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#il grillo parlante
fordearlife · 1 year
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Guillermo del Toro's Pinocchio (2022)
[The Talking Cricket] insists that Pinocchio must either attend school or work to function properly in the world. When Pinocchio refuses to listen, the Cricket states, "You are a puppet and what's worse is that you have a head of wood", whereupon Pinocchio throws a mallet at the cricket, which kills him. (Wikipedia)
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ilmondodishioren · 1 year
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Pinocchio, di Guillermo del Toro.
Pinocchio, di Guillermo del Toro.
Vi racconterò una storia.Una storia che credete di conoscere, ma non è così. Buongiorno e buon lunedì a tutti! Sabato scorso sono stata costretta a letto dai classici dolori post lavorativi, e dato che non avevo la forza di strisciare fino ai miei amati dvd, ho sfruttato Netflix guardando 3 film: due che mi erano stati consigliati da mio nipote (sono zia, guai a chi mi fa passare per nonna alla…
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ma-pi-ma · 3 months
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Niente è meno perenne del "sempre" di due innamorati, e niente più revocabile del "mai".
Roberto Gervaso, da Il grillo parlante
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canesenzafissadimora · 4 months
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Pinocchio: “Che cos'è la coscienza?”
Grillo Parlante: “Cos'è la coscienza? Ora ti spiego... è una piccola voce interiore che la gente ascolta raramente. Per questo oggi il mondo va così male!”.
Carlo Collodi
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sottileincanto · 5 months
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Della mia infanzia ricordo le audio e le videocassette, che ogni tanto si attorcigliavano e se eri fortunato te la cavavi con una penna biro e sistemavi tutto, altrimenti "il mangianastri s'è mangiato tutta la cassetta!!!". Ricordo un piccolo mangiadischi portatile, rosso - che oggi sarebbe un oggetto vintage e di design - dove si mettevano le fiabe sonore che vendevano in edicola, insieme a dei giornaletti dalle pagine grandi con sopra le illustrazioni o il disco della Carrà che mi aveva comprato la mamma. Ricordo il grillo parlante e il Simon che sembravano delle meraviglie tecnologiche, le diapositive con il proiettore e il caricatore dove si mettevano tutte in fila e si usava anche a scuola. Ricordo le cartoline e le lettere scritte a mano, con la grafia ordinata e dalle lettere allungate della nonna. Ricordo le vecchie, bellissime bambole di panno Lenci della zia, ricordo il telefono a disco che ogni tanto ti mangiava le dita. Ricordo che potevi telefonare per sapere l'ora esatta e che tutti avevamo una rubrica in testa e una in tasca, con tutti i numeri degli amici e dei parenti segnati su. Ricordo l'enciclopedia e le fotocopie delle immagini delle varie voci, che poi ritagliavamo e incollavamo sul quaderno di scuola quando per compito ci davano la famosa "ricerca", copiando le didascalie accanto. Ricordo la carta velina per copiare le immagini e la carta carbone da mettere nella macchina da scrivere. Ricordo la macchina da scrivere, dove ogni tanto s'inceppavano i tasti e che arrivava il momento di cambiare la margherita quando le lettere erano diventate ormai solo spettri pallidi ed esangui. Ricordo le macchine fotografiche e i rullini, che dovevi stare attento a non fargli prendere la luce altrimenti bruciavi tutto e i rullini in bianco e nero quando volevi sperimentare. Ricordo le polaroid, che da un certo libro in poi ("Quattro dopo mezzanotte") mi facevano sempre pensare ad un racconto inquietante di Stephen King. Ricordo che in tutti i bagni trovavi praticamente sempre una radio e delle riviste, perché il cellulare non esisteva. Ricordo la cinquecento di mamma, che dovevi fare la famosa "doppia" per cambiare marcia e che dovevi aprire l'aria in inverno. Ricordo tutto questo mondo di cose che si riparavano, si rammendavano, si incollavano, dove esisteva ancora "l'aggiustatutto", quell' omino che non si sapeva esattamente che lavoro facesse, ma sapeva riparare qualunque cosa. Il soprannome del nostro omino era "Ops" e quando la mamma diceva "Chiamo Ops perché sicuramente lui lo sistema subito" io ero contentissima, perché mi mettevo lì a guardare mentre lui lavorava e cercavo di capire cosa stesse facendo. E lui mi sorrideva e mi spiegava a modo suo. Ricordo un mondo che è sparito, che i ragazzi di oggi non saprebbero nemmeno immaginare e credo che, come a volte noi "anziani" sembriamo degli analfabeti nel loro mondo digitale, loro lo sarebbero nel nostro mondo analogico. Ricordo un mondo di scoperte incredibili e soluzioni improvvisate, un mondo più piccolo e lento, ma pieno di meraviglie. Lo so, forse sono io che sono soltanto un'inguaribile romantica, ma ho spesso l'impressione che, per divorare tutto con l'ansia di progredire ogni istante di più, forse abbiamo perso tanti piccoli tesori.
