Tumgik
kiriquisti · 7 months
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Non è un film sul Vietnam, non parla del Vietnam, è il Vietnam. Mostra quello che era davvero: folle. E il modo in cui è stato girato combacia col modo in cui gli americani erano in Vietnam. Siamo andati nella giungla. Eravamo in troppi. Avevamo accesso a troppi soldi, troppe apparecchiature e, a poco a poco, siamo impazziti. Hearts Of Darkness: A Filmmaker's Apocalypse
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kiriquisti · 7 months
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WILD BOYS TIO MATE SORRIDE
L'obiettivo è l'occhio di un avvoltoio in volo sopra una zona di cespugli, calcinacci e costruzioni incompiute alla periferia di una città messicana. Una costruzione di cinque piani senza pareti né scale... gli accampati hanno messo su delle abitazioni provvisorie... i piani sono collegati da scale a pioli... cani abbaiano, polli chiocciano, un ragazzo sul tetto fa un gesto di sega mentre l'obiettivo passa. Avvicinandoci al suolo vediamo l'ombra delle nostre ali, cantine asciutte invase dai cardi, rugginose sbarre di ferro che sporgono come piante metalliche dal cemento, screpolato, una bottiglia rotta al sole, fumetti a colori sporchi di merda, un ragazzo indiano contro un muro con le ginocchia in su, che mangia un'arancia spruzzata di pepe rosso.
L'obiettivo fa uno zoom e oltrepassa un edificio di mattoni rossi tutto a balconate dove vivaci camicie da ruffiani porpora, gialle, rosa, sventolano come le bandiere di una fortezza medioevale. Su queste balconate vediamo fiori, cani, gatti, polli, un caprone legato, una scimmia, un'iguana. I vecinos si sporgono dalle balconate a scambiare chiacchiere, olio da cucina, kerosene e zucchero. È una vecchia scena di folklore recitata anno dopo anno da nuove comparse. L'obiettivo vola verso la cima di un edificio dove due balconi si stagliano contro il cielo. I balconi non sono esattamente uno sopra l'altro perché il balcone di sopra è un po' rientrante. Qui l'obiettivo si ferma... si è in scena.
William Burroughs Ragazzi selvaggi
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kiriquisti · 8 months
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Dio è un cattivo principio stilistico. Già il credere mi pone al di fuori di Dio, vale a dire dell’universo, e afferma che io in genere sarei qualcosa. Ma io non sono proprio niente, solo che attraverso di me scorre qualcosa la cui provenienza e il cui senso mi sono sempre apparsi velati e ogni giorno più velati.
Gottfried Benn lettera alla figlia Lena
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kiriquisti · 8 months
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Pagine gemelle, Stati Uniti, primi anni 80.
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In un foglietto isolato, non databile, oggi alla Biblioteca Jacques Doucet, Baudelaire ha raccontato il crollo di una immensa torre, che un giorno si sarebbe chiamata grattacielo. Provava un senso di impotenza perché non riusciva a trasmettere la notizia alla «gente», alle «nazioni». Così doveva contentarsi di sussurrarla ai «più intelligenti». Ma anche il sussurro dovette aspettare più di un secolo per essere stampato. E nessuno lo notò. Le «nazioni» non fecero in tempo ad accorgersi di che cosa le attendeva.
Era tutto accaduto in sogno, in uno di quei sogni a cui Baudelaire era avvezzo: quelli che danno voglia di non dormire mai più:
«Sintomi di rovina. Edifici immensi. Numerosi, uno sull'altro, appartamenti, camere, templi, gallerie, scale, budelli, belvedere, lanterne, fontane, statue. - Fenditure, crepe. Umidità che proviene da una cisterna situata vicino al cielo. - Come avvertire la gente, le nazioni? Avvertiamo in un orecchio i più intelligenti.
«In cima, una colonna cede e le due estremità si spostano. Ancora non è crollato nulla. Non riesco più a ritrovare l'uscita. Scendo, poi risalgo. Una torre-labirinto. Non sono mai riuscito a uscire. Abito per sempre un edificio che sta per crollare, un edificio intaccato da una malattia segreta. - Calcolo, dentro di me, per divertirmi, se una massa così prodigiosa di pietre, marmi, statue, muri che stanno per cozzare fra loro saranno molto imbrattati dalla gran quantità di materia cerebrale, di carne umana e di ossa sbriciolate ».
