti che successivi al presunto stupro di gruppo di cui sono accusati il figlio di Grillo, Ciro, e i suoi amici Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. Tutto ha inizio il 17 luglio 2019 quando Silvia (nome di fantasia) si sveglia piangendo nella villa a Cala di Volpe. Quando la sua amica Roberta (anche questo nome di fantasia) le chiede che cosa sia successo, Silvia le rivela che è stata violentata. Silvia sbarca in Sardegna il 5 luglio per trascorrere le vacanze insieme alla sua amica Roberta. Alloggia in un bed & breakfast in località Barrabisa, a Palau. Il 16 luglio, intorno alla mezzanotte, Silvia e Roberta si recano al Billionaire dove hanno un appuntamento con alcuni loro compagni di scuola, una coppia e un ragazzo. È proprio quest’ultimo a conoscere i quattro amici di Genova, che ospitano Silvia, Roberta e i suoi amici al tavolo prenotato a nome di Ciro. La serata in discoteca scorre all’insegna del divertimento e della spensieratezza. Le ragazze affermano di aver bevuto vodka, mentre Ciro e i suoi amici sottolineano di aver consumato perlopiù RedBull. Secondo quanto emerge dai verbali, nel corso della serata tra Silvia e Ciro ci sarebbe stato anche un bacio, ma nulla di più. Intorno alle 3,30 gli amici di Silvia e Roberta vanno via, mentre le due ragazze rimangono al Billionaire insieme ai quattro genovesi fino alle 5 circa. All’uscita dal locale, Silvia e Roberta non trovano un taxi, mentre Ciro e i suoi amici le invitano nella villa a Cala di Volpe. “Dai venite a fare due spaghetti da noi, poi vi riaccompagniamo domattina al bed&breakfast, abbiamo l’auto a casa, nessun problema”. Le due, inizialmente titubanti, accettano e durante il tragitto uno dei ragazzi fa mettere a verbale che Silvia avrebbe allungato un piede tra le gambe di uno dei ragazzi in quello che viene considerato un atteggiamento di disponibilità. La ragazza, però, nega e dichiara che il suo gesto non era intenzionale. I giovani arrivano alla villa intorno alle 5,30. Roberta cucina gli spaghetti, mentre i racconti dei protagonisti da qui in poi divergono. Le ragazze sostengono che i quattro continuassero a bere esageratamente, mentre i giovani dicono che il loro comportamento era normale. Secondo la testimonianza di Silvia, uno dei quattro, Francesco Corsiglia, accompagna la ragazza a prendere delle coperte in una camera matrimoniale e qui tenta un primo approccio sessuale contro la volontà della giovane: la afferra, la sbatte sul letto e la bacia sulla bocca. Lei si divincola e raggiunge gli altri, mentre il ragazzo, nella sua testimonianza, minimizza l’accaduto. A quel punto – sono circa le 6 – Roberta e stanca e va a sdraiarsi sul divano nel soggiorno, mentre Silvia rimane nel giardino della villa con gli altri ragazzi. Poco dopo anche Silvia decide di andare a dormire e viene accompagnata in camera da Corsiglia. Lei si sdraia sul letto e, nonostante dica più volte al ragazzo di andare via, lui rimane lì, la raggiunge nel letto e la costringe a un rapporto completo. Lei cerca di fuggire e racconta che gli altri ragazzi stavano sull’uscio della porta per bloccarne l’uscita. “Chi rideva. Chi commentava. Silvia è fisicamente più debole, i giovani sono tutti ben palestrati” si legge nel verbale. Silvia riesce a liberarsi e raggiunge il bagno, ma a quel punto Corsiglia la raggiunge e la “spinge di spalle nel box doccia per un altro rapporto contro volontà. Lei piange in bagno. Lauria e Capitta le chiedono perché ma lei non risponde. Proprio quest’ultimo le chiede di dormire insieme, ma lei si rifiuta e cerca di svegliare l’amica per andarsene”. Silvia vuole andare via e cerca il telefonino per chiamare un taxi, ma i ragazzi la