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tettine · 9 months
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Io voglio rimanere amica della fede per sempre, è così cruda e cinica e mi fa arrivare alle cose come fosse il mio grillo parlante
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scrittricestonata · 1 year
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L'amicizia
Se qualcuno anni fa mi avesse chiesto se conoscevo il significato di questa parola avrei detto di no, che non sapevo veramente cosa potesse essere, ne ero del tutto ignara. Poi un giorno tutto è cambiato, ho conosciuto qualcuno che mi hai insegnato veramente cos'è l'amicizia, la mia migliore amica, la mia strega.
Lei mi ha insegnato che l'amicizia è supportarsi a vicenda, confrontarsi su tutto, essere sempre se stessi senza aver paura di non essere accettati, poiché se un amica è vera, ci accetterà sempre. Mi ha insegnato poi, che l'amicizia è lottare insieme, crederci insieme, cantare O' mar for insieme, sostenere l'altra facendo in modo che non caschi, e se questo dovesse succedere, se una delle due dovesse cadere, non importa perché l'altra l'aiuterà a rialzarsi, e infine che i sogni di una sono anche i sogni dell'altra, questa è l'amicizia, quella vera però, quella che può durare per sempre, si perché quando trovi la tua migliore amica, non è mai solo quello, col tempo diventa la tua persona, la compagna di mille avventure, tua sorella, il tuo grillo parlante nelle situazioni difficili, ma cosa più importante non diventerà mai una tua nemica, anzi sarà la prima ad aiutarti a sconfiggerli i tuoi nemici, sì perché prese da sole, siamo semplici ragazze, ma insieme siamo forti, la miglior squadra che possa esistere.
Questa è la mia migliore amica, colei che mi ha insegnato la forma d'amore più bella che possa esistere: l'amicizia, la nostra, che durerà per sempre.
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principessa-6 · 1 year
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Pinocchio: "Cos'è la coscienza? "
Grillo Parlante: "Ora ti spiego.!!! La coscienza è quella vocina interna che la gente ascolta così di rado. Per questo il mondo va così male oggi!" 🤍 💜 🤍
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daniela--anna · 1 year
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"Beware of Labels, The Cricket is Always Talking"
Article of Food & Health
The partially degreased powder of Acheta domesticus (domestic cricket 🦗) has been authorized to be placed on the European Union market.
The designation of the novel food on the labeling of the food products containing it is 'partially defatted powder of Acheta domesticus (house cricket)'.
The labeling of food products containing partially defatted powder of Acheta domesticus (house cricket) indicates that this ingredient may cause allergic reactions in consumers with known allergies to crustacean and crustacean products, molluscs and mollusc products and to dust mites.
This indication appears next to the list of ingredients.
Source: corriere.it
"Attenzione alle etichette, Il grillo è sempre parlante"
Articolo di Cibo & Salute
La polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo 🦗 domestico) è stata autorizzata ad essere immessa sul mercato dell'Unione Europea.
La denominazione del nuovo alimento figurante sull'etichetta dei prodotti alimentari che lo contengono è 'polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico)'.
L'etichetta dei prodotti alimentari contenenti polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) indica che tale ingrediente può provocare reazioni allergiche nei consumatori con allergie note ai crostacei e ai prodotti a base di crostacei, ai molluschi e ai prodotti a base di molluschi e agli acari della polvere.
Tale indicazione figura accanto all'elenco degli ingredienti.