Charles Baudelaire da L'innominabile attuale, Roberto Calasso
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All along the watchtower,
princes kept the view
While all the women came and went, barefoot servants, too
Outside in the distance a wildcat did growl
Two riders were approaching, the wind began to howl
Bob Dylan All along the watchtower
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kiriquisti · 1 year
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"All'interno del sistema solare noi viviamo e siamo. Qui sono le nostre radici e l'appartenenza cercata. Si libera in noi una disposizione affettiva verso di esso e, per così dire, il senso di una patria, smarriti come siamo in un cosmo selvaggio....
... sì io appartengo al sistema solare, esso non mi tiene in nessun conto ma questo mi conforta più di un Dio che vigili in me. Più del fatto che io, peggio ancora, esista per lui. Il sistema solare è puro.
(Quella di Dio, invece, è una nozione impura. L'idea di Dio, unita all'idea di potenza, esige la riverenza dello spirito e che io mi metta in ginocchio. L'idea di grandezza che risulta invece dal sistema solare non richiede nulla di tutto questo. Io posso contemplare questa smisurata esistenza senza turbamenti. Ogni venerazione è superflua.)
Manlio Sgalambro De coelo -----------------------------------------------------------------------------
"La totalità dell'essere per sé è posta soltanto nella totalità del sistema solare"
Georg Hegel Enciclopedia delle scienze filosofiche
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kiriquisti · 1 year
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"Ho la meta e il porto obliato, Di tema e lode e pena sono immemore: Ora io seguo ogni uccello nel volo."
Friedrich Nietzsche Principe Vogelfrei
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"Io ti ho dato ali con cui volare sul mare infinito e slanciarti sulla terra tutta facilmente.."
Teognide Elegie
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kiriquisti · 1 year
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Non esiste l'impensabile nei fatti: tantomeno il sacrosanto. Fine dei miracoli, da quando Zeus padre di Celesti da colmo giorno fece notte, velo nero su bagliore di sole acceso. Tutti s'imperlarono d'angoscia. Dopo, fu generale smarrimento: equivoco infinito è ormai l'umana realtà.
Archiloco fr. 122
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kiriquisti · 1 year
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Nella condizione in cui mi trovo, sradicato con violenza dal mio terreno creativo, con dita tremanti inumidite nella mia saliva amara, mi sono messo a dipingere per non impazzire del tutto. Servendomi delle macchie nell’intonaco ho creato paesaggi e teste sulle pareti della cella, poi osservavo il loro lento asciugarsi fino a impallidire e sparire nella profondità del muro, come fatti sparire dall’invisibile potenza di una mano incantata.
Egon Schiele Diario dal carcere
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kiriquisti · 1 year
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... come può un soggetto della società secolare, addestrato a ignorare l'invisibile, tornare a riconoscerlo?  In quale forma? Che cosa gli accadrà, se non vorrà imporsi un credo, come invece avviene nel caso delle penose sette occidentali? Se si esclude quella via inevitabilmente parodistica, quale altra possibilità rimane? Dovrà il soggetto secolare appagarsi della cancellazione dell'invisibile, che ormai è diventata il presupposto della vita comune? È questo lo spartiacque. Se l'essenziale non è il credere ma il conoscere, come presuppone ogni gnosi, si tratterà di aprirsi una via nell'oscurità usando ogni mezzo, in una sorta di incessante bricolage della conoscenza, senza avere alcuna certezza su un punto d'inizio e senza neppure figurarsi un punto d'arrivo. È questa la condizione, insieme misera e esaltante, in cui si trova a vivere chi oggi non appartiene ad alcuna confessione ma allo stesso tempo si rifiuta di accettare la religione - o, più precisamente, superstizione - della società. È una via difficile, senza nome, ma è anche una via dove si incontra il soccorso imprevisto di voci affini, come in una costellazione clandestina.
Roberto Calasso L’innominabile attuale
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kiriquisti · 1 year
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Jesse Bernstein: Che idea si è fatto del rapporto che intercorre tra la sua immagine pubblica - il William S. Burroughs archetipico -, il corpus dei suoi lavori e lei stesso, l'uomo in carne e ossa?
William Burroughs: Non c'è nessun uomo in carne e ossa.