convincono a restare a casa. Sono ormai le 9 quando la giovane inizia a piangere e quando i ragazzi le chiedono il perché lei risponde: “Lo sapete benissimo, Francesco mi ha fatto male e voi non siete intervenuti”. Ma la situazione degenera ulteriormente. Grillo, Lauria e Capitta, infatti, avrebbero costretto la ragazza a bere vodka tenendola per i capelli. Qui, secondo quanto dichiarato dalla ragazza, i ricordi le si offuscano. Silvia ricorda che Lauria l’avrebbe invitata “a dormire in camera matrimoniale”, ma che lei non capiva più niente a causa dell’alcol. Gli altri la raggiungono e la violentano a turno e insieme fino a quando la ragazza non perde conoscenza. Alle 14,45 circa, Roberta si sveglia e trova l’amica paralizzata dalla paura. “C’era del mutismo da parte di tutti” ricorda l’amica della vittima. Silvia si riveste, mentre Corsiglia e Grillo le accompagnano ad Arzachena dove le due giovani prenderanno alle 15 un taxi per rientrare al bed&breakfast. “Quel pomeriggio le ragazze non erano più le stesse. Poi sono rimaste, credo ancora una settimana ma non erano più le stesse” ha raccontato Daniele, il titolare del bed&breakfast. Silvia vuole andare in farmacia a comprare la pillola del giorno dopo, visto che i ragazzi non avevano usato i preservativi, mentre nel pomeriggio la ragazza va alla lezione fissata di kite surfing a Porto Pollo. “Ricordo che era molto turbata” ha dichiarato l’istruttore. Il 19 luglio arrivano in Sardegna i genitori della ragazza. Silvia inizialmente si vergogna e non racconta nulla, poi scoppia in lacrime: “Mamma, mi hanno violentato”. Nel frattempo, Ciro Grillo e gli altri si scambiano messaggi su Whatsapp: “Ho paura che quella ci ha denunciato” scrive Capitta. “3 vs 1” risponde un altro dei giovani. Tre contro una. Di Niccolò Di Francesco
10 notes · View notes
chiamatemefla · 4 years
Text
La sua indecisione nasce dall’impossibilità di scegliere davvero tra tutte le cose belle e buone che incontra, ha incontrato e incontrerà, nella sua vita.
Non si definisce un esteta, del vero cultore del bello gli manca l’oggettività, è solo un povero essere umano dannato dal bisogno di godersi quel che fa, di farselo piacere fino in fondo, e con un odio viscerale per le mezze misure che lasciano uno strano senso di scontento proprio alla bocca dello stomaco.
Per essere felici, però, e soddisfatti e sazi, bisogna fare una cernita, arrivare dritti al punto.
Da piccolo era indeciso su quale album delle figurine comprare, quale gusto di gelato scegliere, ricorda una volta, che doveva essere tanti anni prima perché i suoi genitori erano ancora innamorati e vivevano tutti e quattro sotto allo stesso tetto, in cui passò un’ora a decidere cosa ordinare per cena. Il resto della sua famiglia fece in tempo a finire tutto prima che lui scegliesse cosa mangiare e non riuscì neanche a finire il suo piatto perché ci si addormentò dentro, dritto di faccia in una scodella di gnocchi alla sorrentina.
La serata era diventata un po’ la barzelletta di casa, più divertente per gli altri che per lui che doveva subirla, sentirla raccontata ad ogni pranzo e ad ogni festa comandata, ma aveva, pian piano e con difficoltà, imparato ad accettare la verità.
Lui è fatto così, siamo tutte persone diverse, e tante altre cose che gli dice suo nonno quando lo vede imbronciarsi.
C’erano voluti anni perché sua sorella imparasse ad avere pazienza quando uscivano insieme: era stato difficile, certo, ma anche sua sorella è “fatta così” e di pazienza ne ha poca, ne ha sempre avuta poca. Sua sorella è come sua madre e lui, tristemente, è come suo padre, ad entrambi manca comunque qualcosa e chissà che non finiranno per compensarsi, un giorno.
