Tumgik
#jackfrusciante
conilsolenegliocchi · 2 years
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~ I tatuaggi della vita ~
Il cielo era di un azzurro pazzesco, il sole forte e il mondo intero le sembrava girare solo per lei. Si era preparata con tutta la dovizia possibile ed il risultato la lasciava davvero soddisfatta. Trucco impeccabile, una gonna cucita apposta per il suo didietro, l'incrociatina scollata al punto giusto, lo stivale con tacco alto ma comodo la facevano sentire sensuale ma a suo agio. L'avrebbe trovata più bella stavolta? Intanto lui stava macinando km per raggiungerla quella mattina e, sebbene non avevano progetti precisi oltre ad incontrarsi, le era parso ragionevole ficcare in borsa un telo mare, il suo libro, barrette al cioccolato, orari dei treni e dei traghetti, la guida turistica 1999/2000 e, conoscendolo, la certezza di evoluzioni impreviste ed imprevedibili per quella giornata. Una plausibile bugia lasciata a casa che la coprisse per almeno 18 ore e poi di corsa al terminal della stazione centrale.
Vederlo scendere dall'autobus fu il solito delirio nucleare nel suo petto. Finalmente stavolta non c'era stato nessun intoppo e non stava sognando, anzi il sogno la stava raggiungendo su due solide gambe e sfoggiando un sorriso da schiaffi in mezzo a due fossette. Minuti interminabili di carezze e baci, quelli forti e disperati che alla fine lasciano formattati e senza fiato. "Vuoi un caffè?"... "No voglio te!"... Non faceva certo ridere ma a loro ridere come scemi veniva benissimo per qualsiasi cosa, ancora di più quando erano di persona invece che a telefono. "Dai davvero cosa vogliamo fare? Non possiamo restare qui tutto il giorno!?" - "Vorrei stare in un posto solo con te senza nessuno intorno. Ehm... che ne dici se prendiamo una stanza da qualche parte? Solo per stare tranquilli, ok? Solo per parlare in pace e basta...". Eccolo qua... e mo'? Se l'avesse detto prima si sarebbe informata giacché la città è enorme e lei non era un'esperta degli alberghi a ore. Non ne aveva mai frequentati prima, mai avuto "bisogno" diciamo così, essendosi ostinatamente "conservata" fino ad oltre i vent'anni in attesa di quello giusto. E tutti i grandi amori precedenti, chiaramente, non erano stati mai giusti abbastanza. O impossibili e intensi abbastanza come stavolta. Regioni differenti, relazioni precedenti interrotte per frequentarsi, complicazioni lavorative e familiari varie, insomma un bel mal di testa. Intanto che rifletteva, lui stava già guardando in direzione dell'hotel di lusso che sovrasta il terminal con la sua imponente struttura, e le fa l'occhiolino. "Ehm... Guarda che non è un albergo a ore"... - "Non ti preoccupare, a loro cosa importa quanto ci stiamo? Basta che paghi!" - "Costerà un botto" - "Non è un problema. Dai andiamo!" - "Tu sí pazz!" - "Mo’ adaver! E ciamm fá!".