William Burroughs interviste Lawrence - Seattle, 1988
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kiriquisti · 1 year
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... "Perché io è un altro" e consapevolmente si è cambiato per poter avere accesso all'ignoto. Poiché il dominio dello Spirito non poteva penetrare per un solo attimo nella zona d'investigazione della sua coscienza, così com'essa era, egli ha voluto uscire dai limiti individuali di questa coscienza perché, diventato più vasto, potesse partecipare direttamente dello spirito, comunicare con esso, infine essere questo inconoscibile che è il solo modo di conoscere. ... e lo splendente braciere del suo essere in due anni ha bruciato più della durata di una vita umana, in un attimo ha vissuto il ciclo di più generazioni. La sua opera è stata il passato, il presente e il futuro fino alla fine. In un ultimo slancio, ha dato le prime rivelazioni dello Spirito fino alla nuova morte. E nessuno lo ha capito. E quando, esaurita ogni scrittura fino al disgusto, esaurito egli stesso fino in fondo all'anima, tacque, fu il silenzio della fine del mondo.
René Daumal, Roger Gilbert-Lecomte Le Grand Jeu
Rimbaud (incisione di Alberto Giacometti)
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kiriquisti · 1 year
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Tutto ciò che porta significazione per lo più si verifica o attraverso il sogno o « in un sonno leggero» o, infine, in distacchi repentini dalla coscienza della realtà esterna. Sono possibili, a dire il vero, anche altre manifestazioni del mondo invisibile, per le quali tuttavia occorre un colpo poderoso al nostro essere che ci strappi repentinamente da noi stessi; oppure un indebolimento, una « crepuscolarità» della coscienza, che continua quindi a vagare al confine tra i due mondi senza avere però la facoltà e la forza di inoltrarsi di propria iniziativa nell'uno o nell'altro.
Quanto finora detto del sonno si applica, con variazioni minime, anche a qualsiasi passaggio da un dominio all'altro. Così, nella creazione artistica, l'anima in estasi si stacca dal mondo in basso e ascende al mondo in alto. Qui, senza immagini, si pasce della contemplazione dell'essere del mondo superiore, saggia i noumeni eterni delle cose e, una volta sazia, gravida di conoscenza, ridiscende nel mondo inferiore. Ed è allora, al momento della sua ridiscesa, sulla soglia d'ingresso al mondo inferiore, che quel suo bottino spirituale si veste di immagini simboliche, le stesse che una volta fissate daranno l'opera artistica. Perché l'arte è un sogno che ha preso corpo.
Qui però, nel distacco creativo dalla coscienza diurna, si presentano due momenti, accompagnati da due tipi di immagini: il passaggio del confine tra i due mondi che corrisponde all'ascesa, o all'ingresso nel mondo superno, e il passaggio che corrisponde alla discesa verso il basso.
Le immagini del primo momento sono le spoglie della vanità del giorno, incrostazioni dell'anima per le quali non c'è posto nell'altro mondo, e in genere sono elementi spiritualmente disordinati del nostro essere; le immagini della discesa sono invece l'esperienza della vita mistica che si è cristallizzata sul confine tra i due mondi. 
L'artista è in errore, e induce in errore, quando sotto forma di arte ci offre tutto ciò che sorge in lui al momento dell'ispirazione che lo eleva, perché quelle sono soltanto immagini dell'ascesa: a noi servono i suoi sogni antelucani, che portano con sé la frescura dell'azzurro eterno, mentre tutto il resto è psicologismo e materia bruta, per quanto forte sia il loro effetto, e per quanto con arte e gusto siano elaborati. 
Riflettendoci, però, non è difficile distinguere tra loro le une e le altre immagini, se si prende come indizio il tempo: l'arte della discesa, per quanto incoerentemente motivata sia, è oltremodo teleologica, è un cristallo di tempo in uno spazio immaginario; al contrario, nonostante la grande coerenza delle motivazioni, l'arte dell'ascesa è costruita meccanicamente, in conformità al tempo da cui ha preso le mosse. Procedendo dal reale all'immaginario, il naturalismo offre una rappresentazione illusoria della realtà, una vuota parvenza della vita quotidiana; l'arte inversa, il simbolismo, dà invece corpo in immagini effettive a un'esperienza altra, e ciò che offre si fa in tal modo sublime realtà.