Ma suo padre fa così perché non è davvero interessato a niente, perché scegliere tra una rosa di cose che disdegni in egual misura alla fine rende difficile prendere una decisione che possa soddisfarti.
Spesso sua madre rideva, gli accarezzava una guancia e gli diceva che ad essere così indeciso non sarebbe mai diventato vecchio ma si sarebbe riempito di rughe, ché le scelte portano pensieri, e i pensieri ti ridisegnano la faccia.
Ad Antonio questa cosa non piaceva ma ancora meno gli piaceva l’idea di rimanere perennemente in bilico, incapace di muovere un passo avanti o uno indietro, comodo nella sua quotidianità fatta di scelte già compiute e routine.
La sua prima scelta era stata Lucia, una decisione presa di getto, senza rimuginare, che l’aveva fatto sentire per un lunghissimo momento il padrone del mondo.
Lucia era la sua ragazza, con un po’ di fortuna, lo sarebbe stata per tutta l’estate e, siccome Lucia è impaziente per natura, Lucia è proprio come sua sorella, forse insieme sarebbe riusciti a funzionare per i due mesi che mancano a settembre.
Forse si sarebbero divertiti. 
Si era imposto, per mesi, di non farsi domande, non far nascere dubbi, non soppesare pro e contro e tutto era filato liscio: l’estate era passata, lui aveva baciato Lucia in ogni posto del lungomare, aveva assaggiato ogni gusto di gelato presente nella gelateria vicino al porto e si era anche concesso di odiarne una buona parte senza sentirsi in colpa per quello, senza pentirsi eccessivamente.
Poi l’estate era finita, Lucia era ripartita, avevano rotto senza piangersi addosso ma scambiandosi i numeri e Antonio si era ripromesso che, da allora, le decisioni le avrebbe prese così: chiudendo gli occhi e prendendo la prima risposta alla domanda, ignorando tutte le altre, non pensando alle conseguenze.
Così aveva scelto il liceo, così aveva scelto il suo banco, così sceglieva le sue scarpe e, solo una volta, anche il taglio di capelli -- ma di quello si era pentito e, da allora, non l’aveva più cambiato, ne aveva trovato uno che gli permettesse di non visitare il barbiere più spesso di quanto necessario ed aveva continuato felice la sua vita.
Senza pensare aveva accolto Edoardo nel disegno.
Le domande non erano arrivate con la prima uscita, nonostante l’imbarazzo palpabile e l’adrenalina del non farsi beccare mentre provavano a capire chi dei due sarebbe stato il primo a baciare l’altro. Non erano arrivate neanche con la seconda, dopo un’ora e mezzo di treno per allontanarsi abbastanza da tenersi per mano. Non erano arrivate quando l’altro, per la prima volta, l’aveva chiamato “il mio ragazzo” durante una telefonata che si era conclusa con una risata e un bacio morbido e gentile.
Le domande arrivano tutte insieme un mercoledì notte, gli spalancano gli occhi alle tre e non gli permettono di provare a riaddormentarsi, lo bloccano sul materasso col peso di mille interrogativi che non può scrollarsi di dosso.
Sa chi è, quella è una domanda semplice.
Sa dov’è, perché è dove è sempre stato.
Sa, più o meno, dove andrà ma è ancora in tempo per cambiare idea.
Sa che sarebbe pronto a tornare con Lucia se lei glielo chiedesse.
Sa che ora ha voglia di baciare Edoardo come ha fatto un paio di giorni prima.
Non sa se quello è normale.
Non sa neanche se c’è una parola che descrive tutto quello, né sa se può usarla.
Sa che sua madre dovrebbe saperlo.
Non sa come dirglielo.
Non sa se deve dirglielo.
Le domande continuano per settimane.
Le risposte sono circa sempre le stesse.
Mari non passa il suo primo esame, sua madre passa il concorso.
Mari vuole rimanere a Napoli, Antonio non lo sa, Edoardo dice che da Napoli a Roma non è certo un viaggio.