Fonte:
www.corriere.it
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givemeanorigami · 2 years
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Mia cugina aveva un gran numero di Polly Pocket, quelle scatoline che le aprivi e dentro c'era un piccolo mondo in miniatura, e quando ero piccola, vuoi per magnanimità o per quei dodici anni di differenza, me le prestava per giocare a casa dei nonni. Trattate così bene che ora sono passate alle sue figlie.
Peccato abbia avuto un flash di me che giocavo con la Polly Pocket de Il Gobbo di Notre Dame e sono sicura, un po' per sicurezza mia e un po' per matematica (era del 1995, lei avrebbe avuto 13 anni, dubito avesse mandato nonno a comprarle un'altra polly pocket case), che quella fosse mia e sono altrettanto sicura che non è mai saltata fuori in fase di trasloco.
Qua sta per partire un caso di stato di famiglia perché io voglio sapere dov'è finita, se ci sono ancora tutti i pezzi (come in quelle che a me venivano prestate) e perché non è in mio possesso.
Mi hanno cagato il cazzo chiedendomi in tre e più volte se fossi sicura di non avere il Grillo Parlante* a casa perché non si trovava più, quando io i loro giochi li usavano solo dai nonni, ora batto i piedi e voglio sapere che fine ha fatto quella Polly Pocket. È proprio questione di principio.
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planetoidsfun · 2 months
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La Vendetta del Grillo Parlante. Farebbe un bel fumetto, corto, una decina di pagine. Dopo sei mesi spiaccicato al muro di cucina di Geppetto, il buon grillo ha perso la ragione. In testa solo un pensiero: DESTROY PINOCCHIO.
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alonewolfr · 5 months
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Pinocchio: “Che cos’è la coscienza?” Grillo Parlante: “Cos'è la coscienza? Ora ti spiego... è una piccola voce interiore che la gente ascolta raramente. Per questo oggi il mondo va così male!”.
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1-su-un-milione · 5 months
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La vigilia, e non va... Io ho sempre adorato il Natale, momento di magia e ricordi... Anche quando è nato Andrea, bei ricordi. Addobbi, cibo, risa, pacchi, luci... Sono 3 anni almeno, se non 4 ma ho perso la memoria... Che tutto è triste. Ho un marito bipolare, narcisista e tanto altro ancora che soprattutto a Natale deve rovinare tutto... Me lo ripeto che devo cambiare lr cose, che è colpa del mio stupido cuore credere che non succederà di nuovo, ma purtroppo la realtà è ben diversa. Ogni anno è peggio, la malattia lo porta lontano. E sempre più cinico e crudele.. Inumano... E il mio sperare si sta esaurendo. Torna poi se ne va e fa cose crudeli e cattive, poi torna chiedendo perdono per poi scappare di nuovo. Lui si crea una sua realtà immaginaria, dove diventerà ricco.. Dopo un episodio di mania continua a vivere in questo stato di universo parallelo. Non si vuole staccare da queste idee... Per mesi in preda alla follia.. Per mantenere viva questa realtà immaginaria non vuole dormire più.. Portato allo stremo delle forze.. Non ascolta e non vuole ascoltare. Mi sento come il Grillo parlante con Pinocchio, infantile e capriccioso. Mi evita come la peste, perché lui sa il male che fa, ma non vuole ricordarlo. A volte son pochi mesi e a volte molti prima di arrendersi. E in questa sua continua guerra distrugge tutto, distrugge solo me. Mi chiude la porta in faccia.. Se solo la gente capisse quanto è dura, non riesco per ora a mollare.. Ma son sempre più stanca... Sempre di più
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marikabi · 5 months
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Caro Babbo Natale, war edition (cosa chiedevamo nel 2022)
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Carissimo.
Carissimo insomma...
Rieccomi. Sono la tua coscienza pessimista e critica, il tuo Grillo Parlante cinico e sconsolato, la tua jella annuale (ormai da decenni).
Con la mia tazzona di caffè, fedele compagna di scrivania, anche quest'anno ti rompo le scatole, scrivendoti una lettera aperta.
Buon Natale, caro Babbo Natale.
Ma che dico? Ma buon natale manco pe' gnente.
Ma lo vedi, lo vedi come stiamo combinati?