Così è anche nella mistica. La legge generale è ovunque la stessa. L'anima in estasi si stacca dal visibile e, perdendolo di vista, si eleva rapita nel dominio dell'invisibile: è lo scioglimento dionisiaco dei vincoli del visibile. E dopo essersi innalzata fin nel superno, nell'invisibile, l'anima ridiscende nel visibile, ed è allora che le si parano dinanzi le immagini simboliche del mondo invisibile, ossia i sembianti delle cose, le idee: è la visione apollinea del mondo spirituale.
Pavel Aleksandrovič Florenskij Le porte regali
Michail Nesterov dipinto "Filosofi" (Florenskij e Bulgakov) - 1917
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kiriquisti · 1 year
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Lasciati andare. Impara ad osservare i serpenti. Coltiva giardini impossibili. Invita persone strane per il tè. Costruisci piccoli segnali che dicono "si" e disseminali per tutta la casa. Diventa amico di libertà e incertezza. Attendi con ansia di sognare. Piangi al cinema. Oscilla il più in alto possibile su un’altalena al chiaro di luna. Mantieni diversi stati d'animo. Rifiuta di essere "responsabile". Fallo per amore. Fai un sacco di sonnellini. Non pensare al denaro. Fallo ora. Il denaro seguirà. Ridi molto. Fai il bagno al chiaro di luna. Sogna sogni selvaggi e fantasiosi. Disegna sui muri. Leggi tutti i giorni. Immagina di essere incantato. Ridi con i bambini. Ascolta gli anziani. Apri te stesso. Immergiti. Sii libero. Apprezzati. Liberati dalla paura. Gioca con tutto. Preserva il bambino che è in te. Sei innocente. Costruisci un castello con le coperte. Bagnati. Abbraccia gli alberi. Scrivi lettere d'amore
Joseph Beuys
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kiriquisti · 1 year
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Bacon è il contrario del pittore apocalittico, che si aspetta che il peggio stia per succedere. Per Bacon, il peggio è già accaduto. Il peggio che è accaduto non ha nulla a che fare con il sangue, le macchie, le viscere. Il peggio è che l'uomo appare ormai privo di cervello. Il peggio è già accaduto nella Crocifissione del 1944. Le bende e le urla ci sono già, come c'è già l'aspirazione a un dolore ideale. Ma il collo termina con la bocca. La parte superiore del volto non esiste. Il cranio è mancante. 
L'uomo è una scimmia infelice. Ma se lo sa, non lo è. Così è necessario dimostrare che l'uomo non può saperlo. L'uomo è una scimmia infelice che non sa di essere tale. Ciò che distingue le due specie non è il cervello, ma il modo di percepire. È questo l'assioma su cui si basa l'arte di Bacon.
Volevo dipingere l'urlo più che l'orrore. E credo che se avessi realmente pensato a ciò che fa urlare una persona - l'orrore che provoca un urlo - le urla che io cercavo di dipingere sarebbero riuscite meglio. Infatti erano troppo astratte. Originariamente sono nate dal mio interesse per i movimenti della bocca e per la forma della bocca e dei denti. Mi piace, per così dire, lo scintillio colorato che emana dalla bocca e, in un certo senso, ho sempre sperato di essere capace di dipingere una bocca come Monet dipingeva un tramonto.
John Berger Sul guardare
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Se dovessimo porci il problema dell'utilità e del danno del pessimismo per la vita, non ci sarebbe che una sola risposta da dare: la verità o la vita. Ma in una situazione nella quale abbiano prevalso i motivi di un simile pessimismo qualcosa di sano e di grande può ancora allignare? La dimenticanza, sino all'oblio della verità, può corrispondere ancora a una idea del l'uomo? 
Oppure il grande grido, diffuso dal panico, memento vivere, tornerà a prevalere sul “memento veritatem”?
Miserabile e senza forza, la vita non ha nemmeno quella per vivere. Gli esseri viventi sono esseri senza importanza, tanto è vero che muoiono. Il pessimismo non concerne la piccola vita, ma la totalità.