L'ingresso della hall dell'hotel era modernamente lussuoso e spropositato, enorme, quel tratto fino alla reception non finiva più, c'era qualche turista in attesa di chissà cosa, due uomini eleganti che discutevano fitto tra loro, nessun altro eppure lei si sentiva sotto i riflettori mentre lui si presentava e si occupava di tutto con disinvoltura. Lei teneva a bada l'ansia dedicando la sua attenzione alle opulente composizioni floreali disseminate qua e là. Un momento di imbarazzo alla richiesta dei documenti, l'ostentata tranquillità nel mentre raggiungevano l'ascensore e le risate liberatorie una volta dentro, mentre si guardavano attraverso lo specchio, ognuno immaginando i pensieri dell'altro. Certi alberghi non hanno corridoi, ma labirinti malefici. Finalmente trovano il numero della stanza e lei tira un sospiro di sollievo. Ma quando sente il rumore della serratura automatica che si chiude alle sue spalle il respiro si blocca e le sembra che il mondo smetta di girare. Il tempo si ferma. Lei e lui da soli, veramente, in uno spazio tutto per loro. Le volte precedenti che si erano incontrati, si erano consumati di baci e mani spudorate avevano esplorato tutto l'esplorabile, solo la mancanza di privacy aveva impedito loro di strapparsi i vestiti di dosso a vicenda. E adesso lui cosa voleva? Parlare? Ma soprattutto lei cosa voleva? Lo voleva? Sì lo voleva, fanculo, cos'altro doveva aspettare ancora, cosa poteva essere più di così? "Ti aldilà" si erano detti e ridetti, come i protagonisti del libro che li aveva uniti. Seduta sul sofà cercava di sembrare rilassata, mentre lo guardava cercare della musica sul suo Nokia, e intanto studiava ogni dettaglio del suo corpo, dal collo alle gambe. Un corpo magro ma ben definito, perfettamente proporzionato tanto da iniziare a sentirsi insicura del suo, morbido e poco slanciato. Che prurito alle mani però, che voglia di toccarlo subito. E lui, che riusciva a leggerle i pensieri a distanza, figurarsi con quanta facilità li intuiva adesso. Adesso che la guardava in faccia, in quegli occhi che lui aveva definito spesso troppo grandi per poterci nascondere le bugie, le sorride e le fa "Stai tranquilla, non succederà nulla, e se succederà qualcosa sarà solo quello che vuoi tu. Vieni qua... Aidi". Uhm, una rassicurazione contraddetta dal tono della sua voce e dal modo in cui la guardava mentre lo diceva. Le sembrava come le buone intenzioni mentre scarti un cioccolatino e lo porti alla bocca promettendo solo di baciarlo. Un attimo di esitazione ma poi obbedisce, come la brava bambina che è, raggiungendolo sul letto e sedendosi sulle sue gambe. Le sue braccia la avvolgono stringendola forte prima, sciogliendosi poi, per lasciare alle mani la libertà di vagare delicatamente su di lei, fino ad alzarle il mento costringendola a guardarlo negli occhi. Lui le parla a lungo, sta dicendo cose su cose, ma lei ascolta appena, risponde meno, annuisce ma è distratta dalle sensazioni, sente solo il suo calore, il suo profumo pazzesco, il piacere delle dita leggere sulla schiena, la consistenza dei muscoli durissimi sotto le mani che, ormai hanno preso vita propria e iniziano ad andare dove vogliono. Lei bacia la curva del suo collo strappandogli un rantolino ed un sorriso compiaciuto. "Te l'ho detto già che mi sei mancata?". Bacio uno."Dieci volte... .Sembra impossibile che finalmente sei qui con me". Bacio due. "Non voglio tornare dove tu non sei". Tre. Quattro. "E io non voglio che vai via". Cinque. "Vieni via con me". Sei. Sette. Otto. Senza rendersene quasi conto, scarpe e magliette sono sul pavimento. Nove. Scatta la chiusura del reggiseno. "Non coprirti sei bellissima". Dieci. Un bacio dopo l'altro le bocche lasciano le labbra e i baci si susseguono dappertutto, si assaggiano, si mordono dove le mani precedono e spogliano quel che resta da spogliare.
Era andata troppo oltre per dire ancora no, troppe promesse sussurrate, troppi sospiri condivisi al telefono, troppi se fossi lì per tirarsi indietro adesso che era veramente lì, per lei, e lei per lui, a dispetto di tutto e tutti, dei cento motivi per cui entrambi avrebbero dovuto essere altrove e non a scambiarsi la pelle. Ma non poteva sbagliare, era proprio dove doveva essere, con chi doveva essere, doveva solo lasciarsi andare. Spegnere quel cazzo di cervello e puntare l'occhio di bue solo sul momento. Godersi quelle labbra piene e calde, lasciarle assaggiare e mordere ogni parte di lei, seguire il brivido che la scia delle sue mani lasciava ovunque e il piacere di dove sapevano sapientemente insistere, lasciarsi guidare. Lo sentiva fremere dall'urgenza ma la sua esperienza lo aiutava a resistere per aspettare lei finché spontaneamente iniziò a spingersi su di lui, a stringerlo tra le gambe, a cercarlo. "Vieni qui" le disse allora, facendola salire su di lui e poi, quando furono allineati aggiunse "Vai dolce" con il suo accento "diverso" che la faceva sempre un po' impazzire. "Così".