Tra tutti i guai (pandemia, guerra, Calenda in Ukraina, crisi energetica, disastri idrogeologici, vernice rossa delle casette del mercatino che cola sulla piazza), ci mancava l'ultima ciliegina: la beffa del Qatar che minaccia ritorsioni energetiche all'Europa perché l'Europa ha accusato l'emirato di aver corrotto alcuni europarlamentari.
Della favola di lupus et agnus (Do you remember, Santa? Hai studiato Fedro, spero, babbonata' ?) nun je fa 'nbaffo a 'sti qatarioti, come si dice nel nuovo politichese.
Imbrodati nella nostra convinzione di superiorità morale e civile ci siamo fatti incastrare malamente sui fondamentali del nostro europeo snobismo: le fonti energetiche. Già, anche noi ci siamo scordati di Fedro, evidentemente.
Eh no, non resisteremo per i trent'anni necessari a sviluppare lo sfruttamento industriale della fusione nucleare, una delle poche belle notizie del 2022. L'evento - sai - mi ha ricordato il film Ritorno al Futuro, quando Doc metteva la buccia di banana e la lattina ammaccata nel reattore nucleare miniaturizzato della DeLorean. Ah, quei bei tempi futuri. Ou sont les neiges de demain?
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Stiamo proprio messi male e chissene della vittoria dell'Argentina ai Mondiali. Alla fine, meglio non aver partecipato (anche se per demeriti sportivi, non per meriti etici, precisiamo) ad un mondiale da dimenticare.
Eh no, babbo boomer non ci provare: non è la stessa condizione della Davis in Cile.
La tristezza generale (su tutti quella di Macron, sfanculato pure da 'Mbappè) non viene rischiarata mica dalla gloria di Leo Messi (il quale gioca in una squadra francese di proprietà del Qatar, che garbuglio!). Ma davvero vi siete emozionati quando Messi ha dovuto alzare la coppa indossando l'abito da cerimonia tipico dell'emirato?
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Anyway.
Il 2022 è stato ancor di più l'anno del populismo. Come persone, come classi sociali e come nazioni, siamo stati ancora - statisticamente ed elettoralmente parlando - abbacinati da discorsi demagogici, pensieri magici, istanze grossolane ed iper-egoistiche.
D'altronde, come ben puoi immaginare anche tu - che sei il personaggio fantasy nato per dare una direzione, per quanto stagionale, ai desideri da centro commerciale - quando non c'è raziocinio o buonsenso ad aiutare le genti (in tempi di 'grossa crisi' guzzantiana) ci si butta sull'assurdo, sull'impossibile, sulle istanze intestinali, quelle grossier.
Un po' come già c'insegnavano (i pur politicamente antitetici) Gramsci e Croce, ovvero come ci raccontava la Serao (caro Klaus - in amicizia - hai letto Il ventre di Napoli, sì vero?): la magia premiante del gioco del lotto, ovverosia la speranza di un falsamente meritocratico riscatto per mano d i un misericordioso e giusto Destino (Dio, Babbonatale, Sorte, Fede, Provvidenza, fate Voi) quale oppio della miseria. Anche morale, non solo economica.
Oggi, più che nel lotto, intontiti dalla politica social, abbiamo deciso di riporre fiducia nello scostamento di bilancio statale, come se ci fosse una inesauribile fabbrica dei soldi; chiediamo una rigorosa e restringente regolamentazione dei porti, come se solo così si potesse mettere fine alle ondate migratorie; tifiamo per l'abolizione delle restrizioni anti-covid per debellare un morbo che non è ancora endemico. E abbiamo votato, sicuri di estrarre il terno vincente.
Ci potevamo ribellare agli evasori fiscali, alle tangenti, alla corruzione, al pizzo, all'usura. Potevamo scendere in piazza contro i tagli alla sanità, il lavoro precario, la violenza contro le donne, il caporalato, le morti sul lavoro (stagisti e studenti compresi), la mafia, gli extra-profitti delle aziende energetiche, un distorto mercato del lavoro. Invece abbiamo scelto di protestare contro i vaccini e la 'spietata' dittatura sanitaria, contro il MES, contro il POS ed il limite al contante, contro lo SPID e i rave parties. Abbiamo inneggiato al bonus fiscale per chi si sposava in chiesa e fatto la ola all'abolizione del reddito di cittadinanza per punire i fannulloni.