Antonio non l’ha ancora detto a sua madre. 
Il primo a saperlo è Vito, che lo ascolta parlare ma non risponde e, davanti alla sua confusione, reagisce accendendo il computer e affermando possono scoprire insieme se, da qualche parte, esiste la parola giusta per descrivere quel casino -- chiaramente lui non la conosce, dice, ma mica è detto che solo perché non la sa lui allora non l’ha inventata nessuno.
«Forse sono solo indeciso.» tenta di scherzare, muovendosi a disagio sulla sedia dallo schienale rotto, e Vito gli tira una gomitata.
«Per essere indeciso devi avere più opzioni, tu hai solo il tipo, no?»
«Sì.»
«E ti piace solo lui.»
«Al momento sì.»
«E allora vedi che hai scelto?»
Casa sua è un accampamento di scatoloni, non c’è più qualcosa di suo che non sia stato accuratamente imballato, infilato in valigia, stipato in un furgoncino.
Tra quelle cose Antonio ha una parola, che suona bene e sta cercando di cucirsi addosso, e tra quelle scatole c’è sua madre che sistema le loro vite con meticolosità.
Alla fine ha scelto di seguirla, allo sbaraglio in un paesino in cui, dicono, i binari della ferrovia vanno in salita e intorno ci sono solo montagne.
«Più che il Lazio sembra il Trentino.» ride sua madre, ogni volta che ci pensano, e l’ha fatto anche la sera prima mentre mangiano seduti a terra, e Mari continua a dire che le mancherà tutto quello ma che, almeno, avrà una scusa per passare più volte dalla stazione cercando di farsi notare dal tizio della biglietteria.
Quando Antonio prova a parlare sua sorella non c’è, sua madre è appoggiata alle inferriate del balcone e forse sta salutando il mare, forse sta solo pensando a cosa potrebbe aver dimenticato, se il divano della casa che hanno preso in affitto sarà scassato o meno.
Sua madre odia i bugiardi, le cose fatte di nascosto e quelli che non sanno prendersi la responsabilità delle proprie azioni ed è per questo che non crede nei rimproveri preventivi, nei divieti categorici e, soprattutto, nella «Demonizzazione dell’espressione adolescenziale» come la chiama lei.
Non ha battuto ciglio quando sua sorella ha confessato di aver fatto sesso col suo fidanzatino delle superiori, si è limitata ad esporre i rischi del fumo quando ha trovato sigarette ed accendino nel suo zaino, perfino quando il suo ormai ex marito aveva confessato di averla tradita lei non aveva battuto ciglio e, con un’eleganza che Antonio le invidia, l’aveva ringraziato per la sincerità ed era corsa dall’avvocato per mettere fine a quella situazione scomoda il prima possibile.
Inspira a fondo, appoggia a sua volta i gomiti sulla ringhiera e si chiede se, dopo aver parlato, gli mancherà tutto quello, la normalità di un tempo, forse sua madre.
«Ti ho detto delle bugie.» soffia, tutto d’un fiato, e sua madre si volta di scatto per fissarlo con un paio di occhi che sarebbero esattamente come i suoi se fossero azzurri e che non dimostrano sorpresa, solo curiosità.
«Parli delle versioni di latino?»
«No! No, giuro che le versioni di latino le sto recuperando davvero!»
Sua madre ride, piano, gli appoggia la testa sulla spalla colpendolo col gomito perché continui a parlare, vada avanti, il rospo -- ma il rospo ce l’ha incastrato in gola e deve schiarirsi la voce più di una volta perché questa non esca rotta, tremante, insicura.
Lui è sicuro di quel che sta dicendo, dopotutto.
«E comunque è vero che le sigarette che hai trovato non sono le mie. Io non fumo quelle, costano troppo, mi compro il tabacco.» si ferma, un secondo, appoggia la guancia contro la testa di sua madre per poi ritirarsi immediatamente. 
«Quelle sono del mio ragazzo.» non abbassa la voce mentre lo dice, non gli interessa che qualcuno possa sentire, ormai l’ha detto a sua madre ed è questo ciò che conta, non verrà a saperlo da terzi e questo gli basta.