Quell'invasione tanto cercata, una sensazione nuova a pelle che ad ogni piccolo movimento scagliava scariche elettriche lungo il corpo e fuoco liquido nelle vene, era così semplice, istintivo, nessun dolore, nessuna tragedia come le avevano raccontato, anzi. Lei cedeva come burro e il piacere la invogliava a muoversi sempre un po' di più, andare sempre più a fondo. E poi d'improvviso la realizzazione. Non c'era più un dove inizio io e dove finisci tu, erano un tutt'uno, profondamente. Lui sotto di lei, occhi nei suoi, sguardo a tratti cosciente a tratti perso. "Era una sensazione maestosa". Le mani ancorate ai suoi fianchi, a tenerla quasi come se temesse che scappasse. Ma lei non sarebbe andata da nessuna parte, adesso era suo. Si sentiva un'onda e lo trascinava via. E poi lui la ribaltò diventando l'onda che trascinava lei, sempre più impetuosa, sempre più esigente. Adesso riscuoteva tutte le promesse e manteneva le sue, di farla impazzire, di farne una donna, di farla sua. E così fu, il piacere arrivò potente, propagandosi dalle viscere alla punta dei capelli e le sembrò di esplodere in tanti piccoli pezzi. All'appagamento fisico si aggiunse quello mentale di sentirsi desiderata, posseduta, mentre il suo nome veniva sussurrato sulla pelle come in una preghiera prima e urlato poi.
Quando il respiro torna regolare, riprendono forma i contorni del mondo circostante, il lampadario e il gessetto finemente elaborato che gli faceva da contorno sul soffitto, il colore delle pareti, l'armadio, la finestra da cui il sole cercava di insinuare qualche raggio attraverso le fessure della tenda non chiusa perfettamente, il copriletto blu chissà come e quando finito tutto di lato a terra, la musica che si diffondeva dal Nokia a basso volume, dove un artista del momento cantava "dimmi perché non so di sbagliato che c'è...". Lui metà sul fianco metà su lei, sudato, nudo, la guardava in modo indecifrabile, ma c'era una vena di tristezza di fondo. Qualcosa si stava facendo strada nella testa di lei e la ricacciò indietro subito. Cose da pensare domani. "Dovevamo solo parlare in pace, eh?". Lui rise piano, facendo apparire quelle fossette che rendevano il suo sorriso da schiaffi, ma non disse niente e lei aggiunse "in effetti ci siamo detti abbastanza..." e continuó ad accarezzarlo ed a fissare nella mente ogni dettaglio del suo contorno.
Il tempo girò le lancette noncurante di loro, dei discorsi, dei problemi, dei progetti e fu subito di nuovo ora di sistemarsi e rivestirsi. Dei loro universi in collisione non rimase che una piccola macchia sul lenzuolo, che fece incrociare i loro sguardi, ma non seguirono commenti. Andarono via di corsa verso l'autobus che attendeva già in moto. "Ti aldilà" disse lui senza voce appoggiato al vetro del finestrino, lei lesse le labbra e capì, restando lì a guardare finché il suo volto e l'autobus furono fuori dalla portata dei suoi occhi. Lui era come un sogno, di quelli che si fanno ad occhi aperti, intenso, ipnotico, colorato, e anche se era destinato a durare poco, dentro c’era tutta l’intensitá, le emozioni, di cui lei aveva bisogno.
Tutto era al suo posto e il cielo non era crollato. Anche il rumore delle chiavi che aprivano la porta e il saluto di sua madre era quello di sempre. Si guardò allo specchio, le sue mani, la sua bocca, le sue gambe erano sempre le stesse. Solo gli occhi le sembravano cambiati, nel lago nocciola c'era un luccichio in fondo in fondo diverso da quello di prima. E come diceva lui, erano troppo grandi per nasconderci le bugie, ma non ebbe il coraggio di essere onesta con se stessa. Non in quel momento che "si sentiva profondamente infelice, ma in modo distaccato, come se la sua vita appartenesse a qualcun'altro".
La sua taciuta premonizione era corretta, proprio come i protagonisti del libro, Alex e Aidi, erano predestinati a perdersi. Lo sapevano già ma si erano illusi di non essere costretti alla fine a trovare"tutti e due un posto fuori dal libro". La vita è sempre forte, ti trascina dove dice lei anche quando non vuoi e non sempre, soprattutto quando si è giovani, si ha la forza di contrastarla, le spalle non sono ancora abbastanza larghe. Ma almeno s'erano vissuti abbastanza intensamente da ricordarsi, nel bene o nel male, nelle sensazioni forti condivise e con nessun altro replicate, nelle notti in bianco passate al telefono, nella musica che si erano dedicati, nei libri che si erano scambiati, nelle frasi cifrate diventate tatuaggi, tutta la vita.