Babbonata', dillo agli Italiani tutti che qui, da noi, di lavoro proprio non ce n'è e quando si trova qualcosa, questo qualcosa è quasi sempre a nero, a chiamata, a voucher, a sfruttamento, sottopagato, sottodimensionato, precario, ricattato, mischiato alla NASPI, travestito da CIG fittizia (come è massicciamente accaduto durante il lockdown). Vale per gli operai, come per i ricercatori universitari, per gli âgée come per le giovani generazioni.
Ti vorrei chiedere, dunque, caro barbuto buonuomo, di dire la verità, ti prego, sull'economia. Almeno un anno, almeno per il prossimo: facci aprire gli occhi. Spiega a chiunque che le commissioni sulle transazioni elettroniche sono azzerata sotto i 5 euro e che per 20 euro si pagano solo 10 centesimi.
Però, mi voglio allargare. Ti chiedo un investimento per il futuro, non solo di elargire utili informazioni e nozioni economico-finanziarie, che con la nostra memoria di pesce rosso durano l'espace d'un matin.
Ti ricordi, Babbonatale, quello che scrisse Isaac Asimov agli inizi degli Anni '80? «Una vena di anti-intellettualismo si è insinuata nei gangli vitali della nostra politica e cultura, alimentata dalla falsa nozione che democrazia significhi "la mia ignoranza vale quanto la tua conoscenza"».
Ecco, quell'insinuazione oggi è il mainstream ('uno vale uno') ed è per questo che oso chiederti di dare maggiori e migliori strumenti cognitivi alle persone: falle leggere di più ("Il fascismo si cura leggendo", scrisse Miguel de Unamuno), aiutale a smascherare rapidamente bufale e fattoidi, cialtronerie e imbonimenti.
Rinforza il sistema scolastico ("La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari, sentenziò Gesualdo Bufalino), fai capire ai genitori che prima del tablet ai bambini vanno dati e letti libri, sennò verranno schiavizzati dal primo e schiferanno i secondi, alimentando, tra gli altri, anche il mito populista dell'uguaglianza nell'ignoranza, ahimè blandito e rinforzato dai social.
Ed infine, un mio desiderio personale: introduci massicciamente la fisica quantistica nei programmi scolastici. Come tanti, nonché per irreparabili mie ferite famigliari, ricado spesso nel terrore di non poter rivedere più i miei più profondi affetti. Pure Stephen Hawking (un serio laico, l'astrofisico teorico dei buchi neri) diceva che «L'universo è poca roba di per sé, se non fosse per le persone che ami». I legami sono tutto e la meccanica quantistica - con il multiverso, con Dirac (a proposito dei legami indissolubili), con l'entanglement, con la relatività del tempo e dello spazio, con l'incompletezza di Goedel - di sicuro ci darebbe più speranze che non un dio (uno qualunque), un Verbo, un mito o un rito.
Sostituiamo l'ora di religione con l'ora di Meccanica quantistica, insomma.
Come puoi leggere, quest'anno ribatto sulla buona istruzione e sull'investimento culturale, beni immateriali (ancorché fin troppo labili nelle popolazioni, le quali hanno memorie cortissime) che devono essere gratuiti e diffusi, come una eterna endemia buona.
Per il resto, proprio come scriveva Cesare Pavese, c'è una vita da vivere ci sono delle biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere.
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(Qui è Gallipoli)
P.S.: Bene, anche per quest'anno la letterina è andata ed il caffè è pure finito. Non cambia niente, lo so, ma cambiare le persone non sarà mai affar tuo, che sei un feticcio consumistico, né pietto mio (come direbbe il Direttore Staglianò). Ma almeno, anche quest'anno, te ne ho cantate quattro. Cià.
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canesenzafissadimora · 4 months
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E il tuo sorriso sembrava quasi la felicità, perché io sapevo già che te lo saresti riportato via.
Oggi, ogni volta che mi vieni in mente, sento sempre lo stesso brivido.
Mi assale come fosse un guerriero a turbare
i miei anticorpi, e mi ammalo di te, con la febbre nel pensiero.