Manlio Sgalambro De mundo pessimo
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kiriquisti · 1 year
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In nessun caso potrà esservi una filosofia accessibile a tutti gli uomini e universalmente valida, poiché la differenza nel grado di intelligenza è troppo grande. La vera filosofia, quando compare, ha davvero valore solo per pochi, per menti di prima categoria, e non importa se gli altri le rendono o meno omaggio in ossequio all'autorità, cosa che sono sempre disposti a fare nella consapevolezza della propria incapacità filosofica. Accanto a una simile filosofia ci dovranno sempre essere anche altre filosofie per la seconda, la terza e la quarta classe; fra queste ultime, le filosofie per le classi inferiori compaiono solitamente nella veste dell'autorità assoluta, cioè come religioni.
Arthur Schopenhauer  Il mio oriente
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kiriquisti · 1 year
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In base all'uso e a convenzioni ( che anche se finalmente in discussione, non sono tuttavia affatto superate) la presenza sociale della donna ha una qualità diversa da quella maschile. (...)
La presenza della donna esprime l'atteggiamento che ella ha verso se stessa, e definisce cosa le si può e non le si può fare. 
La sua presenza si manifesta nei gesti, nella voce, nelle espressioni, negli abiti, negli ambienti di cui si circonda, nel gusto: in effetti non vi è nulla in ciò che ella fa che non contribuisca alla sua presenza. 
La presenza della donna è così intrinseca alla sua persona che gli uomini tendono a pensare a essa come a una sorta di emanazione fisica, una specie di calore o odore o aura.
Ciò è avvenuto al prezzo di una spaccatura: l'io delle donne si è diviso in due. La donna deve guardarsi di continuo. Ella è quasi costantemente accompagnata dall'immagine che ha di se stessa.
Sia che attraversi una stanza, sia che pianga la morte del padre, la donna non riesce ad evitare di visualizzarsi nell'atto di camminare o piangere.
Sin dalla primissima infanzia le hanno insegnato e l'hanno convinta a osservarsi di continuo.
E così ella arriva a considerare il "sorvegliante" e il "sorvegliato" che ha in sé come i due elementi costitutivi e pur sempre distinti della sua identità di donna.
Ella deve sottoporre a scrutinio tutto ciò che è e che fa, perché il suo modo di apparire agli altri, e in definitiva il suo modo di apparire agli uomini, ha un'importanza cruciale per quanto viene normalmente considerato il suo successo nella vita. Per la donna il sentirsi esistente in sé è sostituito dal sentirsi riconosciuta dall'altro.
Gli uomini, prima di rivolgersi alle donne, le osservano. Di conseguenza, il trattamento che l'uomo riserverà alla donna può essere determinato da come ella si presenta.
Per acquisire un qualche controllo su questo processo, le donne devono accettarlo e interiorizzarlo. La parte dell'io femminile che fa da sorvegliante tratta la parte che agisce da sorvegliato in modo tale da dimostrare agli altri come l'io nel suo insieme vorrebbe essere trattato. E questo trattamento esemplare che da sé ella riserva a se stessa costituisce la presenza della donna. 
La presenza di ogni singola donna stabilisce ciò che è e non è "ammissibile" in sua presenza. 
Ciascuna delle sue azioni - qualunque ne sia lo scopo immediato o il movente - viene letta anche come indicazione del modo in cui ella vorrebbe essere trattata.
(...)
Se una donna fa una battuta divertente, le sue parole dimostrano come ella tratti il burlone che c'è in lei e come dunque, da donna di spirito, ella vorrebbe essere trattata dagli altri. Solo un uomo può fare una battuta per il gusto di farla.
Si potrebbe semplificare dicendo: gli uomini agiscono e le donne appaiono.
Gli uomini guardano le donne. Le donne osservano se stesse essere guardate. Ciò determina non soltanto il grosso dei rapporti tra uomini e donne, ma anche il rapporto delle donne con se stesse. 
Il sorvegliante che la donna ha dentro di sé è maschio: il sorvegliato è femmina.
Ecco dunque che ella si trasforma in oggetto, e più precisamente in oggetto di visione: in veduta.
John Berger Modi di vedere -1972
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kiriquisti · 1 year
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Abbiate dunque sfiducia in me, lavoratori. La sfiducia conforta, guida, risana. Non pregate per me, vi diffido. Chiedo solo la vostra sfiducia, e morirò felice.
Carmelo Bene Sono apparso alla Madonna Autobiografia
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