"E lui non aveva mai amato così tanto, poiché si ama davvero, forse, solo nel ricordo".
Almeno per lei è stato così. Per sempre.
@conilsolenegliocchi 🐞
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alessandrovilla1982 · 5 months
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Da Giovedì 18 Aprile, il mio documento d'identità avrà lo stesso valore della carta straccia molto di più di quanto, in questi 10 anni di validità, non si sia consumato con me...
Con quel documento ho fatto viaggi sia fisici che mentali, ho sognato, sperato, gioito e sofferto fino a perdere il senso della vita.
Non so ancora quando lo rinnoverò e non mi interessa nemmeno pensare alla sua scadenza perché mi sentirò rappresentato maggiormente dal mio status di inesistenza che, successivamente (solo quando ne avrò le forze) sarà eccitante sperimentare come un nuovo inizio perché, dopo 42 anni di documento cartaceo, passerò alla carta d'identità in formato badge.
Vediamo come sarà... Non il cambio ma vivere tutto questo in un momento nel quale sento di non essere abbastanza e di troppo al tempo stesso.
Ho sempre lottato, lo farò ancora ma adesso sono troppo scarico.
Il peso che porto sulle spalle è diventato un accumulo troppo pesante per continuare così.
Comunque vada, sappiate che io mi sono sempre impegnato, c'è l'ho messa tutta per essere ogni giorno una persona migliore ma adesso, almeno per il momento, non c'è la faccio..., non ne ho le forze.
#letteraamestesso #pensieri #amicomio #18aprile #imarld #borderlife #jackfrusciante #alessandrovilla #martino #alex #hopaura #suicid #atdusk #inesistenza
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distrazionireload · 5 years
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“Alex, inutile e triste come la birra senz’alcool.”
Jack Frusciante è uscito dal gruppo
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musicanews · 5 years
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paoloroversi · 3 years
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The Good List 103 | Enrico Brizzi - 5 cammini da fare in Italia quando sei vivo
#TheGoodList 103 | Enrico Brizzi - 5 cammini da fare in Italia quando sei vivo Una bella chiacchierata sulla scrittura, sul successo, sui libri con @Enrico_Brizzi Buon ascolto! #enricobrizzi #libri #scrittore #jackfrusciante #podcast @harpercollinsIT
In questa puntata di The Good List intervisto Enrico Brizzi, scrittore italiano, autore fra gli altri del bestseller Jack Frusciante è uscito dal gruppo, che ci illustrerà i 5 cammini da fare in Italia quando sei vivo.Figlio di un professore di Storia moderna all’Università e un’insegnante di scuola superiore, Enrico Brizzi cresce a Bologna dove ancora alle superiori inizia a frequentare la…
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aflowerinurhead · 9 years
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Si sentiva più alto di svariati centimetri, camminava accanto a lei e pensava: ' Ma questa non è una ragazza, è un intero disco di Battisti '
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'Morire al tuo fianco sarebbe un piacere e un onore, per me'
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Bisognava provare. Bisognava provare e basta, perché il solo vederla gli dava gioia, e sfiorarla, e guardarla sottovoce negli occhi.
Jack Frusciante è uscito dal gruppo
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opiumettea · 11 years
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Come in quella canzone incredibile dei Cure dove lei è bellissima e il povero la guarda ammirato e lei si sente offesa e Robert Smith dice "Ecco perché ti odio".
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inevoluzionelibera · 12 years
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Jack Frusciante è uscito dal gruppo, di Enrico Brizzi
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itsalwayscoffeehour · 12 years
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Dovrei studiare per strappare un titolo di studio che a sua volta mi permetta di strappare un buon lavoro che a sua volta mi consenta di strappare abbastanza soldi per strappare una qualche cavolo di serenità tutta guerreggiata e ferita e massacrata dagli sforzi inauditi per raggiungerla.
Enrico Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo.
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opiumettea · 11 years
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perchè io sono un pò la tua aidi, in qualche modo, ok.
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opiumettea · 12 years
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it's the strangest life i've ever known
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opiumettea · 12 years
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Presto sarebbe volato via pure quello stupido febbraio e il vecchio Alex si sentiva profondamente infelice ma in un modo distaccato, come se la sua vita appartenesse - sensazione fin troppo tipica e cruda ne convengo - a qualcun altro.
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