Mi commuovo più facilmente se scruto un’emozione in giro per le strade, ti sento
lì con me, te la regalo nel silenzio.
Ti stringo accanto, come fossi piccolissima
e mi stessi nella tasca della giacca vicino al cuore, a stretto contatto con il mio sentire.
E certo che no, non saremmo stati perfetti, anzi, avremmo litigato un casino, forse proprio perché siamo molto simili.
Al mio “grillo parlante”, quando torna
a bussare, non apro quasi mai, ma a volte
mi spiace lasciarlo fuori al freddo, così lo faccio entrare e mentre inizia a obiettare
gli chiedo una tregua, una tregua
fra la mia vita e il mondo, così si arrende
e si addormenta.
Beata incoscienza, dicono dei giovani.
Beata fortuna, dico io, è un’incoscienza preziosa.
Osservo i ragazzi per strada, quando si baciano, quando nei loro occhi c’è l’eternità, quando nei loro occhi c’è l’immortalità degli dei, la luminosità del :” Resto anche domani, ci sarò”, con una convinzione, una sicurezza che a stento ritroverai se non nei folli come me, perché io, alla mia età, la possiedo ancora.
A volte devo distogliere lo sguardo, perché
è troppo forte l’emozione, perché rivedo te, respiro il mare, mi entra nelle narici di prepotenza con un capogiro incontrollabile
e mi fa sentire insieme male e bene non averti mai dimenticata.
Allora quei ragazzi li fotografo di nascosto
e vale per tutte le fotografie che non abbiamo.
Ho dei rapporti meravigliosi con le donne con cui ho avuto una storia.
Ho visto nascere il bimbo della mia prima fidanzata, ho visto il matrimonio della donna che credevo avrei sposato io, molti anni fa.
Con te non ho voluto veder appassire un fiore mai sbocciato.
Non ti avrei mai regalato dei fiori strappati alla tua terra, perché tu meriti la vita.
Eppure, anche se non credo a un’altra vita dopo questa, l’energia di questo sentimento resterà, si mescolerà agli elementi naturali
e continuerà a vivere sì, anche dopo di noi.
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Massimo Bisotti
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silviascorcella · 6 months
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Cettina Bucca a/i 20-21,“Fiabe”: narrate dagli abiti, narratrici di emozioni
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"Io credo questo: le fiabe sono vere.
Ora il viaggio tra le fiabe è finito, il libro è fatto, scrivo questa prefazione e ne son fuori: riuscirò a rimettere i piedi sulla terra? Per due anni ho vissuto in mezzo ai boschi e palazzi incantati […] E per questi due anni a poco a poco il mondo intorno a me veniva atteggiandosi a quel clima, a quella logica, ogni fatto si prestava a essere interpretato e risolto in termini di metamorfosi e incantesimo […] Ogni poco mi pareva che dalla scatola magica che avevo aperto, la perduta logica che governa il mondo delle fiabe si fosse scatenata, ritornando a dominare sulla terra. Ora che il libro è finito, posso dire che questa non è stata un'allucinazione, una sorta di malattia professionale. È stata piuttosto una conferma di qualcosa che già sapevo in partenza, quel qualcosa cui prima accennavo, quell'unica convinzione mia che mi spingeva al viaggio tra le fiabe; ed è che io credo questo: le fiabe sono vere. Le fiabe sono nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte della vita che appunto è il farsi di un destino”.
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Così testimoniava la scrittura gentile di Italo Calvino ad introduzione di quella sua sorprendente avventura letteraria che compì con “Fiabe Italiane”, la raccolta pubblicata nel 1956: e questa lunga introduzione non è affatto una mera citazione intellettuale. Bensì una benevola dimostrazione felice di come quella certezza meravigliata che di Calvino sigillava il termine del viaggio interiore, oggi sia il punto d’avvio meraviglioso di un viaggio esteriore che prosegue in modo simile ma squisitamente personale, e per questo speciale, nelle creazioni che Cettina Bucca ha raccolto per l’a/i 2020-21: e ha intitolato “Fiabe”.