La sente sospirare a fondo, gli lascia un bacio su una spalla ma non si muove da quella posizione.
Antonio vorrebbe tanto che lo guardasse negli occhi.
«Lo so già.» risponde lei «Ti ho sentito una notte al telefono.»
«E non sei arrabbiata? Non sei dispiaciuta?»
«Dispiaciuta perché non me l’hai detto prima? Un po’ sì. Arrabbiata perché sei gay? Non avrebbe senso, non servirebbe a niente.»
«Non sono gay.»
«Edoardo non è un ragazzo?»
«Sì, lo è. Ma non sono gay, ciò...le ragazze mi piacciono ancora? Solo che mi piacciono anche i maschi. Sembra complicato ma non lo è. E non è neanche una cosa da indecisi. E in realtà è un sacco imbarazzante parlarne con te, io neanche te l'avrei voluto dire che sto con qualcuno.»
Sua madre si alza, gli prende il viso tra le mani, lo osserva a lungo senza dire una parola prima di sorridere dolce, un po’ mesta, accarezzandogli piano la pelle intorno agli occhi.
«Sei l’unica persona a cui le decisioni importanti non fanno venire le rughe.» risponde solo, prima di entrare in casa. 
_________________________________
Dal writober con furore 🥁🥁🥁 i pezzettini di fic che sto postando su facebook!!!
Come sempre grazie a @blogitalianissimo che mi presta i suoi personaggi per i miei esperimenti e poi mi dice che mi odia ma mi ama ma mi odia perché la faccio piangere ✨
9 notes · View notes
Text
Flashfic: Insegnami la vita, Niccolò
Dal titolo già potete cogliere la profondità e serietà di questa storia.
Martedì dovevo fare una lezione ai miei studenti e guarda caso il tema era “Music Festivals”... Potevo forse non approfittarne, immaginandomi Nico come insegnante di Martino ;) ?
*************
Ah-ha!
Adesso la capisce, la spossante insistenza di sua madre nel convincerlo ad andare a lezione al suo posto.
Sicuramente, anche il timore di disturbare i compagni - chiedendo appunti e registrazioni - avrà giocato la sua parte… ma questo non può essere un caso.
E con 'questo' intende l'insegnante fregno. Ma fregno-fregno, come direbbe Luchì. Tanta roba, per citare Federica.
Avrà un paio di anni in più di lui e, a quanto pare, sta facendo qui il tirocinio per l'università.
Ha un finto accento british che solitamente a Marti farebbe venire l'orticaria, ma che in bocca Niccolò lo rende soltanto più adorabile. Come se ce ne fosse bisogno. Perché no, non poteva essere bello e stronzo. O di quelli che un po' se la tirano - o così pare - finché non li conosci meglio. Alla Edoardo Incanti, insomma.
No. È bello come il sole e buono come il pane.
Ha un entusiasmo sconfinato per la musica per l'inglese, e Martino sarebbe volentieri ad ascoltarlo per ore.
Peccato tocchi a lui parlare, ora.
Cioè, ha già monopolizzato gran parte della lezione punzecchiando Nico - e a chiedersi quanto (risposta: 'na cifra) renderebbe meglio se potesse se lo potesse fare in italiano - per cui si sente un po' in colpa ad essere pure quello che espone il lavoro di gruppo…
Ma hanno così insistito, gli altri!
Dicono che gran parte delle idee per il festival che hanno creato vengono da lui. Perciò è giusto che sia Marti ad avere l'occasione di fare bella figura con Niccolò, no?
Borbotta che non capisce di cosa stiano parlando, chiedendosi che diavolo vada in giro di lui sua madre e se davvero il suo colpo di fulmine per sto tizio sia così evidente.
"As glad as I am to keep listening to the sound of your lovely voice, Marti I'd rather hear someone else from your group… " Viene subito interrotto. Resta così ipnotizzato dal sorriso di Niccolò, che alla fine gli è andata pure bene che il compito di esporre sia andato a Ludovica.