“Siamo partiti dalle fiabe e dalla loro grande importanza dal punto di vista esoterico, spirituale e simbolico: leggendo tra le righe si trovano in esse soluzioni alternative per il proprio percorso di vita”. Così narra, infatti, la voce gentile di Cettina Bucca ad introduzione della collezione: per chi ha già avuto la gioia di imbattersi in lei e nel suo itinerario biografico caleidoscopico, che da biologa l’ha riallacciata al sogno realizzato di stilista di couture emozionale in cui ogni capo nasce come via d’espressione sincera e sartoriale per la femminilità, ecco non c’è stupore che la cura profonda che Cettina ripone in ogni scelta d’ispirazione, in ogni gesto di creazione e in ogni selezione di materiale e decorazione sia approdata al valore prezioso e senza tempo che le fiabe ci riservano, sempre.
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Bensì c’è la fiducia confermata nella generosità entusiasta di Cettina e nella sua conoscenza stratificata dell’animo umano, grazie anche all’antroposofia che ha saldato in lei la dote d’interprete saggia e delicata di desideri e necessità che nascosti dentro l’animo giungono fuori a vestire il corpo. Or dunque, Cettina Bucca, come Italo Calvino, è giunta alla certezza che sì, le fiabe sono vere: sono l’occasione pregiata per scoprire la nostra identità, decifrare gli indizi che i mondi di fantasia ci offrono per superare le prove che il mondo reale ci presenta, e così per abbracciare il nostro destino con consapevolezza. E bellezza: sempre.  
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La collezione “Fiabe”, dunque, offre la possibilità di vestirci di questa stessa certezza e di gustarne i benefici dalla pelle alle emozioni: iniziando dal sollazzo delle illustrazioni, nate da disegni e pitture originali perché ideati nel mondo di Cettina Bucca, divenute stampe che ritraggono animali ed oggetti fiabeschi, scarpette cenerentolesche, il grillo parlante e l’oca, specchi magici e piante fatate, e li distribuiscono su abiti morbidi che scendono fin quasi alla caviglia. Il Bianconiglio si tramuta nel pattern protagonista sull’abito chemisier, stesso destino spetta alla volpe ritratta come miniatura giocosa, mentre l’happy ending d’amore del principe che salva la principessa cavalcando il bianco destriero si svolge sul nero velluto elegante.
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Sempre loro, i grandi protagonisti delle fiabe e innanzitutto delle nostre vicende interiori, tornano sui pullover realizzati a mano: la principessa, specchio delle emozioni bramose che prendono il sopravvento e conducono nei guai, e lil principe, ovvero l’io che si ricongiunge alle emozioni per salvare l’armonia.
È una storia di armonia anche la scelta della palette: che per la prima volta accoglie il nero a simbolo del buio malefico e il bianco segno di luce benefica, messi a contrasto reciproco e orchestrati col rosso luminoso della gioia di vivere, il verde brillante e il turchese del cielo, il rosa e il violetto genziana che son i gusti tocchi fatati.
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Le stoffe continuano a raccontare una storia di naturalezza sostenibile: velluti lisci e a coste, viscose, sete, lane mohair e alpaca, cotoni invernali, insieme alle palette luccicanti come bagliori di magia. Le silhouette continuano a narrare una storia di sincerità verso la ricca complessità della personalità femminile: abiti dagli ampi volumi, dalle strutture consistenti o arricchite di tulle e balze per chi ama sentirsi principessa, capi più asciutti e brevi per chi desidera un’altra fiaba, e per tutte la sveltezza dei pantaloni dritti, e la morbida avvolgenza nei capispalla esatti ma col piccolo vezzo delle tasche staccabili.
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Tra le Fiabe narrate nella collezione a/i 20-21 compaiono due nuove, bellissime storie: i foulard in pura seta che raccontano fiabe uniche attraverso stampe originali e ricche di colori brillanti, e le calzature realizzate in armonia bellissima con Sergio Amaranti, anch’esso marchio d’eccellenza e mondo di stile generoso verso la femminilità. Una sinergia da cui han preso vita stivaletti e décolleté dal tacco ricurvo, slip on e ballerine, in pelle e nello stesso velluto stampato degli abiti, con lo stesso stupore fantastico dei particolari unici e mai uguali.
Se il viaggio di Calvino nelle fiabe era terminato con la compiutezza del libro, il nostro grazie alle Fiabe di Cettina Bucca è appena iniziato: buon viaggio fiabesco a tutte!
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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