Che s'è offerta volontaria, pur non avendo aperto bocca fino a quel momento!
La sua voce è poco più di un sussurro, e tiene gli occhi fissi sul pavimento. Niccolò, tuttavia, è chiaramente molto orgoglioso che abbia voluto esporsi così. Tutti la ascoltano rapiti, e c'è un senso di cameratismo tra queste mura che  a Marti ricorda un po' gli anni delle superiori con i Contrabbandieri.
Adesso gli è chiaro perché mamma ci sia rimasta tanto male, a non poter frequentare per un paio di settimane.
Sarà l'influenza di un certo insegnante?
È un vero peccato che questa sia l'ultima volta che lo vedrà. Perché insomma, a malapena lo conosce quindi non è che puoi invitarlo fuori per un caffè… che poi si protrarrà fino a diventare una chiacchierata davanti ad un buon piatto di pasta... una colazione insieme… No, no. 
Manteniamo un minimo di contegno. Di dignità.
"Ehi Marti, te la cavi piuttosto bene ma se mai t'interessasse migliorare la tua già ragguardevole dimestichezza con l'inglese…" Viene fermato poco prima di uscire, con una mano sulla spalla. Non se la laverà mai più. Ci tatuerà sopra la data in cui un semidio l'ha sfiorato.
Cazzo, la situazione è grave. Si sta trasformando in Silvietta.
Non esattamente professionale prendere gli studenti per il culo, comunque, ma Niccolò non sembra importare. Anzi. Si diverte!
Ehhh… lo vedi che alla fine un po' stronzetto lo è?
"Che c'è, ti stai offrendo di darmi lezioni private?" Che non sa nemmeno se può permettersi ma sulle quali già mettere la firma. Roba da manuale. Il manuale su come essere dei sottoni assurdi su tizi incontrati giusto un'ora fa, scritto di suo pugno. Un bestseller.
"Esatto.  Ti andrebbe di discuterne davanti a un caffè?" 
E già lì sente, gli echi delle prese per il culo che gli toccheranno.
Non perderanno occasione di ricordargli che avrebbe potuto benissimo chiedere ad Eleonora, quelli.
"Sì, perché no? Offri tu, però…" Ecco, rendiamogli subito chiaro quanto Martino sia pulciaro.
"Allora ti porto in un posto davvero fichissimo. Spaziale. Preparati a rimanere sbalordito, caro mio." 
Ah, su questo Martino non ha alcun dubbio.
Quest'uomo sembra nato per meravigliarlo.
E questo è solo l'inizio.
6 notes · View notes
blueforever31 · 4 years
Video
youtube
Edoardo ed Eugenio Bennato - La realtà non può essere questa   La realta’ e’ tutta in questa stanza nella rete che annulla ogni distanza la realta’ e’ fuori dal balcone, nella rete che diventa una prigione... La realta’ e’ tutta  l’illusione di chitarre che suonano da sole nel silenzio di nessuna festa la realta’ non puo’ essere questa.. Quest’amore non puo’ esser virtuale ha bisogno di parole, di parole sussurrate... Di parole che tu sola puoi sentire ha bisogno delle strade e di tutto il mondo da scoprire... La realta’ e’ correre nel vento nella gara di nessun traguardo nell’amore che sventola nel porto la realta’ non puo’ essere altro... E non puo’ rinunciare ai sogni e sognare le parole nuove di coscienze pronte a dire basta la realtà non può essere questa... La realta’ e’ tutta da rifare e’ la vita che non si puo’ fermare e che canta la sua ribellione alla rete che diventa una prigione... E non basta vivere l’illusione di chitarre che suonano da sole nel silenzio di nessuna festa la realta’ non puo’ essere questa...
2 notes · View notes
cielispenti · 7 years
Quote
dicevi la mia felicità sta sempre in un altro porto e piangevi perché quel porto non riuscivi a trovarlo e piangevo perché quel porto non ero io.
Edoardo De Martinis
52 notes